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Trio

Venchì che te smanubri

By 31 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Venchì che te smanubri (1)

Mi alzai, la gnocca(2) era rimasta li ferma benché il mio invito fosse chiaro, aveva perso la sua calma, ora la sua ghigna(3) era quella di tutte le sanguette(4) quando aspettano il gusto, vedendomi trotà(5) mi presentò il suo pret&egraverit(6) , ma quando mi tegnì giò scrulì ancor la gnucca .
– Cosa c’é. . . non vuoi? Chiesi.
Il mio cazzo era già contro la sua fica, sentivo la sua carne caldanna . . .
– No. . . non voglio scopare!
– E alura n’sem iscì a far ballar la scimmia? I suoi occ erano sghicc , non riuscivo a capire perché non voré la mia minchia eppure avevo visto la gn&egravecchisia con la quale lo vardava mentre si sditalinava inrabìss ciar m&egrave ‘l’aqua . . . Allora lei fr’ccò piano sulla mia crapa fino a farmi genugiam , la vardai ancora.
– Si. . . Dissero le sue labbra.
Per ogni biciolan ci sono sette verseratt . Sei delle mie devono essere morte.
M’&egrave restà iscì .
La vardavo ancora mentre m’sbassàa sul s’sch scuro, aveva dervì le labbra, la sua ghigna era porporina in dolce peccià . . . D&egraves ad&egravess mi colpì il profumo viv ma per nagot gram del suo sesso, poi lo vedé!
Alegher alegher ch&egravel bus del cul l’&egrave negher
Al di sotto, dopo il ponte pelvico le ciapp si dividevano formando una carengia liscia, profonda dove l’cul appariva come un bocciolo bruno in fondo a un’avvallamento che nessun pel gramà de brutt .
– Sei bella. . . bella!
Lo dissi srugugnà alla sua intimità come se tutta la bellezza della slandra orientale fosse concentrata fra le sue cosce, fra quei globi tondi, tirent . . . Mielcin freggiulì appena le mie labbra la palpugnà ; benché la mia eccitazione fosse al massimo come puté paregià un omaggio che puté esser degno de tant bellezza, ogni mia aziun mi pareva scarsa, ma appena pasà la lingua la suddisfaziun della tosa mi incoraggiò:
– Mhh. . . si. . . oh grazie ‘signore’. . . grazie!
Scarliga merluzz!!! E damme del ti che il Signor l’&egrave in paradis’
Appena conobbi il savur di Mielcin lo cercàa. Tutta la fica ne era n’desquatà , la sbasai adagio, delicatamente dandomi pensiero di non paci’gànulla che non fosse di suo piasé.
Po un cin cin , cognuss le su man in sciu la gnucca, l’era ora le che mi purtava la bocca sul clitoride e lassà chi lo leccassi, lo succhiassi.
O Mielcin, Mielcin. Mi non son un de quelli che arlà f’ra di dent, ma de sp&egravess mi trovo a immaginàa come fai a trotà quando ci metti tanto a vegnì.
A l’us&egravel ingurt ghe s’ciopa ul gòss
Amava sentirmi lappà la figa, la lingua r’sada in via, pregna de rigulissia del suo piasé, poi amava sentire il mi bech allargare le sue labbra intime, la mia lingua pucià come una cassola tutta la fica. Poi man mano che l piaser montava in lé vor&egrave carezze più tafanari come il sentire il suo sesso nella mia bocca e la lingua andare veloce per tutta la figa fino a picà con la punta i bec del clitoride.
A ogni ufelee al so misté
Insfregiss allora e quando levass s’ il griff interrogavo i suoi occhi, diceva:
– Oh ancamò. . . ancamò . . .
Non si menò via quando percorsi il culo portà sù, le ciapp vert con la bocca avert e infelera il ghigna passà la lingua nel loro solco, sospirò più forte sentendomi picchiettare sull’ano’ Avrei sigutàa all’infinito i miei baci infoghat tanta era la lussuria che l’orientale mi metteva addosso. Godé, era un piangina continuo quello che usciva dalla sua bocca, mi levass su, fremeva tutta, le mani avevano lasciato il mio capo, ora erano sui suoi seni a plasmarli, poi ciapà fra le did i capezzoli, non immaginàa fosse possibile tirarli così!
A vess trop bun, sa pasa per cujun
I suoi occ incontrà i miei, volevano turà dentr la bocca nella fica che avevo lassà giò, presi in bocca il clitoride, la mia lingua lo massaggiò, le mie labbra lo succhiarono. . . Mielcin tremò, si lamentò ancamò sentendosi ancora denter la vagina dalla lingua che rusà come un cazzo, poi pian piano si quittò, le sue gambe si distesero e dolcemente respinse la mia bocca.
Non avevo percepito il suo gudé, solo il savur che impregnava la mia bocca mi diceva che era avvenuto. Tirà sulla ragazza un’ogiada strana, lei schisò un sorriso timido.
– Caga o lassà liber el bus.
Capì che voleva mi tirass in sù, si alzò anch’essa, mi fruccò gentilmente fino a farmi sed&egrave di nuovo sul divano. Arent a me Silvia si stava masturbando per il desiderio che il mio ‘cunni linguae’ aveva suscitato in lei; lo faceva senza preoccuparsi di essere vista, con le cosce aperte, percorrendosi con le dita bagnate tutta la fica, spalancandola nel penetrarsi selvaggiamente con le dita unite, gli occhi fissi sull’orientale che si era inginocchiata ai piedi del divano, fra le gambe che aveva aperto.
Cent co, cent crap; cent cu, dusent ciap, ma cent qualità de merda.
Mi vardava mentre Mielcin buscàa in bocca el me caz, non tutto ma sarà giò le labbra la cappella, non mi fece l’istess bocchino ma quello che fà ammò fu per me ass&egrave bel me ‘l sul! Prese subito a ciucciarlo, la sua facia l’era ancamò fregg, come se fàr un du&egrave, rugò la bocca palpugnà con le labbra, con la lappa. Doveva cugnuss qual’era il mio sit più nervus perché la sua lingua non dismett di inscartussarlo.
Burlài giò guardando stregato la sua bocca ora inciudass, tutto me stesso sladinò nel mio cazzo agli occhi franc alle lappe strette della tusa, alle sue guance che si infossavano di continuo. Presi a impiaser tanto era grande il pias&egrave che mi dava il suo succhiare! Oh recugnuss gli om verseratt Mielcin perché rendendosi conto che ero sbusà, tirà via la bocca, le sue man vegnì in sù al mio pett le sue dita si ligass sui miei capezzoli pizzigandoli crudelmente facendomi vusà.
‘Figa, sei simpatica come una badilata di merda.’
La mia esclamazione era dovuta al dolore particolare che già si stava trasformando in un piacere che mi fece inarcare verso la sua bocca, quando riprese il membro non lo lasciò più, mi sentii aspirato, succhiato in modo irresistibile. . . oh come si muoveva la sua lingua! Ben presto i miei lamenti si levarono alti nella stanza salendo di intensità all’avvicinarsi del mio orgasmo e quando giunse fu con un’esplosione di sensazioni che mi lasciai andare.
Mielcin non cambiò espressione, la sua bocca si fece soave, ora le labbra andavano lievemente su e giù, le sue dita si fecero carezzevoli sui miei capezzoli, era dolcemente che mi suggeva guardando il mio corpo scosso da fremiti e anche quando la mia eiaculazione ebbe termine continuò a suggermi, a svuotarmi.
Il membro ancora nella sua bocca stava perdendo la sua rigidità, portai le mani ad accarezzare i suoi capelli, raddrizzai il busto dicendo:
– Chi servis duu padrun al ciappa duppi stipendi
La ragazza lasciò il pene sedendosi sui talloni, rimase con la labbra aperta lasciando lo sperma debordare. Ero avvezzo vedere le donne ingoiare il mio piacere ma quel rivolo bianco, spesso, uscito dalla sua bocca, che colava lungo il suo mento e filando gocciolava fra i suoi seni conferiva all’orientale un’aria selvaggia che gli occhi penetranti e fissi nei miei accentuavano.
Silvia tirando un lembo della stoffa che ricopriva una poltrona deterse il corpo della cameriera senza che questa cessasse di fissarmi mettendomi non poco a disagio.
Cunt la calma e la vaselina, anca el tor l’ha inculà la gaìna .
1.Vieni qui che ti scopo
2.Ragazza
3.Espressione, viso
4.Donne
5.Andare di corsa
6.Sedere, culo
7.Abbassai
8.Scrollò
9.Testa
10.Scaldana, calore
11.E allora non siamo mica qui a far ballare la scimmia
12.Occhi
13.Paura,timore
14.Volere
15.Voglia di fare
16.Guardava
17.Letteralmente ‘arrabbiata chiaro come l’acqua’ detto per infoiata
18.Spinse
19.Testa, capo
20.Inginocchiarmi
21.di uomo grande grosso e buono a nulla
22.donna triviale
23.Mi &egrave rimasta questa
24.Mi chinavo
25.Cespuglio
26.Aperto, socchiuso
27.Faccia, viso
28.Attesa
29.Subito, or ora
30.Allegro, allegro che il buco del culo e nero
31.Natiche
32.solco
33.rovinava
34.Rivolto
35.Donnaccia
36.Sodo
37.fremette
38.sfiorarono
39.Poter rendere
40.passai
41.Non dire cazzate!!! E dammi del tu che il Signore &egrave in Paradiso
42.Ricoperta
43.Baciai, leccai
44.Dopo un po’
45.Conobbi
46.All’uccello ingordo scoppia il gozzo
47.spinta
48.Liquirizia, cosa buona
49.Bocca
50.pasticcere fa il tuo mestiere
51.Ancora’ancora
52.A essere troppo buoni, si passa per coglioni
53.Fai la cacca o libera il gabinetto
54.Cento menti, cento teste; cento culi, duecento chiappe, ma cento diversi tipi di merda
55.Chi serve due padroni prende due stipendi
56.Con calma e vaselina, perfino il toro sodomizzò la gallina

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