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Sara una moglie timida – parte 6

By 26 Settembre 2024No Comments

La puntata precedente la trovate
Sara una moglie timida 5

I pensieri di vendetta non mi impedirono di vestirmi velocemente, anzi mi aiutarono ad essere anche molto più audace di quello che avessi mai fatto.
Il vestito che mi ero messa aveva la schiena praticamente scoperta, c’era un voile nero trasparentissimo ma l’attaccatura era sotto il coccige, le mutandine, qualunque fossero, si sarebbero viste. Il vestito era lungo ma con uno spacco che partiva dall’attaccatura dell’anca che definire assassino sarebbe stato riduttivo. Camminando la gamba dalla parte dello spacco era completamente scoperta ed ovviamente anche la parte del pube in sua corrispondenza. Non si vedeva la patatina ma ero fiduciosa che con opportuni movimenti la avrei potuta mostrare a chi mi fosse interessato. Al momento il candidato, oltre a mio marito Pietro, era Peter anche se, per quello che era successo il pomeriggio mi ispirava altrettanto se non di più il suo gemello Danilo. Peccato che non ci fosse al villaggio.
Attraversando la sala, grazie anche all’altissimo tacco a cui non ero proprio abituata, sentivo gli sguardi degli uomini che mi finivano di spogliare. In precedenza sarei diventata rossa e dopo due passi sarei tornata indietro, quella vacanza invece mi aveva dato coscienza del potere che una donna, anche senza essere una modella, ha sugli uomini mostrando un po’ di pelle. Capivo sempre di più Sonja che fino a prima di iniziare la vacanza consideravo una gran zoccola, non che non lo fosse ma far sbavare gli uomini cominciava a piacermi parecchio. Potevo avere un bouquet intero e scegliere il fiore che volevo. Non mi ero ancora decisa però, solo esibizionismo (che mi piaceva veramente tanto) o anche conclusione alla Sonja? Non avevo fretta per il momento mi ero goduta i 15 secondi necessari per attraversare il salone e raggiungere il nostro tavolo. Perfino Francesco appena arrivati al tavolo si alzò e spostò la sedia per farmi accomodare meglio senza togliermi gli occhi di dosso. Il vestito, oltre allo spacco delinquenziale ed alla schiena come nuda con coccige a vista, strizzava anche il seno facendolo rialzare. Non si vedeva ma avevo sotto un reggiseno a striscia push-up per cui tutta la mercanzia era in bella vista. Il trucco, un po’ di abbronzatura ce cominciava a vedersi completavano un look che mi faceva sentire gnocca come mai mi era successo in vita mia.
Francesco non mi tolse gli occhi di dosso puntandoli sul decolté una volta seduti e dopo che mi aveva scrutato il posteriore abbondantemente mentre accomodava la sedia. Sua moglie Elena, prendendolo in giro gli passò un dito sotto il labbro come ad asciugare una ipotetica bavetta commentando “meno male che non sono gelosa Francesco, stai perdendo più bava di una lumaca che core”.
La battuta sdrammatizzò la situazione ed iniziammo a chiacchierare.
Passò Peter a prendere le ordinazioni, fu glaciale, tanto era stato carino e premuroso nel provarci, tanto fu professionale nel raccontarci cosa offriva il menù. Optammo tutti e quattro per un risotto ai frutti di mare ed ad un pesce alla siciliana con pomodoro olive e pinoli.
Fra il primo ed il secondo si avvicinò l’istruttore di immersione, ci disse che per il giorno dopo c’era la possibilità di una gita straordinaria. La capitaneria di porto aveva concesso un permesso che era stato richiesto diverso tempo prima per cui si poteva andare in una baia normalmente chiusa, ancoraggio al largo ed approdo solo con barca a remi.
La baia era famosa per i suoi fondali e disse che era impedibile.
Pietro mi guardò con gli occhi imploranti, sarebbe stato il quarto giorno compreso quello dell’arrivo e non ne avevamo passato nemmeno uno insieme. Doveva essere una specie di vacanza bis del viaggio di nozze. Le scopate sicuramente erano state all’altezza, anche oltre le aspettative ma di tempo insieme ne avevamo trascorso veramente poco. In più la presenza praticamente certa di Manola e Bea mi faceva un po’ propendere per mettermi di traverso. Poi decisi di sfruttare la cosa a mio vantaggio.
“Ok vai ma dopodomani mi porti a Siracusa”
Pietro accettò di buon grado, io intanto mi facevo dei piani, avrei controllato il suo telefonino durante la doccia ed agito di conseguenza, Anche se Peter era stato freddo contavo di riuscire a convincerlo, magari facendomi riportare alla capanna di Danilo.
“Bene, allora ci vediamo alle 10:00 per la preparazione, ci sono istruzioni che devono essere ben chiare e faremo un briefing stasera per ripassare domani durante il tragitto in barca che sarà di un paio di ore” disse l’istruttore. Ero di spalle e mi girai per istinto e vidi Manola che faceva il pollice verso e l’occhiolino a Francesco e Pietro. Non so se si accorsero che la avevo vista, speravo di no per non fargli alzare la soglia di attenzione nel caso ci fosse qualcosa fra di loro.
“Una condizione però, voglio delle belle fotografie del luogo e del fondale”
“Le avrai” si affrettò a rispondere mio marito.
Alle 22, finita la cena annaffiata da ben 3 bottiglie di bianco locale da 13,5°, un po’ brilli sia loro che noi, ci separammo.
Elena ed io andammo, barcollando un po’ per il vino, a sederci nella saletta dove c’era pianobar.
“Finalmente possiamo parlare” mi disse Elena. “Come è andata con Peter? Era freddissimo stasera”.
“Non ci ho combinato nulla” le raccontai della capanna e del fatto che avevo conosciuto il gemello e del bacio sfiorato che mi aveva provocato i brividi.
“Sai qualcosa delle due zoccole?” chiesi ad Elena
Francesco non mi ha detto esplicitamente e forse non dovrei dirtelo ma penso che se le siano scopate entrambe ed assieme ma non ho la sicurezza, non abbiamo affrontato il tema. Stasera aveva occhi solo per te, era tempo che non lo vedevo sbavare così per una donna. Se anche si sono scopati Manola e Bea non credo sia rimasto particolarmente impressionato. Gnocche lo sono ma forse non lo stimolano quanto te. Se vuoi scopartelo gli faccio questo regalo ma sono un po’ gelosa”.
“Grazie Elena per la magnanimità ma, senza offesa, non sono interessata a Francesco, tu piuttosto cosa hai combinato con Mauro? Ti ho vista parecchio scarmigliata quando sei arrivata alla barca questo pomeriggio.
“Ma si, atleticamente della buona ginnastica ma pensavo mi prendesse di più, non credo che nessuno dei due vorrà fare il bis. Secondo me un po’ è preso da te e questo non gli consente di esprimersi al meglio”.
La cosa mi ringalluzzì.
Poco dopo si presentarono Danilo e Peter e ci chiesero se volevamo danzare.
Elena strabuzzò gli occhi, “avevi ragione è proprio un bel vedere questo duetto” mi sorrise e fece l’occhiolino.
Prospiciente al piano bar c’era una piccola pista e qualche coppia ballava lenti, principalmente coppie di vecchia data che stavano abbarbicate romanticamente. Scendemmo in pista tutti e 4 danzando lenti senza stringerci troppo anche se la mano sia di Danilo che di Peter si soffermò a pochi centimetri dalla zona proibita mentre mi cingeva e, un paio di volte, una passata sul sedere senza troppa insistenza come se fosse casuale, capitò.
Mi dispiacque, l’idea che il giorno dopo mio marito sarebbe andato a fare quella immersione particolare con le due giovani a disinibite ragazze e la prospettiva di ricevere altre corna, mi spingeva a voler preparare il terreno per fare altrettanto. Mi dissi che avrei però controllato il telefono anche se non contavo di trovare molto dato che essendo stati tutto il giorno insieme non avevano bisogno di mandarsi messaggi.
Forzai un po’ la mano e chiesi a Peter se c’era la possibilità di tornare alla capanna il giorno dopo perché mi ero trovata molto bene. Mi disse che lui il giorno dopo aveva il giorno di libertà e sarebbe uscito presto per andare a pescare perché gli piaceva parecchio ma che potevo chiedere a Danilo, magari lui sarebbe stato disponibile.
Non persi tempo ed il ballo successivo chiesi il cambio ad Elena e fra le braccia di Danilo mentre stava avvicinandosi al mio culo, gli feci la richiesta. Fu di stimolo perché la mano si posò quasi completamente sul sedere e mi tirò a sé. Grazie ai tacchi altissimi ero alla giusta altezza e potei così sentire il suo desiderio. Accettò mentre io spostavo la mano dal mio culo un po’ più in su ma non mi staccavo da lui, anzi mi strofinavo anche un po’ sentendo il suo uccello sussultare mentre la mia micina cominciava a dare segni di allagamento. Ma non volevo concedermi quella sera, mio marito sarebbe tornato da li a poco, presi allora appuntamento per farmi trovare all’inizio del sentiero che porta alla capanna. Danilo mi disse di venire con un cappello, scarpe da ginnastica perché mi avrebbe ospitato alla capanna ma solo dopo essere stati a fare una passeggiata lungo la costa.
Passarono le 23:30 ed arrivarono i nostri mariti che chiacchieravano amabilmente con Manola e Bea.
“Scommetto che ci saranno anche loro domani” dissi
“Certo la gita è troppo particolare non potremmo mancare, peccato che i posti siano limitati ed esauriti perché avreste potuto venire anche voi” disse un po’ sardonicamente Bea.
“Già un vero peccato ma sono certo che con voi così esperte in immersioni i nostri uomini saranno al sicuro” le rispose Elena.
Mentre ritornavamo verso le nostre camere Elena ed io davanti con i mariti che ci seguivano, la vidi un po’ incazzata.
“Sta troia, si fotte mio marito e vabbè, siamo una coppia aperta, ma che mi prenda per il culo proprio non lo sopporto”.
Scoppiai a ridere, “Elena domani io sono impegnata con Danilo, a mio marito non lo ho detto, gli racconterò la parte più castigata ma per te terrò quella più polposa”.
Elena scoppiò a ridere: “mi raccomando, che ci sia tanta polpa e molto ben descritta”.
Non sapeva quanto sarebbe stata ascoltata.
Entrammo in camera e mentre Pietro faceva la doccia presi il suo telefono e controllai.
Non c’erano messaggi particolari in WA, aveva memorizzato i numeri delle due ragazze mettendo nel profilo anche una bella fotografia in costume. Una delle due aveva un costume leggero chiaro e bagnato e si intravvedevano i capezzoli. Mi sa che questa è quella che lo prende di più pensai. Non avevo avuto conferme ma i miei dubbi erano aumentati e ormai ero convinta che se fosse capitata l’occasione non la avrei persa.

Eravamo entrambi stanchi e nel pomeriggio avevamo già scopato per cui andammo a letto. I fumi dell’alcool si stavano esaurendo, non così il desiderio accumulato con i lenti ballati con Peter e Danilo. Mi addormentai e feci sogni strani. Oddio strani se non avessi avuto i desideri repressi dei gemelli.
Mi svegliai alle 6 destata da un po’ di rumore fatto da mio marito Pietro. Per quanto cercasse di fare piano un minimo lo faceva. Mi disse che avevano appuntamento alla barca alle 6:30 e che avevano aperto per la colazione apposta per loro per consentirgli di mangiare qualcosa e bere una bevanda calda. Gli avrebbero anche preparato una ricca colazione al sacco. Uscì salutandomi con la mano, mi girai e riaddormentai e curiosamente ripresi il sogno da dove lo avevo lasciato.
Nel sogno Danilo mi aspettava, come nella realtà, alle 10 fuori dal villaggio, ci incamminavamo lungo una stradina chiacchierando amabilmente, lui indossava una canotta colorata (che a me negli uomini non piace) che ne metteva in evidenza la muscolatura tonica ma non esagerata. Non ricordo come nel sogno ci trovammo in una spiaggetta all’interno di una baia con una imboccatura veramente piccola dove poteva passare solo una canoa o poco più. Non c’era nessuno. Danilo estrasse dal capiente zaino che si era portato una struttura con un telo. Al momento la piccola spiaggia era ancora all’ombra ma il sole stava arrivando ed avrebbe picchiato forte. Montò la struttura in un lampo poi mi disse se volevo fare il bagno. Mi tolsi il prendisole, indossavo un bikini bianco che non ricordavo di avere. Entrai e nuotammo fino all’imboccatura della baia. Chiacchieravamo e giocavamo come due innamorati adolescenti, io provavo a buttarlo sotto salendogli sulle spalle senza peraltro riuscirci ma ogni volta mi strofinavo a lui con piacere che cresceva ad ogni passaggio. Non gli ero indifferente perché nei vari passaggi e nella lotta il mio corpo passò sul suo pube e la protuberanza, peraltro notevole come dimensioni, denunciava una eccitazione notevole.
Tornammo a riva con una elettricità fra noi due notevole, non faceva la prima mossa e così decisi di farla io. Il costume era completamente trasparente. Me lo tolsi restando nuda dicendo che tanto era trasparente. Mi stesi sul telo per asciugarmi con la pancia in su e chiusi gli occhi. Come è imbranato pensai, sono qui nuda e non mi fa nulla.
Dopo pochi secondi percepii l’ombra che proiettava su di me frapponendosi al sole.
“Dai che mi devo asciugare, levati” dissi aprendo gli occhi ormai rassegnata ad andare in bianco. Mai pensiero fu più sbagliato, Danilo era nudo col cazzo svettante, quando lo vidi sussultai, era il cazzo più grosso che avessi mai visto, sgranai gli occhi e lui si accovacciò davanti a me mettendolo a pochi centimetri dalla mia bocca. Non resistei, con una mano lo afferrai e mi tirai su, mi misi in ginocchio sulla sabbia mentre lui si alzava. Ero molto più comoda. Era completamente rasato, mi faceva un effetto strano ma abituata a mio marito che non si è mai depilato nella zona pensai che fare un pompino ad un uccello così era meglio perché si evitavano i peli che andavano di traverso. La mia passerina era come nella realtà depilata con le labbra completamente libere ed un piccolo ciuffetto sopra.
Dopo avergli leccato per bene le palle le presi in bocca mentre con la mano lo segavo lentamente scappellandolo completamente. Poi iniziai a salire lungo l’asta, la mia miceta era un lago, volevo prendere quella bestia anche se temevo che mi avrebbe fatto un po’ male. Arrivai alla cappella e diedi un paio di boccate poi lui me lo tolse e si tuffò sulla mia passerina. Non feci nessuna resistenza e mi accorsi che ad ogni leccata che mi dava mugolava come se ci fosse un collegamento fra la sua lingua che mi stava lappando alla grande ed il suo uccello. Dopo un minuto di quel trattamento non resistevo più.
“Scopami” lo implorai a voce alta. Si spostò dalla mia passera. Fece per alzarsi dicendo “prendo un preservativo”.
“No scopami così non preoccuparti prendo la pillola”.
Mi saltò addosso sbattendomi con la schiena sulla sabbia e coprendomi completamente col suo corpo. Ma in questo atto ruvido era insita anche una grande delicatezza, il suo cazzo si appoggiò all’ingresso della mia figa e si fece largo con strofinate e piccoli colpi comandati da movimenti del bacino veramente azzeccati. Si vedeva che era molto esperto. Ma io non resistevo più, lo volevo dentro, lo volevo tutto e così gli urlai: “mettimelo tutto dentro, subito”.
Obbedì, non fu una passeggiata, in due colpi era arrivato fino in fondo squarciandomi ma fra i miei umori e la leccata che mi aveva dato scivolò comunque dentro senza provocarmi lacerazioni. Iniziò poi a pomparmi con colpi lunghi e decisi. Usciva piano piano ed entrava con un colpo secco che mi faceva sobbalzare tutta dal pube fino alle tette.
Intanto mi baciava con la lingua che raggiungeva parti della bocca che in precedenza nessuno aveva mai toccato baciandomi. Mi faceva un po’ strano ma mi eccitava anche questo nuovo tipo di bacio.
Andò avanti 5 minuti buoni mentre io raggiungevo un primo orgasmo senza però che il desiderio calasse.
Lo tirò fuori e mi fece mettere carponi.
“Visto che adesso sei un po’ più lucida che ne dici se ti sbatto come una cagna in calore?”
Domanda retorica, non aveva ancora finito di pronunciare la frase che la sua cappella stava già scivolando dentro di me. La tecnica non era molto dissimile dalla precedente. Stavolta però non lo tirava fuori del tutto ma il colpo che mi assestava mi faceva tremolare. Intanto si era attaccato alle tette e me le impastava come un panettiere fa quando prepara un impasto. Stavo per avere un secondo orgasmo quando sentii il suo cazzo aumentare ancora di volume, stava per venire, iniziai a mugolare senza ritegno dicendogli “riempimi la figa, la voglio tutta dentro”. Sentii i colpi del suo orgasmo esplodermi dentro, smisi di contarli arrivati a 5. Lui si sfogava: “sei una grandissima troia, godi zoccola, ti riempio tutta, ti allago”.
Il turpiloquio non fece altro che aumentare il godimento. Quando l’orgasmo di entrambi terminò crollammo in parte sul telo ed in parte sulla sabbia. Ci mettemmo un paio di minuti per riprendere fiato poi ci guardammo ed io iniziai a correre urlando “chi arriva ultimo al mare fa godere l’altro ancora una volta”.
Non fu divertente, non ci provò nemmeno, mi lasciò entrare in acqua e mi raggiunse, una volta dentro fino a metà mi abbracciò.
“Hai vinto devo farti godere”.
Non intendevo subito ed invece lui sì. Iniziò a baciarmi di nuovo e sentii il suo sesso che cresceva a contatto con la mia pelle e di nuovo iniziai ad averne voglia.
Mi svegliò il suono del telefono, era Elena che mi chiedeva se ero pronta per andare a fare colazione. Guardai l’ora ed erano le 9 passate. Non so quanto era durato il sogno ma oltre ad essere stato eccitante e coinvolgente mi aveva lasciata bagnata fradicia e con una voglia di cazzo inimmaginabile.
Risposi ad Elena di darmi 15 minuti che mi ero appena svegliata ed ero sudata, avevo bisogno di una doccia. Mi fiondai subito in bagno e mi masturbai sotto il getto tiepido. Credo che sia stata una delle volte in cui sono venuta più velocemente, il sogno mi aveva veramente tirato scema. L’orgasmo fu veloce ma non mi tolse la voglia. Avevo davanti la giornata con Danilo e non volevo arrivare a sera senza averlo provato. Probabilmente avrei avuto una delusione perché nel sogno dimensioni ed abilità erano da super stallone e difficilmente sarebbe stato così.

Feci colazione con Elena che non aveva programmi particolare e mi chiese chi dei due gemelli mi sarei fatta. “Nessuno dei due o tutti e due, sono molto incerta” le risposi ridendo.
Scherzavo ma l’idea di averli tutti e due per me, sebbene non fossi mai andata con due uomini, tanto meno contemporaneamente, mi incuriosiva e stimolava.
Fui pronta ed attrezzata in tempo, alle 10 Danilo era già all’uscita del villaggio, io indossavo un paio di comode sneakers, un cappello a larga falda e mi ero portata uno zaino con una borraccia, un costume di ricambio ed un telo da bagno.
Ci incamminammo chiacchierando del giorno prima. Salimmo per la collina, scavallammo due piccoli promontori di pietra ed in cima al terzo ci fermammo. La vista che offriva della baia sottostante era mozzafiato, acqua cristallina ed insenatura con un piccolo ingresso, sembrava quasi una piscina. Danilo m disse di non farm ingannare perché c’era una corrente sotterranea che spuntava e che produceva un ricambio di acqua veloce per la differenza di temperatura.
Il sentiero che portava alla spiaggetta, completamente vuota, era scosceso, nonostante le scarpe avessero una buona tenuta dovetti attaccarmi a lui più volte. Alcuni passaggi erano ripidi ed il mio corpo finì addosso al suo. Pur non facendolo apposta il contatto mi dava dei brividi ma essendo concentrata sulla strada per non cadere non avevo avuto pensieri torbidi su di lui.
Finalmente arrivammo alla spiaggia. Come nel sogno Danilo estrasse dallo zaino 4 paletti telescopici ed un telo che mise sopra i supporti creando una zona d’ombra piacevole.
L’esposizione non era come nel sogno, c’era già sole, la spiaggia era composta di sassolini di un paio di centimetri, levigati dal mare e camminarci sopra a piedi nudi era molto piacevole.
Erano passate quasi due ore dalla colazione così decisi che era il momento di fare un bagno prima di essere troppo accaldata. Mi tolsi perciò subito il pareo restando con un costume intero molto sgambato e con diversi oblò.
Mi tuffai subito seguita da Danilo e nuotammo insieme fino a dove gli scogli delimitavano l’insenatura, di lì il mare cambiava colore e soprattutto non era piatto come nella piscina naturale. Tornammo indietro con calma, chiacchieravo con Danilo come con un vecchio amico, di musica, film, dei figli. Mi stava fregando, ero partita per farmi una scopata ed invece Danilo mi stava diventando troppo simpatico.
Non che non fosse attraente, lo trovavo sempre un bel manzo ma la scintilla scopereccia non era scattata, almeno per il momento.
Usciti dall’acqua si era alzata una leggera brezza ed i miei capezzoli perforavano il costume. Dissi a Danilo di girarsi perché volevo cambiarmi, da perfetto gentiluomo lo fece subito però avevo anche voglia di provocarlo per cui mi tolsi il costume intero rimpiazzandolo con il solo slip.
“Puoi girarti” gli dissi.
Quando lo fece lo stavo scrutando per bene, volevo vedere la sua reazione, rimasi delusa, mi guardò le tette solo per una frazione di secondo poi lo sguardo passò agli occhi e cominciò a chiacchierare come se nulla fosse. Sicuramente aveva visto diverse donne e chissà quante ne aveva portate lì ma indifferente così, gli avevo buttato un’esca ma non aveva abboccato. Sarei stata pronta a cedere senza troppa fatica ma la fatica dovevo farla io se volevo veramente far succedere qualcosa.
Provai una carta di quelle scontatissime, mi misi la crema solare davanti e poi gli chiesi di spalmarmela sulla schiena.
Le sue mani erano deliziose, il massaggio che faceva per far penetrare la crema era paradisiaco eppure aveva ben poco di sensuale. Me lo godetti e gli dissi che era bravissimo. Ridendo mi rispose che aveva fatto tanto allenamento. Ci stendemmo entrambi al sole. Mentre lui non guardava osservai per bene il suo fisico con la massima attenzione al pube. Il suo uccello era a riposo ma la dimensione non sembrava male.
Avevo delle corna da vendicare, ormai ero rilassata e mi tornò in mente il sogno e mi eccitai, cosa potevo fare ancora? Saltargli addosso direttamente mi sembrava troppo. Cercai di rilassarmi chiudendo gli occhi e mi addormentai.
Non mi accorsi di quanto tempo era passato, fui svegliata da un profumo di pesce arrostito, aprii gli occhi e vidi doppio. Oltre a Danilo c’era anche Peter, aveva ormeggiato fuori dalla baia e lungo un sentiero che correva all’interno dell’insenatura un paio di metri sopra il livello del mare, ci aveva raggiunto portando con sé una cernia ed il necessario per cucinarla. Il pesce era ormai pronto e quando alzai il capo sentii un “buongiorno, ben svegliata”. Ancora assonnata risposi al saluto, Danilo era più abbronzato di Peter che però era più muscoloso ed il costume che indossava molto attillato metteva in risalto sia il culo che una notevole protuberanza anteriore.
Ci sedemmo sotto al telo a mangiare, Peter aveva portato anche una bottiglia di vino fresco e dell’acqua. Finimmo entrambe. La conversazione si era fatta audace e piena di doppi sensi, verso la fine avevo confessato che non ero mai andata con due uomini e che era una cosa che inconsciamente mi sarebbe piaciuto fare. Il mio corpo mi lanciava messaggi inequivocabili, la passera, a questi discorsi, si era allagata. Ero ancora in topless ed i capezzoli si erano inturgiditi e non riuscivo a smettere di guardare il culo di Peter ogni volta che si alzava. Quando invece era frontale gli guardavo il pacco passando dal suo a quello di Danilo. Feci un ultimo disperato tentativo, feci una battuta scontata sulle dimensioni chiedendomi chi dei due lo avesse più grosso e inumidendomi le labbra con la lingua.
Fu la scintilla che fece deflagrare il tutto. I due si guardarono negli occhi poi Danilo disse che lui lo aveva più lungo ma Peter più largo “così insieme possiamo soddisfare ogni richiesta”.
Eccoli finalmente era una battuta da prendere al volo e così risposi:
” Voglio verificare se mi state dicendo delle bugie”. Mi avvicinai a loro ed infilai le mani nei loro costumi cominciando a carezzare i due uccelli. Non mi riconoscevo, ridendo pensai “spirito di Sonja non uscire da me”. Avevo infatti fatto quello che in uno dei suoi racconti del sabato sera la mia collega Sonja la porcona ci aveva raccontato negli spogliatoi.
Danilo e Peter si guardarono negli occhi ma non proferirono verbo. Entrambi mi misero una mano sulla testa e spinsero giù. Mi inginocchiai davanti a loro, ero comoda con le ginocchia sul telo ed i due cazzi liberati dagli slip davanti alla bocca, iniziai da quello di Danilo. Erano già più che barzotti e mentre leccavo una cappella continuavo la sega che avevo iniziato con la mano sotto il costume a Peter. Non volevo fare ingiustizie così dopo aver fatto passare tutto il cazzo con una leccata dalle palle fino alla cappella, passai all’altro facendo il percorso opposto. Baciai infatti la cappella di Peter limonandola per poi inghiottirla mentre il cazzo di Danilo ormai svettava e faticavo a segarlo. Entrambi i cazzi erano umidi non solo della mia saliva ma anche dei propri umori. Feci una cosa che Sonja aveva raccontato e mi incuriosiva. Tirai verso di me i due uomini in modo da avere entrambe le cappelle a portata di bocca quindi le strofinai con la lingua in mezzo. I due gemelli non sembravano stupiti o perlomeno non sembrava una novità, emettevano suoni e mugolii di piacere, le loro mani spingevano la mia testa di qua e di là e Peter ad un certo punto disse: “sei una gran pompinara, mai avrei immaginato di riuscire a farmi fare un pompino da te la prima volta che ti ho visto e sicuramente non così in fretta e non doppio”. Gli fece eco Danilo: “in effetti la ragazza è veramente una zoccola matricolata, mi ha buttato esche tutto il tempo ma volevo aspettarti per giocare ad armi pari, direi che la partita è patta, Nessuno dei due se la è fatta per prima”.
Avrei dovuto incazzarmi ed invece ero fradicia, smisi di succhiarli fingendo di essere incazzata.
“E così avevate scommesso su chi mi avrebbe portato a letto per prima! Siete dei cattivi ragazzi ora dovete farvi perdonare mostrandomi come li sapete usare quei due arnesi che avete in mezzo alle gambe ma prima ricambiatemi cn una bella leccata”.
Non ne avevo bisogno ma volevo guidare un po’ io. Mi tolsi lo slip fradicio di umori e dissi a Danilo di sdraiarsi quindi mi misi in ginocchio su di lui in modo che potesse leccarmi la passera in comodità.
“E tu non penserai che ti spompini mentre tuo fratello mi lecca la figa?!?”
Indicai il mio culo a Peter e gli dissi: “vedi di prepararmelo per bene che oggi nessun mio buco deve restare a secco”.
Peter obbediente come un cagnolino si sdraiò dietro e cominciò a leccarmi il buchetto. Poi quando fu bello umido ci infilò un dito, poi due ed infine tre. Stavo per avere un orgasmo per il combinato delle lingue e delle dita ed in breve lo ebbi.
“Adesso ti riempiamo di cazzo fino a dirti dire basta!” disse Danilo sfilandosi.
Ero ancora un po’ balenga per l’orgasmo anche se la voglia non era terminata.
Peter mi prese per le spalle e di fatto mi calò sul cazzo di Danilo che scivolò dentro di me, in effetti il cazzo era bello lungo e lo sentii fino in fondo. Peter si inginocchiò dentro, e mentre Danilo mi tratteneva, appoggiò la cappella. Il lavoro fatto in precedenza mi aiutò, il cazzo fece fatica ad entrare ma con pochi colpi anche metà del suo cazzo era dentro di me. Ci misero qualche minuto per prendere il giusto sincronismo ma poi si alternavano molto bene, uno entrava ed uno usciva.
Ad un certo punto, ero avanti per un nuovo orgasmo si sfilarono entrambi.
“Cambio” sentenziò Danilo.
Mi misero in piedi e mi sollevarono facendomi calare sulla cappella di Peter, fortunatamente il viavai precedente mi aveva slargato bene la figa ed anche la bestia di Peter entrò. Quando fu bene assestata, mentre mi sorreggeva per le chiappe facendomi andare su e giù con colpi di bacino aiutati con le mani, si spostò verso una roccia dove si era messo Danilo, mi inclinò un po’ in modo che la curvatura del cazzo del gemello potesse far si che entrasse. Il mio culo era ancora ben allargato per cui mentre in figa lo strofinamento mi portò ad un orgasmo, nel culo il cazzo del gemello quasi ballava. Lo sentivo ma non era la mia fonte primaria di piacere.
La posizione non era delle più comode per cui l’orgasmo rallentò per tutti ma psicologicamente era un piacere immenso.
Uscirono che ancora gli mancava un po’, mi fecero mettere a 4 zampe. “Ora ci montiamo e sfondiamo questo vaccone”. Mi piaceva che mi trattassero come un pezzo di carne d’altra parte stavo facendo lo stesso con loro, erano due bei manzi con cui mi sfogavo per le corna che mio marito mi aveva messo con la stronza subacquea.
Danilo si mise dietro di me e cominciò a montarmi da dietro mentre Peter si mise davanti dandomi colpi di cazzo sul volto, tappandomi il naso affinché tirassi fuori la lingua e leccassi il suo uccello. Andammo avanti ancora 5 minuti, il trattamento in figa era di prima qualità quello davanti mi faceva sentire porca e venni con un orgasmo lungo ed intenso.
Ma non era finita, Danilo si sdraiò e mi fecero calare su di lui, io senza quasi più forze seguivo intontita dal piacere. Peter si mise dietro e ad un certo punto sentii le due cappelle all’ingresso della mia figa. Pensai che sarebbe stato un dolore impossibile da sostenere ed urlai un no con quanta voce avevo in corpo.
“Prova, se ti fa male smettiamo subito” mi rassicurò Danilo. Non so come successe ma da lì a 5 minuti entrambe le cappelle erano entrate dentro di me e mi stuzzicavano il clitoride, ripresi a sentire piacere ma non riuscii a prenderli entrambi. Da veri “gentiluomini” si fermavano ad ogni mia richiesta. Ormai era più una esibizione ginnica, non mi dispiaceva ma non mi interessava più di tanto.
Lo capirono e si tirarono fuori.
“Voglio farvi godere” e mi inginocchiai e ripresi il giochino delle due cappelle in bocca ma me le tolsero.
“E no bambina, tu ti sei divertita ora tocca a noi. Mi tennero ferma la testa intimandomi di aprire la bocca. Con l’altra mano si segavano e nel giro di un minuto vennero entrambi riempiendomi di sborra faccia tette e pancia.
Il primo a scaricarsi su di me fu Danilo, dopo poco fu il turno di Peter e quando pensavo che avessero finito e stavo per riaprire gli occhi sentii un getto caldo. Danilo mi stava pisciando addosso. Questa era una novità assoluta per me, nemmeno Sonja mi aveva mai raccontato. Restai lucida pensando che poi avrei fatto il bagno per ripulirmi di tutto, tenni gli occhi chiusi e spinsi il petto in fuori, arrivò anche il secondo getto poco dopo e durarono parecchio, finì il primo e il secondo calò di intensità ma andò avanti ancora una dozzina di secondi.
“Adesso abbiamo veramente finito. I due mi presero di peso e mi portarono in mare e facemmo un lungo bagno. Mentre mi ripulivo i due mi carezzavano complimentandosi per la mia abilità scoperccia.
Risposi loro che, anche se non ci credevano, fino a quel momento avevo fatto quasi esclusivamente teoria attingendo ai racconti di una mia collega.
Sorrisero entrambi dicendo che la mia collega doveva venire assolutamente al villaggio. Ridemmo di gusto e da lì ricominciammo a chiacchierare come se non fossimo nudi e non avessimo scopato fino a poco prima.
Usciti ci asciugammo quindi Peter mi offrì di tornare in barca per evitare la sfacchinata della salita. Percorremmo tutti e tre il percorso a ritroso lungo il sentiero che costeggiava la baia. Erano ormai le 17 e ci dirigemmo verso il porticciolo, da lontano vidi il peschereccio dei subacquei, scesi mentre Peter e Danilo si allontanarono per portare la barca al porto dove era abitualmente ormeggiata.

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