Fu strano il seguito di quella faccenda.
Eravamo sul divano, ancora abbracciati a coccolarci, ancora zuppi di noi.
Si limitò a dirmi: “forse è meglio se ora torni a casa” era quasi fredda, distaccata…
Il senso di benessere lasciò presto posto all’ansia e alla preoccupazione.
Avevamo sbagliato? era pentita? stava male?
Ora, a freddo, la mia mente vagava per pensieri e conclusioni tra le più disparate.
Ci rivestimmo in silenzio, avevo mille domande che ronzavano in testa, ma non riuscì a farne nessuna.
Lei, ancora mezza svestita, andò a pulirsi un attimo in bagno e restai solo. Assorto nei pensieri fissai quel divano dove poco prima i nostri corpi sembravano bruciare, andai verso l’ingresso e raccolsi la mia giacca lasciata appesa lì vicino.
Guardai la porta, tutto sembrava muoversi a rallentatore, i miei pensieri sembravano immersi nella gelatina: per quanto ne sapevo, da lì a poco avrei potuto sentire una chiave girare nella toppa e le persone, i problemi, gli impegni e tutto ciò che faceva parte della vita di quella donna irrompere in casa sorprendendosi della mia presenza.
La sintonia, unita all’eccitazione e a mille altre sensazioni ed emozioni, ci aveva come cancellato le menti, avevamo lasciato fuori tutto e sul quel divano c’eravamo solo lei ed io, i nostri corpi e la nostra voglia.
Ora che tutto era finito, ora che i corpi erano stati saziati, le sensazioni spente e le emozioni affievolite… bisognava tornare a fare i conti con la realtà.
O almeno era questo ciò che stavo pensando poco prima di dire:
“allora vado… grazie del caffè… e… del resto…”
Per tutta risposta la sentii venire verso di me, mi girai e la guardai muoversi nella mia direzione e ritrovai nei suoi movimenti quella sensualità che mi aveva colpito all’inizio.
Ci guardavamo dritti negli occhi e ad ogni passo sentivo una pulsazione in più battermi nel petto.
Non disse nulla, si limitò a venire da me e cingermi il collo, baciandomi con passione.
Quando le nostre labbra si staccarono sorrise maliziosamente, quasi stesse facendo le fusa, e disse:
“spero che ci prenderemo altri caffè insieme…”
“lo spero anche io…” replicai.
I giorni seguenti li passai pensieroso e voglioso.
I ricordi di quel sabato mi tornarono più volte alla mente e più volte la sera mi trovai a toccarmi ripensandoci.
Non avevo il suo numero, non avevo una mail, non conoscevo i suoi orari. Che stupido non averci pensato.
Ogni giorno dovevo guardare quella porta, a pochi passi da me, senza poter fare alcunchè.
Continuavo a desiderarla e cominciai a pensare a come rivederla.
“Se suonassi con una scusa? Oppure potrei appostarmi per le scale, fingere un incontro casuale. E se tenessi d’occhio il parcheggio? Potrei scoprire quale auto usa suo marito…” dicevo tra me e me.
Sembravo diventare pazzo, non mi piaceva pensare certe cose, non ero così. Il rispetto ed il buon senso erano cose di cui tener conto, era il desiderio a guidarmi, ma era la razionalità ad imporsi.
Lei aveva una vita di cui io non facevo parte e che dovevo rispettare. Non potevo sapere se e cosa volesse, né come o quando.
Se solo avessi saputo ciò che so ora e come lei aveva passato quei giorni…
Ma spesso non siamo noi a decidere chi incontriamo, né come o quando.
Arrivò venerdì sera, stavo per uscire con degli amici per una seratina in centro, jeans e camicia neri, barba e capelli sistemati, un velo di profumo…
Era passato del tempo e mi ero “calmato”, fino a quando non uscì sul pianerottolo intenzionato ad andare all’appuntamento.
Appena mi girai dopo aver chiuso la porta, la sua si aprì.
Rimanemmo entrambi bloccati così, a fissarci.
Lei aveva un vestito da sera scuro, un completo che terminava in una gonna appena sul ginocchio.
Nulla di estremo o volgare, solamente… femminile.
Era bellissima ai miei occhi.
Aveva una scollatura non eccessiva, ma la grandezza abbondante dei suoi seni sodi, evidenziava il tutto in maniera molto sexy.
Ai piedi aveva dei sandali con un tacco basso, non aveva tanti fronzoli addosso come anelli, braccialetti e catenine… e questa pulizia unita al viso solare e quel velo di trucco ed ai capelli sciolti ma curati, dava uno spettacolo pazzesco.
Non era porca, era terribilmente sensuale.
Una pantera dagli occhi azzurri.
Dopo secondi interminabili, lei si chiuse la porta alle spalle e come se ce lo fossimo comunicati telepaticamente, avanzammo l’una verso l’altro.
Feci per cingerla, ma lei mi prese per mano e mi fece scender qualche gradino e mi fermai uno più in basso di lei.
non posso essere considerato alto arrivando a 1,74 e lei non era considerabile bassa per la media, ma volli colmare comunque quella differenza e averla dritta davanti a me.
Le mie mani erano su suoi fianchi e ci guardavamo intensamente.
lentamente ma inesorabilmente ci avvicinammo fino a unire le nostre labbra in un profondo bacio.
“lo so, è stupido dirlo, quasi non ci conosciamo… ma mi mancavi, volevo rivederti” dissi quasi sussurrando per non farci sentire una volta staccatomi dalle sue labbra.
“non è stupido, ed anche per me era lo stesso… ho ripensato a quel giorno diverse volte, ma tu sei così giovane ed io sono così…” prima che potesse finire la frase la interruppi
“tu sei bellissima stasera”
Sorrise e ci scambiammo un altro bacio.
“stavo uscendo per trovarmi con amici, è stato bello incontrarti per le scale, non avevo tuoi recapiti e non mi osavo a venirti a bussare. Hai la tua vita e non volevo intromettermi” le dissi.
“Ho avuto gli stessi pensieri, temo che avessimo le stesse paure, ma anche io volevo tanto rivederti. Quel giorno è stato fantastico” sentendo le sue parole inizia a sentirmi fremere dentro, non ero il solo a pensarla così.
“Si, anche per me. Ti confesso che… varie volte ci ho ripensato e… mi sono toccato fantasticando su di te” ancora una volta sentivo tutto così fluido con lei, come se ci conoscessimo da sempre.
“ho fatto lo stesso…” un brivido mi percorse. Si era toccata pensando a me ed io pensando a lei, e ce lo stavamo confessando perchè volevamo che l’altro lo sapesse.
“Solo saperlo mi sta già accendendo…” dicendolo la strinsi di più a me.
Lei mi sorprese allungando una mano e poggiandola sul mio pacco, dando una leggera strizzata.
“Anche a me…” disse.
Dovetti fare ricorso a tutto il mio autocontrollo e dopo un leggero sospiro, le dissi che quelle erano le scale del nostro condominio, ed anche se molto eccitante, non era il posto più indicato.
Ridacchio e mi dette ragione, staccandosi un po’ da me.
“Stavo uscendo per trovarmi con un’amica, una serata tra donne e qualche bicchiere di vino” mi spiegò lei.
“Non voglio trattenerti allora…” dissi a malincuore.
“Non posso dire alla mia amica la vera ragione di un eventuale disdetta all’ultimo, ma sono certa che se potessi dirglielo mi capirebbe… ovviamente se anche a te andasse…” sembrava leggermi nel pensiero, come al nostro primo incontro.
Mi limitai a sorriderle e ad accompagnarmi a lei lungo le scale, staccandomi solo prima dell’ultima rampa per non dare nell’occhio.
Una volta fuori lei mi guardò un po’ confusa: “pensavo mi avresti portata su, non giù…”
“Dopo… se anche a te va, prima vorrei divertirci un po’. Siamo tutti belli vestiti e carichi, non ha senso sprecare la serata che avevamo organizzato, no?” glielo dissi con un sorriso malandrino.
“Mi stai dicendo che guidi tu?” adoravo il suo sorriso compiaciuto ed il suo sguardo di intesa, ci capivamo perfettamente senza sforzo.
Annuii con la testa, sapevo che era un bel salto… doveva venire con me, chissà dove, senza nemmeno conoscermi davvero.
Non disse, non chiese. Tirò fuori le chiavi della sua auto e me le porse dicendomi “Sai guidare con il cambio automatico? Ho parcheggiato qui vicino”
L’auto sfrecciava verso la meta, le luci dei lampioni ci illuminavano a ondate, la mano che non dovevo usare per il cambio era poggiata sulla sua coscia e la carezzava.
Lei aveva la mano poggiata sulla mia ed un tratto iniziò a tirarla verso l’inguine.
Sorrisi mentre senza distogliere lo sguardo iniziai a frugarla, con piccole carezze tra le cosce e sopra le mutandine.
Le scostai e le mie dita si insinuarono tra le sue labbra, era già bagnata. Iniziai a massaggiarla e stuzzicarla, con la coda dell’occhio la vidi mordersi un labbro. Dio era così sensuale quella donna.
In un attimo anche il mio amichetto fece capolino spingendo contro i jeans. Di nuovo quel dolce fastidio.
Non so dire se lo notò o se fu casuale, so che anche lei allungò una mano ed iniziò a palparmi da sopra i pantaloni. La sentivo che percorreva l’asta con le dita, accarezzava la punta per poi scendere giù e stringermi delicatamente.
Si destreggiò con zip e cintura, e abbassandomi un po’ pantaloni e boxer, lo tirò fuori.
Era già duro e pulsante, ero completamente rasato, pronto per questo incontro che avevo desiderato e immaginato molte volte nella mia testa.
Lo prese in mano ed iniziò a segarmi lentamente. Una tremenda quanto piacevole tortura.
Di rimando, anche io aumentai il ritmo e infilai dentro un dito. Ci stavamo stuzzicando a vicenda godendocela per bene, ogni tanto la guardavo: aveva le gambe quanto più spalancate possibile, per offrirsi tutta a me.
Avevo tirato su la gonna e scostato completamente le mutandine, e nel mentre giocavo con la sua fighetta vogliosa. Lei aveva una mano dentro al vestito, ad accarezzarsi un seno, e l’altra ben salda sulla mia asta rigida.
Portai il dito zuppo di lei alla sua bocca, e lei lo leccò e succhiò avidamente.
“sei fradicia…” le dissi.
“anche tu non scherzi…” replicò lei, per poi andare a inumidirsi la mano sulla mia cappella grondante e gonfia e usare i miei umori per giocarci sopra.
Sentii delle scariche di piacere.
In preda alla voglia, la presi per i capelli e la spinsi sul mio cazzo.
In un gesto unico si slacciò la cintura e si chinò a prendere in bocca il mio sesso teso all’inverosimile.
Dio come succhiava… adoravo la sua bocca, sembrava sapere tutto ciò che mi piaceva e mi faceva impazzire… e in effetti in buona parte era proprio così.
Inizia ad accelerare, mi sentivo sempre più carico tanto più impegno ci metteva.
Lo spingeva fin nella gola accogliendomi tutto, era incredibile…
Vidi la nostra meta avvicinarsi, la staccai dal mio cazzo creando uno schiocco tra la mia cappella e la sua bocca.
Mi guardò passandosi la lingua sulle labbra con fare lascivo “peccato…” disse. La adoravo.
Entrati nel parcheggio ci ricomponemmo anche se, per quanto provassi a posizionarlo, la mia erezione continuava ad essere un problema.
Ridacchiò notando il mio impaccio.
“Non è giusto che sia l’unico a soffrire…” dissi.
“Sei tu che non mi hai lasciato finire” rispose lei.
“La serata è ancora lunga… ma bisogna pareggiare i conti. Togliti le mutandine e dammele”
Lo dissi così, senza mezzi termini.
E lei? Lei senza nemmeno pensarci su se le sfilò passandomele.
Le presi e le portai al naso, erano chiazzate e profumavano di sesso.
Le misi in tasca e sorridendole scesi.
Il parcheggio era poco illuminato e non c’erano troppe macchine, la brezza di inizio estate si poteva sentire nell’aria. Era davvero una bella serata.
Lo spiazzo dava su un localino del genere bistrot all’aperto, offriva drink, cibo e la dovuta privacy.
I tavoli erano abbastanza larghi tra loro e la musica era abbastanza alta da non sentire i tavoli vicini ma abbastanza bassa da non doversi gridare.
Fortunatamente non era affollatissimo quella sera e ci sistemammo in un angolo un po’ appartato.
Ordinammo e iniziammo a chiacchierare.
Entrambi inventammo fantasiose scuse per dare buca alle nostre rispettive amicizie e poteri prendere la serata per noi.
Era tutto tranquillo, normale, se non fosse che lei aveva una gonna e nessun intimo sotto ed io avevo ancora un’erezione nei pantaloni.
Le chiesi cosa pensavano le persone attorno a noi, di come apparivamo.
Difficile dirlo: madre e figlio? Bella donna ricca e toyboy? …Amanti?
Secondo me altro non era che invidia. Ecco cosa eravamo per loro, un giovane uomo ed una bella donna fortunati.
I ragazzi probabilmente avrebbero volentieri preso il mio posto e, forse chissà, le mogli lì attorno avrebbero preso il suo se tutti fossero stati completamente liberi.
“Ormai ho 50 anni, non sono più bella come mi vedi tu” mi disse.
“Sono certo che se sapessero cos’hai, o meglio, cosa non hai sotto la gonna… i maschietti qui attorno impazzirebbero” sapevo che, anche se certamente e per ovvi motivi era difficile competere fisicamente con un’atletica venticinquenne, lei aveva ben altre e migliori armi.
“Tu dici?” sembrava sentirsi lusingata.
“Sei sensuale, sei una vera donna, qualcosa che nessuna ventenne può permettersi” Ero sincero nelle mie parole, se avessi potuto strapparmi occhi e cervello e vederla con quelli di qualcun’altro lo avrei fatto, ma ai miei era stupenda ed avevo occhi solo per lei in quel locale “anzi, scommetto che… vedi quel gruppetto? Quei 3 ragazzi che avranno appena 19-20 anni? Secondo me, riusciresti a farli uscire di testa” era una sfida, e lei lo sapeva.
Non avevo scelto a caso, erano abbastanza lontani ma abbastanza vicini, e ad un’angolazione tale per cui erano in linea con lei ma risultavano dietro a me, di sbieco.
Passò qualche secondo con lei che mi guardava, e poi agì.
Fece cadere “inavvertitamente” il tovagliolino che avevano portato nel momento appropriato e, con totale disinvoltura, si chinò a raccoglierlo proprio verso di loro, mettendo in mostra le sue grosse e succose tettone.
Fingendo disinteresse e guardandomi attorno, constatai che uno dei 3 l’aveva vista e si era sbrigato a dirlo agli altri indicando con un cenno.
Lei ci aveva volutamente messo molto più del tempo necessario a raccoglierlo, dando il tempo a tutti e 3 di deliziarsi.
“Visto? Non possono resisterti” dissi ammiccando.
“Ma che centra… tutti guarderebbero un bel paio di tette” Replicò.
“Ok, è vero… ma ora hai la loro attenzione. Puoi passare… alla prossima mossa” sapevo che avrebbe inteso cosa intendevo.
La vedevo in difficoltà ora, era un po’ titubante e forse imbarazzata.
Le presi una mano e le sussurrai: “falli impazzire”
Lei ci pensò qualche attimo e poi, lentamente, allargò le gambe mostrando le sue grazie.
I tre rasentarono un colpo!
Da quella posizione solo loro 3 potevano vedere, e sembrarono esaltarsi molto dandosi gomitate a vicenda.
Lei si ricompose e tornò a sorridermi maliziosa.
“Ti piace essere desiderata vero? Quei 3 ti sogneranno stanotte…” ero tutto un bollore. La adoravo sempre di più.
“E a te? Ti piace vedermi fare la porca in pubblico?” sembrava molto euforica, mi guardava in modo bramoso.
“Mi piace che ti desiderino ma che sia solo io ad averti davvero mia. Mi piace che tu ti senta bella, donna, femmina. E si… mi piace saperti porca, vogliosa, lasciva…” lei allora mi prese le braccia e guardandomi disse: “…di sapermi la tua puttana?” un brivido mi percorse.
I tre non smettevano di guardarla e di parlottare tra loro così le dissi: “scommetto che se ora vado a pagare, almeno uno dei tre verrà a parlarti”
Mi alzai e andai verso la cassa con lo scontrino del mio tavolo.
Appena arrivato alla cassa, cercando di non fari notare, la tenni d’occhio di soppiatto.
Dovetti temporeggiare un po’ alla cassa mentre parlottavano tra loro ma, come previsto, alla fine si alzarono e vennero da lei, tutti e tre.
Non udii cosa si dissero, diedi loro qualche attimo e poi tornai fingendo di mettere via cose nel portafogli e permettendogli di allontanarsi.
“Che ti avevo detto?” esclamai arrivato al tavolo.
“E si… erano proprio vogliosetti, a tal punto che non sapevano cosa dire, tutti imbarazzati com’erano” rispose lei.
“Non è facile tenerti testa…” dissi con un velo di spavalderia “Quindi? Non vi siete detti nulla?” eppure sembrava che qualcosa si fossero detti.
“chissà…” rispose lei alzandosi.
Andammo verso l’uscita e ci dirigemmo alla macchina, lei insistette per darmi la sua parte di soldi, ma non volevo.
Riuscii a convincerla che oramai eravamo all’auto. Aprii la macchina e, mentre andavo verso lo sportello del passeggero per farla salire con gesto di galanteria, sentii qualcuno avvicinarsi.
I tre ragazzi erano venuti lì, mani nervose e sguardi imbarazzati nella penombra del parcheggio.
Guardai prima loro e poi lei, dubbioso.
Alessandra non disse nulla, si avvicinò a me e iniziò a baciarmi con passione, per poi trascinarmi verso il muso dell’auto per essere più riparati in mezzo alle macchine.
Ricominciò a baciarmi e prese a palparmi il cavallo dei pantaloni.
Armeggiò con la cintura e con la chiusura dei jeans, poi scese sul mio corpo inginocchiandosi e, una volta tirato fuori il mio cazzo turgido, cominciò uno dei suoi fantastici pompini. Adoravo come lo succhiava, mi faceva impazzire.
Mi leccava la cappella guardandomi per poi farselo profondare in bocca fino in gola. Giocava con le mie palle con le dita per poi leccarle e succhiarle. Combinava bocca e mani e si dedicava anima e corpo al mio cazzo, ed io ne ero immensamente grato.
A questa scena i tre si avvicinarono un po’ disponendosi di lato a noi, due già si massaggiavano il rigonfiamento nei pantaloni.
Ancora una volta mi sorprese e, staccandosi dalla mia asta, disse: “Be? Forza ragazzi… sembra che stiate esplodendo… potete toccarvi mentre guardate… mi piace sapervi tutti e 4 duri per me” finendo la frase guardandomi e tornando a conficcarsi il mio cazzo in gola fino in fondo, provocandomi un gemito. Non se lo fecero ripetere, e tutti e 3 mettendo da parte l’imbarazzo in favore dell’eccitazione generale, lo tirarono fuori e iniziarono a segarsi.
La situazione era sempre più oscena, lei continuava a succhiare, loro a segarsi, e tutti eravamo sempre più eccitati.
La presi per i capelli accompagnandola nel favoloso pompino, mentre piegandomi un po’, con l’altra mano scostai il vestito prima ed il reggiseno poi, tirandole fuori le grosse mammelle.
Se continuava così sarei esploso presto… e per quanto lo volessi, non ancora e non così.
Bisognava dare un bello spettacolo!
Improvvisamente la tirai su, con forza la presi e di peso la stesi sul cofano dell’auto.
Le sollevai la gonna mostrando a tutti la sua fighetta colante e assicurandomi che le tette fossero completamente esposte.
“Adesso ti allarghiamo per bene così tutti si godono lo spettacolo” così dicendo la presi per le gambe spalancandole, per poi puntare il cazzo nella sua fighetta e, aiutato dall’abbondanza di umori, infilarlo in un sol colpo.
Lei sospirò goduriosamente e cominciai a scoparla con forza davanti agli occhi sgranati e assai interessati dei tre ragazzi.
Cominciai a fotterla sempre più forte, tirandola a me dalle cosce ad ogni affondo, le sue tettone sobbalzavano ad ogni colpo e lei gemeva e ansimava travolta dalla perversione di tutto questo.
Non resistevo più, ormai era tutta la sera che venivo torturato, e la sua figa calda sembrava risucchiarmi ad ogni affondo…
Volevo dar spettacolo: “Sei stata proprio una brava troietta stasera…” dissi accelerando e aumentando l’intensità degli affondi “adesso ti riempio per bene la figa!” ci fu un generale euforismo mentre implacabile la martellavo con dedizione, ed in fine venni copiosamente tra i suoi ed i miei gemiti e sussulti, seguito a turno dai tre ragazzi che esplodevano eccitati dalla scena.
I tre si complimentarono mentre tutti riprendevamo fiato ed i commenti su di lei si sprecarono.
La baciai intensamente mentre ancora era sul cofano.
Poi rinfoderammo tutti le armi, e noi entrammo in macchina salutando.
mentre con l’auto uscivo dal parcheggio vidi uno dei tre alzare le braccia al cielo ed esultare.
Vidi che lei ne sembrava assai compiaciuta.
“Sei fantastica” le dissi una volta tornato in strada.
“Anche tu… ad un certo punto pensavo davvero che li avresti fatti partecipare, sembravi così preso e dominante…” rispose lei.
“Questa volta no… ma credo di aver capito che sei molto più porca di quanto non sembrasse. Sembravi un’altra persona… e, se possibile, mi piacevi ancora di più”
“Anche tu non sembra che mi abbia mostrato tutto te stesso”
“Bisognerà rimediare… dovrò alzare il tiro” dissi io sorridendo maliziosamente.
“Non vedo l’ora…” rispose lei ” E adesso? Dove mi porti?” chiese in fine.
“Ti va di vedere casa mia?” domandai io senza sapere cosa nascondeva ancora quella lunga notte.
Per chiacchiere o altro: mariorosso94@outlook.com
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?