‘Ma si può sapere cos’avete tanto da confabulare voi due?’, chiese scherzosamente Antonio.
Colta in fallo, Azzurra arrossì violentemente. Le guance le si colorarono di vermiglio, e le sue labbra si schiusero senza che da esse si propagasse alcun suono.
Sorrisi impercettibilmente, divertito dalla sua goffaggine. Le strinsi il mento tra il l’indice e il pollice, accarezzando con quest’ultimo il suo carnoso labbro inferiore. ‘Le stavo dicendo che questo rossetto così acceso mi fa venire una voglia matta di scopare la sua bella boccuccia’. La ragazza sgranò gli occhi, mentre il suo fidanzato, seduto accanto a lei, rimase pietrificato, con l’aria confusa di chi cerca a fatica di realizzare le implicazioni di parole tanto inaspettate. Per svariati secondi, l’unico suono aleggiante nella stanza fu la voce di un giovane Al Pacino, impegnato nella sua magistrale interpretazione di Michael Corleone.
‘Ma che… cazzo…’, bofonchiava Antonio, rimpallando continuamente il suo sguardo da me ad Azzurra.
Era stata una piacevole serata tra amici fino a quel momento, sia quando c’erano anche gli altri del gruppo, sia nell’ultima mezz’ora, quando a casa mia erano rimasti soltanto loro due e avevamo deciso di guardare un film, dato che ancora nessuno di noi aveva voglia di andare a dormire. Si erano anche succedute diverse battute fra me e la donna nel corso delle ore passate insieme, segno di un’innegabile sintonia, ma nulla che potesse dare il là ad un’ironia tanto esplicita.
‘Oh, su, non ti agitare. Dovresti essere onorato di avere una ragazza tanto attraente’.
‘Dovrei spaccarti la faccia invece, coglione!’, sbraitò Antonio, schizzando in piedi dal divano e tirando Azzurra per un braccio, per indurla a fare altrettanto.
‘Potresti. O meglio, potresti provarci’, risposi con noncuranza, ‘Ma questo non cambierebbe le cose’.
La ragazza sembrava una statua di sale, mentre il suo compagno, dietro di lei, s’infervorava sempre di più.
‘Quali cose, ma di che cazzo stai parlando!’.
‘Sto parlando del fatto che ho voglia di vedere Azzurra accucciata tra le mie gambe, ed è quello che succederà, indipendentemente da ciò che vuoi tu’.
‘Ma vaffanculo, pervertito di merda!’, urlò Antonio, trascinando di forza la sua ragazza verso la porta d’ingresso.
‘Tu puoi andare, se vuoi. Ma lei resta qui’, incalzai, mantenendo un tono di voce estremamente pacato.
‘Ah, si? E chi lo dice?’, replicò sprezzante il ragazzo, girando la maniglia.
‘Io. E Azzurra’.
Antonio si fermò, rivolgendo per la prima volta la parola alla sua donna. ‘Vuoi dire a questo stronzo di sparire dalle nostre vite, prima che lo prenda a calci nel culo?’.
La ragazza era frastornata, guardava entrambi senza riuscire a dominare le sue emozioni né il suo corpo, come fosse in una trance che le impedisse di compiere qualsiasi azione.
‘Vedi, Antonio, lei è mia. Lo è da prima di conoscere te. Da prima di conoscere il suo ex. E lo resterà anche dopo di te, semmai doveste lasciarvi. Cosa che non vi auguro. In fondo, mi piaci. Di sicuro più di quell’inutile manichino che si portava appresso due anni fa’.
‘Tu sei un malato di mente. Curati, testa di cazzo’, ribatté il ragazzo.
Continuai, senza badare alle sue parole. ‘Sai quante volte l’ho scopata? E in quanti modi? Ma questo è il meno. A me piace giocare… e a lei non dispiace affatto essere il mio giocattolo, prestarsi a realizzare le mie fantasie, a diventare l’oggetto sul quale sfogare le mie perversioni. E’ sempre stato così, fin dal primo giorno. Non è mai riuscita a nascondere quanto la ecciti essere trattata come una puttana. La mia puttana’.
Antonio guardò interdetto Azzurra. Uno sguardo interrogativo che non ci fu bisogno di accompagnare ad una domanda scontata.
‘Da quando stiamo insieme non è successo nulla, neanche una volta…’, sussurrò la ragazza, con voce spezzata dal disagio.
‘Solo perché non ti ho mai cercata. Non per secondi fini, almeno’, conclusi io, impassibile.
Azzurra abbassò gli occhi, mentre quelli di Antonio lasciavano trasparire la mole di pensieri che gli si affollavano nella mente.
Nessuno si mosse mentre slacciavo i jeans ed estraevo il mio membro già quasi completamente eretto. Azzurra non riusciva a staccare gli occhi dalla mia virilità, e Antonio, che invece guardava lei, non poté non notare il modo nel quale la donna si mordeva un labbro.
‘Vieni qui’, le dissi, fissandola negli occhi.
Non si mosse, ma non smise per un momento di ammirare la mia asta turgida che puntava decisa verso di lei.
‘Vieni qui, ti ho detto. Oppure esci da quella porta, ma scordati della mia esistenza’.
Non ci fu bisogno di ripetere l’invito una terza volta. Sotto lo sguardo incredulo di Antonio, Azzurra si avvicinò lentamente, fino ad essere a un passo da me.
‘In ginocchio’, le intimai.
‘Sei un maledetto bastardo’, replicò a denti stretti.
‘Un bastardo che ha voglia di vederti sbavare e annaspare. Ora sta’ zitta e mettiti in ginocchio, non voglio ripeterlo un’altra volta’.
Antonio non mosse un muscolo mentre guardava la sua ragazza eseguire l’ordine senza opporre ulteriore resistenza. Una volta in posizione, Azzurra impugnò il mio membro strofinandosi il glande sulle labbra. Dopodiché mollò la presa, iniziando a leccarlo per tutta la sua lunghezza. La sua lingua saettava avvolgendo la mia erezione. A intervalli regolari, imboccava il glande facendolo scomparire nella sua bocca assieme a una buona porzione della mia carne tesa.
In tutto ciò, lei teneva il suo sguardo fisso nel mio, e io facevo lo stesso di rimando. Solo con la coda dell’occhio potevo scorgere la sagoma immobile di Antonio. Quella scena così surreale non fece che amplificare la mia eccitazione, e sciogliere le briglie dell’oscurità che alberga nei recessi della mia mente.
‘Ti sei divertita abbastanza’, le dissi, ‘Ora tocca a me’.
Senza che aggiungessi altro, Azzurra smise di stimolarmi, portò le sue mani dietro la schiena e si chinò in avanti facendo in modo che il mio membro, lucido della sua saliva, le ricadesse sul naso e sulle labbra. Quando le afferrai i capelli, stringendoli in una improvvisata coda di cavallo, spalancò la bocca, lasciando che la guidassi in direzione del mio sesso. Glielo feci scivolare fino in gola, osservando divertito ed eccitato il suo volto divenire paonazzo e il suo corpo irrigidirsi per la carenza d’ossigeno. Tossì quando la liberai. Lasciai che riprendesse fiato per una manciata di secondi e poi ripetei l’operazione, sentendo i gorgoglii che produceva mentre mi spingevo sempre più in profondità. I suoi occhi, velati di lacrime e accesi di lussuria, non si staccavano un momento dai miei.
‘Avvicinati’, dissi ad Antonio.
Non parlò né si mosse mentre continuavo ad entrare e uscire con veemenza dalla bocca della sua compagna.
Guardai lui senza smettere di scoparla. ‘Osservala. Eccitata, oscena, femmina, disposta a tutto pur di godere e far godere il suo maschio. Dì la verità, non la trovi incantevole in questo momento?’.
‘Ma… mi… mi sta mettendo le corna davanti ai miei occhi questa troia!’, esplose in un impeto di rabbia accumulata in lunghi minuti di silenzio. Azzurra sussultò, ma non le permisi di divincolarsi.
‘Ti sta mostrando chi è davvero. Ti sta donando un lato di lei che tiene ben nascosto al mondo, che ha sempre tenuto nascosto a tutti. A tutti tranne a me, certo. E adesso, anche a te. Vuol dire che sei speciale per lei, importante, altrimenti non riuscirebbe a farlo. Ora, puoi uscire da quella porta e lasciarci soli, o restare qui e farti travolgere dalla sua passionalità. A te la scelta’.
Per diversi, interminabili secondi, lo smarrimento di Antonio si manifestò nella sua incapacità di agire, in un modo o nell’altro. Poi, un fuoco divampò nel suo sguardo. Rabbia, umiliazione, come anche dell’altro. Un sentimento deviato che ben conoscevo.
Intimai ad Azzurra di mettersi in piedi, chinata in avanti a gambe tese. La sua testa sempre preda della mia mano, che le faceva imboccare un membro ormai al culmine delle sue dimensioni, con la pelle tirata, il glande completamente esposto, e le vene in rilievo a sfregare contro le sue labbra e la sua lingua.
‘Abbassale i pantaloni’, dissi ad Antonio.
Il ragazzo eseguì. Dopo aver sbottonato i jeans della sua compagna, con uno strattone li abbassò tirando via anche le mutandine.
‘Toccala. Senti quant’è bagnata la sua figa’.
Le dita del ragazzo corsero tra le cosce di Azzurra, insinuandosi tra le sue labbra. Un gemito le sfuggì quando Antonio la penetrò con il medio.
‘E’ un lago’, mi disse, con ancora un’espressione incredula.
‘Lo immaginavo’, risposi, ‘Non sai quanto amo farla impalare su di me dopo averla toccata e leccata a lungo. Sentirla gocciolare mentre cavalca il mio cazzo a un ritmo forsennato’.
Antonio la stava ormai masturbando, seguendo il ritmo col quale la bocca della sua donna era costretta a ricevere ben più della metà del mio membro.
‘Sei arrabbiato?’, chiesi al ragazzo.
‘Molto’, mi rispose serafico.
‘E allora sfogati’.
Mi guardò interrogativo.
‘Schiaffeggia quel suo bel culetto’, aggiunsi, tirando Azzurra per i capelli e liberando la sua bocca.
Dopo un istante, Antonio decise di seguire le mie indicazioni. Uno schiaffo ben assestato colpì la pelle candida della ragazza, alla quale sfuggì un mugolio.
‘Tutto qui? Questa troia si fa usare davanti a te e tu ti limiti a un buffetto’?
Un secondo schiaffo ben più forte seguì le mie parole. E un grugnito della giovane donna seguì quel colpo.
‘Devi punirla per la sua insolenza, cornuto. Tira fuori le palle!’.
Un altro colpo più forte. E un altro ancora. Poi un quinto. Finché la pelle di Azzurra non fu irritata, e lei non si abbandonò a grida più di soddisfazione che di dolore, col suo volto sfigurato dal piacere, il rossetto ormai sbavato e rivoli di saliva che le si seccavano sulle labbra e sul mento.
‘Cosa vuoi fare?’, chiesi ad Antonio, ormai sopraffatto dagli eventi.
‘Voglio scopare questa puttana!’, mi rispose d’istinto.
‘Ti eccita, vero?’, aggiunsi.
‘Da morire. Mi fa incazzare, vorrei ucciderla, eppure non desidero altra che scoparla tanto forte da farla urlare’.
‘Fallo, allora. Cosa aspetti’.
E lo fece, con una violenza insospettabile. Lo vedevo stringerla per i fianchi e affondare in lei furiosamente, senza alcun riguardo, con solo l’intenzione di scaricare la voglia accumulata negli ultimi, assurdi minuti di quell’incredibile sequenza di eventi.
Entrambi raggiunsero l’orgasmo nel giro di pochi secondi. Azzurra quasi crollò in ginocchio mentre Antonio le schizzava il suo seme sulla pelle nuda della schiena e delle natiche.
Io feci lo stesso poco dopo, trattenendola sempre per i capelli a pochi centimetri da me e ricoprendole il viso di fiotti del mio denso nettare.
‘Per stasera puoi andare’, le dissi appena smise di ansimare, ancora seduta per terra.
Come se nulla fosse, si alzò e si ricompose, senza una parola.
‘Prima, magari, lavati il viso’, aggiunse Antonio, amareggiato.
‘Perché dovrebbe? Cos’ha che non va?’, chiesi.
I due incrociarono i loro occhi. Lo sguardo della ragazza era quasi colpevole, quello di lui si addolcì nel riscoprire il lato tenero che tornava ad impadronirsi della sua donna. Sorrise lievemente, senza smettere di guardarla, poi le strinse una mano nella sua. ‘Nulla. Non ha nulla che non va. E’ stupenda’.
Ci avviammo verso l’ingresso. ‘A domani’, dissi, scortando la coppia fino alla porta. Nel richiuderla, il mio sguardo incrociò ancora una volta quello di Azzurra. Sotto il trucco sfatto e i residui del mio seme, colsi un radioso sorriso illuminare il suo volto.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…