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Racconti sull'Autoerotismo

IL BAMBOLO

By 23 Agosto 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un caldo pomeriggio di Luglio e Giulia era ferma al semaforo in sella alla sua moto. In ufficio era stata una pessima giornata, il capo le aveva fatto una scenata e quella schifosa leccapiedi di Margherita aveva avuto una promozione. Il semaforo divenne verde e con uno scatto secco la moto di Giulia si proiettò in avanti. Nel giro di due minuti la ragazza era arrivata davanti al cancello di casa, un bel condominio nella zona verde della città. Parcheggiata la moto, Giulia salì rapidamente le scale dell’ingresso. Una volta dentro al palazzo venne fermata dal portiere che le porse un pacco. La ragazza si chiese, mentalmente, cosa diavolo potesse contenere quel plico visto che non rammentava di aver ordinato nulla. Prese l’ascensore e premette il bottone con sopra inciso il numero tre. L’elevatore si arrestò con un lieve sobbalzo. La porta si aprì automaticamente e Giulia scese, estrasse dalla tasca dei pantaloni le chiavi e le infilò nella toppa. La serratura scattò seccamente. Giulia entrò in casa e si richiuse la porta alle spalle. La ragazza si sentì invadere da un senso di sollievo. Abbandonò il pacco sul tavolo della cucina, si sfilò i vestiti velocemente, si recò in bagno, fece scorrere l’acqua della doccia e si infilò sotto il getto. Ci mise qualche secondo ad adattarsi all’acqua fredda che le scorreva sul corpo, afferrò il tubetto del gel doccia e provò un certo disappunto nel constatare che era quasi vuoto. Uscì dalla doccia si infilò l’accappatoio, era morbido e profumato, si mise un asciugamano in testa e così agghindata si diresse in salotto. Improvvisamente il senso di sollievo che aveva provato appena entrata in casa scomparve per lasciare il posto alla malinconia, l’ appartamento le sembrò terribilmente vuoto e la prospettiva dell’ennesima serata davanti alla televisione non la allettava di certo. Constatò amaramente che stava meglio quando pensava di stare peggio, cio&egrave quando aveva una relazione con Giorgio. Pensò che forse non avrebbe dovuto lasciarlo anche se l’aveva tradita con una stangona bionda. In fondo, pensò, nessun maschio sano avrebbe potuto resistere a quella valchiria biondo crinita, soprattutto se la si paragonava a lei. Improvvisamente si ricordò del pacco e nel suo animo l’amarezza sparì spazzata da un sentimento di curiosità. Giulia si diresse in cucina e procuratasi una forbice, iniziò a tagliare il plico finché non ne estrasse il contenuto, una confezione totalmente nera che recava impressa la scritta ‘bambolo’ in rosso. La ragazza aprì i lembi della confezione nera e ne estrasse un qualcosa di informe che al tocco però risultava essere piacevolmente vellutato. Si accorse presto di avere tra le mani una bambola gonfiabile, anzi un bambolo gonfiabile! Giulia stese la sagoma sul tavolo, si trattava della riproduzione di ragazzo giovane e muscoloso. La ragazza non poté fare a meno di notare il lungo ed eretto fallo di cui il bambolotto gonfiabile era dotato. Giulia era incredula e non capiva come gli fosse potuto arrivare quel coso, afferrò la scatola di cartone in cui era imballato e posò il suo sguardo sull’etichetta con i dati postali. Il mittente era una società che non aveva mai sentito nominare, continuò a scorrere l’etichetta, c’era scritto proprio il suo nome ma l’indirizzo era diverso. Il postino, che la conosceva, doveva avere pensato, leggendo il suo nome, che si trattasse proprio di lei. Si sentì sollevata dall’avere dipanato il mistero. Posò la scatola. Il suo sguardo tornò sul bambolo, si chiese cosa avrebbe dovuto farne, scartò quasi subito l’idea di consegnarlo alla legittima proprietaria, sarebbe stato troppo imbarazzante, dopo qualche attimo decise che l’indomani l’avrebbe buttato. Si diresse in salotto e accese la televisione. Dopo un tempo indefinito comparve sullo schermo l’immagine di un ragazzo e di una ragazza impegnati a scambiarsi dolci effusioni. Nella testa di Giulia balenò di nuovo il pensiero della solitudine ma stavolta era accompagnato da un desiderio più ancestrale, se vogliamo animalesco, era il desiderio del calore, dell’odore, della forza di un uomo. In una sola parola del suo pene’ Prima che potesse razionalizzare le sue bramosie la mente corse al bambolo sdraiato sul tavolo della cucina. La ragazza non poteva credere di avere un tale pensiero, desiderio, ma come alcune volte le accadeva, si sentì guidata da un lato atavico del suo spirito che prendeva il sopravvento e eclissava gli altri. Giulia si alzò, andò in cucina e con un misto di paura ed eccitazione si avvicinò al bambolo, accarezzò con le dita la sua pelle sintetica, fatta di un misterioso materiale vellutato. Poi tolse, con delicatezza, il tappo della valvola di gonfiaggio e fece scendere la sue labbra sulla bocchetta. Iniziò a soffiarvi dentro con grande impegno, non poteva credere a ciò che stava facendo, ma l’eccitazione e il brivido che provava la spingevano a continuare. Quando la ragazza si accorse di non riuscire più a spingere aria all’interno della valvola, spostò la sua bocca e con mano tremante la richiuse con il tappo. Giulia contemplò il lavoro compiuto, il corpo del bambolo era disteso nudo sul tavolo, Il suo pene eretto. La mano della ragazza si allungò proprio in direzione del dritto membro e una volta raggiunto iniziò ad accarezzarlo, era di un materiale diverso rispetto a quello della pelle, era più piacevole, liscio. L’attenzione della ragazza fu poi catturata da una sorta di sportello posto sotto lo scroto del bambolo, lo aprì e constatò che vi si dovevano infilare delle pile. Giulia, allora, lasciò la cucina e si diresse nella sua stanza da letto, aprì un cassetto e ne estrasse un walkman a cui tolse le pile. Tornò in cucina e, terribilmente curiosa, inserì le pile sotto lo scroto del bambolo. Aspettò qualche secondo ma non constatò nessuna reazione apprezzabile, sentì la delusione che affiorava, l’eccitazione stava scemando, allungò nuovamente la mano verso il pene del bambolo e si accorse che questi era caldo! Il cuore le fece un sobbalzo nel petto, le sembrava di accarezzare un pene vero, la sua mano non poteva smettere di andare su e giù, su e giù, lungo il membro del bambolotto gonfiabile. Una dolce voglia le montò dentro, sentì il clitoride pizzicargli. La ragazza si tolse l’asciugamano dalla testa e lasciò cadere l’accappatoio sul pavimento. Con un agile gesto Giulia salì sul tavolo e in un attimo il suo snello corpo fu sopra a quello del bambolo.
La giovane accarezzò con gesti delicati i lisci pettorali del bambolotto, poi fece scorrere la sua vulva sul caldo pene di lui, la strusciò diverse volte con un piacere che cresceva ad ogni nuovo passaggio. Ben presto si sentì pronta a ricevere il membro del suo singolare compagno. Con un gesto delicato lo afferrò, lo appoggiò nei pressi dell’ apertura della vagina e con un paio di sapienti colpi di bacino se lo fece scivolare dentro. Il pene le scorreva dentro sempre più profondamente ma non abbastanza velocemente, allora si mise a cavalcioni e facendo leva con le gambe iniziò ad andare su e giù in maniera selvaggia. I muscoli delle cosce le facevano male ma la ragazza non poteva, voleva, smettere. Improvviso, selvaggio e liberatorio giunse infine l’orgasmo che si propagò dalla zona più profonda del suo sesso sino alla parte più esterna della vagina e fu così violento che rischiò di farla cadere dal tavolo. A Giulia girava la testa, pensò che sarebbe svenuta da un momento all’altro, ma dopo qualche secondo si riebbe, sfilò il pene del bambolo dal suo orifizio, e scese dal tavolo. La ragazza si rese conto di essere completamente sudata come se avesse corso una mezza maratona. Contemplò per qualche istante il membro del bambolo cosparso del suo umore, poi si recò in bagno. Stava per entrare di nuovo nel box doccia quando la sua attenzione fu catturata dalla sua immagine riflessa nello specchio. Giulia pensò che aveva un corpo proprio ben fatto, seni sodi, vita stretta, sedere a mandolino, gambe lunghe e dritte. Questa consapevolezza le diede una sensazione di benessere che non provava da tempo. Giulia pensò che quella sera non sarebbe rimasta in casa, che Giorgio poteva andare al diavolo, che avrebbe fatto conquiste e che si sarebbe divertita.

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