Dal diario di Marco Everhard Dupont, italo-francese giramondo
Camminavo senza fretta nella luce artificiale del centro commerciale di Hurstville. Mi guardavo intorno alla ricerca di quello che era il mio feticcio del giorno. Erano otto mesi che di giorno scrivevo la mia tesi sul relativismo dei comportamenti sessuali, e la sera vagavo per Sydney facendo spola fra alcune coppie di scambisti. E con una simile attività psicofisica, incentrata sul sesso, ero diventato dipendente dalla situazione sessuale e dalla scarica di endorfine dell’orgasmo. Ma avevo la fortuna di essere un sessodipendente piuttosto eclettico. E, dicevo, il mio feticcio del giorno era quel tipo di tailandese o coreana bassa e tracagnotta, la volevo con il caschetto nero lungo e le tettine a pera e le gambe corte. Non so perchè. Certi giorni propendevo per i seni enormi e pesanti delle anglosassoni mezze obese della working class, adoravo le loro chiappe sovraccariche e rosee. Altre volte cercavo le indiane, i loro lineamenti paradisiaci sulla pelle bronzea. Ma oggi volevo una piccola asiatica forte di gamba. E mentre ragionavo già barzotto sul programma della serata, la vidi.
Si avvicinava in direzione opposta. Jeans a zampa, top bianco. Una seconda di seno, gambe affusolate, pancia piatta. Capelli neri holliwoodiani anni ’20 e il viso che avrebbe Brian Molko dei Placebo se fosse ancora più femminile. Aveva un naso all’inglese fine ed appuntito, occhi verdeazzurri, carnagione chiara. E a quel punto la stavo fissando e mi passò accanto incrociando il mio sguardo. Sorrise con malizia, si mordicchiò il labbro e abbassò lo sguardo passando oltre. E a quel punto dimenticai le fantasie di piccole asiatiche, mi fermai ed invertii la rotta. Lei era una decina di metri davanti a me, il culo a mandolino ben muscolare, la camminata sculettante di anche acerbe ma sinuose nei movimenti. E a quel punto, forse a cercarmi con lo sguardo, si girò appena, mi vide e di scatto le feci cenno di aspettarmi, sorridendo. Accelerai mentre lei si fermava e faceva l’espressione di chi non capisce, o fa finta di non capire.
-Non ci siamo visti a Bondi Beach, noi?-
-No,- fa lei, aggrottando le sopracciglia. -Non credo che ci siamo mai visti.-
-Strano, hai l’aria così familiare. In qualche bar? In un caffè?-
-Non credo,- fece lei, e per un istante ebbi la sensazione di perderla dietro ad un muro difensivo,-ma cos’è che vuoi?- mi chiese con gli occhi maliziosi di prima. Io mi strinsi nelle spalle e la invitai per un caffè. Lei guardò in alto come chi ci pensa su, o fa finta di pensarci su, poi scrollò il capo su un lato e fece una smorfia con la bocca, disse -perchè no? Io mi chiamo Crystal.-
Caffè. Caldo, lungo, debole da bere a sorsi. Altro che espresso. La guardavo scorrendo gli occhi lungo i suoi tratti. Deglutiva caffè. E fu allora che mi resi conto del suo pomo d’adamo. Che cambiò d’imprivviso il profilo della sua femminilità un po’ mascolina. Il cuore mi batteva forte. Mi ero finalmente imbattuto in una trans da porno, attraente, femminile, sensuale ma al contempo vera, vestita come una ragazza qualunque. La invitai da me con la scusa di uno spinello. Fumammo, raccontai qualche barzelletta a sfondo sessuale tradotta dall’italiano su due piedi. Finito lo spinello, la guardai mentre guardava dal balcone.
-Crystal,- le dissi. Lei rispose con un piccolo mugolio, chiuse gli occhi come per un’ennesima immersione nel benessere del thc. -Vieni qui,- le feci, lei mi si strinse contro e io le misi le mani sui fianchi, la baciai. Bocca dolce, calda, vellutata. Retrogusto di erba e tabacco e caffè. Il suo respiro tiepido che aumentava di ritmo. Le sue mani che mi scorrevano addosso. Le mie su di lei. Il culo ben sodo all’infuori oltre i jeans stretti. Cominciai a spogliarmi e lei mi disse di aspettare.-Devo dirti una cosa,- disse lei senza guardarmi. Io risposi pronto -Crystal, sta’ tranquilla. So benissimo cosa troverò lì sotto. E non vedo l’ora di trovarlo.- Lei sorrise e da quel momento cominciammo a strapparci i vestiti di dosso, vogliosi l’uno dell’altra, annebbiati, eccitati. Lei rimase in tanga di cotone rosa, le tette belle e quasi vere, una seconda tonda da coppa di champagne, puntavano leggermente verso l’alto. Il tanga gonfio del suo cazzo mi attiravi con richiami famiiari. Io intanto ero già nudo e lei me lo succhiava. Bocca esperta e occhi di donna, fame di maschio mai soddisfatto. La tirai in piedi, le sfilai il tanga e mi ritrovai davanti le sue palle piccole, sgonfie in qualche modo, e il suo cazzo sui quindici centimetri, la cappella minuta, appuntita, verso l’alto nell’erezione più femminile, per quanto un’erezione possa essere femminile. Cominciai a succhiarla, con voglia, voglia di solleticare ogni angolo del suo cazzo che mi crebbe ancora un po’ in bocca. Poi era lei che mi pregava di fotterla, con la voce profonda e un po’ roca, tremante di voglia. La misi sulla schiena, le sue gambe sulle mie spalle, le spalmai della glicerina sulla rosa ampia, spinsi appena per sentirla aprirsi e gemere e risucchiarmi dentro di lei. Lei chiudeva gli occhi e si magnuscava il cazzo. Io cominiciai pompare lento in profondità, mirando alla sua prostata con la mia cappella gonfia di desiderio. Lei gemeva -Oddio, si, così, non ti fermare. Scopami, Marco, scopami…-
-Ti piace, Crystal, voglio farti godere…-
-Si, mi piace sentirti dentro, scopami…-
La guardavo. Quando il cazzo le spariva fra le mani, era una delle ragazze più sexy che avessi visto nel giro di mesi. Da altre angolazioni, potevi vedere la luce riflettersi sulla pelle che evidenziava una muscolatura gracile ma pur sempre soda, maschile. Le curve del corpo acerbe nonostante gli ormoni.
-Oddio, ti prego non ti fermare. Scopami. Scopami.- era un rullo compressore. Il suo buco adesso si apriva docile sotto i miei colpi. Mi sfilai da dentro di lei per fare un sessantanove. Avevo voglia di succhiare. L’ano aperto le si contraeva ridimensionandosi progressivamente. Il suo cazzo non del tutto eretto. Era evidente che si stava concentrando sulla mia penetrazione, e anche questo mi sembrò squisitamente femminile. Così la misi a pecorina e le rientrai dentro. Guardare il mio cazzo in tiro inabissarsi nella giuntura delle sue chiappe sode mi eccitava da morire. Il suo culo era caldo e morbido, ben lubrificato, lasciava uscire una schiuma biancastra. Lei, a novanta, ancheggiava e veniva indietro con il culo ad ogni mio affondo per avermi ancora più dentro. Ad un certo punto smisi di pomparla, e sorrisi nel sentire variazioni solo minime, dato che lei andava avanti e indietro con foga, ad ogni colpo andavo a sbattere contro la parete davanti alla sua prostata. Quando sentii lo sperma iniziare ad arrampicarsi lungo il mio cazzo feci per prenderle il suo in mano. Era moscio. Lei mi disse di continuare a scoparla. Aumentai il ritmo in preparazione dell’orgasmo. Lei in pochi secondi raggiunse un climax puramente anale/prostatico, cominciò a tremare, a urlare, a spingere il suo culo contro il mio addome. E non sembrava finire. Man mano che io incrementavo velocità e potenza e foga lei urlava sempre di più, stringeva le mani sulla stoffa del divano, singhiozzava.
-Si, le dissi, ti piace, Crystal?-
-Oh, oddio, oh Marco, vienimi dentro…-
E le venni dentro. Pistonavo al massimo, uscendo completamente ad ogni spinta per poi affondare fino alla curva del retto. Sentii il mio schizzo invaderla, poi le crollai addosso, baciandole la schiena. E quando si girò, mi accorsi che, senza toccarsi il cazzo, era venuta, c’era una piccola chiazza del suo sperma sul divano. Lei mi guardava come fosse grata per qualcosa. Io facevo lo stesso. Mi ero innamorato una volta sola nella vita, di Perla al quinto anno di liceo, ed era cominciata più o meno nella stessa maniera. Mi sentivo vivo.
Dopo il mio incontro con Crystal, la mia mente si era trovata a vagare in direzioni imprevedibili. Era diverso da quando, a St.Etienne, mi ero lasciato andare in esperimenti omosessuali da universitario. Perchè Crystal era femmina, era una donna col cazzo, non un uomo con le tette. Aveva l’animo e la sensibilità della donna, le movenze, la voce, i tratti, perfino, per quanto mascolini. E l’unica cosa che, con mia delizia, aveva di maschile, era la voglia profonda e perenne di sesso. Così ci incontrammo un altro paio di volte nella settimana seguita al nostro primo incontro. La prima volta andammo a passeggiare su Circular Quay e prendemmo un cocktail e finì che era troppo tardi e ognuno tornò a casa sua. E quella notte mi resi conto che stavo uscendo con una trans, che non era solo un esperimento sessuale, era una qualche forma di relazione. Tre giorni dopo finii a casa sua e dopo una cenetta niente male (Crystal mi aveva accolto con tanga, reggiseno di pizzo e grembiulino da cuoca mentre completava una deliziosa quiche) ci lasciammo andare, complice il nero e spess Shiraz di Coonawarra che avevo portato, a una sessione di sesso sfrenato. Indulgemmo a lungo in un 69 ardito, in cui succhiavamo e ci solleticavamo il buco del culo. Le sue palle semivuote mi entravano ambedue in bocca e mi pareva che si eccitasse da matti quando gliele succhiavo forte. Poi ci staccammo e la inculai forte, a lungo, dapprima lentamente, ogni tanto mi sfilavo per vedere il suo buco sformato dai miei colpi, e lei che mi implorava di impalarla ancora.
Insomma, Crystal stava diventando la relazione più seria che avessi avuto in Australia, e mi stava distogliendo dal mio ormai abituale giro di coppie scambiste.
E di Crystal mi innamorai (se così si può dire) qualche giorno dopo. Avevamo avuto dei discorsi sulle mie fantasie, le avevo detto che mi sarebbe piaciuto averla dentro, che ero stato scopato da uomini, e da donne con falli di plastica, ma che il cazzo di una donna in culo non l’avevo mai avuto. Lei aveva nicchiato e la cosa sembrava morta lì. Ma per il nostro quarto appuntamento, mi presentai a casa sua in jeans attillati e canottiera bonds, e senza mutande su sua esplicita richiesta. E lei non era sola. C’era una ragazza tailandese insieme a lei, minuta, non più alta di uno e cinquantacinque, con i lineamenti marcati e la pelle olivastra, il trucco leggero ma mignottoso quel che basta. Me la presentò. Questa è Kim, mi disse Crystal, baciandomi e infilandomi la lingua quasi in gola. Ti va se gioca con noi? Io le guardai entrambe, curioso ed incerto, e mi resi conto che avrei ben voluto scoparle tutte e due. Allora Crystal cominciò a spogliarmi e mi disse di spogliare Kim. Fu facile, dato che quella indossava soltanto un vestitino verde pastello con spessa una cintura nera e dorata. Non aveva il reggiseno, e aveva seni acerbi e puntuti, il corpo d’adolescente. Le sfilai il tanga e mi ritrovai davanti, con mia sorpresa, un cazzo. Piuttosto piccolo, ma un cazzo. Capii che era una Ladyboy, come chiamano le trans asiatiche. Ed era ancora più femminile di Crystal. Le due dovevano aver preso della coca, o della speed, perchè erano frenetiche ed aggressive. Dopo una pomiciata a tre con petting molto spinto e toccamenti e leccate varie mi ritrovai con la braccia legate dietro la schiena, bendato, messo a pecora con la pancia sopra una pila di cuscini. E Crystal mi sussurrò all’orecchio -Adesso vediamo se ti piace davvero prenderlo nel culo, amore…-
Io tremavo d’eccitazione. Sentii una mano spalmarmi qualche unguento sul culo, e un’altra, che capii essere di Kim dalle lunghe unghie laccate, che mi apriva la bocca e mi ci infilava un cazzo mezzo moscio. Cominciai a leccare, succhiare, ma non avevo l’uso delle mani ed era difficile drizzare il collo a dovere. Kim se ne rese conto e prese a tenermi per le orecchie, sbattendomi su e giù sul suo cazzetto ormai quasi duro. Era fantastico. Riuscivo a prenderlo tutto in bocca. Quando affondavo, sentivo i peli radi del suo pube solleticarmi le labbra, la sua cappella pulsarmi in fondo alla gola. Crystal mi penetrò lentamente, da dietro, sculacciandomi, con penetrazioni dolci e regolari, lo sfilava quasi del tutto e poi quando affondava indugiava dentro, mi premeva contro la prostata. Io gemevo, incapace a parlare perchè Kim mi scopava in bocca fin quasi a soffocarmi. Era buio. Era caldo. Ero sudato e tutto quel che il mio cervello elaborava erano i colpi fatati di Crystal che con il suo cazzo non troppo grosso mi scopava in culo, e le mani di Kim che con forza insospettabile mi muovevano la testa, mentre lei faceva avanti e indietro col bacino scopandomi la bocca. Sentivo i gemiti di etrambe, sentivo quelli emessi da me. Dopo nemmeno cinque minuti ero già sull’orlo dell’orgasmo. Kim dovette eccitarsi a quella vista, perchè mi venne in bocca. Emise grida acute e sottili, poi lasciò la presa ma restò lì, io che le leccavo il cazzetto che già sgonfiava, lo riprendevo in bocca e lei gemeva ancora un po’. Io ero in uno stato incredibile. Stavo costantemente per venire, ma non potendo toccarmi, sembrava che il mio orgasmo si stesse accumulando sotto pressione da qualche parte fra il mio cazzo e il mio culo. Neppure quando Crystal mi venne in culo, facendomi sentire il suo fluido caldo dentro, riuscii ad eiaculare. Kim mi infilò la lingua in culo per raccogliere lo sperma dell’amica. Dopodichè mi tolsero la benda, senza però liberarmi le mani. E le due, appagate e sorridenti, si inginocchiarono davanti a me, succhiandomi una il cazzo, l’altra le palle. Poi mentre Crystal si dava da fare con crescente abilità sulla mia asta ora ben turgida, Kim prese un piccolo dildo e cominciò ad infilarmelo nel culo già piuttosto slabbrato. Sembrava che vedesse ai raggi x, sapeva esattamente come inclinare quell’affare per premere contro la prostata. Il mio orgasmo, accumulato come energia potenziale per dieci minuti, riprese a farsi strada. Io tremavo di piacere e ad un certo punto cominciai a urlare, latrare, gemere, ululare, e Crystal si infilò il mio cazzo fino in gola con un conato, e venni, scosso e tremante e sudato e ovattato. E quando riaprii gli occhi vidi quelle due incantevoli creature baciarsi con il mio cazzo fra le loro labbra, contendersi le gocce di sperma per poi mescolarle nelle loro bocche con i loro baci. Avrei voluto restare sempre lì, con le mani dietro la schiena, Crystal e Kim in ginocchio davanti a me a bere i miei umori dopo avermi scopato davanti e dietro.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…