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Racconti sull'Autoerotismo

Silvia non cenava mai a casa

By 23 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Silvia non cenava mai a casa. Una ragazza di paese come tante, che a differenza delle sue concittadine non sentiva come suo quel posto che l’ aveva cresciuta e ingabbiata. Gli unici momenti di libertà, caratterizzati da un’ irresistibile gioia di vivere, li trascorreva al tramonto, su di un promontorio poco distante dalla sua cascina familiare; da quel monte, in estate, riusciva a scorgere prati interminabili di fiori, dove riconosceva il profumo di fiordaliso, papaveri e margherite; mentre in inverno, restava incantata da quella neve soffice e candida, sulla quale veniva riflessa la luce di una luna marmorea e lontana. Valentina non cenava mai a casa. Preferiva rimanere li, a guardare..ascoltare..a vivere la sua gioia privata, quel senso di libertà che spesso, in serate particolarmente calde, la portava a spogliarsi dai suoi vestiti leggeri, rimanere distesa sul prato di schiena a sentire il vento tiepido accarezzarle la carne, quell’ incontrollabile senso di concessione alla natura, la faceva eccitare. Chiudeva gli occhi e si concentrava sul suo sesso che incontrollatamente iniziava a bagnarsi e schiudersi. Le labbra della sua bocca umide e semi aperte, le gambe nude e flesse, il suo seno morbido e sodo verso il cielo e le sue mani che scoprivano completamente il suo corpo, la facevano godere; poche mani maschili erano riuscite a toccarla, così lasciava che fossero sue le mani che scendevano lungo le sue curve, esplorando le sue insenature fino a concentrarsi al centro del suo piacere, stimolando il suo clitoride con movimenti circolari sempre più intensi, mentre si lasciavapenetrare con il dito medio dell’ altra mano. Godeva. Godeva nel toccarsi. Godeva nel toccarsi da sola. Silvia non cenava mai a casa.

Le sue giornate erano caratterizzate dalla solita routine, i suoi mesi dalle solite faccende e gli anni dai soliti avvenimenti; per Silvia, la differenza dell’ estate che stava iniziando a vivere, era determinata solo dalle giornate di studio che la impegnavano, visti i suoi imminenti esami di maturità. Non sapeva però, che quell’ estate l’ avrebbe cambiata per sempre.

Il caldo iniziava già ad imperare al mattino presto, la luce del primo sole colpiva il suo viso e il suo corpo nudo, spogliato dalle notti afose di stagione, i raggi accarezzavano dolcemente le sue curve parzialmente abbronzate, la sua intimità aperta in una comoda posizione di risveglio e il suo seno che vedeva svilupparsi sempre di più, testimone di crescita del suo corpo di donna.
Vestita in una comoda vestaglietta estiva, scendeva per fare colazione con i suoi, quando una volta seduta al tavolo di legno, suo padre esclamò:
“Silvia, oggi pomeriggio, a casa, verrà mia sorella con suo figlio”
A quelle parole, la ragazza assunse un’ aria stupita e interrogativa, sapeva bene che non scorreva da anni buon sangue tra suo padre e sua zia, così incalzò:
“Ricordavo che aveste litigato per via di suo marito anni fa”
“Stanno passando un periodo di crisi”, spiegò il padre “ci siamo sentiti, mi ha chiesto scusa ed asilo in casa nostra fin quando non avrà preso una decisione. Io avrò da fare questi giorni, mi dedicherò al lavoro con la mamma e porteremo tua zia al negozio; resta con tuo cugino questi giorni, non farlo sentire troppo a disagio, sai bene che vengono da una grande città”
Silvia sapeva bene che, in un certo senso aveva sempre invidiato suo cugino e la sua famiglia per essersi trasferiti in un posto che, ai suoi occhi, offriva più di un piccolo paese di provincia.
“ma, papà, io devo studiare! non posso stare appresso a lui!”, ribatte lei.
“Sai bene che ha ventinove anni ed è laureato, potrebbe anche darti una mano a ripassare. ormai è deciso.”
Silvia si alzò bruscamente dal tavolo e si ritirò in camera infastidita, sentiva però, un forte senso di curiosità nel rivedere il ragazzo che si prendeva cura di lei nei giochi di bambina che facevano nelle estati di molti anni prima. Era curiosa, poteva essere un terribile contrattempo per il suo studio, ma d’ altro canto, poteva essere quel senso di novità che cercava da molto tempo.

Nel pomeriggio finalmente arrivarono gli ospiti attesi, Silvia, scendendo le scale vide prima una donna che di sua zia, rimaneva solo il sorriso cordiale, gli anni e lo stress l’ avevano invecchiata parecchio, e alle spalle di lei un ragazzo alto, moro, occhi verdi, fisico asciutto, indossava una canottiera che lasciava vedere splendidi tatuaggi disegnati sulle sue braccia atletiche e con un sorriso la salutò:
“ciao Silvia!”
“ah’hei…ciao Daniele!”
“passato tanto tempo eh!”, continuava lui cercando di nascondere la sorpresa, nel vedere una così bella ragazza.
“già! anni ormai!”, ribatte lei, abbassando lo sguardo imbarazzata.
La ragazza pensava che quegli anni non avevano fatto altro che renderlo più bello e di colpo si sentì insicura del suo aspetto. Lei che risultava tra le più attraenti del paese, con la sua bassa statura, viso angelico, capelli a caschetto, labbra carnose, glutei di marmo e una terza di seno, improvvisamente sentì il bisogno di cambiarsi e valorizzare il suo corpo agli occhi di lui, poiché sentiva il suo sesso scaldarsi per quel’ incontro.
I tre genitori salutarono velocemente poiché avrebbero avuto delle faccende da sbrigare e avrebbero preferito discutere, senza i figli, della difficile situazione della zia di Silvia’invitarono dunque, i giovani ad uscire. Così, senza genitori, la maturanda, salì di corsa in camera, indossò dei sandali di cuoio da schiava, un vestitino svolazzante beige corto con un’ ampia scollatura dietro la schiena, mostrando l’ assenza di reggiseno e il suo perizoma preferito: bordeaux, elastico stretto e fino, trasparente che rende possibile la visione delle sue labbra vaginali completamente depilate e un elegante fiocchetto sopra i glutei che fanno risaltare il suo culetto scolpito. Dipinse le sue labbra di rosso, allungò le ciglia con un mascara e usò il suo eye-liner nuovo. Si sentiva pronta, si sentiva bella, si sentiva eccitata, si sentiva bagnata.
Daniele nell’ aspettarla in soggiorno si percepiva turbato. Sua cugina. La bambina che portava sulle spalle. Quella bambina divenuta una giovane donna, una giovane donna che gli aveva procurato dei pensieri impuri, pensieri di voglia, di sesso, di incesto. Cercò di scacciare i suoi pensieri e ci riuscì fin quando non sentì la voce di lei urlare:
“sono pronta!usciamo?”
Nel guardarla lui provò un vuoto allo stomaco, e un profondo senso di desiderio e di voglia. I suoi occhi da uomo andarono a violentare la donna che aveva davanti, scoprirono completamente il suo corpo fissando il suo viso per poi passare al suo voluminoso seno, dove si distinguevano due capezzoli turgidi, le cosce sode e quei piedi perfetti, costretti in quelle stringhe di cuoio, gli procurarono una potente erezione, il quale non cercò neanche di nascondere tanto era eccitato. Alzandosi, gli occhi di lei fissarono la patta dei suoi pantaloni, e vedendo un rigonfiamento, dentro di lei provò un forte senso di soddisfazione ed eccitazione. Aveva avuto il risultato sperato. Si volevano carnalmente. Lo avevano capito entrambi.

Erano passate ore da quando avevano lasciato la casa di lei’ continuavano a passeggiare per i boschi, la confidenza aumentava sempre di più, era iniziato uno strano gioco di seduzione, dove ad ogni loro imprevisto contatto si generava un senso di voglia-attrazione-eccitazione-morbosità. Vivevano attimi eterni, dove solo loro due erano i protagonisti.
“Voglio portarti in un posto particolare’voglio portarti nel MIO posto”, disse lei.
“che posto sarebbe?” rispose lui con un ghigno di approvazione
“è un luogo che mi genera forti emozioni’..di ogni genere”
A quelle parole lui capì che non poteva far altro che lasciarsi trasportare in quest’ avventura’ il profumo di lei che lo tramortiva dolcemente, la sua elegante e sensuale che gli permetteva la vista della linea di quei glutei perfetti, quella schiena levigata e inarcata che avrebbe voluto leccare’ aveva in mente solo la sua voglia di dominarla’ neanche si rese conto che in poco tempo arrivarono in un promontorio, poco lontano da casa di Silvia.
“Ci siamo Daniele! Benvenuto nel mio mondo”
“Il panorama è bellissimo, sediamoci. Parlami del perché ami questo luogo”.
“Ci vengo quasi tutti i giorni, mi permette di essere me stessa”, era inebriata dal tramonto che stava finalmente dividendo con qualcuno che trovava interessante ed eccitante, il suo perizoma era bagnato di lei, il suo corpo bramava di essere scoperto e toccato, e in quel senso di trance gli permise di sbilanciarsi’
“Dicevo che vengo qui tutti i giorni, a casa non c è neanche un po’ di privacy, vengo anche qui per lasciarmi andare, essere un tutt’ uno con la natura e scoprirmi’.liberarmi’guardarmi e sentirmi’.mi piace. è un luogo orgasmatico”
Lui si sentì il cuore in gola, il suo membro già duro da diverse ore, stavoltà gli si rigonfiò completamente nei boxer e uscì dall’ elastico dell’ intimo, quasi a voler gridare la sua voglia; Daniele non poteva essere indifferente ad una ammissione come quella! Fece un respiro e si liberò di un peso:
“Sono felice che ti confidi con me anche sotto questo aspetto. Non ti nascondo che mi piace. Mi intriga. Devo essere sincero con te, mi stai lasciando senza fiato. Il mio corpo sta parlando per me e nulla è più eloquente del linguaggio fisico. Il nostro corpo non mente mai. ho una forte erezione in questo momento. Non mi vergogno più a dirlo, anche perché l’ hai vista anche tu, lo sò.”
“Sì. l’ ho vista anche io”, rispose Silvia, felicemente incredula per quelle parole appena sentite “‘e mi piace ciò che sto vedendo” concluse con voce tremante.
Lui allora, consapevole del fatto che i muri erano stati abbattuti, la prese con decisione e la portò a sé con forza. Finalmente erano l’ uno davanti l’ altra e con il respiro affannato guardandosi intensamente, si infilarono le lingue in bocca con un bacio che era violento, appassionato, da troppo desiderato. Freneticamente le loro labbra, i loro respiri, le loro lingue continuavano a muoversi e contrarsi.
Iniziavano a toccare reciprocamente i loro corpi, lui finalmente aveva le mani sopra quel corpo che aveva desiderato per ore ed al tatto, il corpo di lei, era ancora più bello di come l’ aveva immaginato.
Toccava e stringeva i suoi glutei fino a far salire la sua mano sotto il vestito, stringeva le sue cosce, sentiva l’ elastico del perizoma, baciava e leccava il collo dl lei, portando poi alla bocca il suo seno, e leccando i suoi capezzoli turgidi da sopra il vestito bagnato dalla sua saliva.
Silvia si lasciava andare con lui, ma prendendo anche lei stessa iniziativa nel toccarlo. Le mani della ragazza lo avevano spogliato della sua canottiera e esploravano il suo corpo, muscoloso, atletico, sentiva sulle sue dita la durezza del suo fisico e le mani scesero fino alla patta dei pantaloni; entrambe le mani di giovane donna strinsero il suo cazzo. La sua erezione era potente, vigorosa, non facevano altro che bagnare ancora di più lei, che in poco tempo riuscì ad abbassare i pantaloni di lui e tirarlo fuori dai boxer. “Grosso”. l’ unica cosa che riusciva a pensare Silvia era “grosso e duro” estasiata lo teneva con entrambe le mani e mentre lo baciava iniziò a stringerlo forte e fare dei movimenti lenti ma decisi, lo segava bene, con una mano stringeva la cappella e si concentrava su di essa, con l’ altra mano faceva su e giù lungo tutta l’ asta, concentrandosi a volte sulle palle, toccandole e stringendole.
Lui anche aveva preso a masturbarla, aveva sfilato quel perizoma fradicio di lei e si divertiva a procurarle piacere stimolando il clitoride, era delicato ed efficace, lo toccava con cura e passione, muoveva delicatamente su e giù le sue dita e lo toccava facendo dei piccoli cerchi, fino a penetrarla con due dita dell’ altra mano.
“Non ti resisto più!Voglio penetrarti!” esclamò lui.
“fallo subito!” rispose lei ansimando.
Lui si mise sopra di lei e dopo averlo preso in mano e strusciato sul clitoride di lei e sulle sue labbra vaginali, lo appoggiò e lo spinse piano ma con decisione, penetrandola completamente, iniziando a fare su e giù sempre più forte, guardandola e sentendola gemere sotto le sue spinte.
Non gli bastava, con forza la girò e la fece sdraiare completamente a pancia in giù, gli montò sopra; come un felino le mordeva il collo mentre la sbatteva con forza, lei moriva di piacere ogni volta che lo sentiva sempre più dentro, lui la guardava dall’ alto e apriva i suoi glutei mentre vedeva il suo cazzo che entrava ed usciva dentro di lei.
“Voglio che ti tocchi mentre ti scopo! Toccati subito! voglio godere con te!” urlava lui più e più volte, lei inebriata iniziò a masturbarsi, sentiva il suo orgasmo che si avvicinava’
“Daniele stò per godere!”
“Anche io! girati! Voglio sborrarti in faccia!”
continuando con frenesia a masturbarsi i giovani si trovavano l’ uno davanti l’ altra, lei seduta a gambe aperte e lui in piedi a segarsi con il suo membro a pochi centimetri dal viso di lei’troppo vicino al suo viso, troppo vicino alla sua bocca, così da prenderla per i capelli e tenendola ferma infilarle il suo grosso cazzo in gola, lei venne nel momento esatto in cui sentì il membro duro di lui, violentare il suo cavo orale, e lui dopo averle scopato la bocca per un po’, si ritirò indietro e segandosi finì con lo schizzarle sul viso. Lei a bocca aperta, il suo getto di sperma caldo invaderle labbra e gola, per poi vedere che la giovane donna, con la sua lingua, puliva con maestria il seme del cugino. Mandava giù tutto.
Crollarono sul prato, la sera era arrivata. Le parole non servivano, si guardavano e basta.
Passarono diversi minuti di silenzio…
“Silvia torniamo, tanto qui abbiamo finito?”chiese lui adagio.
Lei lo guardò e sorrise maliziosa “Si, torniamo ora… ma io e te abbiamo appena iniziato.”

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