L’aria è quella fresca del mattino che entra dalla finestra, passando tra le imposte socchiuse quel tanto da lasciare in penombra la stanza, i grilli hanno smesso di cantare, le cicale non hanno ancora iniziato a frinire.
Il lento tramestio della strada sotto le finestre, del mondo che inizia a svegliarsi, lavorio dei sensi che riemerge lento sulla superficie della realtà, ricordi che lambiscono la coscienza.
Lenzuola scomposte e scalzate dal letto, appiccicate al corpo, poi il braccio spostandosi ti sfiora, ed è elettrizzante e caldo, la sericità della tua pelle, sto con il volto girato ancora dalla parte opposta, non vorrei spezzare questo momento fatto di egoismo nel desiderio di te.
Mi giro e tu sei lì, con i capelli scarmigliati, nuda con quel lenzuolo che scompostamente ti copre parte di una caviglia e soltanto un seno sino al capezzolo.
Se lì ad aspettarmi in fondo al mio sguardo con il tuo, struccata, il segno del cuscino su una guancia e gli occhi ancora pieni di sonno…. bellissima, spoglia di ogni belletto e circondata dall’odore di te, della tua pelle che sa di sesso, di flagrante.
Mi chiedi che sto guardando, istintivamente ti porti una mano ai capelli per risistemarli, che fermo e blocco, dici che sei un disastro, ma io non ti ascolto.
La tua mano mi accarezza la nuca e le spalle, dove ti sei aggrappata, portando via un po’ di pelle scottata dal sole, la mia invece e sulla tua guancia , contro la quale sembri accoccolarti come un gatto nella sua cuccia.
Ti guardo e adesso e so che sei la stessa donna con la quale ho passato la notte, a cui ho preso senza chiedere, con le mani strette tra i capelli tirati, le dita affondate nello schiocco dentro il tuo culo o impegnate a torturarti i capezzoli.
Gli stessi occhi che ho incontrato nel fioco chiarore dell’abat-jour ,mentre ci regalavamo piacere e dolore mescolati in soluzione di continuità.
Si sei la stessa e non sei diversa, guardo quel tutto che mi appartiene ed è mio.
Distratto nei miei pensieri non mi accorgo che ti alzi, mi sovrasti in ginocchio sul letto con quel lenzuolo drappeggiato a coprire qualcosa che ben conosco, e non vedo perchè dovresti sottrarmi alla vista.
Eppure di te amo anche quest’ultimo riflesso di pudore, l’ultima foglia di fico, del tuo essere donna, amante, servitrice e puttana
Sei la stessa donna nella quale ho annichilito il mio desiderio, nel quale mi sento a volte uomo ed altre bambino, ma sei tu.
Ti guardo ancora e ti vedo così.



Ho letto il tuo raccondo e nn ho resisitito ma mi sono unito all'orgia prima della fine :P sul discorso…
Ciao, questo racconto in questi due capitoli e' gia' una promessa ...sara' bellissimo perche' lo e' gia' quindi mi aspetto…
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