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Trio

Isabella

By 19 Agosto 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

ISABELLA.

0.

La conobbi tramite Flavia, cioè no’ l’avevo vista tante altre volte, da bambini la prima, nelle colonie estive, e sebbene fosse un’età innocente, in cui il sesso lo fuggivo, forse ipocritamen-te per paura dell’adolescenza che si affacciava’ malgrado’l’innocenza’ di quella età, dicevo, provavo già allora, una forte attrazione per Isabella.
Fu drammatico constatare ad un anno di distanza nella mia mente ancora fanciulla, che alla colonia estiva non s’era iscritta e che probabilmente non ci saremmo più rivisti. Ma il destino, ammesso che ci sia, gioca strane carte. Rivederla altri tre anni dopo, ingrassata e cresciuta in altezza più di me, mi allontanò da lei e da ogni possibile intenzione. Ma poi passarono altri due anni, Isabella si iscrisse al mio stesso liceo, dimagrita e in piena forma, e non più troppo alta per il sottoscritto che con le ultime esplosioni ormonali si era alzato un po’ dappertutto.
La sua memoria’ beh quella aveva sempre lasciato a desiderare’ non ci fu una sola volta che mi rivedesse a distanza di tempo e mi riconoscesse, ogni volta dovevo ripresentarmi, farle capire chi ero’ dopo un certo numero di volte lasciai perdere. Passai i miei anni del liceo, tra le braccia di altre, tra avventure, occupazioni, autogestioni e corsi in palestra per riprendere la forma dopo le debilitazioni che ogni fase scolastica mi creava.

Forse la spregiudicatezza con cui avevo imparato a pormi nei confronti degli altri, a causa del carattere un tempo timido e degli abusi di potere degli insegnanti, mi aveva portato prima a vivere tante avventure sentimentali, ma poi, d’improvviso, alle soglie della laurea, mi ritrovai solo.

Flavia non era una brutta ragazza, tutt’altro. Un po’ in carne forse, ma non proprio grassa, attraente, o meglio attraente per me. Fu lei a cercarmi, cioè fu lei che mi abbordò quella sera al ristorante del parco. Cameriera brava e capace, sapeva trattare i clienti, in particolare quelli che in qualche modo l’attizzavano. Non so cosa esattamente la portò a scegliere proprio me, tra tre uomini allo stesso tavolo, tutti elegantemente vestiti ed educati, ma fatto sta che tra un bicchiere e l’altro, una chiacchiera e l’altra, me la ritrovai seduta in auto con me, nel sedile a fianco.

1.

La sua mano destra passò sui miei pantaloni all’altezza della cerniera.
‘Come sta? E’ in forma o devo aiutarlo ad alzarsi?’
Mi ritrassi d’istinto, sebbene sentii che tra le mutande avveniva qualcosa. Flavia se ne accorse, sia della reazione che dell’erezione.
‘Cos’è’ non ti piaccio io o non ti piacciono le donne che prendono l’iniziativa?’
‘Ma’ più che altro è che ci siamo appena conosciuti”
Per tutta risposta mi porto le sue labbra sulle mie e ci baciammo a lungo, toccandoci in più punti, sopra e sotto i vestiti, finché non fu lei a ritrarsi, ma solo per dirmi:
‘Ce ne andiamo a casa mia? Io vivo sola”
Colsi la palla al balzo. Non scopavo da almeno otto mesi! Finalmente mi si presentava un’occasione.
La casa di Flavia era alla periferia. Di fronte alla sua stanza da letto un campo da calcio, a lato una ferrovia, nei dintorni una scuola elementare, un piccolo parco giochi e la fermata dell’autobus.
Parcheggiai nel primo spazio in vista, poi l’accompagnai alla porta, l’eccitazione che già mi attraversava, mi impedì di aspettare che lei aprisse la porta di casa sua. Mentre infilava la chiave, le saltai al collo baciandoglielo e infilandole una mano sotto la gonna.
‘Dai! Aspetta due secondi!’ mi disse con tono scherzoso.
Poteva andare peggio, dissi tra me, quando vidi che su quattro piani possibili, il suo appartamento stava al secondo’ facevo in tempo a riempirmi di sperma le mutande ora che ero arrivato al quarto.
Non perse tempo a mostrarmi la casa, infilò la rotta della camera da letto e mi ci trascinò.
In pochissimi minuti ci ritrovammo nudi sul letto, prima ad accarezzarci, baciarci e toccarci nei punti giusti, poi anche le bocche entrarono in funzione in maniera diversa.
La testa di Flavia arrivò all’altezza del mio pene e se lo infilò in gola quasi come se avesse voluto divorarlo, e cominciò a succhiarlo come si succhia il pollice un neonato, certo le sue labbra su tutto il tronco e la sensazione di toccarle l’ugola con la punta del glande, mi eccitarono da morire, tanto che le venni in bocca.
Senza dire nulla, Flavia si alzò, andò in bagno e ritornò dopo un paio di minuti. Dal rumore scrosciante del lavandino, capii che si era lavata la bocca. Non dissi nulla, ma mi chiesi per quale motivo si era succhiato il mio uccello se le dava fastidio. Poi senza dire altro, mi passò le dita, di nuovo sul membro e iniziò ad accarezzarlo. Ci volle un po’ ma si raddrizzò per bene, e
Quando fu correttamente eretto, se lo prese tra le tette ed iniziò a masturbarmelo in maniera zinnesca. Non erano due bellissime tette quelle di Flavia, grosse si, ma un po’ cadenti
E se c’è una cosa che mi fa abbassare le erezioni sono proprio le tette cadenti. Flavia tutta-via, aiutandosi con le mani riusciva a tenerlo su, finché non le esplosi di nuovo in faccia. Notai la sua espressione di disgusto.
‘Potresti almeno avvertirmi quando stai per venire!’
‘Scusami’ ti giuro che non lo faccio apposta!’
Una seconda volta si alzò e se ne andò in bagno. Tornò con il viso pulito.
‘Ricominciamo!’ mi disse con tono volitivo.
‘Dopo che sono venuto due volte, credo che ci voglia un miracolo per farmelo drizzare ancora’ le dissi.
‘Un miracolo? Eccolo qua il miracolo!’
Aprì un piccolo mobile sotto il televisore, e mi allungò due videocassette.
‘Vanno bene? Mio fratello sbava per queste due!’
Unmistakably you e L’angelo dell’inferno, mi apparvero sul letto.
‘Quale vuoi vedere?’
Le guardammo entrambe, dopo i primi tre minuti del primo, il mio uccello si era già ripreso, Flavia, presa dal film, mi piazzò in faccia il suo pube.
‘Avanti, leccamela!’
Le leccai piccole e grandi labbra, grilletto e fin dove arrivava la lingua. I suoi gridolini di piacere mutarono presto in esclamazioni di godimento, poi, quando fummo eccitati a dovere, la penetrai e stantuffi con tutta la foga possibile. Nel finale mi partì un altro getto di sperma che schizzai di lato, ma prendendomi l’uccello tra le mani, riuscii ad arrivare al bagno, dove finii l’ultima mia eiaculazione.

2

L’appartamento di Flavia era ampio a sufficienza per due o anche tre persone. Mi trasferii da lei, in breve tempo. Ancora non avevo un lavoro, ma Flavia, lavorando nel ristorante più rinomato della cit-tà, prendeva uno stipendio piuttosto alto. A letto non c’era pace, era più importante scopare che dialogare, e malgrado Flavia fosse spesso noiosa sia nel dialogo che nel sesso, ancora mi ci divertivo in quella situazione. Inoltre cercavo di rendermi utile, accompagnandola ogni giorno al lavoro con la mia auto (lei non guidava). Fu proprio mentre una mattina, dopo averla portata al lavoro, poiché aveva il turno delle colazioni, che l’auto mi tradì. D’improvviso si fermò. Bestemmiai con tutto il fiato che avevo in gola, poi localizzato il meccanico a circa duecento metri, benedii la dea della sfortuna che nella mia sfiga, un piccolo abbozzo di fortuna me lo aveva lasciato’ se fossi stato in campagna.. allora si!
Spinsi con forza dettata più dal nervosismo che altro, l’auto in panne fin dentro l’officina.
Mi accordai per il prezzo e per la data in cui avrei potuto riprenderla, poi mentre mi avvicinavo alla fermata dell’autobus, telefonai a Flavia. Il suo telefono cellulare era staccato, così riprovai al telefono del ristorante.
‘Sono Luca’ avrei bisogno di Flavia se è lì e se non è impegnata”
Dissi alla voce maschile che mi rispose.
‘Un momento per favore’
La voce di Flavia si sentì pochi istanti dopo.
‘Sono io, tesoro’ senti ho un problema con l’auto’ sono rimasto a piedi”
‘Oddio amore! Dove sei?’
‘No!…Niente paura’ l’ho già portata dal meccanico, solo ‘volevo diti che non riuscirò a venirti a prendere in auto’ ti va se vengo con l’autobus e restiamo fuori a pranzo?’
‘Certamente’ ti aspetto per le due allora?’
‘Per le due’ ci sarò!’
Ci eravamo chiamati tesoro e amore l’un l’altro, ma sicuramente non ero innamorato di lei’ in quel momento avevo per lei attrazione, ormai sbiadita e forse un po’ di compassione per una che mi aveva rivelato di avere avuto nella sua vita pochissimi uomini. O forse era il mio unico aggancio.
Comunque, fu in quel giorno che ebbi la conferma che non sempre il male viene per nuocere. Se non fossi rimasto a piedi, Flavia ed io non saremmo mai stati in giro per tutto il pomeriggio, e arrivati alla fermata dell’autobus soltanto verso sera. Flavia sarebbe tornata al lavoro soltanto il pomerig-gio successivo, la serata si annunciava pronta ad accoglierci, il programma non era di quelli che si definiscono eccezionali, ma una cenetta intima a casa sua, poi a seguire l’immancabile scopata’ beh
era quanto di meglio potessi desiderare al momento. Fermi ad aspettare il mezzo che ci avrebbe riaccompagnati a casa, Flavia ed io ce ne stavamo abbracciati come due ragazzini alle loro prime esperienze. Ero totalmente incurante delle altre presenze, anche perché davo loro le spalle, ma non potei non voltarmi quando Flavia staccandosi in fretta da me gridò di gioia e corse incontro a qualcuno alle nostre spalle.
‘Isabella!!!’
‘Flavia! Ciao!!’
Le due ragazze si abbracciarono e si scambiarono due baci sulle guance’ non posso, non potrei nemmeno se mi sforzassi descrivere le sensazioni che provai nel rivedere Isabella, a distanza di 5 anni dall’ultima volta, più bella e in forma che mai’ ma più che altro fu nel vederla abbracciare Flavia! La mia ragazza e la mia più grande attrazione si conoscevano! Erano o erano state amiche!
‘Lui’ è il tuo ragazzo?’ sentii chiedere da Isabella con tono perplesso
‘Naturalmente!’ rispose Flavia con orgoglio e strizzando l’occhio.
Non capii sul momento, non realizzai.
Isabella salì sul nostro stesso bus, trovammo posto in fondo, negli ultimi sedili, Flavia si sedette in mezzo a noi, e sebbene la tenessi stretta cingendola alle spalle, non riuscivo a staccare gli occhi dalla figura di Isabella, poco più in là, sulla mia destra, nel sedile accanto a Flavia.
Ascoltai poco i loro discorsi, capii però che Isabella lavorava al Marrakech, un locale gettonatisi-mo, con un buon stipendio ma che non trovava un appartamento, stava appunto andando verso la periferia per parlare con un affittuario.
‘Perché non resti a cena da noi?’
Flavia lanciò la proposta che fu la sua condanna, se avesse intuito a cosa andava incontro probabil-mente non avrebbe mai proposto nulla di simile.
Isabella colse al volo l’occasione, scese alla nostra stessa fermata guardò bene dove Flavia ed io abitavamo, e si allontanò dicendoci che dopo aver parlato con il proprietario dell’appartamento in affitto sarebbe ritornata.
Un quarto d’ora dopo, tutti e tre stavamo a tavola a chiacchierare. Flavia e Isabella mi dissero che si erano conosciute al liceo, erano in classe assieme e che durante le lezioni autogestite, si erano entrambe prese una piccola cotta per me, o meglio o per il mio gusto nel trasgredire, nel parlare alle masse studentesche.
‘Se me lo aveste detto allora mi avreste avuto ai vostri piedi”
Ma più cercavo di ricordarmi di Flavia e meno mi ricordavo di lei ai tempi del liceo’ solo quando rovistando tra le sue foto, mi mostrò la foto di classe. Lei e Isabella stavano una accanto all’altra, sorridenti’ e solo allora mi ricordai di Flavia. Ai tempi era diversa, grassa, capelli biondi tinti e occhiali’ e me la ricordavo infatti, in perenne accoppiata con Isabella, una mora, l’altra bionda, una alta l’altra bassa, una magra l’altra grassa, ma il buffo era che avevo sempre pensato ai tempi che il nome di Flavia fosse Laura’ o Elisa addirittura’
Si fece tardi tra una chiacchiera e l’altra, in breve, quando Flavia capì che si era fatto tardi per l’ultimo autobus, sistemò il divano letto del soggiorno e cercò una camicia da notte che fosse adat-ta a Isabella.
‘Di solito dormo con la sottoveste’ ti ringrazio Flavia per il disturbo, ma non occorre”
‘Sicura?’
‘Sicurissima’
Senza tante inibizioni, Isabella si tolse gli abiti davanti a noi, e restò con una rossa sottoveste che le arrivava a stento a coprire le cosce. Non potei fare a meno di ammirarne le forme, sicuramente lei se ne accorse perché mi guardò un paio di volte negli occhi mentre Flavia era occupata a fare altro.
Poi l’occhio di Isabella cadde sul mobiletto sotto alla TV, semi aperto e sulle videocassette.
‘Guarda, guarda’ hai capito i due sposini?!’
‘Calma! Sposini proprio no!’
‘E vi guardate i film porno? A che vi servono? Se è per far drizzare un uccello’ beh lasciatemelo dire conosco parecchi altri sistemi”
‘D’accordo!’ troncò Flavia ‘Ne riparliamo domani, adesso se non ti dispiace ce ne andiamo a dormire’ buonanotte!’
Flavia mi prese per mano e mi trascinò in camera da letto. Si chiuse la porta alle spalle e si spogliò.
‘Adesso mi piacerebbe che ci sentisse’ che sentisse e che vedesse come mi scopi! Che si crede?
Conosce altri sistemi per far drizzare un uccello’ ogni volta che c’era un ragazzo era sempre lei quella che doveva fare la parte della bellona! Chissà come c’è rimasta di merda nel vedere che un ragazzo per cui ci eravamo prese una cotta, per una volta sta con me!’
‘Ma non eravate amiche?’
‘Si’ ma quel suo modo di fare non mi è mai piaciuto!’
Non disse altro, mi saltò addosso come una furia, voleva a tutti i costi che la scopassi in maniera da farci sentire dalla nostra ospite.
E così fu, Isabella nel soggiorno, ci sentì e fu più forte di lei entrare nella nostra stanza. Si tolse in fretta la sotto veste e salì sul letto.
‘Spero non vi dispiaccia dividere il lettone in tre!’ disse con tono malizioso.
Io appoggiato alle chiappe di Flavia non ebbi il tempo di replicare, e Flavia nemmeno. Non disse nulla neanche quando Isabella me lo prese in mano, dirottando il mio uccello dalla rotta prefissata e se lo infilò in bocca. Sulle prime mostrò un paio di espressioni sdegnate, ma poi anche lei avvicinò la sua bocca al mio pene. A colpi di lingua, sembravano contendersi come in un duello, quel cazzo che per lungo tempo avevano entrambe desiderato, e la mia eccitazione si trovò a livelli mai provati prima. Isabella sembrava sapere perfettamente cosa volessi, la sua lingua e le sue labbra avevano un modo di muoversi attorno al mio cazzo pulsante, che nulla avevano a che vedere con la rozzezza di movimento di Flavia, era brutto ammetterlo, ma desideravo Isabella molto più di quanto non avessi mai desiderato Flavia. Isabella aveva un corpo perfetto, ed era un piacere possederla’ è vero che i confronti tra manti non andrebbero mai fatti, ma in quel momento, mentre due donne condividevano con me lo stesso letto, non potevo evitare alcun confronto. Isabella aveva un viso perfetto, splendido nella sua mediterraneità, Flavia non era brutta, ma confrontarla a Isabella era quanto mai azzardato, che dire dei loro corpi, le gambe perfette, i seni sodi e quel culo che sem-
brava potesse parlare da come si muoveva’ si Isabella era a dir poco perfetta, in quel momento, i chili in più e le maniglie dell’amore di Flavia mi pesarono moltissimo. Flavia fu poco più che una spet-tatrice, Isabella fece la parte del leone, o meglio della leonessa. I suoi pompini erano qualcosa che era fuori dal naturale, così le sue spagnole fatte con due tette belle e sode, e come descrivere le sensazioni che provavo nel penetrarla e nello stantuffare su e giù su quel magnifico corpo da dea.
‘Oh! Si! Ancora! Continua!!’
Isabella sembrava godere come una pazza, o per lo meno sapeva fingere molto bene. Flavia ebbe una partecipazione alquanto limitata, si limitò a masturbarmelo un po’ e a spompinarmi, solo nel finale, pretendendo i suoi diritti di compagna ufficiale volle essere anch’essa penetrata, ma durò poco, ormai, al culmine dell’eccitazione mi ritrassi per eiaculare. E anche qui, dovetti constatare una differenza di fondo tra le due ragazze, mentre Flavia rifiutava di farsi sporcare di sperma, Isabella volle che le sborrassi su ogni centimetro del corpo, e dove non arrivai, se la spalmò.
Il corpo nudo e unto di sperma, di Isabella stava lì sul nostro letto, ma non ci restò per molto, si mise per un attimo a sedere piazzò un bacio sulla fronte di entrambi e se ne andò a dormire nel soggiorno.

Sempre più Isabella

1.

Il fiato di Flavia mi attraversò il collo e l’orecchio.
‘Io vado al lavoro”
‘Non vuoi che ti accompagni?’
‘In autobus? No, lascia stare’ Isabella dorme ancora, non me la sono sentita di svegliarla’ chiamala quando stai per uscire al limite”
‘Okay’ sei sicura che non vuoi che ti accompagni?’
‘Si’ dormi pure’
Flavia uscì pochi istanti dopo, cercai di rimettermi a dormire, ma il sonno venne turbato dalla visione che mi si parò di fronte.
Isabella, nuda nelle sue perfette forme mi stava davanti sorridente.
‘Ti va di fare un bis?’
La mia erezione fu immediata, mi scoprii dalle lenzuola, e mi tolsi quei pochi indumenti che tenevo a letto.
‘Devo dirtelo’ hai davvero un bel cazzo!’
Sentire la parola cazzo pronunciata dalla voce di Isabella, mi fece tornare indietro con la mente e i ricordi, mi tornò in mente quando un mattino parlottando del più e del meno, la nostra compagna Daniela, assai rozza di modi, disse un che cazzo spari? Al mio indirizzo, non su più per quale motivo, se avessi davvero detto una stronzata oppure Daniela vaneggiava. Isabella, prossima alla quarta elementare, fece la classica domanda che una bambina può fare in simili occasioni: ‘Ma che cosa vuol dire cazzo?Lo sento sempre nominare’ ma non so cosa sia il cazzo!’
Direi che a distanza di quasi vent’anni lo aveva imparato eccome.
Isabella se lo prese in mano e iniziò a masturbarlo con una dolcezza mista a decisione che provava quanto consapevole fosse dei gusti di un uomo.
‘Ora che non c’è quella rompipalle di Flavia tra i piedi possiamo darci da fare”
Mi disse mentre la sua mano saliva e riscendeva lungo il mio pene.
Carezzandoci e toccandoci, iniziammo a baciarci sempre più freneticamente, finché non le issai sopra intenzionato a penetrarla.
‘Aspetta!’ mi disse. Mi fece alzare e risedere al bordo del letto, poi si arrampicò sulle mie spalle e vi si sedette, poi i suoi piedi iniziarono a muoversi attorno al mio uccello indurito a dovere, ed eccitato come non mai al solo pensiero di ciò che Isabella voleva fare.
‘Scommetto che Flavia non ti ha mai fatto una sega con i piedi’
‘Beh.. no!’
‘Continuo?’
‘E me lo chiedi? Sei fantastica Isabella!Abbiamo perso troppo tempo’!’
Il giochetto di Isabella durò ancora un po’, poi se lo prese in bocca e si esibì in una delle sue magnifiche fellatio, odio ripetere le cose, ma devo dirlo nuovamente, Flavia non reggeva un minimo confronto con Isabella. La passione durò ancora, le gambe spalancate di Isabella mi proiettarono in faccia il suo triangolo di peli, eccitatissimo iniziai a leccare, ci facemmo un sessantanove di quelli che avrei pagato anche solo per vedere, poi la penetrai. Sapeva cosa dire e come dirlo Isabella, stantuffai sul suo ventre spingendo l’uccello avanti e indietro, il suo clitoride a contatto con il glande mi eccitava tanto che mi sembrava sempre di essere pronto a venire.
‘Ti voglio Isabella! Ti voglio!!!’ le dissi mentre eccitato continuavo a pompare. Infine mi staccai e venni sui suoi seni, poi stremato mi sdraiai di fianco a lei. E qualche complesso di colpa, forse dettato dalla tristezza post-coito mi assalì.
‘Non è giusto ciò che stiamo facendo a Flavia”
‘No’ non lo è’ ma io ti voglio Luca’ ti ho desiderato tanto”
‘Perché non mi hai mai detto nulla’ ora sarebbe diverso”
‘Ho sempre pensato di poter fare a meno di te’ ho avuto parecchi uomini in questi anni’ ma ieri sera, quando ho visto lo sguardo beffardo e compiaciuto di Flavia, che voleva far notare la sua superiorità su di me no ce l’ho fatta! Ti ho voluto, e ho voluto ripagare Flavia con la sua stessa moneta’
Mi accarezzò il petto.
‘Che è successo tra voi due?’
‘Niente’ ma abbiamo sempre covato un rapporto di amore-odio, con molta competizione’ Flavia sa benissimo quanto mi piacevi ai tempi del liceo, e le ho voluto far capire che anche ora mi piaci
da impazzire’ anche se è rimasta molto ingenua, sa bene che in casa soli io e te avremmo sicura-mente scopato, eppure ha creduto che io dormissi e ti ha lasciato solo con me”
‘Non vorrei mai farle del male’ ma ora che ti ho ritrovata non voglio più perderti, ti desidero come non ho mai desiderato un’altra donna”
‘Me ne sono accorta’ e anch’io ora che ti ho ti voglio per me”

Il cellulare squillo all’improvviso, dall’altro capo, il meccanico mi comunicò che l’auto era pronta, mi disse il prezzo e gli orari in cui potevo passare a ritirarla.
Isabella ed io uscimmo insieme per la strada e solo allora le chiesi come le era andata con l’appartamento in affitto. Mi rispose che era già occupato e che le sarebbe toccato rimanere in casa dai genitori.
‘Perché non chiedi a Flavia di restare con noi’? Dopo tutto l’affitto da dividere in 3 è meno basso’ magari finché non trovi di meglio, poi l’appartamento è grande”
‘Posso provare’ ma sicuramente mi dirà di no’ se ha capito che siamo stati a letto stamattina mi dirà di no’altrimenti”
L’idea di Isabella si rivelò sbagliata, Flavia non capì che avevamo scopato, e nulla facemmo perché lo capisse, fui il più possibile discreto, Isabella andò da sola a parlare con Flavia, io mi recai all’officina.
Quella sera portai a casa in auto entrambe le mie donne. Isabella aveva con se alcuni bagagli con cose sue. Arrivati a casa, Isabella chiamò in disparte Flavia, le sentii parlottare tra loro, Flavia ripeteva no, ma alla fine ridacchiò e sembrò convinta.
‘Noi ci facciamo una doccia” mi disse Flavia togliendosi la gonna e avviandosi verso il bagno ‘tu che fai? Ci segui?’
‘Flavia è da quando stiamo insieme che ti chiedo di farlo!Certo che vi seguo’
Ci infilammo sotto la tenda della doccia con i vestiti ancora addosso, Flavia ed io spogliammo Isabella che per prima vide il suo vestito volare verso l’angolo del bagno, in breve tutti i nostri abiti finirono nello stesso luogo, e quando Flavia avviò l’acqua della doccia, furono continui schizzi d’acqua a dominare la scena. Isabella fu dapprima presa in mezzo a godere sia di me che di Flavia, la quale le stuzzicava il culo con due dita, mentre io davanti la masturbavo ripetutamente, ma poi fu Flavia a voler godere di entrambi, così si mise in mezzo e si lasciò strapazzare i seni mentre l’altra le ripeteva il trattamento subito al culo, poi fui io a beneficiare delle due ragazze, una mano di Flavia e una di Isabella mi passarono contemporaneamente sulla fava me-
nando i su e in giù i colpi masturbatori. Infine piazzai Isabella contro la parete la penetrai menando alcuni colpi di spatola, ma subito mi staccai per penetrare Flavia, finché non mi staccai e venni. Isabella, non ancora soddisfatta, me lo prese in mano e iniziò a lavarmelo con il bagno schiuma, mescolando le gocce bianche del mio sperma a quelle della schiuma.

2

Fu una notte tranquilla, Flavia non cercò amplessi, e pure Isabella dormì tranquillamente nel suo letto.
Il mattino dopo, approfittando del turno di riposo di Flavia e del fatto che Isabella lavorava soltanto la sera, ce ne andammo in piscina. Costava poco una giornata alla piscina comunale.
Flavia uscì dallo spogliatoio con addosso un costume giallo intero, Isabella la seguì con un due pezzi rosso, ci sdraiammo al sole per un po’, poi decidemmo di farci una nuotata, così ci infilammo le cuffie e ci lanciammo in acqua. Fu una nuotata intensa, tornammo a sdraiarci al sole un’ora dopo. Isabella, per pura provocazione, lamentando un insolito caldo, si tolse la parte superiore del costume, restando in topless e per evitare che qualche bagnino la multasse, si sdario a pancia in giù. Certo per me fu dura restare immobile, avendo Isabella di fianco, vestita soltanto di un ridotto paio di slip, ma avevo Flavia all’altro fianco e sapevo quanto invidiosa fosse del corpo di Isabella. Non trovai nulla di meglio che rintanarmi nel bagno per masturbarmi.

Nel tardo pomeriggio, accompagnai le mie donne al lavoro. Il Marrakech, il disco pub dove lavorava Isabella, era più lontano del ristorante di Flavia, così portai prima Flavia, poi Isabella, e mi avviai verso casa. Ma non avevo ancora percorso metà strada che una voglia di sesso mi assalì e non fui in grado di mandare via. Feci marcia indietro, andai prima al ristorante, presi da parte Flavia, la portai nel bagno del personale e cercai di farmela, lì.
‘Ma sei impazzito? Io devo lavorare, qui mi licenziano’ dai lasciami andare!’
Mi assicurai che il suo lavoro fosse davvero tanto, e accertatomene ne approfittai per fare un salto al Marrakech.
Entrai un poco inibito, non era il solito ristorante, ma un disco-pub con musica assordante, nell’atrio, notai un inserviente, approfittando del fatto che la musica in quella stanza si sentiva ma non troppo, lo avvicinai per parlargli.
‘Scusami’ Isabella lavora qui’?’
‘Isabella!?E me lo chiedi pure?E’ la nostra fortuna! Se non ci fosse Isabella probabilmente saremmo già falliti”
”?’
Entrai incuriosito, cercai Isabella tra i tavoli, di lei nessuna traccia. Nessuna delle ragazze del personale era lei, ne dietro il banco ne altrove. Una sensazione di stranezza nel pubblico, qualcosa che non mettevo bene a fuoco, poi le luci si spensero, una sola luce illuminò una passerella e al partire della musica, vidi Isabella con una camicetta gialla e una minigonna nera dimenarsi al ritmo della musica, passeggiare verso il pubblico ed avvinghiarsi ad un palo. Isabella non faceva la cameriera, ma solo allora lo me ne resi conto, era un’apprezzata ballerina di lap dance! E solo allora capii cosa non andava tra il pubblico’ erano tutti uomini. Le grida dei presenti coprivano a tratti la musica, applausi continui venivano rivolti a quella magnifica femmina che si esibiva davanti a tutti quanti. Poi ancheggiando si tolse la gonna, si avvicinò a pubblico, tra i presenti, ci fu chi infilò banconote nelle sue mutandine’ e poi mi notò!
Da quel momento sembrò ancora più motivata, si scatenò sulla passerella, si tolse la camicetta e rimase vestita soltanto della biancheria intima. Un reggiseno di pizzo nero e un paio di slip dello stesso colore risaltavano le sue forme perfette, in breve si tolse pure il reggiseno e dopo aver incassato un numero di banconote sufficienti, giocherellò un poco con le mutande, prima di toglierle, depositare le banconote in fondo alla passerella e gettarmele. Percorse tutta quanta la passerella e la discese, mi venne incontro, mi prese per mano e mi portò con lei dove aveva lascito gli indumenti. Incapace di reagire, la seguii e mi lasciai spogliare da lei, che mi sdraiò sulla schiena, si inginocchiò di lato e prese a succhiarmelo con foga, mentre il pubblico applaudi-
va. Dopo avermelo bagnato a sufficienza, mi piazzò la sua vagina in viso e me la fece leccare, le inibizioni iniziali, avevano nel mio animo, lasciato spazio agli esibizionismi, quando alla fine la penetrai, raccolsi anch’io con lei, gli applausi del pubblico.

Addio Flavia

1.

Stavo bene con Isabella ancora nuda dall’esibizione di poco prima, seduta sulle mie ginocchia, all’interno del suo camerino. Sorrideva e mi baciava con passione, non so se ne ero già innamorato ,ma sicuramente nulla mia avrebbe fatto allontanare da lei. Bussarono alla porta.
‘Avanti!’ esclamò Isabella con tono squillante.
Entrò il padrone del locale.
‘Isabella sei stata grande! Li hai stesi tutti stasera!’
‘Merito del mio ragazzo!’ disse guardandomi negli occhi.
‘Ah! E’ il tuo ragazzo! Ecco perché te lo sei scopato davanti a tutti, di solito rimani in tanga e lasci che ci infilino le banconote’ questa sera abbiamo incassato quasi il doppio’ e questo grazie a te’ qui c’è lo stipendio della serata,e qua c’è un extra, per la tua performance!’
E come se intuisse la sua presenza di troppo, il padrone del Marrakech uscì e ci lasciò soli.
‘E pensare che credevo facessi anche tu la cameriera”
‘Ma non sapevi che tipo di locale è il Marrakech?’
‘Molto vagamente’ non sapevo che ci fossero esibizioni come la tua”
‘La mia è l’unica’ avevo cominciato anch’io come cameriera, ma poi mi hanno voluta provare come ballerina e sono andata piuttosto bene’ così mi hanno promossa di grado, stipendio più alto e orario di lavoro più basso”
‘E le altre cameriere?’
‘Qualcuna ha provato ad imitarmi, ma non è piaciuta, altre sono troppo timide’ così”
‘Così sei l’unica ballerina del locale”
‘Esatto!… e com’è che sei venuto a vedermi?’
‘Avevo una voglia di scopare che nemmeno te la immagini”
‘E Flavia?’
In quel momento mi ricordai che Flavia stava per finire il lavoro ed ebbi un fremito.
‘Merda! Flavia finirà tra poco’ se non vado a prenderla sospetterà”
Isabella si alzò dalle mie ginocchia e cominciò a ridere di gusto.
‘Vai allora’ è meglio se non ci vede arrivare insieme’ io vi raggiungo, non si sa mai che se passate di qua, qualcuno si lasci scappare che io e te stiamo insieme”
‘Okay”

2.

Flavia si era già cambiata d’abito, e mi aspettava nel giardino del ristorante.
‘Scusami’ mi è sfuggita l’ora”
‘Figurati”
‘Com’è andata?’
‘Di merda’ troppo lavoro! Mi sa che la prossima volta che vieni a trovarmi una scopata ce la facciamo sul serio”
‘Sicura? Non è che ti ho disturbato?’
‘Beh.. non mi sembrava il momento, però’ un’altra volta si può fare”
‘Andiamo a prendere Isabella?’
‘Si”
Mentre salivamo in auto, Isabella con zainetto sulle spalle e sorriso di chi la sa lunga, si avvicinò a noi.
‘Sono già qui’ ho finito prima e avevo voglia di fare una camminata’
Salimmo in auto, Isabella accettava con complicità di sedere nei sedili dietro, lasciando all’inconsapevole Flavia, il posto accanto al mio., ma non sembrava esserne turbata, anzi furba com’era già stava preparando la sua prossima carta.

Fu proprio Isabella che si offrì di preparare un piccolo spuntino di mezzanotte, la sua sorpresa fu nella tisana, che trovai estremamente gustosa.
Pochi minuti dopo, Flavia cominciò a sbadigliare pesantemente, come se colpita da un attacco di sonno primordiale.
La tisana di Flavia era stata allungata da Isabella con una dose abbondante di valeriana che portò Flavia a prendere la rotta del letto per addormentarvisi poco dopo.
Isabella volle accertarsi che Flavia dormisse avvicinandosi al letto.
‘E se adesso io e il tuo uomo ci mettessimo a scopare mentre tu dormi?’
Da Flavia non venne nessuna risposta.
Allora Isabella mi sorrise, e si lanciò con me sul divano letto del soggiorno, dove lasciò che le facessi di tutto. Strusciate, leccate, palpate e fu tutto un giocare di corpi che si cercavano e si desideravano, che giocavano e si amavano’ poi anche la stanchezza giunse e prima di crollare sfinito sul letto di Isabella, trovai la forza di alzarmi e di arrivare nel letto di Flavia, poi crollai addormentato.

3.

Il mattino dopo venni svegliato dallo squillo del cellulare. Dall’Università mi chiamavano per un colloquio di lavoro’ finalmente avevo la possibilità di lavorare, e non dovevo farmi mantenere da due donne.
‘E’ meraviglioso!’ mi disse Flavia
‘Finalmente! Un lavoro che ti piace’!’ disse invece Isabella
Accompagnai in fretta Flavia, Isabella volle venire con noi sebbene non dovesse andare al lavoro. Arrivai all’Università accompagnato da Isabella che quel mattino era particolarmente attraente. Un completo nero aderente le risaltava le forme, e un rossetto marrone le contor-nava le labbra. All’interno dell’ateneo, isabella fece quella che in gergo chiamiamo la sua porca figura, così come il sottoscritto accompagnato da lei. Il colloquio andò nel migliore dei modi possibili, mi offrivano un posto da ricercatore, part-time ma ben retribuito, quando lo raccontai ad Isabella, ne fu talmente entusiasta che volle festeggiare a modo suo. Ubriacandosi di champagne al ristorante dove lavorava Flavia.
Sebbene temessi azzardate manovre da parte di Isabella, mi sembrò giusto coinvolgere anche Flavia nel festeggiamento, così ce ne andammo al ristorante.
Isabella bevve una bottiglia e mezza di champagne a stomaco vuoto, e ubriaca fradicia si alzò sul tavolo ballando. Poi iniziò a passeggiare tra i banchi togliendosi di volta in volta qualche vestito, finché tra le grida sdegnate di qualche cliente anziana e un po’ ingrassata non venne fermata proprio da Flavia che la spedì fuori dal locale a spinte.
‘Portala a casa per favore! Vi raggiungo appena posso’ mi disse dopo aver chiuso la porta del locale.
Corsi fuori e trovai Isabella seduta su di una panchina che rideva ubriaca.
‘Amore!!’ gridò a squarciagola non appena mi vide, le tappai la bocca prima che le uscisse qualche altra parola azzardata.
La feci accomodare sdraiata sui sedili dietro e la portai a casa in auto.
Bastò una doccia fredda a sbollirle gli animi, ma ci volle l’intera mattinata perché si riprendes-se.
Flavia ci raggiunse in autobus nel primo pomeriggio, portava con lei un piccolo flacone con medicinali.
‘Sono per Isabella’ mi disse ‘Aiutano a smaltire le sbronze’
‘Le è già passata”
‘Ah si?…dove sta ora?’
‘Di là in soggiorno, ormai si è ripresa”
Flavia la raggiunse, io diedi un occhiata al flacone, lo aprii e ne annusai l’odore.
Aveva un che d’invitante’ ne volli assaggiare un po’, ma dopo il primo contatto con la lingua, non appena arrivò al mio stomaco, avvertii un atroce bruciore, tanto che corsi al bagno per vomita-re’ in preda ai tormenti.
Quando uscii dal bagno, sentii ancora lo stomaco in subbuglio.
‘Ma che diavolo c’era in quel flacone’ che medicina era?’
‘Ma non era una medicina’ non te la sari bevuta?’
‘Si porca vacca’ma che cazzo c’era dentro?’
‘Era un intruglio che facciamo bere al ristorante quando qualcuno sta male’ stimola il rigetto così si smaltisce la sbronza”
‘Ma perché diavolo hai detto che era una medicina per Isabella?’
‘Volevo fare un effetto placebo”
‘Oddio mi sento male”
Fui costretto a sdraiarmi sul letto, mi tolsi i pantaloni che sentivo in quel momento particolar-mente stretti.
Flavia preoccupata mi si avvicinò e mi toccò la fronte.
‘Non vorrei che ti venisse la febbre’ c’erano pure dei fondi di caffé”
‘Ti preparo una tisana’ mi disse Isabella mentre si infilava nella cucina.
Qualche minuto dopo tornò con una tazza fumante di calore.
‘Aspetta che si rinfreschi un po’, poi potrai berla” mi disse ‘E’ nuovo quel costume da bagno che c’è nella sporta in cucina?’ disse poi a Flavia
‘Si’ me l’ha passato una collega, a lei non piace’ non che piaccia molto neanche a me”
‘Posso provarlo?’
‘Fai pure’

Mentre sorseggiavo la tisana, sulla porta della camera apparve Isabella in un costume rosa che le evidenziava i seni in modo particolare.
Per poco la tisana non mi andò di traverso.
‘Come sto?’
‘Beh’ il costume è bruttino, ma a te sta bene” le dissi
Un’occhiataccia carica di gelosia mi arrivò da parte di Flavia.
‘Ne hai altri?Io ho visto solo quello giallo che avevi ieri in piscina”
‘Si ne ho altri, ma non credo che ti stiano bene”
‘Io ne ho un paio che forse vanno bene a te però”
Pochi minuti dopo, Isabella tornò con un castigatissimo due pezzi nero che poco lasciava all’immaginazione.
‘Eccone uno’ come mi sta!’
‘Sei fantastica’ le dissi, mentre mi rendevo conto che il corpo di Isabella faceva al mio stomaco un effetto assai migliore della tisana.
‘Vuoi provarlo Flavia? Poi di là ne ho altri’
Flavia per tutta risposta si alzò e infilò la porta andandosene nella stanza accanto.
Non capii che cosa quelle due stavano combinando, le vidi poco dopo arrivare entrambe, Flavia con un costume in pelle che la faceva apparire ridicola, infatti non riuscii a trattenere una clamorosa risata che la fece imbestialire. Sdegnata, Flavia se ne andò fuori dalla stanza, mentre Isabella entrava vestita soltanto di un paio di slip bianche.
‘E in topless come sto?’
‘Anche quando ti ho vista in piscina volevo dirtelo’ è il tipo di costume che più ti valorizza”
Si avvicinò al letto togliendosi anche l’unico indumento che aveva e si mise accanto a me. Senza nemmeno più il riserbo di nascondersi, me lo prese in mano e me lo accarezzò fino a farlo diventare talmente duro che sembrava di averlo di marmo (beh’insomma’parliamone’) e iniziò una di quelle fellatio che solo lei sembrava saper fare’
‘Ma che cazzo state facendo!?’
La voce di Flavia tuonò nella stanza. L’imbarazzo mi lasciò muto, mentre Isabella trovò la pron- tezza per rispondere:
‘Non lo vedi da te?’
Flavia, logorata dalla gelosia, non trovò la stessa prontezza, dopo essersi morsa nervosamente il labbro inferiore per alcune volte gridò rivolgendosi a me:
‘Sei un porco! Mi fai schifo!’
‘Calma bella!’ le rispose con la solita prontezza Isabella ‘Luca non è affatto un porco! Ma non è
innamorato di te’ ama me’ d’altronde è normale quando si sta con una persona noiosa come te, innamorarsi di qualcun altro!’
Le parole che Isabella pronunciò con sfacciataggine, raddoppiata dal fatto che mentre parlava non mollava dalle sue mani il mio membro fecero reagire Flavia’ io bloccato nell’incertezza dell’ imba-
razzo e di non saper scegliere, non sapevo che cosa fare in quel momento’ il mio istinto sembrava svanito, come un idiota qualsiasi stavo fermi immobile, prigioniero delle mie emozioni.
Fu solo quando Flavia aggredì Isabella saltandole al collo che reagii. Se fosse stato un film, mi sa- rei seduto in poltrona per farmi una sega, ma non era un film, era la realtà. Con la forza della disperazione e della rabbia, Flavia aveva messo sotto Isabella e sembrava intenzionata a farle male sul serio, la rabbia che salì in me, non mi fece pensare che Flavia era la mia compagna, o che per lo meno lo era stata fino a poco prima, difendere Isabella mi sembrò la priorità, quindi, nel momento in cui intervenne, ciò che feci fu prendere per i capelli Flavia e colpirla al naso con un sonoro pugno.
Flavia cadde a terra, Isabella semisvenuta sul letto si toccava la gola.
Flavia in lacrime, sembrava aver capito la gravità del suo gesto, e solo allora dopo la mia reazione, sembrò aver capito di avermi perduto. Ma fui io a scusarmi, ero io che l’avevo illusa, fui io a chie-derle di perdonarmi,se mai avrebbe potuto, un giorno anche lontano. Se non fosse stato per lei, avrei mai avuto una casa, ne io ne Isabella, e la stessa Isabella l’avevo conosciuta solo grazie a Flavia’ che avrei fatto io se fossi stato al posto di Flavia’ non lo so’sinceramente, non lo so’

4.

Salii in auto, Isabella al mio fianco, ebbe un sorriso misto di dolcezza e malinconia’ la vidi rivolgere un ultimo sguardo verso la finestra di Flavia.
‘Potrà mai perdonarci?’
‘Lo spero amore, anche se non lo sapremo mai,lo spero”
‘Adesso ci serve una casa”
‘Si’ per questi giorni sarà sufficiente un albergo”

5.

Per primi tempi restammo in albergo, ma i prezzi cominciavano a salire troppo per i nostri gusti. Quando trovammo casa, vivevamo da alcuni giorni in un furgone camperato come due nomadi, e mentre aspettavamo che ultimassero i lavori della casa, Isabella ed io passammo un paio di set-timane in maniera quasi zingara, dico quasi perché il furgone era parcheggiato nel cortile della futura casa, in cui per ora funzionava soltanto il bagno. Non era poco avere la possibilità di lavarci, ma serviva ancora un po’ di tempo prima di completare cucina, soggiorno e stanze varie. Non ci pesava vivere in un furgone, ma dovevo ammettere che un ricercatore universitario che dormiva in un furgone non destava grande simpatia’ per fortuna nessuno lo sapeva.

L’ALTRA ISABELLA

1.

C’eravamo svegliati presto, il pavimento di casa era l’unico luogo in cui potevamo fare l’amore senza lamentarci dello spazio ristretto. Non c’erano ancora letti e nessun altro mobile in quel-
la che sarebbe divenuta la nostra camera da letto, ma forse la situazione si rendeva molto più eccitante’ Isabella, ebbra di godimento mi graffiava la schiena con le sue unghie appuntite e curate, il pensiero dei nostri passati amori era ormai lontano, eravamo solo io e lei’ e nessun altro. Un corpo perfetto quello di Isabella, non mi stancavo mai di pensarlo, chiunque vedendo-la, non poteva fare a meno di voltarsi a guardare, specie quando indossava abiti succinti, e mi sentivo fortunato quando questo succedeva, orgoglioso delle mie scelte. Quando possedevo il suo corpo, il senso di potenza che sentivo era quasi divino, ma non nei miei confronti (non solo almeno), ma dei suoi.
La luce debole del mattino passava attraverso i vetri delle finestre ancora senza tende, e men-tre venivo, e Isabella ospitava sul suo ventre piatto il mio seme, sentimmo una chiave infilarsi nella toppa, erano arrivati gli operai. D’istinto corremmo entrambi verso il bagno per nasconde-re le nostre nudità, ridendo complici mentre l’acqua della doccia scorreva sui nostri corpi. Ma quando uscimmo dal bagno, così nudi come eravamo prima, ci rendemmo conto della nostra ipo-crisia di poco prima’ del resto Isabella si spogliava per sei sere a settimana davanti a decine di persone’ una volta addirittura davanti al suo stesso pubblico ci eravamo messi a scopare’ da dove veniva l’inibizione di poco prima? Era tutta inventata.
‘Ancora’ ancora due giorni’ signore’ due” diceva il capomastro davanti a me, imbarazzato dalla mia nudità, ma attento alle perfette curve di Isabella.
‘Fra due giorni abbiamo finito tutto”
‘Molto bene’ a lavori ultimati salderemo il conto’ okay?’
‘Benissimo”
Mi chiesi mentre uscivo di casa e guadagnavo strada verso il furgone, cosa potessero pensare realmente gli operai di noi’ magari si erano fatti l’idea che eravamo ricchi e stravaganti, ma la stravaganza rimane un concetto alquanto relativo, quanto a ricchi, beh, agiati di sicuro, ma non certo abituati al lusso.
Il mio lavoro all’Università avrebbe presto dato i suoi frutti.

2.

L’invito a cena da parte del Rettore fu una manna per il sottoscritto. Ogni sera, dopo l’esibizio-
ne, Isabella ed io cenavamo nel suo camerino, con pasti forniti dalla cucina del Marrakech. Per quella sera, Isabella rimandò la sua esibizione alla sera successiva, quella che avrebbe dovuto essere di riposo, e venne a cena con me.
Il rettore mangiava in una saletta privata di una villa-ristorante che avrebbe fatto sembrare una bettola anche il ristorante dove lavorava Flavia. Una tavolo lungo con dieci invitati appena, o meglio cinque invitati con le loro consorti. Isabella ed io non eravamo sposati, ma venne ugual-mente in veste di fidanzata ufficiale. Una camicetta rosso cupo frastagliata da pizzo nero, senza maniche e che lasciava scoperto ombelico e schiena, fu quello che indossò accompagnando l’abito con una minigonna nera, ma talmente mini e stretta che la forma delle cosce si poteva facilmente indovinare. Notai gli sguardi maschili che le si posavano insistentemente addosso, qualche signora invitata le rivolse complimenti che Isabella, non essendo abituata a ricevere complimenti da altre donne accolse con piacere.
‘Non farmi bere troppo che poi mi comporto da porcella!’ mi disse appena servirono l’aperitivo.
Ridacchiai sommessamente.
Fu più forte di me, durante la cena, passarle di nascosto (complice il tavolo e la tovaglia), la mia mano sulle cosce velate da calze nero trasparenti, lei rispose aprendomi i bottoni della patta, e iniziò a menarmelo da sotto il tavolo. Nessuno sembrava accorgersi di nulla, ma farsi scoprire in quella situazione davanti al personale universitario non sarebbe stato soltanto imbarazzante, ma forse mi avrebbero addirittura licenziato, così le spostai forzatamente la mano e chiesi del bagno. Senza perdere tempo a riabbottonarmi, mi alzai dal tavolo coprendomi con la camicia bianca che portavo fuori dai pantaloni e sussurrai all’orecchio di Isabella di accompagnarmi.
‘Siccome soffre un po’ di colite e va in bagno spesso, è meglio che le mostri subito dove anda-re!’. Gli ospiti sorrisero incuranti. Un cameriere ci accompagnò, poi senza badare se sulla porta ci fosse scritto uomini o donne, mi fiondai dentro tenendo per mani Isabella, che poi trascinò me dentro alla prima toilette, si appoggiò al muro e dopo aver lasciato che mi chiudessi la porta alle spalle con il chiavistello, si abbassò calze e slip. Feci lo stesso con pantaloni e boxer, mi av-vicinai a lei facendomi precedere dall’erezione, Isabella prese con entrambe le mani il mio pene e lo massaggiò per un po’, poi mi piazzò le mani sulle spalle e premette per farmi abbassare, ca-pii e mi inginocchiai, il suo fiore era nascosto in parte dalla gonna, che alzai.
‘Oh!Si’ leccami!’ senza farmi pregare iniziai a lavorare di lingua sul pube di Isabella che pulsa-va in tutti i suoi minuscoli organi interni.
‘Ooohhh!!! Siii!!!’
La sentivo gemere e godere mentre la mia lingua menava colpi ben distinti e precisi, e le mie mani appoggiate alle sue natiche, si erano fatte strada prima tra gonna e muro, poi sotto la gonna stessa, e muovevano quel meraviglioso fondoschiena massaggiandolo in un movimento ro-tatorio che faceva impazzire Isabella.
Mi alzai con un erezione ormai incontenibile e la penetrai muovendomi come da copione, lei mi abbracciò lasciando che a muoversi fosse solo il mio bacino, e continuammo finché non venni.
Fuori dal bagno si sentirono dei passi, qualcuno si avvicinò ai vespasiani, solo allora capii che eravamo nel bagno degli uomini. Isabella uscì prima di me ricomponendosi un poco, il tizio che la guardò ne restò sconvolto, io con aria compiaciuta andai a lavarmi le mani e cercai di raggiunge-re Isabella al tavolo, ma me la trovai dinnanzi con aria un po’ smarrita.
‘Che dobbiamo fare?’ e mi indicò la saletta dove fino a poco prima ce ne stavamo seduti al tavolo, ma che ora era teatro di un orgia tra docenti.
‘Andarcene’ o entriamo in u gioco più grande di noi, facciamo finta di non aver visto nulla e chiamiamo un taxi’

‘E noi ci facevamo problemi! Siamo pure andati a nascondersi in bagno!’ mi disse una volta a casa, o meglio all’interno del furgone ‘E dovrei vergognarmi io del mestiere che faccio?’
‘Non so che dirti amore’ mi sembrava quel film di Kubrick’ Eyes Wide Shut’ non mi sono mai sentito così fuori posto”
‘Beh’ diciamo che è finita lì’ e non parliamone più”
‘Fra di noi non vedo perché no’ certo con gli invitati di stasera lascerò che siano loro ad andare sull’argomento, se mai ci andranno”
Isabella annuì, si sfilò la gonna e le calze.
‘Vado a farmi una doccia”
‘Si’ io sistemo i vestiti negli armadietti e ti raggiungo’
‘Okay!’ Isabella sorrise e strizzò l’occhio.
Mentre chiudevo l’anta dell’armadietto, sentii la porta del furgone aprirsi alle mie spalle, mi voltai d’istinto, ricordo solo un paio di occhi azzurri che mi fissavano e una voce femminile suadente che diceva:
‘Guardami!’
Poi i ricordi si confondono. Ricordo bene un paio di tette che sfidavano le leggi di gravità e questi occhi che sembravano fissarmi, ricordo che toccai quei seni, ma che una forza superiore mi allontanò e una bocca avventarsi sul mio pene, succhiando con foga, non con la classe di cui era capace Isabella, ma ero incapace di togliermi.

‘Ma non dovevi raggiungermi in doccia?!’
La voce squillante di Isabella tuonò all’improvviso nelle mie orecchie. Ero disteso sul letto, nudo e confuso. Isabella mi guardò all’inguine.
‘Ma’ ti sei fatto una sega?!’
‘Io’ io’ non lo so!’
‘Non lo sai?! Hai l’uccello ammosciato e bagnato come se te ne fossi appena fatta una!’
‘Ma Isabella’ io’ so che un attimo fa stavo per raggiungerti in doccia”
‘Un attimo? Sono almeno quei venti minuti che ti sto aspettando”
‘Ma che cosa diavolo mi è successo’
‘Guarda Luca’ non lo voglio sapere, se ti sei fatto una sega grazie tante! Credevo di bastarti io! Comunque buonanotte!’
Spense la luce sdegnata, e sebbene pensassi che avrei faticato a dormire, crollai come un sasso non appena la luce si spense. Al mattino, mi sentii come se avessi avuto un incubo, una specie di polluzione notturna.
Isabella dormiva ancora, mi venne d’istinto chinarmi su di lei per baciarla.
Quando più tardi fummo entrambi svegli, mi ero già fatto la doccia da un pezzo, e mi appresta-vo a correre in facoltà, mentre Isabella appena sveglia, ci restò male per il fatto che non l’ave-vo aspettata.
Fu solo quando a metà mattinata, ebbi una pausa dal lavoro che riacquisii lucidità, e d’istinto mi venne da telefonare a Isabella.
Dal display del cellulare poteva benissimo vedere il mio nome, e rispose comunque, segno che non era arrabbiata.
‘Ciao amore’ le dissi’Scusami per stamattina’ potremmo riparlarne quando finisco il lavoro? C’è un buon ristorante a pochi metri da qui’ poi potremmo fare un po’ di shopping.. ti va?’
‘Non te lo meriteresti, ma vengo lo stesso’ a dopo!’

3

Il pranzo fu piacevole, Isabella evitò accuratamente l’argomento ogni volta che cercavo di parlarne, mi sentivo in colpa, ma stavo comunque bene in sua compagnia.
Nel pomeriggio andammo al centro commerciale, al settore abbigliamento. Avevo una gran voglia di comprare a Isabella un vestito nuovo, trovò ciò che faceva al caso suo, e solo allora sembrò perdonarmi del tutto, mi mise le braccia attorno al collo e strofinando il suo naso contro il mio mi disse:
‘Ora non ce ne andiamo finché non ti ho comprato qualcosa io!’
Fu un po’ dura trovare qualcosa per me che ero di gusti forse più difficili di lei, ma quando lo trovai, Isabella volle a tutti i costi che lo provassi per vedere come mi stava. Era un completo gessato in nero.
Il piccolo spogliatoio era apribile da due sportelli, ma non mi ero accorto, mentre mi toglievo i pantaloni, che dallo sportello alle mie spalle era entrato qualcuno.
I soliti occhi azzurri mi si puntarono dritti agli occhi.
‘Guardami!’ disse la solita voce, ma l’istinto questa volta mi distolse, per un attimo ebbi la sensazione di riprendermi e resistere a quegli occhi. Appartenevano a una bellissima donna. Bionda e sorridente.
‘Chi sei?’
‘Il mio nome è Isabella’
Poi i ricordi si fanno confusi, ricordo bene che i seni della bionda (che aveva lo stesso nome della mia ragazza) mi si proiettarono davanti, grossi e sodi, più di quelli di Isabella (la mia Isabella intendo), la sua bocca sul mio pene e uno spruzzo di sperma che finiva come imbot-tigliato in un contenitore’ ma poi fu una serie di urti allo sportello che mi riportarono alla realtà.

1.

Mi ritrovai semi sdraiato a terra con addosso soltanto la camicia. Fuori dallo spogliatoio, Isabella continuava a chiedermi se andava tutto bene.
‘No’ non va bene’!’
Riuscii ad alzarmi, aprii Isabella e l’abbracciai stringendola forte.
‘Ma che hai?’
‘Non lo so” respirai profondamente un paio di volte, poi me ne uscii dicendo ‘posso accompagnarti al lavoro?’
Un po’ sorpresa Isabella mi squadro da capo a piedi, poi con il tono più naturale del mondo mi rispose:
‘Beh’certo che puoi!’

2.

Il Marrakech era gremito quella sera, per tutto il tempo in cui avevo percorsa con Isabella la strada dal centro commerciale al locale, non avevo biascicato una mezza sillaba. Ero profon-damente turbato da quella presenza che si era intrufolata nella nostra vita, e di cui non avevo la forza di parlare a Isabella.
Di tanto in tanto mi voltavo allarmato, come se temessi di vedere quella donna bionda, che di-ceva di chiamarsi Isabella, seguirci per completare il suo lavoro’ perché non riuscivo a resis-tere al suo sguardo?
Quella sera non pensai minimamente al fatto che qualche allievo o docente universitario potes-se frequentare il locale, ma volli stare sul palco, con Isabella, come se la sua esibizione fosse soprattutto per me.

Le luci adeguatamente studiate, illuminarono il corpo di Isabella, avvolta in un completo color oro, al centro del palco, seduto in una poltrona la guardavo oscurato dalle ombre delle tende. Dal lato opposto della passerella, un’altra donna tentava un esibizione in tutto identica a quella di Isabella. Il cuore mi sobbalzò in gola quando vidi che si trattava dell’ altra Isabella.
La mia Isabella nel frattempo, accortasi di non essere l’unica sul palco, accentuò i movimenti.
La bionda mi si avvicinò sfilandosi la gonna ed esibendo un paio di gambe perfette, Isabella la imitò con un movimento molto più elegante, mostrando un paio di gambe con una marcia in più!
La bionda allora si tolse pure la parte superiore del vestito, ma Isabella prontamente replicò la mossa con una classe nettamente superiore, la bionda per nulla intimidita, si tolse pure il reggi-seno, rivelando due seni che sembravano sfidare le leggi di gravità, grossi e puntati dritti avan-ti a lei, Isabella non aveva seni altrettanto grossi e belli, ma comunque due belle tette, e infine
quando entrambe furono completamente spogliate, Isabella mi si avvinghiò piazzandomi il suo ventre piatto contro il viso. Lo stato di trance che mi impediva di muovermi si sbloccò, sollevai Isabella e la portai via dal palco, intenzionato ad unirmi carnalmente a lei nel minor tempo possibile.

3.

Non ci volle molto a raggiungere l’auto, sebbene non fosse vicina al locale, ma nei pressi dell’U-niversità’ chissà che avrebbero pensato i colleghi nel vedermi a quell’ora tarda per stra-da con una donna nuda tra le braccia’ già perché per tutto il tempo tenni Isabella tra le mie braccia come se non fosse stata in grado di camminare.
‘Ti porto via, amore mio’ ti porto via!’ le dicevo di continuo.
L’automobile sgommò sulla ghiaia del cortile quando arrivammo a casa. Mi innervosii parecchio quando constatai che ero senza le chiavi di casa.
‘Ne ho un duplicato nel furgone’ disse Isabella, vado a prenderle.
‘No!’ gridai allarmato al pensiero che si allontanasse ‘cioè, si ma vengo con te!’
Recuperammo le chiavi ed entrammo in casa, ma ad attenderci, nell’attico, nuda come un verme che si passava sul seno la mia copia di chiavi, c’era lei, la bionda, l’altra Isabella.
‘ma come” dissi prima che uno strano torpore mi attraversasse il corpo impedendomi di ragio-nare correttamente.
La bionda gettò via le chiavi che in qualche modo (probabilmente nel camerino del centro com-merciale), mi aveva preso, e inginocchiandosi si infilò in bocca il mio membro, non riuscivo a re-sistere, la mia volontà sembrava cedere, gli ultimi scampoli che ancora restavano, mi fecero voltare verso Isabella (la mia Isabella) per dirle:
‘Aiutami, ti prego’ da solo non posso farcela’
Il mio sguardo e il mio tono dovevano avere una qualche particolarità che la colpirono, perché si affiancò alla bionda e le strappò letteralmente dalle labbra il mio pene per infilarlo nel suo cavo orale, l’altra tentò di riprendere possesso della perduta proprietà, ma non vi riuscì, Isabella (la mia intendo) conosceva il mio corpo in ogni singolo centimetro esterno e interno, sapeva perfet-tamente dove e come agire. La bionda si alzò in piedi, mi guardò fisso negli occhi:
‘Guardami!’ ordinò, ma i miei occhi deviarono lo sguardo verso l’opera della mia compagna.
‘Guardami ti ho detto!’ capendo che il suo trucco non funzionava più, la bionda si passò le mani sui suoi grossi seni.
‘Guarda! Le mie tette sono più grosse delle sue!’ chiusi gli occhi.
‘Non mi importa!’ risposi. Isabella continuò imperterrita il suo lavoro e quando venni sul suo vi-so, un grido di rabbia attraversò la stanza, la bionda tenendosi le mani alla testa gridava con una smorfia di dolore dipinta sul viso:
‘Nooo!Lei non ha diritto!!!’ poi crollò a terra svenuta.
Isabella di scatto si alzò in piedi e si avvicinò al corpo dell’altra.
‘Ma chi è?Cosa vuole da noi?’
‘Non lo so’ se fossi in una fiaba direi che è una strega, ma mi rendo conto che è una risposta assurda’comunque chiamo la polizia”

4.

Il capitano di polizia restò ancora un poco dopo che lo psichiatra se ne fu andato portando con se la bionda.
Il suo nome era davvero Isabella, era una ex-psicologa/sessuologa che approfittando dell’ipnosi aveva sedotto alcuni pazienti. Radiata dall’albo e rimasta senza uomini diede segni di squilibrio sempre più gravi fino a venire internata in una clinica psichiatrica. Da questa clinica, dove aveva dato segni di miglioramento era fuggita dopo il rifiuto sulla sua eventuale dimissione espressa dal direttore. Si era rifugiata nei pressi di casa nostra, dove spiandoci, e accortasi che la mia compagna portava il suo stesso nome, si era invaghita, non tanto del sottoscritto, quanto della vita di coppia che facevamo, il suo bisogno di stabilità, l’aveva portata ad identificare in me un suo passato amore. Probabilmente il suo instabile equilibrio mentale, le avrebbe fatto dimenti-care tutto in fretta, lo stesso mi auguravo di me e Isabella.
Quando anche il capitano se ne fu andato, strinsi Isabella con forza baciandola.
‘Abbiamo bisogno di recuperare”
‘Vuoi fare l’amore?’
‘Si, ma non qui’ fuori, all’aperto!’
‘Sei folle!!’
Prendemmo un plaid e lo sistemammo nell’erba esterna al cortile, un altro plaid per avvolgerci e ci abbandonammo all’estasi dei sensi.
‘Ti voglio Isabella! Sei tu quella che voglio!!’
‘Sei mio!’ disse lei inarcata sopra di me ‘Soltanto mio!!’
La sua pelle illuminata dalle stelle e da qualche raro lampione, risaltava il suo corpo da ninfa, che si muoveva padrone del gioco. L’ amavo veramente, ero sicuro che nessun altra donna mai, avrebbe potuto farmi provare altrettanto belle emozioni.
‘Sei l’unica! Tu, solo tu! Non voglio perderti mai!!!’
Quando venni, non eravamo ancora soddisfatti. La notte era ancora giovane, c’era il tempo per farlo un’altra volta.

ISABELLA 6

1.

Isabella dormiva chinata sul fianco destro, la luce del mattino filtrava attraverso le veneziane, mi alzai per preparare la colazione.

‘Ben svegliata principessa’ gradisce un cappuccino? Caffé, tè ‘?’
‘Te”
‘Ti preparo la tazza”
‘No’ intendevo te’ nel senso di tu”
‘Ah-ah! E spiegati!’
Le tolsi la sottoveste rosso cupo che indossava, poi baciandola scesi dalla bocca e arrivai all’al-tezza dei seni, passai la lingua su quei suoi capezzoli rosei e turgidi e lentamente ridiscesi fino all’utero.
‘Ooohhh!Amore!Questo si che è un bel risveglio!’
Da pochi giorni potevamo dormire in un letto, ormai la casa era quasi completa, ci aspettava una lunga e tranquilla mattinata per appendere i quadri’ tranquilla salvo dita schiacciate dal mar-tello.
Isabella si inarcò a quattro zampe sul letto e si avvicinò al vassoio della colazione, portai una mano sulle sue natiche scolpite nell’ebano e infilai due dita nei suoi buchetti.
‘Mmmh’ aspetta’ mi sta venendo un’idea”
Aprì il barattolo dello sciroppo d’acero e se ne versò un poco sulle mani.
‘Sdraiati a pancia in su!’
‘Che vuoi fare?’
‘Una cosa nuova”
Così dicendo iniziò a spalmare lo sciroppo sull’inguine insistendo particolarmente attorno al pene che mi trastullava accompagnando il gesto della mano allo spalmare dello sciroppo.
‘Oddio! Isabella!!! Mi fai impazzire!!’
Poi finito lo sciroppo dalle sue mani, prese a leccare le parti del mio corpo su cui aveva spalmato l’acero, lasciando il membro per boccone finale, e quando iniziò restò sul punto per parecchio tempo, finché non venni nel suo palato, mescolando il sapore dell’acero a quello dello sperma.

La mattinata proseguì tranquilla senza dita schiacciate, di tanto in tanto ci si prendeva una pausa per ammirare il nostro gusto nell’arredare. Cingendola ai fianchi mi fermavo a rimirare i quadri che si sposavano perfettamente con le pareti.

2.

Era un po’ fuori mano il ristorante dove Isabella ed io eravamo andati a cenare quella sera.
Un amico gay si sedette per qualche minuto al tavolo con noi.
‘Allora vi sposate o no, voi due?’
‘Beh’ già viviamo assieme’ che cosa cambierebbe?’
‘Scusate, vado al bagno”
Isabella si alzò.
‘Si è alzata perché la infastidisce la mia presenza o perché ho toccato l’argomento matri-
monio?Si accettano scommesse! Che aspetti a sposarla?’
‘Ma”
‘La ami?’
‘Si’ l’amo ed è pure il mio desiderio erotico da quando avevo dieci anni’ e lei ne aveva otto”
‘Però, precoci!’
‘Insomma’ ne io ne lei abbiamo mai fatto nulla fino a un paio di mesi fa”
‘Forse due mesi sono pochi, ma se l’ami davvero non lo sono’pensaci’ ci si vede, vi lascio mangiare soli, salutamela”
Restai per un paio di minuti solo al tavolo sorseggiando il vino rosso dal bicchiere, chiedendomi se ciò che dovevo fare era sposare Isabella o no’

Quando mi raggiunse al tavolo, Isabella non disse nulla, mi chiese soltanto perché il mio amico se ne era già andato.
‘Aveva già cenato” risposi

3.

‘Tu sei Luca!’
Mi disse una ragazza grossa quanto me e Isabella affiancati che si piantò davanti al tavolo.
A guardarla bene c’era da chiedersi se era del tutto a posto. Alta e grossa da assomigliare più ad un pachiderma che ad una persona.
‘Si’ mi conosci?’
‘Certo, sei l’ex-ragazzo di Flavia’ la cameriera”
‘Conosci Flavia?’
‘E’ una mia amica’ e tu sei Isabella, la grande attrazione del Marrakech’ non lavori stasera’
‘La domenica è chiuso!’ troncò Isabella senza fornire tante altre spiegazioni. Era visibilmente infastidita dalla presenza di questa tizia che senza nemmeno presentarsi aveva iniziato a farci un terzo grado.
‘Non ti ricordi di me?’
Mi disse.
‘No”
‘Sono Tania’ Tania Francesca Cocchi Finzi’ ti dice niente il mio nome?’
‘Meno di niente”
‘Flavia non ti ha mai parlato di me?’
‘Non che io ricordi”
‘Strano, è una mia carissima amica, mi parlavo tanto spesso di te’ anche se non ti conoscevo mi eri simpatico”
‘Grazie’ e’ c’è qualcosa che possiamo fare per teTania?’
‘beh’ vedremo’ vedremo” e si allontanò
Isabella mi guardò dritto negli occhi.
‘Chi cazzo è quella là?’
‘Tania Francesca e Cazzinculoamariuccia! Che vuoi che ne sappia io?’
‘Dice che è amica di Flavia’ spero non ce l’abbia con me”
‘Oh be’, quello penso sia un problema più suo che tuo, no?’
‘Si, credo anch’io’
La voce di Tania squillò nuovamente nella sala.
‘Patrizio!!’
‘Comandi contessina’ disse il maitre
‘Contessina?’ bisbigliai ‘Contessona vorrà dire”
Isabella soffocò la risata coprendosi con il tovagliolo.
‘I signori di quel tavolo, sono miei ospiti!’ disse indicandoci.
‘Ai suoi ordini Contessina’ rispose il maitre con un inchino.
Mi alzai in piedi e mi rivolsi a Tania.
‘Veramente non è necessario, sul serio’
‘Ti prego’ anzi vi prego tutti e due’ vorrei avere questo onore”
‘Beh’ d’accordo, ma noi come possiamo ricambiare”
‘Venendo alla festa che darò fra un’ora alla mia villa’ è il mio compleanno, e vorrei che una persona simpatica come te, partecipasse con la donna che ama”
‘Beh’ molto onorato però”
‘L’onore è mio, ti assicuro, niente ma e niente se, fra un’ora a Villa Alberti, se non verrete mi offenderò parecchio! A dopo!’
Girò le spalle e se ne andò, mi voltai verso Isabella come a chiederle un aiuto, lei scosse la testa come a dire lascia stare.
‘E adesso come ne usciamo?’ le dissi appena fui seduto.
‘Semplice, andiamo a Villa Alberti, salutiamo la Contessina cicciona, beviamo qualcosa alla sua salute, raccontiamo un paio di cazzate e poi quando nessuno ci guarda facciamo rotta verso casa”
‘Mmm’si, magari mentre usciamo mandiamo un biglietto alla Contessina cicciona dove le spieghiamo che urgenti impegni ci chiamano”
‘Eh! Perché no?! Che ci costa!’
‘Ma si.. che sarà mai’

4.

Villa Alberti era enorme e immersa nel verde, nel buio della sera avrebbe messo i brividi se non fosse stato per le luci dei lampioni.
Nessuno ad attendere ospiti, anche se le porte erano tutte aperte, segno che ospiti attesi ce n’erano. Fu proprio Tania a venirci incontro con fare cerimonioso.
‘Carissimi, siete i primi! Accomodatevi!’
‘Ci mancava solo questa’ e se gli invitati sono quattro gatti? Come ci divincoliamo?
‘Vedrai Luca, alle feste dei nobili ci sono sempre un sacco di invitati, non si accorgeranno nemmeno che siamo qui fra un quarto d’ora!’
‘Sarà’ speriamo bene!’
Tania ci fece strada verso il salone.
‘Sai Luca che cosa mi sono sempre chiesta?’ mi disse
‘No’ risposi dopo aver guardato in faccia Isabella.
‘Come facesse un figo come te a stare con quel cesso di Flavia”
‘Ha parlato miss mondo’ Flavia è molto più bella di lei’ bisbigliò Isabella.
‘Flavia non è affatto un cesso’ risposi
‘Beh non vorrai confrontarla” disse, poi si voltò ‘A quella splendida creatura con cui stai adesso’
‘La metti su un piano difficile’ io amo questa donna!’
‘Lo so’ permettete che vi offra un drink?’
‘Grazie” dissi mentre mi porgeva un calice colmo di un liquido azzurrognolo. Isabella ed io bevemmo, il sapore era gradevole.
‘Buono! Che cos’è?’
‘Prendetene un altro calice, tanto ne rimane’
‘D’accordo, ma cos’è?’ disse Isabella mentre bevevo il secondo calice.
‘Una bevanda di mia invenzione’ ne basta un goccio e nel giro di dieci minuti si addormenta pure un elefante!’
‘Cosa?!’
‘Hai capito bene caro Luca, con due bicchieri tra un paio di secondi sarete tra le braccia di Morfeo!’
Mi voltai verso Isabella. Già barcollava in preda ad un attacco di sonno.
‘Andiamocene!’ le dissi mentre cercavo di tenerla sveglia, ma in un attimo anche per me, il sonno si fece sentire, e l’ultima cosa che ricordo fu il ghigno di Tania.

5.

Mi risvegliai sdraiato su di un letto matrimoniale, in un immensa stanza. I miei polsi erano am-manettati ai sostegni, non potevo andarmene, ma peggio ancora era capitato a Isabella, già sve-glia davanti a me ammanettata anch’ella e legata con il ventre ad un oggetto ginnico, di quelli che in gergo vengono chiamati cavalli e con il sedere esposto, che potevo vedere riflesso nello specchio dinnanzi.
‘Ben svegliati piccoli cari” disse strafottente Tania seduta in poltrona vicino al cavallo.
‘Che scherzo è questo?’ chiesi allarmato
‘Nessuno scherzo’ è il mio compleanno, ve l’ho detto no? E allora ho deciso di farmi un rega-
lo”
‘Noi?’
‘No, solo tu Luca’ ho sempre sognato di possedere un uomo degno di questo nome’
‘Perché gli altri che hanno che non va’ oppure che ho io di tanto speciale’
‘Oh non ti montare la testa’ sei carino si, mi piaci molto se devo dirla tutta’ ma più che altro il mio sogno è possedere un uomo umiliando una bella donna” e sorrise malignamente verso Isabella.
‘C’è una sorpresa per voi!’ disse aprendo la porta della stanza’ nessuno entrò.
‘Non è ancora arrivata’ peccato, ma verrà’statene certi figuriamoci se si perde questa occasione”
‘Ma di che parli!!’ gridò Isabella con la voce quasi singhiozzante.
‘Ma di Flavia, naturalmente’ le ho detto che aveva l’occasione per vendicarsi’ figuriamoci se se la perde”
Non seppi nemmeno che pensare’ davvero Flavia ci odiava fino a quel punto? E mentre mi chiedevo ciò, Tania si alzò dalla poltrona e si avvicinò al cavallo.
‘Comoda, comoda Isabella’ ti dona davvero quella posizione!’ e così dicendo le mollò a tutto braccio una botta con la mano aperta dritta sul sedere. Isabella gridò di dolore.
‘Non mi è piaciuto il tuo urlo!’ e così dicendo ripeté il colpo, Isabella urlò più forte.
Strattonai più volte i polsi per provare a liberarmi, ma il solo risultato fu un dolore atroce.
Tania colpì il fondoschiena di Isabella alcune volte facendola gridare di dolore.
Dalla porta entrò anche Flavia.
‘Finalmente cara amica mia!Vuoi sculacciare un po’ questa stronzetta!’
‘Ma che cazzo succede qua?’
‘Sto punendo la donna che ti ha portato via il fidanzato’ vuoi farlo tu mentre io mi scopo Luca?’
‘E sarebbe questa la vendetta che mi avevi promesso?’
‘Si’ non ti piace?’
‘Beh’ spostati da lì che strapazzo un po’ il culo di Isabella’
‘così mi piaci, Flavia!’

Il corpo nudo di Tania si avvicinava al letto, chiusi gli occhi per non vedere quel ammasso di car-ne grassa che mi si avvicinava pronta a possedermi. Sentii un grido selvaggio di Isabella coprire l’alito fetido di Tania ormai addosso a me, ma quando un tonfo pesante si sentì davanti a me, fui costretto dall’istinto ad aprire gli occhi.
Tania a terra, giaceva impotente sotto i colpi furiosi di Isabella liberata da Flavia, e mentre Flavia veniva a liberare anche me, Isabella continuò a martoriare sotto i suoi colpi la sua ex-carceriera.
‘Devi soffrire baldracca! Soffrire! Ti odio schifosa!!’
Corsi a fermarla per evitare che finisse in tragedia, ma Tania ebbe il coraggio di alzarsi. Flavia si affiancò a noi, mentre Isabella mi abbracciava e mi stringeva.
‘Grazie Flavia’ c’è qualcosa che possiamo fare per te?’
‘Si c’è’

6.

Imbavagliata e legata al cavallo dove poco prima stava Isabella, Tania fu costretta ad assistere al menàge à trois che Flavia, Isabella ed io mettemmo in atto. Scopare per l’ultima volta con me e Isabella era il ringraziamento che Flavia aveva voluto, e per la prima e unica volta, poteva vantare una partecipazione in senso attivo. Certo Isabella era sempre la protagonista assolta, anche perché Flavia talvolta mostrava di gradire le attenzioni che Isabella le rivolgeva, notai come tra le due ragazze fosse meno difficile ammettere le tendenze all’omosessualità rispetto ai maschietti. Penetrai Flavia un paio di volte, ma nel finale fu Isabella ad accogliere il mio membro, con le gambe aperte e i piedi appoggiati alle mie spalle.
‘Ti amo Isabella’ sei la sola che voglio!!!’ dissi poco prima di venire.

CONCLUSIONE

Congedata Flavia e lasciata legata la contessina (confidando nella sua servitù che in mezzora avrebbe ripreso servizio), ci allontanammo in auto, ma prima di andare a casa, camminammo un po’, mano nella mano per il vento dell’aurora.
‘Ho capito una cosa questa notte, Isabella’
‘Dimmela’
‘E’ stata dura costruire questa nostra storia’ ma in mezzo a tante difficoltà ho capito quanto ti amo e ti desidero’ ma desidero te e nessun altra’ basta con i giochi perversi di nobili depravati, con balli erotici e le scopate in pubblico, basta con le psicopatiche ninfomani e le ex-fidanzate’ e ci pure andata bene che non abbiamo ancora incontrato un tuo ex’ me ne ricordo un paio piuttosto grossi, non vorrei prendere delle sberle gratuite”
‘Quindi’ che cosa vuoi dirmi?’
‘Che abbiamo bisogno di andarcene via per un po” di fare un viaggio di nozze”
‘Un viaggio di nozze? Ma non siamo mica”
‘No’ ma a questo c’è rimedio”
‘Stai dicendo che”
‘Si, Isabella’ vuoi sposarmi?’
‘Si, Luca’ si, voglio sposarti’!’
Ci baciammo sotto le luci rosee dell’aurora, la strinsi a me con tutta la passione che avevo.
‘C’è qualcosa che dobbiamo fare subito”
‘La lista di nozze?’
‘Per quella c’è sempre tempo’ prima c’è un’altra cosa”
‘E sarebbe?’
‘Quando arriviamo a casa se non l’hai ancora capito te lo spiego a modo mio”

FINE

Bonus Track

Il matrimonio di Isabella

L’abito da sposa di Isabella era bianco’ mi veniva da ridere’

Non mi ero lasciato coinvolgere in una di quelle stupide feste di addio al celibato, non so se Isabella aveva fatto altrettanto. L’addio al nubilato è ancora più stupido, anche perché dalle donne in genere mi aspetto di più dell’imitazione del maschio nei suoi peggiori difetti.

L’abito da sposa di Isabella era bianco come se fossimo stati in chiesa, e come da copione ci vedemmo soltanto quando fu ora di presentarsi dinnanzi al sindaco con fascia tricolore.
Il nodo alla cravatta mi stringeva tanto che non vedevo l’ora di toglierla, in prima fila, il Rettore e il Preside della facoltà, i genitori nostri, e poi via via dietro tutti gli altri invitati.
Non so se l’imbarazzo in questi casi lo abbiano tutti, io sicuramente si, essere al centro dell’attenzione non è che non mi piaccia, mi piace si, ma in un altre circostanze, in altro modo. La cerimonia andò avanti. Un rinfresco nella sede del municipio e poi un banchetto vero e proprio, in una villa di campagna prenotata dagli stessi docenti universitari (e poi dicono che all’Università mancano i fondi’).
L’abito da sposa di Isabella era bianco e con una scollatura all’altezza del busto che lasciava abbondantemente scoprire la forma dei suoi seni perfetti.
Lo so che la cosa è poco rispettosa verso gli ospiti, ma mentre si ‘rinfrescavano’ con il buffet, noi nel bagno personale del sindaco, stavamo svolgendo il nostro dovere coniugale.
Le mie mani sulle sue protuberanze e le lingue attorcigliate l’una all’altra ci lasciavamo andare semi vestiti al nostro amplesso. Appoggiata al muro Isabella si reggeva in parte su esso e in parte avvinghiandomi tra le sue gambe, stringendomi con i piedi all’altezza dei reni.
Come ho già detto tempo indietro, o Isabella era esageratamente presa dalla smania di fare sesso con me, o fingeva molto bene, il suo ansimare misto a gridolini mi faceva esprimere al meglio di quel momento. Il mio stantuffare aveva un ritmo cadenzato che poteva sfidare un metronomo. Un mio ultimo grido come valvola di sfogo venne a segnalare il fiotto bianco che dava il time-out.

Uscimmo dal bagno di nascosto cercando di non dare nell’occhio.

Alla villa, mentre mangiavo al fianco di Isabella, la voglia mi era già ritornata. Un gruppo musicale specializzato in feste si esibiva in un angolo dove in un improvvisato palco si arrangiavano egregiamente nelle cover che suonavano in stile jazz.
La cantante, Miriam, era una ragazzina che non arrivava ai vent’anni, ma con una voce calda e sensuale, che sicuramente, se l’industria musicale fosse andata per il verso giusto, avrebbe trovato in breve tempo la celebrità. Vestiva con un attillatissimo abito nero corto, che indossava senza volgarità.
La immaginai in un rapporto a tre con me e Isabella. Miriam, bassa, di una bellezza anoressica, di fianco alle forme perfette di Isabella, nessuna delle due avrebbe sfigurato con l’altra’ peccato fossimo ormai sposati e che forse, il tempo per certe pazzie era finito.
Peccato l’esibizione durasse poco, e che il gruppo dovette cedere il passo al karaoke.
Non so se più eccitato dall’abito di Isabella o dalle esibizioni canore di Miriam, ma piazzai una mano tra le gambe di Isabella e iniziai ad annaspare in mezzo all’intimo. Lei mi cinse con un braccio e mi baciò, poi si appoggio al mio petto. In quello stesso momento, notai che la cameriera, una biondina non male ma che se confrontata a Isabella appariva poco più di niente, mi passò di fronte, e mentre raccoglieva alcuni piatti, anziché guardare il tavolo, guardò in direzione mia e di Isabella e si passò più volte la lingua sulle labbra. Isabella sembrava non essersene accorta’ forse era meglio così, forse se la sarebbe presa con me o forse con la cameriera, e in tal caso per la biondina l’avrei vista un tantino grigia, visto che Isabella aveva già dimostrato che sapeva fare a botte, e se aveva steso Tania, grossa due volte lei, con questa biondina, minuta e dall’aria un po’ tonta Isabella non avrebbe avuto difficoltà.
Quando si dice che la vita offre casi strani, penso che ci si riferisca anche a me! A meno di un minuto dalla performance ‘linguistica’ della cameriera, un’amica di Isabella, una certa Maria Sara, che si esibiva nel karaoke, lanciò verso di noi uno sguardo simile a quello della cameriera e ne ripeté il gesto con la bocca.
Che cosa diavolo stava succedendo? Possibile che dopo mesi di castità mi trovassi al centro di un circolo sessuale?
Isabella si alzò.
‘Vado al bagno, torno subito’ disse.
Che si fosse accorta? Che stava succedendo?
Sentii un piccolo morso allo stomaco farsi più grande e bloccarmi. Restai seduto e guardai nel vuoto davanti a me.
Rialzai lo sguardo, ne la biondina, ne Maria Sara, ne Miriam si vedevano in giro. Le mie innocenti fantasie, con tutte e tre più Isabella, erano destinate a rimanere tali’ possibile però che Isabella impiegasse così tanto? E se invece non fosse rimasta al bagno ad aspettarmi? Visto come e dove l’avevo toccata poco prima, forse era andata al bagno apposta’ possibile che fossi stato così coglione da non capirlo?
In fretta guadagnai l’ingresso della villa, scesi le scale per arrivare ai servizi igienici, naturalmente cercai la porta con la figura stilizzata femminile appiccicata sopra, addirittura c’era scritto ‘Ladies’, dalla parte opposta c’era la porta dei bagni maschili, con la scritta ‘Gentlemen’. Mi scappò un sorriso.
Non trovai nessuno, o meglio nessuna.
Chiesi ad un cameriere se per caso aveva visto la sposa da qualche parte.
‘Si’ mi rispose ‘E’ salita al piano superiore’. Salii i gradini a due a due, saltellando. Un’arcata mi si apriva davanti, e un lungo corridoio elegantemente arredato con mobili d’altri tempi a seguire. Lo attraversai a passo svelto.
‘C’è qualcuno?’ chiesi timidamente e con voce bassa. Cominciavo a temere il peggio, da poco era trascorsa la disavventura con Tania’ e se qualcun altro avesse voluto fare del male a Isabella o a me?
Una porta dipinta di verde chiaro era semi aperta alla mia sinistra, entrai e vidi’
Isabella nuda come al momento della nascita, sdraiata su di un tappeto, sopra di lei, Maria Sara, Miriam e la bionda cameriera abbigliate allo stesso modo. Il loro atteggiamento non era equivoco, ma ben esplicito. Muto mi avvicinai mentre sentivo che i pantaloni attorno all’inguine diventavano stretti, me li slacciai.
Isabella mi squadrò, rise sguaiatamente, lo stesso fecero le altre. Sorrisi per un attimo ma aggrottai subito le sopracciglia.
‘Fai un regalo a me e anche a te” mi disse Isabella con tono compassionevole ‘Porta te e quel tuo affare fuori da qui e lasciaci divertire’ ciao!’
Come impietrito mi bloccai, sentii di nuovo quella spiacevole sensazione allo stomaco e mentre muto, guadagnavo la porta a testa bassa, sentii una fragorosa risata da parte di tutte e quattro che accompagnava il mio congedo.
Uscii dalla villa, fuori la festa continuava. Senza dare nell’occhio mi allontanai dalle mura e iniziai a passeggiare nel giardino ragionando ad alta voce.
‘Dunque, mi sposo’ mentre sono al tavolo durante il banchetto ho fantasie su tre altre donne che sembrano averne su di me’ la ‘novella sposa’ si alza per andare in bagno, di colpo spariscono anche le altre tre’ cerco la sposa nel bagno e non c’è’ la trovo due piani sopra, sdraiata nuda su di un tappeto in al centro di un’orgia lesbica con le tre donne che sembravano avere attrazione verso il sottoscritto’ ecco perché guardavano verso di me’ perché ero avvinghiato a Isabella’ era lei che volevano”
Maria Sara era da sempre attratta da Isabella, la bionda cameriera doveva essere un’altra sua amichetta, e la stessa cantante di jazz era stata contattata dalla stessa Isabella’ era lei quella che volevano e mi avevano escluso’ pensai alla figura che avevo fatto, ci pensai bene, un sorrisino e un risolino isterico si impossessarono di me, poi scoppiai a ridere’ e risi, risi’ mi appoggiai ad una panchina e continuai’ se qualcuno mi avesse visto mi avrebbe scambiato per matto’ ma io ridevo’ e continuavo’
Il viaggio di nozze, Isabella ed io lo facemmo in nave. Una nave da crociera…
Non sapevo al momento di salpare che Isabella si era portata dietro i rinforzi…
Vi ricorderete che il giorno delle nozze l’avevo trovata in un’orgia con altre donne… e ricorderete anche che una di loro era la bionda cameriera del pranzo… beh, lei… che poi imparai il suo nome: Renza, venne con noi in crociera… e se quando la vidi alle prese con Isabella, sul momento ci restai un po’ di merda, ma poi… ne trassi beneficio.

Eravamo appena alla seconda giornata, quando nel primo pomeriggio, mentre il pontile superiore era deserto o meglio disertato da tutti per il caldo, che vidi mia moglie con Renza. Sdraiate su di un telo da bagno, una di fianco all’altra, potevo vederle nei loro corpi perfetti esposti al sole, umidi un po’ per il sudore e un poco per la bevanda che a vicenda si rovesciavano l’una sull’altra, leccandosi e baciandosi, strusciandosi dove e come potevano… lo spettacolo era assolutamente tra i più eccitanti che avessi mai visto.
Il desiderio di fiondarmi in mezzo era forte, ma sapendo come Isabella aveva reagito il giorno delle nozze, preferii evitare… ma l’occhio era continuamente catturato dallo spettacolo che mi trovavo di fronte… così mi appartai e approfittando che non c’era nessuno, mi masturbai… non c’era nessuno, si fa per dire, dato che due marinai, poco dopo, videro la scena e imitarono il sottoscritto. I giochetti delle due donne erano irresistibili… non ricordo quanto durò lo spettacolo, so che a un certo punto, uno dei marinai venne e se ne andò via, poi lo stesso fece l’altro, io non mi accontentai, venni per ben tre volte prima di decidermi a ritirarmi in cabina… spossato sia dallo sforzo sia dal caldo.

Isabella mi raggiunse più tardi, trovandomi sul letto, sfiancato. Non sapevo della scommessa che lei e Renza stavano facendo, e perciò ignorai il motivo per cui Isabella mi fece spostare e uscire per controllare non ricordo nemmeno più che cosa… ricordo solo che mi allontanai dalla stanza e vi ritornai pochi minuti dopo, trovando sul letto, Isabella completamente nuda con in mano una bottiglietta di crema dopo sole.
-Mi fai un massaggio tesoro? Così intanto mi spalmi un po’ di crema….
Il desiderio di toccare di nuovo il magnifico corpo di Isabella, mi fece fiondare sul letto, e le praticai un massaggio su tutto il corpo.
-Avrai visto che prendo il sole tutta nuda, no?
-Ho visto eccome!
-Quante seghe ti sei fatto mentre mi guardavi con Renza?
-Tre… e lo stesso hanno fatto due marinai…
-Visti, però loro se ne sono fatta una a testa… tu evidentemente ti stanchi dopo… a proposito di stancarsi prima o dopo…- dicendo questo, Isabella si sollevò con la schiene e venne a toccarmi all’altezza del pacco.
-Uuuuhhh!- esclamò toccandomi ‘ ma ce l’hai duro come il ferro! Siamo in forma, eh? Ben attrezzati!
-Vorrei vedere un altro al posto mio! Sto toccando il corpo nudo di una delle donne più belle che abbia mai visto… mi sembra il minimo averlo duro!
-Certo! Ci mancherebbe… solo… non pensavo che con il caldo e dopo tre segoni come quelli che ti sei sparato prima, potessi averlo ancora duro… e comunque… a me piace così!
Nel dire le ultime parole si era alzata, me lo aveva preso e aveva iniziato a vibrare sul glande alcuni colpi di lingua ben assestati, poi era partita con un lavoro di bocca di quelli che avrebbero resuscitato un morto.

Non potevo minimamente sapere che in quel momento, Renza era presente… approfittando del momento in cui ero uscito dalla cabina, Renza era entrata, e con la complicità di Isabella, si era intrufolata nell’armadio a muro con le ante alla veneziana, così da poter vedere Isabella e il sottoscritto al lavoro, senza essere vista.
Il motivo?
Semplice da dirsi… complicato da spiegarsi… a quanto pare, Renza, non accontentandosi di godere dello splendido corpo di Isabella, voleva farle concorrenza! Non sapevo nel momento in cui Isabella passava labbra e bocca con maestria infinita sul mio membro, che le due donne avevano avuto un piccola discussione che aveva portato alla scommessa. Accorte entrambe di aver attirato l’attenzione di tre individui e di aver totalizzato in solo pomeriggio tre seghe in loro onore, era nata tra di loro, dai loro dialoghi, una piccola diatriba su chi di loro due fosse quella ambita dai tre uomini. Non avendo la possibilità di sperimentare i due marinai, l’attenzione era caduta su di me, e Renza aveva scommesso che se ero davvero innamorato di Isabella e del suo splendido corpo, anche dopo tre seghe sarei stai in grado di reggere un rapporto sessuale con lei… in caso contrario, cioè se non ce l’avessi fatta, Renza avrebbe vinto una parte della scommessa, vale a dire, io non mi ero masturbato per la sola Isabella, ma ero anche attratto dal corpo di Renza (che con quello di Isabella poteva tranquillamente competere).

Teoricamente, Renza dopo aver visto la splendida scopata che Isabella ed io ci facemmo (Isabella, sicuramente non voleva sfigurare davanti alla sua amica e ora anche rivale, e quindi diede gran parte del suo meglio), avrebbe anche potuto tirare in remi in barca, invece…

Come seppi in seguito, Renza non accettò di aver perso in parte la scommessa… secondo il suo codice d’onore, una scommessa si vinceva o si perdeva interamente, perciò rinnovò la sfida: Isabella aveva dimostrato di saper fare il suo dovere quando era a letto con me, così come io avevo dimostrato che stravedevo per quel suo meraviglioso corpo… ma davanti a un’altra donna, come avrei reagito?

Fu questa e nessun’altra la ragione che spinse Isabella a far venire Renza al suo posto al centro benessere dove avevamo prenotato per essere noi due soli il mattino dopo(Isabella ed io intendo… ) all’ultimo moneto, Isabella simulò un malessere (ovviamente finto) e fece venire Renza al suo posto. A quel punto, anche il più ingenuo avrebbe avuto un minimo sospetto di qualcosa… io naturalmente no!

Una mezzora più tardi, Renza ed io ce ne stavamo comodi su due sedie sdraio, uno di fronte all’altra, a riposarci dopo una sauna. Renza si era completamente spogliata, e il suo corpo nudo, si stagliava davanti a me, con le cosce spalancate sullo sdraio.
-Mi faresti un piacere?- mi disse
-Se posso anche due- risposi
-Ti spoglieresti anche tu? Mi sento stronza a stare nuda davanti a te in t-shirt e boxer!
-Preferirei restare così…
-Per piacere… io non riesco a divertirmi se non si divertono anche gli altri che sono con me!
-E chi ti dice che io mi diverta a spogliarmi?
-Ti prego…
Lo disse con un tono talmente supplichevole, che non potei fare altro che togliermi sia boxer che t-shirt… ma se fino a quel momento, accavallando le gambe e posizionando la maglietta fuori dai boxer tenendola un po’ larga ero riuscito a coprire la mia erezione, una volta nudo, non ne fui più in grado… l’imbarazzo fece il resto… non so quanti di voi abbiamo questo problema, ma io quando mi imbarazzo per un’erezione, non la riesco più a calmare! E in quell’istante, più pensavo che dovevo farmela passare, più mi veniva duro.
-Ma ce l’hai sempre così?- mi chiese Renza che continuava a osservare compiaciuta le mie virtù
-No… è solo che…
-Allora non è soltanto Isabella quella che te lo fa venire duro- sentenziò con Malizia
-Beh… la sola no, ma è quella che lo sa fare meglio!
-Sicuro? Proviamo- disse alzandosi in piedi di scatto e venendo verso di me
-No, Renza che fai?- dissi cercando di guadagnare una via di fuga, ma era troppo tardi, Renza appena mi trovò in piedi davanti a lei, allungò appena una mano e me lo prese con delicatezza mista a decisione
-Preso!- mi disse mentre mi infilava la lingua in bocca
In un primo momento scostai la bocca
-Aspetta… che direbbe Isabella?
-Non lo saprà!- mi disse infilandomi definitivamente la lingua in bocca e a quel punto non fui più in grado di distogliermi.

Isabella in realtà sapeva eccome! Aveva macchinato tutto quanto per compiacere alla sfida di Renza! Isabella, in una qualche maniera era riuscita a d entrare nel punto benessere e nascosta dietro qualche paravento si stava guardando la scena. In seguito mi disse pure che i suoi pensieri verso di noi erano stati terribili: ‘Che stronzi!’; ‘Bastardi!’; ‘Figli di puttana!’; ma non disse nulla, evitando di farsi scoprire… e credo che in quel momento sarei morto di vergogna se Isabella mi avesse visto con un’altra in circostanze di quel tipo… in realtà, più risentita che mia, Isabella aveva saputo giocare il resto della partita con notevole astuzia… ma non anticipiamo!

Renza giocò con il mio corpo con un’abilità che poteva tranquillamente dare del tu a quella di Isabella… alte uguali, diverse nel viso e nei capelli: Isabella aveva i capelli corti a spazzola e mori, Renza biondicci e a caschetto, inoltre Isabella aveva un viso più magro e con un naso un po’ pronunciato che le dava però un fascino in più, e lo sguardo intrigante, Renza aveva labbra carnose e un viso più aggraziato, ma anche se apparentemente più fine, aveva uno sguardo un po’ svanito. I corpi di entrambe erano perfetti, atletici, formosi, con seni grossi e sodi, natiche scolpite come le gambe stesse, a quel punto, la sfida si spostava sul piano sessuale… e lì era un’altra gara dura!

Anche Renza se la cavava benissimo, in quel momento avrei potuto arrampicarmi sui muri senza usare le mani dal godimento provato… ricordo che le venni sui seni con uno spruzzo stile champagne a Capodanno.

Isabella, dicevo poche righe fa, anche se si era fatta un autorete, era donna donna di carattere e reagì da signora, ma con una vendetta sottile in principio, ma clamorosa alla fine.

La sera, al ristorante della nave, Isabella chiese un separé e un tavolo per tre, e quando la sala si fece meno luminosa e l’orchestra iniziò a suonare, Isabella invitò il sottoscritto e Renza a ballare in tre. Nel separé, eravamo seduti in pochi e per lo più persone di una certa età, ma nessuno restò insensibile alle due donne che ballavano insieme a me. Isabella vestita con un completo bianco (una giacchetta e pantaloni lunghi leggeri) e Renza con una vestito cortissimo e nero con minigonna scoprimutanda. Le due donne ballavano una di fronte all’altra come a duellare su chi delle due fosse la migliore. Isabella, a un certo punto si avvicinò a la tavolo, la vidi armeggiare tra gli oggetti sul tavolo, e la vidi lasciare sul tavolo qualcosa… la sua cintura! Tornò verso di noi e si slacciò i pantaloni, lasciandoli cadere ancheggiando in una danza sensualissima, qualcuno dei presenti mostrò disagio nel vedere una donna che ballava in mutande. Accortasi di questo, Isabella tornò al tavolo, e alzò il suo bicchiere verso di noi per un brindisi, facendoci cenno di andare verso di lei. Così facemmo e tutti e tre brindammo, poi Isabella,raccolse cintura e pantaloni e si avviò verso la cabina prendendomi per mano. Renza mi prese per un braccio e ci seguì. Pochi minuti dopo, ce ne stavamo tutti e tre, spogliati, sul letto della stanza, infoiati in un rapporto a tre.
Isabella si gettò sul mio membro e iniziò a lavorare di bocca con tutta la sua maestria, Renza, dopo avermi baciato più volte in bocca, si affiancò a Isabella e azzardò una contesa dell’oggetto. Per pochi minuti, vidi quei due bellissimi visi di donna, alternare le bocche sul mio uccello, poi Isabella prese l’iniziativa, spinse l’avversaria di lato e si inarcò su di me in un accenno di cavalcata, e mentre Renza cercava uno spunto, un rumore fastidioso risuonò alle nostre orecchie. Lessi l’imbarazzo sul viso di Renza, poi nuovamente quel rumore e di colpo un leggero fetore si fece strada nella stanza.
-Ma fai proprio schifo!- esclamò Isabella voltandosi verso Renza- potresti almeno andare in bagno, sozzona! Va bene che ti chiami Renza, ma non è una buona ragione per mollare delle ‘renze2 in pubblico!
Un altro rumore di peto avanzò, questa volta più forte, e Renza dopo aver gesticolato come in segno di scusa, corse ad aprire una ventola per cambiare l’aria, poi guadagnò la porta del bagno con l’ennesimo peto attaccato al deretano.
-Scoreggiona!!!- le gridò divertita Isabella- e ora che non abbiamo più quella sozzona rompipalle tra i piedi, possiamo divertirci seriamente.
La scopata fu un qualcosa di memorabile, Isabella che era comunque una macchina da sesso con i fiocchi e i contro fiocchi, mai aveva brillato come in quella serata nella quale mi fece sentire onorato di esserne il marito.
Renza uscì dal bagno dopo una buona mezzora, con l’aria stravolta, si rivestì in fretta e se ne andò con Isabella che la canzonava:
-Questa è quella che si chiama una figura di merda!- le gridò mentre se ne andava.

Durante la notte, Isabella mi raccontò della loro scommessa e mi svelò qual era stata la sua arma segreta: un lassativo nel bicchiere di Renza al momento del brindisi, lo aveva versato con la complicità della penombra e del caos che regnava in quel momento, quando era andata a togliersi la cintura al tavolo.
Isabella… sempre piena di sorprese!

Renza si fece da parte da quella volta, e per il resto del viaggio la vidi solo altre due volte, consapevole di aver perso la sua scommessa.
Dopo quel viaggio, l’ho vista una volta sola, di sfuggita, all’ufficio postale e mi ha salutato a fatica…

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