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Los Angeles, 13 aprile 2010
Entrando nell’edificio principale del terminal 1 del Los Angeles International Airport Alexander benedisse l’uomo che aveva inventato l’aria condizionata. I pochi minuti che aveva impiegato per passare dal parcheggio coperto al terminal erano bastati per farlo sudare. Si chiese come sarebbe stata la temperatura ad agosto, se quella era una giornata tipica di metà aprile.
Fortunatamente non sarebbe stato a Los Angeles ad agosto. Ormai passava sempre più mesi in giro per il mondo per servizi fotografici o per i suoi lavori. Essere un fotografo ed un artista affermato aveva i suoi vantaggi, anche se gli restava sempre meno tempo per vedere i vecchi amici e la famiglia.
Si avvicinò ai monitor degli arrivi, andando a cercare il volo da Denver. Lo trovò nella prima schermata, in avvicinamento e con l’arrivo previsto entro un quarto d’ora. Alexander predisse almeno un altro quarto d’ora prima che i passeggeri cominciassero ad arrivare, e decise che poteva concedersi un espresso al bar. Adorava l’espresso italiano, così come la cucina di quel Paese. Era stato diverse volte in Italia per lavoro, e doveva dire che vi si trovavano dei paesaggi eccezionali.
Le donne invece erano un po’ troppo chiuse per i suoi gusti, forse a causa della presenza del Vaticano.

Sorseggiò il suo espresso addolcito da un quarto di bustina di zucchero. Era una cosa completamente diversa da ciò che bevevano i suoi connazionali, e si chiese come facessero milioni di americani a continuare a preferire la solita brodaglia dopo avere provato quella delizia. Sfogliando USA Today vide l’ennesimo articolo su Baron Samedì. Ancora un azione di quel gruppo terroristico, firmata con la solita carta rappresentante il loa. Chissà cosa volevano quegli uomini. Sembravano determinati e in gamba, ma non avevano ancora chiarito cosa volessero ottenere. Questa era già la quinta azione negli ultimi dodici mesi: due negli Stati Uniti e tre in Paesi Caraibici. Erano stati uccisi due importanti uomini d’affari e un membro della famiglia reale saudita, ed erano parallelamente stati svaligiati i caveau di due banche. Sarebbe stato interessante incontrare quegli uomini: sembravano diversi dai terroristi o ribelli che aveva incontrato nel corso dei suoi reportage in Africa. Mentre sorseggiava il caff&egrave leggendo l’articolo incrociò lo sguardo con la donna del tavolo di fronte. Una mora cinquantenne elegante, probabilmente un avvocato, con un fisico modellato da una sapiente combinazione tra fitness e chirurgo plastico. Probabilmente più il secondo, decise alzandosi e passandole accanto con un sorriso. In un altro momento si sarebbe seduto e avrebbe attaccato discorso, anche se conosceva già la storia: una donna in carriera, probabilmente separata dal marito magari anche lui avvocato, troppo impegnata con lavoro e figli per crearsi una nuova relazione.
La prima volta che gli era stato detto quanti gigolò lavoravano negli Stati Uniti non ci aveva creduto, ma poi aveva dovuto arrendersi all’evidenza. Di donne come quella ce n’erano molte, e probabilmente la mora sarebbe stata anche una buona compagnia.
Quasi sicuramente si sarebbe dovuto accontentare di una sveltina in un bagno dato che la donna sembrava in partenza, ma il contesto aveva il suo qualcosa di eccitante.
Scuotendo la testa abbandonò il pensiero: se il monitor non si sbagliava l’aereo era appena atterrato, e doveva andare a recuperare il suo ospite.
La sua ospite, a dire il vero. Il volto si illuminò in un sorriso divertito pensando a Kara. Era la figlia dei vicini, di dieci anni più giovane di lui. La conosceva fin da quando era neonata, e da quando aveva diciotto anni a quando se n’era andato via di casa a ventiquattro le aveva fatto regolarmente da baby sitter. Aveva visto la neonata diventare una bellissima bambina intelligente e pestifera, e la bambina iniziare a trasformarsi in un’adolescente sgraziata e impacciata, con gli occhiali e l’apparecchio. Adesso lui aveva trentuno anni, quindi erano esattamente sette anni che non la vedeva.
Si chiese se il suo aspetto da brutto anatroccolo fosse un po’ migliorato. Di certo era intelligente, dato che a quanto gli aveva detto sua madre era riuscita ad essere ammessa a Yale per studiare giurisprudenza, disciplina in cui si stava laureando con ampio anticipo.
Era stata proprio la madre di Alexander a convincerlo ad ospitarla: la madre di Kara le aveva detto che la figlia era stressata e in crisi per via dello studio, e la donna le aveva risposto che un mese di svago era la medicina migliore per curare quella malattia. Se poi hai un figlio che viaggia per tutto il mondo come fotografo, l’idea di proporgli di riprendere per qualche settimana il suo ruolo di baby sitter era venuta di conseguenza. Non sapeva se avesse accettato per l’incapacità di dire di no a sua madre o per l’affetto che lo legava a Kara. Non aveva mai avuto fratelli o sorelle, e Kara era diventata per lui una specie di sorella minore da coccolare e far giocare. Anche se non si vedevano da sette anni e non si erano mai più sentiti il suo affetto nei confronti della ex vicina non era diminuito.
Sarebbe stato divertente far vedere un po’ del mondo reale a quel piccolo topo di biblioteca che doveva essere diventata.
Mentre pensava al passato si era avvicinato all’uscita dei passeggeri in arrivo, dove ormai era annunciato l’imminente passaggio dei passeggeri in arrivo da Denver. Si chiese se avrebbe riconosciuto Kara. Non aveva nemmeno più visto una sua foto negli ultimi anni, e sicuramente era cambiata. Quando aveva posto la domanda a sua madre lei gli aveva risposto che Kara l’avrebbe riconosciuto di sicuro, dato che era andata a trovarla e aveva visto decine e decine di foto che la donna le aveva messo in mano.
Mentre i passeggeri iniziavano ad uscire decise di provare ad indovinare chi fosse Kara. La prima ragazza ad uscire poteva avere ventuno o ventidue anni, aveva i capelli biondi come Kara ma era decisamente rotondetta, e poi i lineamenti erano completamente diversi.
Passarono diverse persone decisamente fuori età, quindi lo sguardo fu attratto da una bellissima bionda che indossava un paio di jeans a vita bassa ed un top che metteva in risalto un seno importante e sodo. Decisamente non era Kara. Mentre la giovane gli passava accanto sorridendogli dietro gli enormi occhiali scuri anni settanta lui dedicò un secondo sguardo a quelle forme sode e invitanti. Mentre la vedeva allontanarsi ancheggiando verso l’uscita decise che anche il sedere era decisamente al livello del resto del corpo. Doveva essere una modella, o forse un’attrice in cerca di un provino… aveva tutti i numeri per fare strada.
La sua attenzione fu attratta dall’arrivo di un’altra ragazza che poteva avere l’età giusta. Alta, magra, con gli occhiali. Aveva un viso tutto sommato carino ma l’aspetto troppo insicuro per poter essere considerata bella. I capelli erano castani, ma si possono sempre tingere. Anche i lineamenti gli ricordavano vagamente Kara… sì, doveva essere lei. Fece un passo in avanti sorridendo alla giovane, ma il suo sguardo allarmato lo convinse di essersi sbagliato.
Successivamente fu allontanato con garbo da una bruna carina con i capelli corti da maschiaccio, e da un’altra bionda piuttosto slavata che stava uscendo in ritardo. Alexander non aveva visto nessuna somiglianza di quest’ultima con la ragazzina a cui aveva fatto da baby sitter, ma ormai i passeggeri si erano tutti avvicinati e nessuna delle ragazze uscite aveva mostrato segni di averlo riconosciuto.
Che Kara avesse perso l’aereo? Forse non aveva avuto il suo numero e non aveva potuto avvisarlo.
Prese dalla borsa da uomo che portava a tracolla il suo smartphone ultimo modello cercando il numero di sua madre.
-Aspettavi qualcuno?- La voce melodiosa lo fece sobbalzare. Si girò rapidamente, trovando alle sue spalle la bionda che aveva per prima attratto il suo sguardo. Ancora una volta ammirò il suo volto e soprattutto i seni, che apparivano liberi dal reggiseno senza patire la forza di gravità a dispetto delle dimensioni.
-Sì, aspettavo una ragazza, ma non si &egrave fatta vedere. Tu sei rimasta tutto il tempo a guardarmi?-
La ragazza si strinse nelle spalle. -Eri divertente così spaesato. Credo che le ragazze che hai avvicinato si siano decisamente spaventate. Cos’&egrave, un appuntamento al buio?-
-No, no…- rispose Alexander ridendo -Semplicemente non vedo questa persona da quando aveva quattordici anni, e potrebbe essere cambiata.-
-A dire il vero anche io cercavo qualcuno.’ Disse la giovane mordendosi un labbro. ‘Doveva venire a recuperarmi il mio fratello maggiore, ma direi che non verrà.-
-Magari &egrave semplicemente in ritardo.-
-No.- Rispose lei scuotendo la testa con un gesto che fece ondeggiare sensualmente i capelli luminosi. -E’ sempre puntuale. Credo che prenderò un taxi, sperando che i soldi che ho in tasca mi bastino fino a Beverly Hills. Buona giornata, ti auguro di trovare la tua ragazza misteriosa.-
La ragazza si girò iniziando ad allontanarsi, lasciandolo interdetto. Era una ragazza decisamente carina, ed era evidentemente divertita dal suo modo di fare. Sicuramente Kara avrebbe preso l’aereo successivo, che non sarebbe stato prima dell’indomani mattina. Questo gli lasciava tutto il tempo per…
-Aspetta!- La chiamò correndole dietro. La raggiunse subito, dato che la ragazza si tirava dietro due valigie con le rotelle. -Io abito a Beverly Hills: posso darti un passaggio da tuo fratello.-
-Non so.- La ragazza inclinò il capo come studiandolo. -Non accetto passaggi dagli sconosciuti, ma tu mi sembri un tipo a posto. Sei sicuro che non sia un disturbo?-
-Nessun disturbo!- Senza lasciarle tempo di reagire le prese di mano una delle due valigie e si incamminò verso il parcheggio.
La ragazza lo seguì lungo il percorso senza più parlare, ed in cinque minuti arrivarono alla Porsche Cayman del 2008.
-Cavolo!- Commentò la ragazza scuotendo la testa -Ti tratti bene: 295 cavalli, freni in carboceramica, sedili da competizione, cerchi da diciannove…-
-Sei un’appassionata di auto?-
-Se sono come questa sì.- Commentò lei girando attorno all’auto.
-In garage ho anche una F40.- Si lasciò sfuggire lui, quindi scosse il capo -Scusa, sembra che mi stia pavoneggiando. Comunque io sono Alexander… Alex.-
La ragazza scoppiò a ridere, avvicinandosi. Alexander la guardò stupito, chiedendosi che cosa trovasse di improvvisamente così divertente.
-Xander, cerchi di portarti a casa ogni ragazza carina che incontri?-
Alexander rimase a fissarla a bocca aperta, cercando di capire che cosa stesse succedendo. Odiava essere chiamato Xander, e ormai nessuno lo chiamava così. Nessuno tranne una persona, che lo chiamava sempre così per farlo arrabbiare. Era possibile che fosse lei?
-Vediamo se ora mi riconosci.- Disse sfilandosi gli occhiali.
Gli occhi verdi come il mare e il naso coperto di lentiggini lo lasciarono ancora più sbalordito. Senza quegli occhialoni enormi i lineamenti gli sembravano familiari: sicuramente addolciti e più armoniosi, ma comunque riconoscibili. E quegli occhi e quello sguardo erano inconfondibili.
-Kara?- Disse balbettando.
-Finalmente ci sei arrivato, Xander.- Rispose lei avvicinandosi e baciandolo sulle guance. -Avevo pensato di vedere fin dove saresti arrivato prima di accorgerti che ero io. Dall’aria stupida che hai credo che mi avresti tranquillamente portata a letto.-
-Sei… sei…- Alexander la abbracciò con forza -Sei la solita marmocchia dispettosa e pestifera. Ma mi sei mancata tantissimo Kara, davvero.-
-Anche tu sei il solito dongiovanni che pensa alle ragazze invece di occuparsi di me.- rispose lei restituendo l’abbraccio -E anche tu mi sei mancato. Non sai quanto.-
Alexander fece un passo indietro fissandola e scuotendo la testa.
-Dai, sali in macchina: abbiamo mille cose da raccontarci, e non ha senso dirci tutto qui.-
Prese la valigia dalle mani della ragazza infilandola nel bagagliaio, quindi fece cenno a Kara di salire al posto del passeggero.

La macchina sportiva li condusse rapidamente lungo le poco più di dieci miglia che separavano il Los Angeles International Airport da Beverly Hills. Raggiunta la cittadina Kara iniziò a guardarsi attorno ammirata, chiedendogli informazioni sulle persone famose che poteva capitare di incontrare e su chi abitasse dove. Alexander rispose con pazienza, sorridendo per le esclamazioni di sorpresa ogni volta che raccontava di avere incontrato questo o quell’attore a un qualche party.
Non era una celebrità di primo piano, ma le sue foto giravano mostre e musei in tutto il mondo e questo gli apriva molte porte di appassionati di arte moderna.
La casa di Alexander era una piccola villetta a due piani con un bel giardino, insignificante rispetto alle ville faraoniche dei divi di Hollywood ma comunque un’abitazione più che sufficiente per una famiglia e mezzo. Kara commentò con un fischio la casa, e con entusiasmo ancora maggiore la Ferrari F40 rossa parcheggiata nel garage.
-Allora non era una una bugia per portarti a letto la bella bionda.-
-Piantala!- Commentò Alexander spingendola verso le scale che conducevano alla casa vera e propria. Si sentiva in imbarazzo: prima di sapere che quella bella ragazza bionda fosse Kara aveva fatto più di un pensiero a portarsela a letto. Era veramente bella, con un fisico conturbante e la pelle chiara perfetta, ma era anche la bambina che considerava una sorella minore.
La stanza di Alexander e le due stanze degli ospiti erano al primo piano, dove si trovavano anche due bagni. Al pian terreno la cucina, la camera oscura (Alexander amava sviluppare da sé le sue foto, a volte) un teatro di posa ed un salone che dava su un terrazzo.
-Se vuoi rinfrescarti puoi farti una doccia mentre inizio a preparare la cena.- Le propose dopo averle mostrato tutta la casa.
-Sei pure un cuoco?- Commentò lei sorridendo -Capisco perch&egrave le donne cadano ai tuoi piedi. Ci vediamo tra una mezz’ora.-

La stima di Kara in realtà era stata fin troppo ottimista. La ragazza si presentò in cucina quaranta minuti dopo, quando ormai Alexander stava pensando di andare a chiederle se stesse male.
Quando la vide arrivare fece quasi cadere il mestolo di legno che stava utilizzando per cucinare: aveva sciolto i capelli che, naturalmente ondulati, le scendevano fin oltre le spalle. Indossava un paio di occhiali da vista che rendevano il suo volto se possibile ancora più eccitante. Il suo corpo era coperto da un leggero vestito azzurro che le arrivava fino al ginocchio, anche se l’ampio spacco laterale lasciava vedere ad ogni passo buona parte della coscia e la scollatura mostrava l’inizio dei seni, chiaramente liberi dal reggiseno.
-Cosa mi prepara di buono il mio baby sitter?- Gli chiese avvicinandosi ed appoggiandosi al suo petto, senza mostrare di essersi accorta dello sguardo di Alexander.
-Pasta alla carbonara e insalata caprese. Le mozzarelle non sono come quelle italiane, ma ho trovato un produttore che &egrave quasi all’altezza. Il tutto innaffiato da un buon Vermentino di Gallura gelato. Vista la temperatura ho preparato in terrazzo. Se vuoi puoi andare a sederti, mentre finisco di preparare la carbonara. Va cucinata sul momento perch&egrave non si rapprenda.-
-Sono sicura che sarà tutto buonissimo.- Rispose lei con un sorriso.
Dieci minuti dopo erano entrambi seduti a tavola, i piatti ed i bicchieri pieni.
-Propongo un brindisi al nostro nuovo incontro.- Disse alla ragazza prima di iniziare, alzando il bicchiere -Che dopo questo mese assieme non debbano passare altri sette anni prima di rivederci.-
-Lo spero proprio!- Rispose Kara accostando le labbra al bicchiere e bevendo un sorso -Buonissimo, e immagino che la pasta sarà all’altezza. Come mai cucina italiana?-
-E’ un Paese in cui sanno mangiare: ci sono stato diverse volte, ed ho un paio di amici che mi hanno insegnato a cucinare.-
Kara assaggiò un boccone di pasta, lasciandosi sfuggire un sospiro di soddisfazione
-Buonissima, Xander.- Gli disse prendendo nuovamente il bicchiere del vino -Direi che hai avuto un bel successo dopo essere andato via di casa. Evidentemente non eri fatto per vivere chiuso in un ufficio’-
-Già, direi proprio di no. Anche se molto &egrave dovuto alla fortuna. Le mie foto sono state viste dalle persone giuste nel momento giusto, altrimenti probabilmente sarei un bravissimo fotografo del National Geographic e non un artista emergente.-
-Sai una cosa?- continuò Kara sfruttando un breve attimo in cui la sua bocca non era piena di cibo o di vino fresco. -L’anno scorso sono stata sei mesi a Parigi per un progetto dell’università, e ho visto la tua personale al Palais de Tokyo. Le mie compagne non volevano credermi quando ho detto che mi avevi fatto da baby sitter.-
-Forse non avresti dovuto raccontare di quella volta che ho dovuto pulire il tuo vomito per tutto il bagno prima che tornassero i tuoi. Fortunatamente quella sera ho preferito mangiare un toast!-
Kara scoppiò a ridere -Oddio, che ricordi! Chissà cosa direbbero se glielo raccontassi veramente.- Si interruppe per un attimo. -Parlami di tua moglie.-
Alexander la guardò perplesso.
-I tuoi genitori mi hanno solo detto che sei sposato, ma tua mamma ha subito cambiato discorso. In più in casa tua ci sono una decina di quadri con riproduzioni di foto scattate da te, ma nessuna di una donna che possa essere tua moglie o di voi due assieme. Come mai?-
-Accidenti, sei peggio di un investigatore.- Commentò Alexander sospirando -Mia moglie odia le fotografie, per questo non ci sono foto di noi due assieme. E per via del mio lavoro e del suo spesso passiamo diverse settimane senza vederci, quindi preferiamo non avere in casa foto che possano rendere più dolorosa l’attesa a chi aspetta. Mia madre… b&egrave, loro due non si piacciono molto. Ma parliamo di te piuttosto: lascio una ragazzina timida, impacciata e insicura e ritrovo…-
-Una brillante studentessa di legge che fa girare la testa ai ragazzi?- Kara rise -Xander, non fare il finto torno: so bene l’effetto che faccio agli uomini. Comunque non lo so… a volte il brutto anatroccolo si trasforma veramente in cigno. Quando te ne sei andato ero una ragazzina troppo alta per la sua età, piatta e insicura, ma tempo un anno e il mio corpo si &egrave trasformato. Credo che succeda più o meno a tutti, ma mi sono resa conto che quando al posto degli spigoli sono comparse le curve nei posti giusti i ragazzi trovavano anche questo volto più carino. E una volta capito che potevo essere attraente forse ho trovato anche la sicurezza nei miei mezzi che mi serviva per avere successo nello studio.’
-B&egrave, sono contento. Ma come mai adesso sei in crisi? Mia madre mi ha detto che hai avuto qualche problema.-
Kara alzò le spalle. -Non so, forse chiedo troppo a me stessa. Devo avere sempre i migliori risultati all’università, essere sempre brillante e simpatica con gli amici, dire sempre di sì quando loro e i colleghi mi proponevano di uscire, non essere mai lamentosa con il mio ragazzo.- A questa parola Alexander sentì una fitta di gelosia, che subito represse. -Alcuni dei miei colleghi hanno provato a farmi provare la cocaina con loro, ma ho rifiutato. Quando mi sono resa conto che stavo per crollare ho deciso che avevo bisogno di staccare. Forse anche io sono fatta per una vita intorno al mondo.-
-Se vuoi staccare per un po’ direi che in questo mese avrai tutto il tempo di ricaricarti le pile. Tra tre giorni si parte per i Caraibi.- Commentò Alexander prendendole una mano. -Quanto al resto, credo che una ragazzina pestifera e pedante come te potrebbe diventare un grande avvocato, quindi non credo che sia il caso di sprecare il tuo talento per un attimo di crisi. Quante persone conosci che a ventun anni sono in procinto di laurearsi?-
-Scemo!- Commentò lei mostrandogli la lingua. -Comunque vedremo.-
Per tutto il resto della cena ricordarono episodi dei tempi passati, quindi uscirono incamminandosi verso la città per una passeggiata. Lungo la Walk of Style incontrarono alcuni volti noti, ma Kara si comportò come Alexander le aveva chiesto rivolgendo al massimo un sorriso alle celebrità che incontravano.
Verso le undici e mezza il tempo iniziò a guastarsi, ed i due decisero di tornare a casa ed andare a dormire. Prima di chiudersi nella sua stanza Kara gli augurò la buonanotte con un bacio sulla guancia che lo fece quasi arrossire. Infilandosi nel letto Alexander si disse che se qualcuno gli avesse detto che la piccola peste a cui era così affezionato sarebbe diventata quella splendida ragazza si sarebbe messo a ridere.

Il tuono lo svegliò nel mezzo della notte. Era stato un colpo fortissimo, che aveva fatto tremare i vetri. Dopo una trentina di secondi ecco un lampo, seguito da un altro tuono vicino… Era un temporale particolarmente forte, pensò alzandosi sui gomiti ripensando mentalmente se aveva chiuso bene le persiane di tutte le finestre.
Un altro tuono quasi nascose i colpi battuti contro la porta della sua stanza, ma subito dopo i colpi la porta si aprì rivelando la figura di Kara.
-Xander…- iniziò restando sulla porta. Alexander ricordò che da piccola Kara aveva il terrore dei temporali e dei fulmini. Evidentemente la paura non le era mai passata, a giudicare dal volto spaventato che si intravedeva nella penombra. A direi il vero faticava a guardare il volto: Kara indossava un paio di short ridottissimi ed una canottiera che non faceva altro che evidenziare il petto che si alzava ed abbassava in maniera convulsa. -Scusa se ti disturbo, ma sai che ho sempre avuto paura dei temporali.-
Come a rafforzare le sue parole un fulmine cadde poco lontano dalla casa, facendola urlare e correre verso il letto. Alexander si alzò seduto prendendole la testa tra le mani.
-Stai tranquilla, Kara. Non succede niente, ok? Sei qui in casa mia al sicuro. Se vuoi puoi dormire qui.-
-Posso?- Gli chiese lei con voce tremante.
-Certo, il letto &egrave grande. E poi non credo che riuscirò a dormire con questa pioggia.-
-Grazie, Xander.- Gli disse stendendosi sul letto e dandogli le spalle.
Alexander si stese a sua volta alle sue spalle, accarezzandole un braccio come per farla addormentare.
-Dormi, peste.- Sussurrò socchiudendo gli occhi e continuando ad accarezzarla meccanicamente.
A poco a poco sentì il respiro della ragazza farsi più regolare, e man mano che il temporale diminuiva d’intensità il suo corpo rilassarsi. Si era quasi addormentato quando sentì Kara girarsi.
Alzandosi nuovamente sui gomiti la vide girata su un fianco, a pochi centimetri da lui.
-Direi che sta smettendo.- Gli disse sussurrando
-Già. Passata la paura?-
-Sì.- Rispose lei -Credi che tua moglie se la prenderebbe se dormissi qui per questa notte?-
Alexander rimase per qualche secondo in silenzio.
-Vedi, stiamo separati a lungo durante l’anno, quindi sa che ogni tanto condivido il letto con qualche altra donna. Una dormita innocente con la piccola peste a cui facevo da baby sitter non le darà nessun fastidio.-
-Bene.- Kara attese per essere sicura che non ci fossero obiezioni da parte di Alexander -E se non fosse una dormita innocente?-
Prima che lui potesse reagire Kara si mise seduta a gambe incrociate e si sfilò la canottiera. La luce che filtrava dalla finestra illuminava le rotondità perfette dei seni che si alzavano e abbassavano con il respiro. Erano magnifici, forse una 34D con i capezzoli piccoli e scuri. Kara si stese nuovamente di fianco a lui, più vicina.
-E’ da quando avevo tredici anni che ho una cotta per te.-
Alexander non sapeva come reagire. Era attratto da Kara, e il rapporto con sua moglie era più aperto di quanto avesse detto alla ragazza, ma lei era… no, non era più una bambina. Però era come se lo fosse.
-E il tuo ragazzo?- Chiese sperando di avere una scusa per fermarsi.
-Ci siamo lasciati un mese fa. Credo che si sia subito consolato con un’altra studentessa. I borsisti sono fatti così.-
Quindi &egrave stata con un ragazzo molto più grande. Il pensiero lo sollevò, finch&egrave non si rese conto che il motivo era che probabilmente un ragazzo molto più grande di lei l’avrebbe portata ad avere una vita sessuale più attiva e completa.
Prima di rendersene conto le labbra avevano colmato la distanza che le separava da quelle di lei, ed una mano aveva cominciato ad accarezzare i seni morbidi e sodi allo stesso tempo.
Kara rispose al bacio quasi con irruenza, attirando a sé il suo volto con una mano dietro la nuca e cercando con la lingua quella di lui.
Alexander sentì la mano della ragazza scendere tra le sue gambe infilandosi nei pantaloni da basket che usava come pigiama. La mano si strinse sul cazzo già eretto, accarezzandolo e saggiandone consistenza e dimensioni. Alexander sapeva di essere ben messo: non era superdotato, ma aveva una lunghezza e larghezza leggermente superiori alla media, quanto bastava per impressionare positivamente le ragazze con cui si trovava ad amoreggiare.
Soddisfatta dalla sua esplorazione la ragazza si staccò dal bacio, girandosi sul fianco e cominciando a sfilarsi i pantaloni. Alexander approfittò del momento per dedicarsi ai seni della ragazza. Tenendoli tra le mani abbassò il volto verso i capezzoli, leccandoli e mordendoli delicatamente strappando a Kara gemiti di piacere. La ragazza era ormai completamente nuda, e Alexander fece scivolare una mano dai seni verso il monte di Venere quindi verso le labbra umide. Il pube di Kara era completamente depilato, sicuramente in previsione del caldo della vacanza.
Prima che avesse il tempo di abbassare il volto per assaporare il sapore dell’ex peste, questa lo fece girare sulla schiena mettendosi a cavalcioni su di lui.
-Scusa.- Gli disse prendendo con una mano il cazzo e appoggiandolo all’imbocco della vagina -Ti dispiace se passiamo subito alle cose serie? Sono quasi dieci anni che aspetto questo momento.-
Appoggiando le mani sul suo petto si calò verso il basso, accogliendo il membro nel suo corpo con un gemito. Puntellandosi con le mani iniziò a muoversi su quel palo di carne, facendolo entrare ed uscire nel suo corpo gemendo per il piacere.
Alexander la guardava estasiato: Kara si muoveva come una danzatrice del ventre, ed i suoi muscoli vaginali stringevano il suo cazzo massaggiandolo in una maniera stupenda. I seni che ondeggiavano ritmicamente attiravano il suo sguardo in maniera ipnotica. Li prese tra le mani, stringendoli e premendoli in alto nel modo che aveva capito essere il preferito di Kara.
La ragazza adesso urlava, senza timore di poter essere sentita da vicini troppo lontani anche per sentire uno sparo. Alexander era stupito dalla carica sessuale che esprimeva la ragazza senza minimamente trattenersi.
-Kara.- La chiamò lui quando sentì avvicinarsi l’orgasmo. Si rendeva conto di non avere indossato il preservativo. I suoi rapporti erano sempre protetti o con persone che facevano test periodici, ma non voleva correre il rischio di mettere incinta la ragazza.
-Sì…- Rispose lei guardandolo con occhi vitrei -Anche io. Non ti preoccupare, cerca solo di resistere ancora un poco.-
Alexander si concentrò per trattenersi ancora per qualche istante, sentendo Kara accelerare i suoi movimenti e aumentare i gemiti. Un urlo più forte degli altri annunciò l’orgasmo di Kara, e Alexander si lasciò andare venendo nel suo ventre, spingendo verso l’altro come a voler iniettare ancora più a fondo lo sperma in quel corpo magnifico.
Stesi una sopra l’altro i due rimasero per alcuni minuti in silenzio, respirando con affanno.
-So che sembrerà banale.- Iniziò lui, parlando alla testa di Kara affondata nella sua spalla -Ma… a cosa stai pensando?-
-Mi prenderai in giro per sempre se te lo dico.- Rispose lei senza muovere la testa.
Alexander iniziò ad accarezzarle dolcemente la schiena
-E tu dimmelo lo stesso.-
-Penso che me l’immaginavo più romantico quando da ragazza mi masturbavo pensando a te.- Disse alla fine alzando la testa. I suoi capelli arruffati coprivano parzialmente il volto congestionato che appariva ancora più bello. -Ma così &egrave stato anche meglio.-
Alexander la baciò.
-Sì, credo che ti prenderò in giro per sempre.- Ridendo fermò le mani di lei che cercavano di schiaffeggiarlo. -Posso chiederti quanto tempo era che non…-
-Facevo sesso?- Gli chiese appoggiando il mento al suo petto -Mi sono lasciata con il mio ragazzo un mese fa, ma già da due mesi non lo facevamo più.-
-E non hai… con nessun altro?-
Kara lo guardò accigliata
-Mi hai presa per una che scopa con il primo che capita?-
-No, no. No di certo.- Si affrettò a rispondere Alexander. -Immagino che ne avessi una gran voglia.-
-Te ne sei accorto? B&egrave, quella era anche dovuta agli anni di attesa.-
Alexander la baciò nuovamente.
-Ti va se torniamo a dove ci eravamo interrotti?- Le chiese accarezzandole un seno.
-Se va a te sì.-
Alexander si girò su un fianco, sfilandosi dal ventre di Kara e pulendo alla meno peggio con un fazzoletto lo sperma che usciva dalla vulva.
Facendola sdraiare su un fianco con le gambe allargate iniziò a baciarla sulla pancia piatta e invitante scendendo lentamente verso il pube. I succhi di Kara erano già abbondanti, e Alexander iniziò ad assaporarli con piacere.
Sentendola muoversi si staccò per un attimo, cercando di capire che cosa intendesse fare. Pensava che Kara volesse mettersi in una posizione più comoda, ma Kara lo sorprese girandosi in modo da avere il volto all’altezza del suo cazzo.
-Spero non ti dispiaccia.- Gli disse prima di avvolgere il membro tra le labbra.
Alexander rimase per qualche istante immobile, stupito: si aspettava che Kara fosse titubante e inesperta, ma si stava dimostrando una pompinara di altissimo livello. Aveva conosciuto poche donne brave come lei nell’arte del sesso orale. Affondò nuovamente il volto tra le sue cosce riprendendo il sessantanove, intenzionato a portarla ad un nuovo orgasmo prima che lei facesse lo stesso con lui.
Kara però non era della stessa idea.
-Xander.- Lo chiamò dopo qualche minuto di fellatio. -Così &egrave bello, ma voglio sentirti ancora dentro. Se vuoi puoi comunque… venirmi in bocca.-
Le ultime parole erano uscite frettolosamente, come se si vergognasse a pronunciarle
-Come vuoi tu.- Rispose Xander mettendosi seduto sul letto a gambe incrociate. L’idea di affondare di nuovo nel ventre di Kara per poi venire tra le sue dolci labbra era tutt’altro che sgradita. -Come vuoi farlo?-
Kara si girò verso di lui, abbassandosi per leccare il glande.
-Prendimi da dietro.- gli disse mettendosi carponi sul letto.
Alexander si posizionò dietro di lei, guardando con ammirazione il bellissimo culo. In quella posizione erano esposti sensualmente sia la vagina che l’ano, e si trovò a chiedersi se l’ex ragazzina timida e impacciata avesse perso anche la seconda verginità. Ripromettendosi di scoprirlo accostò il glande all’imbocco della vagina, quindi spinse con un colpo deciso entrando fino in fondo.
Kara accolse la penetrazione con un grido soffocato dal cuscino. Alexander in quella posizione poteva decidere il ritmo e la profondità della penetrazione: si poteva definire un buon amatore, e sotto i suoi colpi presto la ragazza iniziò ad incitarlo spingendo all’indietro il culo per essere penetrata più a fondo.
Alexander si chiese se Kara fosse veramente così eccitata per via dei tre mesi di astinenza e per quello che provava nei suoi confronti. Aveva il sospetto che la ragazza avesse una sessualità prorompente che cercava di tenere nascosta persino a sé stessa per vincoli morali. Ricordava che la famiglia era molto religiosa, e già fare sesso prima del matrimonio per Kara doveva essere stato un gesto di ribellione enorme nei confronti di quello che le era stato inculcato sin da bambina.
Il forellino che si presentava invitante davanti ai suoi occhi continuava ad attirare la sua attenzione. Lo stato di eccitazione di Kara lo convinse a provare: dopo averlo lubrificato con la saliva, portò l’indice della mano desta verso lo sfintere, accarezzandolo dolcemente. Kara si irrigidì solo per un impercettibile istante, quindi tornò a rilassarsi e a godersi la penetrazione. Alexander provò a forzare lo sfintere, ed il dito scivolò dentro senza eccessive difficoltà. Incoraggiato da questa prima penetrazione provò ad inserire anche il medio. Anche questo dito entrò senza eccessive resistenze da parte della giovane, concentrata sul membro che affondava nella sua vagina.
Ormai il culo di Kara era diventato una curiosità da soddisfare: uscì dal suo ventre ed appoggiò il glande allo sfintere. Questa volta la ragazza si irrigidì decisamente, ma mantenne la testa affondata sul cuscino senza dire nulla. Alexander ebbe un attimo di ripensamento: forse la ragazza aveva già fatto sesso anale e quasi sicuramente non gli avrebbe negato nulla, ma gli aveva chiesto di scoparla per poi venirle in bocca, non gli sembrava giusto cambiare i piani per il suo esclusivo piacere.
Tornò ad immergersi nel suo ventre, sentendola rilassarsi e ricominciare a contrarre e decontrarre involontariamente i muscoli vaginali per accrescere il piacere.
Anche questa volta l’orgasmo di Kara fu accompagnato da urla di piacere che in un condominio avrebbero svegliato tutti i vicini, ma Alexander riuscì a trattenersi dall’inondare nuovamente il ventre della giovane ragazza.
Si stese invece sulla schiena della ragazza, facendola stendere a sua volta sul letto. Sdraiato sopra di lei attese che il respiro tornasse normale, quindi si sfilò dal suo ventre.
-Se non vuoi non sentirti obbligata.- Le disse quando lei si girò con il volto arrossato.
-E dovrei lasciarti in questo stato?- Rispose lei sorridendogli e accarezzandogli il cazzo ancora umido per i suoi umori -Vuoi proprio farmi sentire in colpa?-
Come se fosse la cosa più naturale del mondo si chinò sul suo cazzo prendendolo in bocca e masturbandolo. Alexander si abbandonò con la testa sul cuscino, consapevole che la sua resistenza non sarebbe durata a lungo. Dopo nemmeno due minuti infatti sentì un torrente di sperma risalire lungo il suo membro riversandosi nella bocca di Kara. La ragazza esitò solo per un istante, quindi continuò a succhiare ingoiando ogni goccia del suo seme.
Solo quando fu sicura che il membro fosse completamente svuotato si abbandonò con la testa sul suo petto.
-Grazie.- furono le ultime parole che sentì Alexander prima di addormentarsi.

L’aroma familiare dell’espresso riportò Alexander alla veglia. Aprendo gli occhi vide la stanza illuminata, e davanti agli occhi una tazzina fumante, tenuta da dita sottili e curate.
Alzando lo sguardo dalla tazzina si trovò davanti il volto splendido di Kara, che lo guardava sorridendo.
-Buongiorno dormiglione!- Gli disse appoggiando la tazza sul comodino, dove già si trovavano appoggiate un’altra tazza e dei croissant. Si sedette sul letto di fianco a lui. -Ti ho portato la colazione a letto, dato che non accennavi ad alzarti da solo.-
Kara doveva essersi fatta una doccia prima di alzarsi e preparare la colazione, dato che aveva un buon profumo di doccia schiuma. Aveva indossato un paio di shorts e una maglietta piuttosto larga e i capelli erano legati in una coda di cavallo, ma anche in questa versione casalinga era comunque bellissima.
-Grazie.- Alexander si mise seduto, rendendosi conto con imbarazzo di essere ancora nudo. Kara non diede nessun segno di avere notato la sua nudità o di esserne scandalizzata. Effettivamente dopo la notte che avevano passato sarebbe stato fuori luogo. -Kara, forse &egrave il caso che parliamo di quello che &egrave successo stanotte e del viaggio. Ancora non ti ho spiegato i dettagli.-
-Certo.- Rispose Kara con un sorriso disarmante. -Prima facciamo colazione, poi tu andrai a farti una doccia, poi potremo parlare di tutto. Tanto l’aereo parte domani.-
Sotto la doccia Alexander pensò a lungo alle quello che doveva dire a Kara. Aveva paura che la ragazza si innamorasse o si fosse già innamorata di lui, quindi doveva mettere in chiaro che era innamorato di sua moglie, anche se ogni tanto la tradiva.
La seconda cosa da fare era spiegare come sarebbe stata strutturata la vacanza… anche se nel suo caso sarebbe stata l’occasione per un paio di servizi fotografici. Decise di non dire nulla a Kara del contesto in cui si sarebbe trovata: aveva paura che si scandalizzasse, ma forse trovandovisi davanti e scoprendo le persone a poco a poco lo avrebbe accettato. Era senza dubbio una ragazza estremamente intelligente, e sperava che avrebbe saputo accettare ciò che si sarebbe trovata di fronte.

Kara lo aspettava seduta su un divano del salone, leggendo un libro.
-Allora, Xander, dimmi quello che mi devi dire riguardo a ieri sera.-
Alexander si sedette sul divano vicino alla ragazza.
-Kara, quello che &egrave successo ieri sera &egrave stato bellissimo e tu mi piaci molto, veramente, al di là del rapporto che c’&egrave tra di noi. Ma…-
-Ma ami tua moglie e hai paura che io mi innamori di te, giusto?- Lo interruppe lei sorridendo. -Xander, me l’hai già detto ieri. Ti adoro, ma so che quello di stasera &egrave il massimo che posso avere. Sono un po’ come un bambino che va a Disneyworld: sa che dovrà tornare a casa, ma non per questo &egrave meno contento di esserci. D’altro canto io e te abbiamo un rapporto che va al di là di quello che &egrave successo ieri, no? E il fatto che tu sia sposato o io fidanzata non cambia nulla. Anzi, spero di diventare amica di tua moglie.-
Xander la guardò scettico.
-Sei seria?-
-Serissima. Va tutto bene. Certo, se oggi volessimo concederci il bis ne sarei felice.-
Alexander si mise a ridere.
-Sono contento che tu la pensi così. Quanto al bis, oggi ho ancora da ultimare tutti i preparativi, ma credo che qualche minutino libero per te potrei anche trovarlo.-
-Lo spero per te.- Rispose lei abbracciandolo.

Il resto della giornata fu occupato dai preparativi per la partenza. Alexander aveva in programma un mese nei Caraibi, la prima parte su una barca noleggiata da un amico e la seconda ancora da organizzare.
Cenarono presto, in modo da partire per le undici e arrivare all’aeroporto con il dovuto anticipo.. Erano attesi da un volo di trasferimento verso Miami, da cui sarebbe partito il volo che li avrebbe condotti a La Romana, nell’estremità orientale della Repubblica Dominicana, dove avrebbero trovato ad attenderli la barca da crociera su cui avrebbero passato la prima metà del viaggio.
Per tutta la giornata Kara evitò di tirare in ballo il discorso affrontato in mattinata, al punto che Alexander pensava che la ragazza avesse rinunciato. Dopo la cena Alexander si rintanò in camera per un riposino, dato che non avrebbero dormito molto durante il viaggio.
Aveva appena chiuso gli occhi quando sentì la porta aprirsi. Si girò sorridendo, riconoscendo la figura di Kara in piedi sulla porta.
-Pensi di potermeli dedicare quei cinque minuti?-
Il sorriso della ragazza era disarmante. Rispose con un cenno del capo, e Kara fece un passo nella stanza chiudendo la porta. Con un gesto rapido e armonioso si sfilò prima la maglia quindi i pantaloni, rimanendo completamente nuda.
-Risposta esatta.- Mormorò stendendosi sul letto e baciandolo.
Affondato nel ventre di Kara Alexander cercava di concentrarsi sul piacere proprio e su quello della ragazza stesa sulla schiena sotto di lui, ma non riusciva a non pensare al suo foro posteriore.
-Kara, ieri stavo per fare una cosa.- Le disse fermandosi e baciandola.
-Sì.- rispose lei irrigidendosi per un attimo e accarezzandogli il volto.
-Mi chiedevo se…-
-Tutto quello che vuoi.- Lo interruppe attirandolo a sé e affondando la lingua nella sua bocca.
Alexander uscì dalla vagina e la fece spostare sul bordo del letto in modo che le gambe fossero fuori dal materasso. Si inginocchiò quindi tra le sue cosce, leccando alternativamente la vagina e l’ano.
Kara sembrava apprezzare la stimolazione, e non si ribellò nemmeno quando Alexander infilò prima un dito poi due. Era sempre più convinto che la ragazza avesse già provato la penetrazione anale, ma probabilmente doveva essere stata una stimolazione sporadica.
Si mise in piedi alzando le gambe di Kara e appoggiandole sul suo petto, in modo da avere le caviglie appoggiate alle spalle. Il petto della ragazza si alzava ed abbassava in sincrono con il respiro leggermente affannato, segno dell’eccitazione che provava. Quando appoggiò il glande allo sfintere Kara si irrigidì per un attimo, quindi si rilassò sorridendogli.
-Va tutto bene, continua pure.-
Alexander attese un attimo, quindi iniziò a spingere. Lo sfintere si allargò a poco a poco accogliendo il membro senza troppa difficoltà. Era elastico ma stretto, segno che se Kara aveva già praticato il sesso anale non doveva averlo fatto troppo spesso, e sicuramente non nell’ultimo periodo. Quando il suo pube fu a contatto con le natiche di Kara si abbassò a baciarla.
-Sei stata brava.- Le disse, quindi cominciò a muoversi avanti e indietro facendo attenzione a non spingere troppo forte.
Si accorse presto che la sua preoccupazione era eccessiva: Kara iniziò quasi subito a dimostrare di gradire la penetrazione, le smorfie di dolore si trasformarono in sospiri, e dopo pochi minuti iniziò ad incitarlo a scoparla più forte.
Sorpreso per questa ennesima trasformazione non si lasciò pregare, cominciando a fotterla con forza. Accorgendosi dell’avvicinarsi dell’orgasmo pensò che sarebbe stato bello vedere il corpo e il volto della ragazza coperto dal suo sperma, ma la stretta dell’ano sul suo cazzo era troppo piacevole per rinunciarvi. Aumentò il ritmo della scopata fino ad arrivare a scaricare il contenuto dei testicoli nel culo di Kara, mentre la ragazza veniva contemporaneamente accarezzandosi furiosamente il clitoride.
Si lasciò andare su di lei, giacendo a lungo sul suo corpo prima di alzarsi e prepararsi per il viaggio. La Romana, 17 aprile 2010

L’aereo toccò il suolo della Repubblica Dominicana in perfetto orario alle 15.40 ora locale. Alexander si girò verso Kara, che lo guardava sorridente.
-Allora, sei pronta?-
-Prontissima.- Rispose stirandosi. -Non vedo l’ora di buttarmi in acqua per un bagno.-
-Certo, hai dormito per tutto il viaggio. A Miami ho dovuto quasi portarti in braccio per convincerti a cambiare aereo.-
Le operazioni di sbarco si completarono in una mezz’ora, e poco dopo le quattro Alexander e Kara uscirono dal terminal.
-Che tipo &egrave il tuo amico?- Gli chiese mentre aspettavano che l’uomo arrivasse.
-Gustavo? Un imprenditore, si definisce.- Sorrise. -In realtà credo che sia implicato in diversi traffici, non saprei nemmeno dire se sia cubano, dominicano o americano. Ma &egrave un esperto d’arte, ed &egrave stato lui a farmi conoscere nel giro delle gallerie. Per certi versi &egrave merito suo se sono… eccolo!-
Il loro discorso fu interrotto da un grosso Hummer che si avvicinava suonando il clacson, fermandosi proprio davanti a loro. Ne uscì un uomo scuro di carnagione, tra i quaranta e cinquanta anni, alto circa un metro e ottanta e con una pancia pronunciata. Aveva i capelli scuri ed un paio di folti baffi scuri che scendevano lungo le guance per unirsi alle basette. Portava un paio di occhiali da sole a specchio e una camicia hawajiana su un paio di bermuda larghi che coprivano fino al ginocchio le gambe pelose.
-Alexander! Amigo! Scusami per il ritardo.- Gridò l’uomo scendendo dall’Hummer e abbracciando Alexander. -E questa deve essere la tua amica.-
Si girò verso Kara, scrutandola dalla testa ai piedi.
-Sì, lei &egrave l’amica di cui parlavo: Kara Donovan, Gustavo Callejo.-
-Mucho gusto, Kara.- Disse l’uomo prendendo la mano di Kara e baciandola -Da questo momento sei mia ospite, e visto che sei amica di Alexander sei un’ospite d’onore. Per qualunque necessità chiedi, e Gustavo Callejo farà il possibile per soddisfarti e farti passare una vacanza piacevole.-
Alexander sperò che Kara non avesse notato l’allusione dell’uomo.
-Molto piacere Gustavo, sono sicura che la vacanza sarà splendida.- Rispose lei facendo tirare un sospiro di sollievo ad Alexander.
L’uomo prese la sacca di Kara infilandola nel portabagagli, quindi la aiutò a salire sul sedile posteriore.
-Alex, non mi avevi detto che era così bella! Te la sei fatta, vero?- Gli disse dopo aver chiuso la portiera ed essersi assicurato che Kara non potesse sentire.
-Fino a ieri no.- Rispose Alex laconico.
-Nessun problema se io mi ci faccio un giro, vero?- Alexander ebbe un attimo di fastidio sentendo parlare in quel modo di Kara, ma Gustavo era un amico, e avevano condiviso più di una donna. Marianne, la moglie di Alexander, era solo una di quelle.
-Certo che no, ma non ti assicuro che ci starà. Non ha un rapporto… aperto con la sua sessualità, credo la stia ancora scoprendo.-
L’uomo scoppiò a ridere.
-E allora chi meglio del vecchio Gustavo Callejo per aiutarla a scoprirla?- Gli batt&egrave una mano sulla spalla, quindi salì sull’Hummer.
L’uomo mise in moto il fuoristrada e cominciò a guidare verso il porto.
-Gustavo, Marianne &egrave già arrivata?- Chiese Alexander all’amico.
-Sì, ieri sera. C’&egrave anche Mercedes.-
-E chi altro hai invitato? Non hai voluto dirmelo prima-
-Ok, ok. C’&egrave una mia amica americana: Kumiko. Ha la madre giapponese. E’ qui da qualche giorno, ma dopodomani dovrà partire per il provino di non so che serie. Poi Julian Atherton, e’-
-Julian Atherton l’attore?- Li interruppe Kara -Oh mio dio.-
-Lui, Kara.- Commentò l’uomo con un sorriso -E’ un mio amico, come il signor Alexander Petrucci qui presente. Poi a San Juan recupereremo Joe S. e Long John.-
Alexander inarcò le sopracciglia. -Ne prevedo delle belle.- Commentò a bassa voce.

Al porto li attendeva un gommone da 24 piedi con due motori fuoribordo.
-Il Sualiga &egrave alla fonda fuori dal porto.- Spiegò Gustavo lanciando ad un inserviente del porto le chiavi dell’Hummer e passando le borse di Alexander e Kara a un uomo nel gommone.

In questo punto per la prima volta il racconto viene narrato dal punto di vista di Kara, che diventerà uno dei protagonisti principali

Fin dal momento in cui era arrivato Gustavo, Kara si era sentita a disagio. Aveva pensato che la vacanza con Alexander sarebbe stata rilassante e divertente, ma più i due uomini parlavano più si sentiva come l’imbucata in una festa di amici. Erano tutti adulti, alcuni anche persone importanti, e lei era solo una studentessa di giurisprudenza in crisi di identità.
Il gommone in un paio di minuti accostò ad un catamarano mastodontico, il più grande che avesse mai visto.
-Dio mio, &egrave enorme!- Commentò spalancando gli occhi.
-Trenta metri, otto cabine per accogliere fino a sedici ospiti.- Spiegò Gustavo aiutandola a salire a bordo. L’uomo le piaceva, aveva un modo di fare tra lo spaccone e il latin lover che la divertiva. Non era certamente bello, soprattutto con quel look, ma aveva un modo di fare che non poteva che renderlo simpatico. -Noi al massimo saremo nove, con tre membri d’equipaggio. Quindi avrai una cabina tutta per te.-
I due scafi terminavano a poppa con le scalette da cui erano saliti a bordo. Risalendo le scalette ci si trovava in una zona coperta con un ampio tavolo dove poter mangiare in caso di bel tempo. A destra e a sinistra si trovavano le due scalette che conducevano alle cabine, quattro per ogni scafo. Proseguendo verso prua si aveva accesso all’ampio ponte dove si trovavano divanetti e materassini per prendere il sole. Per chi volesse provare il brivido di vedere scorrere l’acqua sotto di sé mentre si abbronzava, poco dopo l’albero iniziava un trampolino a rete che arrivava quasi fino agli scafi, su cui si potevano stendere ulteriori materassini. Leggermente rialzato a poppa si trovava il ponte di pilotaggio, da cui il timoniere aveva un’ampia visuale dell’orizzonte durante la navigazione. Entrando sotto coperta si trovava un ampio salone diviso in due e la cucina.
Il primo ad accoglierli fu il comandante, un uomo basso (era alto a malapena come Kara) e magro, ma dall’aria dura degli uomini di mare. Aveva il corpo abbronzato ed il volto scavato dal vento e dal sole come chiunque aveva sempre vissuto navigando, e gli occhi azzurri gli davano un’aria affascinante. Gustavo spiegò a Kara che erano amici da anni, e da alcuni accenni la ragazza sospettò che avessero fatto del contrabbando assieme prima che Gustavo si arricchisse e lo scegliesse per badare al suo catamarano.
Dopo avere mostrato l’interno ai due ospiti Gustavo li condusse in coperta.
Mentre uscivano Kara quasi svenne, vedendo avvicinarsi quello che era l’idolo e il sogno erotico di una buona metà delle teenagers americane. Julian Atherton era alto circa un metro e ottanta, con il corpo snello ma ben proporzionato. I capelli biondi lunghi fino alla base del collo e il viso perfetto gli davano l’aria da dio greco.
-Alex! Vecchio mio!- L’uomo corse ad abbracciare Alexander senza nemmeno dare un’occhiata a Kara -Come stai? Per vederti devo muovermi io, visto che alle mie feste a Los Angeles non ti presenti mai.-
Alex scoppiò a ridere.
-Non &egrave colpa mia se le organizzi sempre quando sono in giro per lavoro! Per te &egrave facile, abiti a dieci minuti dagli studios.- Sciogliendosi dall’abbraccio fece girare l’attore verso Kara -Julian, lei &egrave Kara, una mia amica di lunga data. In realtà ero il suo baby sitter.-
-Incantato.- Commentò Julian stringendole la mano -Io sono…-
-Credi che ci sia una sola donna in America o Europa che non sa chi sei?- Commentò Kara con un sorriso forzato -Temo che perderai un amico: dovrò uccidere il mio ex baby sitter per non avermi detto di essere amico dell’attore più figo di Hollywood.-
-Amore, te lo dico sempre che sei maleducato.- Kara si girò verso la voce che proveniva dalle sue spalle, con una leggera cadenza francese. Se Julian Atherton l’aveva lasciata con gli occhi spalancati, la donna che si trovò di fronte la lasciò letteralmente a bocca aperta. Era alta quasi un metro e ottanta, con la pelle chiara leggermente ambrata. I capelli castani tagliati corti incorniciavano un volto bellissimo impreziosito da occhi azzurri e profondi, ma quello che più lasciò di sasso Kara fu il fisico mozzafiato, nudo e completamente depilato: i seni più grandi dei suoi che sembravano di marmo, il ventre piatto e le gambe senza un filo di grasso. Se questa era la moglie di Alexander non le era difficile capire come mai lui accettasse un rapporto in cui per buona parte dell’anno erano distanti.
Senza mostrarsi imbarazzata per la sua nudità di fronte a diverse persone si accostò ad Alexander, baciandolo. Fu un bacio profondo che durò diversi secondi, facendo provare a Kara una fitta di gelosia. Era accompagnata da un’altra donna, anch’essa completamente nuda. Alta come la moglie di Alexander, aveva la pelle abbronzata che tradiva le sue origini mediterranee e occhi e capelli scuri. Il suo fisico era snello e i seni piccoli ma piacevoli da vedere.
-Kara, lei &egrave mia moglie Marianne.- Commentò Alexander riportandola alla realtà -Lei invece &egrave Mercedes, sono entrambe modelle.-
Marianne si avvicinò e la baciò tre volte sulle guance
-Sono veramente felice di conoscerti. Alexander parla sempre di te come una bambina, ma vedo che sei una splendida donna. Spero che diventeremo amiche.-
Kara la ringraziò meccanicamente, e non si accorse nemmeno di ciò che le diceva Mercedes.
-Alex, vieni, ti faccio vedere la cabina.- Disse la donna prendendo a braccetto il marito. -Gustavo, porti tu la borsa di Kara? Ho pensato che le avrebbe fatto piacere avere la cabina di fianco alla nostra.-
Kara seguì meccanicamente la coppia e Gustavo nello scafo di sinistra. La cabina di Alexander e Marianne era la più a prua, mentre quella assegnata a Kara, singola con letto matrimoniale, era subito a poppavia della precedente.
Non appena Marianne e Alexander furono scomparsi nella loro cabina Kara si appoggiò con la schiena alla porta della sua, chiudendola dall’interno.
-Mio dio, &egrave veramente bellissima.- Disse a un Gustavo che la guardava perplesso. -E da come si muove scommetto che &egrave pure una bomba a letto. Capisco come mai Xander sopporti la distanza.-
-Su questo posso assicurarti che hai ragione.- Le rispose l’uomo sedendosi sul letto. -Nonostante la sua apparenza fredda e aristocratica Marianne a letto si scatena, credimi.-
Kara spalancò gli occhi, sorpresa.
-Vuoi dire che…-
-Sì, ci sono andato a letto.- Rispose l’uomo come se fosse naturale -Credi che Alexander sia il solo ad avere il diritto di prendersi qualche svago nei lunghi periodi di lontananza? Marianne &egrave spesso da queste parti, e a me fa sempre piacere vedere un’amica.-
-Forse hai ragione. Ma sei un amico di Alexander. E se lui lo scoprisse?-
Gustavo scoppiò a ridere -Kara, lo sa benissimo! E Marianne non &egrave stata nemmeno la prima donna che io e lui abbiamo avuto assieme, o che ha avuto con altri uomini.-
Improvvisamente a Kara venne in mente il loro dialogo dopo avere fatto sesso.
-Oh mio dio.-
L’uomo si alzò preoccupato.
-Ragazza, Alexander mi ha detto che hai avuto un’educazione rigida, ma non &egrave il caso di essere sconvolti. Non c’&egrave nulla di male quando le cose succedono tra persone consenzienti.-
-No, non &egrave quello.- Disse lei scuotendo il capo -Credimi, nonostante sia lontano anni luce dal mio modo di vivere i rapporti non giudico nessuno. Semplicemente Xander mi aveva detto di essere sposato, non mi aveva detto che sua moglie era una supermodella ninfomane. Ho fatto la figura della stupida pensando di essere all’altezza, e le ho pure dato della puttana. Adesso Xander mi considererà una stupida bambina.-
-Credimi Kara.- L’uomo si avvicinò ulteriormente -Alex mi ha parlato di te quando mi ha detto che saresti venuta, e ha detto cose buone. Quanto al non dirti nulla, &egrave stato per non sconvolgerti. E, credimi, tu non hai nulla da invidiare a Marianne in quanto a bellezza e sensualità. Devi solo lasciarti andare.-
Accorgendosi che l’uomo si era appoggiato alla porta e l’aveva quasi intrappolata con le braccia Kara scivolò verso il basso con un sorriso, passandogli sotto la spalla e divincolandosi.
-Immagino che me lo dimostreresti volentieri.- Gli disse ridendo -Ma fidati: non sono quello che credi. Sono quella che definiresti una brava ragazza, forse un po’ noiosa.-
Gustavo alzò le mani in segno di resa.
-Ok, ci ho provato.- Apri la porta per andarsene -Comunque continuo pensare che tu debba solo lasciarti andare.-
Kara lo guardò uscire, fermandolo quando era ormai quasi sulla scala.
-Gustavo!- L’uomo si girò guardandola con aria interrogativa, e lei gli sorrise dolcemente -Comunque… grazie per tutto quello che hai detto.-
Gustavo se ne andò borbottando in spagnolo qualcosa sulle ragazzine che sorridevano in quel modo e lo mettevano in imbarazzo.

Dopo avere svuotato la valigia ed essersi messa un costume (Kara non aveva la minima intenzione di prendere il sole nuda come Marianne e Mercedes) uscì sul ponte, dove conobbe la quarta ospite femminile di Gustavo. Kumiko era bassina e formosa, con i lineamenti nipponici addolciti dal sangue occidentale, sangue occidentale a cui probabilmente doveva i suoi seni abbondanti.
Mentre le altre due donne erano coetanee di Alexander lei aveva solo venticinque anni, per cui Kara si trovò meno a disagio a proporle di fare un bagno assieme. Non dubitava del motivo per cui Gustavo l’aveva invitata: era sicuramente una ragazza attraente, e se non avevano già diviso il letto lo avrebbero fatto nei giorni successivi.
Dopo il bagno in mare e la doccia per ripulirsi dal sale venne l’ora dell’aperitivo. Anche vestite Marianne e Mercedes erano due bellezze mozzafiato. Gustavo le stava con discrezione attorno, dividendosi tra lei e Kumiko. Alexander invece sembrava evitarla, e lei reagiva di conseguenza quando era lui ad avvicinarsi. Durante l’aperitivo ebbe modo di incontrare Claudio e Paul. Claudio era un marinaio cubano che aiutava il comandante McNamara, un giovane di trent’anni dalla pelle color caffelatte alto e con il fisico snello ma muscoloso. Paul era il cuoco di bordo: poco più vecchio di Alexander, figli di una donna francese e di un uomo antillano, ascendenze che davano alla sua carnagione una tonalità particolare e rendevano i suoi lineamenti dolci ma esotici allo stesso tempo.
Dopo la cena restarono a lungo sul ponte a chiacchierare. Kara rimase per buona parte della serata ad ascoltare gli aneddoti di Julian Atherton: era affascinata dall’attore, ma vedeva che l’uomo aveva mire su Mercedes e non aveva intenzione di entrare in competizione, soprattutto conoscendo il rapporto che gli amici di Alexander avevano con il sesso.
Kara fu la prima ad andare a letto. Si sentiva stanca, ed era di malumore per l’atteggiamento di Alexander. Si era quasi addormentata quando sentì rumori inconfondibili provenire dalla stanza accanto. Evidentemente Alexander e Marianne avevano intenzione di recuperare le settimane che avevano passato lontani.
Cercò di coprirsi la testa con il cuscino e di addormentarsi ignorando i rumori, ma la parete era troppo sottile e si sentiva tutto. Marianne era tutt’altro che fredda in quel momento, e Kara non riusciva a non pensare al cazzo di Xander che entrava nella sua vagina, sicuramente nel suo culo. Le sembrava di vedere quel corpo perfetto contrarsi di piacere sotto i colpi di Xander.
Con rabbia si accorse di essere eccitata: quei suoni che richiamavano l’amplesso, il pensiero di ciò che stava succedendo nell’altra stanza ed il ricordo di ciò che era successo con Alexander avevano risvegliato il suo desiderio. Portò una mano sotto la canottiera ad accarezzare i seni, mentre l’altra scese nei pantaloni andando direttamente ad accarezzare le grandi labbra ed il clitoride.
Iniziò a muovere le anche a ritmo con i gemiti di Marianne, mimando un amplesso come se fosse lei a muoversi sopra o sotto Alexander. La cabina improvvisamente le sembrò troppo calda, e si fermò per un attimo per spogliarsi.
Quando si adagiò nuovamente sul letto la mano indugiò solo per un istante sulla vulva, dirigendosi subito verso l’ano. Si chiese se non fosse impazzita. Fin da quando aveva iniziato a masturbarsi aveva provato una particolare curiosità per quel tipo di stimolazione, che aveva trovato subito piacevole. Quando era stata scoperta dalla madre le erano stati inculcati talmente tanti sensi di colpa che aveva cercato di convincersi che godere a quel modo fosse particolarmente sbagliato.
Il suo ex l’aveva convinta a provare il sesso anale, ma lei era riuscita a convincerlo di trovarlo doloroso e lui dopo un paio di tentativi vi aveva rinunciato. Alexander però aveva fatto crollare quel muro che si era creata. Si girò in ginocchio con la testa sul cuscino, infilando prima un dito poi un secondo nell’ano mentre con l’altra mano si masturbava il clitoride.
Il piacere arrivò quasi subito, e solo la faccia premuta contro il cuscino al limite del soffocamento le impedì di urlare a squarciagola per l’orgasmo.
Affannata e accaldata decise di uscire in coperta per prendere una boccata d’aria. Cercando di non fare rumore per non svegliare chi nel frattempo poteva essere andato a dormire salì sul ponte, dirigendosi verso il divanetto più a prua. Il cielo stellato era un magnifico spettacolo, così come il mare piattissimo e silenzioso che faceva oscillare appena l’imbarcazione.
Quasi sorrise quando sul divano trovò la figura famigliare di Gustavo, intento a fumare un sigaro.
-Non riesci a dormire?- Le chiese l’uomo vedendola arrivare.
-No.- Rispose lei sedendosi. Nonostante nel pomeriggio ci avesse provato spudoratamente, si fidava a sedersi accanto all’uomo. Il suo corteggiamento era schietto e palese, senza sotterfugi. E non sembrava prendersela per i suoi rifiuti. -Almeno non finch&egrave i miei vicini di cabina non si saranno addormentati.-
-Già.- Rispose Gustavo dando una boccata al sigaro -Marianne ha deciso di metterti vicino a loro in buonafede, ma non &egrave stata una gran scelta. Se vuoi c’&egrave la cabina di fianco alla mia libera.-
-Ma come, tu e Kumiko non dormite assieme?- Chiese lei ironica.
-Kumiko ha una sua cabina, e con lei c’&egrave un’amicizia. Certo, con qualche beneficio, ma di qui a dormire assieme ne passa di strada.-
-Non so, non credo proprio che dormirei tranquilla, sai?- Rispose Kara sorridendo.
-Ma se sono un vero galantuomo latino!- Disse lui fingendo indignazione -Quando mi hai cacciato dalla tua stanza me ne sono andato subito.-
-Su questo hai ragione. Vedremo.-
Restarono a lungo seduti vicini ad osservare le stelle e il mare, scambiando solo qualche parola sporadica ogni tanto. Era ormai quasi l’una quando Gustavo si alzò, annunciando che andava a dormire.
-Ma come.- Disse Kara stupita -Te ne vai senza nemmeno provarci?-
-Tanto mi hai già respinto prima. Ora non sarebbe il momento di insistere. E poi dal volto congestionato che avevi quando sei salita penso che per stasera tu ti sia già presa il piacere che volevi.-
Kara arrossì improvvisamente. Non pensava che l’uomo potesse accorgersene, anche se in realtà non si era nemmeno preoccupata della cosa dato che non aveva preventivato di incontrare nessuno.
-Guarda che non c’&egrave nulla di strano. Anzi, sei una ragazza giovane e attraente, &egrave giusto così.- Iniziò ad allontanarsi senza guardarsi indietro -Buonanotte Kara.-
-Buonanotte.- rispose lei stupita. Quell’uomo riusciva sempre a sorprenderla. Nonostante fosse decisamente vicino all’essere considerato brutto aveva una sicurezza di sé impressionante. Non solo con lei, una ragazzina di ventidue anni, ma anche con donne di successo come Marianne o Mercedes.
Quando scese sotto coperta la barca era immersa nel silenzio, e questa volta non ebbe problemi a prendere sonno. Il mattino dopo si alzò riposata e molto più serena nei confronti di Alexander. Quando lui la avvicinò dopo colazione lei non si tirò indietro.
-Che cosa ti &egrave successo ieri?- Le chiese lui preoccupato. -Ce l’hai con me per qualcosa?-
-Ce l’avevo con te perché mi avevi trattata come una bambina.- Gli rispose lei con calma -Guardala dal mio punto di vista: non mi avevi detto che tua moglie era una modella bellissima per di più ninfomane, non mi avevi detto niente di niente dei tuoi amici, delle tue’ abitudini sessuali. Praticamente ho dato indirettamente della puttana a Marianne quando abbiamo parlato. Credo fosse normale essere a disagio nei tuoi e nei suoi confronti, non trovi?-
-Forse hai ragione, ma io volevo solo…-
-Proteggermi?- Disse lei sorridendo. Gli tirò un pugno in pancia facendolo sbuffare -Non devi proteggermi, non ho più quattordici anni. Quello che fate non rientra in quello che mi &egrave stato insegnato, ma so pensare con la mia testa. Credo che tu sia una persona meravigliosa, e probabilmente anche Marianne lo &egrave. Punto.-
-Ok, ok.- Alexander si massaggiò la pancia come se fosse stato realmente indolenzito per il pugno scherzoso. -Questa mattina faremo un po’ di navigazione verso il bordo orientale dell’isola, poi ci fermeremo. Io e Marianne pensavamo di prendere il tender e andare a fare un giro nell’entroterra, ci piacerebbe se venissi anche tu. Almeno in questi primi giorni forse &egrave meglio stare con noi, non vorrei che ti scandalizzassi.-
-Ricominci?- Alzò un pugno come per colpirlo -Grazie, ma preferisco rimanere a bordo. Ho bisogno di starmene un po’ da sola a riordinare le idee. Ma voglio assolutamente passare del tempo con voi due nei prossimi giorni.-
Alexander si allontanò rinfrancato, e anche Kara era felice che la loro piccola divergenza si fosse appianata.

-Kara, vieni a fare un po’ di snorkeling? Questa cala ha dei fondali stupendi, se sei fortunata potresti anche vedere delle mante.-
L’accento ispanico di Gustavo interruppe la pennichella pomeridiana sotto il sole di Kara.
Avevano salpato l’ancora subito dopo la colazione. Si era presto alzato un vento teso e regolare, ideale per la navigazione a vela. Fatto raro per imbarcazioni di quella stazza, il Sualiga raggiungeva velocità maggiori navigando a vela che a motore. Grazie ai comandi motorizzati poteva essere tutto gestito dalle tre persone dell’equipaggio.
Una volta issata la randa il catamarano aveva acquisito subito velocità raggiungendo facilmente la velocità di crociera di dieci nodi. Avevano navigato per un paio d’ore: Gustavo aveva spiegato che sarebbero rimasti in zona per permettere lo sbarco di Kumiko e l’imbarco dei nuovi ospiti due giorni dopo. Affascinata dal catamarano aveva passato lungo tempo vicino al comandante a chiedere spiegazioni sul funzionamento, la velatura, la nomenclatura, quindi si era posizionata sul bordo del trampolino osservando l’acqua scorrere sotto di sé.
Si sentiva ancora leggermente a disagio guardando le due modelle muoversi per l’imbarcazione completamente nude: sembravano non accorgersi della mezza erezione che talvolta gonfiava i costumi dei loro interlocutori, o forse erano talmente abituate che non se ne preoccupavano.
Lei aveva optato per un bikini classico, anche se aveva scelto uno dei più ridotti. Kumiko invece aveva scelto una via di mezzo prendendo il sole in topless.
Erano arrivati alla Cala delle scimmie poco dopo mezzogiorno, una bellissima baia alla propaggine occidentale dell’isola. Avevano ormeggiato a una cinquantina di metri dalla riva, di fronte a una piccola spiaggia sabbiosa circondata da una vegetazione rada ma a suo modo lussureggiante. Il comandante McNamara aveva spiegato che era ricca di uccelli tropicali, per fotografare i quali Alexander aveva deciso di scendere a terra.
Dopo aver pranzato seduti comodamente al tavolo sul ponte superiore Alexander le aveva subito proposto di scendere con lui e Marianne a terra. Kara aveva rifiutato, ancora non aveva voglia di affrontare certi discorsi e aveva voglia di prendere un po’ di sole e di fare un bagno. Alexander aveva allargato la proposta anche agli altri. Kumiko e Gustavo avevano subito rifiutato dicendo che sarebbero rimasti a bordo.
Julian aveva aspettato a lungo prima di parlare, guardando più di una volta Mercedes che era adagiata su un divanetto con gli occhi coperti da un paio di occhialoni scuri. Alla fine aveva rifiutato, dicendo che si sentiva piuttosto stanco. Immediatamente dopo Mercedes si era alzata e sorridendo aveva detto a Marianne che si sarebbe aggregata a loro. Kara aveva trattenuto a fatica le risate guardando l’espressione del bellissimo attore.
Non appena Alexander e le sue accompagnatrici si furono allontanati sul tender tutti si rifugiarono all’interno del catamarano: erano le ore più calde del giorno, e nessuno aveva voglia di bruciarsi. Dopo un’oretta Kara era uscita, stendendosi al sole ben ricoperta di crema solare. Il leggero rollio le aveva conciliato il sonno, e quando si era girata a pancia in giù si era quasi addormentata.
-Allora? Che ne dici?- Gustavo si era seduto accanto a lei. Kara alzò la testa guardandolo mezza addormentata. Indossava un improponibile costume a fiori e aveva in mano due maschere.
-E’ un trucco?- chiese Kara girandosi su un fianco e sorridendo.
-Sono una persona così poco affidabile?- Rispose l’uomo ridendo -Se può servire ti prometto che non attenterò alla tua virtù mentre saremo fuori dalla barca.-
-In tal caso accetto.- Kara si mise seduta ricordandosi all’ultimo momento di essersi slegata il pezzo superiore del costume per evitare il segno del laccio in mezzo alla schiena. Era contenta della proposta: sentiva il bisogno di un bagno in quell’acqua splendida, soprattutto considerando che il sole era ancora molto forte e restare stesa sul ponte avrebbe voluto dire trovarsi abbrustolita all’ora di cena.
-Eccomi, sono pronta.- Gli disse con un sorriso smagliante dopo essersi annodata nuovamente il laccio del reggiseno. L’uomo le porse la maschera e due pinne, quindi la anticipò verso la poppa del catamarano. Una volta in acqua Gustavo la guidò verso la spiaggia. L’uomo si muoveva a suo agio nell’acqua, e quando Kara per sfidarlo provò ad allontanarsi la raggiunse in un paio di bracciate. Pensava che fosse un uomo sedentario e poco abituato all’attività fisica, ma si trovò ad ammettere che probabilmente l’apparenza ingannava.
Una volta abbandonate le velleità di seminare l’uomo decise di seguirlo, concentrandosi sul fondale. L’acqua era veramente meravigliosa, ed il fondale ricco di vegetazione marina e pesci. Nuotando dietro Gustavo arrivò fino alla riva, seguendo l’uomo sulla spiaggia di sabbia finissima e sdraiandosi sul bagnasciuga a riposare.
-E’ da tanti anni che navighi qui nei Caraibi?- Gli chiese mentre si asciugava al sole.
-Quasi trenta.- Rispose l’uomo sedendosi. Non sembrava minimamente affaticato dalla nuotata. -Anche se all’inizio su barche molto meno belle di queste.-
-Eri un pirata o un contrabbandiere, vero?-
L’uomo la fissò con un sorriso. -Diciamo che mi occupavo di commerci non completamente leciti. I pirati ci sono, ma non facevo quelle cose.-
-Come gli uomini di Baron Samedi? Quell’organizzazione di cui parlano i giornali?-
L’uomo sembrò colpito dalla domanda. -Ne ho sentito parlare. Ho letto che hanno aggredito un paio di navi, ma non hanno mai fatto male a innocenti. Comunque noi non dobbiamo temere.-
Kara percepì un filo di tensione nella voce dell’uomo. Si chiese a cosa fosse dovuta: forse Gustavo aveva avuto a che fare con quegli uomini, o forse temeva di incontrarli. Comunque era evidente che fosse un argomento scomodo da affrontare, quindi lasciò perdere dedicandosi all’abbronzatura.
Quando ripartirono dalla spiaggia dovevano essere passati almeno tre quarti d’ora. Gustavo le aveva raccontato storie della sua vita passata navigando nei Caraibi. Kara non sapeva quanti fossero veri e quanti inventati per impressionarla, ma dovette ammettere a sé stessa che si era comportato da galantuomo. Aveva comunque notato che l’uomo era stato attento a non sfiorare più l’argomento Baron Samedì.
Arrivando alla barca fece in modo di risalire per prima: pensava che l’uomo si fosse meritato la visione dal basso del suo sedere. Quando lo vide risalire la scaletta scuotendo la testa con un sorriso divertito comprese che aveva capito le sue intenzioni, e alzò le spalle con aria indifferente.
Arrivati sul ponte trovarono Kumiko, Julian Atherton e il capitano McNamara stesi su un divanetto a prendere il sole. Kumiko era in topless appoggiata con la testa sulle gambe di Julian, mentre Aaron seduto di fianco le stava massaggiando una coscia.
-Forse &egrave meglio se ce ne andiamo da un’altra parte.- Le disse l’uomo parlandole all’orecchio -Qui potrebbe non piacerti tra un po’.-
Kara si girò verso di lui stupita, e l’espressione eloquente le disse che voleva dire ciò che lei pensava.
-No. Credo che prendere il sole qui vada benissimo.-
Andò a recuperare gli occhiali da sole nel gavone dove li aveva lasciati, quindi si diresse verso un materassino con lo schienale rialzabile da cui si poteva vedere la zona di ponte in cui si trovavano Kumiko e i due uomini, stendendosi sopra con calma. L’uomo la seguì dubbioso, adagiandosi a sua volta su un altro materassino uguale di fianco al suo. Lei lo guardò con aria di sfida: non sapeva se avesse preso la decisione di restare a guardare per frustrazione, dato che sia Alexander che Gustavo la trattavano come una bambina che dovesse essere protetta, oppure per curiosità.
Ben presto la situazione cominciò ad evolversi verso quello che aveva prospettato Gustavo. Le carezze inizialmente innocenti di Julian si spostarono verso i seni della giapponese, mentre la mano di Aaron cominciò a massaggiare sempre più vicino al pube della donna, fino ad arrivare a spostare il perizoma e affondare un dito tra le grandi labbra.
Kara aveva la gola secca per la tensione. A quel punto nulla avrebbe potuto convincerla ad andarsene, era completamente ipnotizzata dalla scena che stava avvenendo davanti ai suoi occhi. Secondo gli insegnamenti che le erano stati impartiti da piccola una scena del genere avrebbe dovuto farla inorridire, ma lei non riusciva a non trovare il tutto tremendamente eccitante.
Nel frattempo Aaron aveva allargato le gambe di Kumiko affondandovi il volto, mentre Julian si era liberato dal costume e si era inginocchiato davanti al volto della giapponesina porgendole il membro. Vedendo il bel cazzo del giovane scomparire nella bocca della ragazza si sentì avvampare.
Con un gesto fluido e naturale portò le mani alla schiena, slacciando il costume e liberando i seni. ‘Che cosa sto facendo?’ Kara era stupita da ciò che aveva appena fatto. Se ne stava tranquillamente a seno nudo davanti a quattro semi estranei, tre dei quali erano uomini eccitati. Inoltre dai capezzoli eretti la sua eccitazione doveva essere evidentissima anche per i tre più lontani. Si accorse che Gustavo la guardava senza nemmeno cercare di nasconderlo, e la consapevolezza di essere osservata in quella situazione le diede un brivido di soddisfazione.
-Gustavo, mi passeresti quella crema?- Chiese all’uomo indicandogli un flacone di crema solare poco lontano -Non vorrei bruciarmi.-
Il contrabbandiere sorrise e si alzò, andando a prendere il flacone per poi porgerglielo e sedersi sul bordo del proprio materassino con i gomiti appoggiati alle ginocchia, in modo da trovarsela di fronte.
Kara aprì il flacone e fece cadere un rivolo di crema biancastra prima su un seno e poi sull’altro, cominciando a spalmarsela sui seni e sul ventre con studiata lentezza. Il terzetto aveva cambiato posizione: ora Kumiko era stesa sulla schiena, con Aaron affondato nel suo ventre e Julian tra le sue labbra. Kara si accorse che gli occhi dei due uomini e della ragazza ogni tanto andavano a cercarla, guardando le sue mani che si muovevano sul suo corpo come massaggiandolo. Gustavo invece la guardava fissa con uno sguardo indecifrabile. ‘Devo essere completamente impazzita.’ La mente della ragazza era un turbinio di pensieri ‘Mi sto quasi masturbando davanti a tutti, mia madre mi ucciderebbe.’ Con la coda dell’occhio vide Gustavo alzarsi ed abbassarsi il costume, mostrando un cazzo a metà tra il riposo e l’erezione. Con lo stomaco in subbuglio lo osservò avvolgerlo con una mano e masturbarsi fino a fargli raggiungere la piena erezione. Non era particolarmente lungo, ma era decisamente largo e la cappella scura era grandissima, quasi sproporzionata.
Gustavo fece un passo in avanti, mettendosi in piedi con le gambe larghe di fianco al materassino di Kara, guardando verso il terzetto ormai preso dall’amplesso. In quella posizione Kara vedeva il corpo nudo a una quarantina di centimetri, semplicemente ruotando lo sguardo anche tenendo la testa in direzione di Kumiko e dei suoi amanti. Il suo sguardo era attratto in maniera quasi ipnotica dalla cappella dell’uomo che si scopriva e ricopriva ritmicamente mentre lei continuava ad accarezzarsi i seni.
Con la gola secca vide Gustavo lasciare il membro, appoggiandosi le mani sui fianchi mentre il cazzo ondeggiava nell’aria. ‘Dio mio” pensò chiudendo gli occhi e mettendosi seduta sul bordo del materassino. Riaprì gli occhi trovando il cazzo di Gustavo a pochi centimetri, il corpo dell’uomo girato ancora verso i tre corpi avvinghiati. Ponendogli la mano sinistra su un fianco lo fece girare verso di sé, mentre con la destra avvolgeva la base del cazzo indirizzandolo verso la propria bocca.
Il sapore salmastro per il recente bagno la colpì subito, ma l’eccitazione per l’asta che le riempiva la bocca ed il glande liscio appoggiato al palato erano le sensazioni che presero il sopravvento. La sua lingua iniziò a disegnare ghirigori sul glande mentre la testa si muoveva avanti e indietro lungo l’asta. Per un attimo pensò agli insegnamenti che aveva ricevuto, e ai sensi di colpa che aveva dovuto vincere prima di decidere di concedersi oralmente prima e poi totalmente ai suoi fidanzati. Con Alexander era stato diverso. Lo aveva desiderato fin da adolescente, e nessun senso di colpa sarebbe stato abbastanza forte da fermarla. ‘Tutte queste storie per un pompino?’ si disse continuando a succhiare, vincendo il pudore e guardando in faccia Gustavo per la prima volta da quando aveva iniziato la fellatio.
L’espressione dell’uomo sembrava stupita, ma decisamente compiaciuta.
-Tutto ok?- Gli chiese passandosi il membro sulle guance e sul resto del volto.
-Certo, continua.- Rispose lui con voce roca.
Kara riprese la fellatio senza perdere tempo. Assaporava il sapore del membro di Gustavo, rendendosi conto di desiderare che esplodesse nella sua bocca ma al tempo stesso che la scopasse. Aveva sempre considerato una perversione quello che stava facendo Kumiko, ma in quel momento si chiedeva che cosa stesse provando. ‘Non potrei mai fare una cosa del genere… non io. Un conto &egrave un pompino, magari farmi scopare, ma non quello. Non io.’
Come leggendole nella mente, Gustavo la fermò appoggiandole le mani sulle spalle. Kara lo guardò con aria interrogativa, colma di attesa. Senza parlare l’uomo la fece alzare in piedi facendola quindi mettere carponi su un tavolino, in modo da continuare ad avere la visuale aperta sull’orgia a tre di fronte a loro.
Con un unico gesto le sfilò il costume, affondando quindi tra le sue natiche. La lingua vagava rapidamente tra le grandi labbra e l’ano, facendo aumentare la sua già copiosa lubrificazione.
Quando sentì il grosso glande appoggiarsi alle labbra spinse le natiche all’indietro, come ad anticipare la penetrazione.
Penetrazione che arrivò lentamente, centimetro dopo centimetro. Kara sentì quel glande enorme dilatarla poco alla volta, sordo alle sue preghiere di fotterla. Era meno lungo del cazzo di Alexander, ma quando fu tutto dentro si sentiva meravigliosamente piena.
Mentre Gustavo la fotteva il suo sguardo era spesso perso verso il terzetto, che continuava il suo amplesso. La curiosità per le sensazioni di Kumiko e l’eccitazione per la trasgressione che stava vivendo non le impedirono di trasalire quando Aaron si sfilò dalla giapponese avvicinandosi a lei e Gustavo.
Con il fiato sospeso si rese conto che l’uomo si stava dirigendo verso di lei, posizionandosi proprio davanti al tavolino rimanendo con il cazzo a pochi centimetri dal suo volto. Confrontandolo con quelli di Alexander e Gustavo era sicuramente meno notevole, ma tutto sommato era nella media. ‘Cosa faccio adesso? Mi metto a fare la classifica dei cazzi che ho preso?’
L’uomo iniziò a masturbarsi davanti al suo volto, apparentemente deluso dalla sua mancanza di iniziativa.
‘Ma chi voglio prendere in giro? Sto godendo da matti, e questo era quello che volevo da quando hanno iniziato a scopare. Se per una volta nella vita voglio essere puttana &egrave il caso di esserlo fino in fondo.’
Fece segno ad Aaron di avvicinarsi, quindi aprì la bocca lasciando entrare il suo cazzo. Si sentiva troia, ma le piaceva: stava prendendo un cazzo nella sua figa e ne stava succhiando un altro. La sensazione era stupenda e sconvolgente al tempo stesso. Fino a quel momento la sua sessualità era stata sempre frenata dagli insegnamenti morali della sua famiglia, per la prima volta in quel momento si stava lasciando andare soddisfacendo le proprie fantasie. Poteva sentire Aaron fremere per il piacere, mentre i grugniti di Gustavo testimoniavano che anche lui si stava prendendo la sua soddisfazione. Due uomini che avevano il doppio della sua età, e che avevano avuto chissà quante donne… sicuramente almeno uno dei due era stato anche con Marianne, e sarebbe stata pronta a scommettere che anche il capitano se non se l’era già fatta se la sarebbe fatta nei giorni successivi. Eppure questi due uomini stavano godendo grazie a lei, avevano cercato lei lasciando in disparte la bella Kumiko.
Si stava avvicinando rapidamente all’orgasmo, quando improvvisamente sentì il cazzo di Gustavo uscire dal suo corpo. L’improvviso senso di vuoto le fece contrarre gli addominali, come alla ricerca di qualcosa che la stimolasse. Si girò guardando Gustavo con un misto di rabbia e delusione, sempre tenendo in mano il cazzo di Aaron.
-Cosa succede?- gli chiese temendo che l’uomo volesse abbandonarla per raggiungere Julian con Kumiko. Non le sarebbe dispiaciuto farsi scopare da Aaron, ma stava prendendo gusto in quel rapporto a tre, e poi l’avrebbe vissuto come uno smacco.
-Non ti preoccupare- Le disse l’uomo con un sorriso che le sembrò quasi di superiorità. Evidentemente l’ex contrabbandiere voleva restituirle le battute e le punzecchiature con cui Kara aveva accompagnato i suoi rifiuti. -Voglio solo cambiare posizione. E poi &egrave un peccato lasciare trascurate queste magnifiche tette, non &egrave vero Aaron?- disse mettendole una mano su un seno e palpandolo. Kara sospirò per il piacere, i suoi seni già sensibili resi ancora più sensibili dall’amplesso.
-Veramente magnifiche.- Commentò il comandante abbassandosi a prenderle in bocca il capezzolo che non stava già godendo del trattamento di Gustavo. Kara chiuse gli occhi sospirando mentre due bocche e due lingue le stuzzicavano i seni e i capezzoli. Aveva circondato con la mano sinistra il cazzo di Gustavo, mentre con la destra continuava a masturbare Aaron. Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi un giorno in una situazione del genere, ma improvvisamente si trovò a chiedersi come avesse fatto a farne a meno fino a quel momento..
Gustavo si spostò stendendosi supino sul tavolino, invitandola a raggiungerlo. Anche sdraiato la pancia pelosa era decisamente prominente, ma il cazzo eretto e la grossa cappella violacea erano estremamente invitanti. Sorridendo guardando Gustavo negli occhi avanzò a gambe larghe finch&egrave non ebbe il tavolino sotto di sé, quindi iniziò ad abbassarsi lentamente accarezzandosi i seni, impalandosi lentamente sul cazzo tenuto verticale da Gustavo.
-Hai appena fatto una delle cose più sensuali che abbia mai visto.- le sussurrò l’uomo mentre lei iniziava a cavalcarlo. La sua risposta fu bloccata dal cazzo di Aaron. Salito in piedi sul tavolino lo aveva spinto nella bocca semiaperta di Kara, che non si era tirata indietro iniziando a succhiarlo freneticamente, cercando di infilarselo tutto in gola. La sua attenzione fu attratta per un attimo da quello che succedeva dall’altro lato del ponte: Julian si era sdraiato supino e Kumiko si era impalata su di lui dandogli le spalle. Con le gambe oscenamente aperte era visibile il cazzo dell’attore che affondava profondamente nel suo culo. Kara fu riportata alla realtà dalle mani di Gustavo che si appoggiavano sui suoi seni, premendo con forza e muovendosi dandole il ritmo.
Appoggiata sulle punte dei piedi si muoveva sfruttando i muscoli del polpaccio e delle cosce, che iniziavano ad indolenzirsi. Stava per chiedere a Gustavo di cambiare nuovamente posizione quando Aaron si sfilò dalle sue labbra scendendo dal tavolino. Prima che potesse chiedersi che cosa stesse succedendo sentì l’uomo mettersi alle sue spalle e infilarle un dito nell’ano.
Kara comprese subito le intenzioni dell’uomo, e non pot&egrave evitare di strabuzzare gli occhi e trattenere il respiro.
-E’ tutto a posto?- le chiese Gustavo notando l’espressione.
‘No, questo &egrave troppo. Non posso essere così… così puttana.’ Kara combatteva una battaglia che sapeva avrebbe perso. I suoi freni inibitori e la sua morale stavano per essere distrutti dal suo desiderio: voleva che Aaron la inculasse, voleva sentirsi riempita da entrambi gli uomini.
-Sì, certo.- Rispose sorridendo, sperando che la sua voce non sembrasse troppo insicura: un conto era avere la fantasia segreta anche per lei stessa di essere fottuta da due uomini, un altro era esserlo veramente.
Aaron iniziò a spingere, e Kara iniziò a sentire il dolore man mano che il membro entrava nel suo retto. Era una sensazione che aveva provato solo tre volte con il suo ex ragazzo ed una con Alexander, più altre volte in versione ridotta grazie alle sue dita, ma nonostante l’inesperienza sapeva che presto il dolore sarebbe stato sostituito da un piacere travolgente.
Il comandante del catamarano continuò a spingere facendola gemere di piacere. Gustavo aveva portato le mani sui suoi fianchi tenendola leggermente sollevata e muovendosi lentamente dentro di lei per farla concentrare sul piacere che arrivava dalla vagina.
Quando sentì il pube di Aaron contro le sue natiche si abbandonò in avanti. Il petto si alzava ed abbassava rapidamente e aveva il corpo coperto di sudore.
-Che cosa aspettate a fottermi?- disse affondando il volto nella spalla di Gustavo per evitare che l’uomo vedesse le lacrime che le rigavano il volto. Il dolore era forte, ma sapeva che presto sarebbe cessato.
I due uomini non si fecero ripetere l’invito, cominciando a muoversi in sincrono nel suo corpo. Quando uno spingeva l’altro si ritraeva, con una perfetta sincronia che faceva gemere Kara ad ogni colpo. Fu una cavalcata breve: Kara era ormai vicinissima all’orgasmo e anche la resistenza dei due uomini era vicina al limite. Quando sentirono le sue urla strozzate accelerarono il ritmo dei colpi, scaricandosi uno dopo l’altro nel suo corpo e regalandole un secondo orgasmo subito dopo al primo.
Kara rimase ansimante per diversi minuti, registrando nella sua testa ogni ondata di piacere che le regalava il suo corpo che ormai si stava rilassando.
Quando finalmente alzò la testa si trovò davanti le espressioni sbalordite di Alexander, Marianne e Mercedes.

Alexander aveva condotto il tender fino a una spiaggia poco più lontana rispetto a quella a cui successivamente sarebbero approdati Gustavo e Kara. Da questa spiaggetta partiva un sentiero che si inoltrava nell’entroterra, dove furono rapidamente avvolti da una lussureggiante vegetazione tropicale. Mangrovie, palme e bouganville si estendevano per chilometri tutto attorno a loro, nascondendo quasi il sole alto nel cielo.
Decine e decine di uccelli multicolori li circondavano, troppo poco abituati alla presenza umana per avvicinarsi ma a tiro per chiunque avesse un buon teleobiettivo come Alexander. Le due ragazze gli fecero da assistenti, portandogli la borsa con gli obiettivi di ricambio e il cavalletto, e aiutandolo quando aveva bisogno di una mano.
Sapeva che Marianne era sempre stata affascinata dal suo modo di lavorare, e anche Mercedes lo guardava piuttosto divertita. Sapevano entrambe che quando lavorava il sesso era bandito, per cui l’idea di una scopata a tre in quel paradiso era scomparsa dalle loro teste nel momento stesso in cui vi era entrata.
Dopo il lavoro di Alexander erano tornati alla spiaggia, dove le due donne si erano concesse un rapido bagno mentre lui controllava le attrezzature. Non avrebbe voluto immergersi in quello splendido mare per poi scoprire riemergendo che una scimmia si era incuriosita e aveva sottratto la costosa fotocamera o uno dei suoi obiettivi.
-A cosa pensi?- Gli chiese Marianne vedendolo silenzioso mentre tornavano verso il catamarano. Era sempre di carattere allegro e ciarliero, e quando era silenzioso era sinonimo di qualcosa che non funzionava.
-A Kara.- Rispose senza guardare la moglie -Spero che non abbia visto nulla di troppo sgradevole per una persona con la sua morale. Anche se ancora non riesco a capirla.-
-Secondo me deve solo capire che cosa vuole veramente. Anche, soprattutto, dal punto di vista della sua sessualità.- Gli disse accarezzandogli il volto -Ci siamo passati tutti, &egrave normale: lei ha avuto un’educazione rigida, ma a quanto mi dici sotto un sottile strato di terra c’&egrave una brace ardente. Dalle tempo.-
-Grazie.- Le rispose, questa volta guardandola con un sorriso -Sei fantastica, un’altra donna sarebbe gelosa sapendo che ci ho scopato, tu invece…-
-Ragazzi, non per interrompere i vostri amoreggiamenti.- Li interruppe Mercedes -Ma siamo arrivati al Sualiga.-
Alexander tenne fermo il tender mentre le due donne scendevano sul catamarano, quindi scese legandolo alle draglie in modo che non andasse da solo alla deriva.
Quando salì sul ponte trovò le due donne in piedi immobili, con lo sguardo fisso in avanti. Salendo l’ultimo gradino arrivò a guardare oltre le loro spalle, e lo spettacolo di Kara presa a sandwich da Gustavo ed Aaron lo lasciò di sasso.
-Per essere una ragazzina in crisi &egrave piuttosto spigliata.- Commentò Mercedes guadagnandosi una gomitata da parte di Marianne. La donna si girò verso Alexander guardandolo come per dirgli che era confusa quanto lui.
Alexander era completamente sbalordito: se non avesse conosciuto Gustavo da anni avrebbe pensato che l’uomo avesse somministrato un qualche tipo di droga a Kara, ma l’amico era al di sopra di ogni sospetto. Cosa poteva essere scattato nella testa della ragazza per arrivare a questo? Fino a due giorni prima il pensiero di fare sesso con un uomo appena conosciuto la scandalizzava, figurarsi con due assieme.
L’amplesso stava arrivando alla sua conclusione: uno dopo l’altro i tre protagonisti della scena raggiunsero l’orgasmo quasi simultaneamente. Alexander quasi ignorò Julian e Kumiko ancora impegnati nel loro rapporto, era completamente concentrato su Kara chiedendosi cosa doveva fare.
A toglierlo d’impiccio ci pensò la ragazza. Quando Aaron si sfilò dal suo ano alzò lo sguardo vedendoli.
-Xander, io…- Disse alzandosi con voce stanca. Alexander vide due rivoli di sperma scendere lungo le sue cosce partendo dalla vagina e dall’ano. -Parleremo più avanti, ora ho bisogno di fare un bagno. Devo anche io capire un po’ di cose.- Passandogli davanti si diresse verso la poppa della nave, completamente indifferente alla propria nudità, quindi si buttò in acqua.
-Cosa… cosa accidenti &egrave successo?- Chiese Alexander sedendosi vicino a Gustavo.

L’acqua fresca riportò Kara alla realtà. Era sbalordita per quanto aveva appena fatto, e la cosa ancora più sbalorditiva era che si sentiva benissimo. Mentre nuotava a rana allontanandosi di qualche metro dall’imbarcazione sentiva il suo corpo stanco, indolenzito ma straordinariamente rilassato. Come se avesse scaricato la tensione accumulata negli ultimi mesi.
Per certi versi era così, si disse pensando ai tre mesi di astinenza dal sesso, ma non era solo questo: aveva liberato la mente dalle preoccupazioni riguardanti la laurea alle porte, lo studio, il futuro. Cominciava a sentirsi bene con gli amici di Alexander, anche se adesso si poneva il problema: come comportarsi nei prossimi giorni? Quel… quella ‘cosa’ che aveva appena fatto (non riusciva ancora a darle un nome) era stata una situazione estemporanea, da dimenticare immediatamente, oppure l’inizio di un percorso?
Sapeva cosa avrebbero pensato sua madre e suo padre: ormai era successo, ma doveva fare in modo che non succedesse più per non cadere nella spirale della depravazione e del degrado. Eppure Alexander e i suoi amici non le sembravano depravati, ed erano tutte persone di successo nei loro campi. Si fermò a lungo facendo il morto nei pressi della spiaggia, lasciando che l’acqua fresca scivolasse sul suo corpo nudo rilassandolo. Non aveva mai fatto il bagno nuda in mare, e anche questa sensazione era particolarmente piacevole. La verità era che non si era mai sentita bene come in quel momento, essere scopata da quei due uomini era stato straordinario, si sentiva eccitare al solo pensiero. Ma avrebbe potuto farlo di nuovo?
Dopo avere lasciato vagare la mente per una buona mezz’ora decise di ritornare alla barca, pensando che probabilmente avrebbe avuto le idee più chiare l’indomani.
Risalendo sulla scaletta su una delle due poppe del catamarano trovo Gustavo seduto sui gradini che conducevano al ponte, intento a fumare un sigaro. Si era rivestito e aveva indossato una delle sue improponibili camicie.
-Ciao- Gli disse fermandosi gocciolante sullo scafo -Ho qualcosa a che fare con quel sigaro?-
-No- Le rispose il contrabbandiere porgendole un piccolo asciugamano con cui Kara iniziò ad asciugarsi i capelli. -Sono semplicemente un uomo con dei vizi. Tu come stai?-
-Bene, grazie. E’ stata una cosa nuova e a suo modo sconvolgente direi, ma sto bene.-
-Te la sei cavata alla grande per una che si considerava una brava ragazza, anche un po’ noiosa. Ma non hai fatto nulla di male.-
Kara arrossì -Immagino sia un complimento. Forse stanno cambiando delle cose, ho bisogno di tempo per capire. Anzi, se posso chiederti un favore: puoi dire agli altri che preferirei se non si affrontasse l’argomento stasera?-
-Certo. Comunque vedo che qualche cambiamento positivo c’&egrave già stato.-
-Ovvero?- Gli chiese Kara con aria dubbiosa
-Sei qui nuda di fronte a me parlando come se niente fosse.-
Kara per un attimo fece per coprirsi il pube con l’asciugamano, quindi si fermò e lo appoggiò su una draglia.
-Tanto mi sa che ormai non c’&egrave una parte del mio corpo che tu non conosca.- Disse alzando le spalle.
-In realtà una parte c’&egrave ancora.- Disse lui con un sorriso malizioso.
Kara quasi arrossì nuovamente, ricordando che quando aveva visto Julian inculare Kumiko si era chiesta come sarebbe stato sentire il larghissimo glande di Gustavo entrare nel suo retto.
-Non mi forzare la mano. Chissà, forse se farò determinate scelte nei prossimi giorni. Ammetto che sia una delle due fantasie che ho avuto nei tuoi confronti.-
-Due?- Il contrabbandiere inarcò un sopracciglio. -Sei una ragazza piena di sorprese. Comunque sai che io non ho problemi ad attendere. Sarai d’accordo con me che non ho fatto nulla per forzarti. E’ stata una tua scelta.-
-Già.- Fu costretta ad ammettere Kara. Effettivamente era stata lei a voler restare a guardare Kumiko, Julian ed Aaron fare sesso. Era stata sempre lei a spogliarsi provocandolo, ed era stata sempre lei a prenderglielo in bocca quando avrebbe potuto ignorarlo o limitarsi a masturbarlo.
-Riguardo a questo, credo che accetterò la tua offerta di spostarmi nella cabina di fianco alla tua. Vorrei dormire questa notte, e credo che Xander e Marianne abbiano ancora molto da recuperare.-
Prima che lo superasse per andare a cambiarsi Gustavo la fermò mettendole una mano sul polso.
-Kara, una cosa: tu ti senti inferiore a Marianne e Mercedes, ma sappi che non hai nulla da invidiare loro. Devi solo diventare più consapevole di te e della tua bellezza.-
-Grazie.- Si allontanò verso la sua cabina, felice per le parole dell’uomo. Fin da bambina aveva avuto problemi di autostima. Quando il suo corpo era cambiato aveva preso fiducia, uscendo dal suo ruolo di secchiona poco interessante per gli uomini, ma di fronte a Mercedes e soprattutto Marianne si era sentita poco attraente e noiosa.
Dopo essersi lavata si mise sul letto a leggere un libro, uscendo solo per l’ora di cena. Aveva deciso di indossare una corta gonna azzurra ed una canottiera grigia, rinunciando alle lenti a contatto per gli occhiali. Quella sera non le interessava essere attraente, ma non appena si sedette a tavola Gustavo, che era seduto di fianco a lei, si chinò sussurrandole i complimenti all’orecchio.
N&egrave durante l’ottima cena né dopo venne affrontato l’argomento di ciò che era successo nel pomeriggio. Kara ben presto si rilassò, partecipando ai discorsi nonostante spesso venissero tirati in ballo personaggi che lei aveva sentito nominare solo in televisione. A parte questo la compagnia era in tutto e per tutto un normale gruppo di amici che fa una vacanza assieme: quando dopo la cena vennero portati sul tavolo carte e superalcolici pensò che mancava solo la chitarra per essere come una serata con i compagni del college.
Quando si alzò dal tavolo per andare a dormire aveva la testa leggera, dovuta ai diversi bicchieri di rum che aveva bevuto nell’arco della serata.
Gustavo la seguì per aiutarla a spostare la borsa dalla vecchia cabina a quella nuova. Kara aprì la porta della cabina di fianco a quella dell’uomo, aspettando con le braccia incrociate. Una volta che l’uomo fu entrato lo seguì, chiudendosi la porta dietro alle spalle e sedendosi su una poltroncina fissata a terra.
-Mi stai sequestrando o non hai intenzione di andare a dormire?- le chiese l’uomo appoggiandosi al muro.
Kara restò per diversi secondi in silenzio, riflettendo sul da farsi. Erano in una cabina chiusa, separata dalla cabina di Alexander e Marianne da tutto il corridoio e dalle altre cabine dal mare. Bastava dire la parola giusta a Gustavo e avrebbe potuto avere quello che non aveva ancora avuto nel pomeriggio: per un attimo si immaginò chinata sul membro dell’uomo bevendo la sua eiaculazione, o stesa sul letto con il suo cazzo affondato nell’ano.
-No, nessuna delle due.- Rispose scuotendo la testa con un sorriso -Credo che per oggi siano successe già abbastanza cose.
-Credo anche io.- L’uomo si avvicinò e le baciò la fronte. -Buonanotte, Kara. E non pensare troppo questa notte.- Caraibi, 18 aprile 2010
Stesa su un materassino appoggiato sul trampolino Kara si lasciava cullare dal catamarano in navigazione. Stava iniziando a godersi la vacanza. Il mare dei Caraibi era meraviglioso e il tempo straordinario, e anche la compagnia era decisamente interessante. All’inizio della navigazione aveva affiancato Aaron vicino al timone. L’uomo aveva fatto finta che il giorno prima non fosse accaduto nulla e l’aveva anche lasciata timonare per una decina di minuti. Quando si era stancata aveva preso un materassino e si era posizionata a prua, lontana dagli altri passeggeri.
Probabilmente tutti avevano pensato che volesse stare da sola, dato che nessuno era andato a disturbarla. In realtà da quando si era alzata la mattina si sentiva in pace con sé stessa. Le sembrava ancora incredibile quello che era successo, ma aveva deciso che non si sarebbe rovinata la giornata pensando a cosa fare e cosa no. Una parte di lei voleva promettersi di non fare mai più niente di simile, ma l’altra le faceva venire in mente decine di fantasie da realizzare, ed era sicura che ognuna delle persone su quella barca ne avrebbe avute altrettante.
Era al sole da più di due ore quando sentì qualcuno avvicinarsi. Alzando gli occhi coperti da un paio di Oakley scuri vide la splendida figura di Marianne raggiungerla e piazzare un materassino di fianco al suo.
-Ti dispiace?-
-No, anzi.- Rispose lei girandosi verso la donna completamente nuda. -Mi fa piacere che finalmente possiamo chiacchierare un po’, non vedevo l’ora di conoscerti.-
-Anche io, te lo assicuro. Sei sicura di non ustionarti? Hai la carnagione chiara, sarai sensibile al sole.-
-Non ti preoccupare. Ho la pelle chiara, ma al sole mi abbronzo facilmente senza ustionarmi. Anche se non avrò mai un’abbronzatura bella e integrale come la tua…-
-Basta volerlo.- Rispose la donna con naturalezza -Già prendendo il sole in topless per qualche giorno toglierai quel leggero segno del reggiseno. Se poi ti decidessi a prendere anche tu il sole nuda.-
-Non ce la farei mai.- Disse lei rapidamente -Già così mi sono messa lontana per non morire dalla vergogna. Credo che non sia tanto un discorso di morale, quanto di vergogna. Avere tutti che mi guardano e mi giudicano? No, non potrei mai.-
Marianne la guardò incuriosita.
-Non capisco di cosa ti preoccupi: di essere giudicata per il tuo corpo, o per il fatto di essere nuda?-
-Entrambi.- Rispose Kara confessando le sue paure nascoste -E’ facile per te che sei pagata per mostrare il tuo corpo! Oddio, volevo dire…-
-Ho capito cosa volevi dire, non ti preoccupare.- Rispose lei ridendo. -Ma ti assicuro che non &egrave così facile. Con le foto ad alta definizione se il tuo corpo &egrave meno che perfetto se ne accorgono tutti, o si accorgono tutti dei ritocchi al computer. E avere tutta quella gente attorno no, non &egrave così facile. Però ho imparato a fregarmene, e puoi farlo anche tu.-
-Non credo… mi sembrerebbe di dare un determinato messaggio agli uomini.-
-Kara, ti rivelo una cosa- La donna abbassò la voce avvicinando le labbra al suo orecchio -Dopo un po’ che ti vedono nuda gli uomini si abituano. Li stimoli più se mostri qualcosa a metà, come con un reggiseno un po’ audace. E poi, tutto sommato se pensano che tu stia offrendo loro qualcosa che male c’&egrave?-
-Vorrei pensarla come te, per certi versi, ma non ce la faccio. Non riesco a non pensare a quello che potrebbe pensare di me la gente.-
-Quello che pensa di te la gente? Kara, se &egrave qualcuno che conosci devi sceglierlo bene: per esempio Gustavo, che per certi versi ti conosce, credi che ti apprezzi meno dopo averti scopata ieri?-
-No. Non so.-
-Fidati, lo conosco e vedo come ti guarda.-
-Dici che…- Chiese Kara stupita -E’ innamorato di me?-
-Ma no.- Rispose Marianne ridendo -E’ più un affetto da zio. E ti &egrave piaciuto quello che avete fatto ieri?-
-Certo che mi &egrave piaciuto. Come potrei negarlo? Ma… ma &egrave… insomma, non posso rifarlo.-
-Stavi per dire che &egrave sbagliato.- La incalzò Marianne -Ma se ti &egrave piaciuto e né Gustavo né Aaron ti giudicano male, che cosa ci sarà mai di così sbagliato?-
Kara non rispose. Il discorso di Marianne era tremendamente sensato, ma ammetterlo avrebbe voluto dire ribaltare tutto ciò in cui aveva creduto per anni. Tutto ciò che la sua famiglia le aveva fatto credere per anni.
-Sei stata con tanti uomini?- Le chiese, curiosa di conoscere ogni dettaglio della sua vita sessuale.
-Non ho tenuto il conto. Ma tra uomini e donne penso di avere avuto un centinaio di partner, la maggior parte dei quali occasionali-
-Occasionali?- Kara era stupita, ma fino a un certo punto
-Li ho conosciuti, ci ho fatto sesso, non li ho più rivisti.- Sembrò accorgersi dell’espressione della ragazza più giovane. -Bisogna solo stare attenti a non mettersi nei guai e ad usare le protezioni, ma può essere ancora più eccitante.-
Kara ormai aveva la testa che scoppiava, Marianne aveva avuto esperienze che lei non si sarebbe mai sognata se non nelle sue fantasie più segrete.
-Hai detto anche donne.-
-Immagino che tu non sia mai stata con un’altra ragazza.-
-Già.- Kara si sentiva quasi intimidita -Per te sarò una ragazzina che vive fuori dal mondo, vero?-
-No, no.- Si affrettò a rispondere la modella. -E’ solo che le mie primissime esperienze le ho avute con ragazze, da adolescente. Man mano che i nostri corpi cambiavano veniva la curiosità di scoprire il proprio e anche quello delle altre.-
-Con Mercedes siete…-
-Sì, abbiamo avuto e abbiamo rapporti sessuali. E’ la mia migliore amica, condividiamo tutto.-
-Anche Xander?-
-Ogni tanto capita di passare del tempo assieme noi tre, sì.- Rispose lei, fermandosi un momento -E non mi dispiacerebbe fare lo stesso con te.-
Kara arrossì per la chiara avance della donna. Si sentiva lusingata dall’essere messa sullo stesso piano di una bellissima modella come Mercedes, ma anche imbarazzata.
-Grazie, ma non saprei nemmeno come iniziare.-
-B&egrave, se volessi fare un po’ di esperienza potrei aiutarti io.- Marianne si avvicinò finch&egrave i loro corpi non furono a pochi millimetri di distanza. Kara la osservava immobile -Sarebbe un piacere.-
Kara sentì le labbra soffici della donna appoggiarsi leggermente sulle sue, semiaperte. Un bacio leggero, dolce, lungo solo un paio di secondi, che però le diede una scossa elettrica. Si sentiva inspiegabilmente eccitata e con il fiato corto. Fin da quando aveva visto Marianne l’aveva trovata bellissima, ma quello che stava sentendo era come’ attrazione sessuale?
Si rese conto di desiderare che la donna la baciasse di nuovo. ‘Solo un altro bacio, per provare’ si disse sporgendosi in avanti. Marianne sorrise colmando nuovamente la distanza tra i due volti. Questa volta il bacio fu più prolungato, con le labbra che si cercavano e si succhiavano leggermente. Quando si staccò dal bacio aveva il volto paonazzo e lo sguardo sbalordito.
-Baci bene.- le disse leccandosi le labbra Marianne, che invece sembrava tranquilla e rilassata. -E hai un buon sapore. Vuoi continuare?-
Mettendole una mano sul fianco avvicinò di nuovo il volto, ma questa volta Kara si tirò indietro.
-Aspetta.- Prese un profondo respiro. -Possiamo baciarci ancora, solo baciarci, ma non qui davanti a tutti.-
-Va bene, &egrave anche più piacevole non avere gente intorno. Andiamo nella tua cabina?-
-Ok.- Rispose in fretta Kara. Fece per alzarsi, ma la donna la bloccò prendendola per una mano.
-Prima voglio che tu faccia una prova.- Le disse con lo sguardo serio.
-Cosa?- ‘Qualunque cosa, ma andiamo. Voglio ancora baciarla. Come &egrave possibile che mi senta così baciando una donna? Solo baci, l’ho messo in chiaro.’
-Togliti il costume.- Le disse mettendole una mano sul fianco tirando il bordo del costume -Voglio che tu veda che nessuno su questa barca si sconvolgerà vedendoti nuda-
Kara esitò un attimo, quindi si sfilò il costume. ‘Morirò di vergogna. Cosa sto facendo? Sono veramente diventata matta.’
Marianne si alzò, soddisfatta. -Vieni.- la prese per mano e la aiutò ad alzarsi. Kara per la prima volta esitò con lo sguardo sul pube depilato della modella, coperto solo da una leggera striscia di pelo scuro.
Seguì la donna lungo il ponte fino a poppa. Mercedes e Julian erano intenti a chiacchierare e alzarono a malapena lo sguardo, mentre Kumiko che prendeva il sole a pancia in giù non fece nemmeno quello. Alexander e Gustavo erano seduti al tavolo a poppa intenti a giocare a scacchi all’ombra, e le salutarono con un cenno del capo.
-Vedi?- Le disse Marianne scendendo sotto coperta. -Non &egrave la nudità ad essere erotica. Se la esponi con naturalezza e indifferenza &egrave una cosa appunto naturale.-
Forse aveva ragione. L’idea di prendere il sole nuda l’attirava, ma si era sempre vergognata troppo per provare. Eppure ricordava quanto aveva trovato piacevole nuotare nuda nel mare il giorno prima. Arrivate alla porta della cabina Marianne si fece indietro, lasciando che fosse Kara ad entrare per prima. Una volta che Kara fu entrata la seguì, chiudendosi la porta alle spalle e bloccandola con il saliscendi.
-Così nessuno ci disturberà.- Spiegò avvicinandosi.
Kara era in piedi accanto alla poltroncina, appoggiata al muro con le braccia che cadevano apparentemente in maniera casuale in modo da avere le mani a coprire il pube. Marianne fece un passo avanti.
-Non c’&egrave bisogno di coprirti.- Le disse spostando le braccia lungo i fianchi. Il suo sguardo si abbassò verso il pube di Kara, guardando il monte di venere depilato. Kara era andata dall’estetista subito prima di partire, sapendo che avrebbe passato in costume la maggior parte del tempo. -Hai un corpo bellissimo, e tutto naturale.-
La donna fece ancora un passo in avanti, colmando la distanza tra i loro corpi. Era alta una decina di centimetri più di Kara, ed i seni si appoggiarono ai suoi mentre le mani di lei si appoggiavano sui suoi fianchi. Kara appoggiò le mani sulle spalle, rabbrividendo per la sensazione dei capezzoli che sfregavano sui seni di Marianne e per i capezzoli della donna sulla sua pelle.
Marianne abbassò il volto in avanti, incontrando quello di Kara leggermente sollevato. Le labbra aperte delle donna cercarono quelle della ragazza, sfiorandole e giocandoci, prendendole tra le sue per poi lasciarle finch&egrave non era Kara a cercarle e ripetere lo stesso gioco.
Quando Marianne le sfiorò le labbra con la punta della lingua le venne naturale prenderla tra le labbra e succhiarla, per poi tirare fuori la sua e lasciare che la donna facesse lo stesso. Le lingue incominciarono a sfiorarsi e rincorrersi in un bacio che un osservatore avrebbe definito come minimo lascivo. Era consapevole delle mani della donna che si spostavano dai fianchi alla schiena per poi scendere alle natiche, ma non le importava più. Abbassando le mani dalle spalle le cinse la vita accarezzandola e attirandola a sé, lasciando che le lingue si incontrassero nelle bocche incollate mentre i seni floridi e abbondanti premevano gli uni contro gli altri.
-Se vuoi smettiamo.- Le disse Marianne staccandosi e facendo un passo indietro.
-Non prendermi in giro. Sai che ormai non potrei più fermarmi.-
-Lo so.- Marianne la baciò nuovamente. Questa volta il bacio fu più appassionato, e le mani della donna più esperta salirono verso i seni di Kara.
-Hai un corpo splendido, sodo e con le curve perfette.- Le disse baciandole il collo.
-Se il mio &egrave splendido il tuo cos’&egrave?- Rispose Kara sfiorando timidamente i seni della donna. Era la prima volta che toccava dei seni diversi dai suoi, e la sensazione era eccitante.
La lingua di Marianne che le sfiorava un capezzolo la fece gemere. Voleva la modella francese, voleva che la donna le mostrasse tutti i segreti del sesso saffico.
Non appena la donna si alzò per baciarla fu lei a chinarsi sui suoi seni, leccando e mordendo delicatamente i capezzoli e accarezzando i morbidi globi di carne.
-Scusa, non sono esperta.- Disse spaventata da un gridolino di piacere.
-Sei bravissima invece.- Le rispose la donna prendendole la testa tra le mani e baciandola affondandole la lingua in bocca.
-Cosa vuoi fare?- Chiese quando la donna la spinse sulla poltrona.
-Lascia fare a me, allarga le gambe.- Marianne la fece sedere con il pube all’altezza del bordo, con le gambe aperte sui braccioli. Kara sapeva perfettamente cosa stava per succedere, ma quando sentì la morbida lingua sulla vulva non riuscì a trattenere un gridolino di piacere.
Marianne affondò il volto tra le sue cosce, leccandola con una maestria che non aveva mai trovato in nessun uomo. Faceva esattamente quello che lei avrebbe voluto sentirsi fare, provocandole più di una volta quasi spasmi addominali per il piacere estremo. Kara era abbandonata sulla poltrona con le cosce spalancate, respirando a fatica per il piacere che stava provando.
L’orgasmo arrivò presto, facendola urlare mentre Marianne continuava a leccarla e affondare la lingua nella sua intimità facendo seguire scosse a scosse.
-Allora, ti senti persa nel vortice della perdizione adesso?- le chiese la donna quando Kara si fu calmata.
-In un certo senso.- rispose lei sorridendo. Si sentiva soddisfatta per il piacere provato, ma voleva contraccambiare. Solo per un attimo mentì a sé stessa dicendo che lo faceva solo perch&egrave non le sembrava giusto che godesse solo lei, sapeva benissimo che non vedeva l’ora di assaggiare la bellissima modella. -Voglio farti… voglio fartelo io, ora.-
Marianne sorrise vedendo la ragazza arrossire.
-Con molto piacere.- disse alzandosi e stendendosi sul letto con le gambe aperte.
Kara salì sul letto mettendosi carponi tra le gambe della donna.
-Scusa se sarò impacciata, ma non l’ho mai fatto.-
-Ti verrà naturale.- La incoraggiò Marianne, quindi appoggiò la testa al cuscino e chiuse gli occhi
Kara restò per diversi secondi a fissarla, continuando a pensare che era bellissima e che non poteva minimamente paragonarsi a lei. Avvicinò il volto all’apertura rosea leggermente lucida per gli umori, dimostrazione dell’eccitazione della modella francese. L’odore era lo stesso che sentiva sulle proprie dita dopo essersi masturbata, forte ed eccitante. Avvicinò le labbra chiedendosi se anche il gusto fosse uguale, quindi allungò la lingua sfiorando le grandi labbra.
Il sospiro di Marianne ed il sorriso che si disegnò sul volto rilassato la incoraggiarono: accarezzandole l’interno coscia cominciò a leccarla dal basso verso l’altro, interrompendosi ogni tanto per penetrarla con la lingua o giochicchiare con il clitoride.
Si limitava a fare ciò che avrebbe voluto sentirsi fare, registrando le reazioni della donna e ripetendo i gesti che scopriva piacerle maggiormente. La reazione di Marianne la sorprese: ben presto cominciò ad ansimare e a muovere i fianchi come simulando un amplesso, soprattutto quando Kara affondava la lingua nel suo ventre.
Kara sentiva il proprio ventre pulsare per l’eccitazione: si chiese se anche Marianne si fosse sentita così mentre le praticava sesso orale, e si disse che sarebbe stato magnifico se in quel momento avesse avuto qualcuno che la penetrava. Comprese che in quel momento aveva appena deciso che prima o poi sarebbe stata a letto con Marianne ed Alexander, e che ora sapeva come avrebbe dovuto comportarsi in quell’occasione. Presa dall’eccitazione scese verso l’ano della donna, inumidendole lo sfintere ed inserendo il medio.
Inculandola con il dito riprese a leccarla, finch&egrave non sentì la donna muovere spasmodicamente il pube in preda all’orgasmo.
Quando Marianne si fu rilassata Kara si mosse in avanti, sdraiandosi su di lei e baciandola. I sapori dell’una si confusero con quelli dell’altra mentre le lingue si incrociavano nelle bocche unite. Kara si rendeva conto di avere infranto un altro tabù, e che ogni volta infrangerne uno nuovo diventava più facile e desiderabile.
-Come ti senti?- Le chiese Marianne mentre giacevano una nelle braccia dell’altra stese su un fianco.
-Eccitata.-
-Anche io.- La modella la baciò nuovamente. Kara sentì le dita della donna raggiungere la vulva. Prima un dito, quindi un secondo e un terzo la penetrarono mentre il palmo della mano le massaggiava il clitoride. Alla cieca fece scendere una mano verso il pube della donna riservandole lo stesso trattamento, mentre con l’altra mano teneva il volto incollato al proprio.
L’orgasmo arrivò dopo pochi minuti quasi simultaneo, lasciandole ansimanti stese supine a guardare il soffitto della cabina.
-Sai cosa mi spaventa?- Chiese Kara rompendo il silenzio.
-Forse. Ti spaventa il piacere che stai provando, il pensiero di non poterne fare a meno. Hai paura di non riuscire a controllarti, giusto?-
-Anche. E ho anche paura che gli uomini, o le donne, inizino a cercarmi solo perch&egrave apro le gambe per loro.-
-Lo so, ci sono passata anche io. Mica sono stata sempre così disinvolta a riguardo. Comunque sappi che ci sono uomini per cui sarai solo due gambe aperte qualunque cosa tu faccia: puoi adeguarti e accettare di farteli, se ti piacciono, oppure no, ma non aspettarti niente di diverso nemmeno se diventerai un premio nobel. Per il resto tu sei una ragazza bellissima, intelligente e interessante per quel che ho avuto modo di conoscere finora. Di sicuro troverai uomini che ti apprezzeranno per quello che sei. Hai la possibilità di trovarne che non ti neghino questo piacere o quello che hai provato ieri, vuoi negartelo?-
Kara sorrise
-Alexander &egrave fortunato ad avere conosciuto una donna come te. Un’altra mi avrebbe odiata per esserci andata a letto dopo che era stato il mio baby sitter, avendo paura senza motivo. Tu invece mi aiuti persino.-
-Se fossi una donna gelosa avrei tutti i motivi per esserlo di te.- Il volto di Marianne era diventato serio. -Sei bella, con un corpo eccitante e vi conoscete da prima che io e lui ci incontrassimo. Avete un rapporto particolare, condividete qualcosa che io e lui non condividiamo e non condivideremo mai. Ma non sono gelosa, anzi… e se stasera volessi dormire con noi sarei contenta.-
-Penso di no. Non oggi. Credo che come prima esperienza omosessuale possa bastare al momento.-
-Hai altri programmi?-
Il rossore che si dipinse sul volto di Kara fece capire alla modella che aveva ragione.

Distesa sul letto della cabina Kara aspettava. Era stata una lunga giornata di navigazione, ed erano arrivati appena prima del tramonto. Gustavo aveva ricevuto un messaggio che gli diceva che i due uomini che dovevano essere già arrivati avrebbero tardato di un giorno, perch&egrave uno dei due sarebbe stato accompagnato dalla figlia.
Era riuscita ad ottenere da Marianne qualche informazione in più rispetto ai nuovi ospiti: Joe Stevens era un famoso regista pornografico ed Helena era sua figlia. Aveva la sua stessa età e stava studiando economia, dimostrando di non avere intenzione di seguire le orme del padre. Kara era incuriosita da una persona che, al contrario di lei, aveva fin da piccola vissuto in un ambiente con un certo approccio nei confronti del sesso.
Il terzo ospite era Louis Silver, un attore della casa di produzione di Stevens. Quando Marianne le aveva detto che era un pornoattore Kara era quasi arrossita. Non pensava che avrebbe mai conosciuto un uomo che faceva quel lavoro… fino a una settimana prima non avrebbe nemmeno voluto farlo. Era sicura che i giorni successivi avrebbero riservato delle sorprese, ma ormai pensava che difficilmente sarebbe tornata indietro dalla strada che aveva intrapreso.
Dopotutto si trovava nuda in una cabina che non era la sua…
Il silenzio improvviso le rivelò che la doccia era conclusa. ‘Ora &egrave troppo tardi per tornare indietro’ si disse, ammesso che avesse mai pensato di farlo. Si portò una mano alla vagina accorgendosi di essere eccitata. ‘E non mi sono neanche toccata.’
Gustavo uscì dalla doccia avvolto nell’accappatoio. La sorpresa sul suo volto durò solo per un istante, sostituita brevemente da un sorriso prima che il volto tornasse serio.
-Ti sei persa?- Le chiese rimanendo distante dal letto.
-No.- Kara si sedette a gambe incrociate, lasciando che il suo pube e i suoi seni nudi fossero visibili -Oggi ho avuto una conversazione piuttosto illuminante con Marianne, e ho pensato che forse &egrave il momento giusto di realizzare un paio di fantasie che mi ronzano nella mente, prima che arrivino i nuovi ospiti.-
-Potrebbe essere una buona idea. A patto che tu sia sicura.-
-No, non lo sono. Però per una volta nella vita ho voglia di buttarmi e rischiare.-
-In tal caso- l’uomo lasciò cadere l’accappatoio -Direi che sono d’accordo.-
Kara continuava a pensare che l’ex contrabbandiere non fosse attraente. Aveva un qualcosa di animalesco con quel corpo peloso e la pancia sporgente, ma il suo modo di fare e il cazzo così particolare lo rendevano eccitante. Quando l’uomo fu davanti al letto si sporse in avanti prendendo il cazzo nella mano destra, accarezzandogli i testicoli con la sinistra.
Ben presto il membro raggiunse l’erezione, e Kara aprì la bocca facendolo affondare tra le labbra. Era sempre stata eccitata dalla fellatio, sentire un uomo vibrare al tocco della sua lingua e delle labbra, sentire il sapore di quella carne e persino bere l’orgasmo dell’uomo la eccitavano e soddisfacevano il suo bisogno di avere il controllo delle situazioni. Quando si era introdotta nella cabina di Gustavo non sapeva cosa avrebbe fatto: una parte di lei voleva succhiarlo fino a sentirlo esplodere nella propria bocca, un’altra parte voleva sentirlo nel suo retto. Non aveva visto molti peni ma, anche se il suo non era particolarmente lungo, quel glande era sicuramente il più grande che avesse visto nella sua vita. E l’idea di sentirlo nel suo ano la ossessionava quasi.
-Vieni qui.- Gustavo la fece scendere dal letto ed inginocchiare a terra sopra un cuscino. Subito le affondò nuovamente il membro in gola, muovendosi col pube avanti e indietro in modo da dettare i ritmi della fellatio. Dopo pochi secondi Kara sentì di nuovo il cazzo sfilarsi dalla gola.
-Raddrizza la schiena.- Kara obbedì restando inginocchiata con la schiena dritta. L’uomo avanzò facendola inclinare all’indietro, fino ad appoggiare il membro nel solco dei seni.
-Stringile.- Le disse con voce eccitata. Kara comprese quello che voleva l’uomo: anche il suo ex aveva voluto più di una volta godere tra i suoi seni abbondanti, anche se lui aveva preferito farlo mentre lei era in posizione supina. Con le mani strinse i seni attorno all’asta, lasciando che l’uomo si muovesse masturbandosi con le sue tette.
Ogni tanto Gustavo interrompeva la spagnola infilandosi nella sua bocca. Kara era completamente passiva, usata quasi come un oggetto sessuale, ma la sensazione la eccitava, tanto che se non avesse dovuto tenere le mani sui seni le avrebbe portate tra le gambe per masturbarsi.
-Gustavo.- Gli disse dopo qualche minuto. -Vuoi venire così o vuoi’-
-Scopare?-
-Incularmi.- Disse Kara rapidamente. ‘Santo cielo, ho appena chiesto a un uomo di incularmi.’ Si sentì avvampare e si chiese quanto fosse arrossita -Mi sembrava di avere capito che volessi fare anche questo.-
L’uomo non rispose, ma Kara vide il cazzo guizzare verso l’altro.
-Mi pare che abbia risposto lui per te.- Disse trattenendo una risata. -Vorrà dire che ti berrò un’altra volta.-
-Sembri dispiaciuta.-
Kara alzò le spalle -Non si può avere tutto. Come vuoi farlo?-
-Girati.- Le grosse mani ruvide le sfiorarono la schiena. Kara sentì un brivido di eccitazione mentre l’uomo la faceva girare e inginocchiare ai piedi del letto, con i gomiti appoggiati al materasso. -Sei sicura?-
-Certo.- rispose lei, sperando di risultare convincente.
Le mani dell’uomo le allargarono le natiche, e lingua ruvida ed umida iniziò a sfiorarle lo sfintere. Kara sospirò per il piacere: non capiva come fosse possibile che la ragazza che solo una settimana prima si sentiva quasi in colpa per i rapporti particolarmente appassionati con il suo fidanzato adesso fosse inginocchiata davanti a un letto nell’attesa di essere inculata da un uomo che poteva essere suo padre, conosciuto meno di tre giorni prima.
La lingua iniziò a forzarle l’ano, entrando per un paio di centimetri e facendola gemere di piacere, quindi scese verso la vulva, sostituita da due dita. Le dita larghe e tozze di Gustavo la esplorarono per diversi secondi, quindi l’uomo si alzò in piedi e si posizionò a gambe larghe sopra di lei, puntando il cazzo contro il suo sfintere.
-Cerca di rilassarti o ti farà male.- Le disse iniziando a spingere. Kara portò una mano tra le gambe, masturbandosi furiosamente mentre sentiva dolore e piacere crescere e mescolarsi man mano che la grossa cappella entrava nel suo retto. Era doloroso ma indiscutibilmente piacevole, e anche solo il pensiero di quello che stava facendo le faceva pulsare la vagina.
-Mi sento aperta in due.- Susurrò quando sentì che era entrato completamente.
-Vuoi che smetta?- Le chiese Gustavo appoggiandosi alla sua schiena e accarezzandole i seni.
-No, certo che no! E’ solo che’ &egrave il più largo che abbia mai’ fa un po’ male, brucia.-
L’uomo rise, rialzandosi -Ti assicuro che puoi trovarne di ben più grossi. Già Alexander ce l’ha più lungo, e come larghezza sono sopra la media ma conosco chi mi batte.-
Kara sospirò mentre l’uomo la prendeva per i fianchi iniziando a muoversi. Un movimento inizialmente lento che andava ad accelerare gradualmente, facendo aumentare leggermente il dolore ma crescere esponenzialmente il piacere che provava.
Affondò la testa nel materasso, cercando di non urlare mentre Gustavo la inculava quasi violentemente con possenti colpi di bacino. Portò le mani alle natiche come per allargarle, cosciente che presto sarebbe arrivato l’orgasmo anche senza il bisogno di masturbarsi.
La sensazione che la avvolse poco dopo era completamente diversa da tutto ciò che aveva provato in passato: anche quando aveva fatto sesso anale con Alexander aveva aiutato l’orgasmo aiutandosi con le dita, adesso era arrivato solo grazie alla presenza del cazzo di Gustavo nel suo retto. Era una sensazione differente ma almeno altrettanto piacevole, e solo il materasso le impedì di urlare fino ad essere sentita da tutti gli altri passeggeri.
Si aspettava di sentire il calore dello sperma invaderle l’intestino, e quando sentì il cazzo uscire improvvisamente con un leggero effetto risucchio si sentì delusa. Subito sentì Gustavo prenderla per un braccio e girarla. Ancora con il corpo pulsante per gli effetti dell’orgasmo aprì la bocca per chiedergli che cosa succedesse, ma le sue parole furono soffocate dal cazzo che le affondava tra le labbra. Come per un riflesso automatico iniziò a succhiare il cazzo che si muoveva nella sua bocca, decisa a bere finalmente tutto il suo succo. Il suo desiderio fu realizzato dopo pochi secondi: uno schizzo dopo l’altro un vero e proprio fiume di sperma si riversò tra le sue labbra.
Kara lo ingoiò tutto, rendendosi conto solo mentre ripuliva il glande di avere appena succhiato un membro appena uscito dal suo corpo. Con un brivido si rese conto che invece di sconvolgerla questa consapevolezza la eccitava. Continuò a succhiare e leccare il glande finch&egrave Gustavo non la fermò.
-Basta.- Le disse ridendo mentre allontanava il cazzo dalle labbra. -Non ho più vent’anni.-
Kara rimase seduta per terra senza parlare, ansimando per il piacere. Il gusto che sentiva in bocca non era solo il gusto dello sperma di Gustavo, era il gusto della sua vita che stava cambiando radicalmente. 21 aprile
Kara si alzò di buona mattina Era tornata nella sua stanza poco dopo la fine dell’amplesso con Gustavo, dopo essersi fermata una decina di minuti a chiacchierare.
Quella notte aveva dormito sorprendentemente bene e quando si era risvegliata si sentiva leggermente dolorante ma sorprendentemente rilassata.
Si era presentata sul ponte indossando un bikini ridotto ed un pareo unendosi a Marianne, Alexander e Kumiko intenti a fare colazione.
-Allora?- Le chiese Marianne facendole posto accanto a sé con un sorriso complice ‘Come sono andati i tuoi programmi?’
-Al di là di ogni mia aspettativa.- Rispose servendosi del caff&egrave. -Poi ti racconterò.-
-Puoi anche raccontarmelo adesso. Come sai io e Alex non abbiamo segreti, e credevo non ne aveste nemmeno voi. Devi iniziare a capire che anche con gli altri il sesso &egrave uno degli argomenti di cui si può parlare liberamente, dico bene Kumiko?-
-All’inizio ho avuto difficoltà anche io. Ma &egrave come dice Marianne.-
Kara raccontò quello che era successo senza entrare nei dettagli, prima con evidente imbarazzo poi sempre con maggiore facilità, anche quando furono raggiunti da Julian e Mercedes che evidentemente avevano passato la notte assieme. Gustavo arrivò quasi alla fine del racconto, facendola arrossire e interrompere per un attimo.
-Bene, almeno non dovrò inventare scuse se oggi dormirò tutto il giorno.- Commentò l’uomo quando lei riprese il racconto, scatenando le risate di tutti.
Dopo che ebbero terminato la colazione Alexander la prese da parte.
-Sono contento che tu stia cominciando a rilassarti.-
-Non credere che non mi faccia ancora mille paranoie.- Rispose lei con un sorriso -Però ho deciso di provare a dare ascolto ai miei desideri, e sembra che per ora non funzioni tanto male. Scusa se in questi giorni ti ho un po’ evitato, ma avevo bisogno di chiarirmi le idee.-
-Non ti preoccupare, per te ci sarò sempre. E spero che prima o poi dedicherai di nuovo un po’ di tempo anche a me.-
Kara fece per rispondere scandalizzata, fermandosi solo vedendo il sorriso divertito dell’uomo.
-Ma se eri sempre a scopare con Marianne.- Gli disse piantandogli l’indice nella pancia -Comunque prima o poi accetterò il vostro invito, la vacanza &egrave ancora lunga, no?-
Alexander le fece l’occhiolino e la abbracciò prima di allontanarsi verso la propria cabina.

Il porto dove li attendevano i tre nuovi ospiti era San Juan, nella parte nord orientale dell’isola. Kara trascorse buona parte delle quattro ore di navigazione stesa sul trampolino ad abbronzarsi, leggendo o chiacchierando con Marianne e Mercedes. Per la prima volta aveva deciso di seguire il consiglio di Marianne, prendendo il sole completamente nuda. Dopo un primo momento in cui continuava a guardarsi attorno per controllare se qualcuno la stesse osservando riuscì a rilassarsi, e ben presto si trovò ad ammettere che il vento fresco e il sole sulla pelle nuda erano decisamente piacevoli.
Arrivati in prossimità del porto di San Juan cercarono una cala dove gettare l’ancora: nel porto erano in corso lavori di ampliamenti e i posti barca erano troppo pochi rispetto alle richieste. Anche ormeggiando in una cala poco lontana si trovarono in mezzo a decine di altre imbarcazioni più o meno grandi, motivo per cui Kara indossò nuovamente il costume.
Una volta ormeggiati Gustavo chiamò Joe Stevens con il suo telefono satellitare, dando le indicazioni precise per arrivare all’imbarcazione.
Erano seduti a tavola per pranzo quando sentirono avvicinarsi un motoscafo. Aaron e Claudio si affrettarono a scendere verso poppa per aiutarlo nelle manovre di abbordaggio e per aiutare gli ospiti a salire a bordo. La prima a salire a bordo fu una bella ragazza dalla carnagione scura ed i capelli neri tagliati corti con una frangia ad attraversarle la fronte, che raggiunse la poppa del catamarano con un agile salto. Gli occhi erano verdi, ed i lineamenti rivelavano ascendenze native americane conferendo al bel volto un’aura di mistero che lo rendeva estremamente affascinante.
Indossava un paio di shorts e una maglietta leggera che mettevano in risalto il bellissimo fisico. Era più bassa di Marianne e forse anche di Kara, ma pur senza essere una bellezza da copertina era sicuramente altrettanto affascinante.
-Ciao zio Gus!- Urlò saltando al collo di Gustavo per abbracciarlo.
-Ciao Helena. Ogni volta che ti vedo sei più bella.-
-Adulatore!- La giovane ragazza si voltò verso Julian salutandolo come un vecchio amico, quindi salutò Mercedes e Marianne.
-Allora, Marianne, questa volta riuscirò a vedere il tuo splendido marito?-
La modella scoppiò a ridere e le fece un cenno mostrandole Alexander.
-Eccomi. E tu saresti la piccola Helena? Accidenti se sei cresciuta in questi quattro anni!-
-Oh, cielo! Finalmente rivedo il grande Alexander Petrucci.- Gli disse lei baciandolo sulla guancia -Forse adesso mi considererai una donna.-
Kara immaginò che quelle parole nascondessero qualcosa, e si promise di chiedere a Marianne che cosa volesse dire la giovane donna. Mentre la osservava presentarsi a Kumiko decise che la trovava simpatica: le sembrava intelligente e iperattiva, eccezionalmente spigliata.
-E tu devi essere Kara.- Le disse la ragazza avvicinandosi e porgendole la mano. -Io sono Helena, piacere di conoscerti. Lo zio Gus mi ha detto che avrei trovato una ragazza della mia età che aveva avuto il piacere di avere Alexander come baby sitter.-
-Sono contenta anche io di conoscerti. Quanto alla fortuna, ti assicuro che Xander era troppo impegnato a correre dietro alle ragazze per occuparsi seriamente di me.-
Le parole fecero scoppiare a ridere Helena e Marianne, scatenando le proteste di Alexander che sosteneva di essersi sempre preso perfettamente cura di Kara.
Nel frattempo erano saliti a bordo anche gli altri due passeggeri. Louis Silver era un uomo di colore di circa trentacinque anni. scuro come il carbone, con il corpo muscoloso e definito e corti riccioli neri. Kara ammirò quel fisico da atleta coperto solo da un paio di bermuda lunghi fino al ginocchio ed il volto velato da una leggera barba ben curata.
L’uomo le strinse la mano presentandosi e rivelando un accento della Giamaica.
Il padre di Helena, Joe Stevens, era un uomo di oltre cinquant’anni con un accenno di capelli bianchi e la pancia prominente, anche se non quanto quella di Gustavo.
-Gustavo mi aveva accennato ad una nuova ospite molto carina.- Le disse l’uomo stringendole la mano e spogliandola con gli occhi. -Ma non mi aveva detto che era così bella ed eccitante.-
Anche solo una settimana prima Kara avrebbe reagito male a quel complimento, ma adesso l’idea di essere ammirata da quell’uomo che aveva avuto a che fare con chissà quante pornostar la lusingava e la eccitava.
-Non badare a mio padre.- Le disse Helena allontanando l’uomo da lei. -A volte entra un po’ troppo nel ruolo del regista maniaco, ma non &egrave pericoloso.-
Kara si lasciò andare ad una risata divertita.
-Non ti preoccupare. Ormai conosco i passeggeri di questa barca, non posso scandalizzarmi per un complimento. La ringrazio signor Stevens.-
-Joe.- Rispose l’uomo fingendosi indignato. -Mica sono così vecchio!-
-Ragazzi, abbiamo un problema con le cabine.- li interruppe Gustavo. -Non avevo considerato la presenza di Helena, e adesso abbiamo due cabine libere per tre posti. Joe, Louis: a voi andrebbe di dormire assieme?-
-Per carità, zio Gus!- Sbottò Helena ridendo. -Vuoi condannare il povero Louis a dormire con quel russatore folle di mio padre? Se a Kara va bene possiamo dormire noi due assieme: noi giovani siamo abituati a questi sacrifici.-
Il sorriso impertinente con cui aveva accompagnato le parole fece sorridere tutti, nonostante stesse implicitamente accusandoli di essere vecchi.
-Per me sarebbe un piacere.- Rispose Kara. Le piaceva molto quella ragazza. Era simpatica, ed era sicura che sarebbero diventate amiche.
-Allora affare fatto.- concluse Gustavo.

Kara prese una delle due borse di Helena, precedendola all’interno del catamarano fino alla cabina che avrebbero condiviso.
Una volta entrate nella cabina Kara appoggiò davanti al letto matrimoniale la valigia che aveva portato.
-Hai preferenze sul lato dove dormire?- Chiese alla ragazza.
Helena la superò buttandosi sdraiata sul letto.
-Mi &egrave completamente indifferente. Sono talmente stanca per il viaggio che dormirei anche sul ponte.-
-Ti capisco. Effettivamente il viaggio da Los Angeles &egrave stato molto stancante.-
-Los Angeles.- La ragazza alzò la testa, interessata. -Sei venuta con Alexander?-
-Sì. Io sono di Denver, mi sono fermata una notte a casa sua.-
-Ci hai scopato?- La domanda di Helena colse di sorpresa Kara, che reagì arrossendo. -Scusa, forse sono stata troppo diretta: pensavo che…-
-Non ti preoccupare. L’ambiente che ho trovato qui mi &egrave nuovo, se era questo che stavi pensando. Il mio approccio al sesso &egrave diverso, o forse dovrei dire che lo era, ma sto imparando ad abituarmi.-
-Non volevo essere invadente, ma con gli altri si parla liberamente di tutto questo.-
-Tranquilla. Comunque la risposta &egrave sì. La sera prima di partire ci sono stata a letto per la prima volta nella mia vita, dopo averlo sognato per quasi dieci anni. E credo che sia stato solo l’inizio.-
-Che cosa intendi?-
-Non sono come Xander, come Gustavo, Marianne o gli altri.- Rispose Kara scuotendo la testa. Per qualche motivo le riusciva naturale confidarsi con questa ragazza conosciuta solo da pochissimi minuti. -Ho avuto un’educazione cattolica piuttosto rigida, ed il mio rapporto con il sesso fino a qualche giorno fa non &egrave mai stato molto… libero, diciamo.-
-Spero che per te l’arrivo non sia stato troppo sconvolgente.- Disse la ragazza inarcando un sopracciglio, le labbra inarcate in un sorriso.
-A suo modo lo &egrave stato, credimi.-
Come se Helena fosse una vecchia amica iniziò a raccontarle tutto quello che era successo da quando aveva incontrato Alexander all’aeroporto e da quando era arrivata sul catamarano. Le spiegò tutti i suoi dubbi e le sensazioni che aveva provato, sentendosi inspiegabilmente in sintonia con la bella ragazza.
-Accidenti!- Commentò Helena quando il racconto fu finito ‘Hai fatto un bel salto per una ragazza di buona famiglia con un’educazione bacchettona! Una doppia penetrazione, la prima esperienza lesbo… senza contare che ti sei scopata due degli uomini che inseguo da anni.-
Kara immaginò di essere arrossita, perch&egrave vide la ragazza scoppiare a ridere battendole una mano sulla coscia.
-Tranquilla, non ti sto facendo una scenata di gelosia! Però &egrave vero: Alexander e Gustavo non hanno mai voluto scopare con me!-
-Come?- Kara era sbalordita. Più osservava Helena più si accorgeva della sensualità che emanava quella ragazza, nonostante la sua giovane età. Non poteva credere che due uomini come Alexander e Gustavo l’avessero rifiutata, non dopo quello che avevano fatto con lei. -Ma… tu sei molto più bella di me! Come &egrave possibile?-
Helena scosse il capo.
-Alexander &egrave parzialmente giustificato. L’ultima volta che l’ho visto avevo appena compiuto diciotto anni, e da galantuomo si &egrave fatto scrupoli nonostante io mi fossi dimostrata più che disponibile.-
Kara sorrise pensando che era il tipico atteggiamento protettivo di Alexander.
-Gustavo invece si &egrave sempre rifiutato di toccarmi per il fatto di essere il mio padrino. Capirei se fossimo parenti, ma così… Devo dire che ti invidio molto, sai?-
-B&egrave, fino a una settimana fa mi sarei scandalizzata per ciò che ho fatto… ma non mi pento di nulla. Anzi, se vuoi posso aiutarti a convincere Xander e Gustavo a guardarti con altri occhi. Sei una donna tanto quanto lo sono io.-
Helena la guardò sorridendo prima di ringraziarla.
Kara osservò la giovane spogliarsi per prendere il sole nuda come le altre donne dell’equipaggio. Rimase a bocca aperta quando vide che Helena portava due piercing, uno al capezzolo destro ed uno che perforava le labbra vaginali. Vedendo il corpo della giovane libero dai vestiti si rese conto di essersi sbagliata: Helena inizialmente le era sembrata una bella ragazza, ma il suo corpo era mozzafiato, i seni più grandi di quanto sembrassero quando indossava il top, la vita sottile e i fianchi abbastanza larghi da attirare gli sguardi degli uomini. Era anche lei completamente depilata, salvo una striscia sottile di pelo sul monte di Venere. Si rese conto con un certo stupore di sentirsi profondamente attratta da quella splendida coetanea.
Per il resto della mattinata e tutto il pomeriggio le due ragazze rimasero assieme a prendere il sole, parlando come se fossero vecchie amiche e raccontandosi le rispettive vite. Più parlava con Helena, più Kara si rendeva conto di avere trovato una vera e propria anima gemella, anche se la loro vita fino a quel momento era stata completamente agli antipodi.
Helena aveva vissuto fin da adolescente a contatto con il sesso, anche con un sesso definito da molti perverso o estremo: il padre non le aveva nascosto nulla di ciò che faceva, anche se si era fatto promettere di aspettare i diciott’anni per fare determinate esperienze. Kara stentava a credere alle cose che Helena aveva visto, anche se era lei stessa ad ammettere che per alcune esperienze non si era ancora sentita pronta.
Per tutto il giorno navigarono verso oriente circumnavigando l’isola di Porto Rico. Kara ed Helena si erano estraniate dal resto dell’equipaggio, come per un tacito accordo che prevedeva che prima di unirsi alla vita dei compagni più anziani dovessero completare la loro conoscenza.
Quando il sole iniziò a calare trovarono riparo in una magnifica insenatura, gettando l’ancora e preparandosi per il bagno. Kara ed Helena erano appena entrate in acqua quando vennero chiamate da Gustavo con aria allarmata. Tornarono in fretta a bordo, chiedendo all’uomo che cosa stesse succedendo.
-Arriva gente.- Rispose l’armatore. -E non sono sicuro siano ben intenzionati. Andate subito a vestirvi, e state in disparte.-
Le due ragazze seguirono l’ordine di Gustavo, scendendo in cabina e vestendosi prima di tornare nel salotto. Marianne le attendeva con Mercedes e Kumiko, anche loro vestite.
-Che succede?- Kara era preoccupata’. Le era sembrato che Gustavo non fosse tranquillo, e si chiedeva cosa potesse fargli quell’effetto.
Marianne le fece cenno di sedersi su un divano. -Stiamo per essere abbordati da una motovedetta della Guardia Costiera.-
-Allora non c’&egrave niente da preoccuparsi, giusto? Noi abbiamo tutto in regola.-
-Da queste parti i membri della Guardia Costiera sono poco più che pirati legalizzati. Ci hanno visti isolati e vogliono approfittarne. Di solito in questi casi ce la si cava con una mazzetta, ma non si sa mai. Meglio che non trovino cinque giovani donne nude.-
Kara si voltò verso Helena, incontrando il suo sguardo altrettanto preoccupato. Spostandosi verso un oblò osservarono la motovedetta avvicinarsi ed accostare. Sentirono una voce in spagnolo chiedere il permesso di salire a bordo. Era solamente un pro forma, dato che né Aaron McNamara né Gustavo avrebbero potuto opporsi.
Helena fece cenno a Kara di seguirla, conducendola verso uno degli scafi. Da un oblò del corridoio delle cabine era possibile seguire ciò che stava succedendo in coperta. Videro tre uomini scendere dalla motovedetta e salire sul catamarano. I primi due indossavano una divisa bianca piuttosto spoglia e imbracciavano due mitragliatrici. Erano giovani e muscolosi, e dalle mezze maniche spuntavano tatuaggi. Il terzo era più anziano e non era armato, probabilmente il Comandante della motovedetta.
Dal loro punto di osservazione videro l’uomo discutere con McNamara e Gustavo. I due uomini gesticolavano ampiamente come per protestare, ma l’uomo apparve irremovibile. Ad un certo punto Gustavo prese un rotolo di banconote, contandole e consegnandole al militare. L’uomo le intascò senza battere ciglio, ma sembrò non essere soddisfatto.
Kara si voltò verso l’amica. -Capisci cosa sta succedendo? Hanno pagato la tangente, perch&egrave l’uomo non se ne va?-
Il militare continuava a gesticolare verso i due scafi mentre Gustavo e McNamara gli sbarravano la strada.
-Non &egrave convinto, continua a indicare sotto. Credo che pensi che sei uomini soli su una barca così grande siano sospetti. Forse non &egrave stata geniale l’idea di nasconderci tutte.-
Improvvisamente i tre uomini spostarono il loro sguardo verso un altro punto, come osservando dei nuovi arrivati. Dalle loro espressioni dovevano essere stupiti, e Kara comprese subito il motivo. Marianne e Mercedes si stavano avvicinando sorridendo, entrambe in topless.
Gli sguardi dei tre uomini si spostarono rapidamente su quei corpi seminudi. Era evidente il desiderio di possedere le due modelle, che nonostante tutto parlarono loro con gran naturalezza. Kara temeva che da un momento all’altro i tre uomini saltassero loro addosso.
-Sono impazzite? Sembra un invito a farsi stuprare.-
Helena scosse il capo. -Se conosco bene Marianne so cosa vuole fare. Queste situazioni la eccitano.-
Le due donne iniziarono a parlare in maniera concitata con i tre uomini e con Gustavo, che sembrava volerle allontanare. Si rese conto che i militari avevano perso qualunque interesse per gli altri passeggeri del catamarano, completamente concentrati sui seni, i fianchi e i glutei delle due modelle.
Dopo alcuni minuti di conversazione Mercedes si portò tra i due militari più giovani. I due uomini guardarono per un secondo il loro superiore, che però era distratto da Marianne inginocchiata ai suoi piedi. I due militari abbandonarono le armi sul pontile dedicandosi ad esplorare il corpo di Mercedes. Kara vide con un misto di stupore ed eccitazione le due donne abbassare i pantaloni degli uomini della Guardia Costiera masturbando i loro cazzi eretti.
-Oh mio Dio’-
Sapeva che Marianne era disinibita e che aveva fatto diverse volte sesso con sconosciuti, ma quando vide il cazzo dell’ufficiale scomparire tra le sue labbra rimase a bocca aperta. Intanto i due uomini più giovani avevano spogliato completamente Mercedes e le loro mani le esploravano i seni, la figa e il culo, mentre lei continuava a masturbarli. Anche da quella distanza Kara poteva vedere le dita affondate nel corpo della modella, che sembrava inequivocabilmente gradire.
-E’ eccitante, vero?- Helena parlava con voce bassa senza staccare gli occhi dalla scena. -Non riesco a smettere di guardare.-
Kara assentì silenziosamente, fissando Mercedes aprire le gambe e lasciarsi penetrare da uno dei due militari, che nel frattempo aveva indossato un preservativo. La donna continuò a masturbare l’altro uomo per qualche secondo, quindi si chinò in avanti iniziando a succhiarlo.
Vedendo il suo sottoposto fottere Mercedes l’ufficiale bloccò Marianne facendola alzare. Dopo avere parlato per qualche secondo la modella francese si sfilò il costume mettendosi carponi sulla tolda. L’uomo fu subito dietro di lei affondando il cazzo nel suo corpo. Kara non poteva vedere bene, ma era sicura che l’uomo stesse inculando la moglie di Alexander. L’espressione sul volto di Marianne non lasciava molti dubbi sul piacere che stava provando.
Kara osservava le due donne, chiedendosi che sensazioni provassero facendosi scopare da degli sconosciuti, oltretutto dei mezzi delinquenti legittimati da una divisa. La sua educazione rigida le diceva che era una cosa degradante e che non era possibile provare piacere per una cosa del genere, ma allora perché si sentiva così eccitata e non riusciva a staccare gli occhi dalla scena?
Si rese conto che solo la presenza di Helena la tratteneva dal portare le mani tra le cosce per masturbarsi. Sentiva il davanti del costume completamente umido e le gambe molli, non aveva mai visto una scena così eccitante. Ancora una volta ammirò i due corpi statuari delle due modelle: sicuramente quei tre uomini avrebbero ricordato a lungo quel giorno, era sicura che non avessero mai avuto tra le mani donne belle come Mercedes e Marianne.
Dopo pochi minuti l’uomo che stava scopando Mercedes si sfilò togliendosi il profilattico. La donna si inginocchiò tra i due uomini succhiando alternativamente i due cazzi che si trovavano davanti al suo volto. Anche l’ufficiale si sfilò da Marianne, che si voltò appoggiandosi con la schiena su una sdraio e invitando l’uomo ad affondare il membro tra i suoi seni.
Uno dopo l’altro i tre uomini sparsero il loro sperma sui corpi delle due modelle, che continuarono a massaggiarli e succhiarli fino a quando non iniziarono a perdere vigore.
Kara ed Helena rimasero nascoste fin quando non videro la motovedetta allontanarsi, quindi salirono in coperta. I tre uomini avevano lasciato il catamarano con grandi sorrisi e pacche sulle spalle del comandante e di Gustavo. Kara non dubitava che fossero soddisfatti: oltre alla mazzetta avevano ottenuto una scopata che avrebbero ricordato per tutta la vita.
Quando arrivò sul ponte seguita da Helena le due donne si stavano lavando via lo sperma dal corpo con l’aiuto di una pompa. Kara si precipitò subito da Marianne chiedendole se andasse tutto bene.
-Certo. Quei tre non credevano che non ci fosse altra gente sulla barca, quindi era il caso di uscire prima che venissero a cercarci. E ho pensato che un piccolo regalo potesse convincerli ad andare via soddisfatti.-
Kara era sbalordita per la naturalezza con cui la modella parlava dell’esperienza.
-Ma’ Non ti sei sentita costretta? Avrebbero potuto farti del male.-
-Non sono molti gli uomini che farebbero del male a una donna che gli sta facendo volontariamente uno splendido pompino.- Mercedes rise soddisfatta per la sua battuta. ‘E Marianne &egrave un’artista.-
-Mercedes ha ragione.- Marianne era seria. -Quegli uomini erano semplicemente dei prepotenti che abusano della loro divisa, non degli psicopatici.-
-Ed erano anche decisamente carini.-
Marianne sorrise alle parole dell’amica. -Tu sei capitata meglio, ma anche l’ufficiale non era male. Meno giovane, ma lo sapeva usare.-
Quello che più sconvolgeva Kara era la completa assenza di reazioni da parte di Xander. Sua moglie si era appena fatta inculare da un uomo appena conosciuto, eppure lui si comportava come se fosse la cosa più normale al mondo. Si chiese se si fosse eccitato quanto si era eccitata lei guardando la scena. Si rese conto per la prima volta che forse seguire le sue pulsioni non avrebbe significato necessariamente rinunciare ad una vita sentimentale: più tempo passava con loro, più era convinta che Xander e Marianne fossero veramente una coppia felice e innamorata.
Per tutta la cena Kara continuò a pensare alla piccola orgia che aveva visto consumarsi davanti ai suoi occhi. Non riusciva a togliersi dagli occhi le smorfie di piacere sui volti delle due bellissime donne, i loro corpi e i cazzi dei tre uomini’ Più di una volta Helena le chiese se andasse tutto bene vedendola ferma con lo sguardo perso nel vuoto.
Rimase seduta fino alla fine della cena, alzandosi solo quando comparvero le bottiglie di rum e superalcolici. Quando Alexander le chiese se stesse male rispose che era solo un po’ stanca, forse per il troppo sole. Helena la seguì subito mettendole un braccio attorno alle spalle.
-Sono stanca anch’io. Vi lasciamo soli vecchietti, fate i bravi.-
Non appena furono arrivate in stanza Kara si lasciò cadere sul letto, senza nemmeno togliersi il leggero vestito che indossava sopra il costume. Fissava il soffitto ad occhi aperti, rivedendo la scena di poco prima.
-Kara, che ti succede?- Helena si sedette di fianco a lei accarezzandole una guancia. Si era sfilata il vestito, indossando solo un piccolo perizoma. -E’ tutta la sera che sei strana. Ti &egrave successo qualcosa?-
-Non riesco a togliermi dalla testa quello che ho visto oggi.-
-Parli di Marianne e Mercedes?-
-Esatto. Una parte di me &egrave scandalizzata e pensa che non mi sarei mai fatta toccare da quegli uomini appena conosciuti. Ma un’altra parte’-
-Un’altra parte di te si &egrave eccitata, vero?-
Kara si voltò verso l’amica. -Sì, in maniera indescrivibile. Non riuscivo a smettere di guardare, e se non ci fossi stata tu mi sarei sicuramente masturbata. Ancora adesso al solo pensiero mi sento sciogliere.-
Helena rise -Pensavo avessi capito che qui non hai bisogno di farti questi problemi. Anche io provavo le stesse cose, mi sono trattenuta per non scandalizzarti. Ma la voglia mi &egrave rimasta.-
-Non mi sarei scandalizzata, anzi’- Kara guardava il corpo semi nudo dell’amica. La trovava desiderabile tanto quanto Marianne. Aveva voglia di accarezzarla, di sentire il profumo della sua pelle, di affondare la lingua nella sua intimità. Era sbalordita dalla trasformazione che stava vivendo. La sua sessualità era esplosa di colpo portando alla luce anni di desideri repressi dalla rigida educazione della sua famiglia. Si mise seduta sul letto sfilandosi il vestito, quindi si sdraiò nuovamente. -Davvero non ti dispiace?-
-No, se non ti da fastidio rimango qui.-
Kara portò una mano tra le gambe accarezzando la vulva sopra il costume. Il sottile pezzo di stoffa era umido testimone della sua eccitazione. -Se lo fai anche tu mi sento meno in imbarazzo.-
Helena inarcò un sopracciglio.
-Se &egrave per farti sentire più a tuo agio.-
Con un movimento agile si sfilò il perizoma stendendosi supina completamente nuda, con le gambe larghe. Kara osservò la mano destra sfiorare le grandi labbra scure, umide per l’eccitazione, mentre la mano sinistra si portava sui seni. Si abbandonò anche lei supina, con la testa sul cuscino, facendo scivolare la mano sotto il costume e penetrandosi subito col medio.
Con la coda dell’occhio guardava l’amica muovere il bacino e gemere sotto l’azione delle dita che passavano senza sosta dal clitoride alle labbra all’interno della vagina. La bella mezzosangue era incredibilmente eccitante, ma Kara non trovava il coraggio di fare il passo in avanti. Si interruppe per un istante sciogliendo i lacci del costume e rimanendo completamente nuda.
Helena si fermò aprendo gli occhi e guardandola con aria interrogativa.
-Tutto bene?- La sua voce era affannata, e la pelle abbronzata del volto arrossata per la masturbazione era eccitantissima. La giovane si tirò indietro appoggiando la schiena al cuscino continuando a guardare Kara in attesa.
-Certo. Mi dava fastidio il costume.-
Kara si stese nella stessa posizione dell’amica che continuava a fissarla. La schiena appoggiata al cuscino le permetteva di stare abbastanza rialzata e le consentiva di guardare più agevolmente il corpo della ragazza, a pochissimi centimetri dal suo. Guardandola negli occhi portò la mano destra ad accarezzarle una coscia, trovando la pelle liscia e soffice e risalendo lentamente verso il pube. Helena la osservava senza reagire, respirando con la bocca aperta fissandola dritta negli occhi. Kara allargò con indice e anulare le labbra della ragazza, infilando lentamente tutto il medio nella sua vulva. Il sospiro di piacere di Helena la convinse a continuare. Cominciò a muovere il dito all’interno del corpo dell’amica, esplorando la sua intimità e sfiorando il clitoride col palmo mentre Helena reagiva muovendo il bacino come per incitarla a continuare.
Le sue dita erano ormai completamente bagnate dagli umori particolarmente abbondanti di Helena, ma sentiva che anche il suo sesso reclamava attenzioni. Quando la giovane portò una mano tra le sue cosce accarezzandole il pube e penetrandola con un dito si abbandonò con la testa contro il bordo del letto sospirando per il piacere.
La masturbazione reciproca proseguì per pochi minuti: a pochi secondi l’una dall’altra le due ragazze raggiunsero l’orgasmo riempiendo la stanza con i loro gemiti per poi abbandonarsi ansimanti contro la testiera del letto.
-Sai che fino a ieri l’idea di fare’ questo con una ragazza non mi sarebbe nemmeno passata per la testa?-
Kara si voltò a pancia in giù guardando Helena respirare ancora affannosamente.
La giovane aprì gli occhi guardandola. Kara la trovava magnifica.
-Sì, me l’hai detto. Ma non si direbbe che tu sia così inesperta.-
Quel pomeriggio Helena aveva ammesso candidamente di essere totalmente bisessuale, e di avere avuto quasi lo stesso numero di relazioni con ragazze e ragazzi. Senza pensarci Kara accostò le labbra alle sue baciandola, un bacio di un paio di secondi da cui si ritrasse arrossendo.
-Scusami.-
Helena le accarezzò un fianco regalandole un brivido.
-Puoi rifarlo ogni volta che vuoi.-
Kara si abbassò nuovamente baciandola di nuovo. Questa volta il bacio fu più intenso, le labbra si schiusero lasciando le lingue libere di incontrarsi e di giocare l’una con l’altra. L’orgasmo appena raggiunto non era stato sufficiente a placare la sete delle due giovani ragazze, che si ritrovarono ad accarezzarsi in maniera via via più audace. Erano soprattutto i seni di Helena ad attirare la sua attenzione: nascosti dal top non erano sembrati molto grandi, ma era stata una falsa impressione: erano larghi e sodi con i piccoli capezzoli scuri che le facevano venire voglia di succhiarli, sembravano perfetti per accogliere il membro di un uomo.
Helena prese l’iniziativa rovesciandola supina e mettendosi sopra di lei con le ginocchia larghe.
-E’ da questa mattina che voglio farlo.- Girando su sé stessa affondò il volto tra le sue cosce. Il tocco della lingua di Helena sulla sua vulva fece ancora gemere di piacere Kara. In quella posizione aveva il sesso della giovane mezzosangue proprio davanti al suo volto, umida e invitante. Le venne in mente il sessantanove con Xander pochi giorni prima: le era piaciuto dargli piacere mentre l’uomo lo dava a lei, ma naturalmente era la prima volta che lo faceva con una donna. La simmetria assoluta di quella posizione la affascinava, le dava un senso di sacralità come se richiamasse l’infinito’ un pensiero che sua madre avrebbe trovato blasfemo.
Respirò a pieni polmoni l’eccitazione di Helena prima di portare le labbra sul suo sesso. Le lingue e le labbra presto vennero seguita dalle dita che iniziarono a penetrare le rispettive vulve per poi forzare lo sfintere anale. Sentiva tre dita di Helena muoversi nel suo ventre e altre due nell’ano, mentre la lingua stimolava il clitoride e le labbra. Da parte sua riservava all’amica un trattamento esattamente simmetrico, confortata dai gemiti di piacere e dagli abbondanti succhi che le bagnavano le dita. Il nuovo orgasmo arrivò più violento del precedente, quasi contemporaneo. Le due ragazze schiacciarono il volto sui rispettivi sessi per soffocare le urla e regalarsi ancora più piacere.
Mentre gemeva con gli occhi chiusi Kara si chiese come fosse possibile considerare peccato una cosa così bella e così innocua. Tutto ciò che le era stato insegnato sul sesso le sembrava indiscutibilmente errato di fronte alle sensazioni che stava provando e alle persone che stava conoscendo negli ultimi giorni.

Alexander spostò l’obiettivo verso il basso, inquadrando la lingua di Mercedes che si muoveva rapidamente sul nero cazzo di Louis. Il pornoattore era famoso per le dimensioni del suo membro che gli erano valse il soprannome di ‘John Long’, ma la modella cubana non sembrava per nulla intimidita.
I suoi tentativi di affondarsi completamente in gola quel palo di carne erano vani, ma nonostante questo le immagini che Alexander stava immortalando erano impressionanti.
Ovviamente dovevano anche essere tremendamente eccitanti, ma Alexander sapeva che non sarebbero mai state pubblicate. Spostò l’obiettivo lungo il corpo della modella con uno zoom out per inquadrare i due corpi stesi a terra avvolti nel sessantanove. La lingua di Louis penetrava la vulva di Mercedes come un piccolo cazzo, mentre le dita le massaggiavano il clitoride e lo sfintere.
Alexander mosse l’obiettivo verso Kumiko. La giapponese era presa a sandwich tra Gustavo, steso a terra e affondato nel suo ventre, e Joe Stevens che la inculava da dietro. La piccola ma formosa orientale sembrava scomparire tra i due uomini tutt’altro che magri. Dopo qualche foto in rapida sequenza al terzetto si concentrò sul dettaglio del volto di Kumiko, la bocca aperta per il piacere che le davano i due membri affondati nel suo corpo.
Non aveva ancora avuto modo di provare il corpo eccitante di Kumiko, ma sperava di farlo quella sera. Sarebbe stata probabilmente l’ultima occasione dato che il mattino dopo l’avrebbero riaccompagnata a San Juan. Era stata chiamata a Los Angeles per un provino per una nuova serie televisiva, ed era un’occasione che non poteva permettersi di perdere. La perdita di Kumiko sarebbe stata però ampiamente compensata dall’arrivo di Helena. La figlia di Stevens era ormai diventata una donna, ed una donna splendida. L’ultima volta che l’aveva vista era ancora una diciassettenne acerba e non gli era costato particolare difficoltà respingerla. Ora però il suo corpo e la sua mente erano maturati. Lei e Kara non avevano nulla da invidiare a sua moglie e Mercedes, non c’erano dubbi.
Voltandosi verso sinistra inquadrò il divano. Marianne era a cavalcioni di Aaron con il cazzo dell’uomo affondato nel suo ventre. Il comandante aveva le mani strette sulle tette di Marianne. Alexander scattò decine di foto alla moglie. Lo eccitava terribilmente vederla godere tra le braccia di un altro uomo, o persino di due o più uomini. Ricordava le difficoltà dei primi tempi come appartenenti ad un’altra vita. Ormai da anni lui e sua moglie avevano raggiunto quel tipo di equilibrio, e ognuno dei due godeva del piacere dell’altro anche se ottenuto con persone al di fuori della coppia. Era convinto che se il loro rapporto fosse diventato esclusivo avrebbe perso una componente fondamentale.
Si rese conto di avere provato la stessa eccitazione di quel momento quando era salito sul catamarano e aveva scoperto Kara presa da Aaron e Gustavo. Era felice dell’evoluzione di Kara: l’aveva desiderata fin dal momento in cui l’aveva vista all’aeroporto, quando si era gettata tra le sue braccia aveva avuto qualche remora ma ora sperava che la giovane completasse la sua metamorfosi. La presenza di Helena, una coetanea, probabilmente l’avrebbe aiutata. Si chiese se le due giovani fossero veramente andate a dormire: aveva percepito attrazione tra loro, e non si sarebbe stupito se in quel momento fossero state intente a celebrare la serata a modo loro.
Staccò per un attimo l’occhio dalla macchina fotografica abbassando lo sguardo tra le sue gambe. Appoggiò una mano sulla nuca di Julian Atherton intento a praticargli una superba fellatio, chiedendosi come avrebbe reagito Kara se avesse visto la scena. Probabilmente non era ancora pronta a questo, ma avrebbe dovuto abituarsi… tra gli uomini della barca nessuno era omosessuale, ma praticavano tutti più o meno frequentemente la bisessualità. Era stata Marianne a fargli scoprire questo lato di sé durante un triangolo, e doveva dire che aveva imparato ad abbandonare il pregiudizio per cui fare sesso con un altro uomo fosse poco virile.
Vedendo Mercedes alzarsi fece cenno a Julian di fare lo stesso. Voleva fare ancora delle fotografie per poi partecipare all’orgia, e se l’attore non avesse interrotto il suo pompino sarebbe sicuramente venuto subito. Mercedes raggiunse Marianne parlandole per qualche secondo all’orecchio. Alexander vide la moglie sorridere e sfilarsi per poi raggiungere Louis accarezzandogli il grosso cazzo. Un brivido di eccitazione percorse il suo corpo quando vide la donna stendersi a terra e subito dopo il cazzo scuro di Louis affondare nel suo ventre. Mercedes si era inginocchiata davanti al divano prendendo in bocca il cazzo di Aaron.
Alexander sorrise vedendo Julian Atherton avvicinarsi a Kumiko: evidentemente aveva avuto la sua stessa idea, e anche se aveva già avuto modo di godere delle sue attenzioni il pomeriggio precedente voleva sfruttare quell’ultima occasione. Vedendolo avvicinarsi Joe Stevens si sfilò dal suo ano, spostandosi alle spalle di Mercedes e affondando nel suo ventre. La cubana accolse quella penetrazione con un gemito di piacere, continuando la sua fellatio con ancora maggiore dedizione.
-Ho bisogno di una pausa, non sono più un ragazzino.- Commentò Gustavo raggiungendolo, sudato e ansimante. Kumiko nel frattempo stava gratificando con un sontuoso pompino Julian Atherton.
Alexander continuò a scattare foto ai gruppi sparsi per la cabina, nascondendo il sorriso con la macchina fotografica.
-Forse ieri Kara ti ha stancato troppo?-
L’uomo si fece serio.
-Mi ha stupito: ieri sera &egrave venuta nella mia cabina e si &egrave fatta inculare. E’ inesperta, ma deve avere fatto una gran fatica a reprimere fino ad ora i suoi desideri.-
-Già.-
-Non se ne rende nemmeno conto, ma si muove con la disinvoltura di una puttana. Mi sa che con Helena si fomenteranno a vicenda. Sono sicuro che diventeranno grandi amiche e non solo.-
-Penso anch’io. B&egrave, buon per noi, no?-
Gustavo rise. -Penso proprio di sì!-
Dopo pochi minuti Alexander sentì Aaron venire. Mercedes mantenne il cazzo dell’uomo in bocca per tutto il tempo bevendo ogni goccia del suo sperma, quindi voltò la testa chiedendo a Stevens di allontanarsi. Era chiaro che la cubana aveva intenzione di provare tutti e sei gli uomini presenti nella sala, e Alexander e Gustavo non rifiutarono l’invito. Alexander si stese a terra lasciando che Mercedes si calasse sul suo cazzo ingoiandolo nel ventre, mentre Gustavo cominciò a scoparle freneticamente la bocca. A loro si unì Julian Atherton, dividendo con Gustavo le attenzioni della lingua e delle labbra della cubana.
Kumiko non rimase a lungo sola. Si spostò verso l’angolo dove Louis aveva smesso di scopare Marianne per affondare il volto tra le sue cosce, quindi si mise carponi prendendo il cazzo dell’attore di colore tra le labbra. Il suo culo in quella posizione era una preda invitante, e Joe Silver non si fece attendere molto prima di affondare nella sua figa ancora umida. Alexander si abbandonò al piacere che gli davano i movimenti pelvici di Mercedes, immaginando le due ragazze più giovani alle prese con un’orgia come quella.
Per diversi minuti il silenzio fu rotto solo dal rumore degli amplessi, quindi uno dopo l’altro gli uomini e le donne vennero saturando la stanza con l’odore di sperma, sudore e secrezioni vaginali.

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