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Sono legato in un letto che non è il mio, con uno straccio in bocca ed una donna con strap-on che mi sta sodomizzando, no non è una mia abitudine quella di farmi scopare ma come ci sono arrivato?
Bisogna tornare indietro di 35 anni, io Lucio ho 17 anni, sono in montagna in vacanza nel piccolo appartamento che i miei hanno comprato anni prima ed è il periodo delle vacanze di Natale.
E’ la sera dell’ultimo dell’anno e noi ragazzi (siamo oltre 20) abbiamo chiesto il permesso per l’utilizzo della sala condominiale per una festa, organizziamo comprando panettoni bevande (spumante solo per il brindisi, i genitori ci controllano, niente superalcolici) pane e salumi. Io faccio parte degli organizzatori insieme ad un altro ragazzo Marco, ed alle due sorelle che stanno nell’appartamento di fianco al mio, Maddalena ed Elena.
La più grande, Maddalena, ha la mia età, la più piccola Elena ne ha 14, è un po’ in carne e mi sta appiccicata come una cozza. A me non interessa sia perché è piccola sia per l’aspetto fisico. Non la tratto male ma cerco di farle capire che per quella sera ho altri piani. Mi piace Giovanna, ha un anno più di me.
La festa va bene, Giovanna però non mi degna minimamente, riesco giusto a ballarci due lenti prima che lei scompaia insieme ad un ragazzo più grande. Mezzanotte è passata e tutte le coppiette ormai si sono formate. Elena che si è vestita strizzata in una mini di pelle ed una camicetta senza reggiseno, sta pomiciando con Marco che ha colto il rimbalzo. Io incazzato faccio lo splendido e con quelli che non sono accoppiati dico che potevo farmi Elena ma che è un cesso ed ho evitato ma che è un po’ zoccola visto che ha subito trovato di che consolarsi.
Finisce la festa ed ognuno va a casa sua, per il resto delle vacanze Elena non mi rivolge più la parola ed anche sua sorella mi risponde a stento. A sciare siamo almeno una dozzina tutti insieme ed Elena smette di sciare con noi e va in giro con i compagni del corso che sta frequentando.
Passano gli anni, iniziata l’università le vacanze di Natale le passo altrove.
20 anni dopo, mollato da mia moglie, decido di andare a farmi qualche giorno per capodanno in montagna.
I terrazzi dei due appartamenti sono confinanti e la sera quando torno da sciare e mentre sono lì a togliermi gli scarponi con un po’ di neve vedo che Elena e Maddalena sono sul balcone a prendere il sole.
Le saluto e ricambiano, mi chiedono se sono solo e rispondo di sì allora mi chiedono se voglio andare a cenare da loro ed accetto volentieri. Elena sembra un’altra, il naso lungo e storto è ora un bel nasino alla francese, ha perso un sacco di chili ed ora che è snella le sue tette che non erano male nemmeno all’epoca, risaltano un sacco.
Mi presento per la cena con una bottiglia di vino, oltre alle due sorelle ci sono il fidanzato di Elena ed il marito di Maddalena. Mi raccontano che i loro bambini (due di Maddalena ed uno di Elena, sono rimasti in città coi nonni che li porteranno su il primo giorno dell’anno).
La cena scorre via veloce e piacevole, Elena mi chiede se voglio andare con loro a fare capodanno in un locale del paese, hanno già la prenotazione e il marito di Maddalena è stato richiamato per il giorno dopo al lavoro e non potrà esserci. Accetto di buon grado.
La sera del 31 siamo d’accordo che andremo al locale con la mia auto dato che ha nevicato moltissimo ed io ho un 4×4.
Suono alla loro porta, le due ragazze hanno una mise appropriata all’ultimo dell’anno, il mio pisello mi dice che si farebbe volentieri un giro con entrambe, in particolare Elena indossa un tubino stretch rosso corto da cui, appena si muove spunta la balza delle autoreggenti nere. Inoltre non porta il reggiseno e la sua quarta molto soda un po’ schiacciata dal vestito stretto si muove comunque liberamente. Le scarpe non sono certamente da montagna, sono rosse ed hanno un tacco altissimo a spillo ma le porterò fino alla soglia del locale per cui non sarà un problema.
Maddalena (Maddy) è solo leggermente più sobria, indossa gonna e camicetta con un tacco alto ma più grande. I miei passeggeri indossano le proprie giacche ed andiamo al garage a prendere l’auto.
Maddalena si infila davanti di fianco a me mentre Elena con il compagno Paolo sale dietro.
Ci vogliono circa 10 minuti per andare al locale normalmente ma a causa dell’affollamento dovuto alle vacanze natalizie ci mettiamo il doppio. Io e Maddy chiacchieriamo mentre da dietro nessuno risponde, guardo nello specchietto e vedo Elena e Paolo annodati l’una all’altro, non stanno solo pomiciando ma le mani viaggiano ovunque. Il vestito di Elena, seppure con il buio della strada, si vede che è risalito, il giaccone è aperto e vedo perfettamente le calze ed uno slippino ridotto rosso viene illuminato per un attimo dai fari di un’auto che incrociamo.
Sussurro ridendo a Maddy “Paolo e tua sorella non stanno perdendo tempo”
Maddy mi risponde che Paolo è appena tornato dopo 3 mesi su una piattaforma petrolifera e dovrà tornarci.
“Si appiccicano ogni momento come se non ci fossi, li vedi sul divano come due adolescenti, abbiamo una sola stanza da letto ed io vado a dormire mentre loro restano a fare le loro acrobazie, devono recuperare il tempo perduto”.
Sorrido e smetto di guardare lo specchietto retrovisore.
Arriviamo al locale, le ragazze e Paolo scendono mentre io vado a parcheggiare l’auto, sta nevicando forte ma io indosso degli scarponcini da trekking e non ho problemi a tornare verso il locale. Se dovesse proseguire così all’uscita potrebbero esserci problemi se non passerà lo spazzaneve.
La cena ed ottima, facciamo il brindisi e poi le ragazze vanno a ballare, Paolo ed io le raggiungiamo.
Elena mi chiede se voglio ballare un lento con lei e mentre stiamo ballando si struscia addosso a me come una gattina in calore.
Io cerco di sottrarmi più che altro per Paolo, lei mi sussurra in un orecchio: “guarda che Paolo non è geloso, comunque tu la tua occasione la hai avuta e non la hai colta” quindi smette di strusciarsi e balliamo riprendendo a chiacchierare.
Alle tre decidiamo di tornare a casa, fortunatamente ha smesso di nevicare e gli spazzaneve sono passati. Raccolgo i miei passeggeri e torniamo a casa.
Al ritorno i due dietro si danno da fare rumorosamente, io mi schiarisco la voce e per tutta risposta mi vedo recapitare il tanga rosso di Elena che ridendo, un po’ alticcia mi dice “per stasera non ne ho più bisogno”.
Arrivati al garage Paolo ed Elena scendono e prendono l’ascensore mentre io parcheggio.
Maddalena resta a farmi compagnia e mi chiede: “hai un letto libero? Quei due andranno avanti a scopare facendo casino fino a domattina, almeno gli lascio il letto anziché farli scopare sul divano”.
“Certo, non c’è problema Maddy, ti lascio la porta aperta”.
Arrivati al nostro piano Maddy entra in casa sua ed io nella mia. Dopo 5 minuti arriva cambiata in pigiama di flanella e con il beauty ed una salvietta.
“Urca sei già pronta, pensavo venissi per fare concorrenza a tua sorella invece credo che dormirai” le dico ridendo.
“Spiritoso, era mia sorella quella interessata non io”.
Maddy si mette su un letto, le do una coperta quindi vado in bagno. Quando torno lei sta già dormendo.
Il mattino mi sveglio che sono le 10, Maddy quando mi sente si alza e mi ringrazia quindi va in casa sua.
Restiamo d’accordo che ci vedremo al pomeriggio per una sciata insieme.
Il 2 devo tornare a casa, non succede nulla con Maddy e nemmeno con Elena. Torno alla mia vita e per diversi anni vado poco in quella casa, anzi per tre anni la affitto.
Sono passati altri 15 anni, è estate, ho deciso di dare una imbiancata alla casa per cui con rullo vernice e pennelli salgo in montagna. Inizio a preparare l’ambiente coprendo i mobili e mettendo il nastro carta sui battiscopa e dove è necessario quindi inizio a lavorare. Nonostante la quota (1600 metri di altezza) l’estate è calda anche qui. Nelle ore più calde si raggiungono 27/28°.
Lavoro in pantaloncini con le finestre aperte, grazie ad una frequentazione bisettimanale della palestra sono ancora tonico ed il lavoro di imbiancatura non mi pesa. Ho deciso di lavorare solo al mattino e di andare a fare delle passeggiate al pomeriggio. Ci metterò un paio di giorni in più ma mi godrò più a lungo il fresco, almeno notturno, della montagna. Il balcone mi serve come deposito dei materiali e lì preparo la tempera per l’imbiancatura. Mentre sto versando l‘acqua per diluire la tempera ecco che dal balcone spunta Elena.
“Ma che bel maschione” mi dice ridendo, la saluto e ci baciamo ed abbracciamo dato che i due balconi hanno solo una piccola ringhiera a separarli. Lei è pronta per l’escursione, scarponcini da trekking, short non troppo corti una maglietta tecnica e lo zaino oltre ai bastoncini.
“Buona passeggiata, io farò un giro al pomeriggio” le dico
“Perché non ci raggiungi alla baita? Ci sono un paio dei nostri amici dell’epoca”.
Ci diamo appuntamento per le 15. Smetterò di dipingere alle 13 mi cambierò e con poco più di un’ora e mezza dovrei essere in quota al rifugio.
Quando li raggiungo stanno prendendo una fetta di torta, mi siedo con loro, sono in 4 due ragazze che non conosco oltre a Marco ed Elena.
Chiacchieriamo poi ci incamminiamo per una passeggiata di 1 ora prima di tornare a casa.
Quando arriviamo Elena mi chiede se voglio andare a cena da lei che è “tutta sola”.
Durante la cena mi racconta che non sta più con Paolo da un paio di anni, che ogni tanto si fa un giro di giostra quando ne ha voglia e che non vuole più relazioni durature e che è un po’ che non scopa.
Me lo dice con un sorrisino beffardo. Avevamo già parlato della mia situazione di single per cui sembra proprio un invito a farsi una bella scopata.
“D’altra parte sai che ho sempre avuto un debole per te, vorrei togliermi questa curiosità”. Mentre me lo dice si alza e mi si siede in braccio di fianco quindi gira la testa e mi bacia. Ricambio, è un bacio forte il suo, non da innamorata, ha una forza, cerca di violarmi. Ricambio ma lei è più forte, il risultato comunque è che ho il cazzo duro. Lei abbassa la mano e me lo strofina un po’.
Si alza e mi si siede in braccio, stavolta di fronte, il leggero abito che indossa risale e scopro che è senza mutande, è ben sicura di sé.
Continuiamo a pomiciare mentre io le infilo le mani sotto il vestito e le slaccio il reggiseno. Lei lascia fare poi si alza di colpo come se nulla fosse successo. Sono li tutto accaldato con la voglia di scoparla come mi ha fatto balenare.
Si risiede al tavolo e versa un bicchiere di vino ad entrambi.
“Alla salute”
Brindiamo poi mi prende per mano e mi porta in camera.
“Spogliati”
Obbedisco, quando sono completamente nudo vedo che anche lei si sta togliendo il vestito, non faccio in tempo però a vederla perché vengo colto da un colpo di sonno tremendo e crollo sul letto.
Quando mi sveglio ho le braccia legate con delle manette alla testata del letto di ottone.
Sono sempre nudo e lei è davanti a me.
Però indossa una guepiere di latex, Stivali alti alla coscia ed ha in mano un frustino.
“Cosa pensavi che mi sarei fatta scopare da te dopo che 35 anni fa mi hai sputtanato in giro? Una donna offesa non dimentica”.
Deglutisco, che intenzioni avrà?
Col frustino inizia a vellicarmi i capezzoli. Poi passa alle palle ed al cazzo, lo muove stimolandolo fino a che non è completamente in tiro quindi mi molla una frustata sui coglioni.
Urlo per il dolore del colpo.
“Fa male?” mi domanda ironicamente. “Mai quanto mi sono sentita io quando mi hai rifiutata e poi sei anche andato in giro a parlare male di me.
Il manico del frustino è a forma di cazzo.
“Volevi scoparmi ed invece ti scoperò io! Se poi ti comporterai bene ti consentirò di farti una sega”.
“Fermati non puoi essere così incazzata per una stupidaggine di un ragazzo di così tanto tempo fa”
“O si che lo sono, ho goduto quando ti ho incontrato con Paolo, vedevo come mi guardavi, avresti voluto scoparmi ma allora come oggi non ci riuscirai.
Quindi di mette una mascherina sul viso, prende il frustino e mi dice.
“Ora sei il mio schiavo, collabora e ti farò meno male, non collaborare e quando andrai fuori da questa stanza sarai piegato in due, altro che dipingere starai a letto per giorni”.
Penso che sia pazza, per una stupidata adolescenziale rischio il culo.
Prende il frustino ed unge la parte a forma di cazzo, non è enorme ma è comunque una novità per me.
“Ora mi implorerai di incularti, altrimenti ti frusto”.
“Parliamone dai non fare così”
Non lo avessi mai detto parte una scudisciata sulle gambe poi un’altra sul petto ed infine una sulle palle.
I tre colpi mi strappano un grido di dolore.
“Allora cosa hai deciso?”
“Va bene dirò e farò quello che vuoi. Padrona scopami, voglio che mi riempi tutto”
Lei mi passa la punta del frustino sui capezzoli facendoli rizzare poi mi dice:” Bravo schiavo, hai chiesto nel modo giusto avrai quello che chiedi”.
Quindi versa del gel su due dita e me lo spalma sul mio orifizio, poi ne mette una abbondante dose anche sul manico del frustino e me lo appoggia sull’ano e con un colpo secco inserisce la cappella.
“Ahi” gemo.
Lei mi prende in mano le palle con l’altra mano e comincia a massaggiarle quindi le strizza strappandomi un grido molto più forte.
“Sei uno schiavo e devi fare tutto quello che voglio, non ti lamentare quindi affonda di altri 4 o5 centimetri il frustino nel mio culo”.
Soffoco il gemito di dolore quindi lei inizia a fare avanti ed indietro col frustino nel mio culo poi, una volta che è tutto dentro, esce dalla stanza.
Quando torna, 5 minuti dopo, indossa uno strap on. Il cazzo di questo è di una misura da superdotato.
Se il primo mi ha fatto male questo credo che mi farà sanguinare provo ad urlare ma subito Elena mi mette uno straccio in bocca. Quindi mi strizza di nuovo le palle.
“Ti ho detto che sei uno schiavo e devi fare quello che voglio io”.
Intanto il frustino nel culo non mi fa più male, è solo un po’ fastidioso avere le viscere piene.
“Questo però non lo lubrificherò, se vuoi puoi farlo tu”.
Toglie lo straccio dalla bocca quindi mi dice “se vuoi lo puoi leccare ed insalivare bene, ti farà meno male quando ti sfonderò”.
Mi sale a cavalcioni sul petto, il cazzo è davanti alla mia bocca, mio malgrado mi ritrovo a spompinare un cazzo di gomma, cerco di leccarlo al meglio. Mi accorgo che Elena mi sta riprendendo con un telefonino.
“Brava troietta, lecca per bene che poi te lo sbatto in culo, ringraziami” mentre dice queste parole con la mano che non regge il telefono mi stringe delicatamente le palle.
Ho capito l’antifona.
“Grazie padrona che mi fai leccare il tuo cazzo prima di sfondarmi”
“Brava zoccoletta, ti piace dimmelo”
“Si padrona, mi piace succhiare il tuo cazzo”
“E’ ora che ti riempia tutto”
Non avevo mai succhiato un cazzo in vita mia ma devo dire che non mi è dispiaciuto. Ho immaginato che Elena fosse un trans con un grosso cazzo di carne ed il pensiero mi ha eccitato.
Elena scende dal mio petto e tira fuori il frustino dal mio culo sempre riprendendo da vicino la scena.
Poi si mette in ginocchio davanti a me, mi mette un paio di cuscini sotto la schiena in modo che il buco sia più comodo da penetrare per lei.
Appoggia la cappella che è grossa come una albicocca e da un colpo secco. Ho insalivato parecchio e c’è ancora un po’ di gel sul buco del culo ma il male lo sento, mi mordo il labbro. La situazione comincia a piacermi.
“Scopami padrona” urlo.
Le vedo fare un ghigno: “lo sapevo che sei un finocchio e per di più mignotta”
Con un colpo secco butta dentro metà del cazzone di gomma. Mi fa un male terribile e brucia ma resisto.
“Comincia a piacerti vero vacca?”
“SI padrona, inculami fino in fondo”. Ormai sono entrato nel gioco, ho capito che più resisto e più lei sarà portata a farmi male.
Gradisce le mie parole e mi carezza le palle anziché strizzarle.
“Vedo che ti piace, dimmelo cosa sei”
“Sono un frocetto a cui piace farsi sbattere!”
Ho imbroccato le parole giusta, lei spinge ma senza violenza, entra tre centimetri ed esce due fino a che l’enorme cazzone è dentro fino in fondo. Mi sento le viscere piene ed il buco in fiamme.
Lei comincia a scoparmi tirandolo fuori quasi completamente lasciando dentro solo la cappella poi affonda ma senza violenza. Comincia a piacermi il massaggio alla prostata, lei se ne accorge e sorride, si abbassa e mi bacia, limoniamo con il cazzone tutto dentro poi si rialza e ricomincia a scoparmi. La sento gemere e non capisco, ha un orgasmo ed intanto mi sega. Sono con dentro tutto il cazzo lei con il mio in mano sdraiata sopra di me che mugola e mi urla il suo piacere in bocca.
E’ venuta e non capisco.
Tira fuori lo strap-on e se lo toglie e così vedo che all’altra estremità c’è un altro fallo. Scopandomi si è scopata.
“Bene, ora che ti ho rotto il culo siamo pari”.
Temendo che ricominci non dico nulla.
“Se vuoi ora puoi scoparmi pure tu, mi sono vendicata ma la voglia di venire con te me la porto dietro da quando avevo 14 anni. Ora sei libero”. dice levandomi le manette.
“sei una bastarda, non ti sembra eccessiva la punizione che mi hai inflitto? Sono stato uno stronzo ma sfondarmi il culo come hai fatto è da denuncia!”
“Intanto ho inserito nel conteggio 35 anni di interessi. Non mi denuncerai per almeno due motivi, il primo credo che sia perché ti è anche piaciuto e forse mi chiederai di rifarlo. Il secondo è che ho filmato tutto, con gli opportuni tagli sarà chiarissimo che non solo eri consenziente ma che me lo chiedevi tu. Come vedi mi sono premurata. Ho già salvato sul cloud per cui anche se cancelli dai telefoni ho comunque tutto il materiale che mi serve per sputtanarti”.
Mi monta dentro la rabbia e così decido che anche lei deve un po’ subire.
La prendo per un braccio e la spingo sul letto. Mi butto sopra di lei e prendendo le manette la lego al letto.
E’ nuda con la guepeiere le calze gli stivaloni.
Le allargo le cosce.
“Ora mi diverto io”. Inizio a leccarle il clitoride con delicatezza aumentando ed inserendo morsi sempre più forti lei geme prima solo di piacere poi anche di dolore.
“Di solito chi ama il sadomaso lo ama da entrambi i lati della barricata per cui ora ti farò un bel trattamento.
Prendo il tubo del gel e le spalmo il buco del culo inserendo prima un dito poi due poi tre. Ha un buco molto elastico, credo che sia abituata a prenderlo dietro.
“Che culo rotto, peccato, speravo di pareggiare ma tu di qui mi sa che ci fai passare i tir”.
Lei geme, è legata ma non sembra essere dispiaciuta.
“Si, pratico sesso anale, datti da fare”.
Non sarà una vendetta, mi sa che vincerà ancora lei.
Stacco dallo strap on il cazzo che ha usato per sfondarmi, è ben più grosso del mio.
Metto la cappella sulle grandi labbra e la strofino fino a che lei non geme
“Lo voglio dentro” mi implora.
In un attimo lo sposto dietro ed infilo con un colpo secco la cappella, non sembra avere male.
Lo spingo dentro con tre colpi fino il fondo.
“Scopami o sei un veramente un frocetto”.
Mi rendo conto che è lei, seppure legata, che comanda il gioco. Il mio cazzo non ne può più.
La scopo direttamente.
E’ piacevole sentire un cazzo dentro il suo culo attraverso il sottile diaframma.
La scopo con pompate lunghe, tirandolo fuori e rientrando fino in fondo con un colpo solo. E’ bagnatissima ed il mio cazzo seppure di buone dimensioni, strofina le pareti probabilmente solo perché il suo culo è pieno.
“Tutto qui quello che sai fare?” dice ansimando.
Mi sta provocando è evidente, voglio giocare il suo gioco.
Tiro fuori il cazzo, prendo il frustino ed inizio a vellicarla sui capezzoli poi li prendo entrambi con le mani e li pizzico violentemente strofinando indice e pollice.
Grida di dolore e di piacere.
“Scopami per favore”.
Era quello che volevo sentirle dire. Sebbene ne abbia una voglia pazzesca non la scopo.
“Ora mi spompinerai”
Le salgo cavalcioni sul busto e le metto l’uccello davanti le labbra.
Ci si butta per quanto i movimenti della testa le consentono fare.
E’ molto brava, è il miglio pompino della mia vita, sembra lo faccia di mestiere.
Poi mi viene un dubbio.
“Sei una grandissima pompinara, sei curatissima ma che lavoro fai?”
“La escort” dice gemendo.
E’ troppo, mi sta spompinando dopo averla scopata, è una escort, vendicativa e mi ha inculato contro la mia volontà. Che giornata strana. Le sborro in gola, le tappo il naso in modo che ingoi tutto poi mi viene da pisciare, non faccio in tempo a togliermi, il mio cazzo le riempie la bocca e lei butta giù come se fosse nettare. Mi rilasso e tutta la pisciata se la beve.
Crollo stravolto fisicamente e mentalmente di fianco a lei.
La libero ma resto nel letto e lei mi sorprende ancora. Si accovaccia di fianco a me e mi carezza come se fossi il suo uomo. La lascio fare poi le carezzo a mia volta la testa. E’ un effetto molto rilassante. Ci addormentiamo così.

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