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Racconti sull'Autoerotismo

Uno spettacolo gratuito

By 8 Giugno 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Era una giornata dannatamente calda e umida.
Sto facendo gli ultimi gradini per arrivare al mio appartamento; dove non vedevo l’ora di entrare per potermi rilassare un po’.

Stamattina ero uscita di casa, come al solito, per andare al bar dove lavoro. Si era trattata di una giornata abbastanza tranquilla. C’era stato il solito casino allucinante all’ora di colazione, con tutta la gente che andava di fretta, poi ho potuto tirare un po’ il fiato durante il resto della mattinata. L’unico neo era stata la rottura di uno dei ventilatori del locale. Nulla di che, l’elettricista sarebbe venuto il giorno dopo a ripararlo; ma mi sembrava di stare in una fornace. Comunque non vedevo l’ora di andarmene e quando fu mezzogiorno, non aspettai un minuto di più e me ne tornai a casa.

Finalmente, la porta del mio appartamento che apro con impazienza.
Appena ho chiuso la porta alle mie spalle mi tolgo le scarpette, i fantasmini e li butto vicino al divano; un po’ sparpagliati a casaccio. Il mio senso dell’ordine tentò di dirmi qualcosa, ma lo ignorai.
Mi tolgo anche la maglietta mentre imbocco subito il corridoio. Faccio qualche passo senza vedere nulla, ma tanto potrei muovermi anche alla cieca per quei pochi metri che devo ancora percorrere. La maglietta , invece, finisce per terra appena entro nella mia camera. Finalmente il mio tanto agognato letto è di fronte ai miei occhi. E’ tutta la mattina che me lo sogno. La tapparella della finestra è abbassata e c’è un leggero freschino. O meglio fa meno caldo che fuori.
Faccio gli ultimi passi verso il mio meritato riposo mentre mi disfo anche della gonna.

Purtroppo la cerniera mi da del filo da torcere. Si è incastrata a metà corsa. Impreco sottovoce nei confronti di quel minuscolo ostacolo che allontana il momento in cui mi sarei buttata sul letto infischiandomene di tutto e di tutti. Armeggio ancora per qualche secondo con la cerniera ma senza successo. Alla fine me ne sbatto. Mi sfilo lo stesso la gonna strattonandomela giù, tirando prima da una parte e poi dall’altra. Alla fine la gonna è ora dove se lo merita per terra.

Sono ai piedi del mio letto e lo fisso per qualche istante. Assaporo la gioia che mi sta per dare e finalmente allungo un ginocchio su di esso e poi mi distendo. Scivolo sulle lenzuola di cotone con un unico movimento felino mentre infilo un braccio sotto al cuscino e me lo porto accanto adagiandovi la faccia con soddisfazione. Penso anche di aver fatte le fusa per qualche istante mentre stringevo il cuscino e mi stiracchiavo le mie povere membra.

Finalmente un po di fresco rispetto al forno che c’era di fuori o che avevo dovuto sopportare al bar. Mi rigiro nel tentativo di trovare una bella posizione comoda e lasciarmi poi andare tra le braccia di Morfeo. Distrattamente penso ad alcuni momenti della giornata; persone dall’aspetto un po’ strano, o ordinazioni magari un po’ particolari, come quel tizio che aveva chiesto un the caldo. Una cosa veramente allucinante. Il solo pensiero mi faceva sudare freddo e mi affrettai a cambiare subito immagine nella testa.

Anche se in camera era molto più fresco che fuori, continuava a fare caldo lo stesso. Mi sentivo ancora tutta sudaticcia. Tentai un ultimo esercizio di acrobazia e mi sfilai anche il reggiseno che mi stava dando fastidio. Via un altro capo sul pavimento. Chissenefrega. Probabilmente avrei raccolto tutto più tardi; molto probabilmente, ma soprattutto più tardi.

Finalmente mi sentivo libera. Distesa supina sul letto lasciavo vagare libere le braccia sul letto. Mi piaceva l’effetto della freschezza delle lenzuola sulle mie braccia accaldate. Pigramente mi grattai con un piede l’altra gamba. Intanto la mia mente andava a ruota libera, mano a mano che mi si chiudevano gli occhi dalla stanchezza.

Ad un certo punto mi venne un formicolio e mi grattai il collo. Confusamente constatai che ero tutta sudata. Mi dava fastidio il pensiero del sudore sul letto. Mi piace che le cose siano pulite. Nella mia mente si faceva largo l’idea che mi sarei dovuta fare una doccia. Purtroppo, però, la mia pigrizia mi incatenava al letto. Si trattava di una lotta tra giganti; il desiderio di farmi la doccia e la voglia di continuare a dormire.

Probabilmente la lotto durò un bel po’ di minuti, ma alla fine un arto alla volta mi trascinai fuori dal letto. Bofonchiai contro tutti gli dei del creato, ma prese le ciabatte che erano vicino al letto me ne andai al bagno.

Appena entrai subito storsi il naso. Il bagno dava verso il lato illuminato del condomino e la finestra era mezza socchiusa e si sentiva benissimo entrare un fiotto d’aria calda che quasi mi mozzava il respiro. Avevo voluto la bicicletta e mi toccava pure pedalare. Avrei fatto meglio a starmene sul letto.

In breve presi il doccia schiuma ed entrai nella cabina della doccia. Non me la sentii di chiudere il box visto l’afa che c’era. Già si boccheggiava e dopo con il getto della doccia la situazione non sarebbe migliorata. Appoggiai lo shampo sulla mensolina e prima di tirare l’acqua mi tolsi le mutande e lo buttai nel lavandino li vicino.

In breve, sotto alla doccia, inizia a rilassarmi. L’acqua era tiepida e non scottava. Inizia ad usare generosamente il sapone. Volevo che tutto lo sporco della giornata se ne andasse via. Con calma non tralasciai un solo centimetro del mio corpo da quell’opera di purificazione. Quando iniziai a lavarmi i capelli ero assolutamente in pace con tutti e tutto. Lì nel mio bagno ero distante centinaia di chilometri dal resto del mondo.

Finita la doccia, uscii dal box. Feci per prendere l’accappatoio che era appeso lì vicino. Ma mi bloccai un attimo. Il bagno era già abbastanza caldo e stavo benissimo anche nuda. Il pensiero del peso e del caldo dell’accappatoio mi facevano sudare di nuovo e lo lascai lì.
Al suo posto presi un asciugamano bianco. Andai di fronte allo specchio che stava sopra al lavandino iniziai ad asciugarmi.

Mentre mi strofinavo energicamente i capelli constatai che lo specchio non era appannato come al solito quando facevo la doccia. Sul momento ignorai quel particolare e tornai alla mia opera.
Pensando al caldo che faceva di fuori gettai uno sguardo alla finestra. All’inizio la vidi tutta spalancata e non ci feci caso subito; anzi pensai che la corrente d’aria che entrava aveva impedito allo specchio di appannarsi. Fui felice di quella intuizione; ma solo per un istante.
Di fronte a casa mia c’è un altro condomino e guardando meglio, vidi un tipo sul balcone proprio di fronte al mio appartamento. Non c’era dubbio che guardava verso la mia finestra spalancata. In un attimo realizzai che doveva aver visto tutto.

Avevo tenuto la porta del box della doccia aperta; ed era proprio di fronte alla finestra che si era spalancata mentre mi stavo facendo la doccia. Non so perché ma immediatamente girai la testa verso lo specchio e per un attimo feci finta di niente e continua ad asciugarmi.

Aspettai qualche secondo e mi allontanai dalla finestra. Una volta sicura che nessuno mi vedesse più tirai un sospiro di sollievo e ripensai a tutta quella scena. Che figura del cazzo. Chissà da quanto era sul terrazzo quel tipo. Meno male che non mi ero tintinnata sotto alla doccia!

Chissà chi era quel tipo. Non conosco tutti i miei vicini. Andai velocemente in salotto sgocciolando per tutta la casa. Mi diressi subito alla porta finestra che c’era lì e sbirciai di fuori. Il tipo era ancora lì che guardava verso il mio appartamento. Che porco!

Continuai a spiarlo per qualche attimo. Intanto per la testa mi frullavano un sacco di pensieri. Ero piuttosto arrabbiata con me stessa; con chi altri me la sarei potuta prendere altrimenti? Presi a girare per il soggiorno dandomi della cretina e rispondendomi anche per le rime, poi gettai un ultima occhiata dalla finestra. Anche se c’era il balcone, quel tipo aveva una mano che indubbiamente si stava facendo un giro dai suoi gioielli di famiglia.

Ah che storia. Si era pure eccitato il porco. Mi feci un altro giro del soggiorno e tornai a guardare. Lui aveva ancora la mano lì. Mi venne un’idea balzana che mi elettrizzò tutta.
Non ci pensa su due volte e tornai in Bagno. Sempre di fronte allo specchio tornai ad asciugarmi. La finestra era ancora aperta.

Me ne stavo a gambe ben piantate con l’asciugamano in testa che mi frizionavo i capelli. Lui era ancora lì. L’avevo visto un attimo prima mentre con l’asciugamano sopra la testa avevo sbirciato fuori. Lui mi osservava e questo mi provocava una sensazione di eccitazione del tutto particolare.

Presi a passarmi lentamente l’asciugamano su tutto il corpo; sulle braccia, sulle spalle e sul seno. Continuai in quella operazione fino a quando non fui tutta asciutta; e poi continuai ancora.
Ad un certo punto presi una sedia che si trovava dietro di me e la posizionai di fronte alla doccia. Appoggiai una gamba sulla sedia e dando le spalle alla finestra inizia ad asciugarmi quella gamba. Feci bene attenzione a sporgere bene il mio culo verso la finestra e a ogni movimento ancheggiavo vistosamente. Finita una gamba passai all’altra.

Mi sentivo tutta elettrizzata. Insolite vampate mi percorrevano il corpo, ma non era colpa del caldo. Quando mi fui asciugata le gambe per bene e per due volte tornai a guardarmi allo specchio. Presi un pettine e misi un po’ d’ordine tra i miei capelli. In realtà stavo pensando a cosa avrei ancora fatto. Non avevo più voglia di tornarmene a letto. In realtà ero tutta eccitata.

Appoggiato il pettine sul lavandino mi sedetti sulla sedia lì vicino e lentamente inizia a toccarmi. Avvinghiai le mie gambe attorno alle gambe della sedia e continuai a masturbarmi. Non mi importava più se ci fosse qualcuno che mi stesse guardando o meno, avevo deciso di prendere quel momento per me stessa; e al diavolo tutti gli altri.

Lascia che il mio dito andasse su e giù mentre con l’altra mano mi toccavo lì. Intanto sospiravo, ma di certo il guardone non mi avrebbe sentito. Alla fine venni, aspettai ancora un minuto per assaporare il dolce momento di quell’attimo di lussuria. Poi mi rialzai, mi lavai un attimo sul bidè e poi chiusi la finestra del bagno.

Me ne tornai in camera da letto. Ora ero tutta pulita e mi spettava il meritato riposo, quando a quello che avrei sognato chissà’

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