Skip to main content
Trio

L’Altra Valeria

By 23 Agosto 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

SPERO CHE QUESTA MIA RIVISITAZIONE DELLE LORO STORIE SIA DI VOSTRO GRADIMENTO
DEDICO IL TUTTO A VALERIA CON UN BACIO

LE AVVENTURE DI VALERIA E GIOVANNI ERANO PER ME LE PIU’ BELLE ED ECCITANTI DEL SITO

La settimana riprese e con essa gli impegni legati al corso di specializzazione che durante la giornata la occupavano molto sia come orari che mentalmente.Le capitava alla sera di ripensare all’incontro avuto da sola con i due nuovi guardoni, a quanto accaduto nel camerino e a Giovanni, all’eccitazione da lui provata mentre lei raccontava e di sentire come un ‘rimescolamento’ tra le gambe lo stesso che provava amplificato quando apriva la busta e toccava i biglietti da 50 euro che le avevano lasciato’ si sentiva ‘puttana’ ma la cosa le piaceva e non poco. Pensava a tutte le modifiche fatte da Peppe al negozio per creare quella situazione, fisicamente non era il suo tipo ma era ‘porco’ quel tanto che a una donna piace, la faceva sentire importante e la stuzzicava nell’inventare situazioni uniche, era l’opposto, ma complementare ai due guardoni: l’uno accontentava la parte cerebrale della sua sessualità gli altri quella ‘animale’ repressa da tanti motivi ma non doma che con la signorina Martina aveva trovato nuova linfa.

Tornava anche al discorso che le aveva fatto la Cleo mentre erano in palestra e sempre più si convinceva che alla sua amica non sarebbe affatto spiaciuto essere presa e sbattuta senza tante cerimonie da quel gruppo di ragazzini che le sbavavano dietro e fantasticava su come creare l’occasione per farlo.
L’amica si era appena lasciata con Luca e messa con Andrea, ma era inutile che cercasse giustificazioni incolpando dell’accaduto i genitori o la routine, questa era la versione ufficiale ma lei come amica e confidente sapeva sia che il nuovo fidanzato era un paravento, sia dell’amicizia con Peppe, dei viaggi di lavoro con questo, degli sms e di alcune foto che la madre di lei aveva trovato sul cellulare quando se l’era dimenticato a casa. I suoi avevano scoperto la tresca e da genitori vecchio stampo avevano cercato di dare a Luca un’ulteriore chance mettendo a loro disposizione la mansarda ma la cosa non poteva e non aveva funzionato.
Le sarebbe proprio piaciuto vederla alle prese con i ragazzi della palestra e il suo sesto senso le diceva che ne sarebbe valsa la pena.
Arrivammo al giovedì sera e l’aspettava, grazie al venerdì festivo un fine settimana lungo di completo e meritato relax, peccato trascorrerlo da sola, ma Giovanni era ancora impegnato in una trasferta di lavoro. Le spiaceva non averlo vicino per tutto il ponte; con la scusa di farsi perdonare definitivamente avrebbe fatto con lui un giro al cascinale, aveva anche pensato ai particolari della serata ma non era possibile’
Cercò di trovare il lato positivo
Poteva finalmente dedicarsi a tutte quelle piccole cose che le davano piacere e che lui presente non riusciva mai a fare come giocare a tennis, palestra, discoteca con le amiche, ma anche stare a casa tranquilla sul divano a poltrire, al suo ritorno l’avrebbe trovata rilassata e meglio disposta e vogliosa di combinare una serata.
Questo pensava mentre era sdraiata sul letto e ascoltava musica ma qualcosa non andava ed era Giovanni, o meglio: il suo comportamento le dava da pensare, si era arrabbiato per la sua uscita da sola, ma si era anche molto eccitato e cosa le aveva imposto come castigo?…Di ripetere le stesse cose con lui presente come per sottolineare e farle capire che lei è una sua proprietà una ‘res propria’ e non poteva permettersi di prendere iniziative unilaterali.
Questo la mandava su tutte le furie, veniva toccata nel suo orgoglio non voleva che questo passasse in cavalleria.
La prima serata di libera uscita l’aveva organizzata con la Cleo e la Caterina all ‘Arc en ciel’ un locale molto ‘inn’ sito sulla terrazza di un grande albergo: si erano fatte un giro a testa di aperitivi e praticamente cenato con gli stuzzichini, la Cleo le aveva accennato,quando per un attimo erano rimaste sole,
che c’era la possibilità di guadagnare qualche capo di abbigliamento, rigorosamente firmato, manovrandosi Peppe e che avrebbe voluto, ma solo da lei, un aiuto senza far sapere nulla a Caterina che, guardacaso, andò via prima del previsto consentendo loro di parlare liberamente.
Si sedettero ad un tavolino e Cleo le spiegò che
Peppe aveva acquisito la distribuzione di una nuova linea di intimo un po’ particolare, modelli che non tutti potevano vendere, motivo per cui, aveva selezionato alcuni negozi dedicati. La curiosità cominciava a farla da padrona e il pensiero di portarsi a casa qualche capo ‘giusto’ la interessava
‘E cosa ci sarebbe da fare?’
‘Indossare i capi per vedere come vestono, e farsi fare delle foto per il cataloghi da distribuire ai rivenditori e forse ma non ne sono sicura sfilare per essi’
‘Ma come sono questi vestiti’
Tirò fuori dalla borsetta un raccoglitore di plastica facendo cenno a Valeria di trasferirsi ad un tavolo più appartato per sfogliarlo assieme con tranquillità. Già questo comportamento destò in lei un qualche sospetto che trovò conferma appena vide la prima pagina: erano capi molto sexy indicati per occasioni particolari, li guardava attentamente uno ad uno senza fare commento, arrivata alla fine lo richiuse, ritornò con il pensiero alla busta, alle sensazioni che le procurava quel denaro, e ai pensieri fatti prima: fissò negli occhi l’amica e con la sicurezza che la contraddistingueva in certi frangenti esordì:
‘Ed io cosa ci guadagno? Pensi forse che mi vesta da troia e che magari mi faccia fotografare o che mi metta a sfilare con la scusa del catalogo per eccitare il tuo amico e magari non solo lui”
Le ultime parole avevano un tono particolare non erano una domanda ma una risposta
‘Parliamoci chiaro, se decidessi di stare al gioco non pensare che mi accontenti di un paio di vestiti..’
Riuscì a fatica a nascondere il suo coinvolgimento: i capi le interessavano, e come, soprattutto quelli che lasciavano scoperto il seno che sapeva essere il suo pezzo forte: in particolare uno stringivita con il reggicalze, un bustino con attaccata una gonna corta e svasata per non parlare di quelle tre strisce di pizzo che formavano un triangolo aperto da indossare come reggiseno o di quel miniabito con l’inserto di tessuto trasparente che copriva solo un seno e mezzo sedere lasciando quasi nuda l’altra metà; pensava al successo che avrebbe avuto la signorina Martina con i suoi nuovi amici se avessero visto una foto così vestita, e le seghe che si sarebbero fatti guardandola e Giovanni ? Certamente anche lui non sarebbe rimasto indifferente.
Gli aperitivi avevano scollegato la lingua dal cervello e parlava senza freni.
‘Le mie condizioni sono di cinquanta euro a foto più i vestiti che devo indossare, occhiali o volto girato in modo da non essere riconosciuta; se invece dovessi sfilare devo pensarci e dipende dal numero di persone ‘
Appoggiò l’album sul tavolino e si alzò e scese il carico da novanta.
‘Fammi avere un capo, uno a caso, e sapere più o meno la data, così mi organizzo e mi sistemo per bene’ Indicando con la mano le gambe le ascelle e soffermandosi sulle zone intime
‘Per queste foto dovresti sistemarla alla brasiliana’
intervenne la Cleo ‘ lasciare solo un piccolo triangolo di peli in alto e niente sotto..ti pare?’
Si guardò in giro per vedere se vi erano occhi indiscreti, si alzò dal divanetto, sfilò rapidamente il pantacollant e sollevando la gonna ..
‘Così’guarda..’
‘Ma da quando l’hai così? ‘
‘Da ieri e sapessi chi l’ha depilata..Senti come è morbida’ prese la mano dell’amica e l’appoggiò in mezzo alle gambe muovendola dolcemente
”Sembra seta, e poi tenendola così è molto più sensibile al contatto perché non è isolata dai peli ‘
‘E le mutande? ”
‘Quando esco con Peppe, come questa sera, vuole che mi vesta in una certa maniera, lui si arrapa a me piace e ci guadagno pure, accompagnami in bagno che finisco di prepararmi e vedrai:’ non sarà un camerino tutto specchi ‘.’ Pronunciò queste ultime parole con un sorrisetto ironico ma molto eloquente.

Appoggiò la borsa modello postino, rigorosamente firmata, sul piano dei lavandini, davanti allo specchio e ne estrasse un paio di autoreggenti a rete grande che indossò al posto del pantacollant assieme ad reggiseno con una mezza coppa che lasciava il capezzolo scoperto e ad una camicia di tulle con una lavorazione sul davanti che faceva un effetto vedo non vedo. Completò l’insieme con un rossetto ‘Rouge Allure’
‘Sembri una puttana di lusso’fu il commento di Valeria
‘E chi ti dice che per lui non lo sia; e tu non fare tanto la santarellina ricordati il detto della pagliuzza e della trave’
Si guardò allo specchio, un ritocco al trucco, un’occhiata all’orologio e nello stesso istante lo squillare del cellulare
‘Possiamo andare’
‘E dove?’
‘Non so tu ma Peppe mi aspetta nel garage per andare in un localino giusto sul lago’
‘E che posto sarà mai se ci vai così conciata?’
‘Se fai la brava qualche volta ti portiamo, sicuramente ti divertirai ma adesso accompagnami, prendiamo l’ascensore e scendiamo ‘a meno che’.e se gli dicessimo di salire per un altro giro di aperitivo ?’
‘Dai un’ottima idea’
‘A proposito tu non dire nulla del catalogo di intimo, ci penso io a lavorarmelo quando siamo soli anche se una mano per spianare la strada rendendolo più disponibile potresti darmela’.’
‘E cosa dovrei fare?’
‘Sai quanto gli piacciano certe situazioni e certi abbigliamenti”
Valeria aveva una attrazione particolare, come molte donne,per le scarpe e quella sera aveva un paio di decoltè di vernice
rossa che riprendevano lo stesso colore del miniabito che aveva accompagnato con dei pantacollant leggeri ed adatti alla stagione e a smorzare la cortezza del vestito fatto da un gonnellino altezza chiappa da cui partiva una U rovesciata di tessuto che si allargava e si increspava sui seni annodandosi dietro al collo, a completare il quadro un reggiseno a fascia nero.
‘Se ti togliessi i pantacollant faresti il gioco suo , è come se indossassi un miniabito , in borsa ho ancora un paio di autoreggenti di scorta che assieme alle scarpe lo faranno andare fuori di testa. Tu preparati, lo chiamo e gli dico di salire, ti aspettiamo al tavolo ‘mi raccomando ..’

Non le lasciò neppure il tempo di replicare che se ne era già andata lasciandola sola a decidere sul da farsi: stare al gioco o abbandonarlo?
La situazione si era fatta intrigante e cominciava a provare un qualcosa di eccitante al pensiero di mostrarsi a Peppe con presente la Cleo, studiava come provocarlo e quale poteva essere la sua reazione, era venuta per tendere una trappola alla amica e invece era accaduto il contrario.
Chiuse la porta del bagno e si sfilò il pantacolant rimanendo con un abito che le copriva appena il sedere, indossò le calze e tirandole al massimo arrivò a stento all’altezza del vestito, ma bastò qualche movimento a farle scendere lasciando in bella mostra tutto l’elastico e una decina di centimetri di gamba scoperta, si specchiò con un sorriso di soddisfazione e mentre si sistemava il reggiseno si mise a pensare ad alta voce
‘E perché no?..Proviamo’
Portò le mani dietro la schiena aprì il gancio e lo tolse, l’effetto vedo non vedo c’era ma non così evidente come avrebbe voluto’peccato.. prese i capezzoli tra le dita e li massaggiò fino a renderli turgidi, ecco ora anche un orbo avrebbe capito che era senza reggiseno.
Mentre si piegava per indossarle si vide riflessa nello specchio e notò che le strisce di tessuto in quella posizione lasciavano il seno completamente scoperto e in bella vista, un sorriso di soddisfazione comparve sul suo volto era pronta ad entrare nell’arena e sapeva come muoversi.
Attraversando la sala passò affianco ad un gruppo di quattro ragazzi, il più vecchio dei quali avrà avuto si e no 19 anni, le parve di riconoscere tra di loro un paio dei ‘segaioli’ del tennis, infatti era proprio lui, il più assiduo dei loro ammiratori che rivolgendosi come se fosse un vecchio compagno di scuola’
‘Ciao che piacere vederti, vieni ti presento i miei amici ..posso offrirti qualcosa?’
Per la seconda volta in pochi minuti veniva presa alla sprovvista
Bicchiere in una mano sigaretta nell’altra atteggiamento e modi da uomo di mondo e 18 anni forse ancora da venire o venuti da poco. Voleva farsi bello davanti agli altri, l’aveva capito, e decise di dargli una mano, nessuno parlava ma gli occhi di tutti erano puntati su di lei, la stavano spogliando con lo sguardo. Le veniva in mente quello che aveva detto la sua amica al riguardo e dovette ammettere che non aveva tutti i torti ..un bel pezzo di carne ..da assaporare e gustare anche solo con gli occhi, ma la cosa non le dava fastidio.
Con la decisione che la contraddistingueva prese in mano la situazione
‘Scusate ragazzi mi presento da sola ..Martina..piacere e buon proseguimento vi lascio, ho gli amici che mi aspettano per andare in disco ciao di nuovo’
a turno si alzarono per stringerle la mano e si presentarono, Andrea così si chiamava il ragazzo che l’aveva chiamata insistette nuovamente per offrirle da bere e per farla sedere con loro ma lei non poteva cedere al primo assalto
‘Sarà per un’altra volta, promesso’
‘Un attimo dai, solo un assaggio, il tempo di fare un brindisi alla tua bellezza’ disse Andrea porgendole un bicchiere di cartizze
‘E va bene ma solo un attimo e niente di più’
Uno dei giovani si alzò per lasciarle il posto, lei si sedette ma complice la poltroncina ‘vissuta’ sprofondò completamente nel cuscino così da trovarsi con le ginocchia in alto e le cosce inclinate verso il basso: il vestito di per se corto risalì, mettendo in mostra le gambe nella loro completezza, elastico delle autoreggenti compreso e non solo’tutti gli occhi erano puntati proprio li in attesa di qualche suo movimento che potesse svelare il dubbio ce le ha o no?
La situazione che si era venuta a creare in quei pochi attimi era piacevolmente eccitante, dispiaceva interromperla ma doveva proprio andare e decise di farlo non senza aver lasciato un bel ricordo.
‘Grazie per l’aperitivo ma devo proprio lasciarvi, avremo altre occasioni per approfondire la conoscenza magari al circolo così vi presento la mia amica e magari vi sfidiamo a tennis’
Diceva queste parole mentre si alzava dalla poltroncina lasciando tutti stupiti per il modo in cui compì il movimento: appoggiò il bicchiere sul tavolino piegandosi in avanti con il busto così da mostrare attraverso la scollatura beante due seni marmorei con due capezzoli scuri e ritti, lasciò loro il giusto tempo per godersi lo spettacolo e si risollevò, si mise quindi all’impiedi lasciando per alcuni attimi che l’abito risalisse sotto gli sguardi esterrefatti, sistemò con calma anche questo e rivolgendo loro un sorriso si accomiatò.
Avevano potuto appurare che non indossava le mutandine..e di che colore fosse la folta peluria

La Cleo e Peppe avevano preso posto nel privè sul soppalco, zona riservata, tranquilla e fuori dalla portata di occhi indiscreti, per raggiungerlo vi era una scala metallica che con il rumore dei passi avvertiva dell’arrivo di qualcuno così da avere il massimo della privacy.
Peppe era li ad attenderla su di uno sgabello appoggiato ad una specie di muretto largo che serviva da appoggio per le consumazioni e per i gomiti degli avventori; quando la vide arrivare sollevò dalla frappeuse la bottiglia e senza dire nulla ne riempi un calice che porse a Valeria con un sorriso di soddisfazione.
‘Balciana di Sartarelli il meglio per il meglio’
Ne versò per sé e assieme brindarono
Questa gentilezza nei suoi confronti la rese felice e si sentì ancora più importante
‘E la Cleo ?’
‘Non preoccuparti tra poco arriva è andata giù in garage a prendere una cosina per te che ho lasciato in macchina, ma fatti guardare sei stupenda..’
Scese dallo sgabello e si avvicinò a lei che era rimasta all’impiedi con la schiena rivolta al muretto e una gamba piegata all’indietro e appoggiata a questo in modo da mostrare le sue virtù
Aveva una posizione ma soprattutto un atteggiamento carico di sensualità a cui non si poteva resistere, lo sapeva e rincarò la dose guardandolo fisso negli occhi e sollevando il miniabito con la mano, il tutto nel silenzio più assoluto.
Peppe era li a pochi centimetri da lei immobile ma attento a cogliere con lo sguardo ogni suo movimento.
‘Fammi vedere le mutandine e scostale, voglio vederla’
Il tono della voce era perentorio e Valeria che non aspettava altro le rispose con lo stesso tono
‘Non posso’
‘E perché ? ‘
‘Perché sono senza ‘ disse sollevandosi il vestito e sfiorandola con la mano
‘Sei una troia continua a toccarti e tira fuori le tette ‘
Abbassò il capo e sfilò facendola passare sopra la testa la U del vestito, l’abitino scese lasciando liberi due seni sodi con un’areola scura e un capezzolo che diventava sempre più turgido.
Mentre con una mano lo teneva sollevato con l’altra scorreva lungo la fessura, risaliva con le dita fino ad accarezzare il clitoride per poi ridiscendere; gli occhi erano chiusi l’aspetto del viso estasiato..stava provando piacere.
La mano di Peppe si appoggiò alla sua guidandola nei movimenti e spingendo sempre più in profondità le dita, era fradicia di umori e si stava masturbano con la cadenza da lui imposta. Ma fu quando si sentì stringere un seno con l’altra mano e il capezzolo tra i denti che l’orgasmo le partì dalla testa percorrendo tutto il corpo con un tremito violento. Giusto il tempo di riprendere fiato per un attimo che arrivò il rumore di passi dalla scala.
‘Non pensare che sia finito tutto qui ‘ Le sussurrò Peppe mentre la Cleo stava arrivando.

Aveva in mano un sacchetto che diede a Valeria
‘Da parte mia e di Peppe, è uno dei capi che potremmo indossare per il catalogo, gli ho già accennato della tua disponibilità e non solo’.. è tuo tieni’.’
Il pacchetto era li su quella specie di banco bar, e lei lo fissava come per intuirne il contenuto, la voglia di aprirlo era tanta e l’amica lo sapeva, e mentre Peppe era attento a non lasciarla senza vino, e chi poteva tirarsi indietro ad un Balciana, la Cleo la punzecchiava. ‘Vale ho una idea, disse sbirciando nel sacchetto , ‘perché non lo indossi e ci fai vedere come ti sta ?’
Mentre diceva queste parole indicò con lo sguardo Peppe facendo l’occhiolino all’amica che capì subito, cosa intendeva.
La voglia innata di esibirsi, l’atmosfera che si era venuta a creare e il vino avevano innescato la miccia.
Tolse il tutto dalle mani dell’amica e si diresse verso il bagno aveva deciso di soddisfare non solo la loro ma anche la propria curiosità e dare sfogo alla voglia di mostrarsi.
La Cleo la seguì.
Aveva nelle mani un reggicalze di raso bianco, un modello ‘vintage’tale e quale a quelli che si usavano negli anni 50 alto in vita come un bustino che scendeva fino ai glutei seguendone ed esaltandone la forma , l’amica le diede una mano ad indossarlo facendo attenzione a non saltare nessuno dei dentini che lo allacciavano sul retro; completavano il quadro un paio di calze color cipria con la balza nera e un perizoma allacciato sui fianchi in modo da essere sfilato senza togliere le calze

‘Fatti vedere’girati’aspetta vieni qui, ecco solleva un poco il vestito in modo che si possa intravedere il perizoma e il culo mentre cammini ‘ ‘
Era stregata dalla voglia di mostrarsi ubbidiva senza battere ciglio e come un automa seguì l’amica al tavolo dove Peppe le aspettava.
‘Cleo ascoltami, mi gira la testa e non so bene cosa stia facendo, forse ho bevuto troppo’..se faccio qualche stupidaggine fermami per tempo..’
Aveva bevuto, ma sapeva bene quello che faceva,’ una giustificazione doveva trovarla o meglio darsela.
‘Stai tranquilla, conosco il mio pollo e so che muore dalla voglia di vedere come stai ma mi raccomando tienilo sulla corda fatti desiderare, comincia ad andare devo fare una telefonata e arrivo ‘
Era li nuovamente sola con Peppe, lui immaginava cosa aveva sotto il miniabito e la stessa voglia che aveva lui di vedere e di toccare l’aveva lei di mostrare e di essere toccata.
Fu lui a fare la prima mossa
‘Già così con gli elastici del reggicalze che fanno bella mostra sei di una sensualità unica, ma non mi accontento solo di questo voglio vederti senza vestito, questa sera vorrei giocare con te”
‘Giocare a cosa….a nascondino o al dottore ?” fu la risposta maliziosa
L’eccitazione di Valeria cresceva ma si conosceva e sapeva che non poteva continuare a caricarsi di voglia e a reprimerla
‘Dai dimmi sii più esplicito, concludi il discorso o vuoi che aspettiamo la colazione di domani?’
‘Mi vergogno ho paura di offenderti ‘
‘Permetti che sia io a decidere se offendermi o meno dopo però che però hai manifestato le tue intenzioni.Ti pare? Basta con questa melina che palle’deciditi.’
‘Vorrei che tu non fossi la Valeria amica mia e della Cleo ma’.’
‘Ma cosa!?..Cosa dovrei essere parla dì qualcosa non riesco ancora a leggerti nel cervello ‘se mai ce ne fosse’
‘Vorrei che fossi una studentessa che per arrotondare”
Valeria cominciava a capire cosa volesse ma fingeva il contrario: voleva sentirselo dire chiaramente da lui
‘Ad esempio ti togli il vestito ed io ti sono riconoscente”
‘Peppe guardami negli occhi mentre parli, ho bevuto ma non sono ne scema ne ubriaca al punto da non capire che vuoi farmi fare la puttana’
‘Vedi lo sapevo che ti saresti arrabbiata il mio voleva essere un gioco divertente e anche eccitante’
‘Valeria non è tipo da questi giochi ma ti presento un’amica che fa al caso tuo’
‘Lascia stare, scusami ho sbagliato lo so che la tua amica starebbe al gioco ma io volevo te e non lei’
‘So anch’io che la Cleo soddisferebbe questi tuoi desideri: io non pensavo a lei, ma ad altri, aspetta un attimo che ti faccio vedere di chi si tratta, stai fermo che ti dico io quando girarti a guardare’
Si mise alle sue spalle, sciolse il nodo dietro al collo che sosteneva il vestito e lo fece scivolare a terra. Era si in una zona riservata, ma sempre in un locale pubblico con addosso solo calze, reggicalze e a seno scoperto felice di mostrarsi e di farsi pagare.
‘Ora voltati, quella che vedi non è la Valeria che conosci ma un’altra persona: la signorina Martina e se fossi stato solo poteva essere la tua desiderata compagna di giochi’.Peccato.. ‘
Ma si era dimenticata che Peppe era tipo da battuta pronta e sapeva come condurre il gioco.
‘Ti sbagli la mia amica Cleo se n’è andata,causa di forza maggiore, e la tua amica Valeria con lei, quindi, cara Martina, siamo soli ..’
Sentì come una scarica elettrica correrle lungo la schiena non si sarebbe mai aspettata quella risposta pensava di caricarlo maggiormente e di eccitarsi interpretando il ruolo della signorina Martina ma il suo voleva essere una fantasia eccitante, un piacere cerebrale che la vedeva catapultata nel ruolo di una che si dà per soldi, fantasia che ora si stava trasformando in realtà. Un conto è immaginare certe situazioni altra cosa il viverle nella realtà.
‘Direi che la merce è di buona qualità ma ti avviso: pago bene ma sono vizioso ed esigente’
Parlava e nel contempo saggiava con le mani la consistenza e la pienezza dei suoi seni, scese sui fianchi tirò il laccio colorato sui lati del perizoma e lo sfilò da sotto il reggicalze lo porto al naso per sentirne il profumo e lo mise in tasca
‘Tieni presente che se indossi le calze devono essere o così o autoreggenti non voglio vedere collant, mutande non se ne parla, ti voglio sempre pronta e subito e mi raccomando neppure voglio la mutanda di pelo come quella che hai ora, la prossima volta sistemala’
Era un altro, il fatto di pagare la prestazione l’aveva reso più sicuro e determinato nelle richieste, sapeva cosa voleva e non esitava a chiederlo.
‘Bene ora che mi hai mostrato la merce componiti: possiamo perfezionare l’acquisto. Se ti va bene quello che ti ho detto e quanto dò alla Cleo possiamo muoverci’
Lo seguiva ubbidiente come una scolaretta per tutto il tragitto lungo la sala e in ascensore nessuno dei due aprì bocca.
Arrivati al piano interrato del garage lui le aprì la porta invitandola ad uscire, i neon con il loro tipico rumore si accesero illuminando in modo discreto la rimessa.
‘La mia macchina è in fondo di fronte alla tua vai avanti con il vestito sollevato che voglio vederti sculettare e aspettami ‘
Si appoggiò al pilastro che delimitava il posto auto e ne approfittò per sistemare le calze regolando l’elastico,una scena altamente sensuale degna di un film di Tinto Brass.
Quando Peppe le fu vicino lo guardò negli occhi e con tono serio
‘Non hai un regalino per me? ‘
Questi le mise in mano delle banconote che ritirò nella borsa
‘Bene vedo che sei informato sulla tariffa stai tranquillo che non rimarrai deluso’
‘Ora comincia a darti da fare voglio vedere se vali davvero tanto’
Si piegò sulle ginocchia in modo da essere alla giusta altezza e gli slacciò la cinta abbassandogli i pantaloni fu poi la volta dei boxer che rivelorono un uccello già in tiro e parzialmente scappellato, con una mano completò l’opera e con entrambe inizio a segarlo.
Era già umido e gocciolante quasi come quello del guardone più lo maneggiava e più si bagnava, era così vicina che percepiva l’odore di maschio salire nelle narici non riusciva a trattenersi voleva sentire anche il ‘sapore’e con la punta della lingua raccolse velocemente una goccia di quel nettare.
A quel fugace contatto di lingua ne seguì un altro lungo tutto il filetto e un altro ancora che interessò la cappella per tutta la circonferenza, l’eccitazione di Peppe era in crescita libera; le afferro la testa tra le mani iniziando a ‘scoparla’ in bocca cosi profondamente da lasciarla senza fiato.
Improvvisamente lo sfilò dalle sue labbra, prese dalla tasca un preservativo iniziò ad indossarlo e si fermò:
‘Le precauzioni sono importanti continua tu a metterlo’
La stava trattando a tutti gli effetti come una puttana d’altronde per questo l’aveva pagata e lei quello doveva fare e voleva soddisfarlo nel migliore dei modi; aveva scoperto che l’essere pagata le dava un sensazione perversa ma unica.
Avvicinò la mano per svolgerlo completamente ma venne bloccata da Peppe
‘Non così’devi usare la bocca’
Era cosi duro che riuscì nell’opera senza grosse difficoltà e quando ebbe finito lui si allontanò di alcuni passi.
‘Ora voglio guardarti, appoggiati al cofano della macchina e comincia a massaggiare le tette’.dai continua, stringi i capezzoli e falli diventare duri. Allarga le gambe e toccati, non fermarti fino a che vieni ‘
Le dita scorrevano lungo la fessura coperta dalla folta peluria scura, penetrandola poco per volta prima un dito appena appena poi un altro più profondamente due assieme sempre più dentro sempre più velocemente sempre più freneticamente fino ad arrivare all’atteso e violento orgasmo che la fece ansimare e tremare tutta.
Peppe era lì di fronte a lei che si masturbava lentamente come per far durare il più a lungo il piacere.
‘Soddisfatto dello spettacolo?’
‘Non male come inizio ma adesso tocca a me, girati di schiena e appoggia il busto sul cofano devi avere le braccia libere’
‘Ma è freddo e impolverato”
‘Non fare storie poi a casa ti farai una doccia ma adesso allargati bene le chiappe con le mai, se riesci senza appoggiarti fai pure’
Diceva questo con distacco come se tutto gli fosse dovuto e nel contempo continuava a menarselo per tenerlo sempre duro
‘Bagna un dito con la saliva e accarezzati il buchetto del sedere’
La signorina Martina ubbidì si portò un dito in bocca lo estrasse grondante di saliva e iniziò a toccarsi. Il movimento diventava sempre più veloce così come il respiro ansimante.
‘ Aspetta che ti aiuto, sei in una posizione scomoda’
Così dicendo si avvicinò e prese toccarla, poco a poco la sue mani si sostituirono a quelle della signorina Martina che potè assumere una posizione più rilassata con le braccia conserte e la testa appoggiata sopra.
Appoggiò entrambe le mani sul sedere, una per natica, faceva scorrere i pollici su e giù massaggiando l’interno delle cosce soffermandosi quell’attimo in più, giustamente, sulla patatina e sul buchetto.
Gemeva con gli occhi chiusi e assecondava con il movimento del bacino il toccamento come se volesse aumentarne la pressione, improvvisamente il gemito si trasformò in una serie di gridolini che aumentavano di intensità e di frequenza: Peppe si era messo con la testa tra le sue gambe e aveva iniziato a leccarla le faceva scorrere la lingua lungo tutta la fessura girando intorno al clitoride proseguendo tra le piccole labbra fino a cercare di insinuarsi nel buchetto.
Era un artista muoveva quelle mani e la lingua in un modo unico, riusciva a darle delle sensazioni uniche, mai provate soprattutto quando ‘percorreva’ quei centimetri tra la patatina e il buchetto sentiva una scossa che le attraversava la schiena e le dava un brivido di piacere che la faceva tremare.
Si tratteneva, cercava di prolungare quei momenti il più possibile non voleva arrivare all’orgasmo, Peppe improvvisamente si fermò e si rimise in piedi, quando realizzò cosa stava succedendo era troppo tardi: l’uccello nel penetrarla trovò la stessa resistenza di una lama bollente che fende il burro.
Era grondante di umori e bastarono pochi colpi per farle raggiungere un altro orgasmo. Era la prima volta che veniva scopata da un altro che non fosse Giovanni’ ‘e questo cosa c’entrava? lei mica era Valeria ma la signorina Martina’
Tremava ancora dal piacere mentre Peppe uscì da lei, il suo membro era grondante di umori e non trovò di meglio che passarlo, per pulirlo, tra le chiappe e come se non bastasse dapprima con un dito poi con due si divertiva a entrare nel suo buchetto aiutato dalle sue stesse secrezioni.
Il piacere che provava era incessante un orgasmo interminabile si era impadronito di lei mentre veniva scopata nel sedere da quelle che non riusciva a capire bene quante fossero: due? forse di più, dal male misto a piacere che provava.
Per alcuni attimi la quiete, il movimento forsennato delle dita si fermò e potè far rallentare la frequenza degli orgasmi.
Percepì ma confusamente un qualcosa di fresco intorno al buchetto ma non ci fece caso immersa come era nel piacere dei sensi, il ritorno alla realtà fu brusco e improvviso il tempo appena di sentirsi allargare con le mani le chiappe e di lanciare un urlo di dolore nel momento in cui lo sfintere veniva profanato dall’ingresso della cappella di Peppe.
Il dolore della penetrazione li dove non era abituata durò un attimo lasciando il posto poco a poco al piacere; Peppe era fermo dentro di lei, immobile, permettendo alla muscolatura di rilassarsi e di abituarsi alla nuova presenza.
‘Oserei dire che sei quasi vergine da queste parti”
‘E tu un porco..’
‘Io sono un porco ma tu che ti fai pagare per farti inculare cosa sei? E dimmi che non ti piace”
Riprese a muoversi lentamente entrando sempre più in lei e aumentando gradualmente il ritmo
‘Vedo che non disdegni’ disse riferendosi ai suoi gemiti e al respiro affannoso
Le infilò contemporaneamente due dita nella vagina muovendole allo stesso ritmo
Oramai la stava letteralmente scopando in contemporanea sia davanti che dietro e non si capiva se quelli che uscivano dalla sua bocca erano urla di piacere o di dolore’o tutti e due.
‘Sto per venire troia..’
‘No aspetta..’
Si staccò velocemente e senza indugi, provando come un senso di vuoto nella pancia, gli sfilò il preservativo e prese a masturbarlo in maniera forsennata quando senti che cominciava a venire gli mise sotto l’altra mano a mò di cucchiaio per raccogliere il frutto della sua venuta , lui non finiva più di produrre e lei di segarlo.Si fermò solo quando Peppe le bloccò con forza la mano. Ma non era paga e prese a spalmarsi sul seno e a massaggiarsi con il seme che teneva nella mano, questa era una delle cose che più la eccitavano e che le fecero raggiungere il terzo e il più violento orgasmo della serata .
Faceva fatica a reggersi in piedi tanto aveva goduto e per rivestirsi con i i jeans e la maglia dovette appoggiarsi alla macchina mentre Peppe senza dire parola si allontanò lasciandola sola.
Si sedette al posto guida, mise in moto e imboccò la rampa che la portò all’aperto, qui si fermò per aprire la capote, aveva caldo, l’aria che la investiva mentre viaggiava verso casa le faceva seccare il seme che si era spalmato sul seno facendole tirare la pelle e procurandole una sensazione piacevole.
Era immersa nei suoi pensieri indecisa se vestire ancora i panni della signorina Martina o rientrare in quelli di Valeria, cercava nella mente una giustificazione al suo operato, forse era un sogno non era vero nulla ma il tombino che prese in pieno con la ruota anteriore fece sobbalzare le macchina e lei pure sul sedile, una fitta le partì dal sedere acuta e improvvisa come una stilettata ‘.no quello che era accaduto non era un sogno ‘vide l’insegna di una farmacia e si fermò; memore dei discorsi fatti al corso chiese una pomata anestetica locale e vedendoli sul banco un paio di confezioni di profilattici’non si poteva mai sapere’.

Graditi commenti e consigli emros64@yahoo.it

Secondo racconto liberamente ispirato alle storie di ‘VALERIA E I GUARDONI’ e a lei dedicato

Era l’una di notte, Giovanni stava salendo in macchina per far ritorno al residence dopo aver cenato e trascorso la serata a casa di Tullio l’ingegnere termico responsabile dell’impianto di climatizzazione del centro commerciale di cui era direttore dei lavori. Quando aveva accettato si era chiesto il perché di quell’invito e diverse ipotesi si erano fatte strada nella sua mente, dalla richiesta di mazzette, a qualche accordo sotto banco per far lievitare i prezzi e tante altre ma mai e poi mai avrebbe potuto immaginare quello che sarebbe poi accaduto’..la realtà aveva superato la fantasia.
Alle otto e mezza fresco di doccia camicia bianca e jeans firmato suonava al campanello di casa Venturo Tullio e Dessi Laura brandendo un variopinto mazzo di fiori.
Gli venne incontro Tullio che lo fece accomodare in sala
‘Un attimo che ti presento mia moglie, ha appena finito di preparare i piatti ed è andata una attimo a sistemarsi, appoggia pure i fiori sul tavolino’ma non dovevi disturbarti; nell’attesa ti offro un aperitivo il solito va bene?
Tullio conosceva i gusti di Giovanni ‘
‘Qualche preferenza per il gin Bombay..Tanqueray..o Gordon dimmi’
‘Questa sera vada per il Bombay e mi raccomando ‘classico non all’americana se no il conte Augusto che c’è in me si ribella: e l’arancia solo una strizzatine di buccia’
‘Quel poco che è rimasto del conte Augusto è stato colpito dal disgusto’la scorza ..quando mai’ una bella fettina come nel mio è così che si fa’
Risero di gusto toccarono i bicchieri e iniziarono a sorseggiare il Negroni
‘Grazie per i fiori e per l’aperitivo’
Era Laura che, arrivata in silenzio alle loro spalle, si era gustata tutta la scena senza essere vista
Si avvicinò a Giovanni le strinse la mano ringraziandolo per il pensiero gentile che aveva avuto, prese il bicchiere che Tullio aveva appoggiato sul tavolino ne bevve un sorso trattenendolo in bocca quell’attimo in più per meglio assaporarlo e rivolgendosi al marito..
‘Si va bene è di mio gusto’
Giovanni trattenne a stento la risata e la squadrò da capo a piedi pensando
‘..un tipino simpatico la ragazza mi sa che la serata promette bene mi ispira proprio sentimento’.
Indossava un paio di pantaloni tipo pinocchietto leggeri ad elasticizzati a vita bassa, neri, aderenti come una seconda pelle che mettevano in evidenza il monte di venere e sembravano voler entrare nella fessura, accompagnati da una canotta con profondo scollo a V anch’essa di tessuto elasticizzato, bianca, con delle striature di colore blu sfumato che ne mitigavano la trasparenza ma che non riuscivano a nascondere il reggiseno bianco di pizzo. Aveva una terza piena e un fondoschiena rotondo al punto giusto forse un po’ formosetto ma l’ideale per certe fantasie
‘Quando hai finito di guardare mia moglie cosa ne dici di metterci a tavola’
‘Hai ragione Tullio scusami ma mi stavo chiedendo come ha fatto una donna così bella e simpatica a sposare uno come te’
‘Oh finalmente qualcuno che mi guarda con gli occhi giusti, è così che si deve guardare una donna, grazie Giovanni’
Lo abbracciò facendole sentire il suo corpo e dandole un bacio sulla guancia
Giovanni fece una linguaccia a Tullio che di rimando gli sussurrò all’orecchio
‘Ti prometto che quando porterai qui la tua fidanzata starai tutto il giorno a rasparti le corna che ti metto’
Scoppiarono a ridere entrambi
‘Bambini e ingegneri a tavola ‘quanti soldi hanno buttato i vostri genitori’..’ Era la voce di Laura che li chiamava
‘Per il menù ho seguito le indicazioni di Tullio e devo dire che me la sono cavata con poca fatica, vi è un antipasto, un primo di pasta niente secondo ma in compenso verdure in pinzimonio e alcuni assaggi di dolce di cui so che sei particolarmente goloso’buon appetito’
L’antipasto era buono ed abbondante, l’amatriciana squisita e la verdura, come si dice’. lava via; il tutto accompagnato da un vino bianco fresco che era una delizia.
Giovanni era seduto di fronte a Laura, Tullio a capotavola e man mano che il livello della bottiglia scendeva si alzavano le risate e il tono di voce e i discorsi diventavano più spinti e pruriginosi, la più disinibita era la fanciulla il cui bicchiere veniva sistematicamente rabboccato dai due uomini come in un tacito accordo.
Ma anche su Giovanni il bere aveva fatto effetto, non riusciva a staccare lo sguardo dal decoltè che aveva di fronte, come se cercasse di toglierle con gli occhi il reggiseno, Laura e Tullio accortisi si erano scambiato,di nascosto, un cenno d’intesa.
‘Ragazzi non so voi come facciate a resistere a questo caldo con i pantaloni, scusatemi, ma vado a mettermi un po’ più comoda e intanto vi porto i dolci’
‘Vuoi qualche goccia di collirio Giò? Mi sembra di vederti gli occhi arrossati, li hai sforzati troppo? Stai attento che quando ci presenterai la tua morosa pareggio i conti’.’
A cosa stanno giocando pensò Giovanni 1, dove vogliono arrivare ‘ o faccio la figura del porco o dello stupido, meglio darci un taglio, finire la cena, andarsene e limitare i danni.
Il gioco è divertente ed eccitante peccato che non c’è Vale, ma per il futuro non è detto, continua così che qualcosa ramazzi pensò Giovanni 2 che ebbe la meglio.
‘Ecco il dolce: per cominciare semifreddo allo zabaione’.che vi fa bene e vi serve per dopo ‘
Era la voce scherzosa di Laura che portava in tavola il vassoio del dessert.
Giovanni quando la vide si ‘ricreo’ aveva tolto i pantaloni e indossato una minigonna, corta oltre il limite della decenza che copriva a malapena le chiappe con due spacchi laterali a tutta altezza ben aperti, praticamente due rettangoli di stoffa uno davanti e uno dietro tra loro separati ma tenuti assieme dalla cinta sottile; la maglietta era la stessa ma indossata senza reggiseno ed era proprio un bel vedere: due tette burrose ma ancora sode con due capezzoli e un’areola scura e di misura abbondante. Gustava il dolce con gli occhi fissi su Laura come ipnotizzato, non aveva alcun ritegno per Tullio che dal canto suo era spettatore del loro gioco, lei con la scusa di dargliene un’altra porzione si chinava sul carrello dei dolci mostrando tutto quello che poteva e nel porgerle il piatto non perdeva occasione di appoggiarsi su di lui con il seno: ma il massimo dell’eccitazione Giovanni la raggiunse quando lei, con la scusa di raccogliere il tovagliolo che ‘casualmente’ aveva fatto cadere a terra, si piego sulle ginocchia allargando le gambe e mostrandogli una figa già socchiusa e bagnata coperta da un pelo nero lucido e curato. Il tutto sotto lo sguardo indifferente del marito.
Fu questi a stemperare la tensione
‘Cosa ne dite di un buon caffè ?’
‘Direi proprio di si, ne ho bisogno ‘fece eco Giovanni risvegliandosi dal trance in cui era caduto
‘Il caffè lo prendiamo fuori sotto al portico magari con un liquore ma con l’atmosfera giusta, mi raccomando, come tu
sai’mentre prepari io faccio vedere la sala giochi a Giovanni; chiamaci quando è tutto pronto.’
Laura non le fece visitare la solita tavernetta con il calciobalilla o il biliardino ma lo portò nella camera da letto.
‘Questa è la nostra stanza dei giochi.’ Era una stanza grande quanto un bilocale con un soffitto obliquo, travi a vista e con un ampio soppalco nella parte più alta, pavimento in marmo con inserti in legno e cotto, una camera stupenda.
Una cosa lo lasciava perplesso: come arrivare al soppalco, non vedeva alcuna scala ne altre vie di salita.
Laura capì questo suo dubbio
‘Vieni ti faccio salire nel nostro regno segreto, la scala non è delle più comode ma merita la fatica’
Digitò un numero sul compositore e dal soppalco cominciò ad allungarsi una scala retrattile.
‘Pochi intimi salgono qui sopra ma da quando Tullio ha iniziato a parlarmi di te ero certa che avremmo passato una serata simpatica’
Mentre diceva questo aveva appoggiato la mano sul pacco di Giovanni per tastarne la consistenza
‘Direi che il cobra deve scaricare un po’ di veleno, ma questo dopo, ora dimmi cosa ne pensi ”.indicandogli una parete tappezzata di immagini; la parete in questione era rivestita da un grande pannello di legno con dei rettangoli 20 x 25 ciascuno contenente una foto, raffiguravano delle pin-up degli anni 40-50 in pose per l’epoca provocanti, cameriere o infermiere che mostravano calze e reggicalze dipinti di donne nude di Vargas foto di star del burlesque tipo Betty Page, foto che diventavano sempre più provocanti.
A questo primo pannello proseguendo lungo il soppalco ne fece seguito un altro; Giovanni si soffermò a guardare le foto e’.
‘Ma sono le stesse di prima con”
‘Con me che faccio da modella con lo stesso abbigliamento e nella stessa posa’cosa ne dici ‘
‘Dico che sei eccitante e che non so per quanto ancora riuscirò a resistere ‘
‘Non per molto, ma prima guarda queste ‘
Sollevò, tra lo stupore e la gioia di Giovanni, una tenda che mostrò altri due pannelli e che pannelli
Erano immagini, quelle del primo, che ritraevano le più famose attrici porno a partire dalla Linda Lovelace di gola profonda fino alla più recente Nathasca K passando attraverso Ilona, Milly e ognuna di esse nel pieno svolgimento della propria specialità.
Nel secondo era lei ,Laura, l’interprete delle stesse performance, ripresa mentre faceva sparire completamente in bocca un uccello di notevoli dimensioni, alle prese con tre superdotati di colore che non le lasciavano alcun orifizio libero, con falli di cristallo di dimensioni tutt’altro che virginali con il seno e il volto coperto e reso irriconoscibile da una colata di sperma senza dimenticare il ‘remaque’ degli ‘All Internal’ e le altre specialità della Nathasca che, visto il numero di foto, doveva essere la sua preferita.
Richiuse la tenda e fece cenno a Giovanni di distendersi su di una chaise longue, la poltrona pareva fatta su misura, bassa e stretta in maniera da farla stare sotto le gambe divaricate di lei e di permettere alla lingua di Giovanni di essere all’altezza giusta’si mise in posizione e :
‘Leccala tutta devi farmi venire solo con la lingua’
Si muoveva con il bacino strusciandosi con forza sul viso di lui cercando di aumentare la penetrazione della lingua e non paga le offriva anche l’altro buchetto, Giovanni era riuscito con le mani a slacciarsi i pantaloni e a tirar fuori l’uccello ormai duro come il marmo e gocciolante di piacere, Laura cominciava a gemere di piacere e a muoversi sempre più scompostamente, così da permettergli di afferrarle un seno con la mano e a stringere il capezzolo tra le dita, questa mossa inattesa contribuì ad aumentare la sua agitazione e a portarla rapidamente verso il raggiungimento del piacere, a questo punto Giovanni con la mano libera le spinse la testa verso il basso, lei si piegò afferrandosi ai lati della poltrona per sostenersi, prese in bocca il membro iniziando a succhiarlo e trattenendolo solo con la bocca. Era un artista tanto era agitata e tanto succhiava con calma imboccandolo fino alle palle per poi farlo scorrere tra le labbra fino al termine della cappella senza mai farselo scappare di bocca. Iniziava a godere in maniera sempre più rumorosa gridando addirittura, Giovanni non riuscì a trattenersi oltre e lui pure iniziò a gemere come per farle capire che stava per venire, lei lo capì e si appoggiò completamente su di lui afferrandogli con una mano i testicoli e infilandogli un dito nel sedere senza mai smettere di spompinarlo.
Colto alla sprovvista e sul più bello iniziò a sborrarle copiosamente in bocca ma lei non paga continuava a godere lanciando grida di piacere e aumentando il ritmo e la penetrazione; non ne voleva sapere di fermarsi tanto che Giovanni fu costretto a staccarla di forza. Era stravolto lei distesa a lato tremava e gemeva ancora di piacere, poco per volta si tranquillizzo e sollevandosi sulle braccia prese a leccare con dolcezza l’uccello per ripulirlo delle ultime gocce di sperma che non era riuscita ad ingoiare.
‘Un peccato sciuparle’.certo che ne aveva di veleno da scaricare il cobra’.ma eri ancora vergine” Disse sorridendo

Giovanni era sconvolto per l’accaduto e non sapeva cosa dire; mentre si ricomponeva l’occhio gli cadde su una foto in cui era s.. vestita da cameriera succinta le disse
‘Certo che così messa avresti fatto una bella figura’..’
‘Ti piacerebbe? ‘.ma preparati che questo era solo l’antipasto”
Vi fu un ritorno alla realtà
‘E Tullio..? ‘
‘Ha seguito tutto ‘ disse rivolgendo lo sguardo verso una telecamera a soffitto ‘ gli piace molto scopare ma anche guardare e non solo a lui’
Adesso scendiamo ci aspetta il caffè e’..
Il giardino non era molto grande ma perfettamente isolato dalle abitazioni vicine da una siepe alta e il portico non era altro che il prolungamento di una falda del tetto sotto il quale trovavano posto un tappeto di stuoia grezza alcuni grandi cuscini e un divano e due poltroncine di vimini con imbottitura di finta pelle per l’occasione vi erano quattro torce ad olio che creavano con la loro fiamma e il loro ‘odore’ una atmosfera particolare e ricca di sensualità.
Tullio lo aspettava come se nulla fosse
‘Siediti, tra un attimo arriva il caffè si sente già il profumo’
Laura arrivò con il vassoio e le tre tazzine vestita da sexy cameriera, e anche in questo caso tra lo stupore di Giovanni e l’indifferenza del marito.
Grembiulino altezza passera allacciato dietro pettorina a biscotto che passava tra le tette lasciandole scoperte e crestina di pizzo in testa e le immancabili calze bianche con reggicalze in bella mostra’dimenticavo il lato B coperto solo dal fiocco del nodo’.praticamente il culo nudo.
Servì prima Giovanni che si trovò in una situazione di estremo imbarazzo quando con la scusa di zuccherarle il caffè se la trovò seduta sulle sue gambe con le tette che le sfioravano il viso e con il culo nudo che si muoveva seguendo il movimento del cucchiaio nella tazzina con Tullio di fronte.
Fu questo a sbloccare la situazione
‘Fammi una cortesia dimmi se la cameriera ha il perizoma o è senza’
‘Che fretta’aspetta almeno che beva il caffè’ rispose Laura sollevandosi dalle sue ginocchia e mettendosi all’impiedi con le gambe divaricate dandogli la schiena.
‘Cosa aspetti metti una mano sotto e dimmi’ incalzava Tullio
Il gioco si faceva pesante e la sua titubanza nell’allungare la mano era palese, scambio mentale di idee tra Giovanni 1 e 2 con la meglio di quest’ultimo.
‘Non aver timore tocca pure ti garantisco che non morde’
Abbandonò ogni remora e portò la mano sotto la gonna iniziando a toccarla in mezzo alle gambe
‘Delle mutande neppure l’ombra ma è già bagnata e scommetto vogliosa, un peccato non soddisfarla’ rispose Giovanni
Le passava il dito tra le gradi labbra allargandole, arrivava al clitoride, gli girava intorno e lo stringeva tra le dita scendeva allargandola sempre di più ma poco alla volta, sentiva il piacere in lei che cresceva, il respiro si faceva sempre più profondo e ansimante, la fece piegare a novanta gradi con le braccia appoggiate al tavolino, le allargò bene le gambe gli si fece più vicino con la poltroncina e prese a scoparla con le dita.
Quando le inserì il terzo dito continuando imperterrito a stantuffarla Laura raggiunse l’orgasmo lui non si fermò e lei ne fece seguire un altro più intenso tremando tutta e sostenendosi a fatica.
Giovanni era ormai scatenato e nulla poteva trattenerlo
‘Hai presente quella foto sopra in cui mostravi la tua ‘capacità di accoglienza secondaria’ ? Preparati che dopo voglio verificare con m”ano’
Gli rispose Tullio, come risvegliatosi dal letargo’
‘Guarda che Laura ed io siamo molto esigenti, e dovrai sottostare ai nostri desideri e non dimenticare che la tua fidanzata dovrà restituire la ‘cortesia’ quando verrà a trovarci’
‘Stai tranquillo che non rimarrete delusi’ne di me ne di lei’
Laura era tornata in se, ed era seduta sul tavolino ad un quaranta centimetri da terra in direzione di Giovanni, si sfilò il grembiulino da cameriera rimanendo solo con le calze e le scarpe e gli fece cenno di avvicinarsi, quando fu a portata di mano gli slacciò la cinta facendogli scivolare a terra i pantaloni gli abbassò i boxer prendendogli in mano l’uccello e iniziò a segarlo, quando sentì che aveva raggiunto la ‘consistenza’ giusta si sdraiò con la schiena sul tavolino allargò le gambe mostrando una figa oscenamente spalancata e umida.
‘Inginocchiati e scopami le dita sono servite a stuzzicare l’appetito e ora voglio togliermi la fame”
Più che entrare Giovanni scivolò in lei, era tanto bagnata che si sentiva ad ogni colpo lo ‘sciacquio’ dei suoi umori il paragone con Valeria venne in automatico, la sentiva più calda e molto più comoda ma come ‘umidità’ erano in pareggio.
Anche Tullio aveva preso parte al gioco, lei aveva la testa appoggiata di lato e lui la stava scopando in bocca.
Giovanni ebbe l’impressione di sentirla a poco a poco sempre un po’ più stretta, ma realizzò ben presto che era la contrazione dei muscoli vaginali di Laura che le procurava quella sensazione di aumentato piacere, piacere che nonostante pensasse alle cose più tristi e problematiche non riuscì a trattenere a lungo, aumentò vistosamente la forza e la velocità delle penetrazioni facendo intuire che era prossimo al punto di non ritorno, iniziò a gemere dal piacere e a questo puntò sentì come una morsa che le stringeva l’uccello impedendogli di muoverlo e nel contempo di venire emise un grido misto di dolore e quando sentì la mora allentarsi lo sfilò fuori da lei come per cercare la salvezza eiaculando con un primo schizzo che le arrivò sulle tette seguito da un altro sul pelo per finire in bellezza con le venute finali nuovamente in vagina contemporaneamente a Tullio che intento a dirigere la sua venuta nella bocca di lei spalancata a mò di uccello che aspetta il cibo.
Il corpo della donna era imperlato di sudore, percorso da tremori e da scosse che lentamente andarono a sparire.
Fece mettere i due uomini vicini e provvide a ripulirli con la lingua delle ultime gocce’.era una maniaca della pulizia’
Lo sguardo di Giovanni cadde sulla ‘dotazione’ dell’amico e capì ilperchè dell’accoglienza della moglie: aveva un membro impressionante una cosa mai vista se non nei film.

Tullio si allontanò per tornare dopo poco con un cofanetto di vimini
‘Se sei sempre dell’idea qui c’è tutto l’occorrente per portare a termine la tua impresa e per continuare a divertirci a te scegliere se e cosa utilizzare’
All’interno, ben ordinati e ognuno nel proprio spazio vibratori di misura crescente ma uno più esagerato dell’altro, da quello ‘..come il padrone di casa in su’.. palline vibranti creme un campionario variegato di sexy toys.
‘Vado a ‘sistemarmi’ torno tra poco voi intanto cominciate a prepararvi..e mi raccomando niente calzini”.. e rivolta a Giovanni”’La tua fidanzata’..ricordati’.non scherziamo’.sei sempre in tempo a tirarti indietro..’
‘Tranquilli, voi sarete dei professionisti ma noi non siamo dei dilettanti’
Ostentava una sicurezza tale da riuscire a convincere non solo loro ma anche se stesso. Certo, pensava , per prenderne uno come quello di Tullio ce ne voleva di allenamento.
Rimasero soli, si spogliarono rimanendo solo con i boxer e approfittarono della attesa per scambiare due parole, fumare una sigaretta e assaporare un liquore fatto in casa a base di erbe che a detta di Tullio aveva un effetto afrodisiaco: Giovanni non credeva a queste dicerie ma il sapore era buono, e ne bevve alcuni bicchierini.
‘Non preoccuparti per Valeria, cosi si chiama la tua fidanzata, Laura in certi momenti è sempre esagerata non prendere per oro colato tutto ciò che dice’ma toglimi un dubbio come fai ad essere così sicuro del fatto che ci stia?’
‘Anche noi amiamo certi giochi, Valeria non è al livello di Laura ma insieme potremmo farle fare il salto di qualità’
‘Ne parliamo dopo ‘sta arrivando’
Sarà stata l’atmosfera ma Giovanni si sentiva il fuoco in corpo e appena vide Laura ebbe un’erezione granitica
Corpo spalmato con olio alle essenze orientali, scarpe nere di vernice tacco dodici reggicalze e calze nere tutto qui il suo abbigliamento
‘Sei stupenda ti farei una foto’
‘Non distrarti ci penso io a mandarti le foto della serata tu datti da fare’
Tullio spostò il tavolino per far posto ad un grande puff imbottito, quadrato, sul quale Laura si distese pancia sotto, sedere sollevato gambe e braccia appoggiate a terra.
Giovanni si avvicinò e iniziò a scorrere con le mani su quei fianchi lucidi e scivolosi, prese dal cofanetto un gel lubrificante e iniziò a insinuarsi dentro il buchetto con un dito a cui ne seguirono a breve altri due senza difficoltà, iniziava a godere mentre veniva scopata dalle dita che entravano fino al palmo, tolte del tutto e nuovamente rimesse senza tregua, mostrando una accoglienza inaspettata.
Non le dava tregua e in breve la portò all’orgasmo non pago mentre questo stava scemando prese dalla cassetta dei giochi una serie di palline di diametro crescente che le infilò una ad una provocandole una impennata di piacere man mano che entravano in lei per non parlare dell’apoteosi che raggiunse con un grido animalesco quando gliele sfilò di colpo.
Rimase immobile per alcuni minuti emettendo come segno di vita solo gemiti
Quando si riprese gli si avvicinò prendendogli l’uccello e iniziando a massaggiarlo lentamente con una crema che si era messa sulle mani, Giovanni non capiva ma dopo poco sentì come una sensazione di fresco accompagnata da uno strano turgore. Smise di segarlo lasciandolo con un membro che sembrava scoppiare per dedicarsi al marito che era sdraiato supino sul tappeto pronto all’uso; senza molti preamboli si mise sopra facendosi prendere a ‘smorzacandela’ mentre saliva e scendeva sull’uccello si piegò su di lui portando verso l’alto il sedere e allargandolo con le mani e rivolta a Giovanni
‘Cosa aspetti…volevi provare la mia capacità ‘io sono pronta’
Glielo infilò nel culo senza tanti preamboli ma senza alcuna fatica, sentiva il contatto tra il suo uccello e quello di Tullio che la scopava in vagina con forza, lui non era da meno eppure non riusciva a venire al contrario di lei i cui orgasmi non si contavano più, solo dopo un tempo che parve interminabile riuscì a scaricare nell’ intestino il suo seme per poi crollare sfinito su di un fianco con l’uccello ancora in tiro.
Si svegliò dal torpore che mancava poco all’una i due dormivano lui sul divanetto lei ancora distesa sul tappeto a gambe larghe con un rivolo di sperma che le usciva dalla vagina ancora con le labbra gonfie e socchiuse e dal sedere beante e arrossato non riuscì a trattenersi prese il cellulare le scatto una foto si rivesti in silenzio e tolse il disturbo.

Un saluto a tutti coloro che mi hanno scritto emros64@yahoo.it
Terzo racconto liberamente ispirato alle storie di ‘Valeria e i guardoni’ e a Lei dedicato

Valeria, nonostante la serata ventilata, aveva fatto il viaggio di ritorno con la capote abbassata, sentiva il bisogno di aria fresca: parcheggiò l’auto in giardino ed entrò in casa accolta dal tepore delle mura, sentiva la pelle dei seni ‘tirare’ il vento le aveva asciugato il seme con cui li aveva massaggiati, si guardò allo specchio, era sconvolta: trucco sfatto, scapigliata, rossetto sbavato, si tolse quasi con rabbia tutti i vestiti rimanendo solo con le scarpe, si diresse in lavanderia li gettò nella lavatrice facendola partire come se dovesse purificarli, passò nuovamente davanti allo specchio notando riflessi i segni del palpeggiamento a cui erano state sottoposte le tette ricoperte da una sottile patina biancastra che pareva riflettere sotto la luce.
Le sembrava di essere in un sogno e si chiedeva se quello che era successo fosse fantasia o realtà, un impellente bisogno di pipì la fece correre in bagno, mentre saliva, per la fretta, i gradini a due a due sentì una fitta partire dal buchetto e irradiarsi per alcuni istanti, all’interno alle viscere, un’ulteriore conferma: non si trattava di un sogno’.
Passò un quarto d’ora buono sotto la doccia calda e profumata, doveva lavarsi di dosso tutta la serata della signorina Martina e vi riuscì, ma solo quando la crema anestetica che si era messa per lenire il fastidio produsse l’effetto cancellando così il ‘ricordo’ della serata . Scese nuovamente le scale per recuperare la borsetta che era rimasta vicino allo specchio e una volta in camera prese i soldi di Peppe e li mise assieme a quelli dei due guardoni, richiuse la busta guardandola compiaciuta e si buttò sul letto cadendo in un sonno ristoratore

Nonostante avesse disattivato la sveglia si svegliò ugualmente al solito orario come se dovesse andare al corso, cercò inutilmente di riaddormentarsi ma niente da fare, tanto valeva alzarsi e così fece: pausa veloce in bagno, macchinetta del caffè, deviazione in lavanderia a recuperare gli indumenti della serata e dar loro una stirata veloce per non farli vedere alla donna delle pulizie che sarebbe arrivata in tarda mattinata.
Fatto tutto erano appena passate le otto, stava ritirando il reggicalze e le calze in un cassetto del comodino assieme ai ‘proventi della signorina Martina’ ma il maneggiare quella busta e quegli indumenti le provocavano un effetto strano, quasi di perversa libidine. Si mise sul letto cercando di spostare altrove i pensieri ma era inutile, la domanda che si poneva e a cui voleva dare una risposta era il perchè del comportamento tenuto con Peppe, si trattava solo di una ripicca nei confronti di Giovanni perché l’aveva lasciata sola o proprio non riusciva a trattenersi dall’esibirsi e cercava una giustificazione addossando a lui la colpa, e poi: doveva dirgli quello che era successo o meglio di no ? Prese il cellulare e chiamò Giovanni.
‘Sono arrabbiata ” disse con tono da gattina in amore” speravo di passare un paio di giorni con te ma mi hai lasciata sola, non sai cosa ti sei perso’peccato per te’
Giovanni che la conosceva meglio di qualsiasi altro, sapeva che quel tono di voce nascondeva qualcosa e stette al gioco.
‘Non dirmi queste cose, lo sai quanto mi manchi’
‘Chi ti manca Valeria o i lavoretti che ti faccio?’
‘Non essere sciocca, mi manchi a trecentosessanta gradi e non solo per le scopate o per i pompini ‘
Aveva utilizzato questo frasario scurrile di proposito per saggiare la sua reazione’
‘Pensi sempre e solo a quello ma va bene lo stesso’
Se non avesse avuto nulla da nascondere la risposta sarebbe stata di ben altro tono’..
‘Dai tesoro dimmi cosa mi sono perso”
‘Certe occasioni bisogna prenderle al volo’pazienza”
Ne aveva di pazienza Giovanni e sapeva come domare quella ‘bisbetica’di Valeria, riuscendo a farle compiere quelle trasgressioni che a lei piacevano (e lui voleva) ma facendole sembrare una sua costrizione.
‘Visto che non vuoi dirmi nulla vedo di indovinare” E intanto coglieva l’occasione per darle nuovi spunti
‘Scommetto che volevi andare al bosco di S.Andrea o al Cascinale per deliziare gli amici guardoni’
‘.Nessuna risposta’
‘Magari ti saresti masturbata davanti a loro con l’uccello di gomma o addirittura ti saresti fatta masturbare da loro”
‘Sei un porco’Ma hai indovinato, avevo voglia di esibirmi per loro e tu guardavi mentre mi scopavano a turno con l’uccello di gomma’
‘E mentre uno ti stantuffava gli altri a turno si mettevano su di te stringendo le tette sui loro uccelli fino a venirci sopra e sfiorando sempre più con la punta le tue labbra fino ad arrivare ad appoggiarsi e a cercare un varco per penetrarle’ma adesso vai avanti tu’Martina”
Era fatta Valeria aveva lasciato il posto al suo alter ego
‘Ti piace immaginare che faccia la puttana con i tuoi ‘amici guardoni’ e poi eccitarti ascoltando il racconto di quello che ha fatto la signorina Martina lei potrà soddisfare i tuoi desideri da depravato e sicuramente eccitarsi per quello che dici’
Il loro era un gioco perverso ma stimolante per entrambi, lei non avrebbe mai ammesso come Valeria che di quelle situazioni non poteva farne a meno, ma doveva fingere di essere costretta e calarsi nei panni di Martina per realizzarle senza troppi pensieri, e questo Giovanni lo sapeva, infatti:
‘Allora cos’ha combinato Martina”
‘Fino ad ora nulla di particolare è uscita con Peppe la Cleo e la Valeria, ma penso che abbia qualche idea per domani o dopo’
‘Uscita e basta, o”
‘Roba da poco ha ricevuto in regalo un capo di abbigliamento e lo ha indossato davanti a loro’
Quando Giovanni doveva tirarle fuori le parole una ad una era perché stava mentendo ma era tutto calcolato
‘Insomma’ sbottò fingendosi alterato ‘sii più precisa e dettagliata voglio sapere cosa hai fatto Martina!’
‘Mi hanno regalato e fatto indossare un reggicalze modello anni 50 e un paio di calze e quando sono rimasta sola con lui nel garage dell’arc en ciel mi ha fatto togliere il vestito per guardare come stavo’
‘Avevi reggiseno e mutandine’spero..’
‘Sai che il pezzo forte di Martina è il seno ed è un peccato nasconderlo in due coppe di stoffa le mutandine poi le ha dovute togliere perché non erano adatte’ Rispose con malcelata ironia
‘Praticamente eri nuda e lui’?’
‘Sai come è precisino Peppe, le calze non erano diritte come diceva lui e me le ha sistemate, mentre con una mano faceva questo con l’altra mi massaggiava l’interno delle cosce risalendo poco a poco fino alla patatina e iniziando a scorrere un dito sulla fessura che cominciava a schiudersi e ad accoglierlo al suo interno assieme ad altri due fratelli’
‘E poi ‘continua dai vai avanti dimmi cos’altro ha fatto quel porco’ Disse Giovanni con tono volutamente alterato
‘Mi ha scopato con le dita mentre con il pollice stimolava il clitoride.Il fatto di essere in un garage e che qualcuno potesse arrivare da un momento all’alto faceva aumentare la mia eccitazione e non ho impiegato molto a venire bagnandogli la mano fino al polso’
‘E tu cosa gli hai fatto..’
‘Dopo che sono venuta lui è rimasto con le dita dentro di me continuando a muoverle dolcemente e facendo seguire al primo violento orgasmo altri di minor intensità’.ero sconvolta dal piacere, mi tremavano le gambe e mi reggevo a fatica in piedi.
Mi ha fatto sedere sul paraurti del suo fuoristrada con la schiena appoggiata al muso dell’auto, si è messo di fronte ha abbassato i pantaloni e tirato fuori un uccello gia in tiro facendomelo stringere e scorrere tra le tette a mò di spagnola quando era prossimo a venire si è staccato facendomelo prendere in mano per continuare a segarlo, me lo ha poi messo in bocca guidando con le mani il movimento della mia testa, dopo poco ha iniziato a godere e al tentativo di staccarmi mi ha bloccato saldamente dietro la nuca obbligandomi a ingoiare tutto.Non finiva più di schizzare tanto che non ce l’ho fatta a deglutire tutto facendo cadere sulle tette la quantità in eccesso. Quando ebbe terminato di venire aprii bene la bocca, mostrandogli il frutto della sua venuta, raccolsi con la lingua quello che avevo sulle labbra e ingoiai il tutto, lui con l’uccello mi spalmò quello che era sulle tette, si tirò su i pantaloni dicendomi che la prossima volta mi avrebbe preferito senza la mutanda di pelo’
‘ Meno male che era roba da poco”Sei proprio una troia Martina ma mi fai godere anche con le sole parole’
‘ Non mi pare di essermi lasciata andare più della tua amica Valeria, anzi non sono rimasta soddisfatta del tutto,avrei preferito andare al bosco o al cascinale, ne avevo e ho ancora voglia’
‘Anch’io ho voglia di vederti e non solo di sentirti, vestiti come con Peppe, accendi la web cam, mettiti l’auricolare senza fili e chiamami quando sei pronta ho un’idea’.’
Indossò calze e reggicalze utilizzate la sera precedente posizionò la telecamera in modo da essere ripresa al meglio e chiamò Giovanni. Si vedevano sullo schermo del computer e parlavano attraverso l’auricolare senza fili del cellulare così da non avere alcuna limitazione nei movimenti
Quando la vide, anche se sullo schermo, distesa sul letto a seni nudi con le gambe divaricate e l’indice che scorreva sulla fessura ebbe un moto di gelosia, pensando a Peppe,e uno di piacere immaginandola mentre si esibiva così agghindata ad altri. Mentre con una mano si toccava tra le gambe allargando delicatamente le grandi labbra penetrandole a poco a poco con le dita, con l’altra si massaggiava le tette stringendone i capezzoli che diventavano sempre più duri, divaricò ulteriormente le gambe rimanendo in una posizione a dir poco oscena, portò il dito con cui si accarezzava alla bocca e prese a succhiarlo.
‘Sei uno spettacolo, li faresti morire tutti dalla voglia”
‘Tutti chi’scommetto che ti riferisci ai tuoi amici guardoni, sei un porco come al solito, non puoi fare a meno di esibirmi e la cosa ti eccita”
Era il loro gioco, a lui piaceva mostrarla, ma non poteva dirlo apertamente, a lei essere ammirata da altri ma non lo avrebbe mai ammesso: avevano così trovato un tacito accordo.
Prese il fallo rosso di gomma e lo appoggiò sul letto, continuò a toccarsi con la mano tra le gambe, chiuse gli occhi e pensò alla prossima uscita alla cascina quasi con timore per quello che le poteva succedere se si fosse lasciata andare, afferrò il ‘rosso’ e lo portò alla bocca leccandolo per tutta la sua lunghezza; dopo averlo reso lucido di saliva lo mise sul petto, spingeva con i palmi delle mani sui lati delle tette in modo da tenerlo ben stretto e con le ultime due dita appoggiate sul fondo lo faceva scorrere tra le due bocce come se stesse facendo una spagnola riuscendo a leccarlo in punta quando era a portata di bocca., era prossima al piacere e non voleva interrompersi, smise di farlo scorrere tra i seni e lo posizionò tra le gambe, con due dita allargò le grandi labbra per facilitarne l’imbocco e iniziò a farlo entrare dentro di se lentamente fino in fondo sfilandolo tutto ad eccezione della punta che appoggiata alla base delle grandi labbra ne impediva il collabire, lo bagnava con il dito intriso di saliva non tanto per farlo scorrere meglio, bagnata com’era non era necessario, ma per ‘gustare’ i suoi umori.
Sentiva le pareti della vagina allargarsi al suo progredire ma soprattutto era lei che poteva decidere il tipo di movimento così da far durare il suo piacere più a lungo, l’orgasmo a lungo trattenuto e centellinato le arrivo improvviso salendo lungo la schiena ed esplodendole in testa il suo corpo era scosso da tremori che a poco a poco si attenuarono lasciandola madida di sudore spossata ma anche in uno stato di beatitudine che la portò fuori dalla realtà per alcuni attimi che avrebbe voluto prolungare all’infinito.
Il respiro da ansimante ritornò normale era stato bellissimo poche volte aveva raggiunto un piacere cosi forte e violento da sola.
Girò la testa verso il comodino dove era appoggiato il portatile e si vide nell’angolo dello schermo, si era dimenticata, presa com’era, del collegamento in web cam con Giovanni di che si era goduto tutta la scena comodamente seduto su di una poltrona a centinaia di chilometri di distanza.
Lui capì che era molto eccitata da quella nuova esperienza e pensò bene di approfittare della situazione che si era venuta a creare per alzare il tono del loro gioco.
‘Peccato che non c’erano i nostri amici a guardarti, scommetto che ti sarebbe piaciuto’
‘Sarebbe piaciuto anche a te, maiale, avevi solo da salire ma’non hai potuto”
Mentre parlava aveva ripreso a toccarsi e a far scorrere lentamente tra le gambe il fallo di gomma, voleva punzecchiarlo più che poteva come per vendicarsi; con la coda dell’occhio cercava di cogliere sullo schermo ogni sua espressione, sapeva che certi discorsi lo stuzzicavano, ma voleva osare di più senza sapere o fingendo di non sapere che faceva il gioco di lui.
‘Immaginami al cascinale così come sono adesso con i tuoi amici che mi guardano’.dimmi che non ti piacerebbe’
‘Ti potrei anche immaginare al bosco di S.Andrea con i tuoi due nuovi amici..’
‘ Hai ragione ma tu cosa preferisci?……”
‘Direi al cascinale, è da un po’ di tempo che Martina li sta trascurando’
‘Non è solo per colpa sua’e cosa dovrebbe fare ?’
Mentre parlava la voce cominciava ad essere alterata dal piacere
‘Non c’è un copione, solo improvvisazione, e poi non dirmi che le manca la fantasia”
‘Mi hai fatto venire voglia di andare a trovarli’ ma non far passare troppo tempo per accompagnarla ‘la signorina Martina potrebbe cambiare idea”
Erano entrambi eccitati: Giovanni su più fronti quello visivo e reale dato dal computer che gli permetteva di seguire le performances di Valeria in diretta e quello immaginario delle future avventure di Martina; lei si era totalmente calata nel suo alter ego e travolta dal piacere stava perdendo ogni remora, lui intese che era arrivato il momento dell’affondo finale.
Con l’occhio fisso sullo schermo del portatile seguiva il movimento del dildo che si faceva sempre più veloce e intenso così come il respiro di Valeria intenta con l’altra mano a massaggiarsi i seni e a tormentarsi i capezzoli con le dita, il ‘rosso’ entrava in lei per tutta la sua lunghezza senza resistenza alcuna, veniva sfilato, portato alla bocca per essere leccato e nuovamente messo dentro di lei che l’aspettava sensualmente schiusa. Quando la vide chiudere gli occhi ed ansimare si decise:
‘La signorina Martina potrebbe anche andare da sola al cascinale e poi raccontare tutto’ti sembra?’prova a sentire cosa ne pensa’.’
Queste parole dette in quel frangente scatenarono in lei una sensazione inaspettata di piacere e di stupore insieme, faceva finta di non capirne il significato ma la sua risposta con voce rotta dall’orgasmo fu inequivocabile
‘Ti faccio contattare dal lei per sapere come mettersi d’accordo’
Spense il portatile e il cellulare staccò l’auricolare e chiuse gli occhi abbandonandosi nuovamente al piacere; rimase immobile per alcuni minuti da solo il ‘ rosso’ scivolò fuori da lei che sprofondò in un sonno riparatore.

emrso64@yahoo.it

Leave a Reply