Eravamo alla fine di maggio e faceva un caldo infernale.
Allora abitavo con la mia famiglia al quarto piano, proprio sotto i tetti e lì si sentiva bene.
Giravo in canottiera e mutande ed ero sempre sotto il rubinetto a rinfrescarmi. Era il terzo anno d’università ed ero in pari con gli esami.
Avevo del tempo libero e desideravo impiegarlo bene.
Ero appassionato d’astronomia e il mio sogno era di comperarmi un piccolo telescopio ma c’era un problema: mancavano i soldi!
Mi lamentavo con mia madre e fu lei, che mi diede l’idea.
– Tu che sei bravo in matematica, perché non dai qualche lezione privata? –
La guardai ridendo.
– Mamma! ma chi vuoi che venga a chiedermi delle lezioni? Non conosco nessuno e poi non sono all’altezza –
– Neanche la matematica delle magistrali? –
– Beh! Quella sì, sono sempre stato forte –
– Lo so – continuò mia madre – se t’interessa, proprio al piano di sotto, la Patrizia, non va tanto bene in matematica. Oddio a dire la verità non va bene non solo in matematica ma in quella proprio non riesce neanche a prendere cinque. Sua madre è preoccupata e non sa come fare. Le lezioni costano molto per lei e proprio l’altro giorno mi chiedeva se tu eri disponibile a darle una mano –
La Patrizia! Era una ragazza, che abitava nel mio stesso palazzo e che aveva due anni meno di me, però non sembrava.
Era piuttosto piccola di statura, un visetto molto dolce su un corpo da donna. Aveva due pocce incredibili per la sua età e un sedere ampio e sodo.
L’avevo notata quando c’incontravamo sulle scale, ma data l’età non la prendevo nemmeno in considerazione.
Se devo essere sincero, mi piaceva la madre. Una donna di quarant’anni, che si vestiva sempre in modo sciatto ma che aveva un bel petto e soprattutto un sedere vasto.
Ho sempre avuto un certo debole per le donne con i fianchi larghi e lei era un bell’esemplare.
Aveva un marito ottuso che la trattava male e più volte pensavo che se avesse avuto l’occasione di fargli un dispetto l’avrebbe data al primo venuto ma io, per via dell’età non ero fra i papabili.
Una volta che mi aveva fatto un paio di pantaloni e mi stava prendendo le misure mi aveva sfiorato il pene ed ero rimasto turbato. Fortunatamente lei non se n’era accorta.
L’idea di fare un poco di soldi, con poca fatica mi sembrò buona e dissi a mia madre che se voleva il giorno dopo, potevo cominciare.
Al pomeriggio mia madre andava a servizio da due signore ed io restavo solo in casa, ma Il giorno dopo mi vestii di tutto punto e quando sentii suonare alla porta andai ad aprire: era Patrizia!
Rimasi sbalordito a vederla. Aveva una maglietta bianca, stretta, che metteva in pieno risalto le sue straordinarie pocce e per di più era anche scollata e senza reggiseno.
Mi chiesi che razza di madre avesse per mandarla in casa di un possibile lupo così vestita ma evidentemente si fidava.
Aveva anche una gonna corta che tirava nel sedere. La guardai e mi sentii la gola secca.
Patrizia rise.
– Perché fai quella faccia? C’è qualcosa che non va? –
– No! No! Niente! E’ questo caldo che mi uccide! vieni pure avanti –
Ci sedemmo in cucina. Patrizia si mise da un lato della tavola ed io di fianco, ad una certa distanza.
Sentivo la testa che mi girava: colpa del caldo o di quel bendiddio che mi trovavo così vicino? Patrizia appoggiò la busta dei libri a terra e si chinò per prendere il libro di matematica.
Questo movimento fece sì che la canotta che portava, dietro il peso delle sue tette si allentasse e potei vedere con chiarezza le due pocce bianche e dure ballonzolare davanti ai miei occhi spiritati.
Fu questione di un secondo ma sentii che il mio pene aveva avuto un’erezione prodigiosa e rischiava di fare saltare i bottoni dei pantaloni.
Patrizia aprì il quaderno degli esercizi e il libro.
Poi si alzò dalla sedia e si sistemò qualcosa sotto la gonna-
– Con questo caldo si appiccica tutto – disse spostando evidentemente la strisciolina delle mutande dal canalino del suo bel sedere.
Io la guardavo in silenzio estasiato. Faceva tutto con una tale naturalezza che non osai minimamente pensare che volesse fare colpo su di me.
Poi mi guardò.
– Scusami, ma ho bevuto quasi due litri d’acqua con questo caldo e avrei bisogno… avrei bisogno del bagno, posso? –
– Prego, fai pure –
La vidi chiudersi la porta alle spalle, e preso da un impulso irresistibile mi precipitai a guardare dal buco della serratura.
Per fortuna il water era proprio in direzione e così vidi la ragazzotta, tirarsi su la gonna e abbassare le mutande, mettendo in mostra una fantastica passerina con quasi nessun pelo, liscia e morbida come velluto. Ero estasiato dalla visione che durò ahimè, pochissimo.
Quando ritornò alla tavola io ero arrapato come pochi.
La guardavo e me la mangiavo con gli occhi.
Lei notò il mio sguardo e sorrise.
– Allora cominciamo o vuoi continuare a guardarmi le tette? –
Rimasi senza parole. Mi aveva completamente spiazzato. Diventai rosso paonazzo e tentai di discolparmi.
– No Patrizia, guarda che non è così! –
– Non ti piacciono le mie tette? –
– Patrizia, che discorsi fai? certo che mi piacciono! è che non posso! Insomma, sei troppo piccola! –
– E se te le facessi vedere sarei ancora piccola? –
– Patrizia, ma cosa dici? –
– Smettila, ho visto che mi mangiavi con gli occhi, e ti devo dire che anche tu mi piaci. Le vuoi vedere allora? –
Io stavo boccheggiando.
– Allora? – insistette lei guardandomi maliziosa.
Vedendo che non rispondevo, pensò di fare di testa sua e prese le due spalline della canotta e si scoprì il petto.
Avvampai alla vista di quei due globi bianchi e sodi. Emanavano un profumo incredibile e dovetti farmi forza per non afferrarli.
Lei intanto mi guardava in attesa.
– Allora ti piacciono? –
Feci cenno di sì con la testa.
. Le vuoi toccare? –
– Patrizia ti prego! – riuscii a dire in preda al panico.
Ma cos’era quel serpente, una ninfomane? Non volevo incasinarmi la vita.
Lei proseguì.
– Vuoi vedere qualcos’altro? –
Mi venne immediatamente in mente la sua passerina e cominciai a tossire.
– Patrizia, ti prego! un poco alla volta! Facciamo prima i compiti? –
Lei sembrò delusa ed io da allora mi sono sempre dato dell’idiota.
Si rimise a posto la canotta e aprì il quaderno.
Mi allontanai e misi la testa sotto il rubinetto dell’acqua, poi, un poco rinfrancato tornai al tavolo e con molta fatica riuscimmo a fare gli esercizi. Questo accadde al martedì e la lezione successiva di matematica l’aveva il venerdì.
– Allora giovedì posso ritornare? –
– Va bene Patrizia, a giovedì –
Quando fu uscita, corsi nel bagno e mi masturbai coscienziosamente pensando alla sua passerina e alle sue fantastiche pocce.
Quando rientrò mia madre mi guardò preoccupata.
– Ma cosa ti è successo? –
Rimasi annichilito.
– Perché? .
– Mah! Hai una faccia, così strana! allora com’è andata con Patrizia? –
Ero senza parole. Mia madre continuò.
– Sai che ci ho fatto caso ieri per le scale. E’ diventata una bella ragazza, forse troppo per la sua età –
– Dici? Non ci ho fatto caso –
Mia madre mi guardò male.
– Mi dici la verità o una balla? –
– Ti giuro mamma, cosa vai a pensare, è una cinnazza! –
– Sarà, ma mi raccomando! non mettermi nei pasticci! abbiamo già tanti problemi! –
– Stai tranquilla mamma – mentii – fidati di me, non mi piace per niente –
Il pomeriggio del giorno dopo sentii suonare alla porta. Andai ad aprire: era di nuovo Patrizia.
Indossava una canotta ampia ed una gonna larga. Forse si era pentita di come si era vestita il giorno prima.
– Hai un attimo? Mia madre ti vorrebbe parlare –
Impallidii e mi appoggiai al muro: ci siamo! Chissà cosa era andata a raccontare a sua madre quella vipera!
La seguii in silenzio. Ci aprì la madre sorridente.
Tirai un sospiro di sollievo: forse riuscivo a scansare la tempesta!
Notai che si era truccata e si era vestita abbastanza bene. Entrai curioso di sapere cosa volesse.
– Eccoti qui! Patrizia mi ha detto che sei molto bravo ad insegnare… –
Arrossii violentemente: fritto!
– Siamo state fortunate a trovare un bravo ragazzo come te. Ti ho mandato a chiamare per sapere quanto vuoi a lezione? –
– Mah! – risposi – non saprei, faccia lei… –
– Vedi – cominciò guardandomi fissa – è un brutto periodo per noi. Il mio lavoro è fermo ed abbiamo un sacco di spese. Così pensavamo, se tu, sei d’accordo, di trovare una soluzione che accontenti entrambi, almeno lo spero…-
Io non capivo cosa intendesse e aspettai che continuasse.
Mi sembrava imbarazzata e così rimanemmo in silenzio alcuni minuti. Poi, la mamma di Patrizia sospirò.
– Sarà bene venire al dunque. Noi non possiamo darti dei soldi per le lezioni, se vuoi, possiamo pagarti… in natura –
Caddi a sedere su una sedia! Fulmini del cielo! Proprio a me capitava una cosa così?
Non credevo alle mie orecchie.
– Come ha detto scusi? –
Si avvicinò a me e mi prese una mano.
– Sai che sei un bel ragazzo? Mi ricordo ancora quando ti ho preso le misure dei pantaloni: ti ho appena toccata e tu ti sei eccitato! L’ho sempre in mente quell’attimo. Cosa ne dici? Potremmo pagarti in natura?-
Potremmo? Cosa voleva dire?
La guardai sbalordito e lei sorrise.
– Vedi piaci anche a Patrizia e così puoi prenderci tutte e due; a me sta bene –
Ero rosso dall’eccitazione. Balbettai
– Vuole dire tutte e due? Ma..-.
– Vedo che non capisci bene e quindi adesso ti spiego. Dimmi, io ti piaccio? – Con un filo di voce mormorai
– Moltissimo… –
– Bene e cosa ti piace di più? Il mio sedere? –
Annuii.
– Lo immaginavo, a molti piace, tranne a mio marito. Ora guarda! –
Mi venne davanti e si sollevò la gonna alla cintola.
Ebbi un sobbalzo: sotto era senza mutande!
Vidi la sua bella passera cespugliosa sulle anche larghe.
Si voltò e mi mostrò in tutto il suo splendore il suo ampio sedere.
Poi mi prese la mano e la portò nel canalino fra i glutei.
– Ti piace? Toccalo pure… –
Ero completamente frastornato. Misi una mano sotto le sue gambe e sentii il pelo fradicio di umore.
Mentre la toccavo in estasi, Patrizia si sollevò la sottana e si voltò mostrandomi il suo delizioso sederino
– Quale preferisci ? – chiese.
Non riuscivo a rispondere. Fu sua madre a parlare.
– Tutte e due, Patrizia, vero? –
Ero al settimo cielo. Con una mano toccavo l’ampio e desiderato sedere della madre di Patrizia e con l’altra accarezzavo quello più piccolo ma ugualmente invitante della figlia.
Sentii Patrizia.
– Allora ieri hai visto la mia passerina quando ero al gabinetto? Adesso la puoi toccare –
Si voltò e mi mostrò la deliziosa apertura che avevo ammirato il giorno prima, a pochi centimetri dal mio viso. Ero al colmo della libidine. Mi misi una mano sulla patta e cominciai a stimolare il mio affare.
La mamma di Patrizia mi fermò.
– No, aspetta! –
Vieni con noi che abbiamo una sorpresa per te. Mi portarono in camera. Mi fecero stendere sul letto, poi la mamma di Patrizia mi abbassò i pantaloni e prese in mano il mio pene duro come il marmo.
– Prima di darti il sedere voglio sentire com’è questo fantastico arnese! –
Patrizia si tolse la sottana e a gambe aperte venne sul mio viso appoggiando la sua passerina sulla mia bocca.
– Leccami ti prego – cominciò – mentre mamma ti aiuta –
Sentivo l’afrore che emanava il suo sesso giovanissimo, ancora da violare e cominciai a leccarla come un ossesso. Intanto sua madre, aveva preso in bocca la mia cappella e mi pompava divinamente…
Grazie davvero, sono racconti di pura fantasia. Da quando ho scoperto la scrittura come valore terapeutico, la utilizzo per mettere…
Questo è ancora meglio...le sensazioni descritte da Mena sembrano così reali. Sanno quasi di...vissuto? ;) Complimenti ancora!
Un altro capitolo eccellente, intrigante e pieno di carica erotica ma non solo. Sai veramente scrivere benissimo. La carica emotiva…
Ciao Grazie, apprezzo molto il tuo commento. Il nuovo capitolo è già online e presto anche il successivo
Questi racconti son fantastici...ho sperato per mesi che arrivasse il continuo della storia. Complimenti, super intrigante e lo stile di…