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Un trattamento particolare dalla massaggiatrice

By 11 Dicembre 2025No Comments

Si tratta di un racconto che rappresenta una situazione realmente accaduta e parzialmente romanzata.
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Giada è una bella donna rumena, procace (somiglia molto a una nota showgirl siciliana degli anni duemila), bruna, con capelli lunghi e mossi, corporatura media e forme molto procaci. Fin da subito mi è piaciuto il suo sorriso magnetico, il suo savoir-faire e la sua eleganza nei modi, nonché la sua intelligente e contagiosa ironia che, mista al suo essere un po’ birichina, la rende per me adorabile.
Inutile dire che tra noi si è instaurato subito il giusto feeling, tanto che – quando mi sono presentato da lei la prima volta – non ha sentito il bisogno di premettere i consueti chiarimenti che le massaggiatrici professioniste sono solite precisare alle prime sedute. Avendo letto il suo annuncio, sapevo perfettamente che il suo massaggio è finalizzato esclusivamente al benessere psico-fisico del cliente, con la solita possibilità di ottenere un aiuto manuale al conseguimento dell’amplesso sessuale, ma escludendo tassativamente qualsiasi richiesta di rapporto o di prestazioni aggiuntive.
Le prime due sessioni di massaggio rilassante si sono svolte esattamente come previsto dal menù che avevo già compulsato su internet, con tanto di spiegazione del fatto che tali massaggi si sarebbero svolti in una stanza del suo trilocale, su un futon riscaldato, con musica tibetana, luci soffuse e candele dalle fragranze orientali, in un’atmosfera calda e molto rilassante. In entrambe le occasioni ho potuto godere della bellezza semplice e, al contempo, ammaliante di Giada, che sulle prime mi ha accolto in maniera gentile ma leggermente distaccata (poi ho capito essere il suo modo di testare la sua selezionatissima clientela), per poi sciogliersi maggiormente, soprattutto nel secondo incontro, e regalarmi momenti di gradevolissima serenità e sensualità. Del resto, Giada è una persona intrigante, che conserva una naturalezza e una spontaneità che si intuiscono non appena si apre con la persona a cui dedicherà oltre un’ora abbondante tra massaggi e attenzioni particolari; per questo, inizialmente, rimane un po’ sulle sue, come atteggiamento volto a comprendere chi si ha di fronte.
Come dicevo, le prime due sessioni di massaggio mi hanno permesso di immergermi in un mondo per me del tutto nuovo, che non avevo mai frequentato prima e che si sarebbe rivelato ricco di meravigliose sorprese. Nonostante i suoi quasi cinquant’anni, Giada ha lo spirito di una ragazzina e una vita trascorsa tra il babysitting e lavori faticosi che, negli anni della giovinezza, l’hanno plasmata come persona, fino ad approdare quasi per gioco al mondo dei massaggi. Durante le nostre conversazioni, Giada mi ha confidato di amare profondamente quest’arte, di sentirsi portata a donare sollievo alle fatiche altrui, senza disdegnare di conferire alle sue sedute un tocco finale capace di far sentire il cliente completamente appagato. Come in ogni mestiere in cui si utilizza il proprio corpo, anche per Giada non sono mancate situazioni spiacevoli, in cui è stata costretta ad allontanare qualche cliente. Questo mi ha fatto immediatamente capire che persona splendida avessi di fronte: una donna in cui sensualità e libertà personale si fondono in una sintesi davvero sublime, dove il rispetto e l’intimità sono ingredienti fondamentali di un pasto che altrimenti non sarà possibile consumare.
Sin dalla prima volta Giada mi ha accolto con una sottoveste di pizzo nera, che lasciava intravedere le generosissime forme del suo procace corpo – aspetto che non mi ha lasciato per nulla indifferente. Di statura media (poco sotto il metro e settanta), con due meravigliosi occhi verdi, Giada si presentava come una donna dalla presenza scenica importante, con tutte le dotazioni del caso. Dopo la gradita offerta di un drink di benvenuto, spogliato dell’inutile vestiario, spesso rimanevo nudo al suo cospetto, conversando con lei e ultimando le abluzioni nel piccolo bagno completamente a mia disposizione. E finalmente giungeva il momento tanto atteso, disteso a pancia in giù sul futon riscaldato, nudo con un pupo, lasciavo manipolare ogni singolo arto e muscoletto del mio esile – ma nerboruto – corpo dalle sapienti mani di questa Venere felliniana.
La cosa che mi ha stupito di più la prima volta è stata la nostra totale immersione in questo momento così rilassante e quasi mistico, tanto che dopo qualche minuto di conversazione mi sono a tal punto disteso che quasi mi stavo per addormentare. Le sue mani continuavano sapientemente a scivolare sul mio corpo reso liscio e levigato da una crema inodore e di qualità, soffermandosi nei punti in cui erano presenti piccole contratture e irrigidimenti della muscolatura. Giada non si era spogliata del tutto, ma le sue affusolate gambe e il suo prorompente seno – intrappolato in un mega reggiseno avvolgente – si insinuavano pericolosamente tra le giunture delle mie articolazioni, in un susseguirsi di strofinamenti del suo corpo sul mio che avevano immediatamente risvegliato anche i neuroni più rimbambiti. Giada faceva tutto questo con grande naturalezza, sentendo che poteva fidarsi di me. Nella mia testa qualcosa stava andando in tilt, mandando chiari segnali alle parti erogene, che senza farselo ripetere avevano cominciato a manifestare desiderio di fare festa, come una persona affamata dopo un lungo digiuno. Ovviamente non avevo alcuna intenzione di interrompere il momento così appagante per la muscolatura contratta, perciò ricacciai momentaneamente le pulsioni da dove erano scaturite e provai a rilassarmi ulteriormente, sino a quando le mani di Giada non tolsero il piccolo asciugamano che ricopriva le mie natiche, cominciando a espandere il massaggio in lungo e in largo, dai piedi alla testa, passando inevitabilmente da quella fessura del baricentro del mio corpo. Occorre premettere che mi hanno sempre fatto i complimenti per quel deretano così rotondo e sodo che ho sempre avuto, frutto di anni di nuoto e sport vari che ho sempre praticato. So bene che ci sono preferenze da parte del mondo femminile rispetto alle parti del corpo maschile, ma sinceramente non sono questioni che agitano i miei sonni, perciò non immaginavo che Giada potesse gradire a tal punto la conformazione del mio fondoschiena. E non potevo immaginare che avrei sofferto in quel momento così tanto. Per oltre dieci minuti le mani e le esperte dita di Giada hanno mappato ogni millimetro di quella parte del mio corpo, sino a provocare l’inevitabile reazione di quei neuroni che precedentemente ero riuscito a tenere a freno, ma che ora reclamavano prepotentemente la necessità di comunicare con l’apparato riproduttore. Gradualmente sentii aumentare la pressione sotto la mia pancia e il pene – sin ora nascosto sotto il telo bianco – cominciava ad aumentare di volume allo stesso modo dei testicoli, ormai gonfi come palle da tennis. Giada, sicuramente abituata a simili scene, non si scomponeva e sembrava voler protrarre tale sofferenza a tempo indeterminato, cercando anzi di intensificare il massaggio prostatico con delicati e mirati sfioramenti proprio agli zebedei. Sentendomi respirare un po’ affannosamente, Giada si mise a ridere a tal punto che mi lasciai andare un po’ anche io, azzardando una lieve carezza alle sue gambe ignude, poste proprio a fianco al mio bacino. L’atmosfera si era fatta più caliente e Giada aveva ottenuto ciò che voleva, pilotando sapientemente la sessione verso l’intrigo finale. Quello che sinceramente non mi aspettavo già dal primo incontro, fu che Giada – dopo avermi fatto girare sul futon in posizione supina – si tolse anche il reggiseno nero, che stentava a trattenere al suo interno quell’enorme dotazione mammaria (credo almeno una sesta misura abbondante) che sin ora aveva contribuito al massaggio medesimo. Ero completamente imbambolato, in posizione supina con la testa all’altezza del suo petto e i gomiti che mi reggevano sul futon. La guardavo negli occhi mentre mi sorrideva maliziosa, ma lo sguardo non riusciva a sostenere una siffatta situazione, così decisi di immergere la mia testa tra le mammelle di Giada, che mi accolse subito come nei più classici racconti di nave scuola. Il pene era giunto al massimo della propria capacità erettile, tanto che mi misi ad ansimare affannosamente. Giada mi teneva abbracciato, con la mia testa totalmente coperta dai suoi seni, che nel frattempo avevo preso a baciare avidamente, leccando e succhiando areole e capezzoli senza capire granché. Dopo qualche istante, ripresi consapevolezza del momento e – non volendo concludere in maniera troppo affrettata – presi a baciarle le orecchie e il collo, abbracciandola forte e cingendole i fianchi con le mie grandi mani. La sentivo ansimare – seppur con molta misura – e mi accorsi che stava gemendo anche lei. Questo mi diede la capacità di continuare a perseverare nel tentativo di allungare questi attimi di sublime godimento reciproco, cercando di massaggiare a mia volta il corpo di quella Venere che ora tenevo avvinghiata a me. Conoscendo bene le regole del gioco, non mi spingevo oltre al fare quanto descritto, evitando qualsiasi altro movimento o atteggiamento che potesse destare fastidio o che potesse essere considerato di cattivo gusto. Con mia grande sorpresa, Giada mi diede un bacetto sulle labbra, interrompendo proprio la mia esplorazione del suo collo. Mi prese il mento e lo portò all’altezza del suo, favorendo un bacio misto tra bacetto a stampo e limonata tra fidanzati. Un bacio di media intensità, che ripetemmo una decina di volte nel corso di un minuto, proprio come due sconosciuti che cominciano a fare conoscenza reciproca. Ero al settimo cielo, mi sentivo come se avessi in corpo un misto di adrenalina e serotonina, ebbro di felicità. Come succede spesso ai maschi in astinenza da troppo tempo, fui preso dall’eccitazione provocata dall’inaspettata situazione e con foga presi a palpare quegli enormi seni, non sapendo se prenderli tra le mie fauci o massaggiarli sensualmente. Giada mi lasciava fare, ansimando delicatamente e sospirando ad ogni mia suzione delle immense areole, curiosamente poste un po’ di lato delle giganti mammelle che le sostenevo con entrambe le mani. Non erano trascorsi più di quattro o cinque minuti da quando avevamo iniziato la fase ludica, che Giada prese a masturbarmi, dapprima delicatamente, poi con sempre maggiore intensità, chiedendomi se fosse di mio gradimento inserire il pene tra i propri seni. Sempre più eccitato e sentendomi approssimare al punto di non ritorno, non me lo feci ripetere un’altra volta e afferrai con entrambe le mani i suoi meloni giganti, all’interno dei quali Giada inserì il mio turgido membro, che scompariva e appariva a intermittenza, come un fungo enorme e paonazzo che sbuca tra il fogliame del bosco. Giada continuava ad ansimare impercettibilmente, ma accorgendosi improvvisamente che stavo per venire, si sintonizzò con il mio ansimo e prese a incoraggiarmi con espressioni gergali rumene, tanto che non riuscii a trattenere un “ahhhhh” liberatorio, mentre finalmente potevo abbandonarmi al piacere tanto agognato in uno spasmo prolungato e libidinoso. I suoi seni gocciolavano vistosamente materiale biancastro, la sua espressione contenta si posò sul mio viso ancora contratto dagli spasmi del godimento provato, dicendo qualcosa che ho dimenticato, tanto ero preso dalla trance del momento. Ero esausto, incredulo e sinceramente molto provato da una sessione che non avrei mai immaginato si sarebbe svolta con tale reciproco trasporto, ma che purtroppo si era conclusa troppo presto. Giada era abituata a questo genere di cose e si vedeva che era a suo agio, probabilmente le era piaciuto il momento trascorso assieme, tanto che si disse dispiaciuta della mia precoce venuta. Si era detta sicura che le prossime volte avremmo cooperato per fare in modo di prolungare ulteriormente anche la fase dedicata all’intrigo finale. Quasi non credevo alle mie orecchie quando disse così, poiché ero certamente convinto sin dall’inizio che questa Venere dei massaggi mi avrebbe deliziato con la sua fisicità, ma non pensavo che intendesse personalizzare a tal punto il massaggio. Avevo immaginato un setting più professionale e distaccato, mentre ero adagiato in una sorta di talamo del peccato. Mi dissi che probabilmente la massaggiatrice era di buon umore e che ero stato molto fortunato, perciò mi infilai contento sotto la doccia, mi rivestii e con mia sorpresa Giada mi trattenne altri dieci minuti a parlare con lei del più e del meno. Wow! La salutai calorosamente, sentivo che ero in compagnia di una bella persona e che tra noi si era creata una bella sintonia.
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Circa un paio di mesi dopo mi recai da Giada per un’altra sessione di massaggi rilassanti e con mio sommo stupore devo riconoscere che andò addirittura meglio della prima volta.
La prima parte del massaggio si svolse esattamente come già avvenuto la prima volta che mi ero affidato alle mani di Giada. Giunti che fummo al fatidico momento del “puoi girarti”, la situazione che si presentò fu molto piccante, dal momento che una volta in posizione supina Giada si tolse anche gli slip, rimanendo totalmente ignuda di fronte a me. Non sapevo cosa dire, provai un mix di sensazioni di stupore, eccitazione e di voglia di esplorare quel corpo che lentamente scivolava sopra il mio. Anche in questo caso la situazione era fin troppo hard rispetto a quella a cui ero preparato, al punto che mi accorsi – mentre i nostri corpi avvinghiati si toccavano e le mie mani si muovevano da tutte le parti in esplorazione – che all’altezza della zona tra le natiche e le gambe Giada era bagnata. Immaginavo fosse la crema con la quale ero stato massaggiato durante la prima parte, ma fu allora che successe qualcosa di inaspettato. Con una naturalezza che non mi sarei mai aspettato, Giada si sistemò su di me, spostandosi un pò lateralmente e aprendo parzialmente le cosce che le stavo accarezzando (come avevo fatto anche la prima volta), in modo tale che potessi proseguire il massaggio con la mia mano anche oltre gli orizzonti appena esplorati. Le chiesi cosa volesse che facessi: mi guardò in faccia con un sorriso un po’ timido e mi disse “continua dove vuoi tu”. Ero talmente preso dalla situazione che non capivo più niente, perciò fu lei che inizialmente prese a darmi qualche bacio, mentre le mie mani cominciavano a tastarla dappertutto. Mi avvicinai alle natiche, che presi da dietro con vigore, mentre eravamo ancora fusi in un bacio più appassionato dei precedenti. Mi ero accorto che stavolta Giada non aveva più le labbra serrate, tanto che si spingeva a provocarmi, mordicchiandomi delicatamente il labbro inferiore. Fu allora che la mia mano destra scivolò letteralmente negli interstizi più reconditi di quel tornitissimo fondoschiena, un paio di chiappe toniche e sode che sembravano scolpite nella pietra. Era bagnata fradicia e non si trattava della crema usata per il massaggio, poiché proseguendo con le mano arrivai proprio a lambire delicatamente con le mie dita l’orifizio più antico del mondo, e fu allora che sentii la consistenza del piacere. Ora la sentivo ansimare sommessamente, sentivo che godeva ad occhi chiusi, concentrata come in un rito trantra. Inevitabilmente la mia mano scivolò nella sua cavità vaginale: era completamente bagnata e mi ritrovai le dita a mollo in un lago di umori. Quasi spaventato di una possibile reazione negativa della massaggiatrice, ritirai immediatamente le dita. Giada non disse nulla, anzi prese ad abbracciarmi forte, chiedendomi di stringerla a mia volta, e così feci. Eravamo entrambi come presi da uno stato di trance, il mio cazzo pulsava come fosse in preda all’impazzimento, non avevo preventivato una situazione del genere e non ero ancora pronto a gestirla. Non sapevo cosa fare e in che modo sarebbe proseguito quel momento magico. Lei si era leggermente staccata da me, spostandosi con gli occhi semichiusi verso il mio pene in erezione marmorea, con le mammelle enormi che indietreggiavano su e giù sopra il membro, coprendolo e proteggendolo dal mondo e dall’imminente eruzione. Non scorderò mai quello che è successo di seguito, un momento durato complessivamente non più di un minuto. Giada sembrava totalmente concentrata, come in un mantra indiano, come se la sua coscienza fosse sospesa tra il dare piacere e il riceverlo senza riserve. Mentre fissavo le sue poppe ondeggianti, quella fantastica geisha si avvicinò con la bocca al pene in erezione verticale, lo prese con la una mano alla base e cominciò con le labbra a baciarlo delicatamente, dalla base alla cappella, sino ad arrivare a saggiare il glande, che in un batter d’occhio scomparve dentro le sue calde labbra. A un certo punto, quasi incredulo rispetto a quello che stava succedendo, mi accorsi che il piacere era giunto al culmine, tanto che Giada ebbe un sussulto, come svegliandosi anche lei dalla trance che sembrava averci rapito. Si staccò dal membro violaceo e scappellato, lo afferrò con la mano sinistra masturbandomi delicatamente, mentre mi guardava negli occhi con lo sguardo del piacere, ansimando compiacente e sussurrando maliziosamente parole rumene a me incomprensibili. Ero a tal punto all’apice del godimento che venni copiosamente sulla sua mano e sul suo florido petto, imbrattandolo di crema bianca e densa. Non riuscivo a smettere di godere, tanto che dopo parecchi secondi in cui lo sperma continuava a fuoriuscire dal mio membro, Giada si mise a ridere dolcemente, con quella espressione furbetta che avevo imparato a riconoscere e che le dipingeva quel viso meraviglioso. “Mamma mia, non smette più!”, esclamò a un certo punto con una risata seguita da un “mmmh” di approvazione libidinosa. La mia mano destra era rimasta attaccata al suo seno sinistro, sostenendone con presa sicura il peso. Ancora tremante per l’eccitazione provata, baciai Giada sul collo, tentando di esprimere un po’ goffamente – ma affettuosamente – il mio sincero ringraziamento.
Mi misi a ridere con lei, avevo espulso una quantità notevole di liquido seminale, che presentava una consistenza densa e cremosa, come succede quando il rapimento sensuale è vissuto intensamente e la liberazione finale avviene in condizioni di grande appagamento.
Mentre Giada puliva con fogli di carta le inconfondibili tracce del peccato, mi ero disteso supino sul futon, contemplando con sguardo beato il soffitto della stanza. Disbrigate le operazioni di pulizia, Giada si distese accanto a me completamente nuda, chiedendomi di abbracciarla, mentre con un asciugamano copriva il mio fallo spelacchiato e ancora semi gonfio. Presi ad accarezzarle la testa e le braccia, mentre lei muoveva la sua mano in prossimità del mio stomaco in un movimento centripeto, come una balia massaggia un bambino che deve espellere aria in eccesso dalla pancia. Parlammo di tutto, dalla spiritualità orientale alla politica, sino a toccare argomenti più personali e intimi. Dopo una ventina di minuti ci congedammo: feci la doccia, salutai e uscii di casa sua che era già buio. Guardai lo smartphone, non mi ero reso conto che avevamo trascorso oltre due ore insieme. Due ore di mistica libidine, in cui ero stato ostaggio delle cure amorevoli di una donna sensuale ed esperta, capace come poche di rapirti in un estasi di piacere mistico e condiviso.
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La terza volta è stata quella definitiva, consacrando ai miei occhi questo momento come rituale del piacere per eccellenza.
In una tranquilla domenica invernale chiamai Giada, la quale mi confermò la sua disponibilità a trovarci al pomeriggio, che aveva completamente a disposizione, non essendo previsti altri appuntamenti nella sua agenda. Ero molto contento, poiché sapevo che avremmo avuto a disposizione tutto il tempo per chiacchierare e rilassarci, tanto che decisi di portare con me una bottiglia di prosecco. La prima parte del massaggio seguì il copione delle precedenti sessioni: movimenti intensi e insieme delicati, manipolazione sapiente delle zone con maggiore presenza di contratture e grande dimestichezza da parte di Giada nell’esercitare la giusta pressione con le sue forti braccia. Dopo un lungo periodo di massaggio cervicale, le mani di Giada presero a scivolare lunga la mia schiena, raggiungendo presto le natiche e le gambe, su cui spiccavano dei polpacci piuttosto definiti. In quel periodo effettivamente avevo ripreso ad allenarmi con costanza: facevo ripetute di corsa, esercizi a corpo libero, flessioni e qualche nuotata in piscina. Il mio corpo era così diventato un intreccio di muscoli riattivati e ben scolpiti. In passato avevo praticato vari sport di squadra e soprattutto il nuoto, quindi conservavo una buona memoria muscolare: bastava poco perché la muscolatura del mio corpo esile (appena settantadue chilogrammi per un metro e settantasette) ritrovasse vigore e tonicità. Su tutto il resto, però, spiccava la forma scultorea del mio fondoschiena — che in quanto a sodezza e tonicità poteva in quel momento essere paragonato a quello dei discoboli di Mirone.
Giada prese a commentare il tono della mia muscolatura, proprio come era già successo la volta precedente. Quasi in risposta a quelle attenzioni, le mie dita iniziarono a cercare ciò che potevano raggiungere in quella posizione, tracciando lievi sfioramenti sulla pelle delicata di quella creatura venusiana. Aveva gambe tornitissime e un deretano che pareva essere uscito dalla sapiente lavorazione scultorea di Michelangelo.
L’addome appena prominente si protendeva – stringendosi gradualmente – verso il generosissimo seno, ispirando i sogni libidinosi della coscienza felice maschile. Adoro i seni enormi, simbolo di fertilità e di sicurezza infantile: la dotazione mammaria di Giada incarnava perfettamente il mio ideale di erotismo femminile, improntato alle forme generosissime della Venere di Willendorf.
Le mani di Giada presero a muoversi con crescente sinuosità lungo le giunture del mio corpo, tornando più volte — come in un mantra tantrico — sulle linee del mio fondoschiena. Le sue mani indugiavano con sapiente lentezza su quelle forme, per poi scivolare con malizia in carezze proibite tra i testicoli e le cosce, in un vortice di tocchi e sensazioni a cui nessuno avrebbe potuto resistere troppo a lungo.
Nel frattempo, le mie mani esploravano continuamente le zone erogene della bella massaggiatrice, che con un cenno del capo mi aveva concesso il permesso di approfondire la scoperta del suo corpo felliniano. La perlustrazione erotica di cotanta bellezza divenne rapidamente uno dei momenti più intriganti, quale eccitante preludio al momento più atteso del massaggio. Le mie dita monelle indugiavano con perizia millimetrica sulle parti più calde e umide del corpo di Giada, inerpicandosi tra le giunture delle gambe e soffermandosi a tastare delicatamente i punti di intersezione tra le natiche e il pube, già bagnate e calde. Giada prendeva posizione in ginocchio attorno al mio corpo, prendendomi le braccia e portandole al suo seno, in un movimento sinuoso in cui percepivo tutta la tensione erotica del momento. Il pene in piena erezione cominciava a dolermi, così che dovetti spostarmi leggermente sul fianco per alleviare la sensazione di eccessiva pressione. Giada se ne accorse e mi sussurrò in un orecchio che potevo girarmi, mordicchiandomi il lobo con fare malizioso e birichino.
Adoravo quel suo modo di interagire, glielo dissi sorridendo – ebbro di piacere – mentre mi giravo per l’intrigo imminente. Ormai mi era chiaro che Giada era contenta di contribuire al piacere del cliente, soprattutto di quelli che stimava e di cui si fidava maggiormente. Si interessava di cultura indiana e tibetana, perciò aveva appreso l’arte della seduzione orientale, tanto che le riusciva molto bene l’esercizio di ritardare il piacere (suo e dell’altro) per conseguire il massimo piacere possibile. Era una vera artista in questo, e il suo intento era quello di portarmi verso questo mirabile traguardo. Mentre mi stavo girando dalla posizione prona a quella supina, mi sussurrò nelle orecchie alcuni brevi e mirati consigli sulla continuazione della pratica che stavamo per cominciare: dovevo sintonizzarmi con lei, cercando di concentrarmi sulla sincronia dei nostri respiri, provando a esplorarci in piena libertà. Non feci in tempo a realizzare quanto Giada mi aveva appena detto, che già me la ritrovai interamente sopra di me, mente si toglieva come di consueto la sottoveste di pizzo nero. Senza dire una parola, si tolse anche il reggiseno e gli slip, che lanciò in maniera sbarazzina dietro di sé e che si incastrarono casualmente tra le dita del mio piede sinistro. Si mise a ridere con sguardo divertito e compì una torsione da trapezzista per sfilarmi le mutandine nere dall’alluce. Quel movimento mi permise di osservarla nella penombra della stanza in tutto il suo femminile splendore, una dea rumena stava per concedersi a me per quel momento tanto atteso in cui avremmo consumato assieme il frutto proibito del peccato.
Un seno enorme e ancora floridissimo ondeggiava sopra la mia testa, coprendo il mio busto interamente. Giada mi teneva sequestrato come uno schiavo legato al talamo del piacere, in attesa di essere torturato e di morire di libidine.
Non rimasi a lungo in quella posizione, volevo fronteggiarla, farle capire che potevo tenere il suo ritmo e se possibile metterla in condizione di lasciarsi andare per godere assieme di quel momento magico. Presi a sussurrarle nelle orecchie versi inequivocabili e parole piccanti, cercando di spezzare la resistenza che le volte precedenti aveva confinato quel momento al soddisfacimento prevalente del mio piacere. Giada si mise a ridere, mantenendo però il suo consueto aplomb. Era una guerriera in fondo, abituata a dominare e gestire situazioni complesse nella sua vita, perciò non era facile – nonostante l’ottimo rapporto di reciproca fiducia che avevamo instaurato – cercare di trasformare il suo massaggio nei miei confronti in un momento i cui anche lei si sentisse pienamente coinvolta. In fondo Giada prediligeva dominare e controllare la situazione, aveva una capacità sopraffina di guidare quei momenti di intenso piacere, conducendo lei il gioco e cercando di soddisfare il piacere altrui. Ma avevo percepito già dalla prima volta che con me sentiva di potersi lasciare andare un po’ di più, tanto da avermi confidato che non tutti i suoi clienti potevano vederla senza mutande, e questo era un ottimo segnale.
Ora eravamo abbracciati, un’unione sensuale che mi trasmetteva sensazioni di piacere e di arcana fusione, quel calore che forse non avevo potuto ricevere in epoche remote. Prese a tastare i miei bicipiti e i muscoli pettorali, commentando sommessamente che le risultavano molto gradevoli da accarezzare.
Ci baciammo, questa volta con tanto di lingue intrecciate, generando un attimo di imbarazzo reciproco e di riassestamento immediato nella classica posizione del loto, in cui Giada aveva il pieno controllo della situazione. Ne approfittai per liberare tutta l’energia tantrica che avevo necessità di sprigionare, presi con entrambe le mani i suoi seni e iniziai una lenta e mirata suzione delle areole e dei capezzoli, alternando l’utilizzo della lingua con la pressione delle labbra sulla sua pelle lievemente profumata. I capezzoli erano turgidi, sentivo quasi il suo cuore battere e avvertivo distintamente i suoi ansimi: Giada si lasciò sfuggire un fremito di piacere, in concomitanza di una delle mie leccate più prolungate. La baciai sul collo e lungo le sue forti braccia, intrecciando affettuosamente le mie mani alle sue. Percepivo finalmente che il nostro rapporto stava evolvendosi verso una maggiore sintonia erotica e una maggiore fiducia, come comprovato anche dall’intesa che stava rapidamente nascendo tra noi. A un certo punto le sue mani si staccarono dalle mie, per raggiungere prontamente il mio membro, quasi a volersi assicurare che l’erezione non perdesse di vigore. Ero talmente in estasi che – per evitare di capitolare precocemente – mi prodigai per cambiare posizione, riuscendoci finalmente per la prima volta. Un fremito mi percorse la schiena: io e Giada eravamo l’uno di fronte all’altro, in ginocchio sul futon madido di umori, nudi e completamente a disposizione. Mi gettai sul suo collo, come un amante con la propria amata in una passione travolgente. Mordicchiai l’orecchio destro, ripassai le sue guance profumate e la baciai ardentemente come se fossimo amanti, cercando un’impossibile corrispondenza amorosa. Giada ricambiava il gesto passionale, non senza una certa reticenza a prendere iniziativa in quello che era in quel momento un mio chiarissimo gesto di passione erotica. Aveva gli occhi socchiusi, teneva le mani sui miei fianchi e saliva sino alla mia testa, accarezzandomi i capelli con le sue dita esperte. Ero molto preso dal momento di furore erotico, perciò seguitai a palpare Giada, portando le mie lunghe braccia sino alle sue natiche, che mi accinsi ad afferrare con vigore in una presa decisa, mentre le mie labbra si muovevano lungo la linea sinusoidale delle mammelle. Giada emise un gemito prolungato di godimento, mi chiese di stringerla forte e così feci per momenti che mi parvero interminabili. Sentivo le fattezze dei suoi arcigni glutei e i muscoli possenti della sua schiena levigata: pareva una statua di marmo scolpita dal Bernini. Non riuscivo letteralmente a staccarmi da lei, con la testa ricoperta da quelle immense montagne di carne e le mani che andavano in esplorazione da tutte le parti. Riuscii quasi furtivamente a penetrare con un l’indice e il medio della mano sinistra all’interno della cavità vaginale, cercando di massaggiarla delicatamente. Compresa la mia voglia irrefrenabile di esplorazione del suo corpo, Giada mi prese le dita e le portò lungo il perimetro delle grandi labbra, chiedendomi di insistere su quella zona e sul clitoride. Non me lo feci ripetere un’altra volta e mi cimentai in questa ardimentosa operazione di massaggio del perineo, che in passato avevo già praticato e che non pensavo Giada potesse gradire così tanto da gemere quasi spasmodicamente a ogni movimento circolare. Sentivo l’odore gradevole dei suoi caldi umori, che sgorgavano come una cascatella dalla fonte vaginale. Per ricambiare il servizio di cui aveva appena usufruito, Giada si spostò lievemente di lato, afferrando il mio uccello in tiro e scappellandolo con un’esperta e partecipata manovella, mentre io riprendevo a succhiarle ogni centimetro delle sue devastanti mammelle.
In quegli istanti di mutua partecipazione alla pratica erotica iniziavo a comprendere come anche lei fosse realmente interessata a esplorare quel rapporto tantrico che stavamo, di fatto, intraprendendo insieme. Intuivo anche le sue comprensibili reticenze, tipiche delle persone in cui sensibilità personale, alto grado di consapevolezza professionale e ricerca di un erotismo vissuto intimamente si fondono in una sintesi che richiede molta ricerca ed esercizio, e che necessita di condizioni precise per potersi realizzare.
Dopo qualche minuto, Giada mi spinse nuovamente in giù, facendomi distendere in posizione supina; il suo sorriso e la sua dedizione erano davvero ammirevoli e suscitavano in me un misto di ammirazione e di emozioni e sensazioni molto difficili da descrivere. Le sue tette ondeggiavano pericolosamente sopra la mia faccia: presi a succhiarle avidamente, mentre lei si muoveva su e giù, simulando con lentezza una vera e propria cavalcata molto sensuale. Ero in estasi: strinsi forte le sue natiche con una mano, mentre con l’altra tenevo vigorosamente una mammella, quasi come uno scalatore afferra l’appiglio più solido. La sua vagina prese a strisciare più volte sul mio durissimo pene, che permaneva faticosamente in una tensione estenuante ed era costantemente sollecitato dai movimenti ravvicinati del suo bacino, rischiando più volte di penetrare in esso. Sentivo il “ciac-ciac” del liquido e degli umori che fuoriuscivano dai nostri sessi in continuo e di vicendevole sfregamento, in un tripudio erotico generato dalla congiunzione sessuale dei corpi. Giada continuava imperterrita nella sua azione di simulazione dell’orgasmo, voleva portarmi allo sfinimento e ci stava riuscendo perfettamente. Dopo qualche minuto mi alzai ancora una volta a metà busto sul futon, poiché temevo di essere quasi giunto al capolinea di questo incredibile viaggio del piacere.
Era lei che dominava la situazione, perciò questi miei cambi repentini di posizione volevano essere un modo per non dargliela vinta troppo presto. La guardai in faccia e intravidi un sorriso furbetto tra i capelli lisci e neri, madidi di sudore e sparsi tra la fronte e le sue spalle. Giada aveva un’espressione che sembrava molto concentrata sul proprio stato di eccitazione (che cercava di non rendere eccessivamente manifesto); al contempo la percepivo davvero contenta di prendersi cura della mia persona e della mia soddisfazione sessuale.
Nel bel mezzo di quel mistico momento di fusione erotica, Giada si abbassò – come aveva già fatto in precedenza – per raggiungere il mio pene, ormai totalmente scappellato e in preda a fremiti e spasmi di piacere. Lo prese delicatamente in mano, piegata completamente su di esso quasi in adorazione e mormorando quasi tra sé e sé: “è duro, mmm”. Premette le sue labbra sul glande paonazzo, scendendo sino alla base del prepuzio. Percepivo con sofferenza tutti i 17 cm del mio membro levigato che premevano sulla sua bocca e speravo segretamente che le sue fauci si aprissero per l’inevitabile e appetitoso boccone, poiché tale gesto avrebbe sancito la fine dei giochi. Giada continuò per qualche secondo con una dolce e sensuale masturbazione, intervallata da qualche lieve sfioramento delle sue labbra alla base del fallo. Si avvicinò nuovamente al glande, stavolta suggendolo appassionatamente tra le proprie labbra, proprio come in una scena hard dei migliori sceneggiati a luci rosse. Ero incredulo, non avrei mai immaginato che Giada potesse arrivare a tanto: la guardavo mentre aveva gli occhi socchiusi e mi venne una gran voglia di eiaculare.
Prima che l’irreparabile succedesse, Giada si allontanò con movimento elegante dal mio bacino, portando gli enormi seni penzolanti sul mio pene eretto e accompagnando con ansimi accentuati lo sfregamento dell’arnese tra le proprie tette. Stava di fatto simulando un orgasmo in maniera molto autentica, tanto che presi anche io ad ansimare con partecipazione, a tempo con il suo respiro profondo e sensuale. Il mio pene livido e marmoreo spuntava dentro e fuori dai seni turgidi di Giada, in un movimento alternato continuo e a tal punto sublime che dopo alcuni secondi di agonia un fiotto bianco fuoriuscì potentemente dal mio prepuzio, bucando come una cascata bianca la riga dei suoi seni e cadendo sul futon – all’altezza della mia spalla sinistra. Giada si lasciò sfuggire un’espressione di sorpresa, probabilmente non aspettandosi un getto di sperma così intenso e abbondante. Seguitai a sborrare, preso da spasmi di intenso e incontrollabile piacere: i successivi fiotti furono minori per intensità, irrorando buona parte della dotazione mammaria di Giada e del mio pube, mentre il mio corpo – in preda a convulsioni di piacere – si contorceva con potenti spasmi che stentavo a trattenere. L’orgasmo era stato molto intenso e si protrasse per quasi un minuto. Giada sorrideva con un’espressione mista tra il compiaciuto e l’incredulo, mentre il mio sperma denso gocciolava copiosamente dalle sue floride ed eburnee mammelle.
Fu un momento di estremo piacere, tanto da avvertire il mio corpo completamente svuotato dal carico dell’attesa e totalmente soddisfatto da quegli attimi di mistica e sensuale partecipazione.
Giada aveva compreso il mio stato fisico e mentale, così mi lasciò riprendere rimanendo qualche minuto in silenzio e pulendo entrambi dalle secrezioni schizzate un po’ dappertutto. Mi ci volle un pò per riprendermi dallo sforzo godurioso, così Giada mi fece sdraiare sul futon ricoperto di carta pulita e ci mettemmo uno di fianco all’altro nudi, come due fidanzatini dopo aver fatto sesso. Ero davvero stravolto dal piacere, non pensavo di poter arrivare a questo livello di tensione sessuale cin lei. Non c’erano altri clienti dopo di me, perciò provai a rilassarmi e presi ad accarezzare Giada sui capelli e sulla pancia ignuda, mentre lei copriva entrambi con una copertina calda di ciniglia. Rimanemmo così per oltre venti minuti, parlando di varie cose e riflettendo sull’importanza di dedicarsi alla meditazione e all’appagamento sessuale reciproco, convenendo sul fatto che anche un abbraccio può avere una forte valenza sensuale, se avvertito come tale da entrambe le persone. Nel frattempo Giada continuava ad accarezzarmi la zona inguinale, con movimenti molto lenti e mirati a sfiorare le zone più erogene nei pressi del mio bacino, facendomi rilassare a tal punto che non avvertivo alcuna sensazione o stimolo che potesse indurmi nuovamente alla ricerca del piacere. Giada era molto esperta nell’arte della seduzione, sapeva come attivare il piacere nell’altro, così quasi senza accorgermene mi stava portando nuovamente in uno stato di eccitazione quasi inconsapevole. Credevo volesse continuare ancora questa operazione di graduale seduzione, ma a un certo punto si rese conto che erano trascorse oltre due ore da quando ero arrivato e mi disse un po’ dispiaciuta che l’aspettava la figlia a casa per cena.
Mi è rimasto il rovello di quel secondo round mancato, un’occasione per approfondire la conoscenza di una bella persona come Giada, una dea della seduzione proprio come piacciono a me.

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