Per quest’anno io e la mia compagna siamo andate al solito in vacanza in Croazia sull’isola di Cres; solitamente per motivi economici campeggiamo ma quest’anno convinte da un amico che c’era già stato l’anno scroso abbiamo deciso di andare in un albergo e la scelta si è rivelata vincente.
Anche se non abbiamo potuto praticare una vacanza en plein air dato che in città non si può stare nude, a me non dispiacerebbe ma pare controproducente per via della polizia, comunque abbiamo trovato il modo di divertirci lo stesso.
L’albergo scelto è a soli duecento metri dal lungo mare che costeggia la spiaggia artificiale, si scende per una ripida stradina e si è di fronte al mare, dopo la prima giornata esplorativa abbiamo visto che si poteva fare il percorso anche col solo bikini e dato che io amo indossare perizomi ho scelto di usare un pareo.
Non sto qui a dilungarmi su me e la mia compagna che io chiamo Giò su come abbiamo preso il sole, lo abbiamo fatto come tutti sdraiandoci sulla comoda sabbia, no quello che vi interesserà conoscere è il dopo.
Nella cittadina di Cres ci sono come è normale in queste città turistiche, molti localini dove mangiare e divertirsi; fatta una doccia in albergo ci vestiamo discretamente per andare a trovare un locale dove mangiare, niente di conturbante, in programma c’era solo la cena e una passeggiata serale, in realtà andò diversamente.
In realtà la cena si svolse normalmente senza strane iperboli alcoliche o culinarie, ceniamo alle otto e poi ci avviamo per visitare le vie del centro che sono molto carine e caratteristiche, mentre che camminiamo notiamo diversi bar sul porto, io dico che vorrei un gelato ma Giò opta per una birra; come una birra, faccio io, dai non vorrai mica ubriacarti.
Ma Giò è irremovibile, dice che dopotutto siamo in vacanza, che è da giugno che agognava la vacanza e che quindi vuole viverla in modo pieno e intenso, o be pieno e intensamente a bere e vomitare? Faccio io.
Ma niente da fare e così ci facciamo portare due boccali di birra in un bar del porto, siamo come due pirati, assaporiamo la birra guardando le barche nel porto di sera. Ah la nostalgia per le epiche imprese.
Così mentre medito sulle imprese passate e future sussulto quando sento il piede di Giò che sfiora la mia gamba, che idiota che sono, mi ero persa davvero nei pensieri, comunque le sorrido e sto al gioco, le coccole mi piacciono e quindi allungo un braccio attraverso il tavolino e prendo una sua mano nella mia sorridendole.
Finiamo la birra, paghiamo il cameriere e ci avviamo verso il porto grande abbracciate, non pensavo a nulla, non mi importava nulla se non stare lì con Giò in quel momento e mentre che camminiamo dilungandoci verso il lungomare la Giò all’improvviso mi strattona per entrare in un altro bar, sono allibita non l’ho mai vista così, e vuole un grappino, hei fra noi due la friulana sono io le dico ma non sente ragioni.
Si scola il grappino invero forte, anche io ci appoggio le labbra anche se so già che qui le grappe sono ultralcoliche, Giò è decisamente su di giri, mi attira a se e si aggrappa al mio braccio per non cadere, pago io ovviamente e usciamo.
A questo punto vorrei tornare in albergo, la salita è lì davanti a noi e Giò non è in condizioni di continuare la serata, anzi io sto già pensando alla faticaccia che dovrei fare per portarla fino in camera, ma lei mi trascina verso il lungomare, vieni mi dice, voglio andare di là e indica il lungomare deserto avviandosi barcollando in quella direzione, io la seguo non vorrei che cada in acqua.
Arriviamo ad una svolta dove c’è solo un muretto ed un lampione dall’altra parte della stradina, abbiamo percorso non so come almeno un centinaio di metri, ridendo, anche io mi faccio prendere dall’atmosfera e rido volentieri; mi siedo sul muretto e guardo Giò che fa la scema sul bordo della strada, poi cade sulla sabbia, allora mi alzo, la prendo per un braccio la rimetto in piedi e la porto con me al muretto.
Io mi siedo e lei si mette davanti a me in piedi, si appoggia al mio corpo e vuole baciarmi ma sbaglia mira e mi da una testata, io sono un po’ scocciata ma rido, mi rendo conto che la situazione è ridicola, poi prendo la testa di Giò e la bacio.
Lei si stacca un attimo, mi sorride e poi mi ribacia questa volta con molto più ardore e io lascio entrare nella mia bocca la sua lingua che sa di amaro e di grappa, non mi importa la succhio e poi mulinello la mia insieme alla sua, mi piace troppo baciarla così e so che anche a lei piace molto.
Poi Giò si mette seduta accanto a me e inizia ad accarezzarmi le gambe, io ci sto, non c’è nessuno per strada e la situazione inizia ad eccitarmi, mi bacia il collo e mi accarezza una gamba nuda sotto la gonna, che si vuole di più? Un bip dal cellulare che mi avvisa di un messaggio sull’account di Facebbok, ovviamente!
Io prendo il cellulare per spegnerlo ma Giò me lo prende e apre il messenger, vuole vedere chi è il seccatore, parole sue, e poi è curiosa come una scimmia, legge il nome è un’amica di Roma, mi rende il cellulare e mi dice di descriverle la serata, sa che “lei” si eccita molto a parlare con me e Giò la vuole far eccitare attraverso di me.
Questa cosa mi prende, vorrei continuare a limonarmi con la Giò ma anche coinvolgere Romina non è una cattiva idea perché mi eccita da morire fare la peccaminosa e quindi acconsento.
Giò mi dice di descriverle tutto quello che succede e io inizio a digitare sui tasti.
Mi si avvicina di nuovo e si siede come prima, mi alza la gonna e mi pizzica tra le gambe, poi mi fa alzare e si infila con la testa e le mani sotto la gonna e mi tira giù gli slip che se li mette in tasca dei sui jeans, e inizia a leccarmi e io non capisco più nulla, ma devo digitare.
Mi siedo e apro le gambe, lo dico a Romina e lei mi risponde che sta già per scoppiare all’idea di quello che facciamo e per dove lo stiamo facendo, Romina ha quasi un orgasmo all’idea e io ci rido sopra perché io all’orgasmo ci sto arrivando davvero e rapidamente!
Ho due dita infilate nella figa che mi ravanano senza sosta, mentre la bocca e la lingua calda e umida di Giò lecca le mie labbra e succhiano il mio clitoride senza pietà, io non posso non venire e infatti vengo nel modo più scomposto possibile, col bacino che si muove da solo sul muretto, appoggio le gambe a terra per non cadere e ho la bocca aperta, mi manca l’aria e ansimo forte.
Giò riemerge dalla mia gonna con aria trionfante e ride come una scema, sa lei perché, forse! Io mi appoggio al muro poi mi guardo intorno, spero non venga nessuno o che comunque gli eventuali guardoni concludano da soli senza intervenire, poi rassicurata dal buio intorno a me mi rilasso.
Scrivo velocemente a Romina che è rimasta seduta sul divano vicino ma non troppo alla sua famiglia descrivendole l’orgasmo che ho subito e lei quasi sviene dalla voglia ma non può farci nulla per ora, e mi assicura che poi dopo in camera darà libero sfogo alle sue voglie, io penso che non riuscirei a resistere tanto.
E mentre scrivo non mi accorgo che Giò si è messa sotto il lampione e ride, si è slacciata la camicetta e con le tette al vento mi chiama in modo volgare mimando una prostitutae agitando le mie mutandine appese ad un suo dito, io rido e la cosa mi diverte, nuovamente non penso più a nulla se non a divertirmi e alla scena, mi avvicino a lei e le chiedo: quanto per una cosa di bocca?
Sì sarà una splendida vacanza, vostra Lù.
… mi avvicino a lei e le chiedo: “Quanto per una cosa di bocca?”
Lei mi sorride e aprendosi del tutto la camicettà mi chide se voglio leccare io o deve essere lei a farlo, io sorrido e mi tuffo sui suoi tettoni.
Giovanna è più bassa di me ma ha un bel seno grande, porta la quinta misura di reggiseno e ha il seno ben separato, con aampie e calde tette, splendide aureole ben disegnate, tonde, e in mezzo i capezzoli più dolci che si possano desiderare, a quel punto che potevo volere di più.
Mi ciucciavo proprio uno di quei bei capezzoli, roteando la lingua sull’aureola, soffermandomi su ogni escrescenza ghiandolare che sentivo con la punta della lingua e ogni volta che spingevo un po’ di più sentivo la Giò sussultare dal piacere.
Ad un certo punto mi stacco dal seno destro e inizio a fare lo stesso lavoro sul sinistro che stavo comunque già titillando con le dita, un filo di bava unisce la mia bocca al capezzolo destro e ora mi finisce sulla faccia e sui capelli, la cosa non mi infastidisce, anzi, mi eccita l’idea di essere tanto laida, mi vedo come da fuori con lei appoggiata al lampione a seno nudo ed io su quel seno a leccare e bagnarmi della mia stessa saliva, il tutto davanti al mare e illuminate dal lampione, se ci guardano spero si stiano masturbando e non col telefono in mano pronti a chiamare la polizia.
Ma tutto questo non mi passa davvero per la testa, Giò è bollente, la sua pelle scotta e ora potrebbero arrivare tutti i poliziotti del mondo, io da qui non mi stacco.
Anzi, scendo sulla sua pancia con la faccia e inizio a leccare il suo ombelico, ci infilo la punta della lingua, non ho nemmeno più saliva, la bocca è riarsa oramai ma il calore della sua pelle mi piace troppo e mi eccita a dismisura, la guardo negli occhi e le chiedo di andare su in camera.
Giovanna ha gli occhi persi, mi guarda trasognata e poi mi susurra sì andiamo dai.
Cercai di coprirla mentre risalivamo la stradina verso l’albergo ma fu dura perché non ne voleva sapere e anzi ad un certo punto si tolse anche le scarpe camminando a piedi nudi sul cemento, a quel punto ho temuto seriamente che si volesse togliere pure i pantaloni.
E non sapevo se sotto aveva slip o meno dato che quando si è vestita non ho visto cosa avesse indossato.
Ma questa era solo la parte coscente e razionale della mia mente, una parte assolutamente piccola del tutto, mentre l’altra parte, quella irrazionale mi diceva dai vai, non fermarti ora, spogliati pure te se ti va.
Salimmo le scale dell’albergo scalze, abbracciate, io vestita e lei con la camicia completamente slacciata, ma nulla di più eppure già così esprimevanmo una sensualità eccezionale, entrammo nella camera che nessuno ci aveva viste, chiudemmo la porta e ci buttammo sul letto…
Lù, continua tranquilli ;-)
… appena chiusa la porta ci buttammo sul letto.
L’unica luce proveniva dalla luna, la finestra era aperta e ci arrivava lo schiamazzare della gente nel ristorante; io ero caduta letteralmente sul letto, stanca per la serata e per la giornata di mare, inoltre mi sentivo già appagata per quello che era successo fino a quel momento.
Giovanna che in un primo momento si era pure sdraiata accanto a me, si alzò e si denudò completamente, non potei che apprezzare qul suo gesto, alla luce della luna il suo corpo appariva in silouette, non alta di statura come me, comunque bellissima, snella e con grossi seni che ora vedevo perfettamente nella penombra.
Giovanna non mi diede comunque il tempo di rimirarla perché saltò sul letto e in un attimo si mise a cavalcioni del mio stomaco, mi alzò la maglia scoprendo il mio di seno ma contemporaneamente coprendomi gli occhi.
Io avevo alzato le braccia fino a toccare la spalliera del letto, questo mio movimento diede a lei l’idea di un nuovo gioco, non disse nulla ma si accucciò su di me e mi baciò il collo che io protendevo verso di lei e i suoi baci e i suoi morsi rapaci; poteva avere tutto di me in quel momento, persino la vita le sarebbe bastato mordere più a fondo, come un lupo all’istante avrebbe avuta la mia vitalità a portata della sua bocca e dei suoi denti.
Questa mia sottomissione sapevo che la eccitava molto e invero la situazione a ripensarci oggi eccita ancora molto anche me, ero alla sua completa mercé e poteva fare di me quello che voleva, non ero legata a quel letto ma di fatto non mi mossi ma anzi rimasi protesa verso di lei, come un lupo che si ferma davanti al collo di un avversario e non affonda il colpo perché sa che ha già vinto, Giovanna mi morse piano e poi mi leccò il collo con sempre maggiore voluttà.
Baci e morsi di alternavano alla sua lingua avida del sapore di mare della mia pelle, poi soddisfatta si alzò col busto ma solo per farsi più avanti, portò una mano alla sua figa allargandosi le grandi labbra e così facendo si masturbo con un mio capezzolo rigido per l’eccitazione.
Non l’aveva mai fatto e io pensai che avessimo solo perso molto tempo perché le sensazioni che mi dava il sentire l’interno della sua carne sul capezzolo, così calda e viscida, colante umori su tutto il mio seno mi eccitava in un modo che non avevo mai immaginato possibile.
Era un sentire continuo di piccole scosse elettriche o un leggero piacere della mia pelle quando il suo corpo si staccava da me per tornare indietro e ricominciare da capo a strusciarsi, sentivo il capezzolo attirato piano dal viscido liquido che oramai lo inondava e poi il fresco dell’aria per ricominciare subito dopo con il caldo del corpo di Giovanna.
Era una perfida tortura, io non osavo muovermi ma non riuscivo a godere di un orgasmo pieno, avrei voluto toccarmi ma ero come immobilizzata nel dolce gioco, non mi bastava e non volevo smettere; fu Giovanna a smettere quando ad un certo punto senza preavviso si staccò da me e scese più giù, sempre più giù, armeggiò con la mia gonna e me la sfilò via rapida, poi si rimise a cavalcioni delle mie gambe, la sentivo pesante sugli stinchi e mi faceva anche male ma non volli dirle nulla, in effetti il dolore durò poco perché si sdraiò completamente su di me.
Ora sentivo tutta la sua pelle, il suo fiato sulla mia pancia, la sua calda lingua che vagava su di essa lambendo ogni mia piega, ogni curva per poi tuffarsi nell’ombelico, girare dentro e poi tornare a lambire la mia pelle in una tortura lenta che piano piano mi prendeva completamente i sensi.
Sentivo i suoi seni sulle mia ginocchia e il resto del corpo sulle gambe, tentai riuscendoci di infilare una mia gamba fra le sue e appena si mosse per scendere ancora strusciai il collo del mio piede sulla sua figa sentendola umida e aperta, pronta a ricevere coccole.
Ma la mia attenzione fu subito sviata dalla sua figa alla mia, infatti lentamente la sua lingua era arrivata al mio monte di venere che ora baciava, mordeva o leccava senza mai staccare la bocca da esso; non ho peli dato che me li rado completamente e quindi ogni suo bacio, ogni suo morso, ogni sua leccata si ripercuoteva dentro di me attraverso le terminazioni nervose della pelle.
Cominciai a sussultare leggermente ad ogni suo tocco, le sue mani erano fisse sulle mie natiche che stringevano forte, mentre la sua lingua scendendo sempre di più era arrivata all’apice del mio piacere; le sue labbra stringevano il cappuccio del clitoride mentre la lingua impertinente dava su di esso piacevoli colpi o si strusciava piena sulla sua punta e ogni volta che faceva così il mio corpo sussultava dal piacere, nel mentre le sue mani sul mio culo lo stringevano un po’ più forte.
Pensavo di essere in paradiso, non vedevo nulla attraverso la stoffa della mia maglia, potevo toglierla ovviamente ma non mi mossi, ogni mia decisione in tal senso era rimandata, ora volevo sentire e godere di tutte quelle sensazioni che Giovanna mi trasmetteva, non pensavo nemmeno ad un imminente orgasmo, volevo solo che non smettesse di trasmettermi sensazioni e pulsazioni al mio cuore e al mio cervello.
Oramai la sua lingua era ben all’interno delle mie labbra, allargai istintivamente le mie gambe lasciando ciondolare la gamba libera giù dal letto, mi sentivo come la “Maya desnuda” di Goya: discinta e voluttuosamente adagiata su un letto sfatto in attesa di un qualche amante che la portasse verso vette non ancora raggiunte.
Colavo, la mia figa colava umori, Giovanna passò una sua mano dal mio culo alla figa infilandomi dentro prima un dito, poi due e infine tre, tutto questo senza smettere mai di leccare e baciare, alternava bacini leggeri a vere e proprie leccate cariche di ingordigia mentre la mano come se fosse animata di vita propria e non già collegata a quello stesso cervello che ora comandava di baciarmi, ora di leccarmi, stantuffava come una locomotiva impazzita la mia figa.
Sentivo lo sciacquettio che quelle dita producevano in me, io ero oramai scossa dagli orgasmi, mi ero lasciata andare e adesso non capivo più dov’ero o cos’ero, mi ero lasciata prendere da quelle sensazioni, da quelle scosse di piacere che arrivavano al mio cervello ed ora il mio corpo era preso da fremiti; mi muovevo tanto che Giovanna non riusciva più a tenere la sua testa tra le mie cosce, ora alzata su un gomito mi forzava l’apertura della figa e spingeva continuamente come se volesse farci entrare tutto il braccio o forse tutta se stessa, io nel mentre di tutto questo godevo e ansimavo forte il mio orgasmo.
Non so quanto durò quest’estasi, ricordo solo che mi accasciai sul letto senza fiato, Giovanna mi tolse la maglia dagli occhi e allora nella penombra la vidi sorridente e bellissima, le sorrisi anch’io poi piano le dissi che l’amavo e che ora se aveva voglia e pazienza di aspettare un attimo avrei soddisfatto le sue voglie allo stesso modo intenso in cui lei aveva soddisfatte le mie.
Lei si alzò e si mise alla finestra dandomi le spalle, poi girò la testa e mi disse di non preoccuparmi, io ne guardai la silouette e mi addormentai sognandola.
Lù
PS: troppo in stile romanzo Harmony? Oggi mi è presa così.
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…
Grazie davvero, sono racconti di pura fantasia. Da quando ho scoperto la scrittura come valore terapeutico, la utilizzo per mettere…