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Trio

un insolita serata

By 10 Luglio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Un insolita serata a tre
Il mio compagno ha una vineria, in genere durante la settimana rincasa prima e quando riesco ad aspettarlo sveglia mi preparo qualcosa da bere. Metto un po’ di musica in salone, intanto che fumo la mia solita cannetta relax, il solo pensiero della sua pelle e del suo cazzo accende in me un desiderio fortissimo. I capezzoli diventano duri, quasi fanno male se li sfioro, la mia fica si bagna, gli slip si infilano dentro e le mani iniziano a muoversi smaniose, in cerca delle sue gambe, del suo cazzo, di quella punta da bagnare tra le dita. Era una sera di luglio, il giorno prima avevamo fatto l’amore fino all’alba, avevo retto la giornata lavorativa un po’ a fatica; nella pausa mentre i colleghi erano ancora fuori mi ero rifugiata a sfogliare un po’ di foto porno che a noi piace fare mentre scopiamo. Mi persi in quelle foto e quasi come se fossi ora la spettatrice di quei momenti, iniziai a toccarmi tra le gambe, lentamente infilai una mano scostando la gonna e affondai le dita nella fica, intanto che l’odore di sesso zaffava fresco sotto il mio naso. Decisi di telefonare la mia amica, la mia amica di sempre, Viola; a proposito il mio compagno si chiama Stefano e io Giulia. Telefonai Violetta per invitarla a cena, quella sera avevo voglia di stare un po’ con lei, di aspettare il mio stallone dal lavoro con un bel bicchiere di vino rosso, e la compagnia di Viola, oggetto di una nostra vecchia fantasia.
Lei era tornata single dopo molti anni, molto più formosa e bella di me era sempre piaciuta molto, aveva una carica passionale molto forte e un certo gusto per il sadomaso. Sin da ragazzine il nostro legame fortissimo, il nostro amore ricco di gestualità, baci, abbracci, mani nella mani tra la gente, accendeva fantasie e stimolava proposte indecenti, le solite porcate degli uomini che hanno tra gli obiettivi primari della loro vita un orgia a tre, il desiderio di farsi scopare e di scopare due donne, meglio ancora se sono amiche. Avevamo detto di no ai nostri precedenti ragazzi spesso anche incredule per una proposta così scontata. Ma si sa, quando si è ragazzine e non donne è difficile confessarsi il desiderio di condividere il proprio corpo, di scoprirsi insieme a un uomo, di fargli vedere quanto oltre può andare una donna con la mente, con il linguaggio del corpo, con la fantasia spingendola oltre i limiti dell’estremo. Forse quel che ci mancava per dire si e per non scherzare ma denudare un desiderio comune rafforzato dalla splendida complicità che ci univa, era proprio l’uomo giusto.
Con Stefano avevo sentito qualcosa di diverso e di speciale fin dal primo momento che lo avevo avuto, ci avevano separato molti anni, molti in cui senza saperlo entrambi eravamo attratti; con lui avevo scoperto la passione, sentito il fuoco tra le gambe, tra le mani, in bocca, provato la fame e la sete di cazzo, la voglia senza pari di superare limiti man mano che stavamo insieme, una curiosità continua, frenetica, passionale, di testa, di corpo, di fica, di culo, già ho omesso di dirvi che ho il classico culo dove un uomo vorrebbe penetrare con il proprio cazzo, bello in carne se così si può dire. Anche lui come tutti vedeva me e Viola e anelava a un incontro a tre, senza mai scadere nella volgarità, così un pomeriggio, durante una delle nostre conversazioni in chat, tra una porcata e un’altra ne parlammo seriamente, e fui felice di ascoltare che la sua non era la solita proposta indecente ma un desiderio come in me, di condividere un esperienza così forte insieme, si, proprio noi e con la mia amica di sempre, la sola che avrebbe potuto capirci e in un gioco di complicità fortissimo rendere possibile qualcosa di più di un sogno, qualcosa di più di un desiderio, un bisogno, un bisogno della testa, un bisogno dell’amore che legava me e lui e dell’amore che legava me e Viola, un bisogno del corpo.
‘Tesoro sono sola, che ne dici di una cenetta, un film o due chiacchiere sul mio lettone e un buon bicchiere di vino? Stefano non dovrebbe tardare, ma è da tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme, lo aspettiamo belle rilassate in salone o sul letto?!’. Mentre aspettavo la risposta già correvo con la fantasia, già ci vedevo sedute l’una accanto all’altra, gambe rilassate e leggermente aperte, vino, un po’ di musica tra le riga, il balcone aperto, quel vento tiepido che soffiava sulle nostre vesti leggere, carezzando l’interno coscia e soffiando il clitoride.
‘certo che ci sono amore, con piacere, è da tanto che vorrei passare un po’ di tempo con voi, per le 9 sono da te’; era fatta, tempo un ora sarei uscita dall’ufficio, avrei velocemente terminato le ultime cose in laboratorio, fatto un po’ di spesa, preso buon vino e poi di corsa a casa. Al rientro ebbi giusto il tempo di dargli un bacio e di toccargli con le dita quel meraviglioso cazzo che quella notte mi aveva fatta impazzire che lui corse a lavoro. Gli dissi mentre scendeva le scale ‘sai tesoro, stasera c’è Viola a cena, ti aspettiamo per bere una cosa, non fare tardi e non stancarti troppo” e l’attimo dopo mi sentii chiamare, ‘certo che non tardo, la scenografia mi sembra molto accattivante, un bacio’.
Abbandonai i vestiti in camera da letto, cambiai le lenzuola (semmai dal divano ci fossimo spostati in camera da letto, volevo fossero pulite), mi preparai una canna e un bel bagno caldo. Entrai nella vasca e inizia a toccarmi il seno, tette un po’ piccole ma di seta come dicevano molti, scesi lungo il ventre, poi nelle pieghe, ancora sentivo la sua lingua infilata nella mia fica quando iniziai di nuovo a giocare e di tanto intanto un dito bagnato di fica, strabagnato penetrava il culo ancora ben accessibile dopo essere stato farcito di sperma ben due volte. Mi mordevo le labbra e in quel momento avrei solo voluto il suo cazzo da far scendere su e giù nella mia gola, scostare con la lingua la tasca, far uscire la punta, succhiarlo, mangiarlo, morderlo fino a tirargli le ultime gocce di sperma rimaste dopo le sei volte di quella notte, dove tutto in casa tranne che i fornelli in cucina ci aveva fatto da letto. Decisi di non raggiungere l’orgasmo, anche se non desideravo altro. Ancora in accappatoio mi sdraiai sul divano e lo chiamai eccitandolo con i nostri giochi telefonici soliti. Erano le 8 circa, dovevo vestirmi: indossai un vestitino a bretelline di garza nero, leggermente trasparente, niente mutandina, niente reggiseno, era abbastanza cucito addosso che il seno stava su e i capezzoli si vedevano benissimo; alzai i capelli lasciando che qualche ciocca andasse sul collo, adoravo che li scostasse con le mani per leccarmi. Tempo di preparare la cena che Viola arrivò: indossava un pantalone di lino bianco completamente trasparente e una canotta che le esaltava il suo bel seno taglia terza abbondante. Abbracci, baci, strette, non si capì nulla e in fondo erano solo due settimane che non ci vedevamo. Cenammo, poi ci stendemmo sul divano, stesa sul suo ventre, lei mi sfiorava come al suo solito i capelli, parlammo sorseggiando del buon rosso primitivo di manduria, le raccontai delle meravigliose scopate con Stefano, ci scambiammo qualche simpatica confessione e poi ci fu un po’ di silenzio.
Il rumore della porta che si apriva ruppe quel momento di complicità, era rientrato, più bello che mai, indossava un pantalone di lino che lasciva intravedere le sue forme, una polo verde militare che risaltava quel viso fanciullesco, simpatico e allo stesso tempo ammaliante che mi aveva fatta innamorare; occhioni malupini rivolti a noi esordì ‘salve, come si và? Vi siete date al vino eh”. Si avvicinò per darmi un bacio, e avvicinandomi a sé mi fece sentire sul ventre che qualcosa nei pantaloni cresceva e cercava di farsi largo nel boxer, poi si avvicinò a Viola e sorridendole le diede un bacio sulla guancia. Gli versai del vino e ci sedemmo sul divano, alla tv davano eyes wide shut, uno dei nostri film preferiti, di lì si parlò di coppia, di legami, di fantasie, io e Viola ci scambiammo uno sguardo di complicità e io, fissa in questo gioco di sguardi, iniziai a passare la mano tra le gambe del mio compagno mentre lui con una mano tirava a sé Viola e con l’altra dopo un mio cenno mi alzava il vestito per mettermi le dita nella fica. Si stava realizzando la nostra più intima e eccitante fantasia, Violetta sfiorava le sue gambe, io lo afferrai e lo infilai duro come non mai nella mia bocca dopo averlo leccato fino allo stremo, porsi alla mia amica il suo collo concedendogli di leccarlo mentre io gli facevo un pompino, lui adorava la lingua tra le pieghe del collo. Viola intanto accompagnava con le dita la mia lingua, la mia fica si bagnava sempre di più, decisi di prendere un cazzo di quelli acquistati e di bagnarlo prima con la mia fica, poi con la fica di Viola, che intanto iniziava ad impazzire ma aspettava con discrezione di essere introdotta pian piano tra noi due; infilai quel cazzo bagnato nel suo culo e bevvi il suo sperma lasciando che le ultime gocce mi cadessero sul viso. Mi sedetti su Viola, ormai senza pantaloni, il mio stallone si alzò e continuò a svestirsi, ci invitò a stenderci sul letto, letto a tre piazze basso, ideale per certe cose: Viola era appoggiata al muro, io tra le sue gambe ma leggermente alzata, in modo che la mia e la sua fica si potessero scorgere; Stefano iniziò a leccarne prima una e poi l’altra lasciando che le dita impegnassero il posto vuoto lasciato intanto dalla lingua, sfiorò il seno di Viola non staccando mai lo sguardo da me quasi come se m i chiedesse il consenso, accompagnò la mia mano al seno, al ventre e poi tra le gambe della mia amica e mentre io la scoprivo, le sue mani afferravano il cazzo ormai duro di nuovo tra le mani, lo invitò a sedersi e porgerlo alla sua bocca, poi alla mia fino a penetrare il mio culo mentre noi sfogavamo la nostra voglia con un gioco di dita e di cazzo finto senza tregua, la mia fica era un fiume in piena, sentire le dita di una donna era una sensazione diversa, ma ora desideravo solo il suo cazzo. Il mio stallone mi guardò, mi fece stendere e mi penetrò dolcemente, entrando e uscendo, ora sfiorando con la punta il clitoride ora entrando e poi finalmente tutto completamente dentro, lo sentivo, era fantastico; intanto con la bocca leccava quella di Viola leggermente seduta su di me a dargli la fica in bocca. Raggiungemmo tutti e tre un fantastico orgasmo, c’era bisogno di fermarsi, di realizzare quelle sensazioni così forti, quei sapori tra le labbra, tra le gambe così conosciuti eppure nuovi; ma io e Viola non eravamo del tutto soddisfatte, iniziammo a prenderlo in giro scherzando, intanto che lui si rilassava, ci alzammo e preparammo una sedia e una corda: ‘amore dai, non fare il solito che si addormenta, beviamo un altro goccio di vino per festeggiare, siediti sulla sedia così non ti rilassi troppo’. Seduto in modo da porgerci cazzo e culo, io e Viola scattammo a legarlo completamente alla sedia, lasciando che la corda passasse tra le gambe e intorno al ventre fino a circondare il suo cazzo. Io e Viola gli giravamo intorno, lasciando ora che prendesse il mio, ora il suo seno in bocca, che toccasse il mio e il culo di Viola a cui concessi il cazzo alla sua bocca prima e poi alla sua fica. Mentre lui si scopava la mia amica, io facevo penetrare dal cazzo giocattolo il suo culo e lo scopavo. Dopo poco la fica di Viola era piena del suo sperma.
Crollammo per terra, sul parquet che sembrava aver stampato i nostri odori, sfiniti ma contenti.

Odore di sesso
Quella mattina mi svegliai presto, Viola dormiva sul divano, avevo insistito perché non andasse a casa, e avevo piacere che rimanesse con noi anche per riposarsi. Stefano dormiva, mano sotto la testa, completamente nudo con le lenzuola che gli sfioravano quel corpo stordito; alzai dolcemente le lenzuola per dare un bacio allo stallone che ci aveva soddisfatte: tramortito, ridevo sola nel letto. Quell’odore di sesso, quei sapori così diversi addosso, il respiro fermo nello stomaco, la passera sfondata di un colore che roseo più non era, i capelli sconvolti, la bocca’la bocca di quel sapore agrodolce del suo sperma, mi stesi di nuovo sul letto e iniziai a sfiorarlo, avrei voluto svegliare il suo cazzo prima di vedere i suoi occhioni dolci aprirsi e avvicinarsi con le labbra alla mia bocca per passarmi un po’ di saliva e dirmi ‘buongiorno tesò’, ma quella mattina volevo solo sfiorarlo e aspettare.
Già, adoro svegliarlo anche di notte mangiando il suo cazzo, mi piace con le dita camminare lungo le sue gambe, toccare le sue palle per porgerle alla mia bocca, leccarle come se fossero un bel gelato da affondare per bene in bocca prima che si sciolga; piano piano arrivo a lui, lì a riposo, tenero e morbido, lecco la punta che lascio che sfiori mentre la guido il mio seno, poi il mio ventre poi la mia passera per bagnarsi. A questo punto impazzisco nell’infilarmelo in bocca e nel succhiarlo, leccarlo con un movimento lento e forte allo stesso tempo di una lingua che sale e scende, succhia e poi scosta la pelle per chiamarlo a sé. Lo sento crescere dentro la bocca, tra i miei denti prima, poi sento che avanza verso la lingua fino a raggiungere quasi le tonsille e mentre cresce inizio ad aprire le gambe, a stendermi sulle sue bagnando i peli con la mia fica che inizia a inondarsi come un lago, e più sento il respiro fermo nel ventre che trema, più ho voglia di scoparlo, di sedermi su quel cazzo che ormai è diventato duro e sembra impotente con un padrone ancora in dormiveglia e io che posso dominarlo. In genere Stefano inizia a toccarselo, ancora con gli occhi chiusi mi sfiora il seno, cerca con le mani la mia patata bella bagnata, la penetra con le sue dita che poi lecca, mi mette una mano sul culo e mi invita a salirgli sul cazzo per cavalcarlo e a questo punto non capisco più nulla, so che lui ancora stordito di sonno lascerà che venga prima io, e questo mi fa impazzire, accentua la voglia, sapere che è tra le mie mani e posso fare di lui tutto è un orgasmo già raggiunto con la testa, con i sensi, con gli occhi che si accendono e quel ventre che trema come terra che vuole pace, vuole darsi in un orgasmo che lo plachi. Inizio a leccargli il collo, su e giù con una lingua che ora si ferma disegnando con la punta cerchi nelle pieghe della sua pelle, ora si stende e abbraccia il collo, intanto che un dito bagnato di passera penetra dolcemente il suo culo e il pollice tiene le palle palpabili nel palmo. Arriva un momento in cui proprio non resisto, quasi di forza spalanco le gambe e mi infilo da sola il suo cazzo nella fica e a quel punto lo scopo con forza e raggiungo l’orgasmo fino a svenire dall’altro lato del letto, gambe spalancate, stesa e occhi rivolti a lui ormai sveglio che mi guarda come se volesse dirmi ‘io non ho ancora cominciato’. Stefano di solito in queste occasioni sceglie se inondarmi la bocca e il viso di sperma o farcirmi il culo, così che durante la giornata lo pensi ogni volta che qualche goccia del suo sperma lo abbandona.
Viola non aveva alcuna intenzione di svegliarsi, indossai una canotta bianca che lasciava intravedere il seno e stringeva a sé i capezzoli duri, aprii il cassetto di intimo e scelsi la coulotte bianca di cotone, come piaceva a lui; tempo di preparami un caffè ed ero seduta in terrazza, sigaretta del buongiorno, qualcosa da mangiare e un po’ di vento che mi sfiorava e sembrava portar con sé un po’ di quell’odore di sesso. Chiusi gli occhi e mi lasciai portare dalle zaffate di odore di Stefano, quell’odore che avevo stampato dentro e mi accendeva il fuoco ogni volta che lo ascoltavo, quell’odore che amavo portarmi a lavoro per fermarmi nelle mie piccole pause e sentire che lui era con me, che mi apparteneva; guardavo con aria ironica e orgogliosa i colleghi che di tanto in tanto avanzano le solite proposte e pensavo ‘mi ha scopata lui, adoro essere scopata e scoparmelo, nessuno di voi potrà avere neanche la mia bocca per un pompino’. La sigaretta era finita, avevo qualche tiro di canna avanzato dalla sera prima, lo guardai e sorrisi.
Io e Stefano amavamo farci qualche cannetta insieme di tanto in tanto, un vero e proprio rito che io adoravo e spesso ci piaceva farle in vineria, luci spente, il personale ormai andato via, facevo finta di aspettare che andassimo via e passeggiavo davanti al bancone in genere lasciando che i suoi occhi mi seguissero mentre le sue mani frettolose cercavano di mettere tutto in ordine per raggiungermi. Una sera mi disse: ‘che ne dici di una cannetta, io intanto finisco di pulire e ti raggiungo’, neanche aveva finito di parlare che le mie mani già erano nella borsa per prendere il kit, con la coda dell’occhio seguivo i suoi movimenti, la sua mano nei pantaloni per lasciare che il cazzo avesse lo spazio e la libertà di venir su. Mi appoggiai al bancone per preparare la cannetta, iniziai a spezzettare tra le mani l’erba, quell’odore già mi portava a due cm da terra quando la sua mano si infilò nei miei pantaloni, li sbottonò e inizio a farli scendere. Indossavo un perizoma semitrasparente e sottile, Stefano porse alle mie pacche belle sode il suo cazzo nudo, senza che me ne accorgessi era già senza pantaloni e boxer che mi ritrovai in bocca un istante dopo intanto che lui mangiava il mio perizoma bagnato. Era difficile concentrarsi per chiudere quella canna, ma lui insisteva perché le mie mani fossero impegnate esclusivamente per chiudere la canna intanto che ero lì, tra le sue mani impotente. Si abbassò e mi leccò la fica piena della sua lingua che stuzzicava il clitoride, le labbra, e girava girava senza tregua in quella patata che tremava e si bagnava sempre di più; mi fermai per guardarlo mentre era lì seduto in ginocchio con la sua testa in mezzo alle mie gambe quasi sollevate su di lui, leccai la cartina per chiudere la canna senza staccare gli occhi da quella scena meravigliosa e immaginando di leccare le pieghe della sua carne tra le cosce, dal buco del suo culo alla punta del suo cazzo che intanto era lì in posizione eretta e aspettava di essere preso dalla mia bocca. Raggiunsi l’orgasmo nella sua bocca, e lasciai che mi prendesse il culo, ebbi solo il tempo di accendere la canna che mi ritrovai schiacciata al muro come da perquisizione con il suo cazzo nel mio culo che mi sbatteva contro quel muro con forza afferrando il mio seno tra le mani e dicendomi a bassa voce ‘guarda, guarda nello specchio cosa sta succedendo, girati, è tutto mio il tuo culo ‘completamente mio e tra poco lo inonderò di sperma’.
‘tesoro, già sveglia?’, si era svegliato, nudo mi raggiunse in cucina, gli preparai il caffè e gli proposi un bel bagno caldo che di lì a poco sarei andata a preparare prima però la mia vescica stava scoppiando e andai in bagno, lasciai la porta aperta e dopo poco mi seguì per bere le ultimi gocce di pipì che uscivano e leccarmi per bene la passera già pronta ad accoglierlo. In pochi minuti tutto ciò che era sul cassettone del bagno fu per terra, e stavamo scopando quando Viola accennò un ‘buongiorno cari” e avvicinandosi diede un bacio a tutti e due, l’uno nell’altro”

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