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ANNA
Devo dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Appena avevo appreso i programmi familiari: sorella in partenza all’alba del lunedì, marito impegnato fino a tarda sera per l’organizzazione della trasferta, mi ero precipitata a messaggiare a Sandro che il lunedì avremmo potuto vederci e lui obbediente come un cagnolino si rende disponibile a vederci al solito residence. E così quel mattino, sistemato l’accampamento della sera prima, dato le istruzioni a Max per la spiaggia, invento una scusa e gli dico che devo sbrigare un po’ di faccende burocratiche ed esco. Mi aspetta un’altra giornata di sesso col mio giovane amante!
Al rientro nel pomeriggio, la casa è vuota, evidentemente Max è ancora al mare. Illanguidita dalla giornata di passione e un po’ frastornata, mi metto a fare con lentezza alcune faccende domestiche, vado per azionare la lavatrice e noto che in cima all’accumulo dei panni da lavare c’è un mio slippino di seta nera che ero sicura fosse nel fondo della cesta: me l’ero cambiato qualche giorno prima. Mah….
Mi metto in libertà, un vestitino estivo leggero un po’ corto e, quando sono in casa, sono abituata a non indossare il reggiseno, a volte anche gli slip; quel giorno mi limito al solo reggiseno.
Max rientra mentre sto preparando la cena. Girata verso i fornelli, non lo sento arrivare, mi mette le mani sugli occhi da dietro per farmi una sorpresa. Marco non può essere, sono anni che non scherza più così con me e, stando al gioco, indietreggio con le mani rivolte all’indietro per afferrargli la testa riccioluta e smascherarlo inequivocabilmente. Così facendo mi appoggio col culo….
I suoi ricci sotto le mie mani, mi fingo sorpresa e mi giro “sei tu mattachione!!” e gli stampo un bacio sulla guancia, con un pensiero…
“hai fame? Sto preparando, fra poco arriva anche Marco e mangiamo”
“ho una fame da lupo! Vado a farmi una doccia zia”
“ancora con sta zia? Ti prego chiamami Anna daiiii…”
Ce l’aveva duro! se non era duro ha qualcosa di grosso! Mi frulla nella testa questo pensiero. L’acqua che scorre, la sento, penso, ripenso, ma non è che abbia appoggiato il culo contro qualcos’altro, che so il marsupio? No, non lo porta è da omarello. Il telefono? No, ha un sottilissimo i-phone. Una banana che aveva in tasca? Forse era proprio la banana! Mamma mia che curiosità! Volevo vedere il mio nipotino, il mio bimbo che prendevo sulle ginocchia a giocare quando era piccolino, il cucciolo della mia adorata sorellina, come era cresciuto. La porta del bagno era accostata, non abbiamo mai chiuso le porte in casa nostra. Un piccolissimo spiraglio, la cabina della doccia è subito lì, accanto all’ingresso del bagno. Mi avvicino. Si intravede qualcosa, parti del corpo in movimento sotto l’acqua che scorre, un quarto di cabina per tutta la lunghezza dello stretto spiraglino della porta. Ma cosa faccio???? La curiosità è all’apice, sono arrivata fin qui, voglio vedere! Ma è sempre girato di spalle. A un certo punto si gira, con le mani insaponate di bagnoschiuma vedo che si insapona la pancia, le gambe, il torace, ma è più spostato nei tre quarti nascosti alla mia vista, lo spiraglio è troppo sottile. Sto per andarmene, quando si sposta tutto verso il mio quarto di visuale. Oddio mio quanta roba che vedo! Aveva preso ad insaponarsi, girato verso la porta della cabina, uno splendido cazzo, grosso come pochi ne avevo mai visti in vita mia. Mi rendo conto che sono col fiato sospeso, a bocca aperta ad ammirare quel dono della natura e lui se lo insapona e mentre se lo insapona si alza, si ingrossa vedo che gli sta diventando duro e il maledetto non si sposta da lì e io nemmeno, ho una mezza impressione che mi abbia visto spiarlo. Quando realizzo questo, quando vedo che i suoi occhi non si spostano dalla porta, me ne vado immediatamente. Il rossore sale sul mio viso, oddio che imbarazzo e se mi avesse vista? In quel momento la vergogna prevale su tutto, anche sull’inevitabile eccitazione che quella vista mi aveva provocato.
Me ne vado, torno in cucina per apparecchiare la tavola per la cena e, prima che lui esca dal bagno, rientra mio marito. Un bacetto stampato sulla guancia, un paio di comunicazione di servizio ed ecco che arriva anche Max. Saluta suo zio, si scambiano un paio di battute e si spostano in veranda, io ancora turbata. Mi gira la testa, cerco di non pensarci ma la mia mente va sempre lì; mi ha vista, ne sono sicura. Ma che cazzo meraviglioso! Chissà chi sarà la fortunata che si gode quel bel pezzo di carne, la invidio un po’.

(continua)

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