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Racconti Erotici Eterosenza censuratette enormi

Penetrazioni profonde – Capitolo 2

By 14 Settembre 2025No Comments

Alessandro
    Le tette di Giada si muovono sotto la maglietta ad ogni suo passo. Sono come gelatine: mi fanno gola, le voglio, non posso staccare gli occhi da quelle meraviglie. Come fa a stare con Alessio una figa come lei?
    Un colpo al fianco mi distoglie da quella meraviglia. La musica ad alto volume torna a riempirmi le orecchie, il bicchiere di carta che ho in mano pieno di Coca Cola a pesare in mano. Sbatto le palpebre. Ero rapito da quelle bocce che non mi ricordavo nemmeno più di essere alla festa dei Favaro…
    «Oh, Alessandro, torna sulla Terra…» Marco sogghigna accanto a me. «Stavi per rovesciare il bicchiere.»
    Mi passo una mano sui capelli biondi, sposto una ciocca da davanti agli occhi. «Sì… stavo guardando le tette di Giada… quanto cazzo è figa?»
    Marco le scocca un’occhiata. «Chi, la Maccaferri?» Emette un brontolio. «Mia sorella è sua amica e dice che è una rompicoglioni frigida, non la sopporta nessuno.»
    Ma baciami il culo, che cazzo ne vuoi sapere tu, che stai con l’unica dell’Est Europa che non è una figa? Sei invidioso? «Certo…» Bevo un sorso di Coca e le bollicine mi prudono la lingua.
    Il dj, un tipo che qualche volta è a suonare al Sabbath, cambia canzone, qualcosa che doveva andare di moda nel millennio passato, un continuo stunz-stunz-stunz. Non ci capirò mai nulla di questa roba. Guardo di sottecchi Marco che si muove appena al ritmo: lui ascolterà questa roba nelle cuffie quand’è sul pullman e sta andando a scuola, io invece adoro la musica classica…
    Meglio che non sappia nessuno delle mie preferenze musicali o sarei lo zimbello di chiunque…
    Marco sorride, accenna a qualcosa con il mento. «Quella sì che è una bella fregna e non fa la difficile a darla!»
    Volto la testa nella direzione che ha indicato. Da un gruppo di persone fa la sua comparsa Fabiana Bonetti. Si guarda attorno, i suoi lunghi capelli biondi ondeggiano al movimento. Le tette non saranno quelle di Giada, ma anche lei non è messa male. Sì, assomiglia parecchio a Giada, è solo un po’ più alta, ma ha un’unica differenza sostanziale.
    Fabiana si volta, anche i jeans sono pieni come la maglietta.
    «Va che culo,» Marco si passa la lingua tra le labbra, «come me lo scoperei!»
    Hai detto che la mia è frigida, stronzo?
    Sogghigno. «Con tutti quelli che se la scopano, deve avere il buco del culo largo come il traforo del Frejus.»
    Marco mi scocca un’occhiataccia.
    Ti girano le palle quando qualcuno non apprezza quello che ti piace, eh? Trattengo un sorriso. «Incularla dev’essere simile a cadere in un pozzo, ti trovi all’improvviso nel vuoto e…» Muovo le braccia come se stessi precipitando. La Coca Cola sciaborda nel bicchiere, qualche goccia supera il bordo e piove a terra.
    Marco fa una smorfia, finisce la sua birra e si volta. «Vado a vedere cosa sta facendo Dorottia.»
    «Ok.» Vai, cagnolino, torna dalla tua padroncina.
    Scompare in mezzo al capannello di ragazzi vicino alla console del dj. Un paio di faretti colorati gettano cerchi di luce rossi e verdi contro il soffitto. I ragazzi ballano, o almeno fanno finta di ballare, perché sembrano una via di mezzo tra gli zombie che si trascinano nei film e persone assalite dalle formiche rosse.
    Alla buon’ora, sono solo. Non sopporto Marco, è uno di quelli che si sforza di sembrare un duro ma riesce solo a passare per un idiota arrogante: le ragazze lo evitano e i ragazzi non vogliono farsi vedere vicino a lui. È inutile che si accosti a me per essere notato se tanto non—
    «Ciao, Ale.» Sara passa accanto a me, mi sorride e mi saluta con un movimento di dita. Non si ferma.
    Sollevo il bicchiere di carta. «Ciao, Sara.» Metto in faccia il sorriso che ormai le riservo ogni volta che la vedo. Continuo a trovarmela tra i piedi, ovunque vada. Non fosse per il fatto che è una ragazza, potrei quasi definirla una stalker. La mia stalker. Si renderà conto di quanto è ridicola a comportarsi in questo modo?
    Non voglio essere maleducato con lei, ma non ho nemmeno intenzione di farle credere che mi interessi. Bevo un sorso di Coca Cola. Appena dati gli esami, mi voglio trovare un lavoro e andarmene da qui: addio Caregan, e addio Sara.
    Magari, potrei andare a vivere vicino a Laura…
    Prendo il telefono dalla tasca e accedo alla pagina Twitter della mia amata. Mi guardo attorno, controllo che nessuno mi stia vedendo lo schermo. No, sono tutti concentrati a fare altro, ma sarà comunque meglio appoggiarmi al muro per non rischiare. Non voglio che qualcuno immagini che Vittoria mi abbia lasciato perché sono innamorato di Laura…
    Con le spalle accostate alla parete, riprendo a scorrere le sue immagini sul telefono. Ognuna è una meraviglia… È in montagna, durante un’escursione. La polo verde piena ha lo stesso colore dei suoi occhi, i capelli castani che arrivano alle spalle sono mossi da una brezza.
    Questa domenica potrei contattarla di nuovo, passare ancora un’oretta a raccontarci le nostre cose. Adoro leggerla raccontare di quando va nelle Dolomiti a fare trekking per staccare dalle dirette e dalle sezioni di posa per le foto.
    Sorrido. Una volta voglio andare con lei sulle Dolomiti: ci divertiremo. Molto.
    Controllo di essere loggato con il profilo falso. Non voglio che qualcuno sappia che la seguo su Twitter. Laura dice di essersene andata da Instagram perché troppo bacchettone per quello che pubblica. Scorro le foto, nella seconda è seduta su un sasso, ha gli occhi chiusi e sembra stanca. Nella terza si solleva la polo, la parte inferiore lascia vedere una porzione dei seni… Trattengo il fiato, muovo il dito sullo schermo… Laura si sta godendo il sole seduta sul sasso, il mento alzato, le tette baciate dalla luce.
    Inalo a fondo, un senso di desiderio mi scalda, non riesco a staccare gli occhi dal suo corpo bellissimo. I capezzoli sono turgidi, pronti per essere succhiati…
    Premo sulla casella di testo e digito.
    “Sei meravigliosa, aspetto il tuo nuovo photoset su Onlyfan!”
    Tempo due secondi e compare la risposta: “Ciao BigGoku, puoi trovare le foto all’indirizzo” seguito da un collegamento alla galleria completa. Spero che anche in questo userà ancora quel dildo viola che—
    «Ehi…»
    Una voce femminile mi strappa dai pensieri che galoppano in un mondo di piacere e lussuria. La realtà torna a viaggiare alla sua solita velocità, l’universo sotto forma di un locale soffocante con musica di merda sparata a palla e gente che frequento solo per non sembrare un asociale.
    La Bonetti è davanti a me sorridente. Profuma di… vaniglia? Ha nelle mani due bicchieri di carta, me ne allunga uno. «Mi sembrava avessi finito il tuo drink…»
    Di cosa sta… Scuoto il bicchiere con la Coca Cola. Ha ragione, devo averlo bevuto mentre contemplavo Laura. Il bordo inferiore della foto in cui è nuda è ancora sullo schermo, sopra lo scambio di commenti. Devo ricordarmi di comprare il suo nuovo set di foto quando arrivo a casa… La Postepay sarà carica? Spero di sì, non voglio aspettare fino a lune—
    «Ho saputo che Vittoria ti ha lasciato…» La voce di Fabiana è bassa. Beve un sorso della sua bevanda. Ha delle belle labbra. «Mi dispiace, so cosa si prova quando la persona che ami se ne va.»
    Prendo il bicchiere che mi pone e lo infilo in quello che ho già in mano. «Grazie, Fabiana.» Lo assaggio. È birra, il sorriso nasconde la smorfia di disgusto. Come fa la gente a bere questa merda?
    Da come le luccicano gli occhi, lei sembra invece apprezzare molto gli alcolici. L’alito non scherza. Dev’essere una di quelle che al termine della serata la portano via trascinandola o su una spalla. No, su una spalla no o rischi che ti vomiti sulla schiena.
    Lei guarda a terra, sospira. «È successo anche a me, qualche mese fa, di essere stata lasciata. Ho sofferto molto e…»
    Oddio, non starà cercando di provarci con me raccontandomi che abbiamo vissuto le stesse esperienze, che siamo due anime affini che hanno passato gli stessi drammi, le medesime disgrazie, menate simili… Accosto il bicchiere alle labbra e fingo di bere. Annuisco. Davvero crede che la cosa possa influenzarmi?
    Poi, con quelle tette, chi la ascolta. Trattengo un sorriso, sollevo lo sguardo ai suoi occhi. È una troia che la dà a tutti, certo, ma resta una figa spaziale. In fondo, se ci sta provando con me, se le dico che non mi interessa farei la figura del cafone, o peggio. Cosa potrebbe pensare la gente se, dopo che la ragazza mi ha lasciato, non approfitto di una figa simile? E poi, mi ha portato da bere, mica può sapere che odio gli alcolici.
    «…niente.» Un sorriso triste increspa le labbra di Fabiana. «Pensavo che potessi avere bisogno di… aiuto per passare questo momento.»
    Farmi giocare con le tue tette sarebbe un bel modo per passare questo momento… «Sei molto gentile, Fabiana,» appoggio il bicchiere quasi intonso sul tavolino accanto a noi. «Forse potremmo chiacchierare qui fuori, in giardino, lontano da tutto questo casino.»
    Azzardo troppo? La sto trattando come se fosse una facile?
    La ragazza sorride. Buttà giù tutto il bicchiere e mi segue.
    No, lei è davvero troppo facile. Non importa, è pur sempre una sera di festa, e noi festeggeremo così.
    L’immenso giardino, quasi più un parco, sta sprofondando nel buio della notte, solo la villa dei Favaro è illuminata, oltre a qualche oasi gialla attorno a lampioni sospesi o faretti ad incasso. Ci sono solo una manciata di gruppi di ragazzi ancora all’esterno, ma entro breve saranno nella casa.
    Un paio mi passano accanto mentre accompagno Fabiana a “chiacchierare” in un posto buio: la lesbica di quinta scientifico mi scocca un’occhiata severa. Ha quel nome così strano, che non le si addice minimamente… Il suo sguardo si addolcisce alla vista di Fabiana. Vuole scoparsela anche lei la mia accompagnatrice? Beh, non preoccuparti, non la rubo, te la lascio per dopo.
    Abbandono il vialetto di cemento e prendo un sentiero laterale che prosegue nel prato rasato con cura maniacale. I sassolini bianchi scricchiolano sotto le mie scarpe. Scricchiolano anche sotto quelle di Fabiana.
    Mi volto. «Hai freddo?»
    Lei scuote la testa. «No. Dove andiamo?»
    Indico un pergolato, poco più avanti. «Lì possiamo parlare.» È un posto tranquillo, mi ci sono già infrattato con qualche puttanella nelle passate feste organizzate dal figlio dei Favaro. Li ci ho scopato anche Vittoria per la prima volta, un anno fa, quando poi ci siamo messi insieme. Ai tempi, non conoscevo ancora Laura.
    Superiamo una siepe bassa e troviamo un tavolo in legno come quelli che si incontrano lungo le piste ciclabili. É sotto un tetto coperto da una pianta rampicante, una rosa, che non è ancora fiorita; il pavimento è formato da lastre di pietra grigie, una luce pende al centro, gettando un chiarore giallognolo, circondata da un pugno di insetti ronzanti. Contro quel palo ho scopato Manuela, su quella panchina mi sono fatto cavalcare da Vittoria… lì… chi era quella… una bionda se non…
    La giacchetta di pelle di Fabiana si adagia sul tavolo in legno. Mi volto. Si sta togliendo anche la maglietta.
    Ero convinto ci volesse poco per portarsela a letto, ma così non c’è nemmeno gusto. Se un bicchiere di alcool – ammesso abbia bevuto solo quello – la rende così facile, quando è ubriaca organizza le gang bang?
    La maglietta bianca va a fare compagnia alla giacca. Fabiana mi si avvicina, la luce calda e soffusa della lampada mostra un seno di tutto rispetto, due tette che catturano la mia vista e non la mollano. Nei pantaloni si sta allungando l’erezione più grossa che possa ricordare.
    Capisco perché è pieno di uomini che ci vanno assieme anche se nella sua figa devono esserci entrati una cinquantina di cazzi diversi…
    «Ti voglio, Alessandro…» Fabiana mi abbraccia, i suoi seni premono contro i miei pettorali. Il cazzo sta per sfondare i jeans, devo liberarlo. Sì, il mio sarà il cinquantunesimo, non posso fare altro…
    Sgancio il bottone e abbasso la zip dei pantaloni, lei mette la mano nelle mie mutande, afferra il cazzo e lo tira fuori. Fa male tanto è in tiro, sembra un pezzo di metallo che si sta per staccare dall’inguine. La cappella è fuori del tutto dalla pelle, mi gira la testa per l’eccitazione.
    Fabiana lo accarezza. «Com’è grosso!»
    Le indico il tavolo. «Sdraiati.»
    Lei si mette supina sui suoi vestiti, le gambe a penzoloni. La fretta di possederla mi fa tremare le mani nel tentativo di sbottonarle i pantaloni, il bottone mi scivola dalle mani. Ce la faccio e glieli abbasso, così come le mutandine che finiscono sopra le scarpe.
    La figa rossa è depilata, non c’è nemmeno il ciuffo sul monte di Venere. Sul lato sinistro dell’inguine c’è il tatuaggio di qualcosa che sembra un gatto stilizzato… se lo sarà pagato facendosi scopare? Quanti saranno venuti dentro di lei? Quanti debosciati si segheranno pensando al suo corpo nudo?
    Afferro il cazzo, lo appoggio al buco del suo utero, prendo le grosse tette e spingo con il bacino. Io sono l’ennesimo, ma non me ne frega nulla. Mi ha cercato lei… E io sarei scemo a lasciarmela scappare.
    Fabiana emette un gemito, sorride sotto la luce della lampada. Mi guarda negli occhi estasiata. Che troia, di certo lo fa con tutti.
    La cappella scende nella sua figa bollente e bagnata, le pareti dell’utero strusciano contro, ogni movimento del cazzo è puro piacere. Le sue tette sono pezzi di paradiso, sono una droga che mi svuota la mente e presto anche le palle… sarà magnifico.
    Spingo, inspiro, retrocedo, espiro… Cazzo, quanto mi sta eccitando Fabiana… è bellissima, è una porca, una lurida troia che ti basta schioccare le dita ed è pronta a farsi fottere…
    L’asta del cazzo è un cavo elettrico sotto tensione, scosse di piacere sempre più intense si scaricano nel corpo, vorrei continuare a fotterla per sempre, al contempo voglio venirle dentro e godere del suo corpo caldo e odoroso di sesso puro. Perché ho evitato questa troia? Fanculo Vittoria, le scopate che mi sarei fatto con Fabiana, le domeniche mattine a letto a fottere invece di andare a correre, o a—
    Uno spasmo di piacere deflagra nell’inguine, mi devasta il corpo, mi spegne la mente. Litri di sborra passano lungo l’uretra, schizzano dalla cappella, inondano la figa di Fabiana. Mi trovo la testa piegata all’indietro, la bocca spalancata, trattengo a stento un grido di piacere. Non sborro seme ma libidine liquida, ogni schizzo una scarica di goduria mai provata prima.
    Atterro con le mani sul tavolo, la testa mi gira. Chiudo gli occhi per non vedere il mondo inclinarsi a sinistra e a destra allo stesso tempo. Il cuore mi batte nelle orecchie.… L’orgasmo non è ancora terminato, non ne ho mai avuto uno così lungo e intenso.
    Sospiro. Apro gli occhi.
    La ragazza mi sorride. «Sei stato fantastico.»
    Lo dice a tutti, la troia, lo so.
    Sono durato forse venti secondi, non ho fatto nulla per il suo piacere. Vittoria mi avrebbe tenuto il muso per una settimana per una sveltina simile. Ma lei non è Vittoria.
    O Laura.
    Sorrido a mia volta. «Sei una bomba sexy, Fabiana.» Estraggo il cazzo dalla figa, una colata di sborra fuoriesce come se avessi stappato una bottiglia di champagne e scivola tra le cosce. Dovrei pulirla? No. Mi rimetto i pantaloni. Può aggiungermi alla lista dei cazzi che l’hanno scopata, ma nient’altro.
    Lei si alza a sedere, appoggiandosi sulle mani dietro la schiena e mettendo bene in vista il grosso seno. La figa rigurgita un altro schizzo di sborra. «Grazie, Ale, ne avevo proprio bisogno. Era da tempo che sognavo di essere con te…»
    Sì, sono parecchie che lo sognano. Ma adesso considerati anche sveglia, troia.
    Mi sento svuotato, è una sensazione orribile. È come se non avessi nessun obiettivo nella vita, come se la stessa fosse priva di senso. Devo andarmene via da qui, abbandonare questo posto spiacevole.
    Sollevo un braccio che pesa un quintale e accarezzo il viso di Fabiana. Cosa ci vedono gli altri di così meraviglioso? Non è poi nulla di così particolare: la punta del naso è a patata, le gote troppo pronunciate. Le tette sono grosse, ma anche quelle di Giada, o di Laura, forse pure di più. Stento un sorriso, «Sei una ragazza bellissima.»
    Lei prende la maglietta e se la rinfila. Un paio di schegge e qualche particella di polvere restano sul tessuto. «Torniamo alla festa?»
    Oddio, non voglio tornare di nuovo in mezzo a quella gente insopportabile, a farmi frastornare da quella musica di merda. E, soprattutto, non voglio stare di nuovo vicino a te… «Ehm, devo andare. Domani ho un… impegno presto e devo alzarmi alle sei.»
    Fabiana sembra cascarci, o forse la metà di quelli che se la fottono poi fuggono e crede sia un comportamento normale. Cava da una tasca della giacca il telefono. Ci traffica da professionista smanettone e mi mostra il codice QR del suo profilo Instagram. L’ha personalizzato con un suo selfie. «Ci followiamo?»
    Nascondo una smorfia di disinteresse. Raccatto il telefono e accedo alla app. Inquadro il suo codice. «Ma certo.» Sullo schermo appare il suo profilo Instagram, un paio di righe di miniature di foto scattate in una spiaggia.
    Lei si alza in piedi, solleva intimo e pantaloni e li allaccia. Mi dà un bacio sulla guancia, mi fa un occhiolino e mi accarezza il pacco. «Torno alla festa. Ci vediamo, Ale.»
    «Ci vediamo, splendida», le faccio a mia volta un occhiolino e le poso un bacio su una guancia.
    Mi volto e mi avvio verso l’uscita del giardino. Dovrò trovare un modo per evitare la Bonetti, d’ora in poi, ma sono sicuro che entro questa sera si sarà già fatta qualcun altro, o forse sarà ubriaca come una mina e quanto successo se lo dimenticherà.
    Lancio un’occhiata al telefono: comunque, se la Postepay non è carica e non posso avere le foto di Laura, fino a lunedì so comunque come spassarmela…

Continua…

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