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Racconti sull'Autoerotismo

L’ombrello

By 10 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quante cose vedono gli ombrelli. Quante cose possono farsi con gli ombrelli.

Elio aveva deciso di marinare la scuola quella mattina, non per un motivo particolare, ma solo per il gusto di rientrare in casa e godersela in santa pace. Gli piaceva la sensazione di totale libertà che gli dava starsene tutto solo e lo faceva spesso: usciva fingendo di recarsi al liceo, aspettava al bar all’angolo che i genitori uscissero per andare a lavoro e poi rientrava.
Salendo le scale, assaporava già i piaceri proibiti che lo attendevano quella mattina.
Per prima cosa, come al solito, si sarebbe tolto scarpe e calzini e si sarebbe goduto il freddo del pavimento ed il rumore dei propri piedi nudi ‘ quanto erano belli! ‘ che scalpicciavano sul parquet. Poi, toltisi gli abiti, avrebbe ammirato la propria immagine riflessa nell’enorme specchio in camera dei suoi. La sola vista del giovane corpo magro e pallido, bastava al suo cazzo per inturgidirsi.
Se ne restava un pezzo lì a passeggiare di fronte allo specchio, a rimirarsi completamente nudo, con il cazzo semieretto che ballava ad ogni passo.
Dopo di che, il programma prevedeva diverse varianti. Si spostava sul divano con il portatile e si vedeva su internet qualche porno, possibilmente amatoriale, masturbandosi con calma. Gli piaceva farlo molto lentamente, portarsi sull’orlo dell’orgasmo e poi interrompersi, con il fiato mozzato, per poi riprendere ed interrompersi di nuovo e così via per un’oretta, chiudendo con un orgasmo potente. Quanto gli piaceva venire schizzando in ginocchio dal divano fin quasi al televisore!
Un’altra variante prevedeva che in bagno insaponasse bene le mani e poi il buco del culo e poi una banana o un cetriolo o una zucchina o un flacone di shampoo della mamma (l’ideale era un cetriolo, ma non ne trovava sempre in casa): il COSONE, come lo chiamava lui. Quindi si metteva in piedi nella camera dei genitori, fra la porta e lo specchio: con le spalle rivolete a questo, si piazzava a gambe larghe, piegava tutto il busto in avanti giungendo con la testa fra le ginocchia, in modo da potersi guardare l’ano allo specchio attraverso le gambe, rimirava la meravigliosa tumescenza rosa e marrone che incorniciava il buco del culo ed a quel punto, pian piano, si infilava dentro quel che aveva a disposizione. Normalmente l’introduzione gli procurava un’erezione immediata che gli toglieva il fiato, anche se si era appena masturbato. Che piacere sublime, poi, quando iniziava a muovere avanti e dietro nell’ano il cosone: di solito veniva senza neanche doversi toccare il cazzo.
Quella mattina, però, aveva deciso di sperimentare un nuovo oggetto. La sera prima la mamma aveva portato a casa un ombrellino da borsa, un oggettino di classe, piccolo ed avvolto in un rivestimento sintetico, con una forma ed una consistenza che prometteva bene: un piccolo cilindro leggermente concavo in punta, con superficie in gomma, al tatto era compatto senza essere rigido’
Aveva deciso di non usare il sapone, di facilitare la penetrazione con il solo liquido che ormai naturalmente inumidiva e preparava l’ano. Si voleva godere pienamente la sensazione di tutto quel ben di dio nel culo.
Per prima cosa, però, doveva trovare l’ombrello; con il cazzo semirigido ballonzolante si mise a perquisire la camera della madre. Dove poteva averlo infilato? Guardò nei cassetti del comò, nell’armadio, nelle cassettiere ‘ ma invano. Stava quasi per rinunciare e ripiegare sul caro vecchio flacone di shampoo, quando gli cadde l’occhio sul baule della nonna in fondo al letto, dove la madre riponeva cianfrusaglie varie senza ordine o criterio.
Con un balzo ‘cazzalenante’ fu sopra al baule, lo aprì e guardò dentro: si aspettava di trovare l’ombrello in cima al contenuto, ma fu deluso e decise comunque di rovistare (non si sa mai!). C’era davvero di tutto ammassato senza ordine o logica: vecchi reggiseno a balconcino, mutande rosse di capodanno, riviste di moda consunte dal tempo, paia di occhiali fuori moda, vari ombrellini ‘ ma non il nostro ‘ finché ‘ Una strana confezione di cellofan rosa, malamente riavvolta e tenuta ferma con un nastro su cui giganteggiava la scritta Sexy Shop Marisa capitò fra le mani del giovane ragazzo in fregola.
Di sicuro non era l’ombrello, ma magari qualcosa di meglio. Tutto concentrato ‘ il cazzo fece un piccolo saltello in basso perdendo di rigidità a causa del fatto ‘ Elio scartò la carta.
Mirabile visione. Un cilindro in gomma imitava perfettamente un cazzo di circa 25 cm di lunghezza e dallo spessore proporzionato, con le vene esterne in rilievo ed alla base due coglioni di tutto rispetto su cui si apriva una fessura ed un pulsante rosso faceva capolino. Elio lo premette ed il pene comincio silenziosamente (era un modello di lusso) a roteare e flettersi ad imitare un amplesso.
Altro che ombrello! Il cazzo del giovane era tornato bello duro e l’ano si era già inumidito ben bene in attesa del suo conquistatore. Si mise davanti allo specchio, si girò di spalle, divaricò le gambe, si piegò a 90’ e guardandosi il buco del culo che pulsava già dal piacere, portò il pene all’imboccatura dell’ano, ve lo poggiò e con una pressione leggera ma costante lo spinse tutto dentro.
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Un grido soffocato di piacere dal profondo della gola. La consistenza, la forma, le dimensioni ‘ proprio come un cazzo (almeno, proprio come si immaginava dovesse essere un cazzo in culo)! Chiuse gli occhi ed assaporò per un paio di minuti la sensazione di riempimento ‘ il suo cazzo era già in tensione estrema ‘ quindi attivò il meccanismo. Il pene cominciò a muoversi, prima lentamente poi via via più rapido e deciso, dopo un po’ quasi a scatti, per dare la sensazione del crescendo dell’ingroppata maschile. Ed il crescendo vi fu (altro che!), anche nel piacere del nostro Elio, che fu preda di ondate successive e sempre più calde di piacere, un piacere profondo ed intimo, che si sprigionava dal cuore stesso del suo essere e lo riscaldava tutto. Finché, incontenibile, non esplose l’orgasmo, un orgasmo sconvolgente, mai provato prima, che lo costrinse a sollevare di colpo il busto, ancora piegato fra le gambe e, emettendo un grido roco, dare un colpo di reni in avanti per espellere getti e getti di sperma caldo come la lava che pareva non esaurirsi mai.
Riavendosi dall’improvvisa frustrata di piacere, aprì finalmente gli occhi. Nella cornice della porta la madre in piedi, che lo guardava senza espressione, la bocca leggermente aperta, mentre i getti di sperma del figliolo le colavano dalla gonna: ‘Scusa caro, volevo prendere l’ombrello che ho comprato ieri, mette a pioggia!’, fu tutto quel che disse, prima di avviarsi al comodino, prendere dal cassetto l’ombrello (Ecco dove cazzo stava!) ed uscire da casa.
Nella stanza, solo il rumore del leggero movimento della gomma nel culo di Elio’
CONTINUA ‘

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