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Trio

Ti spalmo la crema

By 6 Dicembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Vane adora abbronzarsi.
Il suo splendido corpo ha una carnagione che diviene subito dorata con pochi bagni di sole, aumentandone un fascino che io trovo già irresistibile. Non appena la bella stagione si affaccia sulla penisola lei comincia a fare i capricci per essere portata al mare.
Il mare da cui proviene e da dove &egrave nata.
Sarda di origine ha impresso dentro di s&egrave il calore e lo splendore di quella terra.
Difficilmente ci priviamo della salsedine e delle onde nei week-end primaverili ed estivi, lasciando la nostra provincia vicentina e spostandoci in moto.
Una Harley Davidson usata ma rimessa a nuovo con adorabili cure che rispecchia il suo ed il mio spirito libero.
Ci attrezziamo di tenda al seguito e di poche altre cose necessarie rombando verso le distese azzurre.
Si &egrave fatta fare anche un paio di tatuaggi mordendosi le labbra per non poter adornare l’intero corpo di simboli e rune tanto rimirate nei motociclisti.
Naturalmente non passiamo inosservati.
Prima puntano le orecchie al suono raggiante del motore.
Poi puntano gli occhi alla indomabile visione della Harley.
Infine puntano i cazzi sbavando su Vane che si abbronza in topless.
Poi &egrave capitato che abbiamo cominciato ad assaporare le varianti del nostro rapporto di coppia.
In quel sabato di giugno la spiaggia di Sottomarina non pullulava di bagnanti come sarebbe avvenuto nei mesi successivi.
E ci rilassammo diverso tempo sul pontile prima di cominciare con l’abbronzatura.
Soffiava un venticello piacevole. Molto leggero ma sufficente a disperdere l’afa che minacciava invece le città.
Mentre sistemavo le cose per il campeggio, Vane non resistette a separarsi dal fardello dei vestiti rimanendo solo in camicia e pezzo sotto del costume, donando ai piedi nudi il piacere del contatto con il marmo.
La tirai lunga distraendomi nel buttare ogni tanto lo sguardo sul mare, sulla favolosa visione che mi regalava lei a gambe incrociate e poco lontana.
Mi accorsi dell’avvicinarsi di un ‘vu cumprà’ dalla pelle scura seppur non nerissima.
Vidi che rapidamente stavano facendo amicizia e la cosa non mi stupì affatto. Entrambi sprigionavano feromoni di gran fattura. Avvicinandomi lo sentì sbiaccicare parole in italiano stentato frammentato dalla sua lingua natale.
Dopo le amichevoli presentazioni lo scoprì originario della Kenya e chiamarsi Ofemhi.
Bazzicava già da diversi giorni la spiaggia poco affollata ricavando discreti affari nel tentativo di piazzare prodotti di varia natura, grazie ad una spiccata simpatia che conquistò anche la mia avvenente sarda.
Infatti, pur avendo già dell’ottimo e specifico abbronzante scelto con cura in farmacia per la sua splendida pelle, stava acquistandone dell’altro offertole con insistenza dall’ambulante.
Ofemhi dal canto suo si dimostrava particolarmente predisposto ad intrattenersi più del necessario in compagnia di Vane, e la cosa ovviamente non mi stupiva.
Le chiacchiere si prolungarono sulla descrizione della sua terra e sugli splendidi panorami naturali che offriva, rendendo molto gradevole il suo intrattenersi.
Mi divertiva ed intrigava vederlo scrutare con occhi desiderosi la carne nuda della mia morettina.
Partiva dai piedi per risalire alle caviglie ed arrivare alle cosce.
Cercando di scrutare con lussuria tra le pieghe della camicia che le copriva da sola il bel seno.
‘Hai fame, Ofemhi ?’
gli chiese facendolo quasi sobbalzare
‘Abbiamo parecchi panini con noi .. Ne vuoi uno ?’
aggiunse poi specificando mentre glielo porgeva ammiccante.
L’africano se lo divorò subito con grande impeto.
Confermandole il suo appetito che alludeva a promesse ben più spinte.
Finch&egrave Vane decise che era giunto il momento di provare il bacio del sole su tutta la sua pelle.
Si alzò dandoci le spalle e togliendosi la camicia.
Offrendoci la vista della sua schiena completamente nuda e di uno striminzito tanga che affondava il sottile lembo di stoffa nella profondità delle natiche scoperte.
Ofemhi si gustava il panorama con gli occhi vogliosi, dando degli ultimi morsi carichi di bramosia al panino.
Dimostrando naturalezza lei prese a compiere qualche passo intorno, dandoci il profilo ed i tre quarti del suo arrapante seno.
Si infilò delle comode e deliziose infradito dirigendosi verso lo spiazzo prescelto per la tintarella.
Da lì mi chiamò per farsi spalmare la crema solare.
‘Vieni, Ofemhi ? .. Sperimentiamo subito la tua cremina ..’
dissi strizzando d’occhio al vicino africano che non disincollava più gli occhi da Vane.
Accettando al volo il mio invito mi seguì e la raggiungemmo a pochi metri dalle onde.
Si stava già ricoprendo del prodotto acquistato dal nostro nuovo amico spalmandoselo sulle zone davanti del corpo.
Braccia, viso, collo e tette luccicavano già della sostanza dal sapore di agrumi maturi.
Sorridendo e dimostrandosi molto cordiale per la compagnia offertaci da Ofemhi, si sdraiò sul ventre offrendomi la possibilità di ungerla.
Lui si accovacciò accanto.
Rapito dal fascino mediterraneo della mia calda ventiquattrenne.
Invidiando le dita che ne sfioravano e carezzavano ripetutamente la morbida pelle.
Con cura provvidi di imbrattarle le spalle e mezza schiena, molto lentamente.
‘Vuoi continuare tu ? ..’
dissi rivolto all’africano ammirato che reagì con espressione stupita e gioiosa.
Vane si voltò a guardarmi altrettanto sorpresa e con un sorrisetto a metà tra lo stupore e l’assimilazione di quelle parole.
A Ofemhi non parve vero di poter adagiare le sue mani scure sopra quel corpicino appetitoso.
Ma si avvalse velocemente della mia inattesa e sfrontata offerta prendendo subito il mio posto.
Le mani calde e ruvide composero un mix insieme alla pellicola cremosa spalmata che fece mormorare piacevolmente Vane.
Il suo tocco denotava una voglia sommessa che pareva volerlo travolgere.
Terminando di spalmare la schiena giunse alle natiche ben fatte e sode lasciate totalmente scoperte dalla libertà concessa dal tanga.
‘Gli fai tastare anche il culo ?’
parve interrogarmi di domanda retorica un suo nuovo sguardo, mentre al tempo stesso si gustava quella palpata in piena regola.
Scese a palpare anche le cosce, soffermandosi a lungo bramandole.
Il resto delle gambe, caviglie e piedi.
Fissandolo sotto m’avvidi di una patta in costante crescita e gli rivolsi uno sguardo ammirato.
Un’occhiata che colse e che gli conferì maggiore sicurezza nel tastarmi la ragazza quasi nuda.
Ripassò sul culo, fingendo di ridistribuire più accuratamente la crema.
Scivolando arditamente tra lo spacco delle chiappe all’altezza del buchetto posteriore appena coperto dalla stoffa del tanga.
Sentendolo rovistare attorno all’orefizio, Vane ebbe un leggero sussulto.
Che venne però mitigato da una mia carezza calmante sul suo viso.
‘E’ tutto ok ..
Sono sempre qui accanto ..
Lascialo divertire e goditela anche tu !’
Le comunicò a chiare lettere il mio gesto.
Provandoci ormai gusto da un po’, rilssò la nuca per stare al gioco.
Ofemhi pareva non resistere più.
Seguitava ad imbrattare l’interno delle natiche con la sua crema.
Guardandomi più frequentemente nel timore di ricevere segni contrari a quanto si apprestava a fare.
Attorno a noi non c’era nessuno. Solo pochi bagnanti distanti ed impossibilitati perciò a comprendere quanto stava accadendo in quella parte di spiaggia.
Sorrisi allora all’africano strizzandogli nuovamente un’occhio, fu il completo via libera alla sua straripante lussuria.
Le dita scure si infilarono sotto il sottile lembo del tanga, cercando e trovando l’ano della mia morettina sarda che gemette piacevolmente al contatto.
Con una parte della mano, Ofemhi scostò il tanga.
Ora il piccolo cratere che formava il suo orefizio posteriore era offerto alla nostra vista.
Con un movimento circolare seguitava ad imbrattarle la pelle sensibile allargando allo stesso tempo le sferiche chiappe.
Pur amando quella parte del suo corpo non l’avevo mai violata totalmente, quasi ad attendere un’occasione particolarmente importante.
Vederla ora in completa merc&egrave dei desideri di un altro mi trasmetteva scosse di timore ed eccitazione insieme.
Le natiche ora divaricate dalle mani unte erano esaltate dal buchetto fragile e leggermente aperto nella tensione dei tessuti della pelle.
Lei si affidava alla profonda esplorazione forte della mia presenza, convinta del mio peso su ogni decisione di Ofemhi e rapita dal desiderio.
Un dito medio pigiò sull’entrata attraversandola e facendola mormorare.
Scivolando agevolmente verso l’interno per merito della abbondante quantità di crema versata. Proseguendo con decisione sino alla nocca.
Decisi di completare la tenda semi impiantata alle mie spalle a cui mancava molto poco per essere eretta, giusto per avere la certezza di ripararci da sguardi indiscreti.
Con il sottofondo delle onde e dei gemiti di piacere che la piccola penetrazione anale strappava a Vane.
Tornando a girarmi verso loro due mi ritrovai davanti la visione del cazzo di Ofemhi già denudato dei pantaloni che strusciava contro le chiappe.
Un uccello scuro quanto la sua pelle e di dimensioni più voluminose del mio.
Toltole il dito dal buchetto ora schiuso puntò deciso la cappella gonfia contro lo stesso.
Per un momento rimasi bloccato. Indeciso sull’intervenire o meno. Sul farmi sfondare il culo della ragazza sotto i miei occhi o sul difendere la sua verginità per riservarmela.
Vane decise per tutti.
Si piegò sulle ginocchia sollevando le natiche e scostandosi il tanga con la mano.
Con quella libera afferrò l’uccello dell’africano e se lo tirò verso la vulva umida indietreggiando verso di lui.
Rapidamente il cazzo scuro le baciò le grandi labbra risucchiato dal movimento.
‘Aahhhh ….’
gemette vogliosa lei sentendosi divaricare l’entrata dal voluminoso intruso di colore.
Ofemhi si trovò nella condizione di dover imprimere solo la sua spinta per entrarle nel canale uterino, e non si fece pregare.
Con una pressione dai reni scivolò centimetro dopo centimetro tra la peluria abbondante di Vane ritrovandosi presto con l’asta ben impiantata dentro lei.
‘Uhhh … Che grosso … Uhhmmmm ….’
mugugnava di piacere la mia femmina prendendosi buona parte della fava scura in ventre.
Eccitatissimo mi portai davanti al suo viso trasognante baciandola con passione sulle labbra, ricambiato. Mentre l’africano prendeva a pomparsela lento.
La fava scura penetrava a fondo per poi retrocedere sino a metà asta in successione.
Permettendo alla fica di adeguarsi e riplasmarsi sul corpo estraneo di dimensioni non indifferenti.
Si aggirava certamente oltre la ventina di centimetri disponendo anche di uno spessore consistente, candidandosi al membro più sviluppato sinora inglobato nella tenera vulva.
Una congiunzione di corpi extra razziali che nel nostro paese diventa giorno per giorno sempre più fattibile grazie al crescente numero di immigrati, e che rappresentava una delle mie fantasie più desiderate ed inseguite.
Ritrovarmi lì con un ambulante nero a fottersi la mia Vane mi regalava incredibili brividi di piacere trasgressivo.
Provare il suo piacere direttamente sulle mie labbra baciandole la bocca era una sensazione semplicemente impagabile.
Ofemhi dava l’impressione di averle divaricato bene la fica con i movimenti insistiti e ripetuti, adesso lo vedevo agitarsi in lei con più vigore e meno fatica.
Vane mugugnava nella mia bocca rumorosamente il proprio intenso piacere, serrandomi gli occhi addosso con gratitudine.
Lasciai che se la pompasse a lungo, scuotendola con sempre maggiore decisione ed intensità, staccandomi dalle appetitose labbra leccandole il viso e sentendo i suoi urletti di goduria.
‘Ahh .. Ahh .. Ahhhh … Sssiii … Aaahhh … Daiii … Unhh … Aaahhh …’
proferiva senza soste dalla bocca.
Il ritmo dell’africano cresceva costantemente.
Ora le schiaffava tutta l’asta in fica schiaffeggiandole le grandi labbra con le palle scure, provocando rumorini soffocati di carne contro carne in forte tensione e di umori copiosi.
Vane era già venuta una volta durante la ficcata, e si sforzava di reggere la sbattuta per non perdersi nemmeno un istante del rapporto extra razziale a lei nuovo.
‘Vieni .. Ficcaglielo in gola !’
proposi allora al prestante ragazzo di colore ricevendo da parte di lei uno sguardo interrogativo e leggermente deluso
‘Non preoccuparti .. Te la riempo subito, cerbiatta !’
le sussurrai con tono caldo e lascivo prendendo la posizione occupata precedentemente da Ofemhi.
‘Aaaahhhh … Amoreee …. Ssssiii …’
disse entusiasta sentendomi entrare in lei iniziando a stantuffarla.
La trovai dilatata e fradicia. Sperimentando la ficcata immediatamente dopo quella di un altro uomo.
Una lussuria straripante si impossessò di me alimentando la mia goduria nel sentire il canale uterino così accogliente come mai prima.
Tanto da costringermi a concentrarmi per non allagarla subito del mio seme.
Frattanto si stava lappando l’ammirevole uccello d’ebano.
Anche a distanza lo vedevo luccicare delle secrezioni di Vane.
E udivo il suo fragoroso mugugno divenire un gemito strozzato.
Ce la facemmo a quel modo per diversi minuti ancora.
Scuotendone il corpo nudo sotto le botte della nostra virilità.
Io dalla fica e lui dalla bocca che aveva iniziato a pistonare spingendoglielo in gola.
Poi l’orgasmo sconvolse i nostri sensi.
Mentre inondavo dei miei fiotti bollenti la scorrevolissima vulva dilatata, vedevo il corpo di lei avvolto dai brividi di un nuovo orgasmo.
E Ofemhi a scaricarle direttamente nell’esofago il suo seme africano ……

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