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Racconti sull'Autoerotismo

KastaDiva

By 17 Dicembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

E’ il nero.
E’ una notte all’inferno.
Sono fiamme che divampano su tutto il mio corpo ma anche ghiaccio che attanaglia l’Ego ed apre sgretolando come fosse fragile e prezioso cristallo il cancello sul confine tra moralità e perversione.
E’ una fossa al cimitero dell’eccitazione ma anche la vetta del piacere.
Il mio orgasmo &egrave tanto più intenso quanto più &egrave indecente.
E’ il manicomio delle buone maniere, &egrave un locale malfamato, &egrave un volgare bordello frequentato da immorali avventori.
E’ l’istante pieno d’infinito, &egrave l’attimo in cui raggiungi l’immenso.
Gusta d’alcool ed odora di marijuana, una droga tra le cosce della femmina che non si concede facilmente ma che alla conquista ti spalanca il piacere sessuale.
Ha la prepotenza di un cazzo duro che sconsacra con foga e violenza il sacro utero genitivo.
E’ una scena a tinte forti di due corpi avvinghiati tra prevaricazione e dominio della carne sull’anima.

Haba Nera.
‘La Divina’
Drappi neri, pesanti tendaggi di velluto che segnano funesti passaggi di vita.
Il tuo precedermi ed aprirmi la strada
La tua mano che scosta il nero e quella tenda a ricadere sulla mia spalla nel suo pesante contatto io ne avverto la carezza’ il tocco di una mano vellutata, fatale come la morte, eccitante come la perdizione
Prima scena, l’atmosfera austera e rigida mi fa quasi piangere nella sua sacralità, il primo abito’ eccola: Lei .
Oh Divina perché sei venuta a noi?
Tremo nel contatto materiale con le tue passioni qui rappresentate, tu sei vita e divinità, in te &egrave custodito il segreto di una langue femminilità e noi umili tuoi spettatori ne restiamo affascinati. Volgi il tuo sguardo in basso verso l’adorazione che tu musa hai ispirato, a chi travolto dal tuo fascino ne ha celebrato il corpo e l’anima.
Similitudini: l’artefice di un’opera non detiene il merito svolto, come servo si adopera alla sua musa.
Similitudini: noi schiavi delle nostre passioni.

Mi stringo a Te, vorrei leggerti ogni didascalia che accompagna il nostro viaggio, ma la sua storia &egrave risaputa a noi, troppo commercializzata per chi ha nel sangue la stessa passione, la respiri?
Un destino che annoiate Parche si divertono a tessere sugli amanti.
Quasi a riscattare la loro privazione di carnale, un’espressione d’invidia all’affanno sessuale a loro precluso.

Arieggia poco lontano HabaNera ne avverto i ritmi del primordiale tango, perdona il distacco ne sono rapita, trascinata mi ritrovo nell’altra scena, non mi chiedere di governare la passione, non chiedermi di salvarmi, impossibile.
La stanza &egrave molto piccola, altri visitatori al nostro ingresso con rispetto ne escono lasciandoci al surreale la certezza del nostro esistere. Siamo storia che da millenni ne porta vincitori e vinti. Chi ne &egrave distrutto ne ha goduto, preferisco morirci che salvami senza viverlo.
Espressione di forza o debolezza?
La Divina: affermata, vincente, realizzata, una vita di potere e successi, eppure la Diva &egrave Triste.
Ne senti quel Divino Pianto?
Femmina, fragile di passioni.
Schiocche Parche, nell’inganno del mio cuore la capacità di una mente arriva come guerriera senza pietà.
Spaventa vero?
Esserne consapevoli e non averne paura, vivo, io vivo!.
Ora abbracciami forte come poco prima nell’intimo di un letto, non risparmiarmi la tua vittoria di Uomo, non limitare i danni, non trattenere l’inevitabile mio crollo, portami senza pietà a vivere con passione un Uomo.
Follia?
Follia esclusiva che proteggo sotto una corazza invalicabile di cultura e serietà oltre un cancello di cristallo a cui nessuno dato a vedere perch&egrave la castità non spaventa chi vive la follia della passione. Forze e debolezze che si intersecano nell’indecifrabile cuore di femmina.
Nelle sue debolezze una distruttiva forza, nelle sue forze una distruttiva debolezza.
KastaDiva che nell’astinenza trova il meglio.
Il mio corpo ricoperto di drappi neri, &egrave il nero’

‘ Io vorrei dare tanto di più in tutte le cose che faccio.
Vorrei che la voce mi obbedisse sempre come voglio io.
Certe volte arrivo ad invocare la morte per liberarmi dai tormenti e dalle angosce che mi affliggono perché non riesco a raggiungere ciò che voglio.
Io voglio il meglio di tutto.
Voglio che il mio uomo sia il migliore di tutti.
Voglio che la mia arte sia la più perfetta.
Voglio insomma avere il meglio di tutto.’
M.C.

‘museo arte contemporanea- Mi – dic 2007

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