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Racconti sull'Autoerotismo

un pomeriggio d’autunno

By 8 Agosto 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Era un tardo pomeriggio di ottobre, come al solito lui appena uscito dall’ufficio le mandò un messaggio. Più tardi ricevette la telefonata di lei. Aveva la voce affannata.
‘Dove sei? Ancora in ufficio?’ le chiese.
‘No, ho finito, sto a casa sto a letto ho appena fatto una doccia’ rispose lei. ‘
E cosa stai facendo a letto? Chiese lui.
‘Indovina?’ e sentiva il respiro ansimante di lei.
‘Ti stai toccando!’
‘Si’ rispose lei, con un filo di voce.
‘Ma sei sola?’.
‘Si, dai aiutami, parlami’.Era il segnale che lei si stava lasciando andare.
‘Metti bene il telefono, ti voglio sentire godere. Ma stai usando quel coso?’ chiese lui.
Quel coso era un fallo di plastica che avevano regalato al padre per burla il giorno del suo 49esimo compleanno. Iniziò così il solito gioco di parole, non era la prima volta che questo accadeva per telefono, ma era la prima volta che avveniva con quel coso. Il respiro di lei era sempre più ansimante, a tratti rotto, quando infilava ben dentro il grosso fallo di plastica. Lui sentiva che le toglieva il fiato.
‘Dai amore, spingilo giù, sei bagnata, senti quanto sei bagnata? Mi senti sono io, ti sto leccando il clitoride, te lo sto ciucciando. Sei un lago, girati ora, mettiti alla pecorina ed infilalo dall’alto, così lo spingi sul punto G. Dai amore apriti tutta, fatti guardare, pagherei tutto l’oro del mondo per vederti adesso! Ho il cazzo duro, te lo sto infilando in bocca, hai due cazzi uno in bocca ed uno in figa. Te ne occorre un terzo per il culo. Dai, vai più giù, spingilo in fondo, ti sto toccando il clitoride, voglio sentirti venire, devo riuscire a percepire il tuo fremito quando raggiungerai l’orgasmo. Adesso toglilo dalla figa, &egrave lubrificato abbastanza. Appoggialo dolcemente sul culo, solo poco, ecco così brava. Prepara quel tuo magnifico culo al mio cazzo. Lo sai ti ci voglio sborrare dentro’.
‘Siiii, continua ti prego’, lo implorò. Mentre il grosso cazzo di plastica ad ogni affondo le toglieva il respiro. Adesso girati, mettiti supina, che ti voglio leccare e bere il tuo sugo, con una mano tienilo dentro, mandalo su e giù, con l’altra titilla ferocemente il clitoride. Mi senti, te lo sto mettendo nel culo. Mi senti?’.
‘Siiiii, ancora, ancora, dai fammi venire!’
Dai amore, continua, toccati un seno, poi l’altro, dai vieni, vienimi in bocca, voglio bere tutta la tua linfa. Dai spingilo in fondo, sono io, &egrave il mio cazzo che ti sbatte, lo senti?’
‘Siiiiiii, sto impazzendo, si dai continua, sto per venire’.
‘Spingilo ancora, hai una fica magnifica. Sei tutta aperta, un brodo, prendi in bocca il mio cazzo. Dai mi stai sbocchinando magnificamente, ti voglio sborrare addosso, sui seni, sul ventre, dappertutto e poi nel culo, ti voglio riempire il culo di sborra’.
‘Siiiiiii, eccomi, eccomi, siiiiiiii, oddiooo, siiiiiiiii, eccomi, sto venendo, mmmm, eccomi, eccomi mmmmmmmmmm.’
Di colpo non senti più la sua voce, solo il respiro affannato. Era venuta. Un lungo orgasmo. Ora era spossata. Dopo che lo faceva gli dolevano sempre le braccia.
‘Ti amo’ disse lei. ‘Siamo proprio due pazzi, tu come stai?’
‘Molto su. E sono venuto un poco pure io. Ho la patta dei pantaloni bagnata. Ti amo. Ti amo anche per questo. E sai quanto questo mi rende felice. Mi rende felice sentirti godere.’
‘Vado al lavarmi’ disse lei
‘Ok’ – rispose lui ‘ ‘ci sentiamo più tardi’.
Fu un magnifico viaggio di ritorno a casa.

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