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Trio

iniziazione al plurale

By 24 Dicembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccomi qui. Mio marito mi ha dato accesso al sito, mi ha lasciato guardare e mi ha salutato, ed ora sono qui sola a scrivere. Ho circa quaranta anni. Mi sono sposata a venti anni avendo conosciuto solo il mio uomo. Ero bella da sposa. Felice. Sono ancora bella, con i miei capelli castani dai riflessi d’oro, gli occhi grigio-azzurri, alta un metro e settantatre, un seno vasto ancora sodo con larghe e tonde mammelle, le gambe lunghe, i fianchi ampi, magra con le curve giuste. Ma non sono più così felice. Per cinque-sei anni il matrimonio &egrave stato come al primo giorno. Amore, passione, piacere. Poi un lento declinare verso l’indifferenza. Senza figli il nostro rapporto &egrave divenuto sempre pù apatico. Siamo divenuti quasi estranei. Non che non lo amassi: era l’intimità a non avere passione. Abbiamo finito con il vivere senza sesso, senza trasporto, senza confidenza. Eppure sentivo in me il desiderio. Mi prendeva per giorni, dopo le mie cose, quando mi avvertivo fertile, disponibile al contatto, all’abbraccio, all’accoglienza. Mi figuravo allora un uomo, senza volto, corpo, che mi toccava, facendomi vibrare come fossi uno strumento tra le sue mani. In realtà erano le mie mani che mi carezzavano offrendomi piacere. Così ritornavo a lui, a mio marito, con qualche senso di colpa che mi chiudeva ancora di più, senza che niente rompesse il freddo tra noi. Circa cinque anni fa però qualcosa &egrave cambiato. Mio marito trascorreva ore davanti allo schermo del web. Intrevedevo immagini erotiche, porno, ma non vi facevo caso. Quando veniva via lo vedevo inebetito. Talvolta mi prendeva. Ma il sesso che facevamo era insoddisfacente: lui ansioso, giungeva presto all’orgasmo, io, riluttante rispetto alla sua mancanza di tenerezza, mi davo stancamente senza piacere. Un pomeriggio, mentre lo coprivo disteso con movimenti indolenti lo sentii interrogarmi su cosa ne pensassi di farmi ‘scopare’ ‘ disse proprio così, come non mi aveva mai detto ‘ da un altro uomo. Naturalmente gli dissi che doveva essere impazzito per chiedermi una cosa del genere, ma l’uomo senza volto che spesso sognavo si fece avanti e quella volta una nuova foga sconosciuta mi prese e mi condusse al piacere. Vennero così altre volte con la stessa domanda. Gli domandai se non fosse geloso, lui, che non voleva neppure mi guardassero. Mi disse che sarebbe stato della partita: io in mezzo tra lui ed un altro. Cominciai a fantasticare. Ero turbata, ma l’idea mi metteva piacere, desiderio, che sfogavo con mio marito. Lui se ne accorse. Cominciò a sollecitami ancora. Si eccitava. Un giorno tentò di assumere entrambe le parti, ma quando mi voltò per profanare il mio tondo scrigno non mantenne l’erezione, lasciando in me vivo il desiderio di un uomo che mi prendesse da dietro. Poi una volta mi chiamò da sé, nello studio, offrendomi il suo telefonino. ‘C’&egrave un uomo che vuole conoscerti’ disse. Interdetta pensai di fuggire, ma presi l’apparecchio e, senza che avessi neppure detto “pronto”, una voce calda cominciò farmi dei complimenti, chiedendomi cosa pensassi dell’idea di mio marito. Il cuore mi batteva nel petto. Mi sentivo una collegiale al primo approccio con l’altro sesso. Ma mi dominai e, falsa, risposi che l’idea non era affatto nella mia testa. Mio marito intanto mi toccava tra le gambe scoprendo l’abbondanza dei miei umori di cui ero io stessa sorpresa. Il tempo di salutarci cordialmente ed ero sul letto con la voglia di lui, chiunque e comunque fosse, sebbene fosse mio marito a montarmi. Venne l’estate. Avevamo scelto di andare in una località balneare. Giunti in albergo vedo mio marito uscire con l’esplicita scusa di aver bisogno di fare due passi dopo tante ore di auto. Seppi dopo che invece aveva un appuntamento con l’uomo con il quale era già in contatto e che, non noto, avrebbe poi dovuto riconoscerlo quando sarebbe stato in strada con me. Al suo ritorno era ormai l’imbrunire. Cenammo al ristorante interno e salimmo di nuovo in camera per prepararci ad uscire. Mi vestii senza mettere reggiseno, come facevo spesso d’estate. Un sottile vestitino di cotone stampato con una bella gonna un po’ ampia mi rendeva più giovane dei miei 35 anni. Sulle scale con una mossa improvvisa mio marito infilò il braccio sotto la veste ed in un attimo la mano fu tra il mio sesso e la sottile striscia della mutandine. Uno strappo e lo slip fu giù. Tentai di divincolarmi. ‘Cosa fai?’. Ma la cosa mi eccitava vagamente. Anche per evitare che qualcuno ci vedesse lo agevolai e, mentre l’indumento intimo scompariva nella sua tasca, fui nuda sotto la fresca stoffa di cotone. Fuori la serata non era troppo calda. Molti giovani, belli, abbronzati, colorati, al ritorno dal mare camminavano tra i bar. Non c’era vento e non correvo il rischio di mostrare i miei tesori nascosti, ma ero un pò elettrizzata per la sola eventualità che qualcuno potesse sbirciarmi di sotto. Mi accorsi che mentre ero nei miei pensieri mio marito si era fermato con un tipo. Forse una informazione. Mi avvicinai e mi accorsi che parlavano di calcio. L’uomo senza che neppure mi fosse presentato invitò entrambi al bar. Mio marito lo seguì ed io corsi loro dietro. Era alto, magro, sui 40-45 anni, ancora muscoloso come potevo notare dalla magliettina di filo atillata, bruno, non bello, ma attraente, molto maschile. Sembrava che mio marito l’avesse appena conosciuto per entrare subito in confidenza. Io facevo la svagata essendo invece curiosa di capire chi fosse. Mi guardavo intorno. Lui disse che era dirigente di una azienda la quale, come benefit, gli aveva regalato quella vacanza fittandogli una bella grande villa appena fuori dal paese. Ci chiese se volessimo vederla e mio marito, con mia sorpresa, sapendo come non amasse gli sconosciuti, accettò. Prendemmo la sua auto parcheggiata poco lontano, una coup&egrave, lo ricordo, ed entrambi vollero che salissi accanto al posto di guida. Fui attenta a non scoprimi, e poi, avevo vergogna di essere così bianca, non ancora abbronzata, sebbene non potessi non compiacermi delle mie belle gambe messe con finta inavvertenza in buona mostra, tanto, come mi accorsi, da nvogliarlo a guardare con insistenza e con mia indifferente soddisfazione Giungemmo presto in villa. Dopo il cancello scendemmo dall’auto e lui ci fece strada. Mentre era avanti, mio marito mi sollevò appena la gonna. Il mio gridolino di sorpresa ebbe l’effetto di farlo voltare e, siccome anche io frattanto, ancora con il vestito sollevato, mi voltavo verso mio marito per farlo smettere, finii per mostragli il mio bianco sedere. Lui sorrise. Ero imbarazzata ma, sapendo che la mia rotondità non sfigurava, fui anche un pò orgogliosa dello spettacolo del mio paniere che avevo offerto. In casa, mentre il nostro ospite si allontanava per accendere le lampade, mio marito mi sussurrò: ‘&egrave lui’. ‘Lui chi?’ mi udii chiedere mentre capivo immediatamente chi fosse. ‘Lui, l’uomo che ti scoperà insieme a me’ aggiunse la voce roca ed eccitata del mio consorte. Mentre veniva verso di noi alla luce fioca di una lampada mio marito dietro di me mi sollevò la gonna mettendo allo scoperto il mio ventre. Lui guardava la mia passerina di lana appena rasata sui lati per indossare il costume ed io avvertivo il desiderio di aprire le cosce. Chiusi gli occhi. Mio marito mi abbassò le bretelle dell’abito che io aiutai a far cadere leggero. Lo scavalcai e mi trovai nuda, alta come lui sui miei tacchi, appoggiata al suo petto profumato di fronte a me, mentre mio marito ancora mi cingeva da dietro tendendomi le mammelle nella coppa delle sue mani quasi ad offirgliele. Così quell’uomo, che ora era per me mio, quasi mi fosse offerto in dono, cominciò a succhiare i capezzoli sempre più duri, a leccarmi il collo, le orecchie, le labbra. Io cercavo con la bocca la sua lingua per sentirla al palato, ma lui mi leccava dappertutto. Quando scese tra le mie gambe tremavo. Ero bagnata e lo allontanai. Mi voltai verso mio marito che intanto era nudo e lui che era in ginocchio cominciò a leccarmi l’interno delle natiche. Non mi era mai successo. Ero in cielo. Mi voltai di nuovo. Ora anche lui era nudo. Io ero in mezzo ai loro corpi e sentivo lo spessore ed il calore della mia carne come non mai. Nel solco posteriore avevo mio marito e davanti avvertivo la sua durezza salirmi sino oltre l’ombelico. Mi abbassai. Mi fu di fronte. Bruno, grosso, magnifico, lungo, almeno il doppio, più del doppio di quello che ero abituata a far penetrare in me. Mi spaventai ed anche mi sentivo fortemente attratta, desiderosa di farmelo entrare, di provare ad accogliere ed addomesticare quel lungo randello mostruoso. Lo presi in mano ed in gran parte restava fuori dal mio pugno. Lo leccai avidamente, lo presi in bocca, lo succhiai con violenza. Lui cadde sulla schiena. Lo volevo. Lo volevo. Ero china su di lui. Mio marito armeggiava con il suo arnese, che avvertivo ormai ridicolo, tra le morbidezze del mio didietro. Mi spostai per avere invece lui. Gli fui sopra e lo accolsi in me. Non avrei mai immaginato che mi penetrasse con tanta facilità tutto intero. Ero molto soddisfatta della mia capacità. Mi sentivo aperta come non mai, e sentivo di poter lasciare entrare nel mio ventre l’intero mondo. Muovendomi su di lui lo tenevo tanto dentro da percepire il suo pube con i peli sulle labbra gonfie della fica. Prima di venire si tolse da me, ma quasi non me ne accorsi tanto ero larga. Anche io ero all’orgasmo. Un orgasmo lento, lumgo, infinito. Mentre spariva mi accorsi di avere mio marito di fronte con il suo uccellino prossimo al volto. Mi fece tenerezza. Glielo presi in bocca mentre l’orgasmo e il desiderio continuavano. Quando tornò venne dietro di me. Fece in modo che mio marito si distendesse sul tappeto e che io continuassi il pompino inchinandomi lentamente in avanti. Rimasi così con il sedere sollevato, a pecora, rivolto a lui. Il fresco di una crema sapientemente spalmata dalle sue mani intorno all’ano mi faceva sentire ancor più disponibile quasi che io stessa mi facessi cremosa. Mi sembrava di essere sempre più aperta. Un dito entrò con facilità. Due dita pure. Poi sentii la punta calda, tonda e dura del suo arnese toccare la carne ed appoggiarsi al piccolo vuoto che si era aperto nel bordo circolare dello sfintere. Tenevo con le mani le natiche allargate e sebbene stessi ingoiando lo sperma di mio marito ero tutta presa dalla sua manovra, nella voglia di agevolare il suo ingresso in quella oscura parte di me. Lui aiutandosi con le dita me lo spinse dentro. Fu un attimo. Un dolore intenso, appuntito, acuto, mi fece quasi gridare. Il mio orgasmo sembrava continuare ma un’ansia si era impadronita di me. Ero concentrata tutta lì verso il centro del mio culo. Mi era appena dentro, solo con la cappella, e mi bruciava. Presto però mi rilassai e sentii il lungo pezzo di carne scivolare pian piano tutto dentro. Lo prendevo finalmente dietro. E che gran cazzo mi penetrava! Mi sentivo regina. Il mio orgasmo si era concluso ma un forte desiderio si univa ad uno strano piacere. Era come se lo sentissi nella vagina e invece era altrove, un altrove che era ancora mia carne, miei umori, mio godere. Avvertivo di volerne un altro, altrettanto grosso, davanti. La mia mano corse alla passera, fradicia, ancora aperta, disponibile. Mi accarezzevo tra le coscie mentre lui mi spingeva da dietro come un instancabile e ritmico stantuffo. Cominciò un nuovo orgasmo. Lo sentii fermarsi, vibrare dentro di me, uscire pian piano. Andar via. Ero sola e mi accarezzavo distesa con entrambe le mani, il sedere umido di sperma, la voglia di essere riempita ovunque. Tornarono insieme, nudi, freschi, con i ciondoli belli puliti. Mi inginocchiai di fronte ad entrambi e tenendomi le mani fra le gambe li indurii di nuovo con la bocca. Il mio orgasmo proseguì mentre lui mi entrava ancora dentro. Ma volevo il suo succo. Lo tenni sin quasi all’apice del godimento mentre succhiavo mio marito, poi li feci scambiare e, mentre godevo da sola con il cazzo ormai per me piccolo del mio consorte che neppure avvertivo, mi feci venire in bocca dal campione, senza fermare il getto con la lingua, ma lasciandomi inondare la gola dal suo fiume caldo. Ci fermammo. Volevo un bagno ristoratore. Mi allontanai verso la parte della casa da cui li avevo visti venire. Trovai l’ambiente con la vasca ed un accappatoio profumato di maschio. Mi rilassai sotto l’acqua tiepida. Mi sentivo piena, soddisfatta. Restai molto tempo nella vasca. Mi asciugai. Mi sembrava di avvertire ancora il desiderio ma ero appagata. Andai di nuovo verso il salone: chissà forse stavolta sarebbero stati loro ad eccitami di nuovo. Invece i due dormivano ignari della mia presenza, nudi, seduti ciondoloni sul divano, davanti al televisore acceso. Sorrisi. Indossai di nuovo il mio abito sentendomi, pure vestita, ancora nuda, e mi allontanai nell’ombra. Mentre uscivo con la coda dell’occhio mi sembrò che mio marito si distendesse verso l’amico allungando il volto tra le sue gambe, verso quel membo molle ed immobile ma ancora maestoso: forse era ancora solo un mio desiderio. Dopo quella notte non ho voluto più mio marito. Mi facevo accompagnare da lui alla sua villa o per andare insieme in auto e lo godevo in sua presenza dicendogli in volto che si, quello era un vero cazzo. Andavo con entrambi a ballare ma a tutti apparivo la moglie dell’altro. Poi una sera, al ritorno dalla discoteca, mentre eravamo un pò brilli, con altri giovani ci avviammo verso la sua casa. C’era anche un’altra donna, più giovane di me e tre suoi amici. Giunti nel salone ci denudammo con naturalezza, tutti belli e molto dotati. Li ebbi tutti, dappertutto, anche insieme, ragazza compresa, la quale non smetteva di baciarmi e leccarmi la fica anche quando era sporca di sperma. Da allora &egrave stato un crescendo. Mio marito cerca per me su internet uomini di ogni tipo. Una volta sono stata al centro di una gang per una intera notte e l’intero giorno successivo. Un’altra, in minigonna a filo di natiche, senza mutandine e con il solo reggiseno a coprirmi, sono stata accompagnata dal mio uomo ad un angolo della via nazionale, eccitata dal fatto che potesse fermarsi una persona nota. Ho giocato a fare la puttana. L’auto in una traversa accoglieva i miei incontri mercenari mentre mio marito guardava non visto. Ho preso cazzi di ogni tipo, sporchi, con l’odore di urina, più eccitanti appena presi in bocca. Ho avuto uomini di colore dal cazzo enorme, duro e gommoso. Mi sento e sono una zoccola. Mi odio per questo. Quasi non ne posso più. Odio mio marito. Ma non posso fare a meno di cedere al desiderio. Quando penso al fatto che sono così puttana un senso di colpa mi prende, ma poi &egrave lo stesso fatto di sentirmi puttana a farmi eccitare, a farmi voler essere puttana, a farmi desiderare il cazzo, a farmi essere pronta per il prossimo uomo, per i prossimi uomini. Forza fatevi sotto.

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