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Storia di una ragazza qualunque – 5° capitolo – La dirigente

By 27 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente era arrivato il concorso interno per entrare nella scuola della scientifica, il mio grande sogno sin dal primo giorno in cui mi ero arruolata in polizia.
Una volta finito di compilare il modulo mi resi conto che dovevo trovare una ‘spinta’, per non finire in graduatoria, dietro ai soliti raccomandati buoni a nulla.
La persona che aveva ‘appoggiato’ la mia domanda d’ammissione era morta da poco e le mie conoscenze erano quelle del commissariato e nulla più.
Certamente il commissario sapeva come farmi entrare in quella scuola, ma non sapevo come arrivare a lui in maniera seria. Se mi presentavo con la domanda da lui non mi avrebbe negato a parole il suo appoggio, ma non credo che poi sarebbe passato ai fatti.
Parlai di questo mio problema con la mia collega Isabella, una delle poche di cui mi fidassi e la sua risposta mi lasciò alquanto interdetta.
“Se hai fegato rivolgiti alla Vinelli, quel che dice quella per il capo &egrave legge.”
“Ma non &egrave la stronza che si occupa anche del personale ?” le chiesi per averne conferma.
“Più che stronza direi puttana proprio ! Per me quella ha fatto carriera solo aprendo le cosce, ma ti ripeto se ti appoggia lei, sei già dentro.”
Non mi rimase così che presentarmi al suo ufficio con la mia domanda in mano, cosa che feci con qualche titubanza vista la sua nomea.
Lei mi accolse freddamente, lesse il modulo prestampato, quindi mi guardò dritta negli occhi.
“Anna sia sincera, lei mi chiama la puttana che veste Armani, o ha qualche nomignolo di sua creazione ?” mi chiese lasciandomi di sasso.
“Veramente mi limito ad un poco originale, stronza.” le risposi pentendomi immediatamente della mia sincerità.
“Vedo che almeno non racconti palle, ora dimmi perché dovrei farti entrare nella scientifica.”
Le raccontai dei miei studi e dei sogni che tenevo nel cassetto, lei mi guardava sorridendo a volte, pur rimanendo sempre molto concertata sulle mie parole.
“Sai giocare a biliardo, intendo con le stecche ?” mi chiese alla fine.
“Un po’ perché ?”
“Bene stasera verrai a casa mia, e avrai due possibilità per ottenere la mia raccomandazione, la prima &egrave battermi.” mi spiegò alzandosi dalla poltrona.
“E la seconda ?”
“Prova ad indovinare.”
La sua mano sfiorò il mio seno con un gesto inequivocabile prima che andasse a aprire la porta.
“Questo &egrave il mio indirizzo, ti aspetto alle nove.” mi disse dandomi un bigliettino da visita mentre uscivo sbigottita dal suo ufficio.
Sicuramente se aveva un tavolo da biliardo in casa, doveva anche esser una gran giocatrice, mentre io mi ero sempre limitata alle partite coi colleghi, anche se non era mia abitudine fare brutte figure.
Quindi avrei dovuto per forza cedere al suo ricatto sessuale, se non volevo dimenticarmi la mia tanto agognata scuola di specializzazione.
Mentre mi recavo alla mia macchina incontrai Isabella, alla quale non ebbi il coraggio di raccontare com’era andato il mio incontro con la Vinelli, rimanendo sul vago.
Dissi invece tutto a mamma, la quale non ci pensò su neanche un attimo.
‘Senti figlia mia, come sai io e tuo padre non ti possiamo aiutare, quindi se proprio vuoi entrare mettiti in tiro, va da quella puttana e staccale la fica a morsi !’
‘Mamma ! Mi stai dicendo che dovrei andare a letto con una donna ?’
‘Con me, non mi sembra che ti sia dispiaciuto.’ mi rispose sorridendomi.
‘Si ma che c’entra ?’ obbiettai poco convinta.
‘Che in fondo &egrave pur sempre una donna come te e me, stammi bene a sentire, se fosse stato un uomo avresti avuto meno dubbi? Guarda che alla fine si tratta sempre di un scambio, sesso per favore.’
Pensai a quello che mi aveva appena detto mamma, e non potei che darle ragione, alla fine si trattava solo di passare una sera con una lesbica.
‘Sai che ti dico ? Che hai ragione, inoltre voglio proprio vedere quant’&egrave porca la mia cara dottoressa Vinelli !’
‘Allora preparati, vai da lei e spaccala in due !’ mi rispose ridendo mamma, prima di lasciarmi sola nella mia stanza.
Dopo una veloce doccia, decisi che un look da dark-lady era il più appropriato per la serata, quindi scelsi un corpetto molto scollato, un perizoma fatto da due piccoli triangoli di seta tenuti insieme da tre nastrini, camicetta, gonna sopra il ginocchio e scarpe in vernice, il tutto nero.
La dirigente abitava poco fuori città, in una di quelle villette a schiera che facevano molto chic, ma che io consideravo troppo care per il loro reale valore.
Non feci neanche in tempo a suonare al portone che lei mi aprì, fasciata da un tubino nero che ne metteva in risalto le forme morbide.
‘Benvenuta Anna, vedo che sei puntuale.’ mi disse facendomi entrare.
‘Dottoressa mi sembrava il minimo.’ le risposi con una certa soggezione.
‘Per stasera lasciamo stare i titoli e diamoci del tu, quindi chiamami Teresa punto e basta.’
‘Ve bene ‘ Teresa.’
‘Visto che abbiamo eliminato le formalità andiamo a giocare, spero d’incontrare una giocatrice in grado d’impensierirmi.’
La seguii in quello che in origine doveva essere una garage, e che lei aveva trasformato in un’elegante sala biliardo con tanto di divanetti e poltrone.
Persi la prima partita senza giocare quasi mai, comprendendo subito che non avrei avuto scampo.
‘Stai tranquilla che non ti chiederò di leccarmi la fica così presto.’ mi disse sfiorandomi il sedere ‘Però una piccola penitenza ci sta non credi ? Quindi togliti i vestiti.’
Il suo tono non ammetteva repliche, senza considerare che avevo perso, così mi tolsi sia la camicetta che la gonna, rimanendo col solo intimo.
‘Vedo che hai del buon gusto, questo corpetto &egrave veramente bello, vediamo se riesco a togliertelo con un’altra partita.’
Nonostante m’impegnassi al massimo, la vittoria andò nuovamente a lei, se pur in maniera meno netta di prima.
Teresa mi prese la stecca dalla mano prima di spingermi contro il biliardo e baciarmi con irruenza, spingendo con forza le sue labbra aperte contro le mie appena dischiuse.
Mi ritrovai così la sua lingua in cerca della mia, all’inizio finsi d’evitarla, creando però un gioco altamente erotico, molto simile ad un incontro di scherma, fatto d’attacchi e schivate.
L’eccitazione saliva e con essa l’aggressività di lei, le sue mani ora cercavano l’una il mio seno e l’altra una coscia da stringere, facendomi sedere sul tavolo da gioco per facilitarle l’azione.
Il mio respiro divenne sempre più affannoso, mentre la sua bocca scendeva sul mio corpo, soffermandosi brevemente sul capezzolo scoperto, che morse quasi sino a farmi male,
Quando le sue labbra arrivarono sulla mia passera, questa non poteva che essere pregna delle mie voglie ormai incontenibili.
Teresa spostò quel piccolo lembo di seta che copriva la mia intimità, per mettersi quasi a giocare con le mie grandi labbra, che allargava e stringeva con le dita.
Quando poi passò la lingua in mezzo a loro ebbi un fremito di piacere che mi fece stringe le cosce, ma lei fu veloce nel riaprirle e dare una seconda pennellata, questa ancor più lenta e goduriosa.
La mia dirigente cominciò quindi a torturarmi la passera alternando lingua e dita, sino a portarmi alla soglia dell’orgasmo, per fermarsi giusto un attimo prima che venissi.
‘Conosci le vecchie tradizioni messicane ?’ mi chiese facendomi cadere dalle nuvole.
‘No perch&egrave ?’
‘Ce n’&egrave una che amo molto, se si perde la prima partita e la rivincita si ci può rifare con quella dell’onore, quindi prendi la stecca e inizia tu.’
Sistemai le palle nel triangolo e andai alla spaccata, ma le gambe mi tremavano ancora e tirai un colpo debole e storto.
Lei sembrava quasi giocare al gatto col topo, lasciandomi tiri facili che sbagliavo fra le sue risate, per finire nuovamente sconfitta.
‘Vediamo se vai meglio con le cose da donna.’ mi disse girandosi di schiena ‘Tirami giù la lampo del vestito che inizio ad avere caldo.’
Obbedii come un automa, poi le si sfilò l’abito mostrando un body bianco che contrastava meravigliosamente la sua pelle abbronzata. Mi prese quindi per mano per portarmi vicino ad un tavolino sul quale mi fece sdraiare, poi s’abbassò e riprese quel dolce trattamento di lingua e dita da poco interrotto.
Gemevo senza sosta, arrivando a chiederle quel di più che non sapevo da cosa potesse arrivare, ma ormai non capivo nulla, se non l’istinto primordiale del piacere.
Persa com’ero a godere non m’accorsi di quel che faceva, così quando si rialzò vidi che aveva indossato un grosso strap-on, molto realistico e soprattutto di notevoli dimensioni.
‘Ti prego scopami, non resisto più !’ l’implorai senza alcun ritegno.
Per tutta risposta lei si mise al mio fianco, e dopo avermi portato le mani sopra la testa, poggiò il fallo sulle mie labbra.
Mentre leccavo e succhiavo quel grosso pezzo di gomma, Teresa mi diede dei piccoli schiaffetti sul sesso, che non fecero altro che aumentare la mia eccitazione, portandola a picchi mai raggiunti.
Poi finalmente mi penetrò.
Lo fece con forza, come se fossi solo una bambola gonfiabile alla quale si può fare di tutto, direi quasi con freddezza, ma dopo diventò una belva, arpionandomi entrambi i seni con le mani mentre spingeva con inaspettata energia.
‘Non sai come godo vedendoti come sei adesso.’ mi disse con un certo disprezzo ‘Sei solo una cagnetta vogliosa, una da sbattere a cui non importa se a farlo sia un uomo o una donna.’
‘Allora fottimi bastarda !’ le risposi con rabbia ‘fammi vedere cosa sei capace di fare !’
Teresa divenne ancora più aggressiva, ma allo stesso tempo mi baciava in continuazione facendomi sentire tutto il suo calore di donna.
Mi stupii che non m’avesse ancora sodomizzato, ma non potei pensare a lungo, rapita ben presto da un orgasmo desiderato e voluto da troppo tempo.
La sua azione cominciò a scemare d’intensità sino a cessare del tutto, poi con grande naturalezza s’abbassò per gustare il mio orgasmo appena avuto.
‘La tua fica ha proprio un buon sapore.’ mi disse fra una leccata e l’altra ‘molto dolce proprio come piace a me.’
‘E la tua che sapore ha ?’
La vidi togliersi lo strap-on mentre s’avvicina ad un divano, sul quale s’accomodò mettendosi a gambe larghe, per poi invitarmi ad avvicinarmi con un chiaro segno del dito indice.
Scesi allora dal tavolo, e muovendomi a quattro zampe come un felino, arrivai fra le sue gambe.
Passai lentamente la lingua sulla stoffa che le copriva la passera, trovandola pregna d’umori e, quando con le mani ancora tremanti per tutto il piacere provato, le sganciai il body dal di sotto, vidi il suo sesso luccicante come un brillante.
Rimasi un po’ sbalordita dalle dimensioni quasi minuscole del suo sesso, le labbra, sia le piccole che le grandi, erano appena accennate, ma in compenso il clito sembrava quasi un missile in mezzo ad quella vallata.
Le allargai quel fiore di carne per tuffarmici dentro, il suo odore era talmente afrodisiaco che leccavo tutto quello che mi si presentava davanti alla lingua, senza nessun disegno preciso, ma con l’unica volontà di vederla godere, come avevo fatto io sino a poco prima.
Teresa spalancava le cosce ogni volta che mi fermavo per respirare, serrandole non appena mi dedicavo a lei quasi con devozione.
Avevo la voglia pazza di prendere il fallo dello strap-on e buttarglielo dentro, ma non sapendo se ciò fosse stato gradito, mi limitai ad usare lingua e dita, che ormai sembrava quasi che avessero una vita propria, tanto erano frenetiche.
‘Ora basta !’ quasi urlò tanto lo disse a voce alta ‘Mettiti quel cazzo fra le gambe e mettiti al mio posto.’
Indossai velocemente la protesi e presi il suo posto in poltrona, poi lei si mise su di me per impalarsi da sola molto lentamente.
Teresa sembrava quasi muoversi al rallentatore, ma compresi che quello era il suo sistema per godere il più a lungo possibile, con estrema calma, ma anche molta sensualità.
‘Se io sono solo una cagnetta in calore, tu sei la mia degna maestra.’ le dissi scoprendole un seno per sfiorarle il capezzolo ‘Ma &egrave anche vero che vederti godere &egrave uno spettacolo unico, non sai quanto sei bella in questo momento.’
‘Sei tu che mi fai impazzire !’ mi rispose prima d’attaccare le sue labbra contro le mie.
La vidi godere ogni istante di quella lunga cavalcata che si donava col mio aiuto, sino a raggiungere il picco del piacere con un gemito strozzato, e quasi afflosciarsi sul mio corpo.
Quando si alzò rimise a posto il suo body e mi fece togliere lo strap-on, dandomi un numero incredibile di piccoli baci sia sulla bocca, che sulle guance.
‘Andiamo di sopra, ho una sorpresa per te.’
Mi prese per mano e insieme salimmo al piano superiore della casa, senza dire una parola, ma non potei rimanere zitta non appena che lei aprì una porta.
‘Oh mio Dio, ma &egrave uno scherzo !’
Al centro della stanza c’era una bellissima ragazza di colore completamente nuda, con le mani legate sopra la testa con una corda che scendeva da un anello posto sul soffitto.
‘Ti presento Lulù, la mia puttana personale.’ mi disse Teresa con molta naturalezza.
‘E da quanto &egrave qui così ?’ le chiesi pur rendendomi conto della stupidità della mia domanda.
‘Da poco prima del tuo arrivo, ma credo che tu ti stia chiedendo il perché della sua presenza.’
‘In effetti si, mi sembra tutto molto strano…’
‘Vedi Lulù &egrave una puttana molto particolare, gode solo nell’essere usata come un semplice oggetto sessuale, ma solo se &egrave una donna a dominarla. Con gli uomini ha un pessimo rapporto, li odia tanto che con loro &egrave di un sadismo estremo.’ mi spiegò mentre le baciava il collo e le toccava il seno ‘Con una donna invece &egrave un’autentica cagna in calore, pronta ed essere anche sfondata o umiliata nei peggio modi. Ormai &egrave talmente aperta che ogni volta &egrave quasi una sfida vedere come riesco ad aprirle fica e culo. Ma se le metti una mano fra le gambe sentirai com’&egrave già bagnata la troia solo sapendo che stasera saremo in due a farla soffrire.’
Allungai una mano portandola sulla sua passera, che in effetti era già leggermente umida, così le infilai due dita dentro che scivolarono neanche fosse fatta di burro.
‘Hai ragione !’ esclamai ancora stupita dalle parole di Teresa.
‘Dai Anna non fermarti, fammi vedere cosa sai fare.’ mi ripose istigandomi a dare di più.
Così tirai fuori le due dita per metterne quattro a cuneo ed infilarle nella sua passera con forza, facendole uscire un piccolo gemito di dolore.
Teresa da parte sue le tirava con forza i capezzoli già turgidi, strizzandoli quasi con cattiveria, prima d’iniziare a schiaffeggiarle il generoso seno.
Vedevo quella donna godere nel dolore, e ciò solleticava i miei peggiori istinti, chiedendomi come fosse mai possibile un fatto del genere. Sapevo che quello non poteva che essere un ‘preliminare’ a qualcosa di molto più forte, e che Teresa non avrebbe certo lesinato i maltrattamenti a Lulù.
Infatti poco dopo la mia dirigente prese una corta frusta con molti flagellanti, e con questa iniziò a colpire la donna sulla schiena e sulle natiche con sempre più forza, mentre io continuavo a masturbarla con ferocia.
‘Anna prendi uno di quei falli e scopala con quello.’ mi disse ad un certo punto Teresa indicandomi un tavolo pieno di oggetti dalle forme e dimensioni più diverse.
Senza pensarci tanto resi un fallo molto grande dotato di un bel manico che misi davanti alla bocca di Lulù.
‘Succhia troia.’ le ordinai spingendoglielo in bocca ‘Fai un bel pompino a questo cazzo così dopo ti scopo come si deve.’
In realtà ero io che le fottevo la bocca soffocando sul nascere ogni suo tentativo di protestare, ma il semplice fatto che Teresa non mi dicesse nulla voleva significare che non stavo andando oltre il consentito.
Mi stavo talmente eccitando da perdere quasi il controllo delle mie azioni, tant’&egrave vero che quando le tolsi il fallo dalla bocca per fotterla, lo feci con naturalezza, come se fosse un qualcosa di quotidiano.
Ma, soprattutto, la scopai con tanta irruenza che ogni volta che la penetravo, lei era costretta ad alzarsi sulle punte dei piedi.
Lulù però non disse mai nulla per fermarmi, anzi si vedeva che le piaceva, godendo nel farsi scopare da una sconosciuta mentre la sua amante la frustava senza pietà.
‘Vedo che ti piace sbatterti la troia.’ mi disse Teresa mettendosi dietro di me e toccandomi il seno.
‘Mi credi se ti dico che non ho mai visto una vacca del genere ? Questa più soffre più gode !’
‘Lo so ma ora cambiamo gioco o viene prima che io lo voglia.’
Teresa liberò Lulù per farla sistemare carponi su una sorta di cavalletto, del genere che si usa in ginnastica, per poi legarle mani e piedi. Mi stupii il vedere il suo bel sedere segnato dalla frusta in modo così marcato nonostante la sua pelle scura, ma anche il suo sguardo fiero e spavaldo.
‘Questo &egrave un nuovo giocattolo che m’&egrave arrivato da poco.’ disse spingendo uno strano macchinario mai visto ‘E’ una semplice fucking-machine alla quale ho applicato un bel dildone da trenta centimetri, giusto quello che ci vuole per questo culo di merda.’
Compresi quello che aveva in mente la mia dirigente, l’aiutai a sistemare la macchina dietro Lulù, poi le unse abbondantemente il buchetto, prima di far entrare mezzo fallo dentro.
‘Ora vediamo se funziona.’ disse Teresa accendendo la macchina con un telecomando.
La fucking-machine iniziò a muoversi, penetrando Lulù fino in fondo, all’inizio molto lentamente, poi una volta che ci sedemmo, aumentò il ritmo, facendolo diventare in breve tempo frenetico col fallo che usciva ed entrava quasi completamente.
Ora Lulù gemeva in modo meno sommesso, e non potevo certo non capirla, il fallo la stava letteralmente aprendo il culo, ad una velocità tale che nessun uomo avrebbe potuto sostenere.
Quando però Teresa mi porse un dildo con tanto di stimolatore del clito, non pensai altro che usarlo per darmi piacere, eccitata com’ero nel vedere quello spettacolo per me così inusuale.
Anche la mi vicina di divano prese a masturbarsi con un giocattolo simile al mio, insultando senza sosta Lulù.
Arrivai ben presto alla soglia dell’orgasmo, ma cercai di trattenermi il più possibile, volendo quasi fare una gara con lei. Teresa però agguantò l’ennesimo dildo della sua sterminata collezione, e dopo averlo bagnato con la bocca, mi fece girare e mi sodomizzò, facendo venire all’istante.
‘Ora che hai goduto puoi pensare a me.’ mi sussurrò all’orecchio ‘Prendi uno strap-on e scopami.’
Anche se malferma sulle gambe, riuscii ad indossare la protesi e salirle sopra, per darle ciò che voleva, una donna che la facesse godere mentre lei guardava il supplizio di Lulù.
Già sotto i primi colpi il suo viso cambiò espressione, il respiro più affannoso, e sentii le sue unghie rigarmi la schiena, dandomi una nuova carica di vitalità.
‘Non puoi sapere com’&egrave bello scoparti.’ le dissi fissandola negli occhi ‘Sei un vero spettacolo di lussuria allo stato puro.’
‘Allora continua e fai godere il tuo capo come merito.’ mi rispose spingendo con ancora più forza le unghie sulla mi a schiena.
Più lei mi faceva male e più io m’eccitavo aumentando il ritmo, dando colpi veloci e che la penetravano completamente.
Mi girai un attimo verso Lulù e non potei non immaginarmi al suo posto, certo all’inizio doveva aver sofferto, ma ora nonostante la velocità della macchina fosse al massimo, gridava il suo piacere a pieni polmoni.
‘Se fai la brava ti ci faccio fare un giro.’ mi disse neanche avesse letto il mio pensiero.
‘A allora godi !’
Le afferrai le caviglie per aprirle le gambe più che potevo, poi spinsi con tutta la forza che avevo sino a farle avere un orgasmo a dir poco impetuoso.
Teresa si dimostrò un gatto dalle sette vite, riprendendosi quasi subito, per poi allacciarsi un nuovo strap-on questo poco realistico ma davvero di notevoli dimensioni.
‘Dammi una mano a liberare questa troia, con lei non ho ancora finito.’
Mentre lei rallentava la fucking-machine sino a fermarla io sciolsi mani e piedi a Lulù, notando come il suo ano fosse dilatato in modo impressionante.
‘Anna sdraiati per piacere per terra, e tu puttana inculati guardandola in faccia.’
Non feci quasi in tempo a sistemarmi su un tappeto, che Lulù mi fu sopra, riempiendo subito il suo culo col fallo che tenevo legato in vita.
Teresa fu altrettanto rapida nel prenderla da dietro, con una doppia penetrazione anale che non credevo neanche fosse possibile.
‘Ma quanto sei zozza ?’ urlò Teresa a Lulù ‘Due cazzi nel culo e scommetto che ne vorresti un altro per godere ancora di più !’
‘Si mi piace !’ rispose lei con un forte accento straniero ‘Sono la tua puttana che gode a farsi sbattere come piace a te.’
Mentre io avevo ben poca libertà di movimento, Teresa la fotteva come un treno, tenendola per i capelli, e insultandola in continuazione.
Alla fine Lulù ebbe il suo orgasmo che la lasciò distrutta, abbandonata su di me sena forze, mentre Teresa si era già messa in piedi.
La ragazza di colore impiegò diversi minuti per ritrovare la forza di muoversi, ma con mio grande stupore, fu Teresa ad aiutarla, per poi spalmarle una crema sulla schiena e sui glutei.
‘Serve per lenire il dolore.’ mi disse la mia dirigente ‘Quando il gioco finisce non ci sono più schiave e padrone, al limite persone da aiutare. Ora però scendiamo di sotto voglio dirti quattro parole.’
Ci accomodammo tutte e tre in salotto dove Teresa ci portò da bere e degli stuzzichini, prima di sedersi vicino a me.
‘Allora Anna devo dirti diverse cose, una &egrave che non appoggerò la tua domanda per la scientifica.’ mi disse lasciando di stucco ‘Quello &egrave un posto per sfigati che solo la televisione poteva rendere interessante. In compenso so che ne hai le scatole piene di stare un ufficio a fare la scribacchina, quindi quando il mese prossimo ci saranno dei cambiamenti nei vari settori, farò in modo che tu passi ad un reparto davvero operativo, vedremo poi insieme qual’&egrave il più adatto per te.’
‘Teresa io non so cosa dire.’ dissi quasi balbettando.
‘Non devi dire nulla, ora però c’&egrave una seconda cosa che devi sapere, Lulù per piacere fai partire il video.’
Il televisore si accese e poco dopo partì il lettore DVD, e quel che vidi mi lasciò esterrefatta.
Mio padre era fra loro due che l’inculavano a turno, dandogli anche dei colpi, che non erano certo delle carezze, sulle chiappe. Alla fine lo misero in una sorta di piccola vasca, dove lui si masturbò sino a venire mentre loro due gli urinavano addosso.
Ero disgustata e mi stavo mettendo a piangere per la vergogna, ma Teresa m’accarezzò il viso, facendomi capire che con lei non dovevo farmi problemi di carattere morale.
‘Credimi ho scoperto che &egrave tuo padre solo dopo che &egrave stato qui, ma questa situazione non dev’essere per te un problema, ti darò il video e puoi credermi che non esiste un’altra copia.’
‘Cosa dovrei fare adesso, dimmelo ti prego.’ le dissi stringendole le mani.
‘Semplicemente nulla, certo puoi dirlo a tua madre, ma non credo che le farebbe piacere sapere cosa combina suo marito.’
‘Già lo sa, anche se non a questo livello.’ mormorai sottovoce.
‘Allora tanto meglio stare zitta. Tieni il dischetto come arma solo se lui ti dovesse creare dei problemi, quanto a me non dirò mai nulla e non lo vedrò mai più, di questo hai la mia parola.’
L’abbracciai come si fa con una sorella, mentre alcune lacrime scorrevano sul mio viso.
‘Non credo che tu stasera voglia provare la fucking-machine ?’
Le parole di Tersa ebbero l’effetto di farmi fare un mezzo sorriso, poi Lulù mi portò i miei vestiti che indossai nel silenzio più totale.
‘Anna ricordati che i figli non devono pagare le colpe dei loro genitori.’ mi disse Teresa accompagnandomi alla porta ‘Vai a casa e riposati, ci vediamo domani e metti al sicuro quel dischetto.’
‘Teresa grazie di tutto io..’
Lei mi chiuse la bocca un bacio prima di armi un pacca sulla chiappa, e lasciarmi andare alla mia macchina.
Mentre tornava a casa pensai soprattutto a quanto forse un pervertito mio padre, che avevo sempre preso ad esempio per la sua integrità morale, almeno sino a che non l’avevo scoperto cornuto e contento.
Il giorno dopo appena alzata, mamma mi chiese com’era andata con Teresa, e io mi limitai a dirle che era una gran lesbica, ma che in fondo non m’era affatto dispiaciuto, limitando al minimo i dettagli.
Per un paio di giorni cercai d’evitare mio padre neanche fosse un appestato, ma il solo vederlo mi dava al voltastomaco, poi il senso di disgusto s’affievolì, e ripresi a parlargli senza che lui si fosse accorto di nulla.

Continua

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