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Trio

Un pomeriggio mozzafiato

By 16 Luglio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiama Vale, a metà pomeriggio: ‘Ciao, cuginetto, lavori ancora?’. La sua vocina e la memoria di ciò che abbiamo fatto con lei e Carola mi porta all’unica risposta che avrei potuto dare. Hanno un paio d’ore libere, prima di cena. Marito, fidanzato, fratelli, scocciatori di turno, tutti lontani dalle scatole.
Ci vediamo sotto casa loro. Scendono insieme. Come al solito sono belle, appariscenti, sfavillanti. Tette affacciate dai loro reggiseni a balconcino e dalle loro magliettine striminzite; jeans attillati che fasciano le gambe snelle e le cosce sode. Uno spettacolo appagante come sempre.
Il tempo di un caff&egrave, che ci sta sempre bene. Intanto loro mi spiegano l’idea che gli &egrave venuta: una corsa in macchina a un centinaio di chilometri da casa, dove nessuno ci conosce, per regalarci qualcosa di insolito ed eccitante. ‘Una cosa pazzerella’ dice Carola. ‘Meglio dire zozzerella’ precisa Vale.
Prendiamo l’autostrada. L’auto &egrave comoda, l’aria condizionata ci evita l’afa estiva ma non il sole che scotta ancora, anche attraverso i finestrini. Procediamo tra mille battute e mille risate, come un cugino con una zia e una cugina. Cento chilometri, il rischio di incrociare gente conosciuta diventa bassissimo.
Abbiamo voglia di un altro caff&egrave, al primo autogrill si fa sosta. Essendo un giorno infrasettimanale e data l’ora non c’&egrave folla, per fortuna. Scendiamo, entriamo nel bar ottimamente climatizzato. Il caff&egrave arriva subito, accompagnato da qualche occhiata più o meno furtiva da parte dei presenti.
Usciamo, e intuisco prim’ancora che me lo dicano ciò che sta balenando nella loro mente.
Andiamo verso le toilettes. Entrano prima loro, in quella riservata alle donne, e io resto fuori, a un passo dalla soglia. Il bagno &egrave vuoto. Loro si fermano davanti agli specchi per darsi una rapida sistemata al look.
Vale entra in uno dei bagni. Non essendoci nessuno, continua a chiacchierare con la mamma lasciando la porta appena accostata. Dopo pochissimo, entra la signora che si occupa dei bagni. Giovane, bionda, media statura, ha addosso il camice di servizio. Entra e dà un’occhiata per vedere se c’&egrave bisogno del suo intervento. E’ tutto a posto, però. Nel controllare, nota la porta socchiusa, si affaccia, la apre un po’. Vale nota la scena ma l’istinto le dice di restare in silenzio. Dieci, quindici secondi e la donna va via. A ruota esce Carola, si ridà uno sguardo allo specchio e viene verso di me e Vale, che nel frattempo mi ha raggiunto.
Lancio una proposta mozzafiato: farmi accompagnare da loro due nel bagno dei maschi, tanto sarà di certo anche quello vuoto.
Accettano tra qualche risata e una certa atmosfera di sfida, lasciando me senza parole.
Entro prima io, almeno per un rapidissimo sopralluogo. Faccio cenno che il bagno &egrave tranquillo, e loro entrano. Carola si conferma come la più smaliziata, i suoi cinquant’anni l’aiutano. Si affaccia fino a poter vedere l’area, delimitata da un muretto, dove ci sono i wc a muro.
Io entro in uno dei bagni muniti di porta, l’ultimo in fondo vicino a quelli a muro. Faccio cenno ad entrambe invitandole a seguirmi per poter leggere le inimmaginabili oscenità che ogni autogrill ospita. Mi raggiungono, chiudo la porta dietro il culetto di Vale. Siamo tutti e tre, in un cesso di un autogrill, in meno di un metro quadro, tra 4 pareti di alluminio anodizzato ricoperte di prestazioni sessuali offerte o richieste.
Carola e Vale cominciano a leggere gli annunci, le offerte, le porcate: si girano su se stesse, allungano gli sguardi per leggere le scritte più piccole, sgranano gli occhi davanti alle proposte più impensate.
Sono divertite, stupite, sorprese. E, soprattutto, intimamente incuriosite. Lo si capisce da come si guardano attorno, quasi a non volersi perdere neanche uno di quei florilegi di proposte oscene. Approfittando dell’assenza di altre persone, apro la porta per una breve sosta ai wc a muro, poi ritorno da loro due, sempre intente e divertite da quella ‘lettura’. Nel rientrare lascio, un po’ per caso un po’ volutamente, socchiusa la porta. Trascorrono alcuni minuti ed entra un tipo belloccio, probabilmente un agente di commercio, sulla quarantina, giacca e cravatta, distinto, alto, fisico abbastanza prestante. Una figura gradevole, insomma. Si accosta ai wc a muro per le sue esigenze. Dopo un solo istante, entra nel bagno anche un secondo tizio, tutto l’opposto del primo. Forse un camionista, tarchiato, non meno di cinquant’anni, maglietta e jeans, nulla di particolarmente attraente. Infine, arriva un ragazzo, venticinque anni al massimo, bel fisico, abbigliamento di tendenza, lineamenti acerbi, andatura spedita e sicura.
Faccio cenno a Carola e Vale di restare in silenzio assieme a me, se non altro per evitare che i tre possano scorgerci. La porta socchiusa e la vicinanza ci permettono di osservarli quasi per intero.
Sono tutti e tre in piedi, uno affianco all’altro, la faccia rivolta verso il muro e qualche occhiata in basso, come fa ogni uomo quando &egrave intento in quel tipo di funzioni. Il cinquantenne, al centro, di tanto in tanto lancia un’occhiata verso gli uccelli degli altri due, dapprima distrattamente, poi con insistenza sempre maggiore. E intanto, armeggia vistosamente con il suo: chissà che starà facendo, sussurro alle mie due fanciulle, provando a insinuare un po’ di curiosità morbosa nelle loro menti.
Gli altri due non si mostrano particolarmente infastiditi o disturbati dalla scena, probabilmente situazioni come questa accadono più spesso di quanto si creda, in certi luoghi. Prima l’uno e poi l’altro terminano e vanno via. Resta il camionista, che continua la sua sega a faccia verso il muro. Ne ha per molto, a quanto pare, così decidiamo di andar via senza che lui se ne accorga. Apro la porta, ma in quell’istante il tizio si volta e ci scorge. C’&egrave tensione nell’aria, nessuno di noi sa che fare, capiamo che stiamo rischiando una reazione poco gradevole. Mentre penso queste e altre cose, il camionista viene verso di noi. Nel vederlo, mi rendo conto che ha un uccello grossissimo, oltre che in lunghezza soprattutto in circonferenza. Sembra un paletto, un arnese da cantiere.
L’uomo si ferma sulla porta del bagno. Carola intuisce che per risparmiare un impatto così forte alla figlia &egrave preferibile agire subito. Si accovaccia, reggendosi con le braccia alle gambe mie e di Vale, e apre la bocca. L’uccello dello sconosciuto entra come un treno tra le labbra della bionda signora. Giusto il tempo di arrivare fino in fondo e il camionista, eccitato a dismisura, riversa la sua soddisfazione nella bocca di Carola, sotto lo sguardo esterrefatto della figlia. La sborrata sembra abbondante. Poi Carola si rialza, voltandosi verso di noi. Il camionista tira su la zip, fa un cenno di saluto ed esce. Passa un attimo di silenzio, poi Vale accosta le sue labbra a quelle ancora umide della mamma, baciandola. Forse per gratitudine, forse per chissà cos’altro.

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