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Racconti sull'Autoerotismo

Seta

By 14 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Era stata una giornata di sesso. Non c’era altro modo per definire le ultime 24 ore. A causa dell’assenza dei miei genitori da casa era venuto a stare tutto il giorno da me il mio ragazzo, ovviamente la nostra attività preferita era stata svolta costantemente e con grande piacere; adesso però, in quella calda giornata di giugno, era calata la sera e le buone notizie erano già finite. Infatti io ed il mio ragazzo eravamo stati invitati da una coppia di amici ad una festa, non sapendo che altro fare avevamo accettato. Purtroppo un impegno improvviso avrebbe costretto il mio ragazzo a non partecipare, lasciandomi soltanto con la coppia di amici e un enorme numero di estranei. Erano questi i miei pensieri mentre in macchina ci avvicinavamo al locale dove si sarebbe tenuta la festa; in effetti non ero particolarmente di buon umore dato che mi sarei aspettata un epilogo diverso per quella giornata.
Nonostante tutto mi ero comportata come se le cose fossero andate per il meglio ed avevo indossato il mio miglior vestito estivo, pronta per non sfigurare nella massa della festa. Il locale era abbastanza grazioso, ma soprattutto molto ampio: ad una sala principale dove veniva messa su la musica, si aggiungeva una saletta con il bar per coloro i quali avessero cercato un po’ di tranquillità. Solitamente alle feste passo tutto il mio tempo sulla pista da ballo, ma quella sera non ero proprio dell’umore adatto, per di più le uniche due persone che conoscevo facevano di tutto per farmi sentire in imbarazzo concentrandosi esclusivamente sulle loro interazioni amorose. La festa era già cominciata da circa un’ora e io me ne stavo sola in un angolo del bar con davanti un cocktail che nemmeno mi piaceva.
Inevitabilmente i miei pensieri tornarono alla giornata appena trascorsa, quanto avrei dato per essere in quel momento con il mio ragazzo, quanto mi sarebbe piaciuto provare nuovamente quelle sensazioni fantastiche che soltanto il sesso sa dare. Mi riscossi da i miei pensieri quando mi accorsi che tutti quei ricordi stavano provocando sul mio corpo strane reazioni. Sicuramente non era quello ne il luogo ne il momento più adatto per eccitarsi. Purtroppo più cercavo di distrarmi più quel desiderio dentro di me cresceva; dovevo fare qualcosa. Mi guardai un po’ in giro, l’unica soluzione sembrava essere il bagno, mi alzai e mi diressi con passo deciso verso i wc. Entrai nel locare per le donne e notai felicemente che non c’era nessuno, inoltre erano presenti due servizi in modo che anche se un’altra persona fosse entrata in quel momento non mi avrebbe comunque disturbata. Perfetto. Chiusi la porta di uno dei servizi a chiave, ma subito mi bloccai, pensavo: ‘Ma che diavolo sto facendo? Durante una festa mi vado a chiudere in bagno per masturbarmi? Dopo tutto il sesso di oggi, ancora non sono soddisfatta?’. Inutile pensare, il mio corpo mi spingeva ostinatamente in una direzione differente; mi calai gli slip sino alle ginocchia e mentre con la mano sinistra tenevo sollevato il vestito, con la destra iniziai ad accarezzarmi. Era come se non lo facessi da tempo, addirittura come se fosse la prima volta che mi toccavo; non si trattava di un pomeriggio di studio interrotto dalla masturbazione per spezzare la noia, non si trattava nemmeno del momentaneo desiderio per un ragazzo, questa volta era il mio corpo ad avene bisogno ed io ero pronta per appagarlo. La mia passerina riceveva vogliosa le mie carezze e restituiva umori senza contegno; pizzicavo il clitoride turgido e ogni tanto mi penetravo con due dita. Non c’era altra cosa al mondo che volessi fare in quel momento; con la schiena appoggiata contro la porta ed il bacino proteso in avanti cercavo di godermi quel piacere meraviglioso. Improvvisamente sentii un rumore alle mie spalle: qualcuno era entrato nel bagno. Rimasi immobile, con la mani ancora ferme nelle loro posizioni. Sentivo due voci dietro di me, entrambe femminili, stavano ridendo. ‘Veramente incredibile, non avevo mai visto una cosa del genere’ disse una, poi aggiunse ‘Sarà stato lungo almeno’ così’ e anche largo, non riuscivo nemmeno a tenerlo in bocca, per non parlare di quanto me lo ha messo dentro, incredibile, non sentivo così male da quando l’ho fatto la prima volta’, la seconda voce commentò: ‘Magari succedessero anche a me queste cose, ti ricordi Luigi? Quello aveva una cosetta così piccola che bastavano due dita per tenerlo’ risero insieme, poi la seconda continuò: ‘E per di più veniva subito, insomma un disastro totale’. Io intanto ascoltavo immobile i loro discorsi, ma sentire quei racconti di certo non calmava i miei pruriti, anzi stava facendo aumentare il mio livello di eccitazione. Lentamente ricominciai a far scorrere le mie dita sul clitoride facendo attenzione a non emettere alcun rumore. La seconda voce proseguì: ‘Pensa che una volta eravamo da soli a casa sul letto dei miei, mi ero appena tolta la maglietta, gli ho infilato le mani nei pantaloni e ho scoperto che lui era già venuto’, l’altra ragazza scoppiò a ridere, ‘Non c’&egrave niente da ridere! Quell’idiota si era riempito le mutande! Ma ti rendi conto?’. Le due ragazze uscirono dal bagno e finalmente tornò la quiete. Il silenziò però durò pochissimo, infatti sentii nuovamente la porta chiudersi, questa volta qualcuno era entrato nel bagno di fianco al mio. Non vi feci caso e continuai nelle mie operazioni, ma ben presto mi dovetti interrompere perché qualcuno aveva bussato con forza alla porta del servizio accanto alla mia, senza aver avuto risposta avevo sentito bussare alla mia porta. Avvertii la porta vibrare dietro la mia schiena, il cuore mi batteva all’impazzata e rimasi immobile, una voce femminile mormorò: ‘Dannazione’, poi nuovamente la sua mano batteva sulla mia porta. Che dovevo fare? Per la terza volta sentii bussare e poi vidi la maniglia piegarsi. Fortunatamente avevo chiuso la porta a chiave, ma adesso non potevo più aspettare. Tirai nuovamente su gli slip, mi sistemai il vestito, tirai l’acqua per fare un po’ di scena ed uscii. Appena fuori una ragazza si lanciò dentro e quasi mi travolse nell’impeto. Mi sentivo profondamente frustrata, non ero riuscita ad appagare il mio corpo e questo mi rendeva triste. Mi lavai le mani decisa ad abbandonare quel luogo, ormai troppo affollato, per cercarne un altro più tranquillo dove poter continuare il mio rito. Una volta fuori dal bagno mi guardai attorno, vedevo gente dappertutto, non riuscivo nemmeno ad immaginare dove poter trovare il luogo di cui avevo bisogno. Improvvisamente notai una piccola porta nella stanza del bar, mi decisi a provare quella mossa, potevo sempre dire di essermi persa nella ricerca del bagno. Cercando di sembrare tranquilla apri la porta e dopo una rapida occhiata, mi infilai nella stanza e richiusi la porta dietro di me. Era una grande sala piena di tavoli e qualche divano, ammassati alla rinfusa e per la maggior parte coperti da lenzuola. Probabilmente si trattava della sala che il locale utilizzava d’inverno. La luce entrava debole dall’unica finestra aperta, feci qualche passo in avanti, dentro di me sentivo la gioia di aver trovato il posto adatto a me. Qualcosa però attirò la mia attenzione, feci qualche altro passo nella penombra e mi accorsi che si trattava del fidanzato della mia amica disteso su un divano. Ero arrivata alle spalle del divano e quindi gli vedevo spuntare soltanto la testa da una lato e un piede dall’altro. Il ragazzo aveva gli occhi chiusi e la bocca appena aperta, pensai che avesse bevuto troppo e si fosse messo a dormire in un posto tranquillo; il mio posto tranquillo. Sfumata l’ipotesi di avere un po’ di privacy pensai di consolami almeno svegliando il tipo. Mi avvicinai lentamente dalla parte dove spuntava il piede e, già sorridente, mi preparai a fargli prendere un rumoroso spavento. Svoltai l’angolo, ma il ‘buuh’ mi si bloccò in gola: vidi subito la mia amica chinata su di lui e la sua testa fare su e giù sul membro teso del ragazzo accompagnata dall’analogo movimento della mano. Evidentemente nessuno li stava dormendo, ma si stavano semplicemente godendo la festa nello stesso modo in cui avrei voluto fare io. Mi accovacciai dietro il divano e lentamente raggiunsi nuovamente la porta. Una volta fuori ripensai al rischio che avevo corso soltanto per un istante, poi fu più forte il rammarico di essere ancora insoddisfatta. Ormai stavo per rinviare il mio piacere a quando sarei stata nel mio letto a casa, ma d’un tratto trovai la soluzione al mio problema. Il ragazzo che in quel momento si stava godendo i piaceri della vita di coppia aveva affidato alla mia borsetta il compito di custodire le chiavi della macchina dato che quella della sua fidanzata l’aveva già riempita con un innumerevole quantità di oggetti. Inoltre, essendo arrivati abbastanza tardi, avevamo posteggiato l’auto ad un’estremità del posteggio nelle vicinanze del muro e lontana dall’illuminazione del locale. Raccolsi tutto il mio coraggio e uscii all’aperto, fui contenta di vedere che il cielo era abbastanza coperto, questo avrebbe impedito alla luna di svelare i miei propositi. Il posteggio era deserto, infatti era ancora troppo presto perché la gente cominciasse ad andarsene e già troppo tardi per arrivare, ovviamente rimaneva un certo rischio di venire scoperta, ma ero disposta ad accettarlo. Raggiunsi rapidamente l’auto e mi andai a piazzare nel sedile posteriore dalla parte di fianco al muro. Mi guardai intorno, tutte le condizioni erano favorevoli, ero immersa nell’oscurità e un grosso fuoristrada copriva il mio lato scoperto, in più non si vedeva anima viva. Rimasi a lungo immobile, indecisa sul da farsi; iniziavo a credere di star esagerando. Analizzando razionalmente la situazione avrei subito desistito da quell’intento, ma non era certamente ‘razionale’ l’aggettivo che in quel momento mi descriveva meglio. Ormai sicura di me, decisi di riprendere quella dolce pratica interrotta poco prima nel bagno. Mi sfilai gli slip e li adagiai accanto a me, tirai un po’ sul il vestito in modo da lasciare il sedere nudo a contatto con il sedile e dopo un’ultima occhiata in giro spalancai per bene le gambe; ad ognuna di queste operazioni la mia eccitazione aumentava e sempre più fremevo dal desiderio. Così la mia mano scivolò dal ginocchio, risalendo piano piano lungo la coscia, sino ad arrivare nuovamente alla passerina che accolse con piacere quel ritrovato contatto. Bastarono poche carezze e il mio sesso ricominciò a darmi le sensazioni di poco prima. Adesso desideravo come non mai ritornare al pomeriggio per essere nuovamente tra le braccia del ragazzo che amavo e sentirlo su di me e dentro di me; in quel momento però dovevo accontentarmi dei ricordi e così feci rievocando nella mia mente tutti gli eventi della giornata sino a quell’ultima volta nel tardo pomeriggio.
Giacevamo entrambi sul letto dei miei completamente nudi e sfiniti dalle ultime ore di intensa attività fisica. Mi accostai a lui e gli chiesi: ‘Devi per forza andare via?’, lui riaprì gli occhi e mi rispose: ‘Nemmeno io vorrei, ma devo’. Rimasi un po’ imbronciata davanti a lui e poi gli dissi: ‘Almeno facciamolo un’ultima volta’ e mentre parlavo tornai ad afferrare il suo membro che giaceva molle e raggrinzito, ‘Non credo di averne proprio le energie’, ‘Allora facciamo così” replicai rapidamente ” se riesco a fartelo tornare duro lo rifacciamo’, con un sorriso lui accetto la mia proposta e subito mi misi al lavoro. Iniziai a muovere su e giù la mano, ma tra le dita continuavo a sentire morbida carne e non la dura asta che desideravo; decisi di cambiare metodo e, dopo aver scoperto il glande, iniziai lentamente a leccarlo. Era una strana situazione, solitamente in quei casi trovavo ben altra materia con cui avere a che fare, ma non persi le speranze. Lo presi in bocca e iniziai a succhiarlo con decisione mentre con la mano continuavo a stimolarlo, finalmente sentivo crescere quella massa dentro la mia bocca e dopo poco una mano si poggiò sulla mia testa per darmi il ritmo. Dopo un po’ sollevai la testa e mi misi a cavalcioni su di lui e mentre il membro mi entrava dentro dissi: ‘Ho vinto’. Grazie alle ritrovate energie il mio ragazzo diede il meglio di se rigirandomi in tutti i modi e mentre mi stava sopra disse ‘Adesso &egrave veramente la fine’, in quel preciso istante lo tirò fuori ed iniziò a masturbarsi; dopo pochissimo uno schizzo di sperma mi colpì sull’ombellico e poi nulla più. Ridemmo insieme e lui disse: ‘Mi hai veramente prosciugato’.
Mentre la mia mente ripercorreva il passato, la mia mano si occupava del presente e sentivo che ‘la fine’ stava arrivando anche per me. Scostai le bretelline del vestito e mi scoprii entrambi i seni, ne afferrai uno e feci strofinare il capezzolo turgido contro il palmo della mano. Ero ormai quasi completamente nuda e se qualcuno mi avesse trovata li non ci sarebbero state scuse valide; mi sembrava assurdo, ma tutto ciò mi eccitava da impazzire. Volevo sfruttare questa nuova emozione, così guardai per un attimo il vestito che avevo tutto arrotolato attorno alla pancia e me ne liberai scagliandolo accanto a me. Ero eccitatissima, mi toccavo freneticamente la passerina, ma nonostante tutto volevo di più. Mi misi in ginocchio sul sedile, mi protesi all’indietro sino a raggiungere con il sedere il sedile anteriore ed iniziai a strusciare il mio buchino di dietro contro il bordo. Sussurrai ‘Sii” e come per zittirmi mi infilai in bocca due dita, le stessa dita che sino ad un attimo prima si immergevano nella mia passerina. Dopo un po’ mi distesi sul fianco destro sul sedile, tenevo la gamba destra piegata al petto e la sinistra un po’ alzata con il ginocchio poggiato sul sedile anteriore. Con una mano tornai nuovamente ad occuparmi della passerina massaggiandomi il clitoride a grande velocità, invece con l’altra mi infilai per bene l’indice di dietro ed iniziai a mandarlo dolcemente su e giù. L’orgasmo che seguì fu eccezionale, così straordinario da farmi dimenticare dove mi trovavo lasciandomi urlare dal piacere. Dopo qualche istante per riprendermi, mi accorsi dell’errore che avevo commesso, mi alzai e diedi un’occhiata fuori, fortunatamente non c’era nessuno. Aspettai qualche altro secondo con il cuore in gola, poi mi convinsi che nessuno mi aveva sentito. Osservai per un attimo il mio corpo nudo e pensai che era un peccato dovermi rivestire proprio adesso che stavo così bene con me stessa. Pazienza, pensai e mi rivestii pensando a come avrebbe reagito il mio ragazzo quando gli avrei raccontato tutto. Uscii dalla macchina e mi incamminai verso il locale, ma a pochi metri da me avanzavano la mia amica ed il suo ragazzo, appena li raggiunsi lei mi disse sorridendo: ‘Che fine avevi fatto? Pensavamo ti avessero rapita!’, io risposi: ‘Avevo un po’ di mal di testa e mi sono andata a richiudere in macchina’. ‘Comunque adesso &egrave ora di andare’ intervenne lui ‘Ti sei divertita?’, io risposi: ‘Tantissimo’.

(Corretto e aggiornato il 25/10/07)

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