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Chi Disprezza Compra…

By 30 Novembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

CHI DISPREZZA COMPRA…

– Burkini … e’ un Boom fra le donne bianche! –

Lessi’ il titolo dell’ articolo di giornale ad alta voce, con incredulita’ genuina.
A scanso di equivoci ci tengo a precisarlo:
Io sono uno che vede persone, non bandiere.
Ancora, ci tengo a precisarlo.
Avrei letto con quel tono, un qualsiasi altro articolo dal contenuto curioso.

Era il tardo pomeriggio di una giornata come le altre e, in spiaggia, non si faceva vedere quasi piu’ nessuno.
Gli unici ancora li’ sembravamo essere solo io e Sara, la mia giovane moglie.
Stavamo, per una volta, approfittando di quella rara occasione di privacy per gustarci il tramonto e farci le coccole visto che la vacanza non sarebbe durata ancora a lungo.
Come lei, ero giovane anch’io e la vita mi avrebbe insegnato tante cose ancora, ma li’, in quel momento, nulla sembrava avere troppa importanza.

– E senti… senti qua ! – Le dissi senza alzare lo sguardo dalla pagina – Da quando il velo/costume da bagno e’ stato messo al bando , gli ordini , sopratutto fra donne occidentali , sono andati alle stelle. –

Verso la fine , in sostegno dell’articolo , era esposta la teoria di un famoso “Dottore” della psiche umana, certo Duilio Scrotoni avente, fra l’altro, un secondo nome ancor piu’ impronunciabile :

– A quanto pare , anche fra le file di donne bianche, ANCHE fra quelle che piu’ si professano orgogliose della loro emancipazione, anche quelle dichiaratamente femministe… c’e’ chi proprio non riesce resistere al fascino trasgressivo dell’indumento!
La Donna che lo indossa, risponde furiosa alla vile accusa di vestire un simbolo d’ oppressione affermando che, per l’ appunto, l’uso non contestualizzato di tale capo lo priva del suo significato.
Ma, cio’ che non viene detto, e’ che e’ proprio quest’ultimo ad esercitare quell’ attrazione che spinge in primis l’indumento ad esser prima acquistato, e poi esibito…

Rilessi piu’ volte quella parte conclusiva. Suonava piu’ subdola e baffarda ogni volta.
Non avevo mai conosciuto questo luminare di persona, ma solo per il modo saccente con cui si permetteva di parlare delle donne, in maniera cosi’ pressapochistica e assoluta, lo avrei preso a calci sui denti.
In fondo alla pagina, il faccione largo e bonaccione del Dottor Scrotoni sembrava ridere di qualcosa che solo io, evidentemente, non riuscivo a cogliere.

Poi mi resi conto che qualcosa non andava:
Avevo letto l’articolo ad alta voce anche con l’intento anche di punzecchiare Sara, molto piu’… “conservatrice” di me, e di animo naturalmente pudico e sensibile.
Mi sarei aspettato da un momento a l’altro, una qualche esclamazione di biasimo o, come minimo, un commentino tagliente orientato verso le gentildonne di cui Scrotoni si faceva beffe sotto i baffi…
Nulla.
Stranamente Sara continuava a stare girata verso il mare senza proferire parola.
Mentre il vento le scompigliava i lunghi capelli neri, facendole sollevare il bavero della magliettina, potei notare che i muscoli della sua schiena esile erano come contratti ed estremamente tesi.
Quando mi protesi verso di lei per accarezzarla, tentando di rilassarla e capire se tutto andasse bene ricevetti per tutta risposta un brusco “Non ora!”.

-Ma che ti ho fatto adesso?-

-Non e’ divertente Marco! E’ proprio una cosa… disgustosa.-

-Ma…-

-Se non avessi le fette di salame sugli occhi, come tuo solito, capiresti che quello che hai letto ha delle implicazioni ben piu’ profonde e oscure… –

-I-io… io scherzavo…-

-Ma come puoi farlo? Con questi tempi che corrono, donne che… che… che schifo! Ecco!-

-Sara adesso esageri! Sai che io non condivido… –

-Non e’ divertente e basta! Ti prego smettila, io ti amo… –

Dopo quell’enigmatico scambio di battute. Non parlo’ piu’.
Continuo’ a rimanere voltata verso il mare, ma da come aveva parlato prima, dal tono rotto, intuii che stava piangendo.
Non capivo.

Tornati nel residence, mentre, sempre in silenzio Sara se n’era andata a farsi una doccia, io, che mi ero gia’ cambiato e steso, ebbi tutto il tempo di pensare a cosa stesse succedendo con mia moglie.
La risposta mi pareva piuttosto ovvia:

Era da un paio di settimane circa che stavamo in vacanza a goderci Riccione .
Vicino al nostro sdraio c’era quello di una… una “signora” che, per farla breve, avrebbe potuto essere una di quelle dell’articolo di pocanzi!
Ogni mattina il marito, uomo scuro che sarebbe stato naturalmente a suo agio con una clava in mano (di cui, confesso, sia io e che Sara facevamo l’imitazione con una certa malizia) e che trattava la moglie con assai poco riguardo, da vero gentiluomo qual’era le scaricava i bambini prima di andare a giocare a bocce con gli amici.
E lei ogni mattina sola, era di quelle che per compensare passa il tempo a guardarsi intorno e a interessarsi delle vite altrui.
Vuoi per la nostra giovinezza, si capiva che era proprio su di noi che la parca si era maggiormente inpuntata e, prima gia’ poco, e poi sempre meno discretamente aveva preso a lanciarci regolari occhiate di decisa disapprovazione.

Il peggio fu quando nei giorni seguenti, comincio’ ad invitare le sue amiche.

Tutte donne come lei: massicce, volgari, di quelle che vestono dei costumi da bagno che sembrano ritagliati dei tendoni da circo nel tentativo vano di coprire corpi che hanno partorito troppo e troppo in fretta.
(Ecco potevano far fare a me l’articolo dei costumi esotici, gli sarei sicuramente costato meno!)
Le tipiche matrone, per capirci, che spettegolano continuamente e leggono riviste sui personaggi popolari tutto il giorno sperando di scoprire tradimenti o disgrazie per poi, ciniche, gioirne orridamente tutte assieme.
Loro bastavano, ma portandosi dietro i loro greggi di bambini il fracasso che facevano era ancora piu’ assordante.
Inutile dirlo ma, mia moglie, non le sopportava. E per una volta neanche io.
Devo diro una cosa pero’!
In Sara c’era un odio… profondo, anzi un DISGUSTO verso quelle donne… che mi inquietava per buttarla giu’ semplicemente!
Fatto sta, che capii’ subito che il disprezzo leggibilissimo sul volto di Sara, combinato all’ostilita’ iniziale di quella che sembrava essere l’ape regina del gruppo, sarebbe sfociato ben presto in piu’ che una gara di sguardi.
E cosi’ fu.
Dopo la prima settimana, tornando verso lo sdraio dopo essermi fatto una nuotata a largo, colsi le arpie e mia moglie a battibeccare…
Mi era parso di udire qualcosa sull’ aria de’ ” Sei troppo scoperta” riferito a mia moglie, ma fatto intendere usando ben altro epiteto!
Essendo un bel ragazzo, atletico anche, una volta palesata la mia presenza, tutto taceva e le rispettive parti sembravano fingere che nulla fosse mai successo.
La situazione pero’ non era rimasta stabile per molto.
Negli ultimi tre giorni, vuoi per prendersi un the’ o per usufruire dei servizi igienici del nostro Bagno, avevo visto mia moglie tornare allo sdraio sempre attorniata dai corpi gonfi e floridi di quelle megere fasciate e sfacciate.
Sospettavo che avessero trovato il modo di infastidirla indisturbatamente sciegliendo con cautela i momenti e il luogo per farlo.
Quando si alzava lei, le potevo vedere scambiarsi un sorriso complice e seguirla.
Mi ero gia’ offerto di aiutare Sara, magari accompagnandola, ma la sua reticenza mi impediva di poter fare davvero qualcosa, creandomi quella sensazione di impotente frustrazione che chi e’ in una relazione prima o poi deve per forza sperimentare.
Mia moglie in particolare, e’ una che tace e tende a subire.

-Se non avessi le fette di salame sugli occhi, come tuo solito, capiresti che quello che hai letto ha delle implicazioni ben piu’ profonde e oscure… –

Dopo questo pensiero, mio malgrado scivolai nel sonno.

Il giorno dopo come al solito, ci separammo:
Io sarei andato a fare il bagno mentre Sara, piu’ “musona”, sarebbe rimasta come al solito a leggere sotto l’ombrellone.
Nuotare aiuta a distendere i nervi: ha proprio un effetto benefico sul corpo e quel giorno oltre a un tempo meraviglioso, c’era un’acqua limpida che raramente vedrete se andate al mare a Riccione…
Tuttavia non riusci’ davvero a godermi quella nuotata:
Nell’aria percepivo decisamente qualcosa di tanto sinistro quanto intangibile.
Sara, quella mattina, era stata chiaramente ansiosa che la lasciassi sola e, mentre spalmavo la crema mi ero accorto fin troppo bene delle occhiate palesemente seccate che mi lanciava.
Prima del solito quindi, mi decisi di tornare verso riva.

Camminando verso l’ ombrellone, quello che vidi da lontano non mi piaque affatto:
Mia moglie se ne stava seduta nel bel mezzo del suo sdraio chiaramente a disagio, (lo capivo inequivocabilmente dalla maniera con cui tendeva braccia e arcuava la schiena) con due di quelle grottesche cariatidi sedute ai fianchi.
Altre erano intente a giocare con i loro bambini distese sul mio sdraio.
Accellerando il passo e avvicinandomi velocemente potei vedere che, le due vicino a Sarah le stavano proprio mettendo le mani addosso.
Finalmente raggiunte, anziche metterle in fuga, mi vedetti sfoderare un paio di sorrisi impertinenti.

-Ecco siamo finalmente riuscite a mettere un po’ di decoro su tua moglie… e a farglielo accettare. –

Fece l’ape regina ridacchiando e mandando un’occhiataccia alla gregaria.

-Eh si’! Abbiamo pensato come premio di truccarla un po’… sei stata brava Sara o no?!-

-Si… –

Con calma sfacciata, molto lentamente le quattro si alzarono facendo per andare a sedersi al loro rispettivo ombrellone poco lontano.
Dopo essersi allontanate debitamente, le risatine esplosero in uno scroscio sguiato tale che, se non fossi stato troppo in pensiero per mia moglie sarei andato li a suonargliele!

-Sara… –

Se ne stava li’, rigida, con lo sguardo vaqueo e un costume-velo dalle dimensioni mastodontiche buttato sopra.
Quello che le avevano messo in faccia e che evidentemente avevo interrotto bastava a farla sembrare la protagonista di una telenovelas mediorientale.
Mi guardai intorno, le megere le avevano tolto il costumino per infilargli quella cosa, qualcuno doveva aver visto qualcosa.
Una vecchietta che teneva il nipotino incontro il mio sguardo, poi gravemente lo abbasso’.

-Vieni dai, torniamo al Residence… –

-Sei…-

-… Cosa?-

-Sono cosa Amore?

-… Sei arrivato tardi… –

-…-

-Anche stavolta…-

Anche a quella sera si chiuse in bagno. Non udi’ neanche il rumore della doccia e dopo un po’ non sentendo il suono dello sblocco della serratura, non resistetti e mi addormentai.

-… Sei arrivato tardi… –

11:30. Mi svegliai tardi.

– Sara…-

Sorpreso scopri’ che mia moglie non mi aveva aspettato.
Oltre a essere una cosa molto indelicata era anche strana:
Sara veniva in spiaggia per stare con me, non era proprio il tipo di suo da amare l’ombrellone e la vita sotto al sole.
Raggiunto il posto scoprii li’ la sua borsa e le ciabatte, ma non lei.
L’asciugamano era stato posto solo sul suo sdraio, ma buttato li’ e tutto spiegazzato, quasi con fretta.
Non mi piaceva per nulla.
Poi me ne resi conto.
Anche gli sdrai dell’ arpia e le sue amiche erano vuoti: i marmocchi lasciati incustoditi fugarono ogni possibilita’ che si potesse trattare di una coincidenza.
Sempre piu’ preoccupato e incurante di sembrare ridicolo chiesi a uno dei bimbetti scuri e riccioluti se avesse visto dove andava mamma.
Ma fui risposto solo con una linguaccia.

Andai a controllare verso riva dove altre giovani coppie spensierate camminavano tenendosi mano nella mano.
Alcune si fermavano per comprare dai venditori ambulanti qualche collanina da regalare al proprio caro.
Una bambina si faceva la foto su un gigantesco drago di sabbia.
Un ragazzetto con gli occhiali piu’ grandi della faccia, mostrava orgoglioso i suoi tesori ai curiosi: due secchielli carichi di granchi che aveva catturato e che da li’ a poco sarebbero morti.
Niente.
Nonostante le scene inquietanti che mi stavo facendo mentalmente coinvolgessero l’ acqua. se davvero avessero voluto farle qualcosa non sarebbe stato fra tutta quella gente.
Seriamente preoccupato ritornai verso il nostro posto deciso a guardare stavolta verso l’entrata del Bagno.

“… Sei arrivato tardi…”

Nulla.
Provai a pensare.
Se avessi voluto fare qualcosa a qualcuno in un Bagno di Riccione, i posti non sarebbero stati tanti.
Anzi non ce ne sarebb…

Poi mi venne in mente.
I servizi.
Si trattava di una fila di appartati cabinati angusti, quasi privi di finestre.
A contrario delle docce che, posizionate dalla parte opposta ereno continuamente usate, li’ non ci veniva mai nessuno.
Mettendomi a correre li raggiunsi veloce.

Capi’ subito che qualcosa stava succedendo:
Fra tutte le entrate che erano rigorosamente chiuse (e chissa’ da quanto!) c’era l’ultima, quella piu’ lontana da me, che era spalancata.
Avvicinandomi potei udire un coro di incitamento provenire chiaramente dall’interno dell’ abitacolo.
Una gobbe scura e bassa spuntava dallo stipite del varco: riconobbi la fin troppo familiare sagoma del deretano di una delle balene incappucciate.

Mi fiondai come un pazzo a vedere che cosa stesse succedendo, sperando, pregando, di essere ancora in tempo per fermarlo!
Bruscamente, trassi fuori la Venere di Willendorf che mi bloccava l’angusto passaggio.
Lei voltandosi, sorpresa solo per un attimo non disse nulla, ma si limito’ a sfoggiare un sorriso inspiegabile che sarebbe stato tale solo per poco.
Finalmente potei guardare dentro:
L’ultima cabina era anche la meno angusta e quindi la piu’ buia:
Oltre alla stanza col water, che mi stava davanti, c’era anche a lato lo spazio per farsi la doccia con una vasca da bagno ampia e crepata.

Due persone mi stavano davanti, una delle arpie e uno dei loro mariti scuri, entrambi evidentemente, troppo intenti a gridare sguiatamente verso cio’ che si compiva nella vasca per accorgersi della mia presenza.
Le tendine erano parzialmente tirate, solo per un quarto della lunghezza della vasca, per capirci, ma abbastanza da impedirmi li’ dove’ero di avere un’idea chiara di cosa stesse succedendo.
Un po’ forse l’avevo intuito.
Il lato di un corpo scuro, nudo e possente, e rivolto verso di me spuntava dalla tendina:

Ma era proprio cio’ ad essermi piu’ vicino che non potevo vedere!

Avanzai e sollevai la tendina.
Piu’ vicina a me l’ape regina, dandomi di spalle accarezzava la testa di Sara.
Anche lei di spalle, anche lei fasciata, se ne stava prostrata reggendo lo scroto dell’energumeno nero fra i suoi palmi graziosi, intenta a prendergli in bocca il cazzo facendo suoni osceni.

-Sara… –

Saro’ pazzo io!
Ma anche fino a quel punto avrei potuto pensare di… di… di recuperare qualcosa.
Di ritornare al Residence. Di rimettere tutto a posto.
Ma fu proprio quando, mia moglie, voltandosi, mi guardo’ che capii che tutto era stato distrutto.
Non fu vedere quel viso cosi’ delicato, sporco e distorto per accogliere la cosa scura e venata.
Non vergogna, tristezza, rabbia o magari una richiesta d’aiuto.
Fu per qualcosa che non c’era.
L’espressione.
Li’ il vuoto.
Il vuoto anche dopo, quando riprese a fare cio’ che faceva.
Poi le spalle.

-Hahaha… L’hai persa! –

Fuori di me feci per tirare uno schiaffo alla megera, ma un paio di braccia forti e brune, da dietro, mi afferrarono buttandomi fuori dalla cabina e facendomi finire boccheggiante fra le sabbie.

Passai la giornata a bere nei bar chiedendomi se forse, quello, non fosse stato tutto un sogno.
Poi verso sera, quando, finalmente abbastanza sbronzo fui pronto per riuscire a tornare al residence, scoprii la stanza era vuota.
Lei non c’era piu’.
Non sarebbe mai tornata piu’.

Sul comodino rimaneva solo la rivista aperta alla pagina del fatidico articolo di due giorni fa.
Dalla finestra entrava un vento gelido, quasi ad avvisarmi che l’estate era ormai finita.
La pagina dell’articolo pero’ rimaneva immobile e ben saldo al suo posto:
L’anello lasciato li’ da mia maglie impediva che il vento potesse cambiar pagina.
Sotto, la ridente faccia di Scrotoni sembrava guardarmi ora con la faccia di uno che ti sta per dire:

“Eh… io ho provato a fartelo capire!”.

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