Skip to main content
Trio

una domenica al convento

By 26 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ domenica, splende il sole su Parigi, i raggi luminosi fanno luccicare l’acqua della Senna. Le strade sono piene di turisti, famigliole con bambini dal delizioso accento francese, coppie di innamorati, tanti turisti. Andreina mi propone una gita fuori porta. ‘Andiamo a trovare una mia amica, italiana come noi, di Pavia. Si chiama Anna’è una suora, sta in un convento alla periferia di Parigi’.
Non ho da fare, in realtà mi piacerebbe vedere Jean, uscire con lui, farci una scopata’ma dal giorno del colloquio non l’ho più visto. In realtà, lavoro nella sua gioielleria da una settimana appena. Mi rendo conto che lui è in una posizione delicata, e soprattutto, io devo dimostrare quanto valgo. Però mi manca, mi manca il suo bel cazzone lungo e teso, il suo sguardo lascivo, la sua voce così sexy’insomma, vorrei rivederlo. Ma non posso cercarlo io’o sì? La tentazione è forte, quindi l’invito di mia cugina cada a puntino: se esco, mi distraggo, non penso a Jean, non gli telefono e mi evito un possibile rifiuto. Perfetto.
Partiamo nella sua Peugeot mezza scassata ‘ l’ha presa usata appena siamo giunte e Parigi ‘ e in mezz’ora siamo fuori città. Chiacchieriamo piacevolmente del più e del meno, lei mi chiede del mio lavoro, io orgogliosa le dico che ho già venduto diversi gioielli a clienti abituali, che sono brava, convincente. Ridiamo, scherziamo, l’atmosfera è rilassata.
Arriviamo al convento che sono già quasi le 11. Il monastero sorge in un bel boschetto, è chiuso da una cancellata, per entrare dobbiamo suonare ed aspettare a lungo che qualcuno ci apra. Alla fine, arriva una suorina graziosa, piccola, con un cappellone enorme che le copre metà del volto. Andreina le spiega chi dobbiamo incontrare, lei ci indica un piccolo edificio, poi ci dice qualcosa in francese che non capisco. ‘Ha detto che Anna è lì dentro, nel magazzino viveri, ma può entrarci una sola persona alla volta. Che facciamo?’. Le sorrido: ‘Vai pure da sola, io ti aspetto, anzi ‘le dico, indicando una chiesetta che vedo a 300 metri da noi ‘ vado un po’ in chiesa, chissà mai mi redimo!’.
Io e mia cugina scoppiamo in una sonora risata, poi lei si allontana e io mi dirigo verso la chiesetta. Fa caldo, sono sudata, e mi affretto verso la casupola, sperando in un po’ di refrigerio. Entro: avevo ragione, la chiesa è fresca, piccola ma piacevole. Osservo gli affreschi alle pareti, la grande croce dorata sull’altare, e mentre sono lì sento qualcosa’un lamento, forse. Sembra qualcuno che piange. Mi guardo intorno, ma non c’è nessuno. Forse il lamento arriva da fuori. Esco nel sole, e dietro la chiesetta, li vedo. Un uomo e una donna. Stanno scopando. Guardo meglio’non posso crederci. Sono un prete ed una suora. Stanno facendo l’amore, riversi su un piccolo cumulo di fieno, e lei finge ‘ almeno, credo stia fingendo ‘ di non volerlo. Lui è un uomo di mezz’età, ha capelli scuri tagliati a spazzola, una bocca larga, ride sardonicamente mentre penetra la suora, le stringe i seni tra le mani. Lei è giovane, un viso freschissimo, grandi tette: in testa ha il velo da suora, la tunica è aperta sul davanti. Si lamenta, dice ‘No, no’, ma stringe spasmodicamente le cosce intorno al corpo dell’uomo, che la sta scopando vigorosamente. Lui è italiano, mentre la penetra le dice: ‘Sei bona, sei bona, che corpo perfetto, che fica arrapante’. Lei è francese, non capisco nulla di cosa mormora, mi rendo solo conto che, per un gioco erotico, finge di volersi sottrarre alle voglie di lui. Adesso il prete si stacca dalla suora, ne intravedo il pene, è enorme, con la punta paonazza, lucido degli umori di lei. L’abito talare gli cala sul corpo, il pene ora è nascosto alla vista. Lui si piega sul ventre della suora, le solleva le veste, le apre le cosce. ‘Fammela vedere, quant’è bella la mia fica’. Lei dice ancora no, piagnucola, ma spalanca le cosce per lui, che le infila dentro un dito, poi due. ‘Com’è aperta, com’è bagnata’, e poi si piega e glie la lecca. Lei finge di dimenarsi, in realtà si contorce di piacere. Lui le stringe i seni tra le mani, poi le prende i capezzoli con le dita, glie li pizzica, e poi di nuovo la masturba velocemente, poi più lento. La sta torturando, lei è folle di piacere. E’ uno spettacolo splendido, e io all’improvviso mi sento eccitatissima a questa vista, e non posso fare a meno di sollevarmi il vestitino e mettermi una mano sul sesso. Il prete ora si è sollevato la tonaca, ha il pene in mano e lo sventola davanti alla fica della suora. ‘Lo vorresti, vero? Con questa fica molle che hai, tutta aperta, sei una porca, uno troia’. E lei geme, continua a dire no, no, ma le sue cosce sono così aperte che pure da lontano ne vedo l’umidore. Mi infilo un dito nella fica e comincio a masturbarmi, sono bagnatissima anch’io. Il piacere in me è così grande che non riesco a trattenere un singulto. Il prete e la suora si girano, mi fissano. E’ un attimo: vorrei fuggire, ma lui è su di me, mi prende per mano, dice: ‘Vieni a divertirti con noi’.
Mi butta sul mucchio di fieno vicino alla suora, e mi chiede di masturbarla. Io ubbidisco, sono come in trance. Un prete, una suora’non posso credere che mi stia accadendo davvero. Mi avvicino al sesso di lei e le infilo dentro un dito. La suora si inarca, io spingo di più. Le mie dita sembrano muoversi da sole, entrano ed escono sempre più appiccicose. Io sono eccitatissima, e mi accorgo che l’uomo è pronto a prendermi. Mi solleva da dietro, e per un attimo tremo all’idea che voglia penetrarmi il culo. Per fortuna, sceglie l’altra strada: mi apre la fica con due dita e mi infila dentro il suo cazzone. Comincia a sbattermi, io mi muovo a ritmo col corpo di lui mentre masturbo la suora. I miei seni ondeggiano sul volto di lei mentre il suo amante mi scopa, lei li prende con le mani e si porta i capezzoli alla bocca, comincia a succhiarmeli, mentre io la scopo sempre più a fondo con le dita. Lei si inarca di piacere, comincia a sospirare e ad ansimare, è sul punto di venire’ma l’uomo mi allontana bruscamente da lei. ‘La faccio godere io’, mi dice, guardandomi con un’occhiataccia. Mi lascia, vogliosa e bagnata, e torna alla sua donna. Lei di nuovo piagnucola, lamentosa. Ora capisco cosa dice: ‘Padre la prego, mi lasci stare, no, non voglio’, ma intanto apre le cosce e stringe le chiappe dell’uomo tra le mani, spingendolo sempre più dentro di sé. E gode, gode come una pazza, urlando e dicendo ‘No, padre, non possiamo, è peccato’, mentre lui la insulta, la chiama troia vogliosa, porca, suora puttana.
Sono eccitata, ma stranamente turbata, la vista di quegli abiti sacri, in una scena così violenta, mi ha colpito molto. Voglio andar via, ma il prete ha finito di far godere la suora e ora vuol dedicarsi a me. Mi afferra per i fianchi e mi penetra subito, rozzamente. Le suora vuol fare anche lei la sua parte, mentre lui mi scopa, tenendomi le cosce spalancate, lei si piega su di me e cerca il bottoncino del clitoride. Io sono un po’ spaventata, mi sembra di consumare un amplesso malsano, mi sento sporca, cerco di divincolarmi.
‘Padre, la prego, non voglio’è peccato mortale’. Lui si ferma all’improvviso, con una mano che mi sta strizzando un seno. Mi fissa, poi all’improvviso comincia a ridere forte. La suora ci guarda interrogativa, e lui le spiega, in un francese molto rozzo, cosa ho detto. Anche la suora comincia a ridere. Ridono, ridono, e mentre ridono lui continua a scoparmi vigorosamente, mentre lei mi stuzzica i seni massaggiandoli dolcemente. Mi ritraggo, tento di alzarmi. E lui ancora ridendo mi spiega che non è un prete, e lei non è una suora. ‘Siamo solo una coppia di amanti’, dice, e mi chiarisce che lui ha le chiavi del convento perché è il giardiniere, e lei è la sua donna, e si divertono così. ‘Ci eccita fingerci prete e suora’, continua a speigarmi, ridendo. E poi mi mostra che i loro abiti sono da prete e suora ‘hot’, pieni di aperture, di bottoni, certo non quelli castigati dei veri religiosi.
Rido anche io, adesso, e ridendo ridendo, mi rimetto dentro il bel cazzo dell’uomo. Lui riprende a scoparmi e non ride più, ora, ma è concentrato su di me, mi fissa negli occhi cercando lo sguardo languido che precede l’orgasmo. La sua donna è seduta accanto a noi, ci guarda e si masturba, e ogni tanto si sporge verso di me e mi accarezza i capezzoli. Ora sto bene, sono serena, e mi godo la scopata. L’orgasmo arriva improvviso, senza plateau: mi prende e mi scuote il corpo, e godo, gridando senza ritegno, mentre l’uomo me lo spinge forte dentro e la donna mi stringe i seni tra le mani. Godo come una maiala, senza sensi di colpa, senza turbamento. Poi l’uomo si stacca da me e chiede alla sua donna di finire il lavoro, e lei si piega sul corpo di lui e gli succhia il cazzo, finché arriva anche per lui il piacere, con un urlo quasi animalesco, e le sborra in bocca quasi soffocandola, stringendole le natiche tra le mani e chiamandola troia, porca, zoccola.
Che strana coppia, penso mentre mi allontano. Mi pulisco le mani e il viso con una salvietta profumata che, per fortuna, avevo in borsa, e da lontano vedo mia cugina con una suora. Mi attendono vicino alla Peugeot, arrivo di corsa, sudata, scarmigliata. Chissà che penseranno di me’

Leave a Reply