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“Che cazzo sto facendo?”
Elena scosse il capo guardandosi alla specchio.
Per una dozzina di secondi non riuscì a riconoscere l’immagine riflessa che si palesava dinanzi ai suoi occhi.
Vedeva solo una donna di quarant’anni, da poco divorziata che cercava di ricostruire la propria vita, ma non riusciva ad affibbiare a quella donna il nome che le apparteneva.
Quell’uomo conosciuto online l’aveva cambiata.

Quell’uomo era stato uno spartiacque, c’era un prima ed un dopo di lui, sebbene non lo avesse mai visto neanche in fotografia.
Lui era una figura così significativa ed importante quanto fumosa e lei adorava tutto ciò.
L’Elena di prima era una donna appena uscita da una relazione durata più di vent’anni, una donna che aveva sempre vissuto una vita tranquilla, una donna che aveva vissuto la sua sessualità in maniera molto discreta e morigerata, una donna che aveva vissuto gli ultimi anni incastrata in matrimonio senza sesso e senza amore.
Con l’arrivo del divorzio aveva provato lentamente a riscoprire il suo corpo ed il piacere della masturbazione, buttandosi a capofitto nel mondo di internet, girovagando tra siti di video pornografici, racconti e social a tema erotico.
Quel periodo era stato la riconquista della sua sessualità, le era sembrato di essere tornata adolescente!
Era affamata, aveva fame di libertà, di vitalità, di emozioni intense e di piacere!
Finalmente aveva avuto la possibilità di scoprire un mondo fatto di corpi, di carne, di sudore, di orgasmi urlati o soffocati in gola, un intero e vasto universo che si srotolava davanti al suo schermo con immagini di dolore e piacere, di sottomissioni e di esaltazione.
Era finalmente libera di poterlo osservare senza sensi di colpa, era libera di poterlo studiare dal suo pc o dal suo telefono mentre si toccava immaginando infinite fantasie peccaminose.
Nel suo viaggio nel mondo dell’eros e del porno era stata contattata da decine, forse centinaia, di uomini desiderosi di accompagnarla negli abissi del piacere, ma non era ancora pronta a spostare il suo percorso da uno schermo alla realtà, forse anche complice la consapevolezza che la maggior parte di quelle persone stavano solo cercando del sesso facile.
Elena invece era morbosamente attratta dalle persone dietro a quelle immagini e a quei racconti, spesso le capitava di contattare gli autori per farsi raccontare che cosa avessero provato in quelle situazioni o da dove fosse nata quella scena ed era così che aveva conosciuto quell’uomo.
Quell’uomo aveva un nome o meglio aveva un nickname, Lo Scopritore.
Elena non gli aveva mai chiesto il suo vero nome, come non gli aveva mai chiesto come fosse fatto o una prova tangibile di chi fosse realmente, invece gli aveva chiesto cosa provasse nell’umiliare, nel sottomettere e nell’usare le donne che incontrava.
Tutte le risposte che aveva ricevuto non fecero altro che alimentare le fantasie delle sue masturbazioni solitarie.
Lo Scopritore le raccontò di avere come unico scopo quello di far scoprire alle persone la loro vera natura, di farle accedere alla parte più nascosta e vergognosa del loro piacere, aiutandole ad accettarla ed aprendo un nuovo mondo di sensazioni indescrivibili.
“Vuoi provare?”
Le scrisse dopo qualche settimana di conversazioni.
“Sì.”
Rispose Elena di getto.
Era incredula, quell’uomo l’aveva totalmente conquistata, voleva assaporare quello che prometteva, ma gli scrisse subito di non essere pronta ad incontrare nessuno, non era pronta a rinunciare alla sicurezza che le dava uno schermo.
Lui non fece una piega, le spiegò che era una situazione normale e le propose alcune prove, alcune esperienze, che poteva vivere da sola nel segreto di casa sua e delle sue intense sessioni di piacere privato.
Nel corso dei mesi successivi Elena iniziò a scoprire i propri limiti, il piacere di obbedire ai comandi di uno sconosciuto e pian pianino, nel rispetto dei suoi tempi, iniziò ad osare sempre di più.
Elena si fidava di quell’uomo sconosciuto, adorava tutto il piacere peccaminoso che le stava facendo scoprire, adorava non essere più relegata nella sua sessualità spenta, si sentiva più sicura di sé, più provocante, più donna!
Elena gli raccontava le sue fantasie più spinte, ciò che la faceva eccitare, cosa provasse mentre faceva quei giochi con lui ed iniziò ad accompagnare i suoi lunghi messaggi a fotografie del suo corpo nudo, prove dell’adempimento dei compiti che Lo Scopritore le chiedeva di eseguire.
Non gli aveva mai inviato fotografie in cui si vedesse il suo volto o che potessero ricondurre a lei, si fidava, ma non voleva rischiare.

Un giorno mentre lei era a lavoro lui le chiese di masturbarsi sulla scrivania del suo capo.
La donna era sola in ufficio, l’uomo lo sapeva, Elena gli aveva raccontato in quali momenti della settimana avrebbe potuto eseguire i suoi compiti ed eseguirli a lavoro la eccitava immensamente!
Elena si spogliò completamente, inviò a Lo Scopritore molte fotografie del suo corpo nudo sulla scrivania del capo ed eseguì quel delizioso compito con estrema passione.
“Il tuo percorso sta procedendo magnificamente, ma ritengo tu abbia bisogno di alzare l’asticella.”
Un brivido salì lungo la schiena di Elena.
“Presto quello che ti propongo non ti darà più le emozioni delle prime volte, non puoi restare sempre nascosta dietro lo schermo e io voglio vederti sbocciare.”
“Che cosa proponi?”
“Un bivio. Come prima opzione puoi scegliere di concludere il nostro rapporto. Cancellerò tutti i dati che ho su di te e non avremo più contatti. Come seconda opzione riceverai due compiti da portare a termine, non saranno compiti da svolgere in solitario, ma dovrai coinvolgere degli sconosciuti.”
“Cosa accadrebbe se non volessi eseguirli?”
“Concluderemo il nostro rapporto.”
“E se invece volessi portarli a termine, ma non ci riuscissi per motivazioni che non posso controllare?”
“Premierò il tuo impegno e considererò il compito comunque risolto.”
“Ok… Va bene!”
Elena accettò la proposta di quell’uomo, aveva una via di fuga nel caso non se la fosse sentita, valeva la pena provarci!

“Che cazzo sto facendo?”
Elena scosse il capo guardandosi alla specchio.
Per una dozzina di secondi non riuscì a riconoscere l’immagine riflessa che si palesava dinanzi ai suoi occhi.
“Sto finalmente vivendo la mia vita!”
Quell’uomo conosciuto online l’aveva cambiata.
Il primo compito che le aveva affidato l’aveva eccitata più di quanto l’avesse sconvolta.
Lo Scopritore le aveva indicato un parcheggio isolato a circa un’ora di macchina dalla città dove viveva Elena, l’uomo sosteneva che fosse un luogo utilizzato per il carsex.
Il compito era semplice, Elena doveva andare in quel parcheggio per tre sere a sua scelta ed aspettare per un ora in attesa di essere approcciata, se fosse stata fortunata l’avrebbero ignorata, in caso contrario… aveva degli ordini da seguire!

La prima sera era andata a vuoto, aveva parcheggiato ed atteso il tempo stabilito con il cuore che le batteva forte, le mani sudate ed una forte agitazione.
Lo scoccare del sessantesimo minuto l’aveva lasciato con più delusione che sollievo, aveva atteso una decina di minuti extra, ma poi era ripartita per timore di andare contro gli ordini ricevuti.
In quella lentissima ora aveva rivisitato tutte le fantasie e tutti i racconti con situazioni simili, la consapevolezza che in quella sera sarebbe rimasto tutto nella sua fantasia l’aveva lasciata delusa, non si aspettava questo turbinio di emozioni.
Non era più la donna timida e sessualmente moscia, se ne stava rendendo conto.

Elena spense la macchina, era nel piccolo parcheggio isolato per la terza volta, era l’unica macchina a parte quel vecchio van palesemente abbandonato.
Il cuore le martellava nel petto, era terribilmente eccitata, le sembrava di nuovo di essere una delle protagoniste dei racconti che leggeva.
22:57 mancavano circa venti minuti alla fine del compito quando le mancò il fiato, era una macchina quella?
Una utilitaria rossa si stava aggirando lentamente a fari spenti nel parcheggio per poi posizionarsi un paio di posti di distanza da lei con il muso rivolto verso quello della sua piccola smart bianca.
Deglutì rumorosamente mentre la macchina rossa accendeva e spegneva i fari velocemente per un paio di volte, era il segnale che quella macchina era lì per il suo stesso motivo.
Rispose con lo stesso segnale ed attese che la macchina rossa si avvicinasse affiancandosi alla sua, finestrino del guidatore contro finestrino del guidatore.
“Ciao.”
“Ciao, sei da sola?”
“Sì…”
“Usiamo la mia macchina?”
“Sì…”
“Ok, mi giro e ti faccio salire! Conosco un posto tranquillo.”
Elena prese la piccola borsa, si sistemò il vestito corto a fiori e scese dalla smart salendo poi sul sedile del passeggero della macchina rossa.
Al volante c’era un uomo sulla cinquantina, capelli corti, neri con una striatura argentea, volto fresco di rasatura, naso aquilino e penetranti occhi azzurri.
Era un uomo qualunque, non era male, sembrava una persona tranquilla, una persona normale, non la persona che lei si sarebbe aspettata in una situazione del genere.
Elena lo osservava eccitata mentre l’uomo imboccava una stradina laterale.
Portava una camicia bianca a maniche corte ed un paio di pantaloni blu scuro, era sovrappeso con una pancia sporgente, ma dalle braccia si capiva che non era tutto grasso.
Dal fisico le sembrava una persona comunque sportiva, grossa, un mix di muscoli e ciccia che l’aveva sempre fatta impazzire.
Ne aveva parlato un paio di volte a Lo Scopritore, uomini con quella presenza la facevano sentire protetta, tranquilla, trovare un uomo con un fisico simile era stato uno stupendo colpo di fortuna!
“Non ti ho mai vista da queste parti.”
“Sono tornata single da poco e ho voglia di divertirmi.”
L’uomo sorrise in maniera sinistra, ma questo non fece altro che far eccitare ulteriormente Elena.
“Hai voglia di cazzo?”
Era spiazzata da quanto fosse stato diretto.
“Sì, ma non voglio fare sesso.”
“E cosa vuoi fare?”
L’uomo non la degnò di uno sguardo mentre imboccava l’ennesimo bivio.
“Voglio succhiarti il cazzo, ma non voglio essere toccato o baciata. Ho solo bisogno di farti un pompino.”
“Non vuoi che ti faccia godere?”
“No.”
L’uomo rimase in silenzio fino a che non si fermò davanti ad un cancello di metallo.
Erano in una stradina sterrata in mezzo ai campi, larga abbastanza per due veicoli, oltre il cancello si intravedeva un capannone scuro.
Spense il veicolo e con un gesto veloce fece scendere fino alle caviglie pantaloni e mutande.
“Fammi sentire quanto ti è mancato succhiare cazzi!”
L’uomo spinse indietro il suo sedile e fece reclinare leggermente lo schienale per stare più comodo, aveva sempre quel ghigno sinistro sul volto che fece eccitare ulteriormente Elena.
“Posso fargli una foto?”
Così poteva avere una prova per Lo Scopritore.
“Vuoi mandarla al tuo ex?”
“…Sì…”
Mentì lei.
“Ahahahah! Falla pure!”
Elena allungò la mano per prendere il cellulare dalla borsa che aveva appoggiato tra i suoi piedi, ma facendolo uscire fece cedere anche tutto quello che c’era dentro.
Chiavi di casa e della macchina, la patente, una mezza dozzina di preservativi ed un pacchetto di fazzoletti.
Lo Scopritore le aveva detto di portarsi dietro il minimo indispensabile, doveva viaggiare leggera, ma lei, che era per natura imbranata, aveva scelto una borsa troppo piccola e fatto il suo solito casino.
“Merda!”
“Che c’è?”
“Mi si è rovesciata la borsa…”
“Lascia stare, la recuperi dopo, ho voglia di sentire le tue labbra sul cazzo!”
La fermezza della voce ed il tono perentorio la convinsero ad occuparsene dopo, stava vivendo la sua dannata fantasia e non aveva voglia di rovinarla per una stronzata!
Prese delicatamente il cazzo dell’uomo tra l’indice ed il pollice e gli scattò un paio di fotografie con il flash.
Erano anni che non toccava un uccello e per decenni aveva toccato solo quello del suo ex marito, sentire la consistenza dura tra le dita le fece venire un brividi di eccitazione lungo la schiena.
Lasciò cadere il cellulare verso la borsa e si avvicinò a quel palo di carne per poterlo ammirare nella penombra della notte, profumava di pulito ed era completamente depilato.
Il cazzo circonciso di quell’uomo era lungo circa sedici centimetri e tenendolo tra le dita le sembrava largo quanto il kiwi che aveva mangiato a colazione, nonostante la penombra vide la grossa cappella incorniciata da una piccola gocciolina di piacere.
Dio quanto lo bramava!
Spense il cervello, chiuse gli occhi e stampò un bacio proprio sulla goccia.
Dischiuse le labbra accogliendo tutta la cappella ed iniziando a solleticare dolcemente con la lingua la punta ed il buchino tra i gemiti di piacere dell’uomo.
Senza rendersene conto era in ginocchio sul sedile del passeggero, in completa estasi, assorta solo nel cazzo di quello sconosciuto con la bocca saturata dal sapore dolce del precum che le era mancato così tanto.
A detta di tutti i suoi pochi partner lei era sempre stata brava a fare pompini e non voleva assolutamente deludere il suo incontro occasionale!
Lo fece uscire e fece colare un copioso rivolo di saliva su quel palo di carne, come aveva visto fare nei porno con cui si masturbava furiosamente.
“Merda, sei proprio una cagna vogliosa!”
“…Grazie…”
Elena piegò il capo e con la lingua percorse lentamente ogni centimetro che separava il prepuzio dalle palle gonfie, le baciò e poi fece sparire il cazzo tra le labbra.
Muoveva la testa ritmicamente, accompagnando ogni movimento con tutto il corpo, simulando una lenta e profonda penetrazione, stava sbavando oscenamente, ma non le importava e lui sembrava gradire.
Non si accorse della mano dell’uomo tra le sue cosce fradice fino a che lui non la penetrò con due dita.
“No, fermati!”
“Stai zitta cagna, non smettere di succhiare! Sei venuta con quel bel vestitino e senza mutandine, vuoi farmi credere che non desideri farti toccare? Che tu non voglia godere?”
Aveva seguito le indicazioni de Lo Scopritore, si era vestita come lui le aveva detto, vestitino corto e niente intimo, avrebbe dovuto resistere alla tentazione di toccarsi o di farsi toccare nonostante la facilità d’accesso, ma stava fallendo miseramente.
Non avrebbe fermato lo sconosciuto, aveva bisogno di essere toccata, di essere abusata, di essere scopata, di godere e non si sarebbe fermata per nulla al mondo.
Le dita dell’uomo erano grosse e sapevano come muoversi, con il pollice prese a massaggiare la clitoride mandandola in estasi, tanto che Elena non riuscì più a riprendere il pompino.
Si accasciò inerme sulla grossa pancia dell’uomo mentre lui la masturbava, da quanto tempo non veniva toccata da un’uomo?
Quasi non ricordava la sensazione, il piacere di affidarsi fisicamente, di donare il proprio piacere a qualcun altro, ma quella sensazione durò poco stava già per venire.
Il turbinio di emozioni e troiaggine della serata era stato troppo per lei, in pochi secondi il tocco sapiente dell’uomo la portò all’apice del piacere, brividi elettrici percorsero i suoi nervi, scintille di piacere profondo esplosero nella sua fica fradicia diramandosi lungo tutti gli arti.
Non potendosi tendere nello stretto spazio della macchina si rannicchiò su se stessa premendo la faccia sconvolta contro la camicia dell’uomo e le cosce contro la mano che la stava masturbando.
Avrebbe voluto urlare con tutto il fiato che aveva in gola quanto avesse sognato e desiderato un orgasmo così sconvolgente, ma riuscì solo ad emettere dei rantoli strozzati mentre l’uomo continuava a toccarla.
Stava tremando
“Adesso prendilo in gola fino alle palle, ingoia tutto e guai a te se mi sporchi la macchina o i vestiti!”
Disse lui mollando la presa.
Elena era ancora sconvolta, senza riflettere minimamente si avventò sul cazzo ancora duro e lucido di saliva e riprese a pompare con foga.
Aveva posizionato le dita alla base del pene formando un anello mentre con la bocca scorreva tutti quei deliziosi centimetri, ci mise meno di venti secondi prima di sentire il respiro dell’uomo farsi più affannoso ed il suo cazzo pulsare.
“Vengo! Ingoia tutto cagna!”
Strinse le labbra intorno al glande, mentre con la lingua stimolava il prepuzio, chiuse gli occhi concentrandosi esclusivamente sul piacere del suo amante decisa a non deluderlo.
L’uomo si inarcò sul sedile emettendo profondi grugniti ed alcune imprecazioni, non le mise le mani sulla testa o tra i capelli e non la forzò in alcun modo a rimanere attaccata al suo cazzo, ma Elena non si sarebbe mai staccata, avrebbe ingoiato tutto per sua volontà, ormai l’avevano capito entrambi.
Il primo schizzo la colpì sul palato, seguito da una mezza dozzina di getti lunghi, densi e sempre meno forti.
Erano anni che non ingoiava della sborra ed era la prima volta che lo faceva con una persona sconosciuta, si sentiva viva, si sentiva donna, si sentiva cagna mentre velocemente si nutriva del piacere del suo amante notturno.
Non si rese conto di quanto le mancasse quel sapore leggermente amarognolo fino a quando non lo sentì scivolare in gola, non era solo un pompino, non era solo una sborrata, era l’evento che segnava un cambiamento vero nella sua vita, ma ancora non se ne rendeva conto.
Rimase a coccolarlo dolcemente con la lingua, ripulendolo delicatamente, sentiva il cazzo di marmo che lentamente si rilassava ammorbidensosi.
“Se mi dai qualche minuto posso scoparti come si deve!”
Disse l’uomo con un sorriso.
“… Devo andare…”
Elena sarebbe voluta rimanere, ma aveva già infranto le regole della serata e non credeva fosse il caso di andare oltre.
Quell’uomo la riaccompagnò al parcheggio, lei era imbambolata sul sedile mentre cercava di metabolizzare cosa fosse appena successo, mentre lui aveva quel sorrisetto stampato sul volto.
“Ecco la mia macchina… Grazie, è stato bellissimo!”
Disse Elena chinandosi per prendere la borsa ed il contenuto che era ancora sui tappetini.
“Sono pronto a scommettere che ci vedremo ancora.”
Un brivido di eccitazione corse lungo la schiena di Elena.
“Conosco le cagne come te, un solo pompino non ti sazierà per molto. Torna quando ne vorrai ancora!”
Divenne rossa in volto per l’imbarazzo, raccolse velocemente le chiavi di casa e della macchina, il cellulare, un paio di preservativi ed il pacchetto di fazzoletti e, senza dire una parola, salì sulla sua piccola smart bianca ed imboccò la strada verso casa.

Il parcheggio distava quasi un’ora da casa sua, Lo Scopritore aveva scelto apposta un posto lontano per farla sentire più tranquilla.
Dopo appena una dozzina di minuti di macchina Elena si fermò in un’area di servizio lungo la strada doveva raccontare tutto a l’uomo che l’aveva convinta a lasciarsi andare, l’uomo che la comandava da dietro lo schermo.
Prese la borsa dal sedile del passeggero e, estraendo il cellulare, fece cadere tutto il contenuto della piccola borsa, lo osservò per qualche secondo prima che il cervello capisse cosa era successo.
Il cuore mancò un battito, divenne pallida ed iniziò a sudare freddo, le mani scavarono nella borsa alla ricerca della patente, ma non riuscì a trovarla, doveva essere rimasta nella macchina dell’uomo!
Prese il cellulare e scrisse l’accaduto a Lo Scopritore, era nel panico, non sapeva cosa fare.
“Stai calma, respira e torna indietro. Se è ancora nel piazzale devi recuperare il documento. Fai tutto il necessario per rimediare alla tua goffaggine. Se è ancora lì, ringrazialo come si deve.”
Elena era arrabbiata con se stessa, con il casino che aveva combinato, aveva rovinato una serata stupenda, si sentiva stupida e imbranata.
Accese la macchina e tornò indietro velocemente pregando che l’uomo non se ne fosse andato e che non si fosse accorto di nulla.

La macchina rossa era ferma, esattamente nello stesso posto in cui l’aveva lasciata e l’uomo era seduto sul cofano intento a guardare il cellulare, appena la vide arrivare alzò la testa sorridendo.
“Sapevo che non ti saresti accontentata di un singolo assaggio.”
“Ho dimenticato una cosa sulla tua macchina, posso prenderla?”
Le tremava la voce, era sconvolta, pallida e l’uomo se ne accorse.
“Tranquilla, sali pure, non ho ancora sistemato, ero troppo sconvolto da quanto fossi stata brava…”
Le disse l’uomo guardandola dolcemente.
Elena, rincuorata dallo sguardo, si accucciò sotto il sedile e trovò tutti i preservativi mancanti e la patente, il suo amante non si sembrava essersi accorto di nulla!
Fece sparire la patente nella borsetta ed uscì dall’abitacolo con in mano un preservativo.
“Mi era caduto questo…”
Mentì lei uscendo dall’abitacolo ed avvicinandosi al suo amante seduto sul cofano della macchina.
“Sei tornata indietro solo per quello?”
Non voleva dirgli la verità, si vergognava troppo, doveva inventarsi qualcosa.
“Ehm… Sì era la scusa migliore per venire a vedere se c’eri ancora…”
L’uomo scoppiò a ridere avvicinandosi a lei.
“Mi hai fatto tornare il cazzo duro!”
Non le lasciò tempo di rispondere e la baciò.
Un bacio lungo ed appassionato, sentiva la grossa lingua carnosa dell’uomo esplorare la sua piccola bocca mentre con le mani riprese a masturbarla.
La donna era completamente fradicia, le sembrava di sentire gocce di piacere colare tra le cosce, aveva aspettato fin troppi anni in astinenza!
“Dammi un preservativo e girati.”
Disse lui interrompendo il bacio.
“Vuoi farlo qua?”
Elena era preoccupata.
“Ormai è tarda notte, non passerà più nessuno. Fidati di me!”
Non era convinta del tutto, ma la lussuria aveva preso completamente il controllo del suo corpo, si rese conto di avere ancora in mano il preservativo, lo diede all’uomo ed appoggiò i palmi sul cofano freddo.
Le sollevò il leggero vestitino a fiori fino alla schiena ed affondò la faccia dentro al sesso della donna sorprendendola.
Era come se quell’uomo la stesse mangiando, sentiva tutta le labbra maschili premere sulla sua pelle, la lunga lingua carnosa scavare in profondità, alla ricerca del vero piacere.
Non erano le svogliate leccate del suo ex marito fatte per obbligo, lo sconosciuto stava letteralmente limonando con passione con la sua figa, era sconvolta, la faccia di Elena era una maschera di eccitazione.
Non riuscì a trattenere gli ansimi e scoppiò in una sonora imprecazione mentre raggiungeva il secondo orgasmo della serata accasciandosi sudata sul cofano della macchina rossa.
“Quanto cazzo sei eccitante quando godi!”
L’uomo la prese per i fianchi e la spinse con forza a sé violandola con il suo cazzo venoso strappandole un piccolo sussulto di dolore, il dolore si trasformò velocemente in piacere mentre l’uomo prese a pomparla ritmicamente.
Sembrava che lo sconosciuto avesse completamente perso la testa, la macchina cigolava selvaggiamente sulle sospensioni mosso dai poderosi colpi di bacino del suo amante, Elena era sconvolta, accasciata impotente sul cofano in completa balia del piacere e del cazzo che la stava fottendo.
Una delle mani dell’uomo si staccò dai suoi fianchi e la prese per i lunghi capelli castani, sollevandole la testa, la donna fissava l’interno dell’abitacolo immaginando che lì dentro ci fosse Lo Scopritore, felice di ciò che era diventata.
Il pensiero di essere vista e le animalesche spinte dell’uomo la portano al limite in pochi secondi.
Le tremavano le gambe, stava sudando copiosamente ed aveva la gola secca mentre la terza scintilla di piacere esplose nel suo sesso emanando scosse elettriche che le attraversarono gli arti ed arrivarono al cervello mandandola completamente in estasi.
Stava sbavando, aveva gli occhi socchiusi e dalle sue labbra uscivano parole senza senso mentre con le dita cercava di artigliare il cofano della macchina rossa.
Le spinte si fecero sempre più lente e profonde, fino a fermarsi completamente dentro di lei, anche l’uomo stava ansimando rumorosamente cercando di recuperare la carenza di ossigeno.
“Sei venuto?”
Chiese lei dopo qualche minuto, ancora sconvolta dall’esperienza.
“Sì, ma eri troppo impegnata per accorgertene!”
Nel parcheggio era calato un completo silenzio, rotto solo dai loro due respiri.
Elena era sconvolta, mai avrebbe immaginato di trovarsi in una situazione simile, mai avrebbe immaginato di godere orgasmi così intensi, mai avrebbe immaginato di poter diventare come le protagoniste dei racconti pornografici che leggeva su internet.
Riflessa nel parabrezza dell’auto vedeva la nuova Elena e finalmente si sentiva veramente felice e libera.

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