Skip to main content
Racconti Erotici Etero

aria di primavera

By 21 Giugno 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Oggi mi sono svegliato poetico, per cui attenti, sono cazzi vostri.
Il pensiero, al mio risveglio (sai quando mangi pesante, fa caldo e dormi male) si &egrave appuntato sul ciclo del desiderio.
E ho pensato: Il desiderio &egrave un onda sul bagnasciuga.
Che immagine!, mi sono detto.
Traduzione.
Esistono anche dei periodi in cui il sesso non &egrave in cima ai tuoi pensieri (ma poco sotto la cima).
Dopo che hai scopato tanto tanto tanto, ti va meno di leggere un racconto erotico, magari preferisci un cinemino.
Quando vedi una donna per strada non la guardi con particolare attenzione, non leggi racconti, non guardi le foto pubblicitarie’insomma ‘ sei normale (tristezza!).
L’onda &egrave assorbita dalla sabbia.

Ma &egrave un ciclo, arriva una nuova onda.

Devo dire la verità, prima di pensare la metafora dell’onda (bella, poetica), me ne era venuta in mente un’altra: il ciclo dell’appetito.
Mangi , digerisci, si inizia a manifestare un languore nuovo, e diventa fame.
Era calzante, ma.. che schifo di metafora!.
Ma lasciamo perdere ed andiamo avanti (oggi mi sento che ci metteremo molto per arrivare al sodo, quindi accendete la radio in sottofondo).
La fame, dicevamo.
La fantasia si sbriglia, il coraggio cresce.
Si perde compostezza nell’azione, si diventa disarticolati.
Il seme va nel cervello e ottunde l’attenzione ai movimenti.
Ma dà anche una sana botta di energia.
Se controlli questa energia la tua interlocutrice l’apprezza.
Com’&egrave la pubblicità? La forza &egrave nulla senza controllo.
Ma anche il controllo, senza forza, ci fai poco (resti fermo, in linea di massima).

Ad ogni modo viene il giorno che si &egrave seduti fuori da un bar, in una bella giornata di primavera, e si vedono passare le ragazze, con i primi vestitini primaverili, con i seni al vento, le gonne corte, le calze a rete, chiare.
Si vedono sorrisi, sguardi, espressioni maliziose e gioiose.
Le donne sono sempre belle. Sono tutte belle.
Ma ci sono giorni in cui ti sembra che ti vogliano prendere in giro, e provocare.
Un esempio.
Mi alzo e passa una tipa in bici, con una gonna girofiga, collant a rete neri, capelli corti e sorriso luminoso.
Un secondo dopo una brunetta, con una mogliettina bianca attillata, corre per prendere l’autobus. Ha una quinta di reggiseno.
Blon blon.
Le tette sobbalzano. I passanti si fermano a guardare la scena (chi porta la quinta &egrave pregato di non correre in presenza di cardiopatici).
Sembra che il mondo si stia svegliando, con un’ idea fissa.
‘Sono l’unico’ mi chiedo ‘che stamattina si &egrave svegliato con l’idea di lavorare?’
Entro dentro al bar per pagare e chiedo al barista un informazione ‘c’&egrave qui in zona un calzolaio?’ed una ricciolona bionda mi si avvicina ‘senta, scusi, se vuole ce l’accompagno io, &egrave qui vicino e non ho niente da fare ora’ (più o meno).
Spinge in avanti due tettone a balconcino sotto un pizzo nero.
Porta una minigonna a palloncino e calze scure, nonostante il clima.
Mi sovviene la frase del marchese del grillo ‘ma che vuoi scopà?’.
Ma rispondo garbato, e mi lascio docilmente accompagnare.
La ricciolona non mi piace, sono cortese e compunto e la lascio andare senza promesse di rivedersi.
E però l’aria continua a stordire i sensi.
Allora prendo l’agenda.
Vorrei chiamare Marzia.
Ma ho dei dubbi. Come sarà accolta la mia chiamata?
Qui nuova parentesi.
Il maschilismo.
Dunque l’uomo &egrave sempre convinto, quando una storia non ha seguito, che la donna sia incazzata con lui
Chiaramente parlo per me, per le persone che ho conosciuto, e soprattutto per quelli che hanno superato i trenta.
Non pensiamo che lei si sia potuta fare una sacrosanta scopata in libertà.
Pensiamo sempre che, avendo potuto assaporare, anche per un solo breve fugace momento, l’aureo sapore della gioia assoluta (che sarebbe darcela), siano rimaste folgorate.
Mi dicono che non &egrave esattamente così.
Me ne ero, a dire il vero, reso conto anche da solo.
Mi ricordo un episodio.
Una sera un amica, in stato di assoluta disperazione, l’aveva data a un tale, comune amico.
Dopo un po’ aveva commentato, desolata, con me, la triste esperienza (e questo non si fa ragazze).
Un giorno chiamo il tipo per invitarlo da qualche parte. Mi chiede ‘c’&egrave lei?’. Dico ‘perché?’
‘sai sono in imbarazzo, perché sai c’&egrave stato qualcosa tra noi, credo che ci sia rimasta male..sai penso che lei si fosse fatta delle idee”
‘te l’ ha detto lei?’ rispondo
‘no ..ma.. sai .. non l’ho più chiamata’
‘lei ti ha chiamato?’
‘no’
‘ e allora penso che puoi venire stasera’
Insomma, in questi casi mi ci incazzo pure un poco.
Penso sempre che le donne restino un romantico bocciolo alla ricerca dell’amore eterno Ma nel frattempo mentre cercano, magari, se capita, la scopatina se la fanno.
Ma allora perché non con me?
Chiamo Marzia.
‘che fai?’
‘&egrave molto che non ci sentiamo, bentornato’
‘ho avuto da fare con il lavoro, scusa’
E’ così il ciclo. Lei sente che tu hai voglia e prende il comando delle operazioni.
Magari ha voglia anche lei, ma giustamente non te la può fare passare liscia.
Ti ha aspettato. Ha aspettato la chiamata, e forse &egrave rimasta delusa. Ad ogni modo non può capitolare subito.
‘beh allora ti saluto’ dice lei
‘aspetta’ dico io, ‘pensavo di passare a trovarti in negozio oggi pomeriggio’.
‘se vuoi, ma guarda che ho molto da fare’.’
Primo punto a segno. Un passo avanti. L’eccitazione di entrambi &egrave palpabile, l’aria ne &egrave satura.
Io sono più debole del solito. Ne ho voglia più del solito, e lei sente il potere di mandarmi in bianco.
‘guarda non farti illusioni’, mi dice
‘nooo, assolutamente, tu mi conosci, ci prendiamo un aperitivo, mi racconti quello che ti &egrave capitato, tranquillissimi, dai buoni amici che siamo’ .
‘Bravo. E’ proprio perché ti conosco, che ti dico levati le idee che hai in testa’
Si diverte a giocare con me.
‘E poi’ continua ‘sai che ho un ragazzo ora’
‘non me lo hai detto’
‘sono innamoratissima, sai’
‘veramente? Sono molto contento’ Immaginate la mia gioia.
‘quando vieni ti voglio raccontare tutto’
Cazzo che sadismo. La migliore vendetta. Uno va per scopare e lei ti racconta che il suo ragazzo c’ha un pisellone di sei metri che la manda in visibilio. E naturalmente che &egrave innamoratissima (le due cose sono collegate?).
Devo giocarmela comunque. Non sia mai che mi tiri indietro. E poi la vendetta &egrave giusta. Ha ragione lei, si devono pareggiare i conti. Eccomi, sarò la tua vittima.
‘Vabbene, vengo così, mi racconti tutto, non vedo l’ora di sentire il tuo racconto Marzia’
‘allora ti aspetto’dice lei con voce allegra (&egrave lieta di avermi fatto incazzare).
‘alle sei’

Sconsolato lavoro. Poi esco, ed arrivo al suo negozio.
Un negozietto di antiquariato/modernariato.
Una vetrina sulla strada. Una piccola bottega delle meraviglie.
Entro e lei &egrave bellissima.
Vi ho parlato della bellezza, per me.
Beh la sua era una bellezza oggettiva.
Uno sguardo di fuoco. Un corpicino magro, gambe,tette, ed un abitino corto.
Entro e lei chiude la porta a vetri con un colpo di chiave, e gira il cartello ‘chiuso’.
Il mio cazzo si indurisce immediatamente.
Sono quei gesti che disvelano l’immediato futuro, come un futuro di sesso, e che , quando giungono inattesi sono un’iniezione d’adrenalina.
Sdeng
Si scopa, cazzo qui si scopa.
Allora facciamolo subito.
La bacio. La stringo.
Le infilo le mani sotto la microgonna.
Un perizoma minimale.
Mani nel solco delle chiappe. Sono sode. (una volta avevo un accendino in mano, lei era in piedi e l’ho infilato nel solco tra le chiappe, e si &egrave tenuto perfettamente. Pensate quanto sono sode. ‘ferme che fate? Tutte a provare ad infilarvi un accendino tra le chiappe!)
‘eh eh che fai?’
Quella vocina prescopata che mi fa impazzire.
Ho le braccia lunghe, con la mano riesco, da dietro, ad esplorare tutto il solco delle chiappe, e a titillare la prima sponda della topa.
E’ bagnata. Mi stava aspettando con i miei stessi pensieri. Ancora una volta sono stato fortunato.
Niente racconti. Forse dopo, ora si scopa.
Abbiamo una voglia animalesca.
La giro. La afferro e la abbraccio da dietro.
Mi piace in piedi stringerla. Una mano sul seno, strizzando. L’altra sulla pancia. Scende, tira su l’orlo della gonna. Siamo di fronte ad un armadio con lo specchio. E’ una cosa non voluta, ma non possiamo fare a meno di vedere la situazione. E devo dire che non mi dispiace.
Lei &egrave splendida. Le mie mani grandi fanno effetto sul suo corpicino magro. Con una mano mia aperta copro tutta la sua pancia.
Ed &egrave bello vedere la mano che tira su la gonna, sale ed infila una mano nella mutandina.
Si vedono le dita che si muovono sotto il cotone, il palmo sulla pancia. La mano, il cui dorso &egrave leggermente pelosetto, contrasta con la pelle bianca di lei.
Eccola &egrave la preda afferrata dal leone (sarei io il leone, non ridete per favore).
E’ bello vedere nello specchio le facce di lei, i suo capelli.
Il dito passa lento sulle labbra di lei bagnate.
‘quanto vuoi farmi soffrire?’, mi dice
‘Perché?’
‘quando me lo metti dentro?’
Gioia. Il negozio &egrave tuo. Se per te va bene, figurati per me.
C’&egrave una zona morta, dove gli sguardi da fuori non dovrebbero arrivare (anche se non ne sono certo, ma che me ne frega).
La spingo lì, restando sempre dietro di lei.
C’&egrave uno scaffale ingombro di oggetti. Lei si mette con la testa e le spalle dentro, facendosi largo tra gli oggetti con il corpo. Io che sono un tipo ordinato prendo alcuni oggetti e li sposto su altri scaffali confinanti (scopare si, ma non danneggiamo oggetti d’arte!)
Tiro su la gonna, scosto il filo del perizoma, e lo ficco dentro. Prima la punta, poi, una volta che ci siamo assestati, tutto.
E’ bello vedere la libreria sobbalzare ai miei colpi.
Dove sono? Penso. Che sto facendo?. Sono qui a scopare in un negozio tra oggetti di modernariato.
C’&egrave gente che passa per strada, se mi sporgo la vedo.
C’&egrave una donna davanti a me, ecco la sua schiena, ecco le sue chiappe. Ecco il mio cazzo che entra dentro di lei. Esco da me, il corpo continua a dare colpi a quelle natiche. L’anima esce e si fa un giro, si siede su una poltrona e si mette a guardare il corpo impegnato nella scopata bestiale.
Forse &egrave l’effetto dello specchio.
Chi &egrave quest’uomo che scopa?.
Sono io.
E’ straniante. Sembra il film ghost, quando lui si rialza e rincorre il ladro, senza accorgersi che &egrave morto.
Ma l’orgasmo non &egrave la piccola morte?.
E così il mio corpo viene, dentro di lei, abbondantemente.
Questo particolare dell’abbondanza ha una sua rilevanza narrativa .

Infatti ci rivestiamo (per verità io ero già perfettamente vestito), per andare a prendere il famoso aperitivo. Ma lei si accorge che le sue mutandine sono fradice. Non so se era materiale di mia o sua provenienza, ma fatto sta che sono fradice.
‘posso venire al bar senza mutande?’ mi dice lei maliziosa.
‘Certo’ dico io in modo non malizioso (non mi piace tanto essere malizioso).

Usciamo e mi accorgo che Marzia ha addosso gli occhi di tutti. Mi &egrave capitato raramente di vedere persone guardare tanto esplicitamente una donna.
Tutti quelli che incontriamo, sulla strada la guardano.
E’ bella, certo, ma così &egrave troppo.
Glielo dico: ‘ti guardano tutti’
‘me ne sono accorta’
‘forse si vede che sei senza mutande’
La faccio andare qualche metro avanti, per controllare se si vede (non che me ne fregasse, anzi, mi avrebbe fatto piacere)
In effetti però non si vede nulla.
Arriviamo e ci sediamo fuori. Sono sedie di metallo. Lei sfodera le gambe.
Anche lì tutti con gli occhi su di lei.
‘E’ l’odore del sesso’, mi dice lei guardandomi negli occhi.
Ha ragione. Le bestie hanno sentito l’odore dell’eccitazione.
Uomini e donne.
E’ impressionante, ma &egrave vero.
‘Ombra’, mi dice lei ‘mi cola tutto, ho paura di macchiare la gonna’
La gonna era corta, in teoria poteva tirarla su e sedersi sul nudo ferro della sedia.
Ma voi sapete che per la donna italica l’igene (per fortuna) viene prima di tutto, e mai poggerebbe la sua santa passera su una pubblica sedia.
Io lo so e manco glielo propongo.
Un ricordo a tal proposito, con un’altra ragazza: anni prima, ad un certo punto tutti eccitati decidiamo per una doppia penetrazione.
‘fico’ dico io ‘te lo metto nel sedere, e ti infilo qualcosa nella fica’
‘stupendissimo’ dice lei ‘e che mi infili?’
‘cazzo, non lo so’, mi guardo intorno. Alla fine vado nel frigo e tiro fuori una bella e nodosa zucchina.
‘eeeeeh, ma &egrave sporca’ dice lei.
Ci credete che alla fine ho dovuto mettere un preservativo alla zucchina?

Torniamo al bar.
Lei cerca una posizione per cui la fica non tocchi la gonna. Si mette un po’ per storto.
Mi eccito di nuovo. Dopo la mia birra inizio a toccarla.
Lei ha le gambe accavallate.
Le accarezzo la coscia, scendo, arrivo alla chiappa, mezza alzata, della gamba che sta sopra l’altra.
Mi infiltro.
La mano scivola sotto.
C’&egrave un vantaggio ad avere le dita lunghe e le mani grandi.
Inaspettatamente sento vicina la fica.
Mettere un dito dentro mi viene naturale.
La topina &egrave fradicia. Il dito entra tutto. Lei inizia a muoversi sopra.
Non si contiene, socchiude gli occhi e comincia a mugolare.
A bassa voce , secondo lei. Troppo ad alta voce secondo me.
Io ho l’uccello che esplode, ma nello stesso tempo le mie remore borghesi che mi frenano.
Sono le sette e mezzo del pomeriggio nel centro di una grande città, non siamo in una dark room (lo so’ mi direte : &egrave questo il bello).
Ma vi ho promesso la verità.
La verità e che quando vidi che lei mugolava ho atteso ancora quattro movimenti suoi, e poi ho tolto il dito, che &egrave uscito da lei bagnato e profumato. L’ho passato sull’orlo del suo e del mio bicchiere (che cazzone!). E poi ho ordinato un panino (che cazzone, bis).
Ora vi lascio, e vado a produrre, per aumentare il PIL, e contribuire, nel mio piccolo, a risanare il bilancio del paese.
E anche voi’. basta pippe, che vi cala la vista.

Ombra-rossa@hotmail.it

Leave a Reply