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Ogni volta che il telefono vibrava, il cuore mi balzava in gola, sperando fosse lui, desiderando ardentemente una sua parola, un comando, anche solo un cenno che mi ricordasse quanto fossi nelle sue mani.
Un pomeriggio, il telefono suonò. Il nome del mio padrone apparve sullo schermo, e il mio respiro si fece improvvisamente più rapido. Con mani tremanti, aprii il messaggio.
“Sei pronto per la tua prossima prova, cagna? Stasera, voglio che tu faccia qualcosa di diverso. Non sarà facile, e metterà alla prova la tua mente. Ma so che sei pronto per questo. Alle 22:00, riceverai una chiamata. Non spegnere il telefono fino a quando non ti sarà detto di farlo. E ricorda: ogni parola che sentirai sarà la mia volontà.”
Non c’era altro nel messaggio, ma quelle poche righe erano più che sufficienti a scatenare in me un’ondata di ansia ed eccitazione. Non avevo idea di cosa mi aspettasse, ma il solo pensiero di dover affrontare una nuova prova, di essere messo alla prova ancora una volta, mi faceva sentire vivo in un modo che non riuscivo a spiegare.
Passai il resto del pomeriggio e della serata cercando di prepararmi, sia fisicamente che mentalmente. Mi lavai con cura, scegliendo di indossare solo il perizoma rosso e il collare, come se sapessi che avrei avuto bisogno di sentirmi totalmente vulnerabile. Alle 22:00 in punto, il telefono suonò. Un numero sconosciuto. Sapevo che era lui.
Risposi senza esitare, portando il telefono all’orecchio. Dall’altra parte, ci fu un breve silenzio, poi la sua voce, calda e sicura, riempì l’aria.
“Sei pronto, cagna?” chiese, e io annuii, anche se sapevo che non poteva vedermi.
“Sì, padrone,” risposi con un filo di voce, sentendo il cuore battere all’impazzata.
“Bene. Questa sera, voglio che tu ascolti. Non dovrai fare altro che ascoltare e obbedire. Non importa quanto sarà difficile, non importa quanto la tua mente cercherà di resistere. Sarai completamente sotto il mio controllo. Capito?”
“Capito, padrone,” dissi, cercando di mantenere la voce ferma, anche se dentro di me tutto tremava.
“Perfetto. Ora chiudi gli occhi e rilassati. Immagina di essere legato, le braccia sopra la testa, le gambe divaricate. Immagina che io sia lì, con te, che ti guardo. Senti il mio sguardo su di te, il mio respiro sul tuo collo. Sei mio, completamente mio.”
Chiusi gli occhi, seguendo le sue istruzioni. Nella mia mente, visualizzai ogni dettaglio, sentendo quasi fisicamente le corde che mi immobilizzavano, il calore del suo corpo vicino al mio. La sua voce era ipnotica, ogni parola sembrava penetrare profondamente nella mia mente, come se stesse scolpendo la mia volontà con la sua.
“Ora, voglio che tu inizi a respirare profondamente, lentamente. Ogni respiro che fai è per me. Ogni battito del tuo cuore è per me. Sentiti scivolare sempre più in profondità nel mio controllo, lasciando andare ogni pensiero, ogni dubbio. Non c’è nulla al di fuori di me, nulla tranne la mia voce.”
Seguii il suo comando, il respiro che si faceva sempre più lento e profondo. Sentivo la mia mente allentarsi, ogni pensiero che scivolava via, sostituito solo dalla sua presenza. Era come se stessi entrando in una trance, una dolce e totale abbandono.
“Mentre continui a respirare, sentirai una leggera pressione sul petto. È il mio piede. Sono sopra di te, ti sto schiacciando, e tu adori questa sensazione, vero? Sapere che non hai controllo, che sei completamente alla mia mercé.”
Annuii lentamente, il respiro che si faceva più pesante, come se davvero sentissi il suo piede premere contro il mio petto. Ogni fibra del mio corpo si tendeva al suo comando, la mia mente che si arrese completamente alla sua volontà.
“Adesso, cagna, voglio che inizi a toccarti. Lentamente, molto lentamente. Ma ricorda, non puoi venire. Non hai il permesso. Ogni tocco deve essere un tributo a me, un segno della tua devozione.”
La mia mano si mosse quasi da sola, scivolando lungo il mio corpo, trovando il cazzo già duro e pulsante. Cominciai a toccarmi, seguendo le sue istruzioni, ma con movimenti lenti, misurati, mentre la sua voce continuava a riempire la mia mente.
“Senti quanto sei eccitato, quanto il tuo corpo risponde a me. Questo è il potere che ho su di te. Non sei altro che un burattino nelle mie mani, e lo ami. Ami ogni singolo istante di questa sottomissione, perché sai che è per questo che sei nato.”
Ogni parola che pronunciava affondava sempre più in profondità, e io mi sentivo sempre più prigioniero della mia stessa eccitazione. Il desiderio di venire era quasi insopportabile, ma il pensiero di disobbedirgli era impossibile. Non potevo, non volevo farlo.
“D’ora in poi, ogni volta che ti tocchi, ogni volta che provi piacere, voglio che pensi a questo momento. Voglio che ti ricordi di chi sei, di cosa sei. Sei la mia cagna. Ogni pensiero che avrai, ogni desiderio, sarà rivolto a me. Ogni volta che ti masturberai, lo farai pensando a me, sapendo che non potrai mai venire senza il mio permesso.”
Il mio respiro si fece più affannoso, ogni parola che diceva mi avvolgeva sempre di più. Ero suo, completamente suo, e non c’era nulla al mondo che volessi di più.
“Ora fermati,” disse, e io mi bloccai all’istante, la mano ancora stretta intorno al cazzo duro, il respiro pesante.
“Bravo. Adesso rimani così. Non muoverti, non parlare. Voglio che resti lì, con il cazzo duro, a pensare a me, a quanto mi appartieni. Rimarrai così fino a quando non ti darò il permesso di muoverti. Non importa quanto sarà difficile, quanto il tuo corpo griderà per il rilascio. Tu rimani fermo. Capito?”
“Capito, padrone,” sussurrai, la voce spezzata dal desiderio e dalla sottomissione.
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte del telefono, poi il suono del suo respiro, calmo e controllato. Sapevo che mi stava guardando, anche se non potevo vederlo, sapevo che ogni mio movimento sarebbe stato notato.
“Ricorda, cagna. Tu sei mio. E questo è solo l’inizio.”
Con quelle parole, la linea si chiuse, lasciandomi solo, con il cuore che batteva furiosamente nel petto, la mente che si dibatteva tra l’eccitazione e la frustrazione. Ma sapevo che non avrei disobbedito. Avrei continuato a seguire il suo comando, fermo, immobile, il corpo teso dal desiderio, aspettando solo il momento in cui lui avrebbe deciso di liberarmi, o di farmi affondare ancora più in profondità nella mia sottomissione.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?