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Racconti sull'Autoerotismo

Accade solitamente la mattina

By 10 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Accade solitamente la mattina, quando, per ragioni incomprensibili, nel dormiveglia, si ridesta in me la sensazione di desiderio. Me ne sto lì, fra le coperte, con il sonno negli occhi. Me ne sto lì e inizio a pensare e a sognare, quei pensieri e quei sogni che si fanno in questa fase del mattino, quando tutto &egrave ancora nuovo e fresco e la giornata non &egrave ancora iniziata, al limite estremo allorché il sogno si fa pensiero cosciente, quando non sai ancora se a trasportarti &egrave la fantasia o l’intelletto. Allora, in quel momento, mi lascio trascinare dal desiderio e inizio a pensarti (il mio sesso si risveglia). Ti penso con quel vestito rosso, quello di lana, hai presente? quello che ti lascia scoperte le gambe dal ginocchio in giù. Penso di accostarmi a te, mentre stai seduta alla tua scrivania, scrivendo, e ti appoggio le mani sulle spalle. Ti parlo, del più e del meno, o magari di lavoro, e parlandoti ti accarezzo (schiaccio il pube contro il materasso), tranquillo, senza pensieri e facendo finta di niente. E piano piano porto il discorso su altri argomenti, dal come stai al come va, piano piano, sempre piano piano, per non spaventarti, per non farti richiudere in te stessa, e intanto ti immagino, immagino il tuo seno, piccolo piccolo, il tuo piccolo seno (la mano corre sotto il pigiama), talmente piccolo che quasi non lo si vede nemmeno, sotto quell’abito rosso di lana. Ti chiedo come va, se sei tranquilla o se sei nervosa, se gradisci un massaggio ‘ lo sai che sono bravo con i massaggi. E inizio a massaggiarti le spalle, per far cadere la tensione, non essere tesa, piccola mia, non esserlo, io non ti voglio fare male, ti voglio solo massaggiare. E ti chiedo come va con tuo marito, se &egrave tutto OK, tu mi rispondi che va bene ‘ mi rispondi sempre che va bene, ma io non ne sono convinto. E ti chiedo di nuovo se sei sicura, o se non c’&egrave qualcosa che non ti va, in lui, se non hai voglia di chiacchierare. E tu a poco a poco ti apri, cominci a dirmi che sì, qualche problema c’&egrave e io ti chiedo se me ne vuoi parlare, solo se ne hai voglia, piccola mia, non voglio forzarti, voglio essere dolcissimo con te ‘ e poi m’interessa davvero di te, non &egrave un pretesto o una scusa, io lo so che non sei felice e mi dispiace. Allora ti invito a fare quattro chiacchiere, per una mattina possiamo anche lasciar perdere il lavoro, t’invito di là, dove c’&egrave un divano molto comodo e ci sediamo, uno accanto all’altra, e chiacchieriamo, semplicemente chiacchieriamo. Ma così seduta sei incredibilmente attraente, incredibilmente eccitante, mentre ti vedo parlare (la mia mano che prende il mio sesso), lo sguardo rivolto alla parete, non mi guardi mai negli occhi

quando parli, ti lasci andare ma non mi guardi negli occhi. Io lo so che tu vorresti guardarmi negli occhi, lo so che però hai anche paura, ma non devi aver paura, piccola, io non voglio farti del male, voglio solo chiacchierare. Mi parli, non mi guardi, ma l’abitino rosso si &egrave alzato un poco, mi fai vedere un pezzettino di gamba, un pezzettino piccolo piccolo, perché sei pudica, non ti mostri, ti vergogni del tuo corpo. E non dovresti vergognarti, dovresti mandare al diavolo tuo marito che ti dice che hai le tette piccole (la mia mano che inizia a muoversi), hai un meraviglioso piccolo seno, io lo so, lo sento sotto il tuo abito di lana rosso, lo percepisco. E percepisco il tuo sesso umido, quando mi parli e non mi guardi, percepisco il tuo desiderio, lo so bene che in quel momento io sono accanto a te, lo sai bene che sono accanto a te, mi sento già dentro di te, almeno in parte, ma mi fermo, non oso, oso solo accostare la mia gamba alla tua (la mia mano continua a muoversi sul mio sesso), tu non ti ritrai, questa volta no, non ti ritrai, anzi, ti schiudi. Per la prima volta mi guardi, per la prima volta ti guardo negli occhi, per la prima volta l’abbraccio fraterno, l’abbraccio amichevole, diventa l’abbraccio di un amante, per la prima volta accosto la bocca alla tua, per la prima volta ti sfioro le labbra con le labbra (la mia mano &egrave affannosa, il fiato si fa corto e tiepido). E quel bacio rubato, quel bacio d’avventura che ci scambiammo mesi fa, si ripete, ma questa volta non dura un secondo: questa volta inizia così, come l’altra volta, e poi si fa più appassionato, sempre labbra a labbra, non ho ancora il coraggio, ma sento di doverlo fare, sento di volerlo fare, sento di poterlo fare, piano piano, sempre piano piano, per non spaventarti, spingo fuori la lingua e la introduco nella tua bocca. Un po’ stupita, un po’ non so che, rispondi al bacio e la tua lingua s’incontra con la mia, ci sentiamo, finalmente, ci incontriamo in questo spazio che sta diventando nostro, la mia mano ti circonda, ti accarezza, si sposta sulla forma appena accennata del tuo splendido, piccolo seno, lo sente attraverso la lana spessa, per un attimo ti lamenti e ti ritrai, io ti stringo nuovamente a me, non ti voglio far male, voglio solo toccare il tuo seno, anche così, anche solo attraverso quella lana spessa. E la mia mano scende, dal seno scende verso le anche, mentre con l’altro braccio ti circondo e ti accolgo e ti proteggo, scende verso le tue anche e ti accarezza, sento le tue anche e sento il desiderio crescere in te e crescere in me. E la mia mano si sposta, scende lungo le gambe, fino a incontrare l’orlo dell’abito, e si insinua sotto, hai paura, lo so, piccola mia, ma non devi averne, voglio solo accarezzarti le gambe. E ti accarezzo le gambe, lentamente, dolcemente, tiepidamente, il mio sesso che preme contro i pantaloni, ma non m’importa, non sono io che conto in questo momento, sei tu. Continuo ad accarezzarti, prima l’interno del ginocchio, poi l’interno delle cosce, fino a risalire alla tua intimità, coperta ancora dall’ultima difesa, dall’ultimo, patetico indumento, che non mi può nascondere il tuo desiderio, la tua voglia che, piano piano, sempre pianissimo, per non turbare la nostra quiete, si &egrave fatto evidente (la mia mano corre sempre più veloce). E piano piano, sempre più piano, dolcemente, dolcissimamente, continuando a baciarti e tenendo gli occhi chiusi, per non turbarti, per non disturbarti, prendo a massaggiarti dolcemente, a prendere, piano piano, sempre molto piano, possesso della tua femminilità. E sempre piano, sempre pianissimo, distolgo l’altro braccio dall’abbraccio, sempre piano, sempre molto piano mi alzo dal divano, tenendo sempre la mia bocca incollata alla tua, sempre con gli occhi chiusi, ma &egrave una questione tecnica, piccola mia, devi capire che &egrave solo una questione tecnica, sono sempre qui con te, non ti lascio, non aver paura. Ma mi servono due mani, ora, per farti risalire la parte inferiore dell’abito rosso, quell’abito di lana pesante che vorrebbe nasconderti ma non può e per afferrare l’ultimo, patetico indumento, l’ultima, inutile e patetica difesa. Non ti devi difendere da me, piccola mia, non ho intenzione di farti male, non ti sto facendo male, ti sto ancora baciando e sono ancora lì con te, non pensare alle mie mani che abbassano quell’ultimo indumento, non pensare che sei senza difese, non pensare alla mia bocca che sulle tue labbra non c’&egrave più, non pensare alle mie mani che stanno allargando le tue gambe, piccola mia, &egrave piacere tutto ciò che voglio per te, soltanto piacere. &egrave piacere quello che provi, quando finalmente, secondo il mio e il tuo desiderio, quando finalmente quella bocca che fino a un attimo fa era incollata alla tua ora s’incolla al tuo piccolo sesso, la lingua che comincia a correre su e giù a raccogliere il tuo sapore, tutto il mio io concentrato nella tua fragranza. Non far caso alle tue mani che prendono la mia testa, perché questo &egrave solo piacere, non &egrave dolore, piccola mia, non &egrave pentimento né abiezione, &egrave solo quello che tu desideravi, almeno tanto quanto lo desideravo io, non &egrave dolorosa la mia lingua sul tuo sesso. &egrave piacere, &egrave solo piacere, goditi questo piacere, perché anche se sei piccola, anche se sei fragile, anche se sei paurosa come un uccellino caduto dal nido, piccola mia, sei una donna. E ciò che ti rende donna, piccolina, ciò che ti rende donna &egrave in questo momento nella mia bocca, dolcemente accarezzato dalla mia lingua, fino a che, tu, piccola, tenera, delicatissima gioia, non me lo dimostri, ampiamente, inequivocabilmente, esplodendo nel piacere finale, quello che desideri sempre e che io ti darò, sempre, ogniqualvolta lo desidererai (il mio sesso esplode nella mia mano).

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