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Racconti sull'Autoerotismo

Io?

By 15 Marzo 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Premetto che &egrave la prima volta che scrivo, per cui portate pazienza per tutti gli errori/orrori che troverete nelle prossime righe.

Non so bene da dove cominciare, ad essere onesta.
“Inizia dall’inizio” direte voi.
“Facile a dirsi, meno a farsi” rispondo io. Voglio dire, quale può essere considerato l’inizio di tutto questo? Essendo un sito di racconti erotici potrei pensare che l’inizio sia quando ho scoperto la mia sessualità e l’immenso piacere che ho imparato a darmi giocando con il mio sesso. Vi va bene se lo chiamo sesso? Mi sembra un giusto compromesso ma, se preferite, potrei usare altro.
Tutto questo per dirvi che il sesso mi piace. Mi piace eccome! Tanto che a volte faccio davvero fatica a resistere e adoro abbandonarmi in molte (non tutte) delle sue sfumature e restare lì, anche dopo che l’orgasmo &egrave passato, in quello stato di… nulla, ad assaporare quei momenti.

Perdonatemi, sto divagando ma, se continuerò a scrivere, avremo modo di conoscerci.

Forse potrebbe essere un’idea iniziare da qui, ovvero dal perché di questo racconto. In fondo, questo &egrave l’inizio.

Non sono mai stata molto attratta dai siti porno, non certo i video e ancor meno i racconti. Però &egrave successo, una sera, in cui ho indugiato sulle pagine di questo sito, tra un racconto e l’altro, dandomi piacere. Ho visto che su questo sito si può scrivere di tutto, persino degli animali. Così ho pensato che avrei potuto provare, scrivere la mia storia, vedere cosa sarebbe saltato fuori.

Ok, avrete ormai capito che ho la pessima tendenza a divagare e perdermi.

Quella in cui ho scoperto questo sito si potrebbe definire una serata come tante. Cena a casa con i miei, una birretta veloce con le mie amiche e infine divano. Sono onesta, ora come ora non ricordo proprio cosa mi fossi messa a guardare, ricordo che la mia testa andava altrove. Era da quella mattina che mi sentivo inquieta ma, tra un impegno e l’altro, proprio non avevo avuto tempo per me. Potermi finalmente rilassare mi fece scattare qualcosa nel cervello, quel qualcosa che avevo ormai imparato a conoscere e ad accettare. Mi chiusi stretta stretta nella mia morbida copertina e mentre Netflix girava senza che ormai lo guardassi più, i miei occhi scorrevano sul monitor del mio telefono.
Cosa cercavo? Tutto e niente in realtà. Solo qualcosa che avesse il potere di tenermi compagnia in quei momenti. Ed eccomi finita sulle pagine di eroticiracconti. La mia mano si infilò sotto la coperta, scivolò sotto i pantaloncini e si insinuò sopra le mutandine. Mi accarezzavo piano, non avevo alcuna fretta e volevo solo sentire il piacere della carne. Volevo sentirlo diffondere in tutta me stessa lentamente, gustandomelo bene.
E il fatto che i miei vecchi fossero nella stanza accanto a guardare la televisione non faceva che stuzzicarmi ancor di più. Certo, ero ben coperta e se anche fossero spuntati all’improvviso non avrebbero capito che la loro figlia si stava toccando, ma l’idea contribuiva ad eccitarmi lo stesso.
Volevo di più.
Non starò qui a dirvi che racconto avevo davanti agli occhi, ma infilai la mano sotto le mutande, scostai un poco le cosce e… beh, il resto potete immaginarlo. Un orgasmo lento e appagante, di quelli che ti scuotono tutta.
Il mio ragazzo non sa di queste parole, non sa che vi sto scrivendo. Sono onesta, non so nemmeno come la prenderebbe. Forse, conoscendo la troia con cui sta, potrebbe non essere dispiaciuto. Sì, proprio così, sono una troia.
Mi piace il sesso, sopra ogni altra cosa.

E allora eccoci qua ancora una volta. Un’inaspettata seconda volta.

Scusatemi se non ho più risposto ai commenti al mio racconto ma, come vi ho detto, ero fuori con il mio ragazzo e ho approfittato di un momento morto. In seguito la serata si &egrave movimentata e il telefono &egrave diventato l’ultimo dei miei pensieri. Per cui spero proprio che non me ne vorrete.

Ora &egrave domenica mattina. Un po’ prestino a dire il vero, e provo a buttar giù qualche altra parola. Se ve lo state chiedendo no, non sono a casa mia, ma del mio ragazzo e sto scrivendo mentre dorme e gli tengo la testa sul torace. &egrave un piacevole farsi cullare dal suo respiro. A proposito, credo proprio che tra un pochino vi abbandonerò e avrò cura di svegliarlo come si deve. Per ora, però, mi dedico a voi, e poi chissà se riuscirò a finire questa “seconda puntata” in serata oppure no.

Prima di tutto lasciatemi dir due cose.
La prima &egrave che davvero non mi aspettavo mai che quelle mie prime poche parole buttate giù quasi per scherzo potessero riscuotere tanto successo. Non so se si possa davvero definire tanto, ma i vostri commenti sono stati splendidi ed &egrave merito vostro se ora sto scrivendo queste righe. Per cui mi sento di ringraziarvi, in particolare Blubear e Alba.

In secondo luogo c’&egrave una cosa che mi ha lasciato un po’ perplessa.
L’aspetto, come l’avete definito, “virginale” delle mie parole. No, mi spiace, non ho nulla di virginale. Come vi ho detto mi piace il sesso, tanto e potrei dire ormai di averne provate svariate sfumature. E non sempre sono stata morigerata. Magari un giorno vi racconterò qualche aneddoto.

Finita questa lunghissima premessa che spero non vi abbia annoiato mi ritrovo punto e a capo. Che cosa poi mai raccontarvi? E, soprattutto, da che parte inizio?

In un certo senso potrei dire che tutto questo &egrave iniziato tanti tanti anni fa, quando ho iniziato a scoprire la mia sessualità. Ma dubito che i dettagli di una bambina vi possano interessare. Chiuderò l’episodio dicendovi che nessun angolo della mia casa &egrave rimasto illeso. Tutti, ma proprio tutti, hanno avuto un incontro ravvicinato con le mie parti intime. Di quegli anni ricordo l’aspetto sperimentale dei miei approcci. Non so se si potesse definire già masturbazione, ma il senso di piacevole benessere che ne traevo era come una droga. Chiaro che, dopo le prime volte in cui i miei mi scoprirono e mi fecero tanto di ramanzina mi feci furba e iniziai a farlo di nascosto.

A volte mi chiedo cosa direbbero i miei genitori se sapessero di aver una figlia tanto… disinibita (in realtà il mio ragazzo usa altri epiteti, un po’ più volgare ma non per questo meno eccitanti).

Ora &egrave domenica sera. Il mio lui si &egrave svegliato e poi la giornata &egrave stata una vortice sempre in movimento. Solo ora che sono nel mio letto posso rilassarmi un poco e ne approfitto per scrivere qualche riga.

Già mi immagino i primi commenti che riceverò:
“Beh, non ci racconti come l’hai svegliato?”
Quindi tanto vale dirvelo subito. Quando ha cominciato a muoversi e ho capito che stava tornando in sé ho messo via il telefono e sono rotolata su di lui, dandogli un bel bacio sulle labbra. &egrave stato un tesoro quando si &egrave girato perché volevo continuare a dormire. Io sono rimasta un attimo ad osservarlo (oh sì, &egrave proprio tanto carino!) e poi ho agito. Gli ho messo la lingua in bocca. Ora mi rendo conto che scrivere queste cose un poco mi imbarazza. Non fraintendetemi, non sono una santa nemmeno da lontano. Sono solo dell’idea che certe cose vadano fatte, non dette. E ora, mettermi qui a scriverle… beh… fa un certo effetto. E se vi dicessi che questo effetto non &egrave proprio spiacevole?

Facciamo così, perché tanto lo so cosa succederà. Io continuerò a raccontarvi di me e lui questa mattina e vi allungherete una manina tra le gambe, immaginando di essere al suo posto. Quindi, visto che nulla mi dà più piacere che dar piacere al mio ometto, farò la stessa cosa anche io:
Sappiate quindi che mentre voi vi starete toccando su queste mie parole io ho fatto lo stesso mentre le scrivevo.

In risposta al mio bacio lui mi ha respinta. Lo adoro quando fa il prezioso, mi invoglia a stuzzicarlo ancor di più, fino a quando non cede. E allora mi prende e mi fa sua con foga, quasi con rabbia, e io godo in una maniera tale che non saprei renderla a parole.

Questa mattina &egrave andata un po’ diversa. Quando mi ha respinta gli ho pizzicato un capezzolo. Credo che gli chiederò di farsi fare il piercing… mi sono resa conto che l’idea mi eccita… scusate sto divagando.

“Vediamo se mi rifiuti ancora.”

Ho sorriso e mi sono infilata sotto le coperte. Eravamo già nudi, sabato sera abbiamo fatto l’amore e ci siamo addormentati così. &egrave stato bellissimo, adoro quei momenti, quando sei appagata e lui ti tiene così stretta che puoi sentire i battiti del suo cuore, abbandonarti contro il suo petto e lentamente ti assopisci…

Ho divagato ancora, perdonatemi vi prego.

Il tempo di scivolare sotto le coperte e lui era lì, tranquillo e a riposo. Il mio giocattolo preferito! A pensarci ora mi sto bagnando… immaginate quanto lo fossi stamattina quando ho iniziato a toccarlo, accarezzarlo, coccolarlo, senza nessuna fretta ma solo con la voglia di dargli piacere. &egrave domenica, &egrave importante iniziare bene!
Il suo… come volete che lo chiami? Sesso? Pene? Cazzo? Che cosa imbarazzante questa… beh, il suo gingillo ha reagito in fretta alle mie attenzioni. Io non credo che voi maschietti vi rendiate conto di quanto sia affascinante per me vedere il vostro tesoro reagire e crescere alle mie attenzioni. &egrave una cosa che mi dà assuefazione. Così, quando ho visto che gradiva, ho aperto la bocca e l’ho preso tutto, stringendoci le labbra attorno. &egrave stato un mix di sapori. Il suo e il mio, insieme. Mentre aumentava di dimensioni dentro la mia bocca.

Scusate ma vi comunico di aver appena avuto un orgasmo… e non vi potete rendere conto della fatica che sia scrivere con una mano sola…

A questi punto credo che possiate ben immaginare cosa ho fatto. Mi sono gustata il suo membro (va bene così?) E lui ha apprezzato. Oh si, ha apprezzato un sacco la mia bocca e la mia lingua. Doveva essere un risveglio, per cui mi sono mossa con lentezza e dolcezza su ogni centimetro di pelle dall’inguine fino alla punta. Baci, carezze, morsetti, leccatine…

“Vengo.”

Gli ho sentito sussurrare. Vi confesso di aver avuto un attimo di esitazione. Ho pensato che sarei potuta salir su di lui, prenderlo dentro di me e godere della sua presenza. Ma sapevo che, con la bocca, l’avevo già “scaldato” parecchio e non avrebbe resistito molto, non tanto quanto sarebbe servito a me per venire.

Ho serrato le labbra attorno alla sua carne pulsante e ho iniziato a far su e giù mentre con le mani gli accarezzavo il ventre e le cosce. E più mi muovevo più lui agitava il bacino e lo sentivo fremere tutto e io… io adoro quei momenti… saper di essere l’artefice dei suoi orgasmi mi manda in estasi più ancora del farmi scopare.

“Vieni amore mio, vienimi in bocca.”

So che adora quando glielo dico, così ogni tanto (mica sempre eh, non vorrete mica diventi un’abitudine!) lo faccio felice.

Ho goduto. Quando lui si &egrave irrigidito tutto e ha scaricato il suo seme nella mia bocca, sulla mia lingua io ho goduto. Tanto quanto un orgasmo come quello che sto provando ora. Per la seconda volta durante questo racconto.

Questo &egrave stato il nostro risveglio di domenica mattina.

Spero che queste mie parole vi siano piaciute tanto quanto son piaciute a me mentre le scrivevo.

Ora io mi girerò a pancia in giù e mi toccherò ancora una volta. Vorrei solo che fosse qui e mi penetrasse a fondo e mi facesse godere come solo lui riesce.

E con questo siamo arrivati alla terza pagina. Sarà curioso scoprire se riuscirò a caricarlo senza problemi o il perfido sistema mi ostacolerà ancora. Una cosa &egrave certa, non immaginavo proprio che su un sito di racconti erotici ci potesse essere un tale assiduo scambio di commenti. Bravi, siete divertenti!

Torniamo a noi. O forse sarebbe più giusto dire a me. Lo confesso, non so bene se raccontarvi qualcosa di me o se continuare con “la mia vita in diretta”. Proviamo a fare un po’ e un po’, che ne dite? Vediamo che salta fuori e, se non vi sarà piaciuto, sono certa che me lo direte.

In questo momento sono seduta al tavolino di un bar, sorseggiando una birra. &egrave una Bjorne, non so se la conoscete, ma per me &egrave fortissima. Aggoungete che ho mangiato poco o nulla e so già che, quando mi alzerò, le ginocchia mi tradiranno. Come? Da sola? Sì sono da sola. Il mio ragazzo &egrave andato con un amico ad un colloquio e io sono rimasta qui, tranquilla, ad aspettarli. &egrave caldo, il sole brucia meravigliosamente sulla mia pelle e me la sto godendo davvero tanto. Potrei dirvi “in tutti i sensi”. Non nessun dubbio che, se mettessi una mano tra le cosce, troverei le mutande umide. Proprio così, ho voglia. Ho terribilmente voglia di scopare. Ci sono volte che voglio fare l’amore e poi ci sono le volte che ho voglia di scopare. Di essere presa, così come sono, e di essere posseduta.

E scrivere queste cose mentre sono qui da sola al sole &egrave un problema. Se stringo le cosce posso sentire il mio sesso pulsare. Il problema si aggrava se guardo i due ragazzi seduti tre tavolini più in là. Uno, in realtà, mi da (oddio, aiuto, da o dà?) le spalle e non mi ispira molto. Ma l’altro… ha due spalle enormi, capelli lunghi biondi e la barba dello stesso colore meraviglioso.

Dio, non va bene per nulla, sto iniziando a ragionare con la vagina e non con la testa. E quando succede capita sempre un guaio. Ha ragione il mio uomo quando dice che deve tenermi al guinzaglio.

Sorseggio. Respiro a fondo. Accavallo le gambe.

Fatemi parlare d’altro, l’alcol mi da fastidio, miseriaccia.

Che io sia una convinta fan dell’autoerotismo ormai l’avrete capito. &egrave bello fare l’amore, meraviglioso accoccolarti contro il petto del tuo ragazzo, libidinoso (si può dire?) quando mettono la lingua sul tuo sesso o quando ci fanno scivolare dentro due dita… ma non c’&egrave nulla che mi piaccia tanto quanto darmi piacere da sola.
Non per questo dovete pensare che mi piaccia penetrarmi da sola. Anzi, spesso non lo faccio. Quello che piace a me &egrave accarezzarmi la pelle. L’interno coscia… il ventre… i seni… adoro coccolarmi. Questa &egrave la verità e non me ne vergogno. Il mio ragazzo lo sa. Una volta mi ha detto:
“Vuoi farlo? Fallo! A me non interessa quante volte al giorno ti masturbi. A me importa che quando ho voglia di scoparti non ti tiri indietro.”
Non l’ho mai fatto.
Ho scoperto un gioco interessante. L’orgasmo mi rende ipersensibile. Una volta, dopo l’orgasmo, mi fermavo. Basta, giochi finiti. Poi, un giorno, avevo provocato il mio uomo. Io ero troppo su di giri. Quando mi prese il mio orgasmo mi esplose dopo tre affondi.

No basta, adesso mi alzo e vado in bagno. Credo di aver la vagina che sta colando. Credo di aver bisogno di sesso.

Apro le cosce, la gonna si tende. Per fortuna stamattina ho indossato i collant. Ora mi pento di aver indossato le mutande. Avrei dovuto dar ragione alla mia vagina e non metterle. Maledizione!
Mi accarezzo una gamba, scostando un pochetto la gonna. Eccolo. Ha spostato lo sguardo su di me. Parla con l’amico, ma lo sguardo &egrave su di me. Se esistesse un dio ora farebbe apparire il mio ragazzo.
Mi guardo attorno.
Non lo vedo.
Spingo il culo in avanti. Riuscirà a vedere quanto mi sto bagnando? Riuscirà a capire quanto lo voglia dentro di me?
Sono al bar, a cosce aperte, scrivendo a voi. La follia. Io ve l’ho detto, sono una troia.
Mi accarezzo una coscia, lo guardo. La mano arriva al sesso. Mi sento fradicia.
Perdonatemi, vado in bagno. Un bacio!

E ora cosa faccio? Scrivo al presente o al passato? Avete preferenze?

Sono uscita dal bagno dopo essermi lavata le mani e l’intimo. Ho le guance arrossate e un sorrisetto sulle labbra. Al banco del bar trovo il mio ragazzo. Cosa volete che faccia? Gli getto le braccia al collo e lo bacio. Non gli do tempo, gli infilo la lingua in bocca. Lo voglio. Voglio che mi strappi via i vestiti e mi scopi. Voglio sentirlo dentro. Voglio la sua carne dentro di me.

“Amore! Portami a casa”, gli dico.

Lui mi guarda, sorride e mi indica il suo amico.

“Ciao Mattia! Perdonami, ma in questo momento ho voglia del mio ragazzo.”

Mattia si mette a ridere, divertito e alza le braccia in segno di resa. Il mio ragazzo, lo chiameremo Tommy, si mette in mezzo, cercando di smorzare il mio entusiasmo. Non dovete stupirvi. Sia io che Tommy siamo intimi con Mattia. E se ve lo state chiedendo, vi rispondo. Io e Mattia siamo stati a letto insieme, ma di questo parliamo un’altra volta.

“No amore, non hai capito”, gli dico io, “ho bisogno che mi porti a casa e mi scopi.”

I due ragazzi si guardano, Mattia, carino, si fa da parte, ci saluta e se ne va. In auto Tommy non sembra felice.

“Non sei stata carina con Tia.”
“Perché?”
“L’hai mandato via facendo la parte della troia.”
“Amore mio…”
Gli prendo una mano e la infilo sotto la gonna. Non può sentire quanto io sia eccitata.
“… da quando ti dispiace che faccia la parte della troia? Sei tu a spingermi a farlo. Lo ricordi? Quindi, ora, se io voglio che mi scopi, mi porti a casa e mi fotti.”
“Non c’&egrave bisogno di essere così volgare.”
“Dimmi che non hai voglia di scoparmi. Sai che non mi offendo, ma dillo.”
“Non &egrave quello, &egrave che ti vedo terribilmente assatanata.”
“Ferma la macchina.”
“Cosa?”
“Ferma la macchina.”
Mette la freccia e accosta. Un attimo dopo gli infilo una mano nei pantaloni, in cerca del mio giocattolo preferito.
“Ho bevuto. Avevo il sole che mi scottava la pelle. C’era un tipo, una specie di vichingo, che mi faceva un sangue.”
“Ci sei andata?”
Intanto la mia mano sta giocando con la sua carne. La sento pulsare e svegliarsi al mio tocco. Dio quanto la voglio.
“Pensi che sarei su di giri in questo modo se mi avesse scopata?”
Lui non risponde. Io glielo tiro fuori.
“Siamo sulla statale, sei pazza!”
“Di te.”
Fanculo la gente. Fanculo l’auto. Fanculo la statale. Sono in frenesia da sesso, lo so, ne sono consapevole, ma quando mi prende non posso farci nulla.
Sgancio la cintura e salgo, non senza difficolta, ve lo dico, sopra di lui. Il mio bacino contro il suo. La sua mano si infila sotto tutti i miei vestiti e mi stringe un seno. Potrei godere. Ma lo voglio dentro.
“Ti ho convinto amore?”
“Sei una troia.”
“Portami a casa.”

Volete davvero che vi dica cos’e successo dopo o lo intuite da soli? :)

Aspettate! Avevo iniziato il discorso dei “tre affondi” e non l’ho finito. Insomma, quella volta lì venni troppo presto. Lui no. Lui voleva continuare. Gli chiesi di fermarsi, ma la sua risposta fu qualcosa tipo “hai giocato col fuoco, ora ti scotti. E ti scopo finché ne ho voglia io.”
Non l’avesse mai fatto! Dopo l’orgasmo ero diventata ipersensibile ovunque. Quale meraviglia! Quanto ho urlato quella volta!
Beh, ora succede che, quando sono certa che scoperemo, mi masturbo prima. E godo ancora di più.

Vi basta come terzo capitolo?

Apro gli occhi. &egrave prestissimo, la sveglia suonerà tra un’ora e mezza. Sogni. Devo aver sognato male. Mi guardo attorno, &egrave ancora buio. Mi alzo, con indosso solo la maglia e le mutande e vado in cucina. Apro il frigo, bevo un po’ di acqua fresca. Poi vado in bagno e mi rilasso un attimo. Mi sento inquieta. Chissà cos’ho sognato.
Torno a letto, mi sdraio e tiro su le coperte fino al naso. Non sono tranquilla, per niente. Mi giro. Penso che ci vorrebbe qualcosa per distrarmi. Penso alla mia giornata di oggi, a quello che ho in programma (nulla di speciale, non pensate chissà che) e nulla. Mi rigiro.
Così mi viene in mente di scrivere.
&egrave un po’ scomodo da telefono, ma il computer &egrave di dominio pubblico e ci manca solo che i miei scoprano il mio “diario segreto virtuale pubblico”. Voglio dire… ok, non sono una brava ragazza, ma i vecchi non sanno nulla delle mie bravate. Con loro vado d’accordo e cerco sempre di farli contenti, così mi stanno meno col fiato sul collo e io sono (e mi sento) più libera. Ma se credo che sappiano che non sono una santa, credo ci resterebbero male se scoprissero che scrivo racconti erotici (che parolone!!) dove parlo di me, di come mi masturbo e delle mie… ehm… scappatelle…
Voglio dire… se voi lo scopriste di vostra figlia ci restereste male, no?

Ecco cosa vorrei ora per distrarmi: fare un pompino. Scusate la schiettezza, ma non credo ci sia modo per dirlo in maniera più elegante. Non trovate? E poi, tutto sommato, a me non dispiace come suona.
Pompino.
Sembra quasi il nome di gioco. E per me lo &egrave. Un gioco che mi rilassa e mi eccita allo stesso tempo. Purtroppo, in questo momento, non posso farlo. Adesso scriverò con una mano sola per cui, se troverete errori, prima di odiarmi, pensate a dove si trova l’altra mia mano. Sì, avete capito bene, tra le mie cosce. Oppure… oppure preferite pensare alla mia bocca su di voi? Ditemi la verità.

Una volta ho visto un video insieme al mio Tommy. C’era uno stanzino piccolo con due buchi tondi a sinistra e destra. Nel mezzo una ragazza mora. A turno spuntava un membro (non mi avete poi detto che termine preferite che usi) da sinistra e da destra e lei li succhiava. Tutti. Fino a ingoiare. Mi sono resa conto che quel gioco mi eccita terribilmente.

Ho infilato la mano sotto le mutande. Vorrei stendermi a pancia in giù e accarezzarmi così, ma non riuscirei a scrivere e voi vi arrabbiereste. Comincio a pensare che questo scrivere sia un po’ esibizionistico… aiuto.
Un dito sul clitoride. Sono scesa fin quasi all’altro buchino e sono risalita, raccogliendo un po’ di umori. Ora mi sto rilassando che &egrave una meraviglia…

Davanti a quel video, sulle prime, ero un po’ disgustata. Voglio dire… come si può pensare di succhiarlo a uno… due… tre… sei… nove… dodici sconosciuti? Ingoiare così tanto sperma in cosi poco tempo? Non darà la nausea? Poi, ad un certo punto, la ragazza si gira verso la telecamera, apre la bocca e ha tutto lì, sulla lingua. Quell’istante mi ha eccitato terribilmente. Avrei voluto baciarla e bere quel seme.

Nemmeno mi sono resa conto di aver iniziato a penetrarmi con due dita. Spingo piano, vado a fondo. Mi godo la loro presenza dentro di me qualche istante e poi esco. &egrave il momento che più odio. Mi sento svuotare quando l’unica cosa vorrei &egrave essere sazia. Mi vergogno a dirlo, il mio ragazzo non lo sa. Vorrei che entrasse e non uscisse mai. Vorrei che un volta dentro continuasse a spingere, a entrare sempre di più, come se potessi accoglierlo tutto. Non so se mi spiego… ma &egrave come se… non solo il suo pene, ma tutto lui. Vorrei che potesse entrarmi dentro per intero e… niente… sono malata vero?

Mi vergogno ad ammetterlo, ma mi sono ritrovata a immaginarmi al posto della ragazza. Voi non siete nessuno e io mi vergogno. Ma quel giorno, con il mio ragazzo accanto, &egrave stato imbarazzante. Ha visto come fissavo il monitor e anche lui ha iniziato a masturbarmi.
“Ti piace?”
Ho annuito con la testa.
“Vorresti farlo?”
Non ho saputo rispondere. Ma la verità &egrave che sì, avrei voluto.

Ovviamente scrivere porta via un sacco di tempo. Specie se lo fai con una mano mentre con l’altra sei intenta a toccarti. Mi sono presa l’orgasmo e poi son dovuta correre a lavoro, interrompendo l’opera. La cosa divertente &egrave stato scoprire che, mentre scrivevo e mi masturbavo, ho scambiato qualche commento ai miei racconti con uno di voi. Ovviamente lui non lo sa, ma io sì. E la cosa &egrave stata stuzzicante. Non &egrave la prima volta che faccio una cosa simile, ma &egrave stata la prima volta in cui non sia stato coinvolto il mio ragazzo.
No, non gli farei mai le corna. O meglio, non scoperei mai altri senza che lui lo sappia (abbiamo questo accordo) come lui non lo farebbe con altre senza che io lo sappia. E questa cosa, questo scrivere, sta dando una dimensione nuova alla nostra storia. Non lo tradisco, ma in un certo senso sì perché siate sinceri, quando mi leggete vi masturbate anche voi. O sbaglio? A pensarci, penso che se mi diceste di no rimarrei delusa. Non da voi, ma da me, perché vorrebbe dire che non ho saputo trasmettervi la mia voglia.

Tornando alla volta del porno, ho scoperto che la fantasia di partecipare a una “festa” del genere &egrave diventata ricorrente nei miei momenti intimi. Niente facce, niente volti, niente nomi, niente sguardi. Solo membri da succhiare e ingoiare. Anche ora, se mi ci soffermo troppo, posso sentire la mia amica intima reagire positivamente. Sono malata, non ho dubbi su questo. Ma quello che mi fa star tranquilla &egrave che questa inclinazione riesco a viverla serenamente.

Quel pomeriggio, però, si concluse in modo piacevole. Stavo sul divano, con le cosce aperte. Il mio ragazzo mi masturbava con due dita. Godevo. Le sue dita, le immagini sullo schermo, la fantasia di esserci io al posto di quella ragazza…
“Dammelo”, gli dissi.
“In bocca?”
“Dove ti pare, ma dammelo.”
“A una condizione.”
In quel momento avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto.
“Quello che vuoi.”
“Ti scopo la bocca, ma tu devi continuare a masturbarti con due dita e non venire prima di me.”
Vi giuro che poche volte ho fatto tanta fatica come quel giorno. Io ero lì, inchiodata al divano, lui sopra di me, che me lo spingeva in bocca al ritmo che gli pareva. Non era come le altre volte, quando sono io a deciderò il ritmo e le coccole da fare. Comandava lui. Con la testa appoggiata allo schienale e impossibilitata a muovermi, mi aveva trasformato in un buco. Dio, quanto mi vergogno ad ammetterlo, ma &egrave proprio così. Stella al Neon, in quei momenti, non era altro un buco che Tommy si stava scopando. Peggio, non era Stella, era solo la sua bocca. Decideva Tommy il ritmo con cui fottermi la gola. Decideva Tommy la profondità a cui spingere il suo arnese. Non aveva nulla a che vedere con il video che stavamo guardando. Mi stava letteralmente fottendo la bocca. Io non potevo far altro che stringere le labbra attorno al suo membro (facendo ben attenzione a non urtarlo coi denti) e a masturbarmi.
Cosa volete che vi dica? Che mi dispiaceva? Che ha urtato la mia sensibilità femminile? No. Vi dico che mi ha fatto sentire un buco. Ma il SUO buco. Ero il suo giocattolo. E io godevo per il semplice fatto che stesse usando me e non un’altra.
A tutto questo aggiungete che ogni volta che lui si spingeva dentro la mia bocca io spingevo due dita dentro di me. Io non credo di conoscere le parole per descrivervi la folle eccitazione di quel momento. Avrei solo voluto non smettesse mai.
Godevamo. Entrambi. Follemente.
Quando, finalmente, mi mise le mani sulla testa e me lo spinse ancora più a fondo non ho davvero idea di come abbia fatto a non vomitare. Ricordo i conati. Ricordo che non respiravo. Ricordo che pensai che sarei morta. Gli battei una mano su una coscia, pregandolo di darmi tregua. Lui uscì da me e disse:
“Sei un buco. Un buco non si lamenta.”
Ci guardammo negli occhi e annuii. O forse pensavate che mi sarei ribellata? Lo accolsi di nuovo. E di nuovo lui mi usò senza tregua o pietà. Lo spinse a fondo, mi fece toccare il suo pube con il naso. Mi mancava il fiato.
“Non posso respirare, muoio.”
Pensai. Affondai due dita quanto più mi era possibile dentro di me. Ero sconvolta. Sarei morta godendo. Decisi di fare l’unica cosa in mio potere fare: mi rilassai. Rilassai ogni muscolo del mio corpo e mi abbandonai a Tommy e al suo membro che mi stava affondando in gola. Avrei voluto urlargli di godere di me, della mia bocca, di spingere più a fondo, ma non poteva.
“Ti amo.”
Disse un istante prima di inondarmi di sperma l’ugola. Non avrei potuto mandarlo giù tutto nemmeno con un miracolo. Un istante dopo usci dalla mia bocca con un sospiro e, senza darmi il tempo di prender fiato, mi mise la lingua in bocca.
“Vieni.”
Disse solo. E sulle mie dita esplose un orgasmo dei più belli mai vissuti.

E ora? Ora potrei dirvi che mi sto toccando di nuovo. Sarei ripetitiva, vero? In quattro racconti confessioni &egrave più il tempo che passo con le mani tra le cosce che quello che vi scrivo d’altro. Vi ho annoiati un pochino?

Tra poco passa Tommy a prendermi. E io ho voglia. Dopo aver scritto di quel pomeriggio ho voglia. Voglia di prenderglielo in bocca e farlo godere. E poi, forse, pensare al resto della serata.

Sapete cosa mi eccita? L’idea di scrivervi mentre sto giocando con il suo (e mio) amichetto. &egrave stuzzicante, ma non so se ci riuscirò.

Per questa volta penso che possa bastare così. Che ne dite?

Nuovo capitolo nuova vita? Quasi. Il capitolo &egrave nuovo, la vita &egrave sempre la mia. Il capitolo, invece, non sarà in diretta questa volta. Venerdì &egrave stata una giornata troppo forsennata per aver il tempo di scrivere. Per cui, per sta volta, vi farete andare bene la differita. Non ne avrete a male vero?

Prima di ogni cosa lasciatemi dire che mi avete riempito la mail. La cosa mi ha lasciato molto perplessa. Non mi sarei mai aspettata una reazione del genere. Alcuni di voi sono stati molto carini, educati e pieni di rispetto, per nulla volgari e davvero cortesi. &egrave stato un piacere rispondergli e scambiare qualche mail con questi signori e queste signore. Ho cercato di rispondere un po’ a tutti, lasciando spazio a chi ho ritenuto lo meritasse. Alcuni di voi sono stati davvero maleducati, niente altro da dire.

Quello che posso aggiungere &egrave che scrivere in tempo reale &egrave davvero davvero difficile. Ho scoperto che scrivere porta via un sacco di tempo e non sempre &egrave facile. Specie quando si avvicina il week end e tutto diventa sesso, droga e rock’n’roll.

Già che ci sono, lasciatemi dire una cosa. Non chiedetemi dettagli personali. Questo mio scrivere &egrave, per ora, allo sconosciuto del mio fidanzato. Ora immagino tutti i ragazzi che inizieranno a chiedersi se &egrave la sua la donna che scrive queste parole. Se lo state facendo vi adoro. Se non lo state facendo vuol dire che accettate che la vostra compagna abbia dei segreti e vi adoro ancor di più. In secondo luogo non scrivetemi con l’intento di sottomettermi. Il fatto che sia donna non vuol dire che sia disposta ad abbassarmi al primo che passa di lì. Ho un fidanzato, lui &egrave il mio, io sono la sua. Fine.

Divano. Finalmente sono nel divano. Avrei voluto scrivere prima, ma non sono riuscita. Perdonatemi. Ho anche finito lo sclero da donna mestruata, come direbbe qualche amico mio, per cui possiamo tornare a noi. O forse dovrei dire a me?

Pochi giorni fa uno di voi mi ha chiesto della mia prima volta. Sarò sincera, non ho un bel ricordo di quel giorno. Diedi la mia verginità a un ragazzo che mi piaceva da morire. Sapevo che non avrei vissuto con lui il resto della mia vita, ma da ragazzina vogliosa e curiosa pensai che sarebbe stato un buon inizio. Mai speranza fu più lontana dalla verità.
Era autunno. Le foglie rosse sugli alberi, l’aria fresca, tutte quelle romanticherie lì. Io e lui ci girammo attorno un po’. Lui, più grande di me, bello e desiderato da tutte. Io piccolina, lo guardavo con gli occhi a forma di cuore ogni volta che ci incontravamo. Confesso che all’inizio non ero così sicura di volerlo fare con lui. Ma poi i miei andarono via un week end.
“Marco, vieni da me. Sono da sola.”

Maledizione, campanello. Uff… vi giuro che non aspettavo nessuno, altrimenti non mi sarei messa comoda comoda a scrivervi. Un bacio!

Amici. Dal nulla spuntano con birra, patatine e film. Come si fa a non volergli bene? Beh, mentre il film scorre io ne approfitto e butto giù qualche altra parola. Ma non aspettatevi che mi metta a toccarmi ora. Che poi, se mi tocco ogni racconto che scrivo non vi annoio? Siate sinceri per favore.

Beh insomma, parlavamo della mia prima volta. Quanti di voi avrebbe resistito a quel messaggio? Pochi, credo proprio. Potete immaginare come andò la cosa. Io completamente imbranata e in soggezione, convinta che sarebbe stata la volta più bella di tutta la mia vita. Lui non era cattivo, ma nemmeno tutta sta cima.
Facemmo sesso.
Non ho mai sofferto tanto come quella volta, nemmeno quando provai l’anale. Sì ok, preferite che dica “nemmeno quando diedi via il culo per la prima volta”? Beh, l’ho detto. Non so quale meccanismo strano io abbia in testa, ma mi imbarazza parlare di anale che dei pompini…

Marco mi prese la sera. Soffrii le pene dell’inferno e no, decisamente non andò come mi ero immaginata.
“La prima volta &egrave sempre così.”
Sì, un paio di palle! E scusate, eh! Ci provammo la mattina dopo. Io non ne avevo davvero voglia, sentivo male ovunque e avevo ancora in testa tutto il sangue della sera prima. Ma lui fu così gentile da dirmi “mi fai venir fin qui e poi non me la dai?”
Io cercai di spiegargli le mie ragioni, ero piccola, timida, impacciata, volevo piacergli… insomma, mettetecele tutte. Voi che avreste fatto al mio posto? Io cedetti. Lo facemmo di nuovo. Non fu peggio della sera prima, ma il piacere che provavo e mi davo da sola era ben lontano da quella tortura. La realtà &egrave che fu una sofferenza. Almeno fu gentile da venirmi sulla pancia, mettiamola così.

Andò via di casa poco dopo e da quella volta io e lui non abbiamo più avuto nulla a che fare. Io ero traumatizzata e per due settimane non riuscii a toccarmi.

Devo dirvi la verità. A scrivere quelle righe ci ho messo tantissimo. I miei amici sono andati via e io mi sono stesa sul divano. Volevo continuare a scrivere, ma ho ceduto alla tentazione e mi sono toccata. Non vi annoio con gli ennesimi dettagli della mia masturbazione, ma vi dico che mi sono addormentata e ciao allo scrivere.

&egrave passato qualche giorno. &egrave mattino, la sveglia ha interrotto il mio sonno. Devo andare a lavoro. Avrei voglia, ma oggi voglio sentirmi vibrare tutto il giorno. Per cui no, non mi toccherò e gioirò nel sentirmi umida tutto il giorno. E stasera, quando passerà a prendermi il mio ragazzo, gli farò sentire le condizioni delle mutande.

Ci sentiamo più tardi! Pensatemi ;)

Casa. Relax. Adesso cinque minuti che scrivo un pochetto e poi nanna. Come vi ho detto (spero che siate riusciti a seguirmi nella mia intricata linea temporale) il mio Tommy &egrave venuto a prendermi. Non avevamo nulla di speciale in programma, una birretta tranquilla, forse un paio di amici. Ma la verità &egrave che avevo una gran voglia di farmi sbattere. Avevo pensato di vestirmi comoda, ma poi come facevo a fargli sentire le mie voglie? Ho messo via i jeans e ho preso una gonna, quella rossa e nera che so piacergli tanto. Autoreggenti, maglietta, un maglioncino nero sopra, giacchettino di pelle e via.
Ok ok la mia vestizione &egrave stata piuttosto sbrigativa, ma volevo solo darvi un’idea di me, ok? Bene! Ha suonato il campanello e sono scena più veloce del vento. Gli sono saltata al collo e l’ho baciato. Oh sì che l’ho baciato! Me lo sono proprio gustato!
‘Che grinta questa sera!’
Gli ho passato una mano sul pacco, senza staccare la mia bocca dalla sua.
‘Ho voglia di te che nemmeno immagini.’

A questo punto nessuno di voi, spero, se ne avrà male se infilo una mano tra le mie cosce. L’unico problema &egrave che così facendo scriverò con una mano sola e sarò lentissima…

‘Hai messo la mia gonna.’
‘Te l’ho detto, ti voglio.’
Ha allungato una mano sotto la mia gonna, ma io mi sono tirata indietro.
‘Eh no signorino, niente giochi scorretti!’
Mi ha fatto morire con quella faccia.
‘Sei la mia ragazza, non credo si possa parlare di scorrettezza.’
‘Non &egrave educato toccare la merce, non lo sai?’
‘Merce? Cos’hai addosso stasera? Impazzito l’ormone?’

Il simpaticone mi prendeva in giro!
‘Vuoi sapere cos’ho? D’accordo.’
Senza sollevare la gonna ho infilato due dita sotto le mutande, ho cercato di raccogliere un po’ dei miei umori e poi… beh… non so bene come dirlo ma… le ho girate verso di lui, così che potesse leccarle. Cosa che non ha tardato un attimo a fare.
‘Sei una cagna.’
‘La tua cagna amore. Wof! Wof!’
Lui ha fatto per abbracciarmi, ma io mi sono scansata e sono corsa alla macchina
‘Questa cagna ha sete, padroncino!’
‘Dovrei sbatterti, non darti da bere.’
‘Perché non mi dai subito da bere allora?’
Mi sono passata la lingua sulle labbra. Non mi sarebbe dispiaciuto prenderglielo in bocca, ma io lo volevo dentro di me. In quel momento decisi e salii in macchina.
‘Fai il giro largo per arrivare al pub, tesoro?’
‘Perché?’

Ok. Scusatemi. Questa volta sono andata un po’ più a fondo. Mi sto masturbando con due dita. Le sto facendo muovere lentamente dentro e fuori. E a scrivere… oddio.. vengo…
Diamo inizio alla sesta puntata de “I miei Diari” :)
Wow! Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto.
Poco tempo libero, tante cose da fare, troppo l’impegno che richiedere lo scrivere. Portate pazienza se non accontento subito le vostre richieste. Arrivano arrivano… solo che mi metto a scrivere, mi sale la voglia e ciao, chi scrive più dopo? Vero che non vi arrabbiate e mi capite? Vero?

A questo punto ho accumulato un sacco di argomenti di cui parlarvi. Mi avete chiesto di Mattia, della mia prima volta e… beh, un po’ mi vergogno però a dirlo, ho promesso a uno di voi di raccontare di un certo bar. Senza contare l’argomento lasciato in sospeso il capitolo scorso.

Prima però, visto che vi piace la diretta, concedetemi due righe. Stasera ero fuori con le mie amiche. La classica serata donne per cui voi maschietti ci prendere tanto per il culo. Come se voi non faceste le serate solo uomini…
Ho bevuto, senza esagerare visto che guidavo e ora sono a casa. Ve lo dico, ho poca batteria, quindi non so quanto riuscirò a durare. Sono nel mio amabile letto. Maglietta, mutandine e pantaloncini, non indosso altro. La realtà &egrave che mi sento languida. Non ho voglia di fare sesso. Nemmeno l’amore. Solo voglia di calore, di carezze, di sentire il cuore battere forte e quel piacevole prurito intimo… ecco perché trovo davvero perfetto, in questo momento, accarezzarmi i capezzoli piano piano, stringerli appena ogni tanto, accarezzarli di nuovo e poi usare le unghiette come una piccola morsa. E allora sento le scariche di dolore e piacere che mi attraversano tutto il seno e, nello stesso tempo, salgono al cervello e scendono tra le cosce.

Le cosce.

Cosa vi piace in un donna? Cos’&egrave… qual &egrave quell’elemento, quel dettaglio che guardate e dite “oh sì, questa me la porterei a letto?”
Io mi sono resa conto, nel tempo, che delle donne mi attirano le cosce. Non devono essere troppo magre, ma nemmeno troppo grasse. Quando sono “piene”, tonde, belle da vedere… allora mi si muove qualcosa dentro e il mio lato saffico affiora.

Ok, dopo questa breve parentesi mi dedico un po’ all’altro capezzolo. Lo fate mai voi? A me piace… &egrave come se fosse eccitantemente rilassante. Non so come spiegarmi… mi eccita, mi piace, ma potrei stare ore e ore con le dita sui capezzoli. O la lingua, nel caso ci sia il ragazzo. Quando poi decide di farmi sentire i denti… mio dio… colo. Veramente.

Miseriaccia mi son distratta un’altra volta.

Dicevo… cena tra amiche. Un sacco, una montagna di chiacchiere. Non starò qui ad annoiarvi con quello che ci siamo dette e salterò al momento che ha reso interessante la serata. Ad un certo punto una mia cara amica, forse la più cara in quel gruppetto, mi prende per mano e mi dice:
“Stella (in realtà non &egrave il mio vero nome, ma sono certa che l’avevate già capito) mi accompagni al bagno?”
Non le avrei mai detto di no. Ma questa volta c’era qualcosa di diverso nel suo sguardo. I suoi occhi brillavano. La conosco, so che quando mi guarda così &egrave perché ne ha combinata una delle sue. Siamo andate in bagno. Io ero vestita comoda, jeans maglietta e felpa, ma lei aveva messo un vestitino colorato che le stava molto bene, uno di quelli che lasciano le spalle scoperte.
“C’&egrave qualcosa che devi dirmi?”
Le ho chiesto io come siamo entrate in bagno. Sorrideva, tutta contenta.
“Devo mostrarti una cosa, ma non voglio che le altre lo sappiano, non ancora.”
“Amore mio che hai combinato?”
“Guarda.”
E allora &egrave successo. Ha tirato giù il vestito e scoperto i seni. Va bene va bene, le tette! Siete contenti ora? Ufff… sapevo già come la mia amica, chiamiamola Alessia, ha le tette, figuriamoci. Ma quello che mi ha lasciata a bocca aperta erano quelle due palline di lucido acciaio ai lati del capezzolo. Non &egrave che non abbia mai visto un piercing al capezzolo ma lì, in quel momento, su di lei, oddio, ha scatenato una mia intima reazione che mai mi sarei aspettata.
“Che ne pensi?”
“Quando l’hai fatto?”
Mi sono resa conto che le stavo fissando il capezzolo come una cretina. Era come ipnotico.
“Posso toccarlo?”
Lei non si &egrave tirata indietro e mi ha lasciata fare. Mi sono sentita davvero affascinata da quel piccolo pezzo di acciaio attraverso la carne della mia amica. La realtà &egrave che avrei voluto baciarla, sentire quelle palline sulla lingua, giocarci e goderne.
Ma non ho avuto il coraggio di dirlo. Di lì a poco siamo tornate al tavolo ma io ero troppo persa nei miei pensieri. In quel pensiero. Sto pensando di farlo anche io…

Mi ha scritto poco fa, dicendomi che mi ha vista cambiata e che spera di non avermi offesa. Non le ho risposto. E ora come le spiego che vorrei venisse a letto con me? Che imbarazzo…

Ora la mia mano &egrave scesa, mi accarezzo la pancia e le cosce… mi piace sentire la mia pelle sotto le dita. &egrave tutto così sensuale e provocante… scivolo sul muscolo della gamba fin dove arrivo, poi mi sposto nell’interno coscia e risalgo, fino all’inguine, fin proprio accanto alle labbra… e poi torno giù. Oh sì… mi piacerebbe proprio un massaggio del genere in questo momento…
Sto finendo la batteria. Credo proprio che, per stasera, il piacere dello scrivere si chiuda qui. Ma quello carnale proprio no!

Ve l’avevo detto, batteria finita. Ora sono in pausa pranzo, butto giù due parole al volo. Ieri sera, spento il telefono, mi sono accesa io. Già ero su di giri, a far scivolare la mano sotto le mutande e due dita dentro il mio sesso ci ho messo. Ero già bagnata da prima, quelle dita sono entrate come niente ed &egrave stato un momento inteso e piacevole. La prima penetrazione &egrave sempre un momento intenso per me. Ieri sera non ho neanche avuto bisogno di scostare le labbra tanta era la voglia che avevo. Ma non ho cercato la profondità, no. Mi sono fermata quasi subito. Entravo, pochi centimetri e poi uscivo. Mi piaceva giocare lì, sull’ingresso, riempirmi solo un poco e poi scivolare fuori. Tornavo dentro, stavo un po’ lì e poi di nuovo fuori. Non so quante volte l’abbia fatto… ma era piacevole. Con la mano libera ho iniziato a giocare con un capezzolo. Immaginavo come sarebbe stato averlo con il piercing, ci giocavo e lo stuzzicavo. E intanto due dita entravano e uscivano dal mio corpo. Stavo godendo, sì, stavo proprio godendo. Mi sono chiesta se, quando ti forano il capezzolo, lo fanno con l’anestesia. Ho pensato di no. Mi &egrave salita una voglia strana. Ne ho afferrato uno tra le unghie del medio e del pollice e ho iniziato a stringere, proprio alla base. Mi sono resa conto che, anche se faceva male, mi stava piacendo.

Figuriamoci, ora che scrivo così chissà che commenti riceverò.

Beh, ho deciso che era il momento di godere. Ho stretto. Faceva male. Ma se farò il piercing, me ne faranno di più no? Almeno credo. Allora ho stretto ancora di più. Un dolore assurdo, ve l’assicuro, ma si mescolava con le due dita che stavano giocando con il mio sesso ed &egrave stato il delirio dei sensi. Ho iniziato ad affondare le dita dentro di me più veloce e più a fondo. E più loro scavavano dentro di me più il capezzolo era stretto tra le unghie. Dolore e piacere fusi insieme.
L’orgasmo &egrave esploso, letteralmente, scuotendomi tutta. Avrei urlato, dio quanto avrei voluto urlare. Ma c’erano i miei e non potevo. L’orgasmo mi ha preso il cervello e non ho capito più nulla. Tremavo. Mi sono chiusa e rannicchiata in me stessa e sono rimasta lì, finché il sonno non mi ha presa.

Non vi dico il male al capezzolo che ho oggi.

Beh, pausa finita, torno a lavoro. E miei cari, lasciate che ve lo dica: sono bagnata. E ho voglia. Scopatemi.

A dopo! :*

Queste giornate eterne…

Torniamo a noi. Cosa volete che vi racconti? Visto che siamo in tema di prime volte vi racconterò la prima volta che ho fatto l’amore.

Successe diversi mesi dopo la prima volta. Vista l’esperienza, non avevo nessuna voglia e nessuna fretta di provare di nuovo tutto quell’inferno. Mi servì tempo per rimettere insieme i pezzi e decidermi a darla via nuovamente. Sapevo di volerlo, ma volevo altrettanto che, questa volta, andasse un po’ meglio.
Durante quell’estate conobbi Mirko. Era un ragazzo in gamba, più grande di me, sveglio e attento ai particolari. Ricorderò sempre i suoi capelli rossi. Se devo essere sincera non ricordo più perché si unì alla nostra compagnia. Successe e basta. E, come potete immaginare già, io e lui cominciammo a girarci intorno. Andavamo d’accordo e cominciammo ad uscire insieme. Da lì a poco stavamo insieme. E, come ogni buon maschio, voleva il mio corpo. A me l’idea non dispiaceva, anzi, ma non mi sentivo sicura e dopo la “tragedia” della prima volta volevo esser sicura che la seconda sarebbe andata meglio. Non vi nascondo che l’ho tenuto sulle spine forse anche più del dovuto, ma di certo mi son fatta perdonare. Aveva un bel membro, non enorme, nella media, ma era fatto bene, proporzionato e giusto per la mia bocca. Proprio così, lunghezza e e larghezza erano proprio le misure adatte per la mia gola. Riuscivo a prenderlo tutto in bocca, fino ad arrivare col naso al pube con un minimo sforzo. Magari a voi sembrerà una sciocchezza, ma sono fermamente convinta che le dimensioni siano importanti. E con questo non voglio assolutamente dire che più ce l’avete grande meglio &egrave. Anzi, sono dell’idea che troppo grande sia scomodo e poco “godibile”. Voglio dire… dove ve lo mettete un razzo lungo come il vostro avambraccio?!
Vabbeh, dopo questa parentesi dai termini non proprio fini, torniamo alla storia. Insomma, lui mi voleva e io volevo lui, ma assolutamente non volevo farlo in macchina. La fortuna un po’ ci venne incontro quando mio padre mi disse che sarebbe andato via con mamma e mio fratello per fare una gita. L’idea era che io andassi con loro. Sì, certo, come no!
“Scusa babbo, ma lunedì ho un compito importante e devo studiare assolutamente.”
Ho di buono d’esser sempre andata bene a scuola per cui, anche se a malincuore, i miei mi lasciarono a casa. Fu una meraviglia per me scoprire che sarebbero tornati dopo cena.
Figuratevi la mia gioia! Mezz’ora dopo la partenza, giusto per essere sicura che non si fossero dimenticati nulla e tornassero indietro, Mirko era nella mia camera da letto. Lui quasi mi saltò addosso, ma lo fermai.
“Lascia fare a me.”
La prima volta ero stata usata. Questa volta avrei usato.
Mi spogliai lentamente davanti a lui. La mia idea era essere sexy, ma se mi vedo con gli occhi di adesso so che ero solo una ragazzina goffa. Che ridere… però raggiunsi il mio risultato. Mi voleva, da matti. Solo con le mutandine indosso, lo spogliai. Nudo.
“Vediamo se ti meriti che tolga anche queste.”
Lo feci sdraiare sul letto e il suo membro era lì, che pulsava forte e vigoroso e sì, mi faceva una gran voglia. Lo presi con una mano e tirai verso il basso, scoprendo la punta così viva, così pulsante, così violacea. Solo a guardarlo mi sentivo colare. Quel cazzo era mio, lo volevo, me lo sarei gustato e avrei goduto come quando si scopa. Fanculo il mio ex. Iniziai a segarlo lentamente mentre gli mettevo la lingua in bocca.
Scusate se sono un po’ volgare, ma non saprei come altro esprimermi. Che imbarazzo…
Beh insomma, ero assatanata. Più avanti mi confessò che si era quasi spaventato. Che cucciolo il mio Mirko.
“Pensi che sia abbastanza duro?”
Non mi rispose nemmeno, fece solo un cenno con la testa.
“Proviamo.”
Mi tirai su e salii a cavalcioni su di lui. No, non mi tolsi le mutandine. Ci provò lui, ma io le fermai.
“No caro, prima proviamo. Se non mi piace ti mando a casa.”
Poverino, devo averlo traumatizzato!
Iniziai a strusciarmi su di lui, a muovere il mio bacino contro il suo membro. Non chiedetemi cosa mi passasse per la testa. Non volevo provocare o torturare lui… era come stessi prendendo le misure, come se cercassi di capire se potesse essere davvero giusto una volta dentro. Mi sentivo un lago. La prima volta non mi ero bagnata così tanto. Sorrisi e mi piegai a dargli un bacio. Quando le nostre lingue si incrociarono, io portai una mano sul mio sesso e scostai le mutande.
“Ce la fai a lasciarmi fare?”
“Certo.”
“Grazie.”
Muovendo il bacino mi feci avanti e poi scesi, cercando di prenderlo senza usare le mani. Il primo tentativo fallì. Avevo sentito la punta scivolare tra le labbra, ma era scivolata sul clitoride e non era entrata. Riprovai, con scarso successo. Al terzo tentativo era lì, lo sentii, stava per entrare… ma scappò via proprio all’ultimo. Sbuffai.
“Aspetta.”
Mi spostai un attimo e tolsi le mutande.
“Se adesso non entra mi rivesto.”
“Non &egrave carino da parte tua.”
“Non mi importa.”
Tornai a cavalcioni su di lui. Tornai a strofinarmi la figa sul suo giocattolo. Mi piaceva sentirlo così, ma non era abbastanza. Mirko mi mise le mani sui fianchi, accompagnando i miei movimenti.
“Prova ad aprirti un po’.”
“Cosa?”
“Sì, apri le labbra con due dita e vedrai.”
Mi vergognai da morire. Fare una cosa del genere? Lo facevano le troie nei film porno, non io. Feci un nuovo tentativo. Andò meglio, ma non molto.
“Fallo.”
Disse lui.
Che imbarazzo! Scivolai con la mano proprio lì e con due dita allargai le labbra. In quel momento lui mosse il bacino e sentii perfettamente la punta scivolare dentro di me. Sgranai gli occhi. Lui si fermò. Era bello. Sì… mi piaceva. Mi lasciai andare e scesi su di lui. Questo era il piacere. Questo era fare l’amore. Ci muovevamo con il ritmo giusto, lui entrava dentro di me a sufficienza e mi riempiva esattamente quanto avevo desiderato.
Venni. Mi abbandonai contro di lui che non si fermò e continuò a entrare e uscire da me. Venni di nuovo. Non ero più su questo pianeta, ero completamente persa.
“Vengo.”
Quando lo disse lui nemmeno lo sentii. Ma sentii perfettamente la porta di casa di casa aprirsi. Mi venne un infarto, mentre lui venne proprio. Dentro di me. Fu un momento meravigliosamente di panico. Sentirlo svuotare dentro il mio corpo mi trasmise una sensazione che non avevo mai provato. Fu un peccato non averla potuta gustare per bene.
In preda al panico lo mandai sotto al letto insieme a tutti i suoi vestiti e mi infilai al volo maglia e pantaloni del pigiama.
“Perché non capisci un cazzo” stava urlando mia madre.
Mio padre parve ignorarla: “tesoro sei a casa?”
Aprii un libro a caso sulla scrivania e andai a salutarli. Mia madre era nera, mio padre era infastidito e alzava gli occhi al cielo. Scambiai due chiacchiere con loro e li lasciai alla loro discussione e tornai in camera a studiare. Non pensate che lo facessero spesso, anzi. Le loro erano più battibecchi stupidi che vere discussioni, ma quella volta aveva discusso un po’ più del solito, vacanza rovinata ed erano tornati a casa. Notai mio fratello rivolgermi occhiate strane, ma pensavo fossero per la discussione per i vecchi.
Mi raggiunse poco dopo in camera (sì era in comune) mentre io, disperata, stavo pensando a come far uscire Mirko da questo casino.
“Ehi sister, te la sei fatta addosso?”
“Ma che cazzo dici?”
“Guardati il pigiama.”
Abbassai lo sguardo. Lo sperma era colato fuori e aveva macchiato i pantaloni. Era evidente. Io, stupida ingenua e con il sangue freddo inesistenti, divenni di tutti i colori. Mio fratello intuì qualcosa e mi guardò con fare indagatore.
“Che cazzo hai combinato?”

Ok, ho scritto un poema lunghissimo sta volta. Si &egrave fatto tardi e ho bisogno di dormire. Questa &egrave stata la mia seconda volta. Se volete la prossima volta continuo, altrimenti vi parlo d’altro. Magari proverò a toccarmi meno, giusto per non perdermi nei discorsi e annoiarvi meno. Un bacio!
La cosa che mi ha stupita di questo mio gioco dello scrivere sono state le mille facce che sono saltate fuori e con cui sono entrata in contatto. In maniera superficiale, certo, non ho alcuna intenzione di andare oltre al rapporto epistolare, ma comunque piacevole. Come dicevo nei racconti prima una buona fetta di voi &egrave stata cestinata senza nemmeno passare dal via a causa della maleducazione o per il fatto che, essendo donna e scrivendo erotico, siamo una schiava o una disposta ad andare con chiunque. Il fatto che io sia la prima a dire che sono una troia (e lo dico qui perché sono protetta dall’anonimato, non mi sognerei mai di dirlo di persona, tranne che al mio fidanzato) non vi autorizza in alcun modo a mancarmi di rispetto.
Mentre scrivo queste parole mi sento un po’ contraddittoria, sono onesta. Voglio dire… affermare d’essere troia ma poi porre dei limiti… questo mi ha portato a fermarmi un attimo e pormi due domande su me stessa.
Sono una troia perché mi piace scopare. E sono una troia perché non scopo solo con il mio ragazzo. Quando succede, però, lui ne &egrave sempre al corrente. Spesso presente.
Oh ufff… penso di essermi incartata e non essere in grado di giungere ad una conclusione vera se non “rispetto”. Siamo nel 2017. Non avete diritto ad insultare o trattare male una ragazza solo perché afferma che le piace il sesso o perché &egrave in grado di affrontare l’argomento in maniera serena e tranquilla.
Ho fatto una brutta figura? Mi sa di sì…

Bene. Dopo questo sfogo, che in realtà volevo portasse da un’altra parte, parliamo di qualcosa di più interessante. E vediamo se questa volta riesco a stare senza toccarmi, per una buona volta! :)

Tutto questo casino iniziale era solo per dirvi che, pochi giorni fa, mi stavo sentendo, sempre con scambio di mail, con uno di voi. Era stata una giornata di corsa, sempre con qualcosa da fare e senza un attimo di respiro. In quel delirio di giornata (non capita anche a voi che ogni tanto non abbiate nemmeno il tempo di respirare?) riuscivo però a scambiare qualche mail con uno di voi. Non credo che farete fatica ad immaginare l’argomento delle nostre chiacchiere. Il problema &egrave stato che, in tutto quel delirio, quel genere di chiacchiere era l’ultima cosa che mi sarebbe servita. Perché? Davvero volete che ve lo metta nero su bianco?
Va bene. Perché piano piano quelle parole mi stavano facendo salir la voglia. E se contiamo che, dal giorno prima, ero a digiuno, la cosa si fa un po’ più complicata. Sì, ero in giro e avevo voglia. O meglio, qualcuno aveva lavorato sottilmente per farmela salire. Nello specifico, così vi faccio contenti, si stava parlando della mia voglia… interesse… attrazione… per i gloryhole. Ebbene sì, ho anche scoperto come si chiama lo stanzino chiuso con i cazzi (va bene così? Penso di si visto la schiettezza della situazione) che escono da un buco nella parete. Va bene, mentre ve lo scrivevo ho sentito lo stomaco rimescolarsi e la mia patata (immaginatemi in completo imbarazzo) inumidirsi.

A dire il vero non l’ho scoperto. Sono andata dal mio ragazzo e gliel’ho chiesto.
“Amore, mi togli una curiosità?”
Avevamo appena finito di far l’amore. Io stavo con il viso sulla sua spalla e con una mano che giocava distrattamente con il suo membro, in quel momento a riposo.
“Certo tesoro.”
Mi sentivo un po’ sciocca, ecco la verità.
“Hai presente quel video che abbiamo visto insieme… tempo fa… ?”
“Oddio, quale?”
E ora come gliel’avrei spiegato? Imbarazzo totale. Decisi per un attacco diretto. Diretto e veloce.
“Quel video con la ragazza nello stanzino e i cazzi che escono da un buco…”
Lo colsi alla sprovvista, rimase di sasso.
“Ehm… sì, ho presente. Perché?”
Affondata.
Scivolai tra le sue gambe e glielo presi in bocca in un attimo. Quale piacere sublime &egrave per me sentire quella carne tanto forte e allo stesso tempo tanto fragile tra le mie labbra. Lo ingoiai più a fondo che riuscì e lo tenni lì fin quando non sentii l’ossigeno venirmi meno. Mi staccai, ma non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi.
(Ne approfitto per dirvi che tra il ricordare quella scena e quella che viene dopo, la mia vagina sta reagendo anche troppo e ora sono un lago. Aiuto.)
“Perché… l’altro giorno mi sono toccata pensando di essere io dentro lo stanzino.”
Ora, io non so che rapporto abbiate con la vostra donna (se l’avete) e come reagireste voi se vi dicesse una cosa del genere. Ma il mio tesoro ebbe un sussulto e sentii la sua carne rinvigorirsi tutto d’un colpo.
“Come?”
“Te l’ho detto… mi ha eccitata e…”
Ma d’un tratto si tirò su a sedere, mi afferrò per le spalle e mi stese sul letto. Non feci in tempo a dire a rendermi conto di cosa stava succedendo che mi aprì le cosce e mi penetrò, strappandomi un lungo gemito di piacere.
“E cosa?”
Mi stava scopando con decisione. Usciva e rientrava con un colpo secco e duro, quasi facendomi male, ma facendomi godere. Mi saliva dritto al cervello, annullando ogni mio pensiero. Cercavo solo di respirare tra un affondo e l’altro. Non sentii nemmeno le sue parole.
“Cos’hai fatto?”
Mi aggrappai a lui, come se quel contatto potesse salvarmi.
“Mi sono… toccata…”
“Voglio sapere ogni tuo pensiero.”

E io non ho potuto far altro altro che obbedire, raccontare e godere. Potrei dire che lo racconto a voi come l’ho raccontato a lui, ma sarebbe una bugia. A lui non ho detto che mi stavo sentendo con uno di voi. Lui mi scopava, forte, ed io faticavo terribilmente a trovar le parole, persa nel piacere. Ma vi posso dire che, quando nella mia mente ha iniziato a formarsi il pensiero e a immaginarmi la scena, ho perso il conto degli orgasmi che ho avuto.

E così ecco quello che &egrave successo quel giorno.

“Amore, devo dirti una cosa.”
Gli ho scritto. Lui &egrave stato cosi carino da rispondermi quasi subito.
“Dimmi tutto.”
“Ho voglia.”
“Stasera te la faccio passare.”
“Tesoro… io non ci arrivo a stasera.”
“Sei proprio una cagnetta.”
“La tua.”
“Adesso io non riesco. Sono a lavoro.”
“Se sentissi le mie mutande non diresti così.”
“Sei una stronza. Fottiti.”
“D’accordo.”
E tra un messaggio e l’altro parlavo di buchi nel muro, cazzi e ingoi. E scusate il francesismo. Vi giuro, ne avevo bisogno. Era come se avessi il peperoncino sulle labbra. Ho parcheggiato e mi sono infilata nel primo bar che ho trovato. Diciamo pure che non era proprio un bel bar, ma in quel momento non poteva importarmi di meno. Sono entrata chiedendo del bagno e fingendo di essere sul punto di farmela addosso. Il barista mi ha guardato un po’ male, ma quando gli ho fatto gli occhi dolci mi ha dato la chiave.
Via di corsa in bagno, chiusa la porta e… c’era solo la turca. Per di più non &egrave che fosse particolarmente pulita. Voi maschi non potete capire il disagio, ma sono certa che le donne mi capiranno. Mi sentivo colare, le mutande dovevano essere fradice…
Mi sono appoggiata con la schiena al muro, ho calato i jeans e le mutande a metà coscia e cercato di aprire le gambe il più possibile. Questa volta non mi sono coccolata molto, volevo godere in fretta, placare il mio sesso e tornare alle incombenze.
Due dita. Sono entrate subito senza difficoltà. E stavo godendo. Ho iniziato subito con un ritmo veloce, quasi frenetico, mentre nella mia testa si apriva un buco nel muro ed usciva un cazzo. E mentre con le dita mi martellavo la figa (siete contenti se la chiamo così?) la mia testa mi faceva succhiare cazzi fino a ingoiarli. Uno… due… tre… non aveva importanza a chi appartenesse quel paletto di carne, contava solo che stesse tra le mie labbra e mi… (come devo dire?!) venisse sulla lingua.
Come ne bevevo uno, un altro prendeva il suo posto. Finché non ho sentito l’orgasmo avvicinarsi. Allora ho cercato di affondare le dita ancor più dentro di me e mentre un altro cazzo si scaricava sulle mie tette, io venivo.

La cosa che ha scosso i miei nervi &egrave che mentre raccontavo l’orgasmo di quel giorno venivo a che con il mio ragazzo. E sto venendo anche ora mentre scrivo.

Ora mi sa proprio che dovrò pulire il telefono… C’&egrave il sole, &egrave una bella giornata, &egrave ora di aperitivo!
Sono appena uscita dalla doccia, devo vestirmi e poi raggiungere le mie amiche. Sarebbe carino scrivervi durante l’aperitivo, ma non so se ce la farò. Un po’ perché non voglio passare da asociale, un po’ perché non voglio che sappiano che scrivo. Male che vada, fanciulli miei, ci sentiamo dopo!
Intanto vediamo come vestirci… avete idee? Per questa sera ho deciso di mettere i collant, una gonna di jeans e i miei stivaletti neri che adoro. Sopra? Uhm… ho paura che quando scenderà il sole si farà freschetto… camicia, e giacchetta. Poi prendo su un maglioncino. Metti caso che serva!
Indossavo la stessa gonna la prima volta che baciai una donna in pubblico. E avevamo sempre iniziato dall’aperitivo. Beh, ma adesso proprio devo andare, un bacio!

Sera. O notte dovrei dire? Ho bevuto. Sono alticcia e di buon umore.

C’&egrave stato un momento divertente durante l’aperitivo. Stavo chiacchierando con Martina, una mia amica e no, visto che so che me lo chiederete, non &egrave quella del piercing al capezzolo, quando il mio telefono ha trillato. Ho aperto il telefono distrattamente, pensando che fosse la solita mail del solito fissato. Via, chiamarvi maniaci mi pare eccessivo! Resta che, ogni tanto, mi annoiate. Beh, stavo dicendo, ho aperto la mail.
“E per quanto riguarda l’essere troia, dovresti considerarlo un complimento.”
&egrave stato imbarazzante trovarmi a ridere davanti a tutti. &egrave stato ancor più imbarazzante dovermi inventare una scusa credibile così, su due piedi. Ho scoperto di avere innate doti teatrali! Ho improvvisato e mi sono salvata.
In ogni caso, grazie! Resta il fatto che, complimento o no, io mi ritengo una troia. E uso volutamente questa parola proprio perché son donna e voglio che lo sappiate. Mi piace scopare. O forse dovrei dire… mi piace essere scopata. E non solo dal mio fidanzato. Questo, ovviamente e già lo immagino, attirerà su di me i vostri “migliori” commenti. Ora, probabilmente &egrave l’alcol che parla e sono un po’ troppo schietta.
Tutto questo per dirvi che penso di aver sempre avuto una predisposizione naturale a questo… mio lato. Perché? Adesso ve lo racconto, ma temo che mi prenderò i peggiori insulti.

Come vi ho raccontato, approfittando dell’assenza dei miei, invitai Mirko a casa mia e lo facemmo. Sì, fu davvero bello. Mirko mi soddisfò in pieno, in tutti i sensi, si potrebbe dire. Fatto sta che, proprio nel momento in cui Mirko si… svuotava… (diciamo così, va bene?) dentro di me, i miei fecero un terribile e anticipato rientro a casa. Perché, ovviamente, le cose non possono filare lisce, no! Mi salì il panico. Come avrei fatto con Mirko? Persa, ero completamente persa. Con la testa nel panico mi infilai il pigiama in tutta fretta e dissi a Mirko di infilarsi sotto al letto.
“Che cazzo hai combinato?”
Mio fratello si chiama Mattia e mi &egrave sempre piaciuto il fatto che abbia due anni meno di me. Voglio dire… due fratelli… due anni di distanza… sono pazza?
“Che cazzo hai combinato?”
Era lì in piedi, davanti a me, seduta sul bordo del letto. Guardava verso di me… o meglio, verso il cavallo dei miei pantaloni. Il fatto &egrave che (imbarazzante raccontarvi questo momento), presa dal panico, mi ero infilata i pantaloni senza le mutande. E la cosa vergognosa di tutta questa scena &egrave che… lo sperma di Mirko era colato dal mio sesso e aveva macchiato il tessuto quando ero corsa a salutare i miei.
“Io… io… niente…”
“Ma come niente? Sembra che ti sei pisciata addosso!”
Al panico si aggiunse il panico. Credo che le mie guance abbiano assunto ogni possibile colore di questo mondo e quando alzai lo sguardo su di lui, capì che non era pipì. Mattia sgranò gli occhi e spalancò la bocca. Ero rido ripensando ad allora, ma quel momento fu follia.
“Quella non &egrave pipì…”
Sbiancai.
Voi cosa avreste fatto al mio posto?
Mio fratello si guardò attorno e mi fissò.
“Tu stavi scopando!”
“Ssshhh!”
Mi alzai di scatto e gli misi una mano sulla bocca implorandolo con lo sguardo di tacere. Restammo immobili. Avevo il cuore che martellava a mille e non avevo la più pallida idea di come comportarmi. I miei non avevano sentito nulla.
Ma di colpo sentii io qualcosa. Le dita di mio fratello contro il mio sesso. Aveva spinto il cavallo in su, proprio contro… ehm… la mia figa…
Balzai di scatto per lo spavento e la vergogna e quasi mi scappò un urlo. Fu terribilmente imbarazzante e mortalmente vergognoso vedere mio fratello portarsi le dita alla bocca e leccarne uno. Sarei voluta morire.
“Tu stavi…”
Lo pregai di tacere e gli feci cenno di chiudere la porta. Fortuna mia lo fece e ci chiuse in quella camera, isolandoci dal resto del mondo. Mattia, io e Mirko. Nascosto sotto il letto.
“Ti prego non urlare.”
“D’accordo. Ma tu stavi scopando?”
Vergognosamente scoperta da mio fratello. Aveva senso mentire? Non ne trovai.
“Sì…”
“E hai la figa piena di sperma?”
“Sì…”
“Fa vedere.”
Immaginate la mia faccia, il delirio che mi passò in testa.
“Cosa?!”
“Fa vedere!”
“Ma… sei pazzo?”
“Io?”
“Sono tua sorella Tia…”
“Dov’&egrave lui?”
“Per favore smettila.”
Fece per andare verso la porta. Il panico. La paura. Il terrore.
“Andrò a chiamare babbo e risolverà lui la cosa.”
“No aspetta!”
“Dimmi.”
“Ti prego, non fare così.”
“Cosa stavi facendo?”
“L’hai detto tu.. stavo scopando. Non dovevate essere qui.”
“E lui &egrave venuto dentro.”
“Sì…”
“Voglio vedere.”
“Vedere… cosa?”
“La tua figa piena di sperma.”
“Ma… sono tua sorella…”
“Io non ti toccherò.”
“Mi vergogno…”
“Chiamo babbo?”
“Sei un infame…”
“Scegli.”
Voi che avreste fatto? Infilai le mani nell’elastico dei pantaloni e li abbassai. Nuda davanti a mio fratello. Voi non avete idea dell’imbarazzo e la vergogna della cosa. E tutto questo con Mirko sotto al letto, a pochi passi da me.
“Ecco.”
“Non vedo sperma.”
Mio fratello mi aveva in pugno. In quel preciso momento capii che avrei dovuto prendere in mano la situazione. Lo guardai negli occhi e, senza distogliere lo sguardo, mi misi un dito dentro. Lo tirai fuori e me lo misi in bocca. Poi mi avvicinai a lui e gli misi una mano sul pacco. In un attimo scivolai dentro i pantaloni.
“Mirko &egrave sotto il mio letto. Stanotte tu starai in silenzio al tuo posto e noi faremo quello che vorremo. Mi aiuterai a farlo uscire. In cambio io ti farò il più bel pompino della tua vita.”
Restò perplesso. La sua espressione cambiò radicalmente e capii che era mio.
“Subito.”
“Subito cosa?”
“Me lo succhi ora. E io ti aiuterò.”
“Affare fatto.”
Mi vergogno terribilmente per quello che ho fatto, ma non avevo scelta. Mi misi in ginocchio davanti a lui. Mi perdonerete se sorvolo su quei dettagli e mi limiterò a dire che mantenni la promessa e ingoiai il suo seme.
Seguì la presentazione (imbarazzatissima per tutti) tra Mirko e Tia. Ricorderò sempre la faccia carica di disprezzo con cui mi guardò Mirko nei primi istanti. Avevo succhiato il cazzo a mio fratello. Che cosa terribile. Ma gli feci cambiare presto idea. Ci mettemmo a letto e scopammo. Tutta la notte. E aver mio fratello lì a guardarci rese tutto mille volte più eccitante. Capite perché dico che sono una troia?

o Premessa. Ho scritto questo racconto in più volte. Perché? Perché il tempo vola e, a volte, anche l’eccitazione. Mentre lo stavo scrivendo mi sono trovata più volte a toccarmi senza remore pensando a quella sera. Ma l’ho scritto come se fosse stato fatto tutto in una volta. E con la stessa idea vorrei con lo leggeste. Grazie.

L’ultimo capitolo non penso sia stato particolarmente eccitante. O almeno, ripensando a quella situazione mi vergogno ancora per quello che ho fatto e, non fosse per la notte in cui scopai con Mirko, non la ricorderei piacevolmente. Per cui ora credo di dover rimediare. Anche perché, a dirla tutta, ho voglia. Quindi, se non vi offendete, io ora apro le cosce e scivolo giù con una mano. Ma andrò piano, molto piano…
Anzi, ho un’idea, aspettatemi qui un momento…

Eccomi.
Dopo la storia di Mirko ho ancora qualcosa da raccontarvi che ho lasciato a metà. E spero vi possa piacere di più del capitolo scorso. Vi ricordate? La serata al pub! Facciamo il punto della situazione. Eravamo rimasti che avevo indossato autoreggenti, gonna, maglietta, maglioncino e giacchetto di pelle e, davanti alla porta di casa, avevo fatto sentire al mio ragazzo che avevo voglia di lui
“Fai il giro largo per arrivare al pub, tesoro?”
“Perché?”
Vi avevo lasciati su queste parole. Voi avete immaginato bene il seguito, ma solo una parte. E visto che io ora ho voglia, credo riprenderò da qui. Che ne dite?

Prima lasciatemi dirvi perché mi sono allontanata un attimo. Qui lo dico e qui lo nego (sapete quel detto, no?) c’&egrave stato qualcuno che mi ha dato un suggerimento carino. Quale? Ve lo dico subito. Concedetemi solo un secondo per spogliarmi e mettermi comoda nel mio letto. Sto seduta, con la schiena appoggiata e le gambe leggermente piegate. Già sapete che questa cosa del piercing al capezzolo ha catturato le mie attenzioni… quello che ho fatto &egrave stato andar di là in cucina a recuperare il tappo di plastica di una bottiglia di Coca Cola. E ora, tra una parola e l’altra, lo faccio scivolare sul capezzolo, in circolo, proprio sull’areola. &egrave strano… molto strano… fa male, sento la plastica sulla carne che la pizzica e la fora, ma la cosa non mi dispiace. Anzi…

“Così, per fare aspettare i nostri amici. Dai su…”
Mette in moto e io faccio scivolare la cintura di sicurezza dietro la schiena per evitare che quel maledetto allarme suoni e rompa le scatole.
“Cosa stai facendo?”
Amo tanto il mio Tommy, ma ogni tanto devo proprio mettermi lì e spiegargli tutto.
“Zitto, guida.”
“Quanto vuoi largo il giro?”
“Quanto pensi di metterci a venire.”
Mi guarda e ride. Io mi passi la lingua sulle labbra e in un attimo le mie mani sono sui suoi pantaloni e li slaccio. Non &egrave la cosa più comoda del mondo, ma quella sera mi sentivo sporca, troia, e vaffanculo i rischi e le conseguenze.
Armeggiando un po’ mentre lui guida glielo tiro fuori. Beh, non &egrave ancora al massimo della forma, ma si sta già svegliando. Lo stringo delicatamente con due dita e lo scopro tutto. Tommy sospira,lo sento muovere il bacino.
“Ci farai ammazzare.”
“Morirò con il tuo cazzo in bocca, amore. Non sei contento?”
Non faccio in tempo a finir di parlare che mi piego (un po’ maldestramente magari lo ammetto) su di lui e lo prendo in bocca. Lo sento borbottare qualcosa, ma non capisco. Lo prendo tutto in bocca. In realtà non tutto, i pantaloni ostacolano l’operazione, ma quanto più riesco sì.
“Come?”
Anche se stacco la bocca dal suo cazzo (va bene così?) ho una mano che si prende cura di lui.
“Ho detto… che vorrei rimanere in vita e continuare a scoparti.”
“Davvero?”
“Sì, in ogni modo.”

Perdonate l’interruzione. Ripenso a quei momenti e mi scaldo l’anima e il corpo. Mi sto accarezzando lentamente, lascio che la mia mano scivoli sulla pelle (questa sera la trovo particolarmente morbida e liscia), sulla pancia, sulle cosce, sopra il mio sesso. Non ho alcuna fretta,voglio godere, voglio un orgasmo che sia pieno e intenso, che mi esploda tra le gambe e nel cervello. Per averlo devo andare piano, farlo salire lentamente e prendermi tutto il tempo che mi serve. E ve lo dico già, a un certo punto smetterò di scrivere e riprenderò più tardi. Ma ora lascio che un dito scivoli tra le labbra, raccolga un po’ di umori e poi si dedichi al clitoride. E vi posso assicurare con il giochino stupido che ho fatto con il tappino &egrave riuscito a scaldarmi più di quanto potessi credere. Forse sto scoprendo una vena masochista? Non lo so… forse… ma lasciate che, mentre il mio dito gioca con il clitoride (e ogni tanto me lo lecco, per semplice lussuria) vi racconti ancora un poco di quella sera.

Quelle parole mi scatenarono un brivido lungo la schiena. Avevo una voglia, quella sera, che non riuscivo a contenere. Mi succede, ogni tanto, e ormai so che quei momenti dovrei essere messa alla catena (&egrave un modo di dire, risparmiatevi battute di basso livello) o… o combino guai. Proprio come quella sera. Vedrete.
Glielo presi di nuovo in bocca. Sentii il suo piacere sulla lingua e, al tempo sesso, sentivo la mia figa fradicia. Sicuramente le mutandine dovevano già essere in condizioni pietose. Ed eravamo appena all’inizio della serata…
Strinsi il suo membro tra le labbra e feci uno sei due giochi che so far impazzire Tommy. Prima lo succhiai, come se gli avessi potuto tirar fuori lo sperma e berlo, tanto per gustarmi un po’ il suo sapore, poi lo spinsi tutto in gola. La posizione, vi assicuro, non andava nemmeno vicino a facilitarmi il lavoro e tra il volante, la leva del cambio e la posizione di Tommy, non riuscì a prenderlo in profondità quanto avrei voluto. Ma ci provai lo stesso. E lui sospirava e gemeva. E io lo spingevo in gola. Tornavo su, prendevo fiato e poi giù di nuovo. E lui godeva. Sì, lo sentivo ansimare, gemere, godere. Avevo il suo piacere in pugno (ho forse dovrei in bocca?), ero io a decidere come e quando farlo godere. Ero ebbra di piacere.

Ora voi non potete capire quanto io stia godendo. A scriverlo mi &egrave salita la voglia di fare un pompino, ma il mio ragazzo lavora fino a stasera..
Allargo le labbra della mia vagina con anulare e indice e quel dito simpatico che prima giocava sul clitoride bussa sulla mia carne. &egrave aperta, viva, pulsante, ci metto nulla a farlo scivolare dentro fino in fondo. Sono fradicia, la mia figa sta schiumando e cola. Forse ho persino macchiato il letto, non lo so… aah… quel dito… spingo dentro fino a sentire la cervice. Ora lo muovo lì dentro, come se volessi disegnare dei cerchi… sì, sento il piacere che, come fuoco, sale dalla mia figa e mi arriva al cervello. &egrave una sensazione calda, elettrica, avvolgente. Cosa c’&egrave di più bello a questo mondo dell’orgasmo? Tiro fuori il dito, ma nel farlo lo sfrego contro la parete anteriore. Oddio… mi serve un attimo di pausa o vengo. Scusatemi.

Ok. Ci sono. Lasciamo un attimo i miei bollenti spiriti e dedichiamoci al racconto.
Come vi stavo dicendo lui guidava e io gli davo piacere. Era bellissimo! Prenderlo tra le labbra mi dà una sensazione di potere che mi sconvolge i neuroni. Anche se siamo in ginocchio davanti a voi, siamo tutt’altre che sottomesse. Siamo noi a comandare. Ed &egrave terribilmente eccitante. Voi non avete idea di quanto mi bagno quando gioco con il vostro intimo amichetto. Sembra assurdo ma, constatato anche dal mio Tommy, mi bagno di più che a scopare.
Alzai lo sguardo. Avevo riconosciuto la zona. Il tempo ormai stringeva e, se non volevo lasciare il lavoro a metà, dovevo muovermi.
‘Amore, sei pronto a venire?’
‘Berrai tutto?’
‘Fino all’ultima goccia.’
‘Ti amo.’
‘Fammi bere il tuo amore.’
Con la mano lo scoprii del tutto e vederlo lì, violaceo e pulsante, era già di per sé un inno all’erotismo. Volevo dargli piacere. Volevo che il suo piacere diventasse il mio. Lo osservai un istante e lo presi in bocca. Chiusi le labbra subito dopo la… ehm… cappella.. (che vergogna scriverlo) e lo tenni stretto lì. Iniziai a muovere la lingua sulla sua carne. So che era un gioco che gli piace molto, specie quando, sempre con la lingua, lecco tutta la zona del frenulo, ma non l’avevo mai fatto venire così. Sarebbe stata una prima volta. La mia lingua saettava sulla sua pelle sensibile e lo sentivo godere. Non lo so, non ricordo quanto ho giocato con lui in quel modo, ma a un certo punto Tommy mi ha messo una mano in testa. Un istante e il primo gettò mi colpì il palato. Poi il secondo. Il terzo si posò sulla lingua.
Restai ferma immobile, aspettando che si calmasse e tenendolo al caldo nella mia bocca. Adoro quel sapore…
‘Amore? Aspetta, non ingoiare.’
Continuai a restare immobile, borbottai qualcosa, per quanto la mia situazione me lo permettesse.
‘Fanne scappare una goccia sul mento.’
Non fu proprio facile, ma ci riuscii. Deglutii. Succhiai il suo cazzo ancora una volta e mi alzai.
‘Sei buono.’
Lui mi sorrise e posò un attimo lo sguardo su quella gocciolina di sperma sotto alla mia bocca.
‘Sei la mia troia?’
‘Sì amore mio.’
‘Facciamo sapere a tutti quanto sei troia?’
‘Quello che vuoi tu amore.’
‘Vieni qui.’
Allungai il viso verso di lui. Tommy raccolse la goccia di sperma con un dito e la spalmò sulle mie labbra, sulle guance.
‘Non ti pulire.’
‘Ma così…’
‘Tutti quelli a cui ti avvicinerai sentiranno odore di sperma addosso a te.’
Mi sentivo troia. E sporca. E terribilmente vogliosa.
Ma la serata non era ancora finita.

Proprio così. Ora scusate ma ho bagnato il letto. E il tutto senza essere ancora venuta. Quindi ora rimedio.
Due dita. Uso due dita per penetrarmi. La mia carne si apre e le accoglie con estremo piacere. Il mio respiro &egrave spezzato, gli occhi chiusi vedono me in situazioni fuori dal normale, la mano si muove veloce dentro di me, sento il piacere che sale. Mi sto sbattendo. Sì, &egrave così, mi sto sbattendo da sola, come una troia. Muovo la mano sempre più veloce.
Ecco.
Lo sento.
Più veloce… mordo il cuscino per non urlare.
L’orgasmo esplode. Godo. Vengo.

Post scrittum:
Ho deciso di fare un gioco. Mi masturberò come vorrà uno di voi. Non so chi. Semplicemente quello che mi darà l’idea più carina e orginiale. Ovviamente il giudice sono io, per cui… Capitolo 10.
WOW!
Se mi avessero detto che sarei arrivata a questa pagina non gli avrei mai creduto. Per di più continuate a scrivermi e a leggermi, segno che mi seguite. Darei un bacio a ognuno di voi. Virtuale, s’intende! ;)
Oggi ho un sacco di cose da raccontarvi, ma credo ci perderemmo. Come cosa? Vorrei finire di raccontarvi la serata al pub, poi c’&egrave il concorso. Senza contare che io vorrei raccontarvi la mia prima volta in cui.. beh, l’anale ecco. E voi volete sapere di Mattia e quando sono stata con lui. Sono un sacco di parole e bisognerà andarci per gradi… anche perché, se faccio un capitolo troppo lungo vi arrabbiate! In tutto questo metteteci la mia voglia implacabile…

Con calma. Finiamo la serata al pub o vi racconto del “concorso”? Oh no il campanello… aspettate.

Eccomi qua. Peccato che ormai sia ora di pranzo e non ho più tempo per scrivere. Indovinate chi era? … rullo di tamburi… la mia amica Martina, quella del piercing al capezzolo! A dopo, un bacio!

Non ce la posso fare… eccomi qua! Immagino già quello che commenterete dopo avervi detto che mi &egrave venuta a trovare la Marty. Siamo andate a prenderci un caff&egrave insieme e abbiamo chiacchierato.
“Tutto bene?”
Mi ha chiesto lei dopo un po’. Io non mi ero resa conto ma ero stata un sacco a fissarle il seno con il capezzolo, per quanto lei fosse vestita ovviamente. Quando ho capito sono diventata rossa come un peperone.
“Sì beh, da quando me l’hai vedere mi hai messo una gran curiosità addosso e… mi chiedo come sia.”
“Vuoi vederlo?”
Immaginate il mio imbarazzo… ma non ho saputo dir di no. Così siamo tornate a casa mia e ci siamo chiuse in camera. Come si &egrave chiusa la porta Marty si &egrave tolta tutta, nuda dalla vita in su. Io ero perplessa. Ero come ipnotizzata.
“Puoi toccarlo.”
Ho allungato le dita e l’ho accarezzato. Sentire il freddo acciaio accanto alla sua carne calda &egrave stato eccitante. Ho accarezzato il capezzolo, l’areola e poi il piercing.
“Ti piace?”
“Sì… &egrave eccitante… posso?”
“Quello che vuoi.”
Mi sono avvicinata con la bocca e l’ho leccata. Tutto il seno, per salire al capezzolo, già duro. Ho sentito l’acciaio sulla lingua. A quel punto ero già fradicia. Ho succhiato, ho leccato, e poi… poi niente, ho stretto un pochino con i denti. Nel momento in cui Marty ha sospirato di piacere mi hanno ceduto le gambe. Lei l’ha capito, mi ha spinto sul letto.
“Spogliati.”
In un attimo ero nuda, lei con me. Ci siamo guardate negli occhi. Mi &egrave salita sopra. Nel momento in cui ho sentito le sue dita contro di me il mio cervello si &egrave spento. Il suo corpo era così morbido e caldo…
Mi ha fatta stendere e poi… poi ha fatto una cosa che, sul momento, mi ha lasciato perplessa e in susa balia. Mi ha allargato le braccia e ci si &egrave messa sopra. Ero bloccata, non potevo muovermi. Ma quello che più mi ha sconvolta &egrave che avevo… il suo sesso davanti alla mia faccia. Proprio così. Era quasi seduta sulla mia faccia.
“Fammi godere.”
A dire il vero non ero così entusiasta della situazione. Ve l’ho detto (o almeno mi pare d’averlo fatto), io non sono una sottomessa. In quel momento però non potevo proprio fare altro. Ho tirato fuori la lingua e ho iniziato a leccarle la figa. Le labbra si aprivano e i suoi umori colavano direttamente nella mia bocca. &egrave stato qualcosa di decisamente strano e mai provato prima. Martina godeva. Eccome se godeva! E, se devo essere sincera, nemmeno io ero indifferente. Tutto sommato la situazione mi stava piacendo. A un certo punto mi ha preso per i capelli e mi ha tirato su, stringendomi la faccia ancora più contro il suo sesso.
Mi faceva male, ma era bello.
“Leccami…”
Come se avesse avuto bisogno di dirlo. Ma ora la mia lingua entrava proprio dentro il suo sesso, sentivo le mucose, il contorno della carne più delicata, i suoi umori colarmi in gola… più leccavo più godeva. Più godeva più mi tirava a sé. A un certo punto l’ho sentita fremere e ho pensato che stesse per venire. Invece… un po’ mi imbarazza dirlo…
“Di più, dammi di più, ti prego…”
La sua voce era alterata dal piacere, mai l’avevo sentita cosi. E io, sotto di lei, schiacciata contro la sua figa, vi giuro, avrei voluto stenderla e possederla. &egrave questo che provate voi maschi? Avrei voluto entrare nel suo corpo e sentirla dire che non ne poteva più. Ma per quanto ci provassi, ero bloccata sotto di lei. E in quel momento realizzai che potevo fare una cosa sola. Aprii la bocca e non importava dove, cominciai a mordere. Proprio così, prendevo la sua farne tra i denti e stringevo. Labbra, clitoride o qualsiasi lembo di pelle che in quegli attimi mi capitasse io lo mordevo. All’inizio piano, per paura di farle male. Ma poi, vedendo il suo piacere aumentare sempre più, la mia stretta si &egrave fatta sempre più forte fino al punto, e ve lo posso garantire, da lasciarle i segni addosso per giorni. Il suo orgasmo &egrave esploso proprio mentre le stringevo il clitoride tra i denti cosi forte che ho temuto glielo avrei staccato.

Perdonatemi gli errori.
Perdonatemi la lunga attesa.
Perdonatemi la brevità del racconto.

Ma rivivere quei momenti per me &egrave stato impegnativo e penso di aver perso il conto degli orgasmi avuti mentre scrivevo queste righe.

A presto. Un bacio.

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