Il racconto che vado a scrivere narra di fatti avvenuti circa quindici anni fa; le situazioni ed i personaggi sono reali, i nomi ed i luoghi, chiaramente, sono inventati.
Mi chiamo Marco M., sono un ingegnere, alto un metro e 80, capelli e occhi scuri, corporatura atletica e con una spiccata predilezione per il sesso, in tutte le sue forme.
All’epoca avevo 19 anni ed ero appena giunto, dalla mia cittadina di provincia, nella grande città per frequentare l’università.
I miei genitori, mio padre impiegato comunale e mia madre segretaria, non erano ricchi ed avevano fatto un grande sforzo economico per permettermi di continuare con gli studi universitari.
Avevo così deciso che, per alleviare i loro sforzi, oltre a studiare mi sarei cercato anche un lavoro nel tempo libero.
I primi tempi per risparmiare avevo preso un alloggio alla Casa dello Studente, una stanzetta di 4 metri di lato dove a malapena entrava il letto, un piccolo armadio ed una scrivania tutta scheggiata, con un piccolo bagno che condividevo con lo studente della stanza affianco; ma per il momento andava bene.
Erano passati circa tre mesi ed avevo trovato anche un lavoretto part time, il pomeriggio, come aiuto elettricista essendo diplomato all’ITIS; non era granché come stipendio ma mi consentiva di avere un po’ di soldi in più in tasca e di guardare al futuro in modo più positivo.
Ogni giorno, uscendo dalla mensa guardavo sul cartellone degli annunci se c’era qualcosa d’interessante che mi consentisse di avere una sistemazione alloggiativa più comoda, ma tutti gli annunci offrivano solo camerette, a volte più anguste di quella che avevo e, le poche che avevo contattato, chiedevano prezzi esorbitanti.
Quel giorno un nuovo annuncio attirò la mia attenzione:
“Cercasi studentessa/studente per affitto di monolocale, ingresso indipendente, a 500 metri dall’università.”
“Chissà quanto vuole!” – pensai – “Comunque tentar non nuoce” – e mi appuntai il numero di telefono.
Il pomeriggio prima di recarmi al lavoro chiamo.
-“Pronto, buongiorno, chiamo per l’annuncio del monolocale da affittare.”
-“Sì, buongiorno.” – mi risponde una voce femminile – “Lei sarebbe interessato?”
-“Beh, potrei, purché il prezzo non sia esorbitante” – le dico.
-“No, no” – fa lei –“lo affitto a 400 euro al mese tutto compreso, tranne le pulizie. Le sembra tanto?”
-“Il prezzo non è molto alto, confronto ad altri che ho sentito. Prima di decidere potrei visitarlo?”
-“Certamente, venga quando vuole”.
-“Beh, sa nel pomeriggio io lavoro, potrei venire nel weekend, se non la disturbo, diciamo dopodomani, sabato, nel pomeriggio”.
-“Daccordo, venga verso le 4, mi troverà a casa; l’indirizzo è via …., all’ultimo piano, il terzo”.
-“Benissimo, allora, per il momento grazie, ci vediamo dopodomani”.
Il sabato pomeriggio mi reco a piedi all’indirizzo datomi, che, in effetti, non è lontano dall’università.
La palazzina è piccola ma carina, con un piccolo giardinetto all’ingresso.
Suono il citofono e dopo essermi presentato, il cancello si apre.
Con l’ascensore arrivo al terzo piano, sul pianerottolo si aprono tre porte, una delle quali è socchiusa.
Suono alla porta socchiusa e attendo pensando che, forse, mi troverò davanti ad una anziana pensionata, stanca di vivere da sola.
-“Avanti, entri pure, arrivo subito” – m’invita una voce dall’interno.
Entro chiudendomi la porta alle spalle.
-“Mi scusi, eccomi” – e da una porta laterale esce la padrona di casa.
ED IO RIMANGO FOLGORATO!!!
Altro che vecchia pensionata, la signora in questione avrà si e no 40 anni, capelli color mogano scuro, tagliati corti a caschetto, occhi azzurro scuro, alta e slanciata e quel che mi colpisce subito, un seno rotondo, non molto grande, forse una terza misura, ma io non me ne intendo molto, che tende il vestito.
-“Piacere, sono Elisa” – mi saluta con un sorriso smagliante.
-“Pia…piacere” – balbetto – “mi chiamo Marco M.”.
-“Venga accomodiamoci, così parliamo un po’” – e così dicendo si gira e si dirige verso un’altra porta.
Io la seguo ammirando l’ondeggiare del suo culetto, stretto nel vestito di maglina aderentissimo, mentre cammina sui tacchi alti.
Entriamo in un vasto salone, mi fa accomodare su una poltrona e mi chiede:
-“Cosa posso offrirle?”
-“Oh quello che vuole, anche acqua va bene”.
-“Ho del succo d’arancia in frigo, può andare?”
-“Benissimo” – rispondo e lei scompare in quella che penso sia la cucina.
Rimango seduto in attesa, cercando di riprendermi dalla sorpresa.
Torna dopo un po’ e mi porge un bicchiere pieno di succo d’arancia, poi si accomoda su un divano di fronte a me.
-“Bene alla nostra conoscenza” – fa alzando un bicchiere colmo di un liquido trasparente.
-“Alla nostra” – rispondo, guardandola estasiato mentre beve il suo drink.
Il vestito che indossa oltre che aderente e anche molto corto e sedendosi le scopre le lunghe gambe e le cosce tornite, fin quasi all’attaccatura dei glutei, ma lei non sembra preoccuparsene.
Io invece sono salito al massimo dei giri; a quella vista il mio membro, considerata la lunga astinenza, si è immediatamente indurito nei pantaloni divenuti troppo stretti.
Cominciamo a parlare ed io le racconto della mia vita di studente, del mio lavoro, della mia famiglia.
Lei non mi dice molto di se, solo che i tre appartamenti sul piano sono i suoi, eredità del marito morto in un incidente stradale, che vive sola in questo grande appartamento, che ha una figlia, la quale occupa l’appartamento di fianco e che il terzo, quello che vorrebbe affittare, è il più piccolo, anche se molto comodo.
-“Quando ha finito di bere, possiamo andare a visitare l’appartamento” – mi dice bevendo l’ultimo sorso del suo drink.
-“Certamente,” – rispondo – “andiamo pure.
Lei si alza e io la seguo, continuando ad ammirare l’ondeggiare dei suoi glutei.
Usciamo sul pianerottolo, lei apre la porta sulla sinistra ed entra.
-“Ecco qua.” – dice mostrandomi l’appartamento – Piccolo ma, credo, carino e confortevole”.
L’appartamento consiste di una stanza, abbastanza grande, con un divano letto, un armadio a muro ed un tavolo, su un lato un arco porta in un cucinino, con portafinestra su un balconcino interno, sul lato opposto una grande vetrata si affaccia su una terrazza arredata di piante verdi.
A fianco dell’arco, una porta dà accesso al bagno, piccolo ma con tutti gli accessori, compresa una cabina doccia.
Devo dire che sono impressionato, sarebbe un bel salto di qualità dalla stanzetta dove vivo ora.
-“Come le sembra?” – mi domanda.
-“Molto bello e confortevole” – rispondo – “mi piace veramente molto”.
-“Allora?”
-“Mi faccia parlare, stasera, con i miei genitori e domani le faccio sapere”.
-“D’accordo. Mi farebbe piacere se venisse. Lei, Marco, mi sembra proprio un bravo ragazzo, assennato e coscienzioso; mi faccia sapere”.
E così dicendo mi accompagna sul pianerottolo e mi saluta congedandomi.
Scendo e uscendo decido di fare una passeggiata per riflettere, ma la mia mente non smette di pensare a quegli occhi azzurri, a quel corpo flessuoso stretto nel vestito aderente, a quelle magnifiche cosce tornite.
Non riesco a pensare lucidamente, così decido di tornare all’università.
La sera telefonai ai miei cercando di convincerli che con un piccolo aiuto economico in più da parte loro, avrei fatto una svolta di vita, che mi avrebbe certamente aiutato ad avere migliori risultati negli studi.
Il giorno dopo mio padre mi telefonò e mi disse che, dopo aver riflettuto, avevano deciso di aiutarmi e di finanziarmi per l’affitto, ma di non deluderli con gli studi, altrimenti si sarebbero tirati indietro.
Li ringraziai calorosamente ed al settimo cielo telefonai subito ad Elisa.
-“Buongiorno signora, sono Marco, ci siamo visti…”
-“ Sì, sì, Marco mi ricordo. Allora ha deciso?”
-“Sì, signora, ho parlato con i miei e sono d’accordo a sostenermi per l’affitto”.
-“Benissimo. Allora possiamo firmare il contratto. Anzi perché, se non ha altri impegni, non viene a cena da noi stasera, così possiamo sistemare le cose con calma. Ci sarà anche mia figlia, potrete fare conoscenza, visto che sarete vicini di casa e che anche lei frequenta l’università” – sottolinea con una risatina.
-“Se per lei non è troppo disturbo, accetto volentieri”.
-“D’accordo, dunque. Venga verso le 7.30, la strada la conosce. A Stasera” – e riattacca.
Qui apro una piccola parentesi per chi mi sta leggendo.
Forse penserete che mi sto dilungando troppo nel prologo e per il momento non c’è nulla di erotico, ma l’antefatto è necessario per capire il clima che si creò con le due donne prima di passare ai fatti concreti.
Continuate a leggere non ve ne pentirete.
Di domenica pomeriggio faticai non poco a trovare un fioraio, ma alla fine, dando fondo a una buona parte del mio budget, acquistai un bellissimo bouquet di fiori.
Alle 7.30 precise suonai al citofono.
Mi venne ad aprire Elisa.
Fasciata in abito bianco che lasciava scoperte le sue magnifiche spalle, cortissimo e con ai piedi un paio di zeppe nere altissime.
UNO SCHIANTO!!!
-“Buonasera Marco; entri”.
-“Buonasera signora Elisa.” – saluto con fare incerto entrando – “Questi sono per lei” – dico porgendole i fiori.
-“Oohh grazie, sei gentilissimo. Sono magnifici!” – esclama prendendo i fiori.
-“Vieni che ti presento Mara, mia figlia” – mi dice, girandosi e dirigendosi verso il salone – e poi diamoci del tu, altrimenti mi sento troppo vecchia”.
-“All’anima della vecchia” – penso e come il giorno precedente la seguo estasiato dall’ondeggiare dei suoi fianchi e del suo culetto.
-“Mara, questo è Marco, il nostro nuovo inquilino.” – fa presentandomi alla figlia – “Guarda che bei fiori ci ha portato”.
-“Piacere Marco. Sono bellissimi”.
-“Piacere mio” – rispondo.
Mara, una ragazza più o meno della mia età, non molto alta, capelli, anche lei, castano scuro, lunghi oltre le spalle, occhi nocciola ed un corpicino niente male, un bel seno messo in evidenza dalla camicetta che indossa, fianchi stretti, ha delle belle gambe, che posso ammirare quando si siede sul divano e la corta gonna di jeans le sale sulle cosce,
ma ciò che mi ha colpito di più è la sua voce, roca, con un timbro quasi maschile.
Tutto sommato una bella ragazza.
Senza dilungarmi ancora, vi dico che durante la cena vengo a sapere diverse cose delle due donne.
Elisa, ha poco più di 40 anni, vedova da due a seguito di un incidente stradale del marito, non ha un vero lavoro potendo contare sulla rendita di un altro paio di appartamenti che il marito le ha lasciato e sugli introiti di una ditta di trasporti, sempre del defunto marito, di cui è socia e nella quale si occupa della contabilità.
Mara, ha 19 anni come me e frequenta la mia stessa università in una facoltà diversa, lei è iscritta a lingue moderne, io ad ingegneria.
Finita la cena, ci accordiamo per il mio trasloco il sabato successivo.
Per ora mi fermo qui, seguite gli altri episodi e se avete commenti o suggerimenti scrivetemi a miromarco@myyahoo.com
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Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi