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Trio

Una ragazza timida, ovvero Io, lei e gli altri

By 3 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Una ragazza timida
ovvero
Io, lei e gli altri

Storia vera, purtroppo. O per fortuna…

Capitolo 1

Vivevamo assieme da qualche mese, ed ero veramente preso di lei. Tipo mediterraneo, mora, zigomi, non molto alta, qualche rotondità ma complessivamente snella. Anche se nell’intimità non mi negava niente, Cristina era particolarmente timida in pubblico, al punto di provare impaccio appena qualcuno le faceva un complimento. Proprio per questa sua caratteristica, forse per amore del contrasto, mi trovo ad immaginare cosa avrei provato se si fosse lasciata corteggiare da un altro, e nelle nostre fantasie notturne avevo iniziato a prospettarle quella ipotetica possibilità.
Lei non si sbilancia, considerandola forse una mia innocua mania, ma da quel momento mi capita di notare che l’interesse che normalmente suscitava negli altri la metteva più a disagio del solito.

– Simpatico quel tipo, no?’ – le chiedo una sera in casa di amici, dopo aver notato lo sguardo sfuggente di un ragazzo dall’aspetto gradevole. Lei alza le spalle con noncuranza, ma arrossendo visibilmente.
– Scommetto che non ti dispiacerebbe conoscerlo…’ – le sussurro provocatoriamente alludendo alle nostre fantasie, ma causando invece una sua smorfia infastidita.
C’era in effetti molta ipocrisia nel nostro atteggiamento. Pur senza rinnegare le nostre teoriche istanze libertarie, contemplare la sola possibilità di eventi del genere equivaleva infatti ad una inaccettabile trasgressione.

Dopo quelle poche frasi mi dirigo verso un gruppo di invitati lasciandola nella sua poltrona con un bicchiere in mano, quasi a significare che fra noi vi era solo una conoscenza occasionale, atteggiamento temerario di cui entrambi non avremmo mai ammesso i sottintesi.
E’ incredibile come in certi momenti Cristina non riesca a nascondere la trepidazione di una adolescente, ma é proprio questo suo palese stato d’animo a fuzionare da esca. Il ragazzo si avvicina alla poltrona con aria circospetta, ed esordisce con qualche banale commento sulla serata. Lei replica sullo stesso tono, mentre io a pochi passi tendevo l’orecchio fingendo di interessarmi ad un’altra conversazione.
In una situazione in cui generalmente le donne sono sulla difensiva, il ragazzo interpreta le poche frasi impacciate di Cristina come un incoraggiamento, assumendo quell’atteggiamento furbesco e suadente che i maschi inalberano quando sono di punta. Lo vedo sedersi e intavolare un dialogo in cui lei si lascia coinvolgere senza tuttavia incoraggiarlo, ma palesemente senza respingerlo, anche per la sua congenita incapacità di mostrarsi scortese.

E’ normale che la serata iniziata in una casa possa continuare in un’altra con la trasmigrazione di un certo numero di ospiti, e in genere la seconda fase si svolge in un’atmosfera più raccolta per via della selezione automatica che si crea in queste occasioni. Resiste fino a tardi solo chi ha tempo da perdere, o chi persegue qualche fine particolare.
E’ proprio il nostro uomo a proporre di spostarsi a casa sua, forse per continuare su un terreno più familiare la promettente conversazione avviata. Non potendo per il momento restringere l’invito solo a Cristina per non scoprirsi troppo, é obbligato a tirarsi dietro una decina di persone, fra cui io stesso nelle vesti di un amico qualsiasi.

2
La casa non era grande, ma la sala era dotata di un tappetone costellato di cuscini su cui ci appoggiamo alla rinfusa. Il nostro ospite, che poi scopro chiamarsi Renzo, si mostra sufficientemente accorto, riuscendo a coinvolgere la sperata preda pur senza trascurare la conversazione con gli altri.
Mi siedo a poca distanza da Cristina, pronto ad ogni evenienza senza tuttavia rivelarmi. Si trattava dell’insperata realizzazione del mio avventuroso esperimento scientifico, e si sa che il ricercatore non ne deve influenzare lo svolgimento. Mi intrigava la situazione in cui mi ero messo e che lei aveva tacitamente avallato. Nascondere il nostro legame equivaleva infatti a dichiarla potenzialmente abbordabile. Lo scopo era quello di studiare il comportamento di due cavie, una inconsapevole e una consapevole, ma per questo ancora più interessante, poste in un adatto ambiente catalizzatore. Niente di più, e poi saremmo tornati a casa con una nuova fantasia da raccontarci e da approfondire.

Era in effetti istruttivo osservare Cristina in quella situazione, divisa fra il timore di contrariarmi, il compiacimento della donna ammirata e il desiderio civettuolo di rispondere agli approcci senza tuttavia mostrarsi disponibile, soprattutto di fronte a quegli amici che invece conoscevano il nostro legame. Mi avrebbe ferito scoprirla troppo condiscendente, ma sarebbe stato ancora peggio verificare che non era in grado di suscitare alcun interesse.
Cerco di vedere il rivale con gli occhi di Cristina per immedesimarmi nelle sue sensazioni. Era biondo, di altezza media e carnagione chiara, ma soprattutto pericolosamente simpatico, penso cercando di ignorare il tarlo che nonostante tutto mi stava rosicchiando.

Dopo le rigidezze iniziali, tra fumo e liquori l’atmosfera diventa più rilassata. Mi trovo a discorrere con una ragazza alta e piacevole che mi stava vicino e il cui ragazzo stava ridendo rumorosamente assieme ad un amico ignorandola ormai da diversi minuti. Avrei dovuto trovare gratificante quel modesto approccio, che serve invece solo a innervosire Cristina permettendole per simmetria di lasciarsi maggiormente attrarre nella conversazione del suo corteggiatore.

Dopo qualche tempo gli amici via via si dileguano, compresi quelli rimasti perplessi per il nostro insolito comportamento, riducendosi alla fine al padrone di casa, Cristina ed io, più un’altra coppia che continuava a pomiciare indisturbata senza tuttavia concludere. Forse non avevano altro posto in cui vedersi, ma pur ignorando la presenza degli altri non sembrava che se la sentissero di andare oltre. Vederli però che si baciavano mentre le mani di lui scivolavano sopra e sotto la camicetta o fra le gambe della ragazza lasciava nell’aria un inconfessato desiderio di emulazione.
Renzo non aveva fatto però molti progressi, un po’ per non esporsi troppo di fronte a tutti e un po’ per la ritrosia di Cristina, che continuava involontariamente ad alimentare le sue aspettative senza tuttavia esaudirle.

3
La partenza degli ultimi due sblocca la situazione. Renzo evidentemente auspicava che me ne andassi con loro per potersi dedicare all’assalto finale. Non potevo certo accontentarlo scomparendo senza una parola, per cui mi avvicino in piedi a Cristina e le accarezzo le spalle da dietro facendola avvampare.
– Che si fa, andiamo a casa anche noi?’ – le chiedo con naturalezza sottolineando l’uso del plurale.
Era evidente che il gesto e le parole tradivano una familiarità che l’amico non si aspettava, e per un attimo rimane pietrificato dall’imbarazzo e dalla sorpresa.
– Non so… non ho sonno… fa lei esitante con aria colpevole – A meno che tu non voglia andare subito a letto.’ – conclude poi rivolta all’ospite come per trovare un sostegno alla propria incertezza.
Dopo essere stato scaraventato fuori bordo dal mio intervento Renzo si aggrappa alla fune che gli aveva lanciato Cristina.
– No, figurati… magari!-‘ fa lui recuperando alla svelta con un sorriso, e alludendo audacemente e autoironicamente a quello che sarebbe stato il suo obbiettivo se non fossi arrivato io a smontarglielo. Cristina si rende conto del doppio senso, e la sua confusione aumenta.

Nonostante la beffa subita l’amico si dimostra signorile. Non rinnega il palese corteggiamento evitando scuse e giustificazioni, d’altra parte era stata proprio lei ad avallare l’impressione di disponibilità iniziale, ma include di buon grado anche me nella conversazione, accende una sigaretta e per un po’ chiaccheriamo tranquillamente come se niente fosse. Non era comunque avvenuto nulla di riprovevole, e a parte la frustrazione che doveva aver accumulato non c’era alcun motivo di aperto dissidio.
Non sapevo neanch’io cosa volevo a quel punto. Ero intervenuto per non correre il rischio di venire emarginato o considerato un importuno che non si rassegna ad andarsene, ma dopo il chiarimento era subentrato un inevitabile stallo. Getto un’occhiata a Cristina per interrogarla, ma lei la interpreta come un invito a tagliare corto e andare a casa e si alza per congedarsi.
Renzo la guarda meditabondo, poi getta i suoi dadi.

– Ormai é tardi. Perché non vi fermate a dormire qui?’ – fa quindi in uno slancio un po’ sconcertante di ospitalità.
Era improbabile che coltivasse ulteriori illusioni, forse cercava solo un po’ di compagnia, se non altro per concludere la serata in modo meno insoddisfacente. Capitava che in un clima vacanziero si verificassero situazioni simili, con scambi di case, di letti, e a volte anche del loro contenuto. La differenza era che ci trovavamo in pieno novembre, periodo di scuola e di lavoro, lontano quindi da suggestioni estive.
Lei non risponde lasciandomi come al solito la responsabilità della decisione.
– Beh, per noi va bene…’ – replico interpretando unilateralmente la sua espressione annebbiata.
– Allora vi lascio il letto grande, io uso il divano…

4
Per qualche minuto ci occupiamo dei prosaici preparativi per la notte. In mancanza di pigiami ci mettiamo in mutande e maglietta, eccetto Cristina che ostentava una canottiera scollata e rigonfia senza reggipetto, che a volte non metteva per stare più comoda, quando il maglione abbondante nascondeva gli effetti della gravità.
Si era insomma creata un’atmosfera da camerata di ostello più che da alcova amorosa, ma quando Renzo abbassa la luce i fantasmi erotici riprendono a danzare negli angoli scuri della stanza. Prima di separarci definitivamente si siede sul bordo del letto per un ultimo congedo.
– Ci facciamo ancora un bicchiere? ‘- propone sollevando una bottiglia di cognac che aveva già fatto diversi giri.
Eravamo abbastanza sconvolti, ma a nessuno andava di concludere la serata senza aver fatto decantare le diverse tensioni ed aspettative che si erano intrecciate nell’aria.
E’ il colpo di grazia. Gli effetti distensivi dell’alcol assumono subito coloriture e suggestioni erotiche. Mi scopro a guardare con lascivia nella scollatura di Cristina approfittando di quando si abbassava per raccogliere l’accendino, come se fossi un estraneo davanti ad un’occasione imperdibile, e lo stesso avviene per l’amico. Lo sorprendo infatti a fissarla mentre lei continuava a tirarsi su con disinvoltura una spallina ribelle, e la bramosia che gli leggo nel luccichio dello sguardo infiamma di riflesso anche me.

Mi sentivo tutto sommato orgoglioso che qualcuno la trovasse desiderabile, ma chissà cosa provava in quello stesso momento Renzo. Era tutta la sera che mirava ad un obbiettivo apparentemente a portata di mano senza poterlo raggiungere, ma ad ogni passo conquistava quel po’ di terreno che lo spingeva a non demordere. Prima qualche parola scambiata in mezzo alla folla, poi la continuazione del dialogo in un ambiente più intimo, ora ce l’aveva davanti seminuda…. Ormai però la bottiglia era finita e non c’erano più pretesti credibili per rimanere sul letto di una coppia in procinto di dormire.

– Beh, vado. Bacino della buonanotte?’ – fa sollevandosi a malincuore e lanciando senza convinzione un ultimo amo.
Era un’affettuosità talmente formale e innocente da diventare trita, e nessuno avrebbe trovato scandaloso o inopportuno quel bacetto a fior di labbra che Renzo applica sulla guancia di Cristina, come per prendersi una piccola ricompensa, ma basta questo per farle scattare qualcosa dentro. Invece di separarsi definitivamente i due restano a fronteggiarsi, poi lei si sporge e restituisce la gentilezza baciandolo velocemente sulla bocca.
Non é un bacio passionale o sensuale, ma questa volta é qualcosa di più di una formalità. Senza nessun imbarazzo Cristina aveva racchiuso in un morso senza denti il labbro superiore dell’amico per poi ritrarsi con aria ottenebrata, quasi stupita della propria audacia.
Era stato un gesto spontaneo, del tutto in linea con l’atmosfera disinibita che si era creata, ma Renzo vi coglie il cambiamento di clima e subito tenta di giustificarsi.

– Sono sempre così i suoi baci della buonanotte?’ – mi fa congestionato, come per chiamarmi a testimone della sua correttezza.
– Beh, quello in genere é solo l’inizio…’
Sorridevo come divertito, ma dentro fremevo forse più di lui. Solo dopo un pò il significato della mia improvvida battuta prende corpo al di là delle intenzioni.
Quando anche lei ne percepisce la portata abbandona ogni esitazione. Sentendosi coperta dalla mia presunta connivenza, come se davvero io non aspettassi altro, si riavvicina all’amico, e questa volta i due visi si fondono in un improvviso e intenso scambio di lingue.
Lei inizialmente era rimasta immobile limitandosi a offrire la bocca, ma nella seconda fase abbraccia il compagno e gli passa una mano sul collo carezzandolo. Anche lui era rimasto un po’ rigido, ma di fronte ad un atteggiamento così esplicito non c’era nient’altro che potesse inibire un normale maschio italiano, nemmeno la presenza del legittimo compagno o marito che fosse.

5
Resto senza fiato, assalito da un’ondata come di pizzicore bruciante, quel senso di eccezionalità che si manifesta raramente, come durante un cataclisma naturale, o anche semplicemente in occasione di un risveglio notturno per una partenza in aereo, quando l’aspettativa di una nuova avventura supera il disagio e addirittura lo rende eccitante.

Sapevo che per lei era solo un riflesso automatico. Quando baciava, Cristina lo faceva così. Pur con l’emozione per aver scoperto così imprevedibilmente un suo lato segreto, ero assurdamente fiero della sua disinvoltura.
A questo punto però un fidanzato normale, anche se estremamente aperto e tollerante, sarebbe decisamente intervenuto per riportare la situazione nei binari. Ok, &egrave stato un gioco, una provocazione, diamone magari la colpa all’alcol, i conti li faremo a casa, ma pur senza drammatizzare avrei potuto dire qualcosa del tipo: “forse é meglio non complicare le cose”, oppure: “beh, si &egrave fatto tardi…”, e di certo nessuno dei due si sarebbe azzardato a provocare una crisi dagli sviluppi sanguinosi.
La sorpresa per l’imprevista iniziativa di Cristina mi aveva però così morbosmente affascinato e spiazzato da paralizzare ogni mia reazione, proprio come se nel microscopio del mio esperimento scientifico fosse avvenuto qualcosa di inedito che mi obbligava a restare con lo sguardo incollato su quel fenomeno, dimenticando di esserne io stesso parte in causa. E anche se non l’avessi davvero quasi del tutto dimenticato, il fremito di ripulsa e di gelosia che avrebbe potuto suscitarmi la vista della mia ragazza a contatto con un altro era di gran lunga superato dall’inconfessato desiderio di scoprire fino a che punto si sarebbe spinta.

Rimango dunque del tutto inerte, perso nella contemplazione del viso congestionato del mio amore, scoprendovi un’eccitazione muta e sorda, ma prepotente cone un sotterraneo fiume di lava pronto ed emergere. Era passato appena qualche secondo da quel bacio un po’ troppo disinibito, e il mondo mi era cambiato davanti. Nulla sarebbe più stato come prima, mi trovo a pensare, e non mi pareva più una filastrocca senza senso. Chi sa come aveva vissuto lei quel bacio, quel sapore di una bocca nuova e le promesse che conteneva.
Cristina si trovava seduta contro la parete con un ginocchio sollevato mentre lui era ancora proteso in avanti reggendosi con un braccio al letto in un equilibrio un pò precario. Lei fa una pausa, si sdraia più comodamente appoggiando la testa al cuscino e permette a Renzo di stendersi al suo fianco per continuare a baciarla senza però azzardarsi ad abbracciarla.

In altre condizioni e in altri tempi, quelli dell’adolescenza, poteva succedere che una ragazza si permettesse di baciare un altro anche davanti al proprio ragazzo, ma dopo la provocazione tutto finiva lì. Si trattava di una di quelle penitenze un po’ piccanti che avvenivano dopo un gioco, e già solo quella trasgressione, in genere pubblica proprio per il suo carattere punitivo, bastava ad alimentare crisi, gelosie e pettegolezzi per giorni. Ora, nell’intimità di una camera da letto senza altri testimoni eccetto me, era invece fatale che i due corpi di avvicinassero con ben altri sottintesi. Faceva impressione vedere la coscia del nostro amico scontrare, anche involontariamente, la gamba di Cristina, fino a sfiorarle col ginocchio la parte più rigonfia delle mutandine. Ma ancora più sconcertante era assistere a quel bacio, che ormai si prolungava al di là di qualunque gioco, convenzione o decenza.

6
Pur se sovreccitato Renzo non doveva sentirsi troppo a suo agio. Si sottrae al contatto e si gira per guardarmi sconsolato, come per negare di nuovo ogni sua colpa.
– Lo so, é fatta così. -‘ gli dico come per giustificarla, sentendomi principescamente perverso, ma lieto di poter trasformare la mia passività nella graziosa concessione al suddito di poter giacere con la cortigiana preferita, così, per un capriccio.
La rotta era ormai segnata. Incoraggiata dalla mia neutralità lei passa all’azione. Si gira di lato, esamina l’altro con la sua aria opaca e inespressiva, poi gli appoggia tranquillamente la mano sulle mutande.

E’ come se nell’aria echeggiasse un colpo di gong che solo io potevo udire. La contemplo da dietro, col suo sedere compatto che riempiva le mutandine, un tratto di schiena nuda sotto la canottiera e quella mano impudica che puntava dritta fra le gambe dell’altro maschio. Le accarezzo la coscia giusto per ricordarle che c’ero anch’io, e si imponeva un minimo di decenza, ma lei fraintende e ne trae impulso per proseguire. Era la sua terza metamorfosi. Da ragazza timida e scontrosa a titubante adescatrice, stava ora trasformandosi in un’inarrestabile macchina del sesso, palpando alacremente l’oggetto misterioso.
Non toccava a lei continuare, ma in assenza di una pronta reazione del compagno ancora paralizzato il massaggio prosegue al di là di qualunque previsione con evidenti riflessi sulla zona manipolata. Quando decide di non poterne più, e constatando che lei non aveva intenzione di ritirarsi, Renzo afferra con aria rassegnata i bordi delle mutande abbassandole a due mani. Ero imbarazzato io per lui nel constatare con quale mescolanza di stupore e di avidità si impegnava goffamente nello spogliarsi. Ultimata l’operazione Cristina impugna finalmente il sesso del compagno e lo scruta assorta come se non avesse mai visto niente del genere.
Ora non c’era più dubbio che la serata sarebbe stata rovente. Si accovaccia più in basso in modo da trovarsi più comodamente affacciata al ventre del compagno offrendomi contemporaneamente l’accessibilità ai suoi tesori ancora nascosti.

Anche se l’idea aveva inconfessabilmente turbato le mie fantasie, non immaginavo che saremmo arrivati a tanto. Avrei al limite avuto meno problemi se l’altro fosse stato un vecchio amico, eppure era proprio l’estraneità che provavo per il nostro ospite a incarnare l’eccitazione che mi faceva rabbrividire. In pochi minuti era andata in frantumi quell’immagine di ragazza emancipata ma per bene che lei aveva finora esibito. Qualche ora prima Renzo era ancora uno sconosciuto, e adesso Cristina stava impugnandogli familiarmente il sesso di fronte a me, con tutto ciò che questo significava e prometteva. Era una rottura anche delle teorizzazioni più audaci, un’immersione rapida in un mondo di sfrenatezze prima soltanto contemplate in qualche giornalino pornografico.

7
Non avevo evidentemente in fatto di nudità maschili la stessa esperienza di Cristina, ma al veder comparire il membro dell’amico anche lei si arresta incerta. Lui era un biondino dall’aspetto esile, ed anche il frutto che gli cresceva fra le gambe non era imponente. Innanzitutto mi dava un senso di alienità vederlo emergere da una boscaglia bionda, abituato com’ero ad associare la peluria del pube al colore nero. Poi mi colpiva il senso di tranquilla compattezza e di vigore che irradiava, come se fosse un muscolo in tensione pronto ad ogni impresa ma senza ostentazioni. Come una ciliegina su di un dolce, la punta scoperta era morbida e ben disegnata, tanto da suscitarmi una fitta di malsana invidia nel constatare come la mano di Cristina la racchiudesse affettuosamente e possessivamente con leggere contrazioni.

Avrei dovuto immaginare che le potesse piacere l’organo maschile con la stessa intensità che spinge i maschi a desiderare quello femminile, e non potevo ora certo criticarla se si comportava di conseguenza. Cristina infatti si accosta quasi con cautela alla rosea estremità che spuntava dall’impugnatura e vi appoggia le labbra socchiuse strofinandovele leggermente.

L’impatto del gesto turba ugualmente tutti e tre. Renzo evidentemente non avrebbe mai immaginato di arrivare a quel punto. Forse, con le aspettative che aveva coltivato prima che io mi rivelassi, aveva auspicato una pomiciata intensa, magari una scopata, ma certo non quello che si stava preparando. Non sono cose che una ragazza fa così repentinamente, specialmente davanti ad un altro, e soprattutto se é quello con cui normalmente vive.
Anche lei resta un po’ stordita. Pur considerando le suggestioni delle fantasie notturne, aveva bruciato i tempi più di quanto entrambi fossimo preparati ad accettare. Subito dopo però riacquista la sua naturalezza e si dedica a leccare la circonferezza di quella fava rosata per poi accoglierla gioiosamente in bocca facendomi deglutire per l’emozione.

Capitolo 2 – Un letto in tre

Cristina e l’amico prendono confidenza. Il mio problema &egrave di non restare indietro…

8
Era sorprendente verificare come era bastato poco per arrivare a tanto. Mi viene da pensare a chissà quante altre volte Cristina aveva ripetuto gli stessi gesti per acquistare quella splendida e puttanesca spontaneità.
L’impatto di quella rivelazione mi stordisce. La prima volta che l’aveva fatto con me si era subito dopo vergognata di dover ammettere che c’era stato un qualche minimo precedente. Ora capivo invece che in quel campo aveva maturato una consistente esperienza, ma niente faceva pensare che prima di conoscermi Cristina fosse talmente abituata a prenderlo in bocca da trovare normale e innocente farlo anche di fronte a me, riappropriandosi così gioiosamente di quella libertà di comportamento che inizialmente aveva accantonato per privilegiare il nostro nuovo idillio. Da una fase in cui si erano probabilmente succedute innumerevoli e indiscriminate prestazioni orali aveva insomma deciso di passare a quella di una più sicura ma meno emozionante relazione stabile, e doveva apparirle entusiasmente scoprire ora di poter godere impunemente di entrambe le possibilità.

Eppure, invece di amareggiarmi, l’improvvisa consapevolezza della sua reale disponibilità mi galvanizza. Scoprire di avere come compagna una che fa pompini con tanta generosità, come avveniva solo nelle più improbabili fantasie maschili, ma che nonostante questo si considerava tenacemente la mia ragazza, era un’emozione inconfessabile. La possibilità di poter impunemente godere delle sue labbra nel buio della camera in cui vivevamo, quando lei avrebbe invece potuto senza rimorsi farlo con mille altri era un motivo di orgoglio, e non di vergogna.

Tutto preso da quella nuova morbosità ero ormai deciso a non perdermi neanche un secondo della scena. Contemplo avidamente l’increspatura delle labbra di Cristina e il loro adattarsi alla indecente forma su cui scorrevano come una lumaca, e quasi non potevo credere che la scia luccicante che bagnava quel glande fosse fatta della stessa saliva di cui mi abbeveravo nei nostri interminabili baci.
Mi stava scoppiando la testa per l’emozione. Mi avvicino da dietro e senza preavviso le abbasso le mutandine. Lei si stacca un attimo, poi mi aiuta a togliersele con pochi gesti nervosi come per liberarsi di una costrizione insopportabile, più spazientita dal diversivo che le faceva perdere tempo che preoccupata di denudarsi davanti a due uomini. Poi si riprende energicamente in bocca quel bianco serpentello e gli impone finalmente un’introduzione completa, con contrazione delle guance, titillamenti di lingua e tutto il resto.

Più che quella incredibile serie di dettagli mi faceva fremere il quadro complessivo. Fosse stata già completamente nuda non mi avrebbe suggestionato a quel modo, ma vedere spuntare a sorpresa il suo culotto bianco col taglio centrale orlato di peluria che si apriva ad ogni movimento, al di sotto di quella maglietta che la faceva sembrare ancora vestita, mi esaltava pazzamente. La sua tenuta discinta evocava la velocità di come in pochi minuti era passata dal timido tentativo di stabilire una conversazione col padrone di casa alla foga con cui gli stava succhiando di gusto l’uccello senza la minima ritrosia, forse addirittura pronta ad accogliere le inevitabili, innominabili ed imminenti conseguenze.

9
Renzo era in preda ad un’abbandono beato, tanto da farmi sentire contento per lui. Era tutto sommato un tipo gradevole, non avrei sopportato di vedere Cristina alle prese con qualcuno che avrei potuto trovare scostante. Consolazione davvero minima, in quel momento. La vedo poi subire una nuova intrusione che le porta il mento a schiacciarsi sui testicoli, ma invece di ritrarsi tossendo come le era capitato con me resta a godersi quel caldo e piacevole ingombro per poi risollevarsi lentamente con aria appagata.

Non é il classico pompino tumultuoso in cui eccelleva, e non é neanche lei ad impegnarsi oscillando nervosamente la testa avanti e indietro come faceva di solito. E’ lui invece che tenendola per le spalle le si insinuava dentro lentamente e languidamente come rapito dal miracolo di una ragazza che ormai aveva creduto irraggiungibile, e che invece gli si rivelava così svergognata da offrirgli generosamente bocca e lingua portandolo al delirio. Molto meglio della scopata in cui aveva confidato senza crederci veramente, in cui la donna si limitava ad allargare le gambe.
Finora non ero intervenuto per non turbare la sacralità del momento, ma ora in piena azione non riesco a resistere. Non potevo certo interrompere il treno in corsa, ma il desiderio di partecipare in qualche modo e riprendere contatto con la mia ragazza così vicina ma così lontana era irresistibile. Le appoggio una mano sulle cosce e la spingo nell’alveo un po’ ruvido e un po’ scivoloso fino a ritrarla bagnata, senza che lei registri la novità.

La fine arriva prima del previsto. Renzo continua il ritmo ondoso delle sue penetrazioni, poi ha un piccolo sussulto e si arresta boccheggiante. Non ero ancora preparato ad accettare che lei gli stesse davvero concedendo quella libertà che non riuscivo neanche a definire senza che mi girasse la testa. Eppure stava davvero sicuramente accadendo, Renzo le stava profanando la bocca nella maniera più devastante, e lei glielo aveva scandalosamente permesso.
Anche Cristina si irrigidisce, più coinvolta tuttavia dalla velocità della conclusione e dalla ricchezza del flusso da cui viene riempita, che dalla scabrosità dell’evento. Riesce comunque ad accoglierlo e a deglutirlo lentamente senza sfilarsi dall’intrusione, poi riprende il movimento sostituendosi all’iniziativa del compagno ormai passivo.

Era per me il momento più sconvolgente, sapere che un altro le aveva inondato il palato e tuttavia vederla continuare a succhiare senza ritegno, con la lingua impastata di un sapore nuovo che forse non le era nemmeno particolarmente gradito, ma che aveva assaggiato e inghiottito solo perché faceva parte del ruolo che aveva più o meno volontariamente scelto. E allo stesso tempo sapere che era cosciente di fare una porcata davanti a me, e non mostrare alcun disagio.

10
Capivo però che non era pienamente soddisfatta. Anche se non si trattava di un’attività che poteva procurarle l’orgasmo, le piaceva quella pratica, a volte anche senza avere niente in cambio, purché alla fine ci fosse quell’impetuosa cavalcata che la stremava ma la faceva sentire viva e attiva, e una brusca irruzione di liquido sulla lingua era il riconoscimento di un lavoro ben fatto. L’irruzione c’era stata anche questa volta, e probabilmente anche copiosa, ma era arrivata talmente insaspettata da vanificare l’effetto liberatorio che seguiva ad una lungo e laborioso impegno.

Mi tolgo gli slip e mi appoggio a lei da dietro, e quasi subito trovo la strada. Lei chiude gli occhi e mi si spinge contro quasi istintivamente, poi riprende con maggior vigore le succhiate come se fosse l’altro a dover essere ringraziato.
Non sapevo dire se si sentisse sdoppiata, forse viveva il sesso come qualcosa in cui gli atti dei due protagonisti maschili si fondevano in un’unica entità senza nome e senza volto.
Per il momento la situazione mi rendeva euforico, ma era devastante, con quella nuova consapevolezza, poter pensare che in altre future occasioni le sue già fragili difese potrebbero abbassarsi al punto di farsi coinvolgere da uno o più corteggiatori, solo per poter godere di qualche momento di abbandono totale, o semplicemente per debolezza, o pigrizia…
Respingo le preoccupazioni e mi dedico interamente a lei. Riconoscevo le contrazioni con cui salutava ogni mia spinta, ma assistevo sgomento alle sue operazioni orali incapace comunque di staccare lo sguardo. La spregiudicatezza con cui Cristina ora strofinava la bocca e il viso contro l’uccello umido del padrone di casa andava ben al di là di quanto potevo aspettarmi. Se nelle nostre innocue fantasie era stata erotica e sensuale, magari a volte anche un po’ ingenuamente pornografica, l’impudicizia di Cristina ora era decisamente oscena. Mi venivano i brividi nell’osservare così da vicino gli sciacquii e i risucchi di sperma e di saliva che lei eseguiva pur sapendomi presente.
Infierisco al suo interno con vigore come per punirla, ma di riflesso lei intensifica le sua rumorose e svergognate suzioni quasi per implorare un’altra scarica da bere ancora più avidamente.

Forse però vi era almeno un qualcosa di rincuorante nella sua dedizione. Nonostante i suoi presunti trascorsi, non era realistico pensare che avesse potuto acquisire una simile confidenza col compagno in così poco tempo. E anche in questo caso, mai si sarebbe esibita davanti a me se non fosse stata sicura di potersi compromettere a livelli così svergognati. Era dunque il mio comportamento che, volontariamente o no, l’aveva indotta a superare la timidezza pur di assecondarmi, certo non controvoglia, ma così esplosivamente, in assoluta coerenza con le fantasie e le suggestioni erotiche che le avevo incautamente proposto ritenendole inoffensive.
La constatazione, anche se amara, mi aiuta a liberarmi. Tenendola per le anche la scuoto selvaggiamente mentre i miei liquidi le entrano in corpo con la violenza di un idrante. In risposta lei si accanisce sul sesso del compagno, che dopo pochi secondi la invade con una nuova ondata diligentemente accolta. Assisto di nuovo al liberatorio spettacolo delle sue gote che si contraevano e dei movimenti della gola che accompagnavano la deglutizione, e mi chiedo cosa poteva provare una ragazza normale nel sentirsi scivolare sulla lingua l’eiaculazione di uno sconosciuto mentre il proprio ragazzo le eruttava nel basso ventre.
Il ritorno alla calma avviene gradatamente, ma senza le affettuosità e i sussurri che ci scambiavamo fra di noi, a conferma che era solo una normale storia di sesso. Cristina riprende il suo posto e si addormenta quasi subito senza una parola, mentre Renzo si accomoda accanto a lei ugualmente esausto. Tocca a me spengere la luce e stendermi nel poco spazio rimasto.

11
Era ormai scontato che quella non sarebbe stata una notte tranquilla. Mi sveglio per il bisogno di andare al bagno, ancora stordito dalle emozioni e dai liquori bevuti. L’ubriacatura che l’eccitazione aveva contribuito a rinviare mi era esplosa dentro a scoppio ritardato.
Rimango sul water tanto a lungo da addormentarmici sopra. Mi riscuoto inebetito, non avevo più ben chiaro dove mi trovavo né cosa ci facessi in quel posto sconosciuto, con la testa smarrita e una sensazione di vuoto da colmare. Sapevo solo che Cristina era da qualche parte, e che dovevo trovarla. Mi aggiro nel buio sbagliando più volte strada, intimidito dal sentirmi nudo in quella casa sconosciuta, poi finalmente riconosco i tre gradini che dovevo aver disceso qualche tempo prima. La prima cosa che intravedo é un letto, ma la prospettiva mi impedisce di distinguerne gli occupanti.

Lo sapevo ancora prima di verificarlo, ma é lo stesso sconvolgente scoprire quei due corpi nudi e abbracciati. Vedo Cristina che giacendo di schiena si accorge subito del mio arrivo, imbarazzandosi come fosse stata colta sul fatto solo in quel momento. Pur in quella penombra mi colpiscono un suo ciuffo di capelli morbidi e leggeri che le cadeva sulla fronte e la carnagione liscia e fresca come se fosse appena uscita dalla doccia, e non da una notte di dissolutezze.
Beh, con quello scioccante precedente orale non era poi così grave che alla fine scopassero, mi dico per rassicurarmi, lei non me lo stava certo nascondendo, ma mi colpiva vedere quel corpo maschile nudo e allupato che si faceva strada fra le cosce aperte di Cristina torpidamente passiva, la preferivo tutto sommato partecipe come poche ore prima, era un’immagine meno umiliante.
Lui non sembra accorgersi di me e continua con immutato ardore, mentre era lei era chiaramente straziata per lo spettacolo indecoroso che stava offrendo, questa volta iniziato in mia assenza e quindi più colpevole, ma allo stesso tempo coinvolta dalla fase finale dell’orgasmo a cui non si poteva sottrarre. Li lascio sadicamente e masochisticamente concludere, fino a quando lei non riesce a divincolarsi scossa dai sussulti e quasi piangente.

Mi ritrovo poi accanto a lei, palpitante e mortificata. Avevo ancora davanti agli occhi la scena a cui avevo assistito, ma l’emozione per averla ritrovata prevaleva su ogni altro pensiero.
Se era stato lacerante vederla a letto con un altro, mi elettrizzava constatare con quanta facilità poteva stringersi di nuovo a me tutta nuda e peccaminosa. Era fatale che nell’atmosfera di sesso libero che si era creata avesse scopato con un altro, mi consolava però sapere che la situazione era reversibile. Mi sconvolgeva sentirle addosso un odore maschile alieno, e allo stesso tempo cogliere il suo sguardo incerto, come se solo in quel momento si fosse resa conto di quanto erano state dirompenti le sue sconcezze. Le accarezzo un seno e la guardo negli occhi.
– Ho bisogno di dormire… vado sul divano… – le sussurro, colpevolizzandola un po’ e facendole intendere che quel letto era un po’ troppo movimentato. Lei allunga una mano come per trattenermi, ma forse era un saluto affettuoso e disperato. Ognuno di noi aveva in effetti un qualche motivo per non lagnarsi troppo di quella momentanea separazione.

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Mi sistemo nel mio angolo nella piena libertà della ritrovata solitudine, lasciando i due poco più in là a godersi nel buio i residui dei loro peccati. Il mio arrivo aveva però smorzato gli entusiasmi, e tutto ora taceva. Sprofondo nuovamente nel sonno, chiedendomi quanto sarebbe durato.

L’attacco finale, come tutte le azioni belliche, si verifica all’alba. Nonostante il bisogno di dormire, la tensione che mi aveva accompagnato fin dalla sera precedente mi aveva reso vigile. Basta forse qualche fruscio a svegliarmi, facendomi trovare di fronte ad una scena indimenticabile. Nel livido grigiore che ormai invadeva la stanza distinguo controluce l’indecente profilo di due corpi nudi che si preparavano ad una nuova compenetrazione, con Cristina che reggendosi sulle braccia e sulle ginocchia questa volta dava la schiena, e non solo quella, al suo violatore mentre lui guidava il pene verso il bersaglio per poi farvelo scomparire.

Riconosco che doveva essere difficile per Renzo rassegnarsi a dormire accanto a quella miniera di godimento che rappresentava il corpo nudo di Cristina, un’occasione prelibata e forse unica. Lui era ancora energico e deciso come la prima volta, ma anche lei sembrava ora più partecipe. Lo capivo dai suoi movimenti coordinati, dall’agitato dondolio dei seni e dall’inarcarsi sinuoso della schiena che accompagnava le nuove introduzioni. Spio di nascosto anche questo connubio con una sensazione di irrealtà. Era la mia ragazza che stava ansimando di piacere vicino a me, eppure nel momento in cui la vedo giungere all’orgasmo e crollare sotto il corpo dell’altro mi scopro a godere intimamente insieme a lei.
Rimango nel mio divano nascosto nell’ombra a spiare morbosamente i due amanti, ormai inconsapevoli della mia esistenza, fino a quando lui le scivola via da sopra e si dedica a succhiarle i capezzoli mentre lei gli carezzava amorevolmente le spalle, scena che mi appare più lancinante di quelle ben più intime di poco prima.

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Renzo doveva lavorare presto, e dopo un rapido e convulso saluto ci spedisce in mezzo alla strada alle cinque di mattina stralunati e con le occhiaie. Tornando a casa in auto Cristina mi si appisola sulla spalla, mentre attorno a noi una città irreale e ignara delle nostre avventure riprendeva lentamente la vita quotidiana. Dormiamo fino a tardi, poi ognuno si dedica alle proprie attività, e solo dopo cena troviamo il modo di commentare quanto avvenuto.
Appena ci ritroviamo a letto Cristina assume quasi automaticamente l’aria imbambolata che aveva la sera prima, come se il suo orologio mentale ed emotivo si fosse fermato a quell’episodio.

– Ti voglio bene, sai. – le dichiaro semplicemente preso da un irrazionale bisogno di conferme. Lei mi offre le labbra, poi mi fa scivolare la lingua dentro e fuori la bocca ricordandomi dolorosamente di come l’avevo vista adoperarla sul corpo dell’altro.
– Ti piace molto il sesso, vero?’ – le dico poi quando riesco a staccarmi. Non riesco a evitare una punta di polemica, ma lei non lo rileva.
– Sì.’ – mi risponde con tutta sincerità, giuliva e innocente come una bambina.
– Meno male…’ sospiro – Meglio così. Sarebbe un disastro se non ti piacesse più.

Mi guarda assorta come per individuare un senso nascosto nella mia frase, poi vi rinuncia e mi abbraccia. Percepisco la compattezza e il calore del suo corpo e comprendo che non avrei mai potuto più fare a meno di lei, casta o sporcacciona che fosse. In quel momento sentivo che, se glielo avessi proposto, avrebbe rifatto tutto solo per accontentarmi, magari con un altro amico di mia scelta, o con lo stesso Renzo. Ma non era il momento di rievocare quelle emozioni, ora avevamo bisogno di stare vicini io e lei, come una qualunque coppia normale bisognosa di affetto e di intimità.

Poteva sembrare incredibile che dopo essersi concessa così generosamente fosse di nuovo con me più calda e affettuosa di prima. Mi tormentava però l’idea di cosa poteva accadere in mia assenza, se era stata capace di tanto davanti ai miei occhi. Solo Cristina fra le mie diverse ragazze, sia pure con il complice aiuto delle confidenze notturne, aveva con quell’episodio ammesso apertamente di non vergognarsi dei propri desideri, e aveva dato ampie prove di saperli realizzare efficacemente.
Mi consolava solo l’idea che da quando ci eravamo conosciuti eravamo diventati inseparabili, anche dopo aver provato davvero quelle emozioni.

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L’argomento non viene comunque più ripreso, forse per tenere lontani i fantasmi che suscitava. Fino a quando una sera arriva a casa un po’ tardi tutta congestionata. Non c’era bisogno di scuse, era normale che ognuno di noi avesse i suoi orari senza doverne rendere conto, ma é la sua anomala espansività ad incuriosirmi. La affronto come al solito nell’ambiente più favorevole, e cioé a letto.
– Allora, com’é andata oggi?
Esita un attimo, incerta se dirmelo o non dirmelo, Forse avrebbe preferito rimandare ad un’altra occasione, ma prevale il bisogno di condividere la novità.
– Ho visto Renzo… – fa alla fine, e non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro. Restava però da appagare la mia sete di notizie più dettagliate.
– Avevate un appuntamento?
– No, figurati. Era lì davanti al teatro quando sono uscita…
Mi sembrava improbabile che l’incontro fosse stato casuale, perlomeno da parte dell’amico. Decisamente Cristina aveva lasciato un buon ricordo.
– E poi?
– Abbiamo un po’ parlato… poi mi ha detto se andavo a casa sua…
– Chiaramente ci sei andata.
Lei non risponde, ma alza una spalla sulla difensiva, come per dire che male c’&egrave, e mi trovo a riflettere su come era stata fuorviante quella sua innata timidezza.
– E lì, tutto bene? – chiedo ancora carezzandola per non far sembrare troppo pressante la mia indagine. Era sempre arduo vincere la sua reticenza. L’unico modo per non suscitare un rifiuto era quello di coinvolgerla in un’atmosfera di complicità.
– Il solito… – fa con sufficienza, per nascondere il disagio.
Se per solito si intendeva la replica di quanto avevo già osservato di persona, era decisamente un eufemismo, ma sapevo che la presa d’atto della loro nuova condizione di impunità li aveva certamente indotti a superare quei limiti. Per non parlare della maggiore confidenza acquisita, penso con un fremito immaginando i loro corpi nudi nel chiarore del tardo pomeriggio. In tre ore di assalti e di cedimenti c’é davvero tempo per qualunque abiezione…

Era la prima volta che Cristina prendeva un’iniziativa senza coinvolgermi o riferirmelo anticipamente. Evito però di sottolineare l’eccezionalità del fatto proprio per non accentuarne la portata e suscitare irrigidimenti. Meglio una confessione a posteriori che il mutismo di cui la sapevo capace, nel quale si poteva nascondere qualunque trasgressione. A malincuore rinuncio ad una relazione dettagliata e saporita, liquidando la cosa come un capriccio momentaneo e senza conseguenze.
– Magari la prossima volta avvertimi, così non ti si fredda la cena… – mi limito a dirle mentre lei finalmente mi si scioglieva fra le braccia con un sorriso perplesso.

Era davvero qualcosa di unico ciò che ci accomunava, che non avevamo ancora il coraggio di confessare esplicitamente, ma che ormai si era insinuato nei nostri pensieri. Lo stesso lacerante malessere, la stessa cieca morbosità che ci aveva portato a condividere anche le emozioni più destabilizzanti che potessero investire una coppia, ora ci spingeva a desiderare di riprovarle. Se per gli altri i motivi di intesa si fondavano sulla reciproca fedeltà, i nostri fremiti più coinvolgenti si erano verificati in una situazione che configurava l’esatto opposto. E non importava se era lei ad infrangere le regole, bastava che alla fine fosse capace di regalarmi quegli attimi di disperazione e di stravoglimento che ci facevano sentire più perversi ma più uniti.

continua

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