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Racconti di DominazioneRacconti Gay

Prima notte

By 8 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Da quanto ricordava era sempre stato un bel ragazzo.
Era l’orgoglio di sua madre da bambino, l’invidia di tutte le mamme, e quando era cresciuto era diventato l’idolo di chiunque lo vedesse, uomini o donne che fossero.
Era di costituzione delicata, alto più di una donna ma più basso di un uomo, con una vita sottile che detestava ma che sottolineava il suo corpo quando indossava qualcosa di attillato.
La pelle era bianca, davvero bianca, leggermente più rosea sul volto e sulle mani, ma il resto del corpo era niveo e glabro, e i suoi capelli nerissimi formavano un profondo contrasto.
Aveva un ovale che in qualche maniera non lo rendeva femmineo, come le spalle un poco spigolose, e i suoi occhi blu, blu come il cielo di notte, parevano sempre molto innocenti.
Nessuno lo aveva mai toccato, pensò mentre prendeva posto alla cattedra.
Durante le sue lezioni non lo aveva mai chiamato, ma prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto per certo e da qualche giorno cominciava a chiedersi come affrontare la cosa.
Inutile dire che per lui quello studente aveva un valore speciale in qualche modo, ma quella era la sua classe di Educazione Sessuale e non poteva continuare ad ignorarlo.
Scorse con lo sguardo i banchi degli ultimi rimasti, oltre a lui, tutte delicate ragazzine escluso un altro ragazzo bello almeno quanto Michael, ma decisamente più… alfa.
Chiamò una delle ragazze, che si alzò in piedi tremante, e lo raggiunse per fermarsi poi vicino al letto.
Guardò lei, ma i suoi pensieri erano rivolti al ragazzo a due metri di distanza.
*
Era nello spogliatoio della palestra e continuava a maledire le sue gambe corte visto che era arrivato ultimo nella corsa.
Ah, era umiliante…
Aveva aspettato fino ad essere ultimo perché non amava spogliarsi in pubblico e adesso se ne stava sotto la doccia, cercando di rilassare i muscoli doloranti dopo lo sforzo.
Era ormai il tramonto a quell’ora del pomeriggio visto che erano in pieno inverno,ma non gli dispiaceva poi troppo.
A quell’ora le docce erano un posto tranquillo, silenzioso, e lui amava passarci il tempo, godendosi la propria solitudine visto che per tutto il giorno era raro ritrovarsi da soli.
Era in stanza con suo fratello, ma… beh, era difficile stare tranquilli.
Sospirò per allontanare il cocente imbarazzo e fu allora che avvertì un leggero scalpiccio, come di passi soffocati.
Spense il getto d’acqua e rimase in ascolto, sospettoso, finché non lo sentì di nuovo.
Un brivido gli scorse lungo la schiena, causato dal freddo o da altro, e si allungò verso l’asciugamano per poi avvolgerselo in vita domandò, ma non ottenne alcuna risposta.
Uscì dalla doccia, guardandosi intorno per vedere se qualcuno dei cubicoli fosse occupato, ma intorno a lui adesso c’era il silenzio più assoluto.
Se l’era forse solo immaginato?
Nello stesso momento in cui visualizzò quel pensiero le luci si spensero, tutte, lasciandolo avvolto nell’oscurità.
Sentì il cuore cominciare a martellargli nelle orecchie, terrorizzato, e a tentoni si mosse verso la porta, ma aveva appena fatto qualche passo che due forti mani lo circondarono, schiacciandolo a terra duramente, abbastanza che sentì la testa galleggiare nel dolore.
Gemette e tentò di allontanare l’altro in una lotta vana, divincolandosi per sfuggire alle sue mani fece una voce beffarda, invisibile in quel volto d’ombra, dopodiché gli storse i polsi con un gesto secco, tanto da farlo urlare, e glieli immobilizzò dietro la schiena, legati con chissà cosa disse soddisfatto, un po’ affannato, e Michael cercò di liberarsi ancora, il panico che lo stringeva più di quelle mani, un panico tanto cieco che nemmeno riuscì a chiamare aiuto il pianto gli ruppe il fiato, disperato, terrorizzato.
Fuori una delle luci si accese, penetrando la sottile finestra, ma non rischiarò l’ambiente che di poco, creando una penombra ancora più sinistra, tranne per la sua pelle, così chiara che pareva splendere adesso.
Del suo aggressore non riuscì a distinguere che il profilo delle spalle, larghe e muscolose, uguali a quelle che non avrebbe mai avuto.
Si abbassò su di lui, schiacciando le sue mani legate con il peso del suo corpo, e premette le sue labbra umide sulle sue, strappandogli un bacio vorace, divorando la sua bocca come fosse ben altro, penetrandolo con la lingua per esplorarlo.
Quando si scostò lo lasciò ansimante, il petto che si alzava e abbassava in una danza frenetica, superata solo dal suo cuore, così veloce che si chiese se si sarebbe fermato sussurrò l’altro, con un altro bacio, e poi di nuovo, lasciando scorrere le mani su quel corpo tanto perfetto da sembrare disegnato, assaporando la sue pelle con le mani prima che con la bocca, la sua morbidezza prima del suo sapore, la delicatezza del suo intimo che la sua lingua anelava.
Si insinuò tra le sue gambe senza che Michael riuscisse ad opporglisi, ormai del tutto arresosi a quello che stava succedendo, limitandosi a tremare scosso da convulsi singhiozzi ogni volta che le sue mani lo sfioravano lo sentì dire, paradossale, con una dolcezza che niente aveva a che fare con il tono beffardo di poco prima, e tornò a baciarlo, stimolandolo con le mani supplicò, ma subito dopo si lasciò sfuggire un gemito di piacere, inarcandosi sotto il suo tocco.
L’altro si sollevò un poco per vederlo ansimare sotto di sé, gli occhi luccicanti di brama mentre accendeva la sua lussuria con mani esperte.
Tolse fiato ad ogni protesta, sussurrata in rochi gemiti adesso, finché non lo vide sollevarsi nell’estasi e lo strinse a sé, dandogli il colpo di grazia per sentirlo contro la sua mano.
Il suo fiato affannato gli solleticava il collo insieme al suo pianto sommesso continuava a ripetere, accecato dal proprio piacere, e lo fece ridere in un brontolio colmo di cupidigia gli sussurrò all’orecchio, continuando a massaggiarlo con le mani adesso viscide, e Michael si scoprì a rilassare le cosce perché lui potesse continuare con i movimenti lenti delle sue dita affusolate si ritrovò a dire in un mormorio roco di nuovo quella risata molto mascolina lo accarezzò e lo sentì sciogliere con facilità il nodo che lo costringeva all’immobilità, dopodiché raccolse una delle mani e se la portò alla spalla, risalendo con l’altra, bagnata, lungo il suo fianco per poi posarsi nell’arco della sua schiena, dolce, sostenendolo nel suo bacio tremante.
Fu più lento come bacio, titubante poiché era Michael a guidare, interrotto dai leggeri sussulti che faceva mentre le mani dell’alto lo sconvolgevano in carezze sensuali.
Lo afferrò alla fine per le natiche, stringendolo con violenza per poi portarselo cavalcioni, il duro del suo membro che premeva contro il suo centro attraverso i jeans tesi, quasi strusciando dolorosamente sulla pelle tenera, ma Michael era troppo perso in quel bacio d’anime per accorgersi d’altro, le dita affondate nei capelli d’ombra, aggrappato a lui quasi temesse di sprofondare nel vortice di piacere che lo avvolgeva riuscì a chiedere, arrendendosi infine alle mani che lo palpavano, stringendo con forza, abbastanza che probabilmente avrebbero lasciato dei lividi, cercando di scorgere la loro dolcezza anche attraverso il dolore gli disse, e fece affondare un dito dentro di lui.
Michael soffocò un grido contro la sua spalla, inarcandosi per cercare di sfuggirgli nonostante tutto gli disse e a lui non restò che obbedire, chiudendo gli occhi mentre le lacrime gli solcavano il volto.
Quando smise di muoversi il ragazzo aggiunse un altro dito, premendo la sua bocca sulla sua questa volta, per impedirgli di urlare, e assecondò il suo movimento quando istintivamente cercò di liberarsi, tornando ad adagiarlo a terra.
Continuò a smorzare la sua voce con i baci mentre lo esplorava, con un altro dito ancora, allargando il muscolo all’inverosimile, finché Michael non cominciò a provare piacere e ad assecondare il suo movimento per averne di più.
Accolse le dita per intero, per quanto dolorosamente, mentre le sue mani delicate si posavano sulle sue esigenti come se indecise se respingerle o esortarle ad affondare.
Allargò le sue gambe sfiorando quella pelle serica, aprendole davanti a sé per ammirarlo mentre lo pompava con le dita domandò, e lo vide sbattere più volte le palpebre per scacciare l’intontimento del piacere a quel punto gemette, incapace di continuare, e i suoi occhi si rovesciarono all’indietro.
Attese che fosse abbastanza bagnato e lo sfintere ben ammorbidito, dopodiché si spogliò con fame vorace e prima ancora che Michael potesse riprendersi glielo spinse dentro.
Gridò suo malgrado, contorcendosi sotto le sue spinte poderose, sentendo la cappella dilaniarlo, ma non lo respinse, ingoiando le urla e il pianto nello stringersi a lui lasciò che gli allargasse le gambe ancora di più, oscenamente gemette, sentendolo aprirlo a metà, facendosi strada a viva forza attraverso di lui, contro natura, si disse, assaporando per la prima volta il vero senso di questa espressione la sua voce arrivava affannosa adesso, distorta dal desiderio, e nel parlare gli afferrò le gambe e lo spinse contro di sé, strappandogli un altro grido.
Michael fece come gli aveva detto, offrendosi disperatamente, ma era semplicemente troppo… grosso per non fargli male.
Lo strappò e dilaniò, anche se l’altro arrivò ad allargarlo con le dita per facilitare la penetrazione, e quando si fermò, quando fu tutto dentro di lui, caldo e pulsante, Michael ricadde contro le mattonelle fredde, sostenuto solo dalle mani dell’altro.
Si fermò dentro di lui, lasciandogli il tempo di riprendere fiato, sostenendo le sue gambe arrossate e quasi livide lì dove aveva premuto per allargarlo e lo carezzò con dolcezza per diminuire di un poco il dolore mormorò, asciugando con baci le sue lacrime cominciò a muoversi allora, lentamente, dolcemente, lasciando modo a Michael di abituarsi al dolore e allo stesso tempo far sì che diventasse piacere.
I suoi mugugnii di dolore erano terribilmente eccitanti… nessuno soffriva bene come lui.
Lo penetrò in profondità, fino a strappargli un ansito, e strinse le sue mani quando il ritmo divenne più serrato, lasciando che si aggrappasse a lui mentre il suo volto trasfigurava travolto da quel misto di piacere e dolore che era capace di accecare.
Michael decise di facilitarlo, esasperato dalla sofferenza acuta, muovendo le anche per assecondare i suoi movimenti, impalandosi da solo e accettando ogni doloroso centimetro di lui, finché il pulsare non divenne piacere.
Si lasciò sottomettere, arrendendosi infine, finché il liquido denso non lo riempì, facendolo inarcare tutto.
Le mani dell’altro lo sostennero mentre affondava ancora, senza uscire, lasciando penetrare in profondità lo sperma caldo, e Michael se lo sentì scendere nelle viscere in una sensazione tanto meravigliosa che per essa soltanto avrebbe patito volentieri tutto da capo gli chiese, premuto contro e dentro di lui, muovendosi con delicatezza adesso un po’ di liquido uscì fuori e l’altro lo usò per massaggiare dolcemente la carne provata e dolorante mentre scivolava al suo interno con lentezza fece affondare due dita, dilatandolo ancora un poco, e sfiorò il punto senza smettere di muoversi, moltiplicando il suo piacere mentre parlava il suo membro si gonfiò e ingrossò di nuovo, premendo sulle sue dita tanto che sembrò volerle scacciare e occupare così tutto lo spazio disponibile.
Quando infine le estrasse Michael lo avvolgeva come un guanto, fantastico, e tornare a muoversi fu per entrambi istintivo, nessuno dei due sazio dell’altro.
Michael si lasciò avvolgere da quella danza lussuriosa, avvinghiato all’altro quasi volesse inglobarlo, la sua stessa pelle assettata di quella dell’altro tanto che non sembrava abbastanza il solo membro tra loro due.
Soffocò le grida questa volta, accogliendo quel palo rovente e duro come il marmo con avidità, gemendo ad ogni meraviglioso e doloroso affondo, ancora di più quando l’altro cominciò a stimolarlo anche davanti, cavalcandolo allo stesso ritmo.
Non si sentiva più le gambe, Michael, schiacciate sotto il peso dei loro movimenti convulsi, ma non gli importava, sentendosi pulsare in compenso ogni parte del corpo, non solo il ventre, all’unisono con il membro dentro di sé.
Venne, venne più volte, un orgasmo dietro l’altro, quasi accecante anche senza sperma, e l’altro accentuò il suo stordimento senza dargli tregua, ancora e ancora, fino a quando non venne anche lui in un’esplosione di piacere e Michael si lasciò sfuggire un grido nell’accogliere il liquido dentro di sé.
Ricadde sul pavimento senza alcuna forza, ansimante e tremante, e l’altro si puntellò con le braccia ai lati della sua testa, ammirando la sua espressione nel pieno dell’estasi, i suoi ansiti sottili, il petto che batteva frenetico Michael sollevò una mano tremante fino a carezzargli la guancia, e tentò di sollevarsi, ma invano, accettando così le sue mani a sostenerlo per riuscire a baciarlo confessò con uno sbuffo quasi divertito, godendo della stretta sulle sue natiche si nascose nell’incavo del suo collo, respirando contro la gola morbida, abbandonato contro quel petto solido e rassicurante quanto prima era stato soffocante e pericoloso.
Lo sollevò senza troppa fatica e fece per sfilarsi, ma Michael lo fermò sussurrò, paonazzo e incapace di guardarlo, ma lui si limitò ad un sorriso tenero e cupo insieme uscì e si lasciò sfuggire un sospiro tremante nel vedere l’espressione dell’altro.
Si chinò e posò le mani sulle cosce candide per divaricarle, senza incontrare alcuna resistenza, dopodiché cominciò a leccarlo, con la lentezza di un gatto, succhiando la carne piena e sensibile dell’altro, riempiendosi la bocca dei loro umori e allo stesso tempo scatenando in Michael un torrente di cocenti emozioni.
Lo fece voltare carponi e continuò a baciarlo e leccarlo, schiudendo le natiche sode per poi affondare con la lingua ansimò Michael, incredulo di poter provare un tale flusso di goduria e appagamento.
E se prima un dito lo aveva fatto contorcere adesso ne accolse tre senza smuoversi, con desiderio anzi, speranzoso che potessero placare il bisogno che sentiva dentro di sé.
Era come se si fosse formato un vuoto dentro di lui, che chiedeva disperatamente di essere colmato.
Le dita continuarono ad affondare aiutate dai loro umori e dalla saliva, quindi il ragazzo adesso dietro di lui risalì lungo la sua schiena, baciando ogni singola vertebra, carezzando i fianchi sottili chiese al suo orecchio sfilò le dita con viscida lentezza, una per volta, esasperando il suo desiderio tanto che avrebbe voluto urlare, quindi, adesso che lo sfintere era completamente allargato, si spinse dentro di lui, per intero, sostenendo i fianchi sottili che si offrivano a lui, godendo dei gemiti soffocati che gli strappò supplicò Michael, premendosi una mano sulla bocca per non urlare e lo accontentò, penetrandolo finché le natiche sode non premettero contro i testicoli gonfi, e si fermò, stringendolo contro di sé perché non potesse muoversi.
Michael si dimenò, quasi impazzendo di desiderio, e l’altro ridacchiò della sua sofferenza gli chiese in un cupo brontolio bramoso, imponendosi di non muoversi anche se l’altro era magnifico, avvolgente e morbido e caldo sussurrò Michael, con un fiotto di rabbia esasperata, e le sue braccia tremarono nel sostenerlo imprecò, sentendosi impazzire da quella…grandezza domandò fingendo una voce innocente che in quel contesto di innocente non aveva proprio nulla sussurrò fioco e l’altro sorrise, chinandosi su di lui per abbracciarlo, intenerito e allo stesso tempo soddisfatto, dopodiché decise di accontentarlo.
Fu lento e dolce, ma Michael voleva ben altro ansimò e sentì le grandi mani stringersi introno ai suoi fianchi si chinò su se stesso, in appoggio sui gomiti, le braccia ora incapaci di sostenerlo esclamò, sentendosi quasi uscire dal corpo in quell’assurda sensazione.
Lo sentì uscire quasi del tutto, trattenendo solo la punta, poi con un colpo di reni glielo spinse all’interno con forza, facendolo gridare, ma non se ne curò, ripetendolo, e ancora, sempre fino in fondo, sempre con forza, violando ogni sua resistenza con prepotenza.
Le sue forti mani lo sorressero quando non riuscì più a sentirsi le gambe, e lo sentì continuare nel suo osceno muoversi, toccando parti di lui che nessuno dovrebbe toccare, con una tale violenza che sentì tutto il suo corpo scuotersi ad ogni penetrazione.
Gridò e gridò, artigliando il pavimento alla ricerca di qualcosa cui appigliarsi e allo stesso tempo offrendosi indecentemente, meravigliosamente, sforzandosi di non contrarre il muscolo anche se era terribilmente piacevole sentirlo farsi strada a viva forza dentro di lui.
Contrasse le natiche come a volerlo trattenere dentro di sé, ed era esattamente così, avvertendo così ogni prorompente e doloroso centimetro forzato al suo interno.
Venne e ricadde contro il pavimento, premuto contro le mattonelle calde di loro da quelle mani esigenti.
Gli divaricaricò le gambe, schiacciandolo sotto si sé, e continuò a stantuffarlo, dentro e fuori, sempre più veloce, sempre più grosso, quasi volesse spaccarlo a metà.
Michael sentiva di non aver mai sofferto tanto, eppure non voleva che si fermasse perché allo stesso momento non aveva mai goduto tanto.
Quando infine scoppiò al suo interno lo sentì riempirlo tutto in un caldo e denso abbraccio, così copioso che ebbe l’impressione potesse traboccargli in gola.
Gli ricadde addosso privo di forza, eppure senza pesargli, e Michael fu felice del calore del suo corpo su di sé… in vita sua non aveva mai provato niente di simile per nessuno.
Per qualche minuto nessuno dei due parlò, il silenzio riempito solo dai loro respiri affannosi, poi l’altro si sollevò un poco, solo con il busto, e lo baciò fra le spalle, facendogli sfuggire un sospiro tremante Michael rise leggermente, languido, senza la forza nemmeno di sollevarsi in piedi gli chiese, premendosi contro di lui, ma invece di incontrare resistenza, Michael si rilassò perché non trovasse difficoltà, per quanto ormai dubitasse che il suo corpo potesse produrne rispose in un sussurro imbarazzato, sconvolto lui stesso da quanto provava.
Sentì le sue mani insinuarsi sotto di lui, stringendogli il petto e il ventre in un dolce abbraccio, poi lo sollevò, senza sfilarsi, fino a farlo sedere in grembo a sé.
Sollevò le sue belle gambe perché potessero stare aperte fra le sue e Michael si sostenne con le mani sul pavimento, strizzando gli occhi quando la penetrazione divenne più profonda.
Era già di nuovo pronto e duro, per quanto fosse incredibile gli disse, premendo un poco sul suo petto, e Michael decise di assecondare il suo gesto, fidandosi, lasciandosi cingere da quelle braccia sconosciute fino ad appoggiarsi con la schiena alla sua pelle sudata.
Lo sentì insinuarsi tra le sue gambe e si abbandonò alla sua brama.
Gli afferrò l’interno cosce e lo divaricò, premendolo poi contro di sé per entrare del tutto: Michael si inarcò in un gemito sottile, poi ricadde contro di lui, piccolo nel suo abbraccio osceno, impotente, incapace di sottrarsene, sottomesso al proprio piacere come lo era stato a lui chiese, dolce, al suo orecchio, baciandolo poi le sue dita famelice affondarono dentro di lui, stimolandolo, e Michael le raggiunse con le proprie, senza sapere se fermarlo o meno si sfilò e gli cinse il polso, penetrandolo poi con le sue stesse dita, guidandolo con le proprie fino ad indicargli dove toccare si portò la mano libera al ventre mentre l’altro cominciava a pomparlo lentamente, avvertendo contro il palmo il membro che si spingeva dentro di sé minacciò, strappandogli una risatina divertita, quindi le sue mani divennero più esigenti, tanto che adesso Michael ne aveva quattro dentro di sé, due sue e due dell’altro, spesse come un piccolo membro Michael ridacchiò ironico, languido, trasalendo poi quando il membro spofondò ancora mormorò, ricadendo contro di lui.
Mosse il bacino per migliorare l’inclinazione e facilitare una penetrazione ancora più profonda Michael allargò il proprio sfintere ancora, desideroso di provare il dolore che aveva provato la prima volta fu felice che ci sarebbe stata una prossima volta lo pregò lo avvertì sussurrando, come rivolto ad un bambino incauto a quel punto lo strinse di più a sé, intenerito dalla sua preoccupazione, ma non aumentò il ritmo ricevette un mormorio languido in risposta, ovviamente affermativo, quindi riprese a massaggiare la sua carne pulsante.
Lo fece venire, un’ultima volta, e in quel lussurioso abbraccio Michael si perse, abbandonando il proprio corpo su cui non aveva più alcuna volontà.
La prima sensazione che avvertì riaprendo gli occhi fu il freddo sulla pelle nuda.
Era sdraiato carponi, sul suo letto, e qualcuno gli stava divaricando le gambe: si sollevò di scatto, incurante della propria debolezza, ma il suo corpo protestò e ricadde all’indietro con un piccolo grido.
Trovò le mani di suo fratello a sostenerlo e il suo bel volto lo ricambiò in un sorriso leggero lo aiutò a distendersi di nuovo domandò Michael, paonazzo di vergogna, e sentì qualcosa di freddo versarsi sulle sue natiche nude spinse sulle sue cosce per divaricarle e Michael non riuscì ad impedirglielo.
Sentiva un acuto pulsare in tutta la parte inferiore del corpo, come se fosse staccata dal resto.
Le mani esperte di Raphael ripresero a palparlo come se non lo avesse interrotto suo fratello sbuffò ironico proprio in quella lo penetrò con un dito, facendolo gridare gridò Michael, sbattendo le palpebre per scacciare le lacrime, senza riuscire a credere di sentire tanto male lì dove aveva sentito tanto bene continuò nella sua esplorazione, allargandolo senza alcuna dolcezza, rude e insensibile, come un medico o un osservatore esterno.
Michael affondò il volto nel cuscino, reprimendo le grida e i singhiozzi, incapace di sfuggirgli per il semplice motivo che il suo corpo non gli rispondeva.
Si arrese allora, ancora una volta, mordendosi le labbra e, come gli aveva detto lui spinse e si offrì alle dita di suo fratello approvò Raphael, sprofondando per poi fermarsi e divaricare le dita al suo interno, tirando la superficie del retto esclamò Michael, paonazzo per l’umiliazione, ma l’insulto gli costò caro: Raphael fece affondare alte due dita, dell’altra mano, così violento che gli spezzò il fiato Michael sentì il suono della zip che si apriva e riprese a singhiozzare supplicò Michael sentì il materasso abbassarsi e il suo peso su di lui, ma poco dopo qualcuno bussò alla porta e Raphael si lasciò sfuggire un’imprecazione.
Si allontanò da lui e uscì dalla camera da letto per andare alla porta principale.
Michael si prese qualche secondo per singhiozzare nel cuscino, poi però realizzò che presto suo fratello sarebbe tornato e che probabilmente niente lo avrebbe più fermato, perciò doveva muoversi.
Con fatica si issò sulle braccia, dolorante, ma non si curò della propria debolezza, fino ad alzarsi in piedi.
Le gambe vacillarono e barcollò, ma non si arrese, spingendosi ad un passo dietro l’altro, finché non si rinchiuse in bagno.
Girò la chiave e si lasciò cadere sulle mattonelle azzurre, stringendosi al petto le gambe doloranti.
Come poteva una cosa così bella avere conseguenze così brutte?
Finora suo fratello lo aveva molestato parecchie volte, spazientendolo, ma non si era mai spinto a tanto…
Quando lo sentì battere un pugno sulla porta sussultò, allontanandosi dall’uscio come lo avesse scottato fissò la porta, terrorizzato, bianco come un cencio, e prese a pregare, disperatamente, sperando che il legno reggesse.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo passò, ma finalmente i pugni cessarono e Raphael si allontanò imprecando minacciò alla fine.
Michael ascoltò i suoi passi allontanarsi e finalmente riprese a respirare.
Non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
Anche lui aveva voluto violentarlo, lo aveva legato, ma lo aveva fatto sentire bene e non lo aveva insultato, nemmeno una volta, premuroso anzi… Raphael lo vedeva come tutti gli altri: un bel corpo per soddisfare ogni fantasia.
Finora nessuno gli si era avvicinato perché era vergine e tutti sapevano che non si poteva toccare qualcuno che il professor James non avesse violato, ma… affondò il volto fra le ginocchia, chiedendosi se da adesso in poi la sua vita si sarebbe ridotta solo a quello.
Come ignorare gli sguardi famelici della classe S quando passava loro davanti?
Era un palese passivo, su questo non poteva discutere, ma nessuno attirava l’attenzione altrui come lui.
Perfino quando era ancora vergine molto spesso aveva ricevuto molestie sessuali, baci, palpatine… sarebbe diventato un inferno!
Ma lui non voleva nessuno di loro.
Dio… se solo ripensava alla notte prima sentiva un tale desiderio riempirgli le vene che quasi era sufficiente a ripagare tutto il resto!
Aveva detto di amarlo, ma se era così perché non gli aveva rivelato chi era?
Lentamente si rialzò in piedi e andò alla vasca, aprendo il rubinetto per riempirla d’acqua fumante, quindi vi versò del sapone e dell’olio rigenerante, immergendosi infine nell’acqua bollente.
La pelle sensibile un po’ protestò, ma si sforzò di ingnorarla, lasciandosi circondare fino al mento dalla soffice schiuma.
L’acqua era diventata leggermente vischiosa grazie all’olio che vi si era disciolto e Michael desiderò un massaggio delicato che potesse ritemprarlo.
Doveva rimettersi del tutto per poter affrontare il professore.
Gli avrebbe spiegato quello che era successo e di certo lo avrebbe aiutato, forse persino mettendolo in una stanza singola.
Ah, sarebbe stato magnifico…
Sì, avrebbe fatto senz’altro così.
*
Quando uscì in corridoio si coprì il volto con il cappuccio della felpa, camminando a testa bassa come un ladro, diretto allo studio del professore.
A quell’ora il campus era poco affollato, ma trasaliva ogni volta che vedeva un ragazzo passargli affianco, pregando tra sé che nessuno lo riconoscesse.
Superò il parco senza incidenti, raggiungendo l’ala in cui stavano gli uffici e riuscì a vedere la luce accesa nell’ampio studio del professor James.
C’era stato solo una volta, all’inizio dell’anno, quando un ragazzo lo aveva costretto a del sesso orale che l’aveva quasi soffocato. Il professor James aveva punito severamente il ragazzo e lo aveva aiutato a superare lo shock.
Era un bell’uomo il professore, un alfa cui uomini e donne si inginocchiavano senza discussione, con quel corpo perfetto, un adone i cui muscoli parevano scolpiti nel marmo, e troppe volte lo aveva visto sottomettere gli altri per non riconoscere la forza in quelle sue belle mani dalle dita affusolate.
C’era stato un tempo in cui lo aveva desiderato, anzi, sapere che era il suo pupillo lo aveva spesso lusingato nell’attesa che un giorno lo possedesse e non si era mai ritratto alle sue dimostrazioni di interesse.
Aveva delle labbra morbide e piene.
La prima volta che l’aveva baciato si era quasi sentito svenire, molle e disarmato tra quelle sue salde braccia. Per lui avrebbe fatto di tutto.
Poi però era apparso lui. E non poteva concedere il suo cuore a due persone…
Si era distratto tra quei pensieri e capì l’errore che aveva commesso solo troppo tardi: avvertì un fruscio poi, subito dopo, due braccia lo immobilizzarono contro la parete, trattenendolo per i polsi esclamò il ragazzo che aveva di fronte, giovane ma sicuramente più grande di lui, almeno al terzo anno, un sorriso beffardo a storcergli i bei lineamenti del volto.
Michael si dibatt&egrave furiosamente, ma non appena prese fiato per urlare quello gli premette la bocca contro la sua, lasciandolo così di stucco che in un primo momento non riuscì a sfuggirgli.
Catturò entrambi i suoi polsi in una sua mano, tenendola sopra la sua testa, quindi lo prese per la nuca e insinuò la lingua fra le sue labbra, fra i suoi gemiti di protesta, finché non lo lasciò senza fiato.
Michael si sentì tremare le ginocchia mentre lo vedeva allontanarsi, ma prima che potesse riprendersi quello tornò a baciarlo e questa volta un liquido freddo gli scese in gola, facendolo tossire fece in tempo a sentire queste parole, poi le sue gambe smisero di sostenerlo e la sua vista si annebbiò, facendolo ricadere inerme fra le sue braccia.
Il ragazzo lo sollevò senza alcuna fatica, allacciando le braccia dietro le ginocchia e sostenendo la schiena cercò di dire Michael, ma le mani che protestavano non possedevano alcuna forza e le sue grida ancora meno.
Era sceso un oscuro intorpimento sul suo corpo, provocato dalla droga che gli aveva fatto bere, e dopo un po’ nemmeno riuscì a muoversi disse il ragazzo, incamminandosi tranquillo come se il peso non gli gravasse affatto Michael si ritrovò con la testa abbandonata sul suo petto, troppo pesante per poter essere sollevata ancora.
Non avrebbe saputo dire che strada presero giacché sulla sua mente sembrava essere scesa la stessa nebbia calata sul corpo, avvertì solamente il morbido di un materasso su cui fu adagiato delicatamente sentì dire a qualcuno, una voce diversa da quella che l’aveva condotto lì, eppure aveva un che di familiare.
Avrebbe voluto protestare a gran voce che non era una donna, ma nemmeno riuscì a socchiudere le labbra questa voce invece era conosciuta.
Il professor James si allontanò dal muro cui si era appoggiato fino a quel momento e si avvicinò al letto distendendo le braccia prima incrociate sul petto.
Gli scostò i capelli dalla fronte, delicatamente, sfiorando quella pelle sottile disse quello che doveva essere Julian e il professore mormorò un assenso, perso ad ammirare il ragazzo.
Non aveva mai provato niente di simile per nessun altro i suoi bellissimi occhi si schiusero per guardarlo nel sussurrare quell’unica parola, e James sorrise, carezzando quelle labbra rubiconde con il polpastrello James si lasciò sfuggire una risatina, baciandolo dolcemente, casto, assaporando la sua bocca questa volta le risate furono di più, compresa quella del professore una lacrima solitaria scivolò ai lati della sua testa Michael capì che era inutile continuare a pregarlo.
Aveva sperato di trovare salvezza da lui, invece proprio da lui scaturiva la vera minaccia!
Sentì le sue mani aprire la zip della felpa e chiuse gli occhi, incapace di continuare a guardare.
Lo spogliarono, svestendo il suo corpo senza vita come fosse una bambola, e probabilmente null’altro era ai loro occhi James sbuffò divertito e quasi sorpreso da quella sua testardaggine il professore lo ammirò nella sua bianca nudità, facendo scorrere gli occhi bramosi su quel corpo perfetto, quasi riuscendo ad illudersi che fosse incorrotto.
Se solo si fermava a pensare che qualcun altro aveva sfiorato quella pelle nivea… poteva farlo impazzire un simile pensiero!
Sapeva che grazie al medicinale che gli aveva imposto non sarebbe stato in grado di opporsi a loro, poiché moltiplicava il desiderio sessuale.
Sarebbe bastato un solo tocco e sarebbe stato lui stesso a supplicarlo di continuare.
Si chinò su di lui e leccò il petto morbido, disegnando con la lingua piccoli cerchi, fino a raggiungere i piccoli capezzoli rosei.
Gli strappò un ansito quando cominciò a succhiarli, riempiendosi la bocca di lui, e Michael si ritrovò a mordersi le labbra per zittirsi.
Che gli stava succedendo?!
Altre mani gli presero il polso e un’altra bocca cominciò a baciargli le dita, una per una, leccandole, avvolgendole per intero fino a poter toccare la gola calda.
Gemette e si inarcò, cercando di sfuggire disperatamente a quella stretta di piacere che non voleva, ma il professore sostenne la sua schiena con la grande mano aperta nell’incavo della colonna, permettendo ad un altro dei ragazzi di insinuarsi dietro di lui.
Si dedicò al secondo capezzolo mentre il ragazzo dietro di lui mordicchiava e leccava le sue spalle rigide.
Quello che prima si era concentrato sulla sua mano si spostò sul letto, insinuandosi tra le sue gambe, e le tenne aperte davanti a s&egrave per poi ingoiarlo tutto, facendolo sprofondare nella sua gola avvolgente; Michael gridò, senza sapere descrivere nemmeno a se stesso quel piacere soffocante, che gli riempiva le vene come veleno.
Urlò di frustrazione, incapace di respingere anche solo uno di loro, umiliato, lottando con se stesso per non rispondere alle loro lussuriose carezze.
James continuò a leccare ogni suo muscolo mentre il ragazzo continuava ad ingoiarlo con avidità.
Sapeva di non essere dotato quanto un alfa, ma di certo non doveva essere piacevole spingerselo così in profondità perché era più grande della maggior parte dei sottomessi.
Il ragazzo dietro di lui affondò le dita trai capelli di quello che lo stava spompinando, impedendogli di sollevare la testa e con il membro turgido premette sulle sue natiche per obbligarlo a pomparlo.
Julian non si oppose e accolse con gemiti gutturali gli affondi indiretti dell’altro, tanto profondi che le labbra premevano sui testicoli.
Il membro dell’altro scivolava tra le sue natiche, grosso e gonfio nello spingerlo in bocca a Julian, e Michael si scoprì a trovare piacevole il modo in cui gli si strusciava addosso, desiderando quel enorme palo dentro di sé.
Scosse la testa per cercare di scacciare quegli sporchi desideri, ma fu sufficiente un altro avvolgente risucchio di Julian per fargli perdere di nuovo il controllo.
Il suo bacino si sollevò e cominciò ad aiutare il ragazzo senza nome a pompare la bocca di Julian, muovendo le anche verso di lui e allo stesso tempo accogliendo il suo membro tra le gambe.
Julian parve approvare, le palpebre pesanti mentre sfiorava la sua laringe ad ogni colpo di reni, finché, ormai al limite, non lo afferrò per le natiche e lo strinse contro il volto, accogliendo lo sperma dritto in gola.
Ansimò insieme a Michael ma non gli permise di ritrarsi, leccandolo tutto con avidità e brama, sollevandogli le gambe sulle spalle per poter leccar meglio disse il professore con voce roca, rivolto al terzo ragazzo, e si chinò su Julian per voltarlo supino, quindi lo baciò, un bacio violento, che gli tolse ogni forza, ma Michael ebbe modo di pensare a loro solo per un altro istante perché nel frattempo Alex sfondò il suo ano con un viscido dito sussurrò con voce grave e Michael non pot&egrave fare a meno di obbedire, chinandosi in avanti per permettergli di continuare.
Era orribile, non avrebbe mai voluto farlo, ma era come se lo avesse comandato alla sua stessa carne.
Si offrì a lui come fosse in calore, gemendo oscenamente mentre lo allargava, sorprendendosi di quanto fossero lunghe le sue dita, tanto profonde da togliere il fiato.
Allargò le gambe istintivamente quando arrivò a tre e lo sfintere cedette del tutto, scoprendosi a trovare piacevole quel dolore pulsante fece il professore, facendolo mettere carponi contro Julian, che lo abbracciò per immobilizzarlo urlò quando Alex toccò il punto e cominciò a titillarlo, con precisione guardò Alex disse e l’altro non se lo fece ripetere due volte: afferrò le sue gambe e lo spinse con forza dentro di lui, fino a farlo urlare, ma non si fermò, allargandolo con le dita per penetrarlo in profondità Alex forse scosse la testa perché non rispose, tornando a spingere invece con vigore.
Glielo conficcò dentro tutto mentre Julian lo tratteneva per non permettergli di sfuggire, duro e rovente come un palo di metallo eppure pulsante allo stesso tempo con la sua testa.
Urlò con quanto fiato aveva in gola nell’accoglierlo, ma il ragazzo non gli diede modo di accettarlo pian piano, di rilassarsi, ma si limitò a rudi spinte.
Lo sollevò un poco per migliorare l’inclinazione e spinse un’ultima volta per entrare tutto ordinò il professore, per essere subito obbedito, quindi si chinò su Michael leccò le lacrime del ragazzo Julian intanto si sfilò da sotto di lui e fece un cenno ad Alex, stendendosi quindi sotto Michael per poter avere il suo inguine davanti al viso.
Giocò con lui un poco, quindi il professore si mise dietro di lui e gli aprì le gambe carezzando il proprio glade duro, enorme, almeno quanto lo era stato quello di lui.
Julian non si preoccupò del professore, troppo concentrato a leccarlo, ma quando lo sentì prendergli le gambe si irrigidì, anche se non disse nulla.
James guardò Michael negli occhi, poi, senza alcun preavviso, sfondò lo sfintere di Julian, premendo la dura cappella al suo interno.
Julian si contorse sotto di Michael, artigliando il lenzuolo, ma prima che un solo grido inarticolato prorompesse dalle sue labbra, Alex cominciò a muoversi, spingendo il membro di Michael nella gola del ragazzo.
Michael cercò di bloccare l’affondo, sostenendosi contro il materasso, ma la spinta di Alex era troppo poderosa e non riuscì a contrastarla, ben presto lui stesso accecato dalla sofferenza.
Si morse le labbra per non gridare, spingendo con tutto se stesso per dilatare il muscolo violato e il suo retto si strinse intorno al membro prepotente, ma per quanto provasse piacere non riuscì a godere del tutto della penetrazione profonda.
Davanti a lui il professore continuò ad impalare Julian, così grosso che lo fece sanguinare, e Michael rabbrividì al pensiero che presto sarebbe toccato a lui.
Le sue mani presto non riuscirono a sostenerlo e ricadde con il volto sull’addome morbido di Julian, sentendo proprio contro le labbra le vibrazioni delle spinte del professore.
Alex si chinò su di lui e lo afferrò per i polsi, usandoli poi per aggrapparsi a lui e spingersi al suo interno commentò il professore, il volto leggermente contratto mentre stantuffava Julian con evidente violenza e il ragazzo non gridava solo perché Michael occupava la sua gola riuscì a dire soltanto, poi venne e il ragazzo sotto di sé si inarcò contro il professore, che sostenne la sua schiena senza fermarsi, permettendogli però di allontanarsi da Michael.
Il pianto aveva avvolto il suo viso arrossato, bagnato di Michael, e con il primo respiro che fece gridò, gridò ad ogni spinta, finché il professore non lo fece tacere con un bacio rovente, conficcandosi dentro di lui tanto in profondità che Julian si sentì dilaniare.
Gli allargava le gambe oscenamente, incurante di procurargli dolore, interessato solo al proprio piacere.
Quando si sollevò Julian non gridava più ma si contorceva rosso in volto, con i tendini tirati, inarcandosi nel vano tentativo di facilitarlo e far finire il supplizio.
Era ancora stretto, Michael riusciva a vederlo, e il professore doveva incontrare molta resistenza a giudicare dai suoi muscoli contratti, ma non gli importava, godendo sadicamente del suo dolore.
E a Julian non sembrava piacere nemmeno lontanamente quanto piaceva a Michael.
Quella scena gli fece dimenticare che Alex lo stava trattando alla stessa maniera, e si chinò sul membro gonfio di Julian, desiderando portargli un po’ di sollievo.
Gemette al ritmo serrato di Alex, ma decise di ignorarlo, concentrandosi sull’altro ragazzo riuscì a dire e il professore lo guardò sorpreso, quindi rise di lui Michael si morse le labbra ancora una volta, scacciando il piacere che gli appannava i sensi per pensare Julian rovesciò gli occhi all’indietro, quasi incosciente, e nello stesso momento il professore si fermò.
Alex però non lo fece e con un feroce colpo di reni gli venne dentro riempiendolo come una coppa.
Soffocò un grido, tendendosi come una corda nel sentirlo risalirgli le viscere, fino a ricadere ansimante.
Fortunatamente si sfilò perché un’onda di cieco disgusto lo travolse al pensiero che il suo viscido sperma gli rimanesse in corpo un solo istante ancora.
Lo sentì traboccare e colare fra le sue cosce pulsanti per poi perdersi nel lenzuolo ormai umido dei loro umori.
James però non gli diede modo di riprendere fiato: lo sollevò di nuovo carponi e Michael ebbe modo solo di vedere Julian piangere contro il petto dell’altro prima che il suo membro lo deflorasse.
Urlò con disperazione, inarcandosi tutto per cercare di sfuggirgli, ma il professore gli spinse il volto contro il materasso, togliendo voce alle sue proteste.
Quasi lo soffocò prima che Michael riuscisse a liberarsi,e riprese a respirare con un ansito, soffocato da nuovo dolore, accecante dolore, mentre lo sentiva strapparlo senza alcuna cura, ad ogni violenta spinta, senza alcun piacere questa volta.
Cercò di assecondare i suoi movimenti, di rilassarsi, ma la sofferenza non diminuì che di poco gli disse, la voce arrocchita dallo sforzo e dal desiderio il suo enorme glande risalì ancora una volta il suo retto, a malapena aiutato dal liquido di Alex, per poi sprofondare in lui tanto in profondità che Michael era sicuro lo avrebbe trapassato gli sussurrò all’orecchio, crudele, maligno, e di nuovo calò su di lui.
Michael lo sentiva bruciargli la carne come fuoco, divorante, e non c’era modo di sottrarsi a quella sofferenza, in nessuna maniera.
Le sue dita affusolate si insinuavano in lui subdolamente, aumentando solo il tormento, oppure si stringevano sulle sue cosce con tale violenza da graffiarlo a sangue.
Perse il conto di quante volte gridò e supplicò la fine, artigliando il lenzuolo e piangendo tutte le sue lacrime, finché non ricadde sul materasso, talmente intontito dal dolore da non sentirlo più, come se il corpo che lo subiva non fosse il suo.
Si abbandonò a lui, ormai completamente sfondato, e lasciò che si sfogasse senza nemmeno più urlare, smorzando la voce ormai roca contro il cuscino, contorcendosi nel vano tentativo di facilitarlo in qualche modo.
Quando venne si premette assurdamente dentro di lui e Michael aprì le labbra in un muto grido sentendosi inondare dallo sperma bollente.
Le mani di James lo sostennero quasi con gentilezza quando si inarcò, impedendogli di ricadere duramente contro il letto, permettendogli poi di sdraiarsi di nuovo.
Non si sfilò, conficcandosi invece del tutto in lui, così grosso e duro di nuovo che Michael poteva sentirlo toccandosi l’addome, e rimase a troneggiare su di lui che ansimava e tremava incontrollatamente, i pugni stretti ferocemente sul lenzuolo e i suoi respiri affannosi che riempivano il silenzio si chinò e lo baciò frai capelli neri come una notte senza stelle, come se gli stesse sussurrando amorevoli promesse.
Si mosse leggero, ma gli strappò un gemito lo stesso, facendolo irrigidire prese le sue gambe e le divaricò all’inverosimile, tanto che Michael sentì i muscoli tirare, quindi un altro piccolo affondo sussurrò con voce fioca, rotta dalle lacrime ancora un colpo, più profondo adesso e Michael trattenne il fiato in un’imprecazione, soffocata però da un altro movimento.
Si muoveva lento, più morbido adesso che lo aveva aperto del tutto, e non trovò alcuna resistenza ad ostacolarlo.
Lo sperma si pompò al suo interno, facendolo boccheggiare e James se ne rese conto da come si portò la mano allo stomaco.
Gli sollevò un poco il bacino, migliorando l’inclinazione per poter arrivare ancora più in profondità e i suoi gemiti di dolore lo fecero gonfiare ancora, scatenandone di nuovi.
Si stava trattenendo, ma era terribilmente piacevole dargli il tempo di assaporarlo tutto, nella sua interezza, dalla punta pulsante ai testicoli turgidi, ed era talmente sfondato che era un piacere sentirlo avvolgerlo lungo tutta l’enorme asta lo sentì ansimare, sottile come un miagolio, e fu come un invito per lui, che lo spinse ad aumentare il suo dolore con una spinta più poderosa.
Si inarcò squisitamente, flettendo quel suo bellissimo corpo e lo raccolse fra le sue braccia, facendolo ricadere contro di sé.
La penetrazione si fece più profonda, strappandogli un altro meraviglioso suono, e strinse le mani a coppa sulle sue cosce per divaricarle oscenamente, premendolo contro di sé nel frattempo, e lo abbracciò quasi teneramente mentre lo deflorava senza tregua.
Ogni affondo era un piccolo gemito, un contorcersi di quelle membra delicate, un fremito del suo ventre provato.
Cercava ancora di sfuggirgli, inutilmente, ma ogni volta di più si offriva meglio, dilatandosi e rilassandosi, finché si abbandonò completamente a lui, arresosi anche alla sofferenza, limitandosi a lievi sussulti ogni volta che si conficcava in lui in profondità Michael non riuscì a rispondere, la testa abbandonata contro il suo petto, una mano abbandonata sulla sua che lo esplorava ancora, allargandolo all’inverosimile, l’altra, sul ventre, sussultava al suo stesso ritmo le palpebre pesanti si sollevarono un poco gli strappò una risatina contratta nello sforzo di trattenersi e la mano libera si strinse sul suo inguine, facendolo sussultare adesso, e prese a stimolarlo con lentezza misurata, questa volta ricevendo una risposta involontaria rise al gemito soffocato di Michael, dolore e piacere adesso, e continuò a stuzzicarlo senza però dargli la forza che gli serviva.
Quella danza oscena, mentre lo impalava e lo massaggiava allo stesso tempo, fece quasi impazzire il ragazzo, spaccato tra il desiderio di fuggire e quello di restare in quel peccaminoso abbraccio.
Il suo corpo si sciolse, insieme ad ogni sua volontà, quando il ritmo della mano di lui si fece più serrato si ritrovò a dire con voce strozzata, sollevandosi un poco puntellandosi sulle mani per riuscire poi ad andare incontro al suo movimento, impalandosi da solo.
James questa volta non giocò con il suo desiderio, accontentandolo, lentamente però, smorzando il dolore con morbide carezze, premendosi contro il punto al suo interno per poterlo soddisfare e allo stesso tempo stringendo sulla sua asta turgida, facendo in modo che pompassero allo stesso ritmo.
Michael si rannicchiò contro le sue mani in un modo molto tenero, soffocando le sue esclamazioni e allo stesso modo incapace di trattenerle del tutto, formando così un’eccitante connubio di imbarazzo, umiliazione e cieco desiderio.
Lo fece venire mentre gli si stringeva addosso così, piegato su se stesso, e nello stesso momento si immobilizzò, le natiche provate che premevano contro il suo inguine pulsante, a stento trattenuto lo sentiva invocare mentre ansimava senza fiato, tremando come una foglia gli chiese mellifluo, con una piccola spinta riuscì a dire Michael e James sorrise sardonico, cominciando a sfilarsi con lentezza esasperante, finché, a metà, Michael quasi non gridò di frustrazione domandò James, anche se conosceva benissimo la risposta.
Il ragazzo mormorò qualcosa, che però non comprese domandò, chinandosi su di lui come a volerlo abbracciare sussurrò, paonazzo chiese il professore divertito dal suo imbarazzo esclamò a quel punto, sconvolto da se stesso le lacrime gli scesero di nuovo sul volto mentre avvertiva il sorriso dell’altro sulla schiena, ma non ebbe molto tempo per maledirsi perché subito dopo quello lo penetrò e un fiotto di luminoso piacere gli sconvolse il cervello.
Fu violento, non quanto la prima volta, ma gli fece male, cosa inevitabile del resto con quell’asta di marmo fra le gambe, immobilizzandolo sul letto per poterlo stantuffare senza ritegno gli diceva e Michael obbediva, spingendo con tutta la sua forza come se volesse liberarsi del corpo estraneo che lo stava dilaniando, e facendo così lo sperma dentro di lui si spinse contro il membro, lubrificandolo e avvolgendolo, fin quasi a uscire in qualche goccia.
Si tendeva verso l’alto per facilitarlo, impazzendo ad ogni terribile affondo, e capì cosa intendeva con ‘togliere ogni inibizione’ perché si ritrovò a supplicarlo di continuare, di aprirlo ancora di più, nonostante si sentisse spaccare a metà e le sue stesse ossa gli dolessero ad ogni vibrante colpo, come potessero sgretolarsi.
Venne, venne come un ossesso, bagnandosi come mai, e James raccolse il suo umore per portarglielo alle labbra e schiuderle per poter sentir i suoni gutturali che soffocava.
I suoi gemiti e ansiti erano meravigliosi ad ogni movimento, spingendosi contro di lui ogni volta che si ritraeva per poter così accogliere tutta la sua lunghezza.
Afferrava i suoi fianchi sottili, sostenendo la schiena per deflorarlo con maggior penetrazione possibile, non più per sé ma perché sapeva che così piaceva a lui, scoprendosi a desiderare il suo piacere almeno quanto il proprio.
Chiunque altro lo avrebbe trovato troppo doloroso da sopportare, quasi mai aveva sottoposto a qualcuno quel supplizio, eppure Michael accettava la tortura come fosse dolce miele, insensibile alle suppliche del suo corpo, assetato della completezza come se avesse un enorme vuoto da colmare.
L’orgasmo arrivò come una liberazione, facendo gridare entrambi, e Michael si inarcò teso come una corda, sostenuto solo dalle mani di lui sui suoi fianchi, quindi vi portò anche le proprie, ricadendo su di lui un’ultima volta.
Si abbandonò contro il suo petto, rigido mentre lo sperma gli risaliva il ventre, così copioso che parve un secondo fluido membro, e si contorse un poco nel tentativo di trovare una posizione comoda.
James lo sollevò senza fatica e se lo portò in grembo, come prima, conficcandosi dentro di lui per renderlo più piacevole, e lo strinse all’altezza dello stomaco Michael strizzò gli occhi e cercò di liberarsi di quella stretta, nonostante gli procurasse sollievo, accecato dalla sofferenza interna, finché non tornò a pensare lucidamente e smise di dibattersi.
James carezzò la sua gola pulsante, sentendo lo sfarfallio dell’arteria sotto le sue dita, e lo baciò leggermente, risalendo la pelle provata e arrossata fino alle labbra.
Lo baciò a lungo, inghiottendo i suoi sussulti, finché non si calmò e l’orgasmo scivolò via dal suo corpo, lasciandolo solo un poco ansimante.
Si appoggiò al capezzale con le spalle e fece distendere le sue gambe bianche davanti a sé disse Alex, perso nell’ammirare il ragazzo abbandonato contro il professore, spalancato davanti ai suoi occhi in una peccaminosa offerta.
Michael si era dimenticato degli altri due in realtà e adesso era troppo stanco, acciambellato nel calore languido del piacere appena provato, per imbarazzarsi nel mostrarsi così oscenamente.
Chiuse gli occhi sotto i baci del professore che gli teneva le gambe aperte carezzando morbidamente l’interno cosce viscido di loro, e si disse che era troppo tardi per l’imbarazzo.
Dentro di lui il membro era di nuovo grosso e duro, ma il professore si limitava a pomparlo con dolcezza, certo che non sarebbe stato in grado di soddisfarlo in quelle condizioni, ma a James non importava perché sapeva che lui l’avrebbe trovato piacevole e per questo continuava.
Si sarebbe sfogato più tardi con uno dei due ragazzi, per quanto non potessero reggere il confronto.
Michael prese a piangere in silenzio, ad occhi chiusi, lasciando che le lacrime tracciassero un solco attraverso l’umiliante patina di lussuria che lo inglobava, incidendosi nella sua stessa carne.
Poteva ancora chiamare suo quel corpo che così facilmente si era abbandonato ai suoi aguzzini?
Poteva ancora dire di avere una volontà quando essa si era piegata senza pietà al volere altrui?
Fu proprio in quel momento che la porta si aprì, nemmeno chiusa a chiave, e un terzo ragazzo entrò nella stanza e Michael sollevò a malapena le palpebre per guardarlo.
Guardò il bel volto dagli zigomi alti, gli occhi di un bellissimo verde cipresso e i capelli castani come il miele. Scese lungo il corpo snello, i fianchi lisci, la vita solida… e sentì il cuore sussultare quando parlò: gemette, guardando Michael con lo sguardo stretto dalla pena.
Michael lo vide avvicinarsi e riconobbe le sue spalle salde, le spalle cui si era aggrappato così felicemente, e desiderò potersi sotterrare.
Cercò di nascondersi pudicamente, ma James trattenne le sue gambe, con sguardo gelido fece al professore, gli occhi lucidi, quindi si voltò verso gli altri due sibilò, furioso, per essere subito obbedito, terrorizzati, quindi tornò al professore e questa volta il suo pianto era straripato a bagnargli le guance intimò, i pugni stretti lungo il corpo, ma James si limitò ad un sorriso beffardo Michael si coprì il volto con le mani con un gemito sottile di sconforto, incapace di continuare a guardare.
Il ragazzo raccolse il lenzuolo sul pavimento, strappato nella foga del sesso, e lo gettò su di lui gli disse, quindi prese una sua mano e lo issò, abbracciandolo poi gli sussurrò all’orecchio, cingendogli il lenzuolo addosso per coprirlo, nascondendolo agli occhi colmi di nera bramosia di James Michael si rannicchiò ancora di più a quelle parole beffarde, soffocato dal senso di colpa, ma l’altro si limitò a stringerlo di più contro il suo petto, fino a sollevarlo gridò, furibondo, e si trattenne dal colpire quel viso storto in un sorriso beffardo solo perché stava sorreggendo Michael.
Lo sollevò del tutto quindi, vedendolo nascondere anche la testa sotto il lenzuolo bianco, e il suo cuore si strinse in una morsa quasi intollerabile mentre vedeva quel gesto.
Uscì da quell’ufficio maledetto, trattenendosi dal tornare indietro per uccidere James, e si incamminò verso la sua stanza, sentendolo piangere sommessamente.
Come aveva potuto permettere tutto quello?!
E se non avesse incontrato Raphael quella sera, cosa ancora lo avrebbe costretto a fare quel porco?
Abbassò la maniglia con un poco di difficoltà e entrò nella camera buia, ma attese di stenderlo sul divano prima di accendere la luce.
Quando tornò da lui non si era mosso, scosso solo da lievi sussulti ad ogni singulto trattenuto lo chiamò con la sua voce calda, carezzandogli la fronte attraverso la stoffa traslucida del lenzuolo, e quello sussultò gemette, soffocato da quell’opprimente vergogna, e luifece un tremante respiro prima di continuare, asciugandosi le lacrime che gli bagnavano il volto con il dorso della mano a quel punto lui afferrò il lenzuolo e delicatamente gli scoprì il volto gemette, Michael, chiudendo gli occhi per sottrarsi a quella dilaniante vista, e rimase senza fiato quando sentì il suo bacio dolce sulle labbra gli disse, sorridendo dell’espressione stupita che si disegnò sul suo volto rosso d’imbarazzo un altro bacio, meno casto ma altrettanto dolce gli sussurrò sulle labbra mormorò Michael, sconvolto, e l’altro annuì con un sorriso mesto Michael si specchiò nel suo triste verde e disse esattamente ciò di cui Kyle aveva bisogno: sussurrò, rendendosi conto solo adesso di quanto gli dolesse la gola per il troppo gridare arrossì un poco a quelle parole, distogliendo lo sguardo, e Kyle lo baciò ancora, senza riuscire a trattenersi, allontanandosi solo quando si rese conto della sua debolezza.
Lo lasciò stendersi di nuovo sul divano confessò Michael, ancora rosso, facendolo ridere leggero e poi lo sentì carezzarlo delicatamente terminò con un sorriso un po’ imbarazzato, ma si salvò con un altro piccolo bacio, sulla guancia questa volta Michael per risposta si liberò un poco del lenzuolo e gli cinse le spalle in un abbraccio per poi baciarlo, con tutta la passione di cui era capace, lasciando che cancellasse con la sua bocca l’amaro sapore dell’umiliazione, finché non ci fu che la dolcezza, e le sue delicate mani che lo sollevavano come pesasse nulla.
Lo portò nella stanza da bagno, mentre si scambiavano l’anima attraverso le loro bocche, e quando lo fece sedere sul bordo della vasca ansimavano entrambi.
Guardò solo i suoi occhi mentre faceva scivolare via il lenzuolo sulle sue spalle, riempiendo poi di baci le sue mani convulsamente strette, fino a rilassarle, scacciò il suo tremore con il volto colmo d’amore mentre lo spogliava.
Per la prima volta in vita sua Michael vedeva due occhi perdersi nei suoi senza interessarsi al suo corpo nudo, interessati a ciò che esso nascondeva più che alla carne sporcata oscenamente sussurrò Kyle, facendo scivolare il suo sguardo su di lui, cieco ai lividi, alla sporcizia del sesso, ai graffi e al sangue, vedendo solo la persona che amava, e non smise di ammirarlo con gli occhi luccicanti mentre apriva l’acqua alle sue spalle.
Attese che la vasca fosse colma mentre si scambiavano un bacio dopo l’altro, poi lo sollevò ancora e lo immerse, sentendolo ansimare un poco quando si bagnò, irrigidendosi, ma non si sottrasse alla sua stretta.
Kyle si allontanò per un istante per togliersi la maglietta e le scarpe, tenendo però i jeans, quindi si immerse al suo fianco, sostenendolo nella profonda vasca, grande abbastanza per contenere cinque persone ribatt&egrave fermo e Michael divenne paonazzo a tale richiesta, senza riuscire a sostenere il limpido desiderio nei suoi occhi.
Si sentiva debole e intontito perciò temeva di non poterlo soddisfare disse Kyle, abbracciandolo, quasi gli avesse letto nel pensiero lo baciò nell’incavo del collo, strappandogli un sospiro tremante spinse leggermente sulle sue spalle per farlo appoggiare al bordo, quindi si insinuò tra le sue gambe, formando uno strato di schiuma in quel solo movimento, infine abbassò le mani a carezzarlo nel suo intimo, provocando però un sussulto di dolore prima di tutto disse, ritraendosi di scatto, ma Michael gli prese le mani fra le sue mentì, e lo sapevano entrambi, ma fu una cosa così tenera che Kyle non resistette all’impulso di baciarlo di nuovo mormorò divertito da se stesso e dall’effetto che quel bellissimo ragazzo gli suscitava.
Raccolse la spugna e vi versò del sapone, quindi lo sollevò e lo fece sedere sul bordo della vasca Michael scosse la testa e Kyle sorrise, cominciando a passargli la spugna sulla pelle bianca, delicato sui vari segni che la deturpavano, incredibilmente dolce quando scese sul suo ventre; lo fece appoggiare a sé e usò la morbida spugna per accendere il suo piacere, certo che avrebbe di molto ammorbidito l’operazione si sentì rispondere, le sottili mani che si stringevano alle sue spalle come fossero l’unico sostegno rimasto al mondo.
Lo insaponò tutto prima di farlo scendere di nuovo in acqua, del tutto abbandonato, come una bambola di porcellana tra le sue braccia.
Baciò ogni centimetro di lui, assetato della sua pelle candida, succhiando il dolore con quelle labbra di miele, strappandogli piccoli sospiri e gemiti sensuali, così squisiti e maliziosi che avrebbero corrotto l’anima più pura.
Pareva un delicato diavolo il suo angelo, capace con quel suo corpo di sottomettere al piacere chiunque e allo stesso tempo incapace di lottare per esternarsene.
Dono e condanna insieme.
Carezzò i suoi capelli sottili, morbidi e rilucenti quasi di blu nella pesantezza dell’acqua, e Michael si lasciava cullare in quei teneri tocchi, senza alcun imbarazzo adesso, abbandonandosi senza alcun controllo certo che le mani di lui lo avrebbero sempre sostenuto.
Lo sollevò alla fine e Michael lo guardò attraverso gli occhi languidamente socchiusi mentre gli avvolgeva un telo da bagno addosso, come fosse un bambino, e poi lo sollevò, trasportandolo di nuovo nell’altra stanza.
Adesso ebbe l’opportunità di guardarla meglio e scoprì che era molto grande, con un ampio soggiorno con il divano su cui era stato disteso, ma lo attraversarono senza fermarsi, fino ad una seconda stanza, arredata interamente di verde e bianco, e Kyle lo distese sull’enorme letto chiese premuroso, i capelli bagnati che gocciolavano leggermente, e Michael si limitò ad annuire, troppo stanco anche solo per parlare gli disse con un bacio.
Lo vide allontanarsi, ma solo per andare all’armadio di acciaio satinato.
Si asciugò veloce con un asciugamano, dandogli le spalle, e forse credeva che ormai si fosse addormentato perché si spogliò interamente, passandosi la stoffa sui muscoli guizzanti, senza alcuna malizia, lasciandogli tutto il tempo di ammirarlo nella sua completezza.
Si rivestì con innocente lentezza, a suo agio con la propria nudità come Michael non sarebbe mai stato, indossando i pantaloni di un pigiama e una maglietta leggera.
Si voltò quindi e rimase di sasso nel vedere i suoi occhi blu fissarlo disse un poco imbarazzato, e si grattò la nuca disse Michael, sincero come mai in vita sua, e l’altro si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito, quindi si avvicinò e si infilò sotto le coperte, al suo fianco.
Lo baciò gli sussurrò all’orecchio, dopodiché lo strinse a sé e Michael si addormentò contro il petto che amava.

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