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Trio

Trasgredire 1

By 22 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Che cosa te ne pare qui, Chiara?’ le domando mentre mi pregusto la scopata con lei. &egrave tirata come una troia con trucco deciso sul viso e un vestitino che lascia poco all’immaginazione. Mi arrapa da matti e accende la mia voglia di perversione.
Il boschetto &egrave a poca distanza dalla città e sembra deserto, ma sono sicuro che qualche guardone ci sta già tenendo d’occhio, conoscendo la fama del posto.
‘Si, direi che qui può andare.’ Risponde mentre avvicina le sue labbra alle mie. Quando la bacio sento il suo trasporto e immagino come sarebbe stupendo vederla bramata dagli amici. Se conosci una fica che si trucca come Chiara, &egrave meglio che ti abitui alle corna ancora prima che te le metta, perch&egrave tanto &egrave solo una questione di tempo. Me la sono coltivata in settimane di chat, aiutato dalla sua voglia di cazzo e ho sentito crescere il suo desiderio di sesso quanto il mio. Non prende uccelli da tre mesi, dopo una storia durata un anno e reduce da una separazione precedente di un matrimonio durato dieci. Le frugo le tette, trovandole generose, morbide e un po’ pendenti (quasi normale per una donna di trentacinque anni compiuti) sotto il vestito senza reggiseno. L’uccello mi sussulta, le prendo la mano e me lo faccio tastare da sopra la patta. Scendo a spostarle le mutandine del corto vestitino e la trovo zuppa.
Quasi non mi accorgo dell’ombra che scivola tra gli alberi a pochi metri da noi. Quasi.
Lo tiro fuori, voglio che me lo veda svettante, voglio sapere se il mio uccello &egrave di suo gradimento. Da come sgrana gli occhi giudico che &egrave così. Appoggio le mani dietro la sua folta chioma bionda ossigenata e la piego verso il mio sesso; un attimo dopo &egrave già lì a bagnarmelo con la lingua carica di saliva. Ci sa fare parecchio a giudicare dalle prime slinguate che mi spara. Le sollevo l’estremità del vestito e le denudo il culo. La luna piena ne bacia perfettamente la doppia sfera e lo evidenzia contro il finestrino della macchina leggermente abbassato. Passerebbe tranquillamente il polso di un uomo e ancora avanzerebbe spazio. Abbiamo fantasticato tante volte su situazioni sessuali al limite del rischio e oltre; &egrave tempo di vedere di che pasta &egrave davvero fatta la bella Chiara, adesso.
L’ombra si avvicina con circospezione, e stavolta l’ho vista veramente. C’&egrave qualcuno là fuori che si sta gustando lo spettacolo. E penso si gusterebbe anche la mia conquista bionda se glielo permettessi. L’idea &egrave folle e pericolosa, ma la bocca sul mio uccello mi manda troppo su di giri. Mi spingo un po’ sotto, costringendo Chiara a risistemarsi, a sporgere il sedere coperto solo dalla sottile striscia delle mutandine bagnate più in alto, verso la fessura del finestrino. Poi inizio a stuzzicarle la passera, spostandole il lembo degli slip e facendogliela uscire al fresco della notte.
‘Mmmmm…hmmmm…’ mugugna la vacchetta mentre sbava il doppio della saliva attorno al mio cazzo che pare esplodere. La lavoro con un dito, sfregandole il grilletto, inzuppandomi nei suoi umori, infilandocene anche un secondo. La sagoma fuori dalla macchina &egrave a meno di un metro da noi, ci scruta con eccitazione di fianco all’albero accanto al ciglio della strada. E forse sarebbe rimasta così fino a che avessimo concluso il nostro amplesso, accontentandosi di guardare. Ma non accontentando le mie depravazioni. Stacco per una frazione di secondo le dita fradice da Chiara e le rivolgo verso di lui con un palese invito a partecipare. E comincia l’apoteosi dei miei desideri più nascosti. Dapprima titubante, poi sempre più deciso, quello che la luce della luna mi mostra come un uomo dall’età indefinita ma dalla pelle molto scura, prende il mio posto sfiorando la fregna: ha gli occhi spalancati e non solo per il desiderio, &egrave in allarme. Probabilmente si tratta di un clandestino sbarcato chissà da dove. Spero sia solo, o potrebbe finire anche molto male la promettente notte. Passano minuti che sembrano ore da quanto sono interminabili, inizio a rilassarmi a poco a poco, quando mi rendo conto che nessun altro si avvicina alla nostra macchina. Forse &egrave davvero solo. Immagino le dita unte che toccano l’intimità di Chiara, ungendola a sua volta. Sporcandola. E invece di provare una sensazione negativa, la scarica di perversione fa pulsare ancora di più il mio uccello nella gola della ragazza. Portandomi alle soglie dell’orgasmo che trattengo a stento.
Sono un porco depravato, un maiale che se la gode! Penso.
Chiara sembra non essersi resa conto ancora di nulla, intenta nel suo lavoro di bocca, talmente fradicia da non capire che la pelle delle dita che adesso la stanno violando dentro non &egrave la mia. Mugugna rapita, sottolineando che apprezza alla grande l’attenzione che le viene rivolta. La mano libera del tizio dalla carnagione nera scivola alla patta dei pantaloni. Ora non ha più bisogno di inviti (se mai lo avesse avuto anche prima) e prende l’iniziativa. Libera un tarello nero come la notte, duro e gonfio. La forma mi viene offerta con generosità dalla luce lunare, fino a mostrarmi il grumo di vene che lo attraversa. &egrave un cazzo da sballo, probabilmente più largo del mio, ma certamente più lungo. Di sicuro supera i venti centimetri; un maglio di carne. Pare il tubo di scappamento della mia fiesta da quanto &egrave voluminoso.
‘Succhia, amore, succhia… e pensa che ci sia qui fuori qualcuno che ti sbatterebbe sul posto! ti piacerebbe, bella troia? vero che lo vorresti?’
‘Mmmm… mmmm….’ geme in tutta risposta, mentre le dita scure se la lavorano a pieno regime, infilandosi fino alle nocche dentro la fica.
L’ospite si solleva in punta di piedi, quasi arrivando a sfiorargliela con la cappella scura. Ma la manca di pochi centimetri.
Decido di giocarmi il tutto per tutto, o la va o la spacca.
Sono troppo infoiato.
‘Ora gli dico di entrare, va bene puttanella? lo accogliamo, perch&egrave noi siamo favorevoli all’accoglienza e all’ospitalità. Vero cagnetta in calore?’
‘Mmm…mmm… mmm…’
‘Dimmi di si… dimmi che lo vuoi… dimmi che lo farai; che ti farai sbattere come una troia da strada! giuramelo ora e diamoci dentro una volta per tutte; giurameloooo…’
‘Mmm… sii… lo giurologiurologiuro!!!’ promette staccandosi per un attimo dal mio uccello, con le labbra che colano saliva agli angoli, guardandomi completamente partita per la voglia. Il clandestino fa velocemente il giro dell’abitacolo ed entra dalla parte posteriore dove ci siamo piazzati noi, dopo che lo ho sostituito rapido con il lavoro di dita. Chiara sgrana gli occhi attaccata di nuovo al mio cazzo, rendendosi conto della nuova presenza con un muto grido di allarme.
‘Ssst… va tutto bene, troietta; &egrave lui che ti ha fatta godere con la mano da un bel pezzo, e adesso ti offre il pezzo forte. Va che roba…’
Lui si siede accanto a me, poggiando il palmo sulla fronte di lei e sollevandola per sfilarle il sesso dalle labbra. I due cazzi, a una spanna di distanza l’uno dall’altro, evidenziano immediatamente la marcata differenza di dimensioni in suo favore. La mano le passa dietro la nuca e la spinge verso la nerchia nera.
‘Anto… io…’ sussurra indecisa e incerta, nell’ultimo barlume di pudore.
‘Ssst… hai promesso, ricordatelo! sii ospitale; mi pare che hai solo da guadagnarci.’ La sfido con depravazione assoluta.
Mi guarda a occhi spalancati, la distanza tra la gonfia cappella e le labbra si riduce a un soffio. Un ultimo sguardo corre da un cazzo all’altro. Quindi socchiude gli occhi e poggia le labbra rosse sul glande scuro.
&egrave fatta! &egrave fatta! mi dico mentalmente gustandomi la scena sperata. Da come prende a lavorarlo capisco subito che Chiara non &egrave diversa da tante altre ragazze; una potenziale puttanella pronta a cornificarti con intenso piacere e gusto. Ed &egrave quella che desideravo trovare e avere al mio fianco. Una vacchetta come le altre, con una fica bramosa di cazzo. Le sollevo una gamba e appoggio la punta del mio uccello alla fica zuppa. Una piccola spinta e le entro dentro, una leggera stretta scivolosa mi avvinghia e le trasmette un sussulto di intenso piacere. é accogliente come non osavo sperare. I muscoli uterini mi avvolgono la nerchia sbavandoci sopra copiosamente e l’attrito &egrave più tenue che mai. Ma abbastanza per farmi arrivare di lì a poco, non ricordo se sia in periodo fertile, così esco rapido da lei e le spruzzo la sborra lungo la pancia fino a un seno, imbrattandola di liquido denso.
L’amico si rilassa piegando la testa sullo schienale del sedile, assaporando la lingua scorrergli lungo l’asta, bagnargli la pelle e le vene pulsanti, inglobarlo dentro la bocca, spompinandolo. Il fortunato se la spassa. Poi, dopo un lungo periodo in cui la bocca e la lingua di Chiara gli hanno reso il cazzo ancora più duro e gonfio, le fa un gesto universale. Le indica di sdraiarsi. Forse non parlerà la nostra lingua ma sa farsi capire bene. Se la sistema contro il mio ventre, sfruttandomi come un carnoso cuscinetto, le spalanca le cosce con entrambe le mani e si allunga deciso verso la fica schiusa. Appena la punta scura le bacia le grandi labbra, il clandestino da una spinta vigorosa penetrandola di colpo con quasi metà del suo cazzone. Il rumore &egrave soffocato e crudo, la carne tenera viene schiantata verso l’interno, Chiara si agita come preda di una forte scossa.
‘Ahh!!!… P-pi-a-a-a-noooo…’ si lamenta inarcando la schiena e il collo. Ma il clandestino affonda, sprofonda e sfonda. Aggiunge altra spinta e anche la seconda metà della nerchia nera infilza l’utero.
‘Ahia… oddio… mi spacca!!!’ denuncia allarmata e sofferente, portandosi le mani a comprimersi le tempie, mentre il corpo cerca invano di svicolare dalla carne che &egrave impiantata in profondità incredibile. Lui resta fermo, immerso nel suo utero fino alle palle, gemendo di soddisfazione qualcosa nella sua lingua sconosciuta. Poi prende lentamente a muoversi. Guardo esterefatto la scena altamente esplosiva sentendomi uno spettatore in disparte. Chiara si lamenta e geme ancora, ma stavolta i suoi gridolini sembrano manifestare un piacere di intensità mai provata.
‘Ooouuhhh… ma cos’&egrave?? Mmmm… ssiiii… che robaaaa… uoaaahhhhh…’
Geloso, idiota? non lo hai voluto tu? non lo avete voluto entrambi? adesso stai lì a guardare come le devasta la fica. Mi dice una vocina.
E devasta credo sia il termine corretto. Chiara si agita tanto da sembrare un’invasata sotto le botte sempre più forti che le rifila il nero. E dura a lungo, molto a lungo. Il suo ritmo cresce minuto dopo minuto, la sua nerchia scorre con maggiore facilità dentro la carne di lei che, per quanto paia impossibile, sembra essersi adattata bene al nuovo invasore africano. Gli umori biancastri ricoprono la pelle nera del cazzo, come fossero un profilattico naturale. Ed &egrave in quel momento che, con un barlume di ragione penso; ma cosa cacchio… la sto facendo sbattere da questo tizio sbucato da non so manco dove… senza nessuna precauzione?!?
‘Dai… uoaaaahhhh… daidai….ahhhh…’ lo incita ora lei e, prima che riesca a rendermene conto, lo stringe con le gambe incrociate dietro la schiena, attirandolo ancora più dentro.
‘Ehi! aspetta… asp…’ provo a obiettare nella tempesta dei sensi. Ma &egrave inutile; il clandestino già si irriggidisce mugugnando forte come un maiale e, con tre quarti del lungo uccello piantato dentro la ragazza, inizia a venire spruzzandole nell’utero tutto il suo seme. Resto senza parole e a bocca aperta, poi l’attenzione cade su Chiara; sta venendo anche lei. Ha un orgasmo travolgente che la fa urlare di piacere. L’ospite le spara dentro gli ultimi getti, poi si accascia sopra di lei e li ho entrambi addosso. Appagati ed esausti. L’abitacolo pregno degli odori del sesso e dell’odore pungente del clandestino. Poi lui si alza, si libera quasi con fastidio della gamba di Chiara ancora addosso, ed esce con calma, senza voltarsi indietro, sparendo nella notte da dove era arrivato.
‘&egrave stato fantastico, amore… fantastico…’ mi sussurra lei una volta rimasti soli.
‘Ti &egrave venuto dentro, e tu lo hai lasciato fare, zoccola…’ le rispondo.
‘Lo so.’ Si limita a dire con un sorriso malizioso e gli occhi chiusi ‘e sento che non ti dispiace, porco…’ aggiunge riferendosi al mio cazzo ancora turgido contro il suo ventre. Scivolo un po’ e lo punto sulla fica slabbrata e fradicia. Del liquido vischioso le esce in un rivolo lento, imbrattando il sedile e la sua coscia nuda. Entro senza il minimo sforzo. La fica &egrave diventata una palude senza fondo, il mio uccello si perde e affonda senza appigli.
‘Bestia… uuuhhh…’ sono tutto un fremito, il cazzo che pare scoppiare.
‘Mmmm… amore…’ mi rimanda lei, lasciva e ancora vogliosa. Duro poco, immerso in una ora sconfinata melma che &egrave la fica di Chiara, spruzzo il mio seme senza controllo, aggiungendomi a quello dell’ospite di passaggio.
‘Oh cazzo… che disastro. Ma… sei in periodo fertile, Chiara?’
La ragazza non risponde e sorride di nuovo. Poi, silenziosi ma appagati, entrambi in modi diversi, torniamo verso la città.

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