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Racconti sull'Autoerotismo

Il tecnico della caldaia

By 5 Novembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Siccome avevo questa faccia da bambina, facevo sempre di tutto per apparire grande, per essere donna, ma non una donna qualsiasi, una donna puttana.
Si, perch&egrave se non avessi avuto quel comportamento, chissà quando e come qualcuno si sarebbe accorto di me. E invece io volevo proprio suscitare pensieri perversi, immaginando che gli uomini potessero pensare: “Hai capito questa, sembrava una ragazzina e invece…”

Era il mio riscatto personale e lo adottavo sempre, o almeno ogni qualvolta che qualcuno non mi degnava di uno sguardo, facendomi un ciao distratto o quando addirittura neanche si presentava.
E’ il caso del tecnico della caldaia.
Un sabato mattina alle 9 in punto venne il tecnico per il controllo annuale. A casa eravamo io e mia madre la quale tenendo molto all’educazione, mi ha insegnato che quando arriva qualcuno in casa bisogna andare a salutarlo. E dentro di me pensavo “Ma perch&egrave non me ne posso stare in camera mia facendo finta di niente?” E invece eccomi lì a salutare l’ospite che partì malissimo. Mi diede la mano senza neanche guardarmi, continuando a parlare con mia madre. ‘Ah si? Ora ti faccio vedere io…’, pensai tra me e me.

Come ripeto era mattina presto, mi ero appena alzata dal letto ed ero in pigiama, ovvero maglietta corta e pantaloni lunghi. Vado nel bagno con finestra, proprio quello che dava sul balcone dove c’era la caldaia, e mentre mamma gentilmente preparava il caff&egrave per l’ospite che era venuto comunque da noi per lavorare, io legai i capelli e accesi la musica, distante un vetro di finestra da lui. Attesi che mia madre gli portasse la bevanda che poi lo avrebbe lasciato da solo, a tu per tu con la caldaia’ e con me.

A quel punto mi levai la maglietta, aprii l’acqua chiudendo il tappo del rubinetto per accumularla, ma subito il tecnico rimanendo con la testa abbassata disse “No signora, non apra!”
“Non posso lavarmi?” chiesi io che avevo già le tette di fuori. A quel punto lui che non si aspettava la mia presenza, alzò la testa per vedere chi ci fosse nel bagno. Quell’uomo di circa 35 anni che 5 minuti prima non aveva neanche fatto caso a me, ora era lì a fissarmi le tette con l’espressione da ebete, tipica di qualsiasi uomo di fronte ad un nudo inaspettato.

Non riuscì neanche a dire niente, fui io che da sola mi diedi la risposta ‘Allora la chiudo, mi dice lei quando posso usarla di nuovo’
Lui fece si con la testa e disse ‘ok’ a voce bassa, ma avevo appena iniziato la tortura.

L’acqua che feci scorrere non aveva fatto in tempo a scaldarsi, ma si rivelò provvidenziale per quello che avevo in mente. A contatto con il corpo infatti, quella sensazione di freddo mentre mi lavavo le ascelle mi fece indurire i capezzoli e sebbene fossi chinata sul lavabo percepii lo sguardo dell’uomo, al quale però mostravo la schiena e il culo che senza slip era coperto dal pigiama stretto, ma leggero. La finestra infatti &egrave dietro il lavabo, sopra i sanitari e accanto al box doccia. Mi tirai su per asciugarmi e dallo specchio lo sorpresi a spiarmi, in modo maldestro si rifugiò nella sua cassetta degli attrezzi per mascherare il suo vizio.

Ma a me faceva enormemente piacere eccitarlo e farmi guardare, pensare che solo pochi minuti prima non sapeva neanche che esistessi! Sto stronzo!
Facendo quindi finta che non mi avesse visto, proseguii con la mia igiene, era sabato e come ogni fine settimana mi dovevo depilare la fica. Quindi mi levai i pantaloni e rimasi completamente nuda. Alzai una gamba e la appoggiai sul lavandino rivolgendomi alla luce della finestra per vedermi ‘ e farmi vedere- meglio i pochi peli che in 7 giorni erano appena ricresciuti. Ma io sono una perfezionista soprattutto per queste cose. Prima feci le ascelle, volutamente strofinavo il polso sul capezzolo ad ogni passaggio di lama per farlo restare duro. Quindi presi la schiuma e la spalmai in mezzo alle gambe. Intingendo il rasoio nella pozzetta d’acqua presi a radermi aiutandomi a tenere la pelle tirata con la mano sinistra. Sentire gli attrezzi del mestiere cadere più volte in terra era per me la conferma che ero spiata. Non lo guardavo perché se i nostri occhi si fossero incrociati, avrei dovuto chiudere la tenda della finestra con sdegno e risentimento! Oppure no’
Quando tutta la schiuma ormai venne via, feci gli ultimi ritocchi solo con l’acqua e con la fica bene in evidenza. Bagnata non solo d’acqua’ esagerai con le rifiniture e continuai a passare il rasoio più e più volte, pelo e contropelo fino a che divenne liscissima come piace a me, e al tecnico.

Mi asciugai e uscii dal bagno con l’accappatoio per andare a prendere la biancheria. Tornai solo con un perizoma e lasciai cadere in terra l’accappatoio. Schiena alla finestra mi chinai per infilarlo, e una volta tirato su feci una furbata che mi sarebbe servita per dopo. Spostai infatti la parte davanti da un lato, in modo che nonostante avessi lo slip, la fica rimanesse comunque di fuori. Alzai i pantaloni del pigiama tirandoli molto su a ‘strozzarmi’ le labbra della fica, rigirando anche l’elastico sul bordo. Infilai anche la maglietta e andai a fare colazione.

A quel punto anche il tecnico aveva finito (chissà cosa aveva combinato). Venne di là in cucina a riscontrare mia madre e stavolta gli occhi erano puntati solo su di me che come un angioletto mangiavo le mie fette biscottate. Mia madre lo pagò e lo salutò, invitandomi a fare lo stesso, mi alzai e andai verso di lui con tutto il pigiama infilato nella fica lasciando vedere in modo netto lo spacco fra le labbra.

‘Arrivederci all’anno prossimo!’ con un sorriso ammiccante di chi sapeva di aver capito tutto e che si era esibita volutamente

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