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«Cioè??» Mi chiese con tono incredulo, ma accennando un sorriso vagamente crudele
«Spiega meglio: va in sala per farsi montare dagli spettatori????»
«Ehmm… sì… signora!»
Si rese conto che la sua battuta sarcastica era stata travolta dalla realtà delle cose e trasalì: «E tu -mi chiese, strizzando gli occhi come per scrutarmi nell’anima- come lo sai? Te lo dice lei? Te lo hanno detto? L’hai vista?»
«Beh… signora… lei fino ad oggi non sapeva che ero al corrente…
Invece, lo sapevo da tempo: una strana combinazione di cose mi ha portato a sentir parlare della cassiera di quel cinema in modo… diremo mascolinamente elogiativo, ecco; così sono andato e l’ho vista in sala…»
Mi interruppe subito: «Vista… vista come? A fare cosa?»
Provavo un perverso e sordido piacere a risponderle, ad umiliarmi davanti a lei: «Beh, ho visto che era al centro di un gruppetto di uomini e che… lei li assecondava in ogni loro voglia. Da quello che mi era stato confidato, da uno sconosciuto che non sapeva che lei fosse la mia compagna, quello era il suo comportamento… abituale.
Ero andato praticamente di nascosto e quindi l’ho… spiata… l’ho vista senza che lei sapesse che la stavo guardando…»
«Uhhhmmm… -disse Lorella, mentre assimilava quanto le avevo appena confidato-… Hai detto che si chiama Angela?» Annuii.
«Beh, Angela non mi sembra troppo adatto, non credi?… -annuii nuovamente, anche se dubbioso-… Gli angeli sono asessuati, angelici… e poi conosco troppe Angela per bene, per rischiare di confondermi… Meglio che le troviamo un altro nome… Direi che Troia può andare più che bene, sei d’accordo?»
Non si interessò neanche del fatto che fossi d’accordo o meno e proseguì, sadicamente, facendomi domande soavi e cercando come di giustificare Angela… Troia, volevo dire: «Ma sei sicuro che lei lo faccia regolarmente… Cioè: non è che, dopo quella volta, abbia smesso di comportarsi così? O l’hai nuovamente controllata…»
Avevo un groppo alla gola, ma inghiottii l’amaro boccone: «Un investigatore privato ha verificato…»
Lei ridacchiò, sinceramente divertita: «Cioè, tu sei stato così coglione da pagare un investigatore privato per controllare quanto la tua Troia sia baldracca??»
Risposi piccato: «No, non l’ho pagato: è un amico!»
Scoppiò in una sonora risata, tanto da attirare l’attenzione dell’oste grasso e pelato, del cuoco africano e delle due cameriere dall’aria sfatta, che stavano ormai finendo la loro cena, mandandoci sguardi malevoli.
«Fammi capire: sei così coglione da aver mandato un tuo amico detective a controllare quanto la tua troia si dia da fare?» chiese, con un tono di voce così alto che il personale non poteva fare a meno di sentire.
«Sì…. signora» mormorai.
«Non ho sentito: parla più forte» disse, con lo stesso alto tono di prima.
Ripetei l’affermazione con un pochino più di voce.
«Ripeti, più forte: non sento!!!»
«SI’, SIGNORA!!!» Urlai, ormai snervato.
Mi cadde lo sguardo sul tavolo accanto alla cucina e notai sorrisini e parlottii divertiti, tra loro… immaginai a mie spese.
«E questo detective, ha scoperto che si fa montare… solo lì od anche altrove?» chiese in tono soave ma abbastanza ad alta voce da essere ben ascoltata dal personale della trattoria.
Ormai ero in trappola… ‘«Il suo capo l’ha sorpresa al cinema e…» stavo dicendo, con un tono di voce adatto alla delicatezza dell’argomento, ma Lorella mi interruppe esclamando: «Non bisbigliare: non si capisce niente!» poi si girò verso il tavolo del personale con un sorriso ed incassò cenni di approvazione e sorrisi dai due uomini e da una delle donne.
L’altra cameriera, la meno anziana, si girò però verso l’oste e notai che stavano discutendo con una certa animazione.
L’oste, allora, gettò un’occhiata al polveroso orologio a muro, poi sbuffò e si diresse con passo stanco verso di noi: «‘Signori, scusate… è che noi si dovrebbe chiudere… è che, sapete, quando l’ultimo cliente va via, noi si abbia ancora da pulire…»
Lorella si girò verso di lui, alzandosi in piedi ed abbagliandolo con un sorriso radioso: «‘E’ vero, ha ragione, siamo imperdonabili…
Anzi: per farci perdonare, le metto a disposizione la persona che è con me che vi aiuterà a pulire tutto… Intanto, ecco i soldi del conto»
L’oste era visibilmente confuso: «Ma no, signora… vi ringrazio, ma davvero noi si è in grado di fare da soli…»
Lei sorrise, gelida: ‘Non MI ringrazi… questa persona fa TUTTO ciò che io voglia e quindi… mi trovo ad insistere» Per far capire quanto insistesse, aggiunse una banconota da cinquanta ai soldi già sul piattino per il conto.
«Ci tengo, davvero!» aggiunse, soave.
Lo sguardo dell’oste luccicò, avido: «‘Mah, signora, non so se…»
«La prego!» Disse in tono fermo Lorella, sfilando un altro cinquantone dal portafogli ed aggiungendolo all’altro: «Qualunque lavoro, anche gravoso, anche particolarmente sporchevole… è il minimo che il mio schiavo… -ecco: l’aveva detto!-… possa fare per farmi perdonare. Eseguirà QUALUNQUE ordine voi vorrete dargli… e intendo davvero qualunque!»
Uno sguardo vagamente lubrico passò negli occhi dell’oste, ma poi subito si rabbuiò: «lasu proposta è davvero gentile e… generosa, ma purtroppo non posso accettarla: a volte qui capitano, quando ho la serranda a mezza altezza mentre stiamo rassettando, dei nostri amici carabinieri, in pattuglia, che vengono giusto a bersi una cosa rapida: se vedessero una nuova persona, magari mi farebbero domande, mi chiederebbero documenti, contratti eccetera e quantomeno passerei una mezz’ora sgradevole…
Davvero signora, gradisco molto il pensiero, ma… ma purtroppo non posso accettare…» disse alla fine, porgendo i due cinquantoni ‘extra’ alla mia… padrona.
Lorella fece una specie di breve broncio -evidentemente era contrariata dal rifiuto dell’oste- e si alzò dal tavolo, gettandomi un’occhiata imperativa, di quelle della serie: “Beh, che aspetti a venire via anche tu?”
Come ci ritrovammo fuori dalla trattoria, mentre la serranda veniva rumorosamente abbassata fino a metà altezza, lei mi guardò, severa: «Per adesso ce ne andiamo a casa…
Ho però ancora una curiosità: i cinema aprono nel pomeriggio e qindi suppongo che una cassiera lì prima di pranzo sia più inutile di di una bicicletta per un pesce…
La mattina, fa la brava massaia e riordina il vostro “nidod’amore” o cosa?»
Esitai un attimo a rispondere e Lorella se ne avvide: «Non raccontarmi balle! Voglio la verità, tutta la verità, avanti!»
Capitolai.
«La mattina… sì, la mattina lei è impiegata in un ufficio…»
Lo sguardo feroce si intonava perfettamente col tono pesantemente sarcastico che usò: «E lì, suppongo! Lì, ha fama di donna casta e morigerata, vero???»
Ormai la distruzione era completa: «No… anche lì… viene sottoposta a… ad usi sessuali… -prevenni la domanda successiva- … da parte del principale… che io sappia…»
Fece una breve risata cattiva: «E queste cose suppongo che tu le abbia sapute dal tuo famoso amico detective… Quello che sii spia le evoluzioni della tua troia e che, magari, se la sbatte… Sbaglio?»
Potevo negare? «Ehm… no…»
«No, cosa? Rispondimi bene, non a monosillabi!!!»
Mi arresi: «Non sbaglia… sia sul fatto che mi ha informati Arm… ehm, il detective, sia sul fatto che… anche lui…» «Anche lui??? Anche lui si sbatte la tua donna troia?? Dimmelo bene, non farmi incazzare! E Poi Arm… Armando, il tuo amicodetective che ti fotte la donna?»
«Sì… anche lui, Armando, si sbatte Angela…»
Avevo un groppo alla gola, ormai distrutto dalla vergogna davanti al mio capo…
Lei mi guardava con uno sguardo ferocemente trionfante: «E così abbiamo alla fine esplorato i più inas-pettati risvolti della tua vita di coppia… di coppia solo tua… per lei sono ammucchiate continue!
Ho deciso che, a partire da domani alle cinque, voglio un esauriente rapporto sulle attività di tua… della Troia.
Dovrai farmi sapere cosa fa, con chi o, quantomeno, con quanti, se solo al cinema o altrove… Aspetta, non ho finito! Voglio anche sapere ogni tuo gesto o parola o pensiero su ciò che la tua troia ed i suoi… amici fanno! E con la massima sincerità, ovviamente…
Che se scopro che UNA volta hai omesso… o… “aggiustato” qualcosa, ti assicuro che te ne pentirai amaramente!»
Abbassai la testa, in segno di sottomessa accettazione.
«Adesso levai dai coglioni che dobbiamo andare a dormire, ché domani abbiamo da lavorare e mica possiamo far sospettare che abbiamo fatto le ore piccole, no???»
Annuii, la salutai brevemente e presi lo scooter per tornare a casa, sperando di dormire, nonostante il mulino di pensieri contrastanti che mi girava in testa.

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