Svegliarsi con la sensazione di avere il culo sfondato era una sensazione del tutto nuova per me. Era tardi, quasi ora di pranzo… ma cos’era successo?
Betty. Era stata la notte di Betty.
Ma la notte è finita – pensavo – e tra qualche ora, Angelica sarà qui, sarà mia e di Rita. Anche il cazzo si fece sentire, era in erezione totale, pronto a penetrare.
Come da accordi, nel primo pomeriggio lasciai ad Angelica e Rita un po’ di tempo da sole per le loro lezioni. Quando tornai casa, Rita sembrava delusa dal rendimento di Angelica.
“Angelica, non ci siamo. Qui non ci hai nemmeno provato, mi aspettavo di più”.
“Ma Rita, ieri, dopo che ero stata qui, non avevo più la testa…e queste sono cose dell’università, non ci sono ancora arrivata, sono solo a…”
Rita la interruppe: “Basta scuse! Se i tuoi genitori non vedono risultati, inizieranno a chiedersi perché vieni qui in questa casa. Vuoi che scoprano la verità?”
Angelica teneva la testa bassa, scuotendo la testa per dire di no.
Interventi io: “Rita ha ragione. Per domani, devi aver fatto tutto. Basta studio per oggi… che ne dite – continuai cambiando tono – di andare a fare esattamente quello che le pettegole pensano che facciamo?”
Andammo verso il letto. Eravamo in piedi. Angelica si muoveva tra di noi sinuosa e sexy, godendosi allo stesso tempo le tettone di Rita e il mio cazzo appoggiato al suo culetto. Baciava Rita e si faceva baciare il collo da me. Poi si girò verso di me col viso, ci baciammo, Rita scese fino alla vita di Angelica, per sfilarle shorts e mutandine con un solo gesto. Si ritrovò di fronte la figa rosea e depilata di Angelica e senza pensarci due volte iniziò una leccata di gran godimento.
Mentre leccava, Rita spogliò anche me. Mi trovavo quindi nudo, a cazzo in tiro, con la pelle morbida di Angelica a contatto, e intanto continuavo a baciarla, togliendole la maglietta che, senza reggiseno, le copriva quel poco di tette che aveva.
La leccata esperta di Rita, intanto, faceva il suo effetto e Angelica si stava scaldando, lo sentivo.
“Ehi Angelica, vieni un po’ qui” disse Rita, facendo abbassare la ragazza all’altezza del mio cazzo. Me lo prese in mano e, sempre rivolta ad Angelica, continuò: “Guarda bene e impara”. Rita mi guardò negli occhi, da sotto, e me lo prese in bocca. Iniziò un pompino da paura. Angelica era un po’ imbarazzata. Mi guardò, guardò Rita, si avvicinò al cazzo, aveva la faccia a pochi millimetri da quella di Rita che faceva su e giù sull’asta dura della mia erezione.
“È la prima volta…” disse Angelica.
“C’è sempre una prima volta – dissi io – e per ora sei sempre andata benissimo. Prendimelo in mano mentre Rita succhia, ecco, così, brava… muovilo… Mmm… questa cosa mi fa godere un casino… così, sì… adesso… è il momento… tocca a te, Angelica”.
Rita si staccò lentamente dal cazzo. Mise un mano sotto il mento di Angelica, dolcemente, per avvicinarla. Le diede un bacio sulle labbra, anche Rita sembrava emozionata. Disse: “Inizia tu, poi se ti va facciamo insieme”.
E fu così che Angelica, guidata da Rita, fece il suo primo pompino. Quante altre ragazze hanno vissuto questo momento durante una cosa a tre? Angelica era molto inesperta, ma ci metteva una voglia incredibile, che percepivo.
Anzi, forse troppa voglia. Mentre andava su e giù sul cazzo, con quel suo bellissimo viso, piu succhiava e più perdeva freni. Sembrava che Angelica volesse andare oltre al semplice pompino. Andava sempre più a fondo, come se… lo volesse addirittura in gola! Rita colse l’occasione per provocare Angelica: “Benvenuta nel club delle succhia-cazzi! Attenta a fare così che poi diventa un’abitudine!”.
Angelica fece un gemito, alla parola ‘succhia-cazzi’, ma non si staccò, andò avanti, e aumentò persino il ritmo. Rita mi guardò con un lampo di follia negli occhi. Disse: “Ti fai problemi perché ho detto succhia-cazzi? Sapessi quante altre ne ho sentite durante i pompini! Troia, puttana, stronza, ma anche cose come ‘vai bella, prendilo tutto’, o ‘vai fino in fondo’… Ah, vedo che ti fanno un certo effetto queste parole, eh?”
Sì, Angelica gemeva, sempre con la bocca piena di cazzo, a ogni insulto che sentiva. Lo teneva bene in mano e lo segava mentre cercava di succhiare più a fondo che poteva. In quel momento ero quasi uno spettatore. Le sensazioni che mi salivano dal cazzo mi stavano come paralizzando… e c’era poi lo sguardo perverso di Rita, che si spostava su Angelica.
Disse: “E mentre ti fanno questi bei complimenti… ti prendono i capelli, così!” Rita afferrò i capelli di Angelica… con violenza! Angelica soffocò un urlo col mio cazzo in bocca, senza lasciarlo, anzi, facendolo entrare ancora di più, quasi in gola ormai. “E ti danno il ritmo mentre ti prendono per i capelli… così!” Rita stava veramente trattando male Angelica. E dire che era sempre stata così dolce con lei… Angelica però non dava segni di volersi opporre, anzi, assecondava la presa oscena di Rita, si muoveva suo mio cazzo al suo ritmo, strozzandosi leggermente ogni tanto.
Poi Angelica fece una cosa inaspettata. Iniziò a toccarsi. Si stava masturbando!
Rita sembrò saltare in aria a quella vista. Scese con una mano sulla figa di Angelica. “Angelica, ma cazzo, hai fatto un lago qua sotto! Mi stai bagnando tutto il lenzuolo! Fatti almeno toccare da un’altra mano… così, così… vuoi godere… eh? Così… ma ci sei? Ti sei accorta che ti ho messo dentro due dita? No? Sei troppo presa dal cazzo? Non ti stacchi neanche se faccio così??”
Rita prese a menare ancora più forte la testa di Angelica sul mio cazzo e intanto le stantuffava le dita dentro. Angelica tutto questo non riusciva a reggerlo, era troppo per lei! Dava colpi di tosse, forse erano conati di vomito… Eppure non mollava, voleva tenersi il mio cazzo in bocca, o in gola ormai, e le dita di Rita dentro, e Rita che le sbatteva la testa contro di me… stava diventando rossa e lacrimava, doveva fermarsi.
“Basta… ah… ah… ah… – disse Angelica – basta Rita… ti prego… io… io…”
Rita la incalzò: “Tu cosa? Sei troppo preziosa per farti scopare in bocca?”
“No… io… io non mi tocco così”.
La risposta di Angelica ci lasciò spiazzati.
“Che cosa? – disse Rita – ti fai fare tutto questo e pensi solo a masturbarti meglio??”
“Io…quando mi tocco lo faccio in un altro modo se no non vengo. Ecco…”
Angelica si stese a pancia in giù, con i capelli che le scendevano giù lungo la schiena e la curva unica dal collo al culetto. Lo teneva leggermente alzato, per farci passare sotto la mano. Le cosce aperte a scoprire un buchetto vergine e una fighetta rosa perla, tenuta aperta da due dita, mentre si strusciava sulla mano come una cagnetta in calore.
Rita era a bocca aperta. Non si sentiva più la più porca della stanza. “Cazzo Angelica, ma tu…”
“Scusami Rita, scusami… non volevo mandarti via…” disse Angelica, mentre si muoveva frenetica alla ricerca di un orgasmo, ondeggiando le belle gambe lisce che finivano in due piedini giovani e morbidi.
Rita allora mi si avvicinò all’orecchio e sussurrò: “Svegliati! Te lo sta chiedendo… ti sta pregando. Non il culo, eh! Quello non lo puoi avere”.
E sì, ero di fronte al culetto ben aperto di Angelica da cui sporgevano le grandi labbra della figa. È vero, sembravano aperte proprio per me. Con il cazzo di marmo e pronto a penetrare, mi appoggiai all’ano di Angelica. Lei ansimò di paura al pensiero di poter essere inculata a secco in quel momento.
Eppure, anche con la paura che aveva, non smise di strusciarsi e toccarsi da cagnetta. Mi godevo il suo struscio sul cazzo. Era talmente bagnata che là sotto si stava lubrificando già tutto. A me, il pensiero di penetrarla nel culo, faceva l’effetto opposto. Mi arrapava. Ma dovevo resistere.
Fu Rita a condurre le danze. Disse ad Angelica: “Ehi, troietta, se vuoi il cazzo del mio uomo, devi solo alzare un po’ il culo… così… mmm lo senti che è lì sulla figa? Allarga ancora un po’ le gambe… così, sì, così ti fai scopare…Ti sta entrando tutto!”
Entrai. Angelica lanciò un gemito. Glielo avevo messo dentro senza troppi complimenti. Sì, la stavo scopando in una posizione che non era da dolce verginella ma da vacca in calore. Le diedi subito due colpi forti, per farle capire che era in trappola, sotto di me, e lei lanciava dei gemiti sempre più soffocati e sempre più di godimento.
“Godi, troia? Godi a farti scopare così?” Giù altri colpi. Poi più veloci. Più forti. Più duri. Le facevo tremare il culo con il mio cazzo duro e deciso. Giù giù giù a scoparmi la verginella, mentre le davo della troia e Rita la guardava divertita!
Angelica intanto non parlava ma un suo gesto ci lasciò di nuovo senza parole. Con una mano stava continuando a sgrillettarsi e con l’altra… mi prese una mano, se la portò sui capelli, la lasciò lì e con un gemito disse: “Fai come prima”. Voleva che le tirassi i capelli!
Era difficile vedere Rita sconvolta dal sesso. In quel momento lo era! Indescrivibile la sua espressione! Rita fino a quel momento era rimasta a guardarci e toccarsi. E mi vide fare esattamente ciò che Angelica voleva, cioè prenderla per i capelli, tirarli, sbatterla, e darle tutto il cazzo duro dentro in figa!
“Tienile su bene la testa a questa stronza. Ha voluto fare la pompinara prima? Ora deve leccare la figa”.
Rita si mise a cosce larghe davanti alla faccia di Angelica, che sembrava all’altro mondo orgasmo dopo orgasmo. Le spalancò la figa davanti. Angelica, che doveva avere ancora un briciolo di lucidità guardò su verso il viso di Rita e, senza sapere bene quello che stava facendo, iniziò a leccarle la figa.
Pompai dentro Angelica come un dannato. Le tiravo i capelli, la stavo trattando proprio male. Pensavo fossimo al limite ma Angelica ci stupì di nuovo. Staccò dalla figa la mano con cui si stava masturbando. Mi prese la mano libera. Se la portò sul culo. Mi fece capire che voleva le dessi delle pacche… voleva che la sculacciassi!
“Anche questo?! Angelica ma chi cazzo sei?!”
Se voleva il dolore, beh, la accontentai. La pelle delicata di Angelica divenne subito rossa e subito dopo viola. A ogni colpo gemeva, ma sempre senza staccarsi dalla figa di Rita. Che anche in quel momento, la guidava per insegnarle a dar piacere a un’altra donna.
Ma poi ad ogni colpo Angelica godeva, godeva per il dolore!
A forza di dare colpi e vedere lesbicare Angelica e Rita, mi sentì salire la sborrata, ma mi venne in mente che non potevo venire dentro Angelica. Rita mi diede il colpo di grazia. Iniziò a gemere. “Angelica… stronza..
mi stai… facendo… venire… cazzo…” e senza la furia che aveva di solito, ebbe un languido orgasmo che lasciò sul faccino di Angelica liquidi umori. Mi avvicinai allora all’orecchio della ragazza, tenendo il cazzo ben dentro la sua fighetta di burro: “Stai venendo Angelica? Qui non resisto più…”
Lei rispose: “Sì, sì, sì… È da prima che vengo… non ho mai smesso di venire”.
Le diedi ancora qualche colpo forte, stavo per esplodere. Rita se ne accorse. Mi fece staccare da Angelica. Se la prese con sé. La baciò. E le disse: “Insieme”.
Le due femmine si capirono subito, buttandosi di bocca sul cazzo che, finalmente, buttò fuori tutta la sborra che stavo trattenendo. La prima sborrata se la prese Rita. Raccolse due gocce con le dita e le porse ad Angelica.
Angelica esitò un attimo, non aveva mai assaggiato dello sperma. Ma superò anche quella barriera. Prima leccò le dita, e subito dopo si buttò sul cazzo, ripulendolo dalla sborra e dai suoi stessi profumati umori.
Ma se pensava che avessi finito di schizzare, si sbagliava, perché venni ancora e ancora, tutto in bocca ad Angelica che, poverina, non riusciva ad ingoiare tutto e si faceva colare la sborra dagli angoli della bocca.
Rita non poteva resistere a quell’oscenità e la baciò. Io mi accasciai e le guardai baciarsi scambiandosi la mia sborra tra le lingue.
Poi Rita abbracciò Angelica, forte. Angelica si lasciò abbracciare. Singhiozzava. Mi preoccupai e mi avvicinai.
“Angelica – le dissi – scusami… scusaci… dovevamo andarci più piano, scusami, davvero…”
“No…” disse Angelica tra i singhiozzi.
“Davvero – continuai – Rita non le pensa le cose che ho detto… e nemmeno io…”
“No… no… – continuava Angelica – piango… credo di gioia… non ho mai avuto orgasmi così. E se godo a farmi trattare male avete ragione voi… sono una troia… ah…”
A insultarsi da sola, Angelica godeva. Ci regalò un piccolo spettacolo. Abbracciata a Rita, aveva iniziato a darsi della troia e a toccarsi. Rita sembrava volerla fermare ma poi la assecondò. Il cazzo mi era tornato durissimo. Lo prese. Lo strusciò sulla faccia di Angelica che subì senza la minima resistenza quel trattamento, finché non venni colando sborra su sborra. Anche Angelica stava venendo.
A quel punto, Rita fermò tutto: “Basta Angelica, riprenditi. Non sei una troia. Ti bacerei, ti ripulirei lo sperma dalla faccia con la lingua, se tu fossi una troia?”
Rita baciò Angelica, ripulendole la faccia, e tornando poi a baciarsi. Le baciai anche io.
Rita riprese: “Hai provato la sottomissione e hai goduto. Ma se ci pensi bene… sei stata tu a volerlo, tu ci hai usati per godere.”
“Sì, hai ragione Rita… sono ancora un po’ sconvolta, mi tremano le gambe. È stato umiliante. Ma anche eccitante… troppo eccitante… Ma anche voi godete così?”
Le dicemmo che sì, anche a noi ogni tanto piaceva essere trattati male.
“Certe cose però vanno bene solo a letto e solo se non ci si fa male”, concluse Rita e in quel momento mi sembrò più professoressa che mai.
Angelica comunque era sollevata e lo eravamo anche noi.
Rita la accompagnò a casa per continuare a rassicurarla durante il viaggio.
Rimasto a casa da solo, pensavo al giorno dopo, quando sarei stato di nuovo con loro due… che scopata sarebbe stata, stavolta?
—
Continua
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?
Complimenti, argomento e narrazione fantastici.