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Racconti sull'Autoerotismo

biscotto inzuppato

By 24 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Ero tornata a casa un po’ prima dal lavoro, solo voglia di qualcosa di buono da sciogliere in bocca, di una buona maria da stringere tra le dita per sfiorare i nervi e massaggiare il ventre stesa sul divano, la lampada a rompere il buio e un cd girato a voce dolce per toccare il silenzio. Stefano era a lavoro, da qualche giorno neanche riusciva a fermarsi un po’ accanto a me per chiacchierare, avevo un certo languorino che mi stringeva il ventre, ero agitata, in qualche modo quell’apertura della mia patata che aspettava di poter versare umori e sapori, mi dava agitazione.
Mi svestii indossando il pantalaccio della mia tuta e una canotta aderente senza reggiseno; mi stesi sul divano avvicinandomi il tavolino con il mio kit relax intanto che pensavo cosa potessi mangiare per appagarmi, cosa potessi leccare e mordere. In casa non c’era molto, non ero riuscita a far la spesa che in generale adoro fare con lui giocando spesso a dargli il mio di dietro o ad abbassarmi portandogli agli occhi il seno nel simulare qualcosa che cadesse.
Ma qualche sera prima Stefano mi aveva portato i togo, sia al latte che al cioccolate fondente, quelli al latte erano finiti tutti nella sua pancia inzuppati nella mia patata’.solo al pensiero tremavo e rovistando tra i mobili in cucina, una mano scivolò tra le gambe e iniziai a giocare con la punta delle dita con il clitoride mentre le labbra della fica si gonfiavano e trasudavano umori che cadendo stavano inumidendo il pantalaccio scivolando dal palmo della mia mano. Mi sfioravo, immaginando fosse la sua lingua, adoro sentirla leggera leccarmi, aprire le labbra, con la punta raccogliere il clitoride, leccare, leccare e baciare fino ad entrare e a esplorare e scopare ogni lembo; sentivo come il respiro fermarsi proprio lì, come se solo il cazzo potesse liberarmene, mi toccavo e quel movimento diventava sempre più forte, sempre più invadente e irrompente. Riuscii finalmente a trovare i togo fondenti, ne afferrai uno con voracità, avevo voglia del suo cazzo, ne avevo troppa voglia, troppa fame, troppa sete di bere sperma, due o tre o forse sei potevano solo per qualche istante distendermi. Mi sarebbe piaciuto telefonargli, ma quando lavora penso di infastidirlo, ma avrei tanto voluto dirgli che avevo voglia di scoparmelo, di fare l’amore, di venire duo o tre volte.
Presi la confezione di biscotti, mi sedetti a tosatura d’agnello su divano e appoggiata al tavolino mi girai tra le dita la maria, perfetta’certo, non avevo il suo cazzo imbottigliato nel culo che a fisarmica e senza mai fermarsi me lo sbatteva portandomi allo stomaco tutto ciò che toccava. Un brivido mi attraversò la schiena quasi come se riuscissi a sentirlo davvero, sorrisi guardando quella cannetta, e che fosse perfetta mi portare a essere triste, preferivo quella strana e goffa che riuscivo a chiudere con il suo cazzo infilato nel mio culo e quella sensazione di piacevole dolore mista a brivido e eccitazione. Eh si, non riuscivo a non farne una senza pensare a questa scena, fatta di mille immagini, non saprei dirvi quante canne ho chiuso così ma posso dirvi che è esagerato, sono lì, faccio qualcosa per noi, e in qualche modo sono nelle sue mani, sodomizzata, domata, non posso non concentrarmi e lui gode di me e mi gestisce, decide lui quando prendermi per i capelli e baciarmi, quando afferrarmi per le maniglie e sbattermi, quando leccarmi il collo, palpare il seno, tirare i capezzoli, infilarmi dita nella fica’decide lui’io devo solo fare.
Sospirando crollai sul divano, la mia mano tornò tra le mie gambe, mentre con l’altra fumavo e a occhi chiusi immaginavo lui fosse lì, in giro per casa e magari di nascosto mi guardava e sorrideva facendosi una sega eccitatissimo dall’idea di me che mi masturbavo. Iniziavo a sentirmi come portata, cullata, sfiorata, toccata, lasciai la canna e corsi con la mano al seno, un capezzolo durissimo, una coppa tra le mie mani tosta e vellutata. Avevo fame, ne avevo tanta e i togo mi guardavano; ne presi tre e pensai che i miei umori da soli fusi al cioccolato dovevano essere estremamente eccitanti versati sulla mia lingua per Stefano, al quale avrei raccontato tutto mentre con un pompino esagerato lo avrei ripagato del lavoro e gli avrei dato la buona notte che lui adorava. Quattro togo, li leccai e li succhiai come se fossero il suo cazzo, le labbra erano sporche di cioccolata che colava sul mento come sperma che schiuma dalla bocca dopo il pompino e raccolto con la lingua scende in gola e riaccende i sensi. Le mie dita mi stavano scopando, la voglia di venire incalzava e i quattro togo sciolti andavano inzuppati; li infilai nella mia patata ormai non aperta ma sfondata e spugnata, con la mano sinistra spingevo la mano destra perché le dita fuse quasi ai biscotti mi scopassero. Qualche gemito, qualche intenso minuto di sofferenza e venni finalmente; quasi non riuscivo più a sentirla, era svenuta, palpitava. Strappai i biscotti e li poggiai sulla bocca, la lingua timidamente iniziò a uscire e a leccarli, piano piano scendevo sempre più giù fino a infilarmeli in bocca e succhiandoli iniziai a consumarli. Quel che restava di quei biscotti era poco, qualche morso e finirono lasciandomi un sapore agrodolce e una sensazione piacevole, mancava molto’mancava il suo sperma misto alla mia e alla sua saliva e il togo era perfetto.

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