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Racconti sull'Autoerotismo

Valeria l’esibizionista

By 25 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Per pasqua; io ed alcune mie amiche ed amici, siamo andati in un parco pubblico a trascorrere il pomeriggio. Una volta giunti sul posto ci siamo accampati alla meno peggio con coperte, teli e ci siamo messi ad ammazzare il tempo.

Fin qui tutto assolutamente normale. Chiacchiere, sole e qualche gioco più o meno impegnato. La compagnia era piacevole e mi sono persino divertita a rincorrere e a tirare il frisbee.

Dopo un po’, però, mi butto a pelle di leopardo sul telo a prendere il primo sole di primavera. Più passa il tempo, meno mi sento presa dalla conversazione e più sprofondo in una specie di torpore.

In quello stato semi vegetativo mi metto a fare un po’ di giri mentali tra me e me giusto per non addormentarmi del tutto. La giornata è perfetta, ma inizio lo stesso ad elencarmi tutte le cose che potevano andare meglio oppure in modo diverso.

Penso al fatto che si poteva quasi andare in spiaggia. Forse non è ancora tempo di tirare fuori il costume, ma si sarebbe potuto fare una passeggiata. Immediatamente mi vengono a galla i ricordi dell’estate precedente: sole, ragazzi, partite a beach, l’ennesimo nuovo pareo da comprare, aperitivo sotto l’ombrellone e ragazzi (non è un errore di ripetizione razza di perfettini che non siete altro).

Poi passo al gioco del frisbee di prima. Non me la sono cavata male, l’ho sempre preso al primo colpo usando una mano sola e non ho sbagliato quasi mai un lancio. Penso, tuttavia, che i miei amici si ricorderanno dell’unica volta che tirando il frisbee ho preso un albero lì vicino. L’albero era, però, alle mie spalle. Stavo per tirare il frisbee caricando il braccio all’indietro, ma mi è partito accidentalmente e a quanto pare ha fatto un volo niente male prendendo l’albero alle mie spalle.
Avessi avuto un coltello avrei sicuramente ammazzato qualcuno.

Mentalmente glisso sulla mia scarsa prestazione ed inizio a pensare cosa avrei potuto fare ancora.
Inaspettatamente riaffiorano alcuni dettagli dei racconti che ho scritto e letto qui sul sito di Milu.
Chissà se questo fosse stato un vero racconto cosa sarebbe potuto accadere? Magari mi sarebbe venuto uno spunto per iniziarne uno nuovo.

Mezza assopita mi guardo attorno. Alcune mie amiche chiacchierano prendendo il sole. Altri guardano non so cosa da un cellulare; ma sembra divertente in base alle risate. Il resto della gente invece passeggia, si diverte e fa un mucchio di cose. Il parco in fondo è piuttosto affollato.
Le api ronzano, le farfalle volano e c’è odore di erba un po’ ovunque; insomma situazione bucolica al massimo.

Attentamente vado alla ricerca di chissà quale situazione che mi possa ispirare per buttare giù due righe, ma niente di particolare attira la mia attenzione. Desisto da quello sforzo creativo e ritorno oziare sotto il sole. In fondo non si sta affatto male.

Mentre ozio mi appoggio un braccio sulla faccia per ripararmi gli occhi dalla luce diretta del sole e mi metto ad osservare da vicino i miei braccialetti. Ne ho diversi argentati, rosa e lillà. Due tre ciondoli che conosco a menadito e che non ho voglia di guardare. Poi passo a guardarmi la punta dei piedi così senza motivo. Per guardarli meglio ne alzo uno. Per fortuna l’erba non ha macchiato le scarpette noto con sollievo.

Ad un tratto riabbasso il piede all’improvviso. Mi sto quasi dimenticando che porto la minigonna e che mettendomi ad alzare le gambe si sarebbe potuto vedere tutto. Al diavolo tutti gli altri guardoni. Mentre penso a quella seccatura mi viene subito in mente come iniziare il nuovo racconto. L’ispirazione nasce veramente dal nulla.

Sempre sdraiata sotto il sole mi immagino una storia di guardoni più o meno invadenti riguardo la mia povera persona; ma non riesco a decidermi su nulla di preciso. Continuo a pensare a vuoto fino a quando mi viene in mente che avrei magari potuto fare qualcosa di alternativo. Un qualcosa di meno immaginario e più concreto. Ho letto troppi racconti qui su Milù e già so cosa avrei potuto fare. Sarebbe stato alternativo e sicuramente avrei collezionato qualche emozione. Speriamo almeno nessuna figuraccia.

Quasi mi viene una fitta allo stomaco e poi una sensazione familiare di soddisfazione mi pervade. Avrei potuto ricercare attivamente io l’attenzione di qualche guardone. Sarei stat io per una volta la cacciatrice. Mi rialzo sul telo pronta all’azione.

Saluto la compagnia dicendogli che vado a fare un giro del parco tanto per sgranchirmi le gambe.
In realtà voglio andarmene in un posticino tranquillo dove fare il mio numero di magia.

Prendo la borsetta e mi incammino. Mentre passeggio mi guardo attorno per cercare un luogo appartato dove attuare la mia recentissima fantasia. Quasi non sto più nella pelle.

Dopo un po’ individuo un paio di posti adatti. Il bagno pubblico che è una di quelle cabine mobili di plastica piuttosto bruttine che ultimamente sembrano spuntare fuori sempre più spesso un po’ ovunque. C’è anche una siepe che corre tutto lungo il confine del parco che è quasi a ridosso di un muretto di recinzione.

Opto per la siepe; c’è più spazio e inoltre odio i bagni pubblici perché puzzano sempre troppo. Cerco un varco tra le foglie e mi ci infilo. Da l’altra parte non mi può vedere quasi nessuno. Quasi mi metto a sogghignare visto l’euforia del momento. Così con una mossa fluida mi tiro su la minigonna e mi sfilo le mutandine facendo attenzione che non si sporcassero con le scarpette. Poi mi rimetto a posto la gonna e mi infilo le mutandine nella borsetta. Sempre altrettanto velocemente mi tolgo la maglietta, mi sfilo anche il reggiseno e mi rimetto la maglietta.

Ora sono pronta per il mio spettacolo, ma prima faccio qualche prova camminando, accovacciandomi, sedendomi e rialzandomi per controllare che ci sia la possibilità per altri di riuscire a sbirciarmi sotto la mini. Anche le tette sono libere di muoversi, ma la maglietta è scura e non si nota molta differenza.

Riattraverso la siepe. Quasi mi aspetto di vedere una folla che ha visto tutto e che mi guarda come fossi una zoccola. Invece niente. Tutti camminano e si riposano come se niente fosse. Decido di non demordere e mi faccio una vasca per i sentieri del parco.

Nonostante sia vestita (a parte l’intimo) mi sento come se fossi nuda. Devo essere sicuramente tutta arrossita o forse è colpa del troppo caldo? Guardo la gente che incrocio camminando e mi stupisco che nessuno mi fissi o peggio. Dopo un po’ che cammino mi rendo conto che sono piuttosto ridicola ad imbarazzarmi per una cosa di cui nessuno sa nulla; così decido di cambiare strategia.

Mi cerco un punto un po’ affollato e mi siedo su di una panchina. C’è molto traffico di passanti e neanche ad un tiro di sasso da lì ci sono dei ragazzi che stanno facendo una partita di calcetto improvvisata in mezzo al parco.

Mi metto a guardarli ansiosa di essere notata anche io. Tengo le gambe ben divaricate in modo da essere ben sicura che la mia micetta non passi inosservata.
I minuti passano, ma quei ragazzi neanche mi degnano di uno sguardo. Sbuffo; pensavo sarebbe stato tutto più immediato. I passanti invece mi guardano appena come si guarda chiunque incroci il tuo cammino per strada.

Dopo un po’ allungo le braccia sulla spalliera della panchina e tento di distendermi un po’. Faccio scendere il bacino giù per la panchina facendo sì che la mini rimanga un po’ su scoprendomi le gambe.
Continuo con quel lento movimento fino a quando non ho mostrato un bel pezzo di coscia poi mi fermo. Non voglio mettermi proprio a culo nudo in quel posto. Voglio mostrare qualcosa, ma di certo non ci voglio mettere un cartello indicatore alto cento metri che dice: ‘attenzione passera nuda’.
Il guardone se lo deve guadagnare il suo pane. Se mi spoglio tutta che gusto c’è? (Immagino solo vergona). Oltre al fatto che non avrei mai fatto una cosa del genere così palese.

Diciamo che l’idea di essere scoperta così per caso è per me molto più eccitante.

Me ne sto a crogiolarmi sotto al sole ancora un altro po’. Sempre su quella panchina a fare la figura della cretina probabilmente. Con la coda dell’occhio noto che qualcheduno di quelli che passano si soffermano a guardarmi; ma in fondo sono pur sempre una bella mora con la minigonna. Insomma non mi sembrano occhiate diverse da quelle a qui sono abituata. E quindi ci rimango un po’ male.

E’ possibile che non ci sia nessuno che provi ad attaccar pezza con me? Nessuno di quei ragazzi che giocano che si fermi improvvisamente a guardare allupato nella mia direzione? Pensavo ci fossero più persone maliziose e guardone nel mondo. Che delusione.

Sono ancora lì sulla panchina che penso al da farsi quando decido di cambiare postazione; probabilmente lì non pescherò alcune pesce (ho persino fatto la battuta).

Mi alzo e mi controllo la minigonna. E’ ancora abbastanza sollevata, ma nulla di troppo vergognoso. Mi metto la borsa a tracolla e continuo la vasca prestando attenzione alla gente che incontro.

Valuto attentamente le mie prede. Ci sono alcuni ragazzi e ragazze che prendono il sole vicino ad una panchina dove posso sedermi. Valuto bene la situazione; sicuramente una delle ragazze potrebbe notarmi e magari attirare l’attenzione dei suoi amici, ma altrettanto sicuramente poi nessuno di quei ragazzi per timore proverebbe ad attacar pezza con me quindi non va bene e continuo il giro.

Dopo un po’ centro l’obiettivo. Vicino ad una fontanella ci sono quattro panchine disposte di fronte due a due, con al centro due mini tavolini che non ho ben capito che funzione dovrebbero avere tanto sono minuscoli. L’importante è che due di quelle panchine sono occupate da signori che chiacchierano.
Mi fiondo subito su una delle panchine libere e mi ci siedo bene a gambe aperte. C’è il mio regalo di natale tra quelle panchine. Non so perché quando sono eccitata stringo le gambe e me le sfrego tra loro; ma in questo momento devo cedere.

Mi batte forte il cuore per l’emozione. A neanche due metri di distanza non posso non farmi notare. Ora il problema è quello di far finta di nulla, così tiro fuori il cellulare e mi metto a giocare tanto per tranquillizzarmi un po’.

La mia partita a tetris non va bene neanche un po’. Perdo una partita dietro l’altra, ma non voglio perdere il momento in cui uno di quei signori si accorgerà del mio numero di magia; così li spio in continuazione.

Passati dieci minuti non sono più eccitata, ma quasi spazientita e mi è quasi passata la voglia di fare l’esibizionista. Che sia costretta a tirarmi su la minigonna e a ballare in mezzo a quella gente per farmi notare? Accidenti, pensavo fosse una cosa così semplice.

Non c’è uno di quei signori che mi fissi o che rimanga sbalordito o divertito. A parte qualche occhiata che mi sembra assolutamente normale per gente che si guardi attorno come fa chiunque, non sono riuscita a collezionare un bel nulla.

Adesso sento un po’ di amarezza. Mi ero così eccitata all’idea di quella piccola avventura che adesso mi sento quasi tradita, delusa in parole povere. Come quando ricevi un regalo che fa schifo.

Siccome oramai e passata più di mezz’ora decido di tornarmene dalla amiche. Sono un po’ piccata e decido di tentare il tutto per tutto. Mi alzo dalla panchina e mi tiro ancor più su la minigonna.
Passo in mezzo a quei signori e vado per bere dalla fontanella.

Con movimenti lenti e decisi mi chino quasi a novanta gradi. Non ho idea di quanto sto mostrando e quanto sia ancora nascosto con precisione, ma apro il rubinetto e inizio a bere. Saranno passati circa venti secondi quando smetto di bere. Volto la testa leggermente di fianco per vedere se il pubblico ha gradito oppure no, ma non scorgo nulla di preciso, oppure l’eventuale pubblico è stato più veloce di me. Mi risistemo la minigonna e torno dagli amici.

Sulla strada del ritorno mi fermo nel bagno pubblico e mestamente mi rivesto. Sarei potuta anche essere stata invisibile quel giorno. Non sarebbe cambiato nulla. Come una sabato sera che ti vesti e ti trucchi a tiro e nessuno ti caga mezzo. Uguale. Spero almeno che con il numero della fontanella di aver fatto centro. Ma visto che non ho potuto accorgermi di nulla anche se ho fatto un punto è come se non contasse.

Che pomeriggio del piffero. Chissà se i miei amici stanno ancora giocando col frisbee. Quello si che è divertente.

Qui si conclude il mio debutto da esibizionista. Piuttosto fiaccchino vero?
Non nascondo che mi sarebbe piaciuto che potesse succedere qualcosa di più o meno piccante. Dal saluto ammiccante di un passante o all’approccio di un perfetto sconosciuto. Magari poteva finire che ce ne andavamo tutti e due dietro la siepe a scopare come ricci o magari il tipo non mi sarebbe garbato neanche un po’ e gli avrei dato un due di picche.

Magari in futuro ci riprovo, ma sicuramente non subito almeno.

Bye.
Quel pomeriggio al parco invece qualcuno ti ha notato, tu in preda all’eccitazione di spogliarti ed esibirti non ti sei accorta di essere spiata da lontano.
Si, Guido, uno dei tuoi amici al parco, bel ragazzo, ma che in quel pomeriggio era rimasto sulle sue a causa del suo lavoro saltuario.

Si ti ho seguita perché mi ero rotto di starmene sotto il sole e perché ero incuriosito da te, avevo notato perfettamente che avevi strane idee in testa.
Appena lasciato il gruppo mi sono fermato a spiarti mentre ti toglievi l’intimo nella siepe e soprattutto quando ti sei messa a disposizione di chiunque…

Speravo di gustarmi qualche scenetta divertente e invece rimango deluso per il mancato interesse da parte dei molti; non demordo e ti seguo.
Purtroppo capisco che ti incammini verso casa perché il tuo obbiettivo non era stato raggiunto.

Ormai quasi verso casa e nessun altro che nota le tue voglie decido che provo io ad essere l’artefice di qualche tuo spettacolino.

Ti raggiungo e ti saluto! Stupita nel vedermi e subito imbarazzata perché speri di essere stata vista al parco proprio da me.
Cerco di annoiarti volutamente con chiacchiere del lavoro fino a quando esordisco con una frase secca: “basta con le chiacchiere… fatti vedere come vorresti!”

Ancora più stupita di prima cerchi di non capire e rimando che so perfettamente che al parco ti sei tolta mutandine e reggiseno e cercavi di mostrarti a chiunque.
Non perdo tempo ti prendo per mano e ci infiliamo in un portone di un vecchio palazzo e cerchiamo un posto più o meno riparto, tu senza fiatare mi segui… stai al gioco.

Mi siedo su un gradino di un grande scalone e ti chiedo di farmi vedere il gioco che avevi in mente..

Sei eccitata e vogliosa, non perdi tempo. Il tuo gioco sta prendendo una piega ben diversa, fin troppo rispetto a quello che avevi in mente, ma ci stai!
Inizi ad esibirti con un strip molto sensuale…

La borsetta scivola a terra e inizia nello sfilarti la maglietta nera aderente…
e ancora pochi e attimi e il reggiseno scivola via… spallina dopo spallina.
Sei di spalle e sei estremamente sensuale danzi nonostante non ci sia musica di sottofondo, ma sei erotica e molto arrapante…
Cerchi di coprirti le tette, ma stai giocando da vera porca e in pochi attimi le scopri mostrandole in tutta la loro bellezza.
Ti avvicini e ti allontani come se volessi scappare… ma tu non vuoi affatto scappare.

Nel frattempo mi slaccio i jeans e scosto i boxer tirando fuori il cazzo che sta avendo un erezione notevole: ho un vero cazzo di marmo.
Lo guardi da troietta e non resisti… inizi a slacciare la tua minigonna.. ti volti, ti pieghi a novanta e giù che scivola a terra dove prontamente viene scalciata a distanza.

Io con il cazzo di fuori mi sego nel vederti danzare nuda…
Afferri la maglietta e la usi per strusciarti sopra e procurarti piacere.

Altro che esibizionismo…
Siamo in un portone del centro città mentre fai uno striptease davanti ad un amico quasi sconosciuto che si sega per te.

Giri e volteggi fino a quando anche il perizoma sparisce…
Sei una pantera che gioca con il suo monte di venere: ti avvicini a me e ti siedi a proprio al mio fianco sulle scale, ed inizi a penetrarti con due dita la tua fica grondante di piacere…
Ti masturbi e mi guardi: il tuo sguardo è catalizzato dalla mano che sega il cazzo e dal mio sguardo che ti fissa.
Sei puro piacere! Sesso da godere!

Il mio cazzo è duro..
Mi sego con foga fino all’attimo che te lo porgo…
Ti faccio chiaramente capire che devi succhiarmelo e non ti fai pregare perché in pochi attimi ti accovacci su di esso.
La tua bocca lo ingoia ed inizia leccarlo e pomparlo mentre la tua mano sinistra sgrilletta il clitoride.
Siiii
I mugugni avvolgono i nostri corpi, i miei gemiti si sentiranno per tutto il palazzo perché la passione con cui succhi il cazzo è immane.

Continui a masturbarti e a godere…
io ti tengo per la testa… te la stringo sul cazzo a soffocarti e urlo!

La nostra immagine dev’essere terribilmente erotica…
Tu una splendida mora con tutte le curve al punto giusto vestita di sole ballerine mentre sei accovacciata su un cazzo di un giovane ragazzo…

Ohh siii
Sto per venire e lo capisci subito da quanto è turgido e infatti ti inginocchi facendomi alzare in piedi mentre continui a segarmi…
Non resisto più e fiotti di sperma caldo ti colpiscono la faccia e sgocciolano sulle tette…

Da vera porca ti guardi e ti spalmi tutto sulle tette e mi riguardi con un sorriso compiaciuto…
Io contento ma non del tutto raccolgo le gocce di sborra che sembrano perdute con le dite e te le porgo in bocca.
Avida che non sei altro non perdi tempo a succhiarle: ora sono pienamente soddisfatto!

Finito questo spettacolo ci rivestiamo senza scambiarci una parola, ma entrambi notiamo che anche un muratore dall’aspetto rumeno sul fondo si sta rivestendo…
Ci guardiamo, sorridiamo e lo salutiamo andando via di corsa dall’androne del palazzo compiaciuti dell’esibizione data.
Abito e lavoro praticamente vicino al mare; così quando arriva la bella stagione sono sempre accampata in spiaggia sin dalle prime giornate calde che arrivano in genere ad Aprile e Maggio.
E’ una situazione che mi piace molto, solo che arrivati a Luglio e Agosto incomincio a esserne un po’ stufa. Insomma il mare è bello; ma cambiare non guasta. Quando poi la stagione turistica entra nel vivo e la spiaggia viene invasa in massa dai turisti per noi gente del posto è arrivato il momento di cercare mete alternative.

Per questo motivo, a volte, anziché fiondarmi in spiaggia, vado a fare un po’ di jogging in campagna. Ci sono diverse piste attorno alla mia città; ma ne preferisco una in particolare che costeggia un fiume. Mi piace perché; anche con il caldo più spietato, c’è sempre un po’ di fresco e tanti alberi che forniscono tanta ombra.

L’unico piccolo inconveniente è che molti miei concittadini la pensano allo stesso modo per cui è sempre un posto affollato; non proprio come una via del centro ma ci andiamo vicini.
Corro per staccare un po’ la testa dal solito tram tram quotidiano, per cui ascolto musica o penso ai fatti miei e il pericolo di scontrarsi con qualcuno non è poi tanto remoto. Questo perché quando inizio a far divagare la mia mente nei miei soliti trip mentali divento come una camionista ubriaca. Insomma sono un pericolo pubblico.

Tante volte sono riuscita ad evitare una collisione solo all’ultimo istante a pochi centimetri da qualcuno. Sarà un controsenso ma mi sento più al sicuro quando guido che a correre.
Probabilmente sarò un po’ noiosa; ma quando corro, non ho voglia di farlo schivando altra gente e ciclisti, voglio solo mettere il pilota automatico e perdermi nell’infinito.

L’unico rimedio che ho trovato per salvare la vita altrui dal mio pericoloso incedere è stato quello di portarmi con me la bicicletta. La uso per tre o quattro chilometri in modo da lasciarmi velocemente alle spalle il tratto più trafficato di quella pista lungo il fiume.
Di solito pedalo fino a quando smetto d’incontrare altri sportivi come me; parcheggio la bici legandola a un albero o qualche staccionata e parto con la mia corsa solitaria (e sicura). Certo; qualche ciclista o contadino che attraversa il suo campo lo incontro sempre, ma a quel punto non m’infastidiscono più di tanto.

Un altro motivo per cui mi allontano sempre tanto dalla civiltà (oltre al fatto che voglio starmene per i fatti miei) è che mi piace correre con un abbigliamento piuttosto minimal. Capirai, con il caldo che fa, è una sensazione che odio quella di avere abiti che mi s’incollano sulla pelle sudata.
Inoltre; ma questo so che può sembrare un controsenso, non mi piace farmi vedere così svestita in campagna. Al mare o in palestra non mi farei problemi, ma lungo quella pista affollata mi darebbe fastidio la sensazione di essere guardata da così tanta gente. Insomma ci vuole un particolare tipo di vestiario per ogni occasione.

Così per il tratto in bicicletta indosso t-shirt e leggins come tutte e una volta arrivata al punto in cui inizio a correre, mi svesto rimanendo con un reggiseno sportivo che mi lascia la schiena scoperta e gli shorts. Con me porto solo il lettore mp3, un cinturino con una fodera interna, dove ci tengo le chiavi di casa e della catena della bici, qualche fazzoletto, il cellulare e qualche banconota. In poche parole viaggio leggerissima.

La mia corsa lungo il fiume è sempre piuttosto discontinua. Inizio con una blanda corsa, qualche esercizio di stretching, riprendo a correre, mi fermo per osservare la natura, riprendo a correre, poi mi riposo per qualche minuto buttandomi sull’erba soffice, faccio qualche esercizio, riprendo a correre, mi fermo per guardare un giardino particolarmente ben curato, annuso qualche fiore ‘ è uno scoiattolo quello che è sfrecciato sulla pista?
Sembro più una turista che una seria sportiva. E’ anche questo il motivo per cui ho voglia di stare sola; figuriamoci se mentre tutti passeggiano c’è una ragazza matta che si rotola sull’erba. Penserei anch’io di avere una rotella fuori posto. Io sono assolutamente sana di mente la maggior parte del tempo.

Il bello dell’allontanarsi così tanto dalla città è che lungo quel fiume ci sono tanti boschetti in miniatura da esplorare. A volte scendo dall’argine su cui è costruita la pista e mi avventuro un po’ in quelle macchie di vegetazione. E’ stato grazie a questa mia curiosità che ho scoperto dove crescono i cespugli delle more, un campetto profumatissimo di camomilla o dove in un’ansa particolarmente lenta del fiume ci sono spesso le anatre che cazzeggiano. Che carine le paperelle.

Questi posti così imboscati sono anche il punto ideale per riposarsi un po’, annusare i fiori e magari rotolarsi sull’erba. Il tratto della pista che frequento è piuttosto solitario lo ammetto; di ciclisti, però, c’è né sempre qualcuno. Nei boschetti, invece, non c’è mai anima viva che possa rompermi le palle. Soprattutto si può fare pipi in tutta tranquillità.

Ultimamente un’altra cosa che ho iniziato a fare spesso in questi luoghi così appartati e che ho scoperto che mi piace da matti è quella di spogliarmi tutta. Una sensazione veramente particolare.
Quella dello spogliarmi tutta o solo parzialmente in pubblico o luoghi pubblici diciamo che è sempre stato; non un sogno nel cassetto, ma una mezza idea che mi frulla di tanto in tanto nella testa e che non se n’è mai voluta veramente andare. A volte ci penso e mi rispondo che è una sciocchezza, altre volte sono tentata e in un paio di occasioni ho persino combinato qualcosa.

Così, complice una giornata particolarmente calda, mi sono infilata un paio di dita sotto gli shorts per allargarli un po’ e per aerare meglio certe parti intime che con la corsa si erano surriscaldate un po’. All’inizio neanche ci pensavo a quello che facevo, avevo semplicemente caldo, poi a un certo punto mi balena quella famosa bella idea.

Cavolo non stavo più nella pelle. Era proprio la situazione ideale; nel bel mezzo del nulla, non un’anima viva e anche se ci fosse stata chi mi avrebbe mai riconosciuto come Valeria? Mi ricordo benissimo che prima di togliermi gli shorts ho fatto il giro di quella macchia d’alberi due volte per assicurarmi che non ci fosse veramente nessuno. Tornata nel mezzo del boschetto, mi sono spogliata in quattro e qua trotto, come quando si riceve un regalo e si fa a gara per scartarlo.

Ero rimasta con solamente le scarpette e i fantasmini; per il resto come mamma mi ha fatta. Ancora non ci credevo a quello che avevo combinato, ma quella sensazione di assoluta libertà mista all’eccitazione di ‘violare’ chissà quale convenzione sociale unita al fatto che qualcuno potesse scoprirmi mi inebriava come non mai. Cazzo lo volevo urlare che ero tutta nuda; solo che non lo feci. Una mezza idea balorda al giorno penso potesse bastare.

Presi a passeggiare con calma, ma anche con una certa apprensione di essere scoperta, tra quegli alberi. Cavolo diciamo pure che il bello della cosa è la possibilità di essere scoperti. Penso sia una cosa simile all’adrenalina di uno scommettitore che punta sulla probabilità di vincere. Solo che io puntavo sulla probabilità di non essere scoperta; o forse il contrario?

Comunque la mia ‘prima volta’ è stata fantastica. Tutto era così intenso e vivido che me la ricordo ancora benissimo. Posizione degli alberi compresa.
Lì sul momento anche l’idea di festeggiarla mi era sembrata d’obbligo. Dovevo fare qualcosa di memorabile e in effetti così è stato. Tanto è vero che mi sono seduta per terra e ho iniziato a masturbarmi. Nonostante il caldo la terra era quasi fredda, ma passato qualche istante neanche ci feci più caso. Mi leccai le punte delle dita e seduta con le gambe divaricate mi sono sgrillettata con estremo coinvolgimento.

Non mi ricordo quanto tempo ho dedicato all’autoerotismo quella volta, ma saranno stati almeno dieci minuti buoni nella natura incontaminata.
Pensa che quando decisi di riprendere la mia corsa mi dispiaceva persino un po’ tanto mi ero sentita a mio agio in quell’occasione.

Chiudo questa digressione storica e ritorno al presente. Da allora ogni tanto (ovviamente non sempre altrimenti sarebbe solo una noiosa routine) quando corro lungo il fiume mi ‘imbosco’ per spogliarmi e qualche volta mi solletico pure la patatina tanto per rimarcare l’evento.

Questa volta però, sono stata scoperta.

Lungo la pista c’è un punto in cui l’argine è particolarmente ripido; ma sbirciando attraverso gli alberi mi sembra di scorgere un tratto più pianeggiante abbastanza ampio in cui potrebbe esserci una radura o una lingua di spiaggia fluviale. Non si riesce a vedere bene, ma non ho mai osato scoprirlo perché la probabilità di scivolare con le scarpette da corsa secondo me è abbastanza alta.

Oggi, però, ho deciso d’infischiarmene e sono scesa. Ovviamente ho fatto tutto al rallentatore e mi aggrappavo ad ogni tronco o ramo che c’era e puntavo bene i piedi ad ogni singolo passo. Alla fine ce l’ho fatta e ho raggiunto il tratto pianeggiate.

Durante l’esplorazione del posto ho scoperto una specie di piattaforma di legno accuratamente ancorata al terreno a distanza di un paio di metri dal fiume. Più la osservo più non capisco a cosa possa servire. Non è un pezzo di legno trasportato dalle piene del fiume; è una cosa costruita direttamente in quel posto. I pali che la vincolano al terreno sembrano sprofondare nel terreno per un bel po’ e sono belli spessi.

Ho dedicato qualche minuto buono a capire cosa potesse essere, ma l’unica conclusione a cui sono arrivata è che si trattasse di una qualche specie di molo a cui legare una barca; ma non mi è mai sembrato molto navigabile il fiume; chissa?

La piattaforma comunque svolge un’altra funzione comodissima; quella di panchina. Perciò decido di prendermi una delle mie solite pause e mi ci distendo sopra.
Il luogo è idilliaco, fa caldo e il frinire delle cicale costante fa quasi venir voglia di schiacciare un pisolino. Ammetto che ci ho pure fatto un pensierino; ma in fondo io sono lì per fare sport e per mantenere la linea.

Mi alzo in piedi con gesto atletico ed incomincio a fare un po’ di stretching; ma mi fermo dopo pochi secondi. Mi guardo attorno e realizzo che il posto è veramente imboscato. Persino dall’altra parte del fiume c’è un sacco di vegetazione intricata. Sono sola ‘

Potrei fare un po’ di esercizi nuda tanto per cambiare. Proprio come gli atleti dell’antichità. Su quel palco potrei veramente esibirmi. Ah che ideona, mi sfrego le mani per l’eccitazione dell’idea che ho avuto e poi saranno un paio di settimane che non mi metto al naturale.

Via reggiseno, shorts e mutandine. Riprendo a fare il mio stretching. Allungo le gambe e prendo a toccarmi le punte dei piedi e faccio altri esercizi per allungare la schiena e simili per diversi minuti.
Non so perché ma trovo la cosa eccitante e divertente. Di solito passeggio e basta ma fare attività fisica mi stimola in diverse parti del corpo. Non dico di essermi bagnata all’idea, ma non sono proprio sicurissima di essere accaldata solo per l’esercizio fisico.
Quando sono bella calda e sciolta passo a fare un po’ di flessioni che sono le mie preferite (ma da quando?).

Comunque mentre vado su e giù capisco perché mi sto eccitando. Penso che sia una cosa simile allo scopare. Non in quel senso ovviamente perché altrimenti le palestre sarebbero piene; ma lo sforzo fisico è simile al sesso a livello di fatica. Quindi questa mia esibizione mi sembra più imbarazzante del solito da fare in mezzo alla natura.

Le flessioni in ogni caso finiscono sempre presto. Sono veramente difficili da fare se non si è abituati e semplicemente le braccia tremano all’idea di farne altre. Che fatica comunque. Mi siedo per rifiatare e per risistemarmi i capelli perchè mi si è allentata la coda. Mi guardo attorno e non si vede anima viva; bene perché forse potrei fare qualcos’altro.

Anche se sono su di giri, non sento la necessità di toccarmi questa volta; ma tutta quell’attività mi ha messo voglia di fare qualcos’altro. Non so bene che cosa; se avessi una corda mi metterei a fare dei saltelli sul posto. Cavolo è veramente una vita che non li faccio. Li avrò eseguiti l’ultima volta in palestra alle elementari. Che bei ricordi.

Il bagno; ecco cosa potrei fare. Il Fiume è proprio lì che mi aspetta. No, aspetta un momento, l’acqua ha quel colorino verde marroncino che non è proprio invitante. Certo non si tratta di acqua stagnante, ma sembra in tutto e per tutto acqua di palude; al massimo ci bagnerei i piedi.
Uffa che posso fare allora?

Mi rialzo sul posto sconsolata. Qualcosa mi prude la schiena e mi gratto. Guardo in giro per vedere se trovo l’ispirazione, accade l’impensabile.

Non ci credo; c’è veramente qualcuno a metà dell’argine. Perdo solo un battito del cuore per la sorpresa. Ma che cazzo pensa di fare quello la? Non vado subito nel panico sono ancora basita. Quel cretino se ne sta in piedi con il volto e le braccia nascosti parzialmente da un paio di rami, ma il busto e le gambe non sono mica invisibili. Quelli li vedo in pieno; ma come cazzo pensa quello di nascondersi?

In ogni caso, passata la sorpresa iniziale ritorno in me. Al diavolo tutte le minchiate sullo stare nuda e l’esibizionismo. Penso solo a rivestirmi e a dire cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.
In un men che non si dica riesco a rivestirmi anche se mi tremano tutte le braccia. Quando ritorno a guardare dove sta il tipo non scorgo più nessuno. Beh è scappato. Che faccio adesso? Il cuore mi batte all’impazzata e penso di tremare pure un attimo.

Non ci penso neppure un istante, lo inseguo perché sono un po’ incazzata. Che cazzo di idea stupida direi adesso; forse dovrei scappare nella direzione opposta, ma voglio raggiungerlo per dirgli ‘ Beh non so ancora cosa dirgli.
La parte di argine dove si nascondeva il tipo è molto più facile da scalare rispetto a quella dove sono scesa io. C’è anche un mezzo sentiero tracciato nella vegetazione. Bel lavoro di esplorazione che ho fatto prima.

Giunta in cima all’argine vedo il tipo. Ora sta correndo in un orticello di una casa colonica non troppo distante dall’argine e vi si fionda dentro. Beh fine dell’inseguimento temo. Non ho certo voglia di andare a ficcarmi in casa sua.

Che roba. Mi guardo in giro, non c’è nessuna altro nei paraggi. Persino le cicale si sono zittite. Francamente non so cosa fare di preciso. Avevo deciso d’inseguirlo come reazione istintiva e adesso non so che pesci pigliare. Mi sembra di trovarmi sul luogo di un delitto e l’unica cosa che mi sembra giusto fare è quella di telare via di lì.

Riprendo a correre lungo il sentiero. Ho il passo svelto, voglio mettere quanta più distanza possibile rispetto a dove mi sono fermata. Mi ci metto d’impegno e accelero come se volessi fare i cento metri. Sento il cuore che batte forte per fornirmi l’ossigeno extra che mi è necessario per lo sforzo. L’aria prende a scorrermi sul volto scompigliandomi i capelli. In questo momento voglio solo allontanarmi; ci sarà tempo in un secondo momento per riflettere su quanto accaduto.

Ancora non riesco a crederci che mi abbiano tanato. Perché è sicuro che quel tipo mi abbia visto su quel piffero di pontile. Lui era proprio lì in cima all’argine accanto al sentiero che scendeva fino al fiume; ne ho intravista la figura benissimo. Che scemo quello a credere che solo un paio di rami lo avrebbero coperto per intero. Vabbè che scema io a starmene lì nuda comunque; ma pensavo fosse un posto isolato.

Adesso incomincio ad essere affaticata. Ho corso veramente tanto e posso permettermi di fermarmi per rifiatare. Sicuramente il tipo non m’insegue, altrimenti non si sarebbe fiondato in casa, probabilmente è più imbarazzato lui di me. Che faticaccia penso tra me mentre recupero il mio debito d’ossigeno e faccio rallentare il mio cuore che batte all’impazzata.

Cazzo, mi viene da sorridere. Sono anche un pelo arrabbiata, questo è ovvio, ma non perché mi abbia visto nuda. Sono stizzita perché quel tipo ha interrotto il mio momento di privacy in cui mi facevo nient’altro che i cazzi miei. Non mi sarei mai perdonata se mi avesse spiato mentre mi rotolavo sull’erba e facevo la scema. Fare la figura dell’esibizionista passi, quella della cretina no.

Per il resto devo ammettere che passato lo spavento iniziale è stato veramente fantastico. Mi hanno spiata mentre ero tutta nuda e la cosa cazzo mi sconvolge, ma in senso positivo. Sono veramente su di giri. E’ successo veramente per caso come ho sempre fantasticato. Una di quelle cose che se cerchi di farla accadere non succede mai; poi capita mentre meno te lo aspetti. Cazzo è il riassunto del concetto di Vita.

Prendo un ultimo respiro e riprendo la corsa per tornare a casa.

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