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Racconti CuckoldTrio

DISINIBIRE UNA MOGLIE

By 13 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo racconto è il frutto della collaborazione tra Whitefeather e Denis Quidam. L’idea originale del racconto è di Whitefeather che ne aveva pubblicato una prima versione alcuni anni fa. Ora, dopo averlo rielaborato a quattro mani, lo riproponiamo ai lettori.

1. I protagonisti
Chissà perché Angelo mi chiede sempre notizie di mia moglie. Non l’ha mai conosciuta, se non attraverso le notizie che deve avergli fornito sua moglie, la compianta Andreina. Angelo è un anziano cliente con cui pranzo una volta al mese. Andreina e mia moglie Pina furono colleghe di lavoro ventisette anni fa, agli inizi della carriera nella medesima azienda. Si trovavano reciprocamente simpatiche, ma poi la professione le ha destinate a sedi diverse. Sin dagli inizi si era parlato di cenare tutti insieme qualche volta, ma così non fu. Sennonché Angelo ‘ per gli strani casi della vita ‘ è diventato mio cliente, e da questa primavera, abbiamo preso l’abitudine di trovarci a pranzo. è un piacevole conversatore, perciò stare a tavola con lui è un piacere, ma da quando mi ha confidato di essere rimasto vedovo, devo ammettere che mi sembra anche doveroso. I suoi settant’anni li porta bene e ha l’aria di correre ancora la cavallina, magari con l’aiutino della magica pillola blu. La nostra conversazione è libera, talvolta piccante e lui non disdegna di raccontarmi barzellette spinte. Confesso che non tutte mi fanno ridere, ma è un cliente, un buon cliente, posso esimermi dall’apprezzare? Il modo in cui si informa di mia moglie non è quello solito della cortesia standard: ‘La sua signora come sta?’. No, mi è sempre parso veramente interessato, e la conferma l’ho avuta quando l’ultima volta, terminato il pranzo, mi ha detto: ‘La prossima volta porti anche la sua signora. Una presenza femminile ingentilisce sempre la tavola, soprattutto per due gentiluomini come noi.’
Tornando a casa ci ripenso. ‘Perché insiste tanto?’. Per un attimo penso che abbia altre mire, poi lo escludo. Non la conosce. Anche ammettendo che la sua Andreina gli avesse riferito quanto mia moglie fosse carina, dovrebbe pur immaginare che con gli anni la bellezza sfiorisce. Oggi, mia moglie è una normalissima donna di cinquantotto anni. Il suo corpo, per quanto abbia ceduto al tempo, conserva dei tratti di quando era giovane: i suoi fianchi, le cosce e i seni sono ancora desiderabili. Gli anni li porta bene e, a giudicare dalle attenzioni di cui è circondata, devo riconoscere che è piacente. Forse per un settantenne, quella di mia moglie è l’età giusta cui aspirare sessualmente. Sotto questo aspetto la cosa non l’avevo considerata. Ma Pina non è mai stata interessata al sesso. Solo dopo la menopausa ha manifestato una maggiore disponibilità nei confronti dei miei desideri sessuali. Potrei anche dire: ‘Meglio tardi che mai’, ma se penso ai miei desideri più reconditi e a come non li abbia mai potuti né esprimere né realizzare, non riesco a consolarmi.
Glielo ho promesso, così a luglio, approfittando del suo periodo di ferie, la porto a pranzo con noi. Angelo è galante, non sempre nella giusta misura, e forse per questo Pina non lo trova particolarmente simpatico. Accorgendosene, Angelo ripiega sul ruolo del vedovo inconsolabile e la conversazione cade sui meriti della defunta Andreina, sull’amicizia che era nata tra le nostre mogli tanti anni prima e su come sia strana la vita che ha fatto diventare mio cliente il vedovo di una collega di mia moglie. Ad agosto ci troviamo a cena, ma l’incontro ricalca il copione di quello precedente, benché Angelo non perda occasione per lodare mia moglie. Solo il terzo incontro, quello in cui pranziamo con Angelo nella località ligure dove lui è solito trascorrere le ferie, si rivela diverso. All’inizio ci sono i soliti convenevoli, poi, mentre ci concediamo una breve passeggiata sul lungomare, ricevo la telefonata di un amico. Per cortesia, mi attardo di qualche passo e ascolto, da buon medico quale sono, i malanni di salute del mio amico. Una decina di minuti dopo, affianco Angelo e Pina. Mentre li raggiungo mi accorgo che conversano piacevolmente, come se il muro di antipatia eretto da mia moglie fosse caduto. Raggiungiamo il ristorante e durante il pranzo racconto che, un mese dopo, il 21 ottobre, partirò per la Tunisia per guidare l’auto dell’assistenza di un gruppo di amici motociclisti, che hanno la passione per le dune di sabbia. Angelo chiede a mia moglie:
‘Vai anche tu?’
‘Non ci penso proprio!’
‘Bene, se ti fa piacere, il ventuno sera andiamo fuori a bere qualcosa’.
‘Perché no! Mi sembra un’ottima idea’.
Angelo si rivolge a me e chiede: ‘A te, non dispiace, vero?’
Prima che possa rispondere, mia moglie chiarisce:
‘è la mia vita, caro, decido io come trascorrere le serate’.
Sono sorpreso. Solitamente non sono geloso, ma la dinamica di questo invito mi disorienta. In trent’anni di matrimonio questa è la prima volta in cui mi allontano da casa per dieci giorni e mia moglie accetta l’invito di un uomo che ha visto solo tre volte? Non so cosa dire. Ma Angelo rincara la dose: ‘E se ti va, giovedì andiamo a Torino, al Museo del Cinema.’ Pina sorride e acconsente. Se c’era un pizzico di malizia, non l’ho colta. Ero ancora troppo impegnato a smaltire il colpo precedente. Come se niente fosse abbiamo ripreso a mangiare, ma mentre la mia testa era invasa da un solo pensiero (‘Cazzo, questo se la vuol portare a letto!’) loro due continuano a chiacchierare. Angelo le descrive il Museo del Cinema: ‘Sai, Pina, ci sono salette dove vengono proiettati spezzoni di film ‘a tema’: l’addio, il bacio, il duello finale’ mentre al piano terra ci sono delle sale con schermi a soffitto, che si guardano stando sdraiati su divani. Vedrai è intrigante. Poi, pranziamo da una signora, amica mia, che abita a cento metri dal museo…’.
Di cosa si è parlato, dopo? Francamente, non lo so. Se qualcuno me lo chiedesse, dovrei ammettere che avevo in testa un’idea fissa: ‘Quel porco vuole chiavarmi la moglie. Quel porco vuole chiavarmi la moglie. Quel porco vuole chiavarmi la moglie” E la vedo, lei nuda tra le sue braccia che si prende tutto il cazzo di Angelo. Chissà poi come ce l’ha. Sarà più grosso del mio? Ma che importa? La verità più importante è che mia moglie ha tutta l’aria di voler farsi fottere da un altro. Che oltretutto le era antipatico, pensa un po’. Alle cinque ripartiamo per Milano. Tre ore di viaggio in cui io e Pina ci scambiamo poche parole, di assoluta banalità. E non potrebbe essere diversamente, perché la mia mente continua ad essere sempre occupata da quel pensiero costante: ‘Cazzo, questi finiscono a letto’e hanno anche dieci giorni a disposizione’ Quando tornerò mia moglie sarà’ sarà’ diciamo diversa’.

Continua
2. Pensieri notturni
Mia moglie sta dormendo beatamente. Io invece sono sveglio. Non riesco a prendere sonno. Ho in mano un bicchiere e osservo la vita della notte fuori dalla finestra. Lo confesso. L’idea di mia moglie tra le braccia di un altro uomo, mi ha sempre eccitato follemente. Sin dai primi giorni di matrimonio, quando lei era nel fiore degli anni e mi capitava di cogliere gli sguardi libidinosi con gli altri uomini la desideravano, provavo una fitta di gelosia e di eccitazione. Il cazzo mi diventava duro e la sera, mentre facevo l’amore con lei, le chiedevo cosa avesse provato nel sentirsi desiderata o se avesse voglia di farsi chiavare da un altro. Poiché mi beccavo sempre risposte negative o avvilenti, non avevo il coraggio di aggiungere che mi sarebbe piaciuto assistere. Fa parte di quei desideri mai espressi, né realizzati che spesso hanno trovato sfogo nella masturbazione solitaria. Quante volte mi sono trovato con i pantaloni abbassati, lo sguardo nello specchio, le cosce appoggiate al lavabo, a spararmi una sega, immaginando mia moglie chiavata da un altro, possibilmente ben dotato. Riempivo il lavabo di sborra tra mugolii e frasi smozzicate, con il timore che lei tornasse dal supermercato, dove immaginavo che il salumiere, il magazziniere o il direttore la corteggiassero spudoratamente. E adesso, mia moglie accetta di vedere un altro uomo mentre io sono all’estero. E non si tratta di andare all’inaugurazione di una mostra o ad una prima teatrale. Non proprio. Quel mandrillo di settant’anni porta una gradevole cinquantottenne ambiguamente a bere qualcosa. Quali siano le intenzioni a me pare chiarissimo: ‘Vieni fuori con me, lascia che i tuoi freni inibitori si allentino con un po’ di alcool’ e poi vediamo cosa ne deriva’ chissà che non riesca a farti bere qualcos’altro, magari direttamente dalla fontana che ho tra le gambe’. Ho il cazzo duro per l’eccitazione. Mi scoppia. La mia mano scivola nella fessura inguinale del pigiama. Lo tocco. è proprio duro. Un pezzo di ferro. Vorrei andare di là e piantarglielo dentro. Ma non posso. L’ho già avuta la mia ‘razione di sesso’, stasera, perché una volta tornati a casa, dopo una veloce doccia e una cena leggerissima, per compensare il lauto pranzo, ci siamo infilati nel letto: io ero arrapato come un mandrillo, e quindi ho allungato una mano verso mia moglie.
‘No, dai, sono stanca”
Volevo implorarla di non negarsi, ma non avevo il coraggio di dirle il motivo di tanta eccitazione. Mi sono voltato per dormire, ero decisamente imbronciato. Poi ho cambiato idea. Avevo troppa voglia per lasciar correre. Le ho preso la mano e me la sono portata sul cazzo, durissimo, dicendole: ‘Dai, amore, aiutami’ magari mi racconti qualcosa di eccitante, mi confidi che un tuo amico ti ha scopata fino a mettertela fuori uso e non reggi un altro uccello”. Questa è da tempo immemorabile una mia fantasia. Di solito, quando riesco a trascinarla in questo gioco perverso, lei poi si infila un cazzo gonfiabile che diventa enorme, riempiendole e dilatandole a dismisura la figa, fino a raggiungere un orgasmo intensissimo, devastante. Durante la penetrazione la tratto da troia, con oscenità di tutti i tipi, e una volta raggiunto l’orgasmo le dico che se l’è fatta sfasciare tutta, che è talmente larga da non poter più sentire il mio cazzo, se glielo mettessi dentro. Ma stasera non era serata. Non aveva alcuna voglia di farmi una sega raccontandomi le porcate cui aspiro, né tantomeno di infilarsi il nostro grosso cazzo finto. Possibile che fosse distratta dall’idea di quel porco di Angelo? In ogni caso, ha preferito prendermelo in bocca piuttosto che masturbarmi. Non lo faceva da anni. La cosa in sé mi è piaciuta, anche se ad un certo punto ho temuto che fosse un esercizio per prepararsi alla serata con Angelo. Possibile che lei non mi accontenti mai? Le ho chiesto una sega e un racconto e mi ha fatto un pompino. Volevo immaginare che me la chiavassero tutta, con l’aiuto delle sue parole, e invece ho dovuto pensarci da solo. Le ho fatto notare che con il cazzo in bocca non poteva parlare, mi ha risposto con un mugolio che suonava pressappoco ‘Mpfappuntompf’!
E così, benché abbia già sborrato nella bocca di mia moglie ‘ che però non lo ha ingoiato e, lasciandolo fuoriuscire dalle labbra, mi ha impiastricciato tutto l’inguine di sperma ‘ ho ancora una voglia pazzesca. Mi accomodo sul divano, accendo la televisione e cerco un canale per adulti, a pagamento. Poco dopo assisto ad una poderosa scopata a tre, con due uomini che prendono contemporaneamente una bella donna. Mi sego il cazzo e immagino che la pornostar sia mia moglie, immagino che Angelo la svezzi ‘ porco com’è ‘ e quando tornerò lei sarà veramente diversa. Sarà troia, fino in fondo. Sono tentato di non partire più. La gelosia mi rode, anzi, decido che domani mattina disdirò tutto, anche se ci perderò un po’ di soldi. Mia moglie che succhia il cazzo di un altro? No, giammai! Di un settantenne poi. No, giammai! Ma mentre io faccio proclami, immagino Angelo che mentre le fa bere un cocktail, risale con la mano lungo le sue cosce fino a toccare il tessuto degli slip, poi lo scosta e giunge alla figa. In quel momento, il mio cazzo decide per me e sborro come una fontana.

Continua 3. Ti piace l’idea?

è tutta la mattina che giro a vuoto. Sono ancora eccitatissimo: non penso ad altro che a mia moglie che ‘ mentre sono a bordo di una nave sperduta tra Genova e Tunisi ‘ con tacchi alti e autoreggenti nere, esce con Angelo, si sbronza e finisce a casa sua. Immagino il porco che approfitta della situazione e, sbattendosene del nostro rapporto professionale, non esita a spogliarla e a chiavarsela in tutti i modi. L’eccitazione mi sconvolge. A mezzogiorno non resisto più e convinco Pina a raggiungermi a letto. Questa volta non le lascerò scampo. Infoiato come sono, la fotterò di brutto. Lei si sdraia accanto a me, sembra una vergine che accondiscenda al supremo sacrificio coniugale. Sono già rassegnato ad una scopatina insignificante, ma quando la tocco laggiù per scaldarla un po’ la trovo già umida. La sua figa, sempre così asciuttina, oggi invece è bagnatina: per carità, non dico mica ‘un lago’, però è il segno di un’eccitazione notevole da parte sua. Sono troppo eccitato per pormi domande. Altrimenti mi chiederei: come mai mia moglie è eccitata, qual è la causa di tanto desiderio. E il bello deve ancora venire. Mentre scopiamo, lei è scatenata: mi graffia la schiena, mi incita a spingerlo più forte, a darglielo più velocemente, a ficcarglielo fino in fondo. Questa non è la mia solita mogliettina, tuttavia ne approfitto e le propongo:
‘Facciamo un bel giochetto: quando parto, un po’ alla volta te la radi tutta per bene’ fai con calma così non si irrita’così per il mio ritorno’sei bella liscia”. Sono anni che glielo chiedo e lei si è sempre rifiutata accampando mille scuse: una volta perché brucia, un’altra perché prude, oppure perché vengono i brufoli. L’ultimo baluardo era che le seccava perché poi doveva andare dal ginecologo e chissà cosa avrebbe pensato. Insomma, la mia richiesta era sempre respinta. Ma oggi no. Mia moglie concede: ‘Va bene, dai, così quando torni la trovi diversa”. La risposta mi sconvolge, non ce la faccio più a resistere e sborro improvvisamente a lunghi fiotti. Mi pare di avere più sborra del solito e che l’eiaculazione non debba mai finire. Lei mi osserva e poi commenta: ‘Ti piace così tanto l’idea?’ Sono ancora ottenebrato dal piacere, ma mi rendo conto che il suo tono ha un che di ironico, quasi sarcastico. La troia mi sta sfottendo. Questa idea da sola vale il mio viaggio. Poi aggiunge: ‘Però mi aiuti tu con le forbici, all’inizio; ho paura di tagliarmi’ uh, devo telefonare al ginecologo. Che ne dici, anticipiamo la visita di controllo quest’anno, visto che poi devo fare la pornostar?’ e subito dopo si lascia andare ad un risolino diabolico! è mia moglie questa? Ne sono sicuro. Così non l’ho mai vista. Vuoi vedere che Angelo non dovrà insistere per farla bere, o addirittura potrebbe riuscire a scoparsela anche da sobria?
Tre settimane di attesa, in queste condizioni di eccitazione sono dure da sopportare. Cerco di scopare con mia moglie anche due volte al giorno, ma non sempre lei acconsente. Le volte in cui succede, però, la trovo sempre più umida. Più si avvicina il giorno della partenza e più lei è bagnata. Ogni marito attento, ne trarrebbe qualche indicazione, ma io ormai ragiono con il cazzo, non ci posso far nulla. Ciò che altri temerebbero come la peste, io lo desidero follemente. Io voglio che Angelo infili il suo cazzo in mia moglie, che la prenda quella sera, anche con forza se serve. Non troppa, solo quella necessaria per vincere le remore morali di una donna sposata e fedele. Non sarebbe la prima volta che una donna, giunta sull’orlo del baratro dei sensi, si ritragga inorridita. Quello è il momento in cui l’amatore esperto sa come sconfiggere l’ultima tardiva resistenza.
Il 13 di ottobre ho l’ultima occasione di vedere Angelo: andremo, insieme da un altro vedovo settantenne a pranzo in un ristorante di Cuneo. Naturalmente Pina non vuole venire. Essere l’unica donna, in giro col marito e due vedovi non le piace. Quando vado a prendere Angelo e lui nota l’assenza di Pina mi pare di leggere sul suo volto un alone di delusione. Mi chiede, quasi en passant, perché non sia venuta e io mento: ‘Pina ha detto che preferisce uscire con un solo uomo per volta’. Angelo è perplesso, vorrebbe chiamarla per lamentarsi della defezione, ma glielo impedisco: ‘No, non chiamarla, dormiva ancora quando sono uscito!’. Il viaggio è piuttosto lungo, ma la cucina e il vino meritano lo sforzo. Siamo nuovamente soli. Lungo la via del ritorno, chilometro dopo chilometro, io continuo a pensare che il passeggero al mio fianco vuole chiavarmi la moglie e che, senza dirlo esplicitamente, me lo ha fatto sapere, non solo capire. Mi ha detto persino quando succederà: il 21 ottobre, tra otto giorni, mentre io sarò a bordo di una nave, impossibilitato ad impedirlo. Mi accorgo che in un paio di occasioni, mentre lui guarda fuori dal finestrino, lo osservo: cosa avrà di speciale questo anziano signore per essere riuscito a convincere mia moglie ad uscire con lui? Forse lei ha accettato perché non lo ‘sente’ pericoloso. Palle! Lei uscirà con lui sapendo bene quali sono le intenzioni del mandrillo. Quasi involontariamente, il mio occhio cade sulla sua patta. Cerco di capire quanto ce l’abbia grosso, il cazzo. Cerco di capire se me la devasterà come il cazzo finto gonfiabile con cui io e mia moglie giochiamo di tanto in tanto. Devo stare attento. Se non fermo la mente, mi si indurisce il cazzo qui, in macchina. E come faccio poi a toccarlo per metterlo in una posizione meno ingombrante? E se lui se ne accorge?
Siamo giunti davanti a casa sua, siamo seduti in macchina e commentiamo la giornata. Poi a bruciapelo gli chiedo: ‘Hai deciso dove porterai mia moglie quando uscirete mercoledì prossimo?’ Lui mi guarda perplesso: evidentemente ha in mente l’invito al museo del cinema di Torino e non ricorda di averla invitata a bere qualcosa la sera del 21. Prontamente recupera e mi confida di non averci ancora pensato. ‘Dai, pensaci, e chiamala, così la sgridi per non essere venuta con noi oggi. E ricordati che, durante la mia assenza, più la fai svagare e meglio è: questo diminuirà il mio senso di colpa per averla lasciata a casa!’ Lui improvvisamente ha fretta di scendere: va verso il portone, io giro l’auto, aspetto un paio di minuti e chiamo il cellulare di Pina: è occupato: il suo numero l’hanno sì e no dieci persone’e una di queste è Angelo!
CONTINUA 4. Sapere tutto
I giorni passano, io sono sempre più eccitato e continuo a constatare che mia moglie, quando la chiavo è sempre più bagnata e scatenata. Le sue dita mi graffiano con sempre maggior aggressività. Ah, la mia povera schiena. In compenso, il mio uccello è al settimo cielo. L’eccitazione perenne mi fa dimenticare che ho un’età in cui non sarebbe male riguardarsi un po’. La notte non riesco a prendere sonno pensando che per tutto il tempo del viaggio potrebbero accadere cose sessualmente interessanti e io non ne saprò nulla fino al ritorno. Non posso resistere. Devo trovare un modo per sapere ciò che fa mia moglie in diretta. Poiché non posso essere testimone, l’unico modo è controllare i suoi spostamenti. Sono pazzo, lo so. Coinvolgo un amico che fa il rappresentante ed è abituato a girare per Milano in scooter: gli spiego che sospetto che mia moglie, la sera della mia partenza, possa uscire con un mio cliente. Ho bisogno che lui la segua. Non posso dirgli la verità, ossia che io auspico che escano, che vadano a casa di lui e che lei rimanga lì tutta la notte a farsi ripassare davanti e dietro. Anche dietro? Non ci ho mai pensato. Quel porco potrebbe fare ciò che a me è sempre stato negato? Potrebbe sverginarle il culo?
L’amico mi dà del matto ma acconsente: pedinerà mia moglie quando uscirà di casa la sera del 21 ottobre. Tutto questo, però, non mi basta. So che lui non potrà pedinarla in eterno, e nei giorni seguenti come potrò sapere ciò che farà? La follia trova sempre soluzioni: compro in internet un segnalatore Gps. è un apparecchio che fa il punto Gps, come un navigatore, e a intervalli programmati manda degli sms con la posizione del veicolo su cui è installato. Nella Smart di mia moglie sarà facilissimo piazzarlo, per via del tetto in vetro che assicura ottima ricezione. Per completare l’operazione, lascerò un cellulare di scorta in studio, acceso e in carica, che riceverà gli sms per tutti i dieci giorni della mia assenza, così al ritorno avrò un messaggino per ogni spostamento della Smart, purché la sosta sia superiore ai tre minuti! Cazzo, sono geniale. Cosa non si fa per sapere se si è cornuti. Solo che gli altri lo fanno per scongiurarle, le corna, o per fare scenate di gelosia, io invece voglio sapere solo per eccitarmi come un mandrillo. Meglio così. Non li capisco quelli che ammazzano la moglie per un paio di corna. Se fossero intelligenti trasformerebbero la gelosia in eccitazione e ne scaturirebbero fantasie sessuali capaci di resuscitare i morti. Se tutto va bene, dal 21 sera, sarò cornuto.
Il grande giorno è giunto. A mezzogiorno e mezzo, Pina mi accompagna all’area di servizio Cantalupa, all’inizio dell’autostrada per Genova. Mentre lei guida serena, io penso se non sia il caso di rinunciare. In questi giorni potrebbe accadere, che segnerebbe per sempre la nostra vita di coppia. è vero che da anni non sogno altro che lei finisca a letto con un altro uomo, ma un conto sono le fantasie e un conto è la realtà. Saprò digerire l’idea che mia moglie sia andata a farsi chiavare da un altro uomo, per di più un settantenne, fosse almeno un bello stallone cinquantenne, con una grossa nerchia tra le gambe. Già, chissà come ce l’ha il cazzo Angelo. Dalla sicurezza mostrata nel corteggiare Pina, non deve essere messo male. Ma forse il mio è solo un pregiudizio. Vorrei dirle di riportarmi a casa, ma la voglia di proseguire lungo questa strada di perdizione sessuale è talmente forte che mi invento l’alibi di non potermi più tirare indietro, perché ormai gli altri contano su di me e mi aspettano. è un alibi, perché se stessi male per qualsiasi motivo non esiterei a lasciarli partire da solo. Quindi, io voglio andare perché spero che accada ciò che temo. Gli amici sono già lì, con due auto e le moto sui carrelli. Mentre ci scambiamo baci e abbracci, mi rendo conto che sembrano tutti dei ragazzini, io sono il più vecchio, tra me e il più giovane ci sono vent’anni di differenza. Do un bacio a mia moglie, che se ne torna a casa: forse andrà a comprare un abitino o della lingerie per essere affascinante stasera, mentre io vado a Genova.
Ci imbarchiamo alle sei di sera, siamo già in ritardo. Guardo il mare immobile del porto e faccio un po’ di conti. Dopo la partenza ho campo per un’ora, poi il cellulare diventa inutile: dopo sei o sette ore, passando davanti alla Corsica e alla Sardegna, ci sono degli sprazzi di copertura: niente di sicuro, ma eventuali sms potrebbero arrivare fino a me per rivelarmi ciò che fa mia moglie. Ma quando cazzo parte ‘sta nave? Finalmente, alle otto la nave si stacca dal molo. Avverto Pina che stiamo salpando: ha la voce un po’ concitata, come quando ha fretta, forse è un po’ in ritardo anche lei. Forse è ancora in accappatoio, dopo la doccia. La immagino mentre si mette lo smalto rosso sulle unghie dei piedi. La troia si fa bella, lo sento.
Durante la notte non riesco a dormire: alle tre sono sul ponte. Fa un freddo cane, ma una raffica di messaggi mi entra nel cellulare. Tra gli altri, mi interessano solo i tre sms del mio amico pedinatore improvvisato e i due del tracker. Il mio amico scrive: ‘21.18 sono in un bel bar’ bevono e chiacchierano’; ‘22.44: usciti, salgono a casa di lui’; ‘23.45: ancora su: io vado!!!’. E due sono del tracker, il primo segnala lo spostamento della Smart alle nove, un’ora dopo che ha parlato con me. Avevo ragione di credere che si stesse preparando. Il secondo segnala il ritorno a casa alle tre meno un quarto del mattino. Cazzo, il porco se l’è fatta, e per quattro ore! Devo controllare le coordinate su Google maps’ ma è solo per scrupolo: so già dove la Smart è stata ferma per quattro ore. Quattro ore. Quanto cazzo può prendere una donna in quattro ore? La vedo mia moglie, che con la scusa di avere la testa che le gira si allunga sul divano, offrendosi così al suo seduttore, che le si avvicina, si siede sullo spigolo del divano all’altezza delle ginocchia, e con voce suadente la rassicura. La invita a riposarsi, a non preoccuparsi di nulla, così casualmente appoggia una mano sul ginocchio destro, e la lascia lì, come morta, poi lentamente la muove massaggiandolo, il ginocchio, e la fa scendere lungo la gamba, con nonchalance, mentre continua a parlarle. Dice cose un po’ banali, ma che su un’ubriaca hanno sempre effetto: ‘Sei bella, non hai idea di quanto tu sia bella. Hai classe e un fascino che sedurrebbe chiunque, me compreso, ecc. ‘. La mano, nel frattempo continua a scendere e salire, fermandosi sapientemente poco sopra il ginocchio, ma ogni volta un po’ più su, finché giunge ad insinuarsi sotto la gonna. Lei tenta una debole resistenza, lui finge di ritirarsi, ma poi un paio di minuti dopo, ricomincia. Non resisto più, sono sul ponte della nave, fa freddo e ho il cazzo duro. Torno in cabina e riprendendo le mie fantasie da dove le ho interrotte, mi sparo una poderosissima sega. Non ci vuole molto prima che sborri. Da tempo non provavo un’eccitazione così intensa. Nei giorni successivi ho la fortuna di avere la copertura gsm di Tunis Com, così scopro che la Smart va in giro, la mattina, il pomeriggio e una volta anche la sera. Sabato notte è ferma nel medesimo posto del mercoledì, ma prima per un paio d’ore è stata da un’altra parte. Dove l’avrà portata quel porco? In un paio di occasioni riesco a telefonarle sul cellulare. Pina è tranquilla, ma da dove mi risponde? Magari è sotto le lenzuola con lui a fianco.

Continua 5. Il ritorno a casa
Arriviamo a Milano in tarda mattinata del 31 ottobre. Ho trascorso giorni di tensione pazzesca, poiché per qualche giorno il mio cellulare non aveva copertura. Laddove non giungevano notizie suppliva l’immaginazione, ma immaginare non basta. Io dovevo sapere. Le cose sono migliorate da mercoledì 28, quando avevamo di nuovo copertura. Mi sono giunti molti sms che mi confermano che quasi ogni sera la Smart è andata a casa di Angelo, ma a volte anche altrove. Tutte le sere? ‘Ma quell’uomo ha settant’anni, lo vuoi uccidere, cara Pina?’ Anche il 29, la tresca è continuata. Il 30, forse in previsione del mio ritorno, l’attività della Smart è diventata frenetica: andava, restava, tornava a casa, ritornava fuori. Ed ora sono a casa. Non vedo l’ora di rientrare per scoprire la verità sulle mie corna. Saluto gli amici che proseguono per Monza, e salgo in casa. Seguono i convenevoli e il racconto della mia esperienza tunisina, ma dopo pranzo ‘ con la scusa della stanchezza ‘ andiamo a letto, finalmente. Eccitato come non mai, mi getto su Pina, che accusa una certa stanchezza (ci credo, penso io), ma poi cede. La figa è perfettamente liscia: mi complimento per il bel lavoretto, lei ringrazia’ io le dico che sono io a doverla ringraziare e a riprova, scendo a leccargliela. La mia lingua lavora con meticolosità, ma la testa pensa alla sua figa chiavata da un altro uomo (e mi illudo, non so ancora la verità). Sono impaziente e così la penetro con rinnovato vigore, ma appena entro nella sua figa ho l’impressione che sia più larga. Più ancora di quando si dilata con il cazzo finto gonfiabile. Le chiedo: ‘Ti sei fatta scopare, vero? Lo sento, sai. Te l’ha allargata il porco, ma quanto ce l’ha grosso?’ Lei non risponde, mugola e geme, mi sembra più eccitata del solito, provo a darle della troia per essersi fatta chiavare da Angelo, mi sembra che reagisca partecipando ancor di più. Le mie parole la eccitano. Parlarle di Angelo la fa bagnare, la sua figa gronda. Io, dopo dieci giorni passati ad immaginarla mentre si fa fottere da Angelo e notando come si bagna ora, non resisto. Sborro in cinque minuti: mia moglie è abituata a questi miei ‘exploit’ e di solito non ci fa caso, ma questa volta sento che è insoddisfatta. Non ha raggiunto l’orgasmo e mi incita a continuare:
‘Fammi godere, ti prego, fammi godere, e ti dico che sei cornuto, come piace a te’.
Le chiedo: ‘Angelo ti ha scopata?’
‘Cosa ti piacerebbe che ti rispondessi?’
‘La verità.’
Non mi risponde più, forse pensa alla verità e gode come una matta: geme, poi grida, poi geme di nuovo. Cazzo, non l’ho mai vista godere così intensamente.
Mentre Pina dorme, come capita il sesso, mi alzo e chiamo Angelo: DEVO sapere!
Evidentemente si aspetta la chiamata, e quando legge il mio nome sul display, risponde subito: ‘Carissimo, che piacere, tutto bene al rientro?’ il tono è chiaramente canzonatorio.’
‘Certamente, tutto benissimo’ e tu piuttosto?’
‘In che senso?’
‘Dai, giù la maschera, lo so benissimo che ti sei scopato mia moglie’ Non ho obiezioni, ma mi devi raccontare tutto!’
‘Ah, sapevo che il guardone che è in te avrebbe gradito una cronaca accurata: guarda, caschi benissimo. Vieni da me che ti mostro una cosa che ti renderà felicemente cornuto’.
Non me lo faccio ripetere. Mi organizzo e prima di cena sono da lui. Per non rivelare a Pina la verità sulla mia meta, mi sono fatto telefonare dal mio amico pedinatore. In realtà, lo incontro e beviamo insieme un caffè, ma al di là di quanto mi ha scritto, non può aggiungere altro, tranne una considerazione: ‘Mi spiace per te, ma devi ammettere che ti ha fatto le corna. Da tua moglie non me lo aspettavo. Sempre così a modo, così irreprensibile. Eppure, quella sera non veniva più via. Era sempre lassù. Non ci vuole molto a capire cosa stesse facendo. Se poi, come dici tu, è tornata a casa alle tre di notte, o quasi, tutto si fa chiaro. Devi fartene una ragione. Non vorrai far casino. Alla nostra età, la tolleranza sessuale è un obbligo. E in fondo, puoi dire di essere ancora un amante irreprensibile? Sei sicuro di non averla trascurata sessualmente? Magari, ha cercato altrove ciò che tu non le dai più come prima. Lascia correre, mi raccomando. Non fare sciocchezze.’
L’atteggiamento del mio amico mi diverte. Lui non sa che io godo delle mie corna. Lui teme che possa scatenare una tragedia della gelosia. Non posso smentirlo. Non posso dirgli la verità, benché l’idea che lui sappia che sono cornuto, che mia moglie si è fatta infilare il cazzo da un altro, mi eccita da morire. Per fortuna, o per sfortuna, non frequentiamo lo stesso ambiente, non abbiamo lo stesso giro di amicizie, per intenderci. E poi sono sicuro che saprà essere discreto. Peccato!

Continua 6. Le prime verità
Angelo mi accoglie con un sorriso canzonatorio. è elegante, una di quelle eleganze un po’ démodé. Gli manca solo il foulard al collo per somigliare a certi playboy degli anni Sessanta. Mentre mi volta le spalle per preparare qualcosa da bere, lo osservo. Mi pare di vederlo nudo, di indovinare il suo corpo stagionato ma ben conservato. Cerco di indovinare se le natiche sono ancora dure o flaccide. Quando si volta, non riesco a distogliere lo sguardo e mi ritrovo a fissare il suo pacco. Lui se ne accorge, e sorride. ‘Sì, gliel’ho dato!’ e si tocca vistosamente il pacco. In quel momento immagino Angelo a cavalcioni di mia moglie mentre le infila le palle in bocca. Lei che gliele mordicchia e gliele lecca devotamente. Poi solleva un po’ il capo per potergli prendere la cappella tra le labbra rosse. Tracce di rossetto rimangono lungo il tronco appena sotto il glande. Taccio. Ho la salivazione azzerata. Sono di fronte all’uomo che ha sfondato mia moglie, a giudicare da quanto l’ho trovata larga, mentre io prestavo assistenza ad una banda di motociclisti in Tunisia: un’esperienza interessante, ma affollata di momenti noiosi. L’auto stracarica che arranca dove i motociclisti volano; portare loro la benzina e farsi trovare nei punti concordati per i rifornimenti e i campi serali. Probabilmente per me era una scusa per fare qualcosa di diverso, per guidare un’auto speciale’ e togliermi dai piedi al momento giusto per un bel po’ di tempo! Ma mentre io salivo e scendevo le dune del deserto, lui saliva e scendeva nelle profondità di mia moglie. Le sue dune erano i seni e le chiappe di Pina. Il porco sente lo squilibrio che c’è tra noi in questo momento: lui è il trionfatore, io lo sconfitto. Lui il chiavatore che ha saputo sconfiggere le resistenze di mia moglie, io il cornuto che gode della propria sconfitta.
Cornuto e non guardone, come mi ha detto lui, perché io non ho assistito alla monta di mia moglie. Chissà fin dove è giunto, cosa è riuscito a farle fare, approfittando dei dieci giorni di mia assenza. ‘Sì, gliel’ho dato tutto, fino in fondo e devo ammettere che l’ho trovata più calda e disponibile di quanto immaginassi. Lei ha goduto. Sono un gentiluomo, mi preoccupo sempre dell’orgasmo delle mie amanti’. ‘Siete già amanti?’ chiedo con una sorta di disperazione interiore, come se vedessi il gioco sfuggirmi di mano. ‘Per dieci giorni lo siamo stati, e sai sono sufficienti per mettere un semino da cui potrebbe nascere una pianta. Ma non devi preoccuparti. Se lo vorrai potrai assistere alle nostre chiavate. Lei non voleva, ma io l’ho convinta. Le ho fatto capire quanto sia forte il tuo desiderio di essere cornuto e guardone’. Cazzo, ma chi ho di fronte? Quando si è accorto di questi miei desideri? Possibile che i nostri pranzi mensili fossero così rivelatori dei miei desideri sessuali? ‘Come lo hai capito?’ chiedo con apparente naturalezza, ma dentro sono un vulcano di emozioni. ‘Dettagli, caro, mio. Basta prestare attenzione ai dettagli. A proposito, ti sei accorto che tua moglie ora indossa una cavigliera?’ Non me ne sono accorto, com’è possibile? Ripenso a quando è venuta a letto, ma io ero già sdraiato e il mio sguardo non è sceso oltre le ginocchia. ‘è il simbolo del mio possesso e della sua disponibilità ad obbedire ad ogni mio desiderio sessuale. Le ho ordinato di indossarlo sempre, anche quando va in giro con te. Così tutti capiranno che lei è una femmina disponibile e tu sei cuckold’.
Il mio cazzo ad ogni sua frase si indurisce sempre più. Se non la smette di parlare, sborro nelle mutande, o sarò costretto a chiedergli di poter andare un momento in bagno. Mi sta distruggendo la virilità e mi sto struggendo di desiderio. Se fosse per me, vorrei che Pina fosse qui e insieme mi facessero vedere ciò che hanno combinato in mia assenza. ‘Come mai oggi, la sua figa era così larga?’ gli chiedo, ma ormai ogni naturalezza è scomparsa. La mia sottomissione è totale. ‘Credi che sia stato io? Credi che io abbia un cazzo enorme e te l’abbia sventrata, e questo ti fa eccitare? Vieni con me!’. Lo seguo, mi porta in bagno, si pone davanti al lavandino e si tira fuori il cazzo. ‘Eccolo, togliti la curiosità!’ Sono senza parole. Angelo non ha un cazzo enorme. Direi un bel cazzo, un po’ più largo e più lungo del mio, ma non tanto grosso da giustificare la larghezza della figa di Pina, oggi pomeriggio. ‘Come vedi, non posso essere stato io a conciartela così. Io ho contribuito, naturalmente. Anzi, ho determinato l’allargamento, ma non sono stato io’. Cosa significa questo? Cos’è successo in questi dieci giorni? Come se leggesse le mie domande in volto, Angelo, mentre si rimette via il cazzo ancora duro, mi chiede: ‘Ti piacerebbe conoscere la verità? Vieni di là’. Tornati in sala, prende un quaderno da un cassetto e me lo porge:
‘è tutto qui dentro. è il diario di questi giorni’.
‘Stai scherzando?’
‘Mai su certe cose! Avevo preparato un programma molto preciso per la tua signora, e ho fatto il possibile per rispettarlo: è tutto documentato qui! E sai chi lo ha scritto? Tua moglie, su mio consiglio. Puoi leggerlo, ma non puoi portarlo via da qui’.
Non vedo l’ora di leggerlo, vorrei che me lo desse, ma il bastardo lo tiene tra le mani, lo rigira con untuosa soddisfazione. Lì dentro c’è la confessione di mia moglie, la rivelazione delle mie lunghe e diramate corna, ma lui riprende a parlare: ‘Ora si è fatto tardi e ho un impegno, sai ci sono altri mariti da cornificare, ma torna domani nel primo pomeriggio e potrai leggerlo in pace, così saprai tutto’ ma proprio tutto. Sperando che il tuo cuore regga le emozioni forti’.
Mentre me ne vado, sono allibito: il vecchio maiale aveva programmato tutto in anticipo, e a quanto dice è soddisfatto del risultato ottenuto. Domani saprò la verità. Chissà se avviserà Pina del fatto che leggerò il diario. D’altronde ha detto che saranno amanti e mi ammetteranno alla visione delle loro scopate. Come reagirà Pina? Sarà imbarazzata o avrà quel tono canzonatorio che, da quando è cominciata questa storia, usa a letto? A cena parlo poco. Vorrei saltare addosso a Pina, fotterla sul tavolo della cucina, ma ci sono i figli, non si può. Lei si comporta con la massima naturalezza. Non è accaduto nulla? Oppure gli accadimenti non hanno lasciato traccia in lei? Appena al buio, sotto le coperte, la chiavo come un forsennato, vorrei dirle del diario, ma ipotizziamo che lui non le riveli nulla, che lei non sappia che lo leggerò, in questo caso rischio di rovinare tutto. Così nonostante la voglia irrefrenabile, mi tocca tacere. La insulto, le dico che è larga come una vacca, che per sentirla dovrei farle il culo, ma taccio del diario. Per fortuna sborro in fretta, perché se avessi continuato, non avrei saputo resistere: le avrei raccontato del mio incontro con Angelo, del fatto che mi ha mostrato il cazzo che le ha piantato dentro e avrei detto del diario. La mia testa è concentrata sul diario. Tutta la notte in un dormiveglia agitato, con l’idea fissa di quelle pagine piene di segreti. Lì, in quelle pagine ci sono le verità che il tracker e il mio amico pedinatore non hanno potuto rivelarmi.

Continua 7. Il diario di Pina. Prima parte
‘Imputtanimento di matura signora’. Questo è il titolo che Angelo ha dato al diario. Dubito che Pina ne sia al corrente, però sin dalla prima pagina riconosco la scrittura di mia moglie e leggo morbosamente:
Mercoledì 21 ottobre, pomeriggio
Stasera uscirò a bere qualcosa con Angelo. Per la prima volta esco da sola con un uomo che non sia mio marito. L’ho conosciuto qualche tempo fa, quando il mio uomo mi ha portata a pranzo con lui. Fino a quel giorno, sapevo ben poco di lui, se non ciò che mi aveva detto ventisette anni fa Andreina, la sua compianta moglie. A quei tempi, io e Andreina eravamo colleghe di lavoro e spesso pranzavamo insieme. Ne nacque un’amicizia fatta di confidenze via via più esplicite, fino al giorno in cui mi confidò quanto fosse vizioso suo marito. ‘Vizioso’, lei lo definiva proprio così. Mi raccontò pratiche sessuali che mi scandalizzarono oltre modo, che io e mio marito non solo non avremmo potuto mettere in atto, ma neppure immaginare. Forse il ricordo di quelle confidenze ha influito sull’impressione contrastante che mi sono fatta di lui la prima volta in cui l’ho visto. Ammetto che non mi è parso simpatico, anzi; solo che mentre una parte di me lo respingeva, l’altra ne era soggiogata, più che affascinata. è come se avessi intuito dal primo momento la sua pericolosità, la sua capacità di smuovere qualcosa che dorme dentro di me da tempo immemore, qualcosa che ho sepolto per paura degli sconvolgimenti che avrebbe potuto portare alla tranquillità della mia vita. Mio marito non si accorge della paura e dell’attrazione che provo verso questo uomo e si ostina a farmelo incontrare. Così, chiacchierata dopo chiacchierata, Angelo si è insinuato nella mia testa. Non come un amore giovanile, ma come un timore di cui non so liberarmi. Temo e spero di finire tra le sue braccia, costi quel che costi: perché so che lui è pericoloso per me. Se solo cedessi, potrebbe indurmi a qualsiasi sciocchezza, ma io sono una tranquilla e matura signora sposata: non devo dimenticarlo mai. Angelo dice che sono una donna da traviare, secondo lui sono la classica moglie d’educazione cattolica: repressa fin da giovanissima. Credo che abbia ragione. Fra mille sensi di colpa, ho scoperto il sesso con l’uomo che poi ho sposato e con cui ho avuto due figli ormai grandi. Angelo sostiene che questo è il momento in cui devo cominciare a vivere veramente, per recuperare il tempo perduto, poiché ho cinquantotto anni, sono in menopausa e quindi posso fare sesso senza preoccupazioni, e da pochi giorni sono in pensione, quindi ho molto tempo a disposizione. Lui ritiene che mio marito non sia assolutamente un maschio dominante, altrimenti non si accontenterebbe delle mie modeste concessioni sessuali, anzi sostiene che potenzialmente sia un voyeur e un cuck. Guardone l’ho capito, ma non cuck. Angelo, con tono derisorio dice che mio marito è un cornuto virtuale, uno che aspira a vedere la propria donna chiavata da altri uomini, ma non ha il coraggio di confessarmelo. Angelo nella sua sincerità è un po’ brutale. Mi ha detto che sono di aspetto gradevole, anche se non ho tratti particolari, eccettuato un viso giovanile, due seni piuttosto voluminosi ‘ e si lamenta poiché non lo metto in evidenza, non lo valorizzo ‘ e una pelle bianchissima e praticamente priva di peli. Sostiene che l’unica nota stonata è il mio culo decisamente sovrabbondante, data la modestia della mia altezza (un metro e sessanta), ma dice che sono fortunata perché ha degli amici che sono estimatori dei culi grossi. Non so come abbia fatto, ma ha indovinato che sono avvezza al sesso orale e che è un retaggio dei tempi del fidanzamento. Ha pure indovinato che non ho mai praticato il sesso anale, almeno fino ad ora. Il mio abbigliamento gli appare modesto e non adeguato a valorizzare il mio corpo. Data la mia altezza, sbaglio a portare scarpe senza tacchi, e il mio seno meriterebbe qualche abito scollato. Gli piace invece che mi trucchi solo il minimo indispensabile. Non so come abbia scoperto tutte queste cose di me, ma nonostante mi metta in imbarazzo mi piace che qualcuno si prenda cura di darmi consigli per valorizzarmi. Quando siamo finiti a casa sua, mi ha confidato che il suo obiettivo è quello di educarmi al coito anale, ai pompini a gola profonda e al sesso con più partner, e poiché non rischio di rimanere incinta, devo farmi fottere a cazzo nudo. Ha considerato anche gli obiettivi collaterali, quali un comportamento disinibito, la consapevolezza dei miei doveri sessuali e la valorizzazione estetica e sessuale del mio corpo. Il suo metodo sarà semplice: otterrà il controllo del mio corpo e del mio piacere, attraverso le sue richieste sessuali. Angelo pretende che io non mi sottragga in alcun modo ai suoi ordini. Non so quale magnetismo egli eserciti su di me o da dove abbia origine, ma so che sento il bisogno di affidarmi a lui, di affidargli tutta me stessa e lasciarmi condurre ovunque, foss’anche l’inferno dei sensi, là dove mio marito non ha mai saputo condurmi.

Mercoledì 22 ottobre, sera
Esco di casa e mi sento come una vacca pronta per la monta, e per di più impaziente, visto che giungo puntuale all’appuntamento. Mentre parcheggio l’auto nei pressi dell’abitazione di Angelo, ho la fastidiosa sensazione di essere seguita da un tizio con lo scooter. Forse è un balordo in caccia di femmine e vistane una da sola in auto, ci prova. Solo che quando mi vede suonare il campanello, si allontana. Nello specchio dell’ascensore, osservo gli abiti che indosso. Sono vestita con una certa sobrietà, per non mandare alcun segnale di disponibilità sessuale. In realtà, ho un languore sospetto e la figa in fiamme. Mi sono truccata il minimo indispensabile, perché so che a lui piaccio così. Mi conduce in un locale a pochi minuti da casa sua. Sono nervosa. Mi tocco continuamente i capelli ‘ come faccio di solito ‘ mi guardo intorno, cercando di non incrociare il suo sguardo. è difficile perché siamo seduti uno di fronte all’altro. Quasi per mettermi in imbarazzo e ricordarmi che sono una donna sposata, mi chiede notizie di mio marito, quasi voglia essere certo che si sia imbarcato per la Tunisia. Sono lì con lui, preda dell’euforia che danno i primi giorni di libertà. Tanto più che ora, essendo in pensione da poche settimane, vorrei tanto rifarmi di trent’anni di assoluta noia coniugale. Angelo sa che non sono bevitrice, tuttavia ordina un limoncello, ‘Per rompere il ghiaccio’ sussurra al mio orecchio, in un soffio. Il suo alito caldo mi dà i brividi. Per timore di perdere in fretta la testa lo sorseggio a piccoli sorsi. Mi sta radiografando tutta, e poi sorride, come se intuisse la mia strategia di resistenza. Senza rendermi conto di quale informazione utile gli stia fornendo, gli dico che mio marito mi ha chiamata verso le nove per comunicarmi che la nave stava salpando, e che ci risentiremo domani sera, dopo il suo arrivo a Tunisi. Chiacchieriamo del più e del meno. Mi chiede come mi sono sembrati questi trent’anni di vita, divisa tra lavoro e famiglia. Mi concentro sull’argomento del lavoro. Ne parlo volentieri, perché è sempre un terreno sicuro, e mi tiene lontana da argomenti più scabrosi. Il suo sguardo scivola di tanto in tanto sulle mie ginocchia. Se sapesse quanto desidero che me le tocchi, quanta bramosia ho delle sue mani sulla mia pelle nuda. Parlando mi si prosciuga la gola, perciò quando termino il limoncello, lui mi suggerisce di bere un mojito: ‘è più dissetante’, mi dice con tono suadente. Ho proprio sete, perché quando me lo portano, ne bevo subito una grande sorsata. è un errore perché il ghiaccio lo fa andare giù molto in fretta, come una bibita analcolica. Sento che sono rossa in volto. La conversazione si sposta sulla famiglia, sui figli e, soprattutto, su mio marito: sono meno contratta, parlo volentieri, lui sorride ed annuisce ad ogni mia frase: il mojito è ormai a metà, il ghiaccio si è sciolto in fretta e temo che sia come bere acqua fresca. Alle dieci e mezzo, lasciamo il locale. Un limoncello e un mojito, e ancora non sragiono? ‘Però!’ mi complimento con me stessa. Solo quando perdo l’equilibrio e sto per cadere a terra mi rendo conto che barcollo. Lui mi prende per un braccio e mi sorregge. Non credevo che la presa di un settantenne potesse essere così forte. Non sembro in grado di guidare, così mi invita a fare due passi: accetto, con la scusa che l’aria fresca mi gioverà. In pochi minuti, mi convince a salire a casa sua, senza neppure invitarmi. Si è limitato ad aprire il portone e a incoraggiarmi ad entrare sfiorandomi con naturalezza il braccio. Mi ha proposto un caffè per sconfiggere il mio leggero giramento di testa.
Ora i ricordi sono più confusi. Mi rivedo seduta sulla penisola del divano e ricordo che lui è seduto accanto a me. Mi sento tranquilla, forse per merito del leggero intontimento alcolico. Mi accarezza una mano, poi la testa: io chiudo gli occhi e mi lascio andare. In quel momento accade ciò che temevo e che speravo. Mio marito è lontano fisicamente e mentalmente. Sono lì e desidero solo che quell’uomo, anziano e rassicurante, mi tocchi, mi esplori tutta. La sua mano scende sul viso, poi scivola sul collo. Il tocco è discreto e sapiente al tempo stesso. Circospetto, anche. Forse teme una mia reazione negativa. Non immagina quanto io sia già bagnata. Se mio marito sapesse quanto mi fa bagnare questo maschio, impazzirebbe di gelosia e forse di eccitazione. Se Angelo ha ragione quando sostiene che mio marito è un cornuto virtuale, vedermi lì, nell’approccio dell’intimità con un altro maschio, lo farebbe sborrare senza nemmeno toccarsi. E senza fatica, perché quando l’eccitazione lo divora, lui è abituato a venire in fretta, Tra i fumi dell’alcool, mi sembra di notare che il suo cazzo sia già duro. Possibile? Che prenda del Viagra? La gonna è risalita scoprendomi gran parte delle cosce: mi accarezza un ginocchio e l’esterno coscia: non mi oppongo, anzi. Rassicurato dalla mia passività, la sua mano si avventura verso l’interno delle cosce: per un momento le allargo impercettibilmente: poi mi blocco. Lui si ferma, non sale oltre. Non so neppure io di chi sia la voce rauca che sussurra: ‘Non smettere, ti prego. Continua’. è la mia voce? Incredibile. Sto chiedendo ad un uomo che non è il mio legittimo sposo di risalire lungo la coscia. Accompagno le parole con un gesto inequivocabile: allargo le gambe. Sono disponibile, e lui ora lo sa. Non so neppure io quale sia il limite per me invalicabile. Angelo risale lungo la coscia, sfiorando con i polpastrelli i collant. Ricordo che a casa avevo il dubbio: autoreggenti o collant? Dopo lunghi momenti di indecisione, quasi a volermi difendere da me stessa e dai miei desideri, all’ultimo minuto ho indossato i collant. Ora me ne vergogno perché sono inumiditi dai miei umori vaginali. Mi strofina le dita tra le cosce, poi mi aiuta ad abbassare i collant:
‘Porcona, hai la figa tutta bagnata! E pure con i peli corti e pettinati. Ti sei preparata per essere montata da me?’
Che linguaggio usa, il porco! Se non fossi così eccitata lo troverei scurrile, ma lo usa con una sicurezza che mi piace. Non c’è alcuna timidezza. Lui non mi chiede alcun permesso. Sa il fatto suo e usa il tatto necessario per impadronirsi del mio corpo, di tutta me stessa. Mi sento uno strumento sessuale tra le sue mani, ma sento che saprà suonarmi bene. Tra le sue mani potrei diventare una troia. Mi sgrilletta lentamente e sapientemente. In preda al desiderio, mi muovo in modo da favorire lo scivolamento delle sue dita all’interno della figa. Senza farmi alzare, e usando la mano libera riesce a sfilarmi i collant e le mutandine. Non si preoccupa di togliermi la gonna, poiché è ampia abbastanza da venire sollevata. Mi fa sdraiare sul divano e mi infila tre dita:
‘Sei bagnatissima, mia troietta, e sei calda. Mmmm’ quanto sei larga e profonda. Sembri sfasciata. Non ci credo che tuo marito sia in grado di squartarti in questo modo. Non ce l’ha così grosso’.
Non so perché, sento il dovere di dialogare con lui, in fondo avrei potuto tacere:
‘Hai ragione, non ce l’ha così grosso’.
‘E allora? Come mai sei così larga? O lo hai tradito con qualche superdotato, oppure ti fotte con grossi cazzi finti’.
‘No, ti giuro. Non l’ho mai tradito. Tu sei il primo uomo dopo di lui’.
‘Va bene, ho capito. Hai visto che ho ragione a dirti che è un cornuto virtuale. Ti chiava con i cazzi finti perché non ha il coraggio di chiederti di farlo con i veri’.
Non so se sia vero, ma in quel momento le sue affermazioni mi sembrano vere, vere come il cazzo che mi fa sentire sotto il tessuto dei pantaloni. è durissimo, più di quello di mio marito, e più grosso. Il mio desiderio è ormai frenetico. Gli slaccio i pantaloni e glielo estraggo. Duro, lo voglio in bocca tutto duro. E lui vuole che glielo succhi. Guidandomi la testa, me lo ficca in bocca. Non riesco a crederci. Sono qui che succhio avidamente il cazzo di un altro uomo, oltretutto di un uomo che all’inizio mi era parso antipatico e arrogante. La sua cappella mi riempie la bocca. Le sue mani mi bloccano la testa.
All’improvviso si sfila dalle mie labbra e mi ritrovo inginocchiata, con la testa sul divano, la gonna sollevata. Il suo cazzo è appoggiato alle labbra della figa. Sono così eccitata che arretro spontaneamente il bacino per farmi penetrare. Lui, dal canto suo, spinge il cazzo in avanti. Entra in me, tutto in me. Il cazzo di Angelo, il cazzo di un cliente di mio marito, mi sta chiavando tutta. Con le mani mi arpiona le tette e me le strizza al ritmo del movimento di andirivieni del suo cazzo. Proprio duro, il cazzo di Angelo. Se è merito del Viagra, sia benedetto chi lo ha inventato.
‘Ce l’ho più grosso di tuo marito, vero?’
‘Sì’ sì’ ‘ godo così intensamente che dichiarerei qualsiasi cosa.
‘E ce l’ho più duro?’
‘Sì’ molto più duro. Hai un bastone di ferro tra le gambe’ e non è neppure una menzogna, la mia.
‘Quando un maschio ha il cazzo più grosso di un altro, e ce l’ha più duro, ha il diritto di chiavargli la moglie. Sei d’accordo, puttana?’
Io continuo a dire sì, più per implorare la chiavata. Le sue parole le sento e non le sento. Il suo cazzo, invece sì. Effettivamente, umiliare mio marito mentre un altro mi fotte con decisione mi piace. Un sottile piacere, quasi una rivendicazione risentita per i trent’anni di fedeltà coniugale. Come se dicessi: ‘Cornuto, vedi che non sei il padrone della mia vita e della mia figa? E che se voglio posso scopare come e quando voglio. Con o senza di te, per il tuo o per il mio piacere’. Anzi, ora, credo che mi piacerebbe farmi fottere da Angelo mentre lui mi guarda. E magari, lo insulterei dandogli del cornuto.
Angelo mi chiava con decisione e per fargli capire bene quanto mi piaccia, continuo a gemere e ad implorarlo, usando per la prima volta un linguaggio osceno, fino all’orgasmo: ‘Sììì’ sì’ chiavami tutta’ fottimi’ montami’ spaccami in due’. Confesso che sto godendo bene, intensamente, come non mi accadeva da anni. è proprio vero che la trasgressione rigenera il piacere. Angelo sembra non attendere altro. Appena gli ho chiesto di spaccarmi in due, ha cominciato a lavorarmi il culo con un dito inumidito. Temo le sue intenzioni, ma non intendo sfuggirgli. Sono lì, piegata su un divano, con la gonna sollevata, perché dovrei cominciare a sottrarmi? Poco dopo le dita nel culo diventano due. Rallento il movimento per permettergli di incularmi con quelle dita nodose. Provo un po’ di dolore, ma non intendo farlo notare. Voglio essere all’altezza delle aspettative del mio chiavatore. Poi lui tira fuori il cazzo dalla mia figa. Provo un improvviso senso di vuoto e mi dispiace. Lo sento armeggiare un po’ con un tubetto. Intuisco che debba essere vaselina, o un lubrificante. D’altronde ne ho già usati per infilarmi quei grossi cazzi finti che tanto eccitano mio marito. Appoggia il cazzo sul mio buco del culo. Per fortuna, benché ce l’abbia più grosso di mio marito, non ce l’ha troppo grosso. Lentamente ma con decisione comincia a spingere. Per un attimo pensato di sottrarmi a quella penetrazione nuova e dolorosa, ma è evidente che non posso. In fondo, venendo qui, sapevo che un porco come Angelo avrebbe voluto tutto da me, culo compreso. è il tipo a cui piace possedere completamente una donna, in ogni buco. Sta entrando, dopo aver provato la mia figa larga, il culo deve sembrargli piacevolmente stretto. Avanza a piccolo colpi. Quando la cappella entra tutta non posso evitare di gridare un po’:
‘AARGH’. Ooohhhh, mi fai male’
‘è la prima volta che prendi un cazzo nel culo?’
A fatica gli rispondo ‘Sì’ sììììì’ arghhh’ ti prego fai piano”.
‘Bene ‘ nella sua voce un’aria di trionfo ‘ ti sto sverginando il culo’.
Nello stesso momento in cui mi parla, approfitta per spingerlo tutto dentro sino in fondo. Sono piena di cazzo, sono piena di Angelo. Mio marito in viaggio per Tunisi e io con un cazzo duro nel culo che si muove lentamente avanti e indietro. La parola sverginare è stata una frustata al cervello per me, e ha scatenato il desiderio di prenderlo tutto nel culo.
‘Sì, porco, sì, Angelo, mi stai sverginando il culo’ sverginamelo’ rompimelo. Anche se mi fa un po’ male tu continua’.’
‘Io non capisco come un marito possa per trent’anni non incularsi la moglie’ mi chiede.
Il piacere si va facendo strada tra le pieghe del dolore. L’inculata prende il volo. Angelo se ne accorge:
‘Vedrai, prenderlo nel culo, quando ti abituerai, ti piacerà!’
‘Mi piace già adesso. Spingilo dentro tutto, ti prego’.
‘Guarda quanto è troia la verginella. Se lo sapesse tuo marito”.
‘E noi glielo faremo sapere’.’ – ho aggiunto in pieno delirio.
All’improvviso sento il suo cazzo diventare ancora più duro, se possibile, gonfiarsi tutto e poi esplodere nel mio culo. Mi schizza nel profondo dell’intestino il suo sperma:
‘Ti sborro nel culo, troia! Tutto nel culo’. Ahhh!’
In quel momento raggiungo l’orgasmo anch’io, il secondo della serata. Mugolo un prolungato ‘Siiiiiìììì’ mentre Angelo mi viene dentro, mentre mi lava il culo. La massima intimità possibile tra noi è raggiunta. Mi ha aperta davanti e dietro, soprattutto dietro. Mi ha inculata e io mi sono lasciata rompere il culo. Gli ho permesso di farmi ciò che a mio marito non ho mai consentito. Perché? Dopo che si sfila, mi sdraio sul divano. Riposo con gli occhi chiusi per circa mezz’ora. Fortunatamente, Angelo non mi propina le stucchevoli tenerezze del dopo coito. Non le voglio. Intendo assaporare da sola il significato di ciò che ho appena fatto e subito. Ho appena tradito mio marito, e non mi sento in colpa: anzi provo un grande senso di ritrovata libertà. Poi, non sapendo che sono ben vigile, Angelo pensa di svegliarmi perché è mezzanotte passata:
‘Cara, è tardi, e domattina abbiamo il treno per Torino alle 8.20, in Centrale: te la senti di guidare, ora?’
Ho il trucco sfatto, un’aria devastata: ‘Sì, sì, va bene’ domani’ in Centrale alle 8.20′ va bene’. Mi alzo e mi ricompongo rimettendo le mutandine e i collant. Perdo tempo a cercare una scarpa che si nascondeva e mi avvio. Lui cortesemente mi accompagna all’automobile: c’è solo silenzio tra noi. La mia iniziazione ad una nuova vita sessuale è cominciata.

Continua 8. La scoperta delle corna
Chiudo il diario di Pina e guardo Angelo con aria interrogativa. Con tono venato di scherno, Angelo commenta: ‘Direi che l’obiettivo della prima sera, indurla a tradire il marito assente e a concedermi la primizia del suo culo, è stato perfettamente raggiunto. Che me la sarei chiavata non era in discussione, accettando il mio invito di fronte a te aveva già saltato il fosso, ma che sin dalla prima sera si lasciasse rompere il culo non era previsto, così come non era previsto che ammettesse che ho il cazzo più duro e più grosso del tuo. E quello che hai letto non è che l’inizio. Non è stato difficile farle percorrere le tappe previste, con dieci giorni a disposizione”.
Pina deve essere impazzita per lasciare un simile documento tra le mani di un mio cliente. Non sa che uso potrebbe farne?
‘Perché le hai fatto scrivere un diario?’ gli chiedo.
‘Per darti una prova tangibile delle tue corna’.
‘E come hai fatto a convincerla?’
‘Non è stato difficile: gli amanti ottengono sempre ciò che i mariti non osano chiedere’.
Questa ovvietà mi ferisce, perché è comunque una verità. Questo uomo in una sera ha ottenuto ciò che io in trent’anni non ho saputo chiedere: il culo di Pina. Non che non l’abbia implorata di darmelo, ma forse non ho saputo trovare il modo giusto. Lui, a leggere queste pagine, non lo ha neanche chiesto, semplicemente se lo è preso.
Cosa devo fare? Quale ruolo devo assumere? Sono qui di fronte all’uomo che si è inculato mia moglie e che, non contento di averlo fatto e di avermelo detto, me lo ha fatto leggere, scritto pure dalla mia donna. E adesso che cosa faccio? Durante la lettura avrei tanto desiderato tirarmelo fuori e masturbarmi, ma mi vergognavo. Chiedo ad Angelo qualcosa da bere. Devo riprendermi. Ora ho le corna. Se queste pagine non sono inventate, allora è sicuro. La scrittura è di Pina, ma potrebbe essere uno scherzo che hanno architettato. Devo averne la conferma da lei, ma come posso chiederglielo? Posso davvero provare a farle confessare il tradimento, o è meglio che continui a navigare nel mare delle allusioni? Potrei provare ad incularla e vedere come reagisce. Pina mi ha tradito, la cosa mi sconvolge e mi eccita, perché una cosa è immaginarlo e sognarlo, un’altra è saperlo. Chiedo ad Angelo se posso andare in bagno. Ma perché glielo chiedo? Di solito si chiede dov’è il bagno, non se ci si può andare. Lui nota la differenza:
‘Vai pure e se è necessario masturbati. Io non ho fretta’.
Piccato gli rispondo che non ne ho bisogno. Vado, piscio e torno rapidamente, proprio per fargli capire che non mi sono sparato una sega. Poi riprendo la lettura del diario.

Continua 9. Il diario di Pina. Seconda parte
Giovedì 22 ottobre
Vado a Torino con Angelo. Arrivo alla stazione puntualissima, nonostante le poche ore di sonno e la stanchezza accumulata a casa sua, ieri notte. Indosso una giacca nera di velluto, con alamari e camicetta bianca, un po’ aperta sulla scollatura. Lui, con un paio di apprezzamenti, dimostra di gradire il mio abbigliamento. Mi porta al Museo del Cinema. In alcune salette dove si proiettano degli spezzoni a tema, non c’è quasi nessuno e lui ne approfitta, appoggiandosi al mio culo per farmi sentire quanto lo ha duro e accarezzandomi i seni. Sono sorpresa. Temo che ci vedano o intuiscano ciò che stiamo facendo. Questa situazione pubblica lo eccita da morire, perciò lo lascio fare senza protestare. D’altronde ho scelto di essere il suo oggetto sessuale per questi dieci giorni, per capire fin dove posso arrivare, per conoscere i miei limiti. Con una mano viola la mia camicetta e mi tocca i capezzoli induriti. Me li stringe forte. Se emetto un lamento, lui li stringe ancor più energicamente. Perdo ogni ritegno: struscio il culo contro di lui e, senza voltarmi, con una mano raggiungo i suoi calzoni, gli abbasso la cerniera e gli afferro il cazzo. è bello sentire quella dura consistenza tra le dita e mi viene spontaneo menarlo. Senza alcun riguardo per il luogo e la gente. Senza timore per il possibile scandalo. Non contento, lui mi fa voltare e inginocchiare davanti alla sua nerchia, per poi infilarmela in bocca. Come un infoiato comincia a spingermela fino in gola. Non ce la faccio ad ingoiarla tutta. Ho degli spasmi. Lui si sfila leggermente e con il tono di un professore seccato mi sgrida:
‘Devi imparare che un cazzo si prende tutto: in bocca, in figa o nel culo non fa differenza’, poi mi blocca la testa e lo infila nuovamente. Quando infine capisce che rischio di vomitare lì, in quella saletta di un museo, quasi per punirmi, toglie la sua nerchia dalla mia bocca e constata:
‘Dovrai lavorare su questo esercizio, troia!’
Sono un po’ delusa da me stessa, la sera prima ero stata brava, mi ero fatta sverginare il culo e mi sentivo abile ed apprezzata. Ora, lì, nel Museo del Cinema, Angelo mi umilia implacabilmente. Guardandomi intorno, mi accorgo che c’è altra gente nella saletta, e ho la sensazione ‘ forse dettata dai miei timori ‘ che qualcuno abbia notato la scena. Lui mi fa rialzare, un po’ sdegnato, e scendiamo al piano terra. Sdraiati sui divani per guardare gli schermi a soffitto mi struscio contro di lui per riconquistarlo e gli sussurro: ‘Vedrai, in un posto tranquillo ci riuscirò’. Lui sembra seccato e mi impedisce di toccargli l’uccello. Sono al limite della disperazione. Perché mi lascio trattare così? Perché un settantenne, neppure troppo affascinante, deve avere tutto questo potere su di me. In che incubo mi sto cacciando? Per impedirmi di toccarlo e implorarlo, usciamo e andiamo a pranzo da Teresa, la sua amica torinese. Quando dopo pranzo le chiede di poterci coricare (e non riposare ‘ il porco vuole umiliarmi ancora) in una delle camere della sua grande casa, ho la certezza che lei mi consideri la sua amante, ma lui preferisce chiarire le cose in una maniera ancor più umiliante per me: ‘Sai Teresa, abbiamo bisogno di riposare un po’. E non preoccuparti se senti qualche gemito o mugolio. Sai, suo marito me l’ha affidata perché gliela disinibisca’. Lei mi lancia uno sguardo di commiserazione. Porco, bastardo, perché da due giorni mi lascio trattare così? Una parte di me vorrebbe fuggire seduta stante, un’altra accetterebbe anche di essere denudata e posseduta davanti a Teresa.
In virtù di mille stati d’animo contrastanti, rimango come paralizzata, finché lui prendendomi per mano mi accompagna in camera. Ci spogliamo e lui ‘ già nudo e col cazzo eretto ‘ apprezza molto l’idea che oggi io indossi delle calze con il reggicalze e non dei collant. ‘Bene ‘ mi dice ‘ vedo che cominci ad entrare nello spirito giusto e collabori anche quando non sei sotto il mio diretto controllo’. Eccitato, vuole che rimanga solo con le calze e il reggicalze. Mi sento ancor più nuda e offerta che se lo fossi completamente. Lui mi scruta con desiderio, come una vacca di sua proprietà (e in fondo, lo sono). Non so se infilarmi sotto le lenzuola o restare lì in piedi a farmi soppesare. Mi invita a raggiungerlo e con la figa tutta bagnata obbedisco.
‘Perché mi hai umiliata davanti a Teresa?’ gli chiedo.
‘Ho solo detto la verità. Non è forse vero che tuo marito ti ha affidata a me? Lui sa che saremmo usciti insieme ieri sera, e sa che avremmo fatto l’amore, come sa che oggi saresti venuta a Torino con me. Sa che ti avrei disinibita e anziché rinunciare al viaggio, ha preferito offrirti. Te l’ho detto, a tuo marito l’idea di essere cornuto piace moltissimo. Gli fa venire il cazzo duro. Pensaci un po’. è vero o no che dopo il pranzo in cui ti ho invitata a bere qualcosa, e tu hai accettato, lui era più eccitato che mai? E poi, è vero o no che tu vuoi essere umiliata sessualmente da me? In fondo per sottrarti ti bastava non accettare l’invito di ieri sera. E oggi, pur sapendo cosa ti aspettava, hai deciso di venire. Come vedi io non ti costringo, mi limito ad assecondare la tua vera natura di donna vogliosa e sensuale che ha patito per troppi anni la noia coniugale’.
Non so più cosa dire. Ha ragione. Mio marito sa che mi sarei fatta aprire in due come una cozza, e non me lo ha impedito, anzi direi che mi ha incoraggiata. Forse non immaginava che mi sarei fatta sfondare il culo, ma in questo campo si sa da dove si comincia e non si sa mai dove si finisce. Forse per attenuare la brutalità delle sue parole, Angelo comincia ad accarezzarmi le poppe. I capezzoli sono durissimi, forse anche per il fresco che aleggia nella stanza. Me li stringe con una certa energia, me li tira, me li torce. Per non dargli soddisfazione, per non dimostragli che ha ragione, accetto tutte quelle piccole sevizie senza lamentarmi. Passa il dorso della mano sulla figa e si accorge che sono molto bagnata. Poi scivola sul buco del culo, prova a forzarlo con il dito medio, ma con un filo di voce lo imploro: ‘No, per favore’ lì oggi no’ me lo hai proprio rotto, ieri sera. Sono tutta arrossata e irritata’. Con malcelata soddisfazione va a controllare de visu. Me lo lecca un po’, quasi volesse lenire il dolore che lui stesso ha provocato con la durezza del suo cazzo. Mi sento proiettata in una dimensione di tenerezza sessuale indicibile, quando lui, con la brutalità del linguaggio mi fa precipitare nella realtà: ‘Cara Pina, io capisco che il culo ti faccia un po’ male, ma devi renderti conto che hai una figa abnormemente dilatata oltre che sfondata, solo un cavallo potrebbe considerarla stretta’ io no di sicuro, e neppure tuo marito. Che misura di cazzo finto avete comprato?’
‘Sì, Angelo, hai ragione. Io non volevo. è mio marito che ha insistito per comprare un cazzo enorme che si può gonfiare, fino a dilatarmi a dismisura; ma ti posso garantire che il tuo è meglio e lo sento di più’.
‘Troia, non ti credo. Comunque’ adesso apritela bene!’
Obbedisco e lui, impietosamente mi ficca dentro tre dita. Mi sento piena e spingo per favorire l’introduzione. Muove la mano dentro e fuori di me. Poi inserisce il mignolo e il pollice e gira il polso per trovare la giusta posizione: vuole cacciarmi dentro tutta la mano. Mi irrigidisco. Non mi è mai successo di prendere in figa l’intera mano. Lui spinge delicatamente ma inesorabilmente. Alla fine entra tutta, fino al polso, accompagnata da un mio sussulto e da un piccolo grido strozzato. è dentro di me, comodamente sistemato dentro la mia figa. Ogni volta che si muove io sussulto. Ad un certo punto, sento la mano stringersi a pugno. Sento le mie pareti interne tendersi: Si muove appena appena, le pareti si allargano sempre più, molto di più che con il cazzo finto gonfiabile. Lui aumenta il movimento, sono tesa, con il bacino sollevato, inarcata come un ponte sull’abisso del godimento, poi mi rilasso e lui comincia a pistonarmi sul serio, a fottermi spingendo il pugno fino contro l’utero, quindi arretra al limite dell’imbocco della vagina. Va avanti per parecchi minuti, io ansimo e gemo. Mentre il mio sguardo rotea impazzito, mi pare di notare che, dietro la fessura della porta accostata, qualcuno ci stia osservando. Teresa presumo, può essere solo lei. Incrocio il suo sguardo. Mi pare anche che con un braccio sollevi la gonna e si tocchi tra le gambe. Non so cosa fare. Forse per distrarmi, Angelo riprende a sussurrarmi porcate:
‘Troia, ti piace il mio pugno nella figa, senti come si allarga bene. Muovi il bacino, dai, troia!’
Rapita dal doppio piacere della penetrazione e del linguaggio, dimentico lo sguardo lubrico di Teresa e assecondo la richiesta di Angelo, muovo il bacino per favorire i suoi movimenti, che diventano sempre più rapidi, energici oltre che ampi. La mia figa ora è veramente larghissima, dilatata come quando deve uscire un bambino. Improvvisamente sento l’orgasmo giungere, repentino, desiderato quanto inatteso, e subito cerco di far uscire quel pugno da me: ma forse sono troppo svelta, lui non fa in tempo ad allentare il pugno. La mano si sfila ancora chiusa a pugno. Il dolore è forte e grido: ‘AAAHHHHH!’. Immagino che Teresa goda mentre sente il mio urlo.
Alle quattro del pomeriggio, salutiamo la nostra ospite, che mi sussurra all’orecchio: ‘Grazie, eri bellissima, poco fa’. I complimenti di una donna mi fanno piacere, mi fanno dimenticare la vergogna provata quando ho incrociato il suo sguardo ed ero nuda, con le cosce spalancate e un intero pugno nella figa. In fondo ho regalato del piacere anche ad una settantenne. Nel tragitto che ci conduce alla stazione, cammino in modo un po’ strano, senza la solita naturalezza, come se avessi ancora la figa piena di quel pugno. Prendo la mano di Angelo e gli chiedo di stringerla a pugno. Lui lo fa, la guardo un attimo, poi sorrido e non dico nulla, non rispondo neppure alla sua espressione interrogativa. In treno, nello scompartimento, sono silenziosa: sia io che lui leggiamo un libro, che ci siamo portati prevedendo che al ritorno non avremmo avuto voglia di parlare. In realtà, io fingo di leggere, rapita da altri pensieri: mio marito è partito solo ieri e io mi sono già fatta aprire il culo, fistare la figa, infilare il cazzo in bocca in luogo pubblico e sono stata vista godere da un’altra donna. Non so se essere soddisfatta, perché le umiliazioni cui Angelo mi sottopone bruciano, feriscono il mio orgoglio, ma di sicuro quando mio marito tornerà a casa troverà una Pina diversa. A Milano ci lasciamo in stazione: lui dice che per venerdì non c’è nulla in programma, ma che mi aspetta a casa sua sabato pomeriggio e che alla sera usciremo. Gli faccio un cenno d’assenso e salgo su un taxi.

Continua 10. Interludio
Nel momento in cui si conclude la parte relativa al viaggio a Torino, sollevo lo sguardo penso a come abbia potuto la mia Pina farsi infilare nella figa un’intera mano. Istintivamente guardo la mano di Angelo. Lui intuisce i miei pensieri e commenta: ‘Le è piaciuto. Guardalo, è questo il pugno che l’ha sventrata. (naturalmente me lo mostra). Dovresti ringraziarmi per ciò che ho fatto. Non solo le ho fatto scrivere tutto, ma ho pure documentato tutto. Come hai letto le ho lasciato il venerdì libero da impegni. Ne avevo bisogno per preparare bene il mio soggiorno. Ho installato una piccola telecamera nascosta, per riprendere quanto sarebbe accaduto e ho procurato una serie di capi di abbigliamento da farle indossare. Vieni ti mostro cos’è accaduto sabato pomeriggio. Mi accomodo sul divano. Angelo accende il televisore mette un dvd nel lettore:
‘L’ho travasato dalla videocamera proprio per permetterti di vederlo, ma è mio e non te lo darò per nessun motivo al mondo. Le tue corna sono il mio trofeo di caccia e questo dvd equivale ad una testa di cervo alla parete per un cacciatore. Il riferimento al cervo, scusami, non è casuale’. Vorrei prenderlo a pugni e al tempo stesso ringraziarlo per come mi sta umiliando. Sono immobile e muto. Lo stupore è così forte da paralizzarmi. Il video comincia. Mia moglie entra nel campo visivo della telecamera. Angelo le ordina di spogliarsi nuda. Lei lo fa senza fiatare. è nuda davanti ad un altro uomo. Lui le accarezza i seni grossi e poi le fa indossare un paio di calze nere con il reggicalze nero, un reggiseno a balconcino rosso, una gonna nera decisamente corta, una camicetta nera con solo due bottoni, ovviamente niente mutandine. Sopra a tutto, un impermeabile nero di cirè lucido, molto anni ’70, tenuto chiuso da una cintura annodata e scarpe con un tacco da dieci centimetri.
Angelo commenta:
‘Sei contento che abbia ripreso la tua mogliettina mentre si spoglia nuda e mentre si riveste per me? Non le ho fatto mettere le scarpe con i tacchi a spillo, perché poi l’avrei portata a ballare’. Dopo che Pina ha indossato questo abbigliamento da troia, lui mette su un cd di musiche africane e le spiega come si ballano quei ritmi. Rivolto a me, Angelo si lamenta:
‘Dovevi avvisarmi che tua moglie è negata per il ballo, è stato un lavoraccio, per fortuna non doveva vincere un concorso”
Noto che lei obbedisce senza che lui debba costringerla in alcun modo. è succube della sua volontà, e questo si nota, ma senza alcuna forma di costrizione o coercizione. Sembra ipnotizzata. Com’è riuscito a conquistare un simile potere su di lei?
Nelle immagini lei balla a lungo. Deve aver tagliato un pezzo di ripresa, però dal segnatempo constato che l’ha fatta ballare per un paio d’ore. Poi il bastardo ha ripreso la lezione interrotta al Museo del Cinema. Fa inginocchiare Pina, le ordina di tirarglielo fuori. Lei esegue e lo prende in bocca, lui le dà istruzioni: ‘Lo devi prendere tutto in bocca, fino in gola: voglio sentire le tue tonsille sulla mia cappella e il tuo naso sul mio pube: chiaro?’. Lei inizia a succhiare, e lui glielo spinge sempre più in gola. Noto che non ha neppure bisogno di tenerle la testa, vuole che lei ci arrivi da sola. Mia moglie è lì, nello schermo, e succhia il cazzo di Angelo. Approfittando della penombra del soggiorno, che Angelo ha oscurato per evitare i riflessi di luce sullo schermo televisivo, mi abbasso la cerniera dei pantaloni e mi tocco l’uccello, senza estrarlo. All’inizio da sopra le mutande, poi le dita scivolano sotto e lo impugno. Lo massaggio lentamente, non voglio che lui si accorga di ciò che faccio né della mia eccitazione. Nel frattempo, mia moglie si è abituata a quel duro uccello in bocca. Quando lo sfila mi rendo conto che seppure per poco Angelo ha un cazzo più grosso del mio. E mi sconvolge l’idea che mia moglie ne abbia preso atto facendo il confronto. Finalmente lo prende tutto in bocca, fino alle tonsille e il naso si schiaccia contro il pube. Le gote aspirano e soffiano come un mantice, ritmicamente. Poi inizia il vero e proprio pompino. Ogni volta quasi tutto fuori e poi tutto, ma proprio tutto in gola, fino a quando lui la ‘gratifica’ sborrandole in gola. Mentre viene le raccomanda: ‘Ingoia tutto, troia, perché alla mia età la sborra è preziosa!’ Lei esegue docilmente, e di sua iniziativa glielo pulisce tutto. ‘Brava, cara, mi hai fatto un pompino encomiabile!’. Fine del video. Non ho saputo resistere. Ho sborrato anch’io, ho sborrato mentre lui sborrava nella bocca di mia moglie. Solo che ora c’è una vistosa chiazza biancastra sui miei pantaloni. Dal sorriso sardonico che mi indirizza, capisco che si è accorto di quanto è accaduto. ‘Sei proprio un cornuto. Lo sapevo. L’ho sempre saputo. un vero peccato che non mi sia chiavato tua moglie quando era giovane e lavorava con la mia Andreina, buonanima’. Sono rosso di vergogna e sono senza parole. Anche le riprese video ha fatto. Per un attimo, mentre torno alla realtà, penso alla remota possibilità di ricatto cui siamo esposti.

Continua
11. Il diario di Pina. Terza parte
Sabato, 24 ottobre
Sono le dieci di sera. La cena è terminata da poco. Ho bevuto troppo champagne. Mi gira la testa. Angelo mi ordina di andare in bagno a truccarmi e mi annuncia che andremo in discoteca. Ho capito, vuole che mi trucchi in modo un po’ volgare. Lo accontento.
Lungo il tragitto che ci conduce alla Barona, lui, guidando, mi spiega che stiamo andando in un locale di musica africana, frequentato da Camerunensi, Senegalesi, Chadiani’ e da coppie in vena di trasgressione. Come noi? Mi chiedo. Giunti nel locale, mi invita a ballare giusto il tempo necessario a farmi notare dagli altri avventori, poi ci sediamo in angolo non troppo in vista. La mia tenuta nera con il reggiseno rosso visibilissimo attraverso la scollatura attira parecchi sguardi. Un ragazzino magrissimo mi invita a ballare. Guardo Angelo, so che deve decidere lui per me. Mi fa cenno di sì. Seguo il ragazzino in pista che mentre balliamo mi assale: mani sul culo, pacco a contatto, cerca di pilotarmi ai bordi della pista. Finita il brano, lo liquido e torno al tavolo. Il giovanotto mi segue, vorrebbe portarmi ancora in pista, ma Angelo con un segno lo allontana. Mi chiedo dove sono finita, ma ormai il mio processo di iniziazione sessuale è cominciato, non posso sottrarmi, e probabilmente neppure lo voglio.
Dopo un paio di minuti arriva un altro sbarbato. Angelo lo allontana con un gesto. Quando poi si avvicina un pezzo d’uomo di colore sui trentacinque anni, con un bel sorriso, e mi invita, Angelo fa un cenno di assenso. Quasi attendesse solo di affidarmi ad un maschio come questo. Non ho ricevuto istruzioni esplicite, ma è chiaro che dovrò essere sessualmente disponibile. Balliamo per qualche minuto, poi ritorniamo. Il maschio chiede se desideriamo qualcosa da bere: accettiamo e dopo poco ritorna con due bicchieri. Io assaggio il mio: la presenza del rum è inequivocabile. Faccio finta di non rendermene conto. L’intento è chiaro. E anche a me conviene essere un po’ brilla. Sarà più semplice lasciarsi andare. Angelo ne è ben conscio, non può non aver sentito il profumo dell’alcol. Bevo un sorso imitata da Angelo, che mi scruta per vedere se mi sono accorta del rum. Intanto Robert si presenta: è camerunense, ha trentadue anni, è in Italia da otto. Non abita vicino, ma viene lì abbastanza spesso e dice che non ci ha mai visti. Angelo ammette che è la prima volta. Robert sorride e gli chiede: ‘E’ tua moglie?’ Lui risponde: ‘Quasi’. Come rassicurato, Robert mi invita nuovamente a ballare. Lo seguo e balliamo, ma quando il brano finisce non mi riaccompagna verso il nostro tavolo. Mi conduce verso un corridoio buio, pieno di gente. Sento dei gemiti, ma non faccio in tempo a rendermi conto di nulla che mi ritrovo con la schiena contro la parete, le sue labbra che si appoggiano alle mie e la sua lingua che mi si infila in bocca. Non me l’aspettavo, ma mi piace. è la prima volta che bacio un altro uomo. Angelo non lo ha mai fatto. Un ragazzo di ventisei anni meno di me mi sta baciando. Le sue mani sulle mie cosce sollevano la gonna. è un tocco vorace il suo, quello di un giovane dai forti appetiti sessuali. è deciso a chiavarmi lì, nel buio. Vorrei sottrarmi, ma non ne ho la forza. Sento il rumore della sua cerniera. Mi ha arrotolato la gonna all’altezza della vita. Approfitta del fatto che sono senza mutandine. Ecco perché quel porco di Angelo non me le ha fatte indossare. Mi solleva e poi pianta il suo grosso uccello duro dentro la mia figa. Sento le labbra vaginali allargarsi. Mi apro tutta. Ma quanto ce l’ha grosso? Mi impala tutta. A dispetto di ogni sensata precauzione, mi sta chiavando a cazzo nudo. Avrà un cazzo doppio rispetto non solo a quello di mio marito, ma anche a quello di Angelo. Mi riempie tutta. Sono sconvolta dalla situazione. Sono in un corridoio buio e affollato, sono appoggiata ad un muro e sollevata da terra, impalata da un cazzo enorme. Per non farmi sfondare devo stringergli le gambe intorno ai fianchi’ Mi dà colpi fortissimi che mi fanno sobbalzare. Sento che il mio orgasmo si avvicina, ma non faccio in tempo a godere, perché lui, mugolando, comincia a sborrare dentro di me. Mamma mia, ma quanta sborra ha questo stallone da monta? Poi, appena ha finito di sborrare, si ricompone e se ne va, mollandomi lì, nel corridoio buio. A fatica ritrovo la sala dove Angelo ignaro mi attende. Ma sarà poi veramente ignaro? Sono rossa in viso, ho la camicetta malamente stropicciata, camminando mi sento impacciata, oltre che impiastricciata tra le cosce. Ho anche il timore che coli. Devo trovare la toilette. Una volta dentro, mi accorgo che sono eccitatissima. L’orgasmo interrotto è lì che cova, che implora soddisfazione. Così, in piedi, appoggiata alla parete, con la gonna che mi circonda i fianchi, le gambe divaricate, mi tocco la figa. Mi sgrilletto il clitoride, mi infilo tre dita fino a toccarmi l’utero. Pochi tocchi e, ansimando, godo come una pazza. Quando torno alla ragione, mi accorgo di come sono caduta in basso, di come quel porco di Angelo mi abbia spinta nel pozzo della perdizione. Sono anche seccata per il modo in cui il mio chiavatore mi ha trattata. Cosa mi dà veramente fastidio? Che mi abbia chiavata senza alcuna delicatezza o che una volta svuotatosi le palle dentro di me se ne sia andato lasciandomi lì, per di più interrompendomi poco prima dell’orgasmo. Per lui non ero una donna, ma solo un buco in cui sborrare. Raggiungo Angelo, mi siedo al suo fianco e gli racconto l’accaduto. Un po’ seccata gli chiedo: ‘Scusa, ma dove mi hai portata?’ Lui risponde con ferocia: ‘Dove puoi trovare un cazzo che sia adeguato a quella caverna che hai al posto della figa, tutto qui. A proposito, la prossima volta esigo che mi porti il cazzo finto che ti ha conciata così, sono proprio curioso di vederlo’. Eccomi di nuovo umiliata, sottomessa al suo volere. Lo odio, e odio me stessa perché non so sottrarmi, ma so anche che sto scoprendo il lato oscuro di me stessa, di una vita irreprensibile in cui una parte di me, questa parte di me, è stata sepolta. Tutto il mio orgoglio è svanito. Sono ancora la sua cagna.

Continua 12. Secondo Interludio
Il diario di Pina termina così. Rialzo lo sguardo e osservo interrogativamente Angelo. Questo maschio ha fatto fare tutto ciò a mia moglie? Pina è stata chiavata da un maschio di colore dal cazzo enorme. E io ignaro giravo nel deserto. Leggendo il diario di Pina è un po’ come se lei me lo raccontasse, ma non è esattamente la stessa cosa. Mi piacerebbe che la sua voce, rauca di desiderio, me le sussurrasse all’orecchio le mie corna, mentre la fotto come un forsennato, con la disperazione del naufrago aggrappato alla zattera. Che mi sussurrasse: ‘Sì, quel maschio era proprio enorme, mi ha sventrata, lì in piedi, in un corridoio. Pensa a quanti occhi hanno osservato tua moglie nuda e chiavata. Ormai, caro mio sei irrimediabilmente cornuto. Cornuto. Cornuto” E mentre lei ripete questa parolina magica, io sborro, le lavo la figa, aggrappato ai suoi seni come un bimbo a quelli della madre. E divento piccolo piccolo, la mia virilità si ritrae come una lumaca, mentre il grosso cazzo del maschio chiavatore, nella mia fantasia, diventa ancora più grande.
‘Come va?’ la voce di Angelo mi richiama alla realtà. Non rispondo, non sono in grado di rispondere. Cosa posso dire all’uomo che mi ha svergognato la moglie in questo modo?
‘Se vuoi il seguito te lo racconto io.’ Taccio ancora. Lui ricomincia a parlare: ‘La notte, poiché i vostri figli erano fuori per il weekend, ha trascorso la notte da me. è rimasta in bagno oltre mezz’ora. Non capivo perché, almeno all’inizio. Poi mi ha raggiunto a letto, completamente nuda: si è appoggiata a me, cercando di eccitarmi con le mani. Sembrava volesse farsi dare l’assoluzione per essersi fatta fottere in piedi da un perfetto estraneo, oltre tutto un nero, molto probabilmente dotato come un asino. Ci pensi? Dov’eri tu quella notte, in quale deserto ti perdevi, mentre tua moglie si offriva a me? Le ho spiegato che poiché la sua vagina è una grande caverna, ormai, può essere chiavata solo da superdotati: tutti gli altri dovranno avere accesso a cavità alternative. Senza dire una parola si è voltata di spalle, offrendomi il suo culone. Sono soddisfatto, perché i miei insegnamenti non sono stati vani. Sai perché è rimasta tutto quel tempo in bagno? Perché si è pulita intimamente l’intestino e si è lubrificata l’ano. Io sono assolutamente soddisfatto dell’allieva, e tu dovresti complimentarti con me. Ti rendi conto? Tua moglie si è preparata per farsi fare il culo da me, quel bel buchetto che a te non ha mai concesso’.
Infierisce il bastardo. Sa che sono un pugile suonato. Troppi colpi in un giorno solo, troppe verità sconcertanti in un solo pomeriggio.
‘Naturalmente l’ho inculata a lungo, fino a quando esausta si è addormentata. La mattina l’ho trasformata in una perfetta cameriera francese, a partire dall’abbigliamento che le ho fornito. Dovevi vederla: poppe al vento, tacchi alti, calze a rete e crestina. Ha ondeggiato, servizievole, per tutta la domenica mattina. Ma già che c’ero, non ho saputo negarmi il tocco da maestro. L’ho fatta avvicinare alla poltrona dove sei seduto tu adesso, l’ho fatta chinare a novanta gradi’ e le ho infilato nel culo il manico del piumino per spolverare. Ha lanciato uno strillo, così le ho dato un sonoro sculaccione che le ha arrossato la natica destra. Nel pomeriggio l’ho spedita a casa e le ho detto di tornare martedì sera: sai, francamente non me ne fregava più gran che di scoparmela, figa o culo che fosse’.
Angelo mi confida pure che mia moglie ‘ dopo essersela passata e ripassata in tutti i buchi ‘ non gli interessa più. Un’ulteriore umiliazione. Chissà se lei lo sa.
‘Ti racconto il resto. Martedì si è presentata puntuale, trucco pesante, abitino scollato, calze e reggicalze (perché le ho spiegato che non amo le autoreggenti), tacchi alti, niente mutandine.
Era convinta che l’avrei portata da qualche parte, ma io avevo altri disegni in mente. Poco dopo è suonato il campanello: era il mio amico Maurizio. Se può interessarti è coetaneo di Pina: è un tipo simpatico. Dopo un’oretta di conversazione, bevendo qualcosa, faccio segno a Pina di inginocchiarsi in mezzo a noi due. Dovevi vedere come era docile e obbediente. Ci ha slacciato i calzoni, e tirato fuori il cazzo. Credo che anche Maurizio avesse preso la pillola azzurra, perché la sua erezione era assolutamente notevole. Oltre che più giovane, Maurizio è anche molto più dotato di me: insomma con il cazzo all’aria fa un figurone. Certo è molto più impegnativo di me da prendere in bocca e nel culo. Pina alternava le sue attenzioni tra i nostri cazzi. Cercava di fare bella figura con l’ospite cazzuto e ci riusciva, perché benché il cazzo di Maurizio sia molto più voluminoso del mio riusciva ad ingoiarlo quasi per intero. Poi Maurizio l’ha fatta mettere a pecorina e ha cominciato a chiavarsela tutta. Anche lui trovava la figa di tua moglie piuttosto ‘rilassata’, perciò pochi minuti dopo ha appoggiato la cappella sul buco del culo di Pina e ha cominciato a spingere. Con notevole sforzo, Pina lo ha preso dentro tutto. Mugolava, gemeva, implorava di smettere, talvolta, e di ficcarglielo dentro fino in fondo, l’attimo dopo. I suoi gemiti erano abbastanza composti, quasi un gradevole accompagnamento dell’inculata. Ero fiero della mia allieva. Avresti dovuto assistere a quella monta. Maurizio la inculava con forza notevole. Spingeva il bacino contro le sue chiappe, fino ad allargagliele. Le ha letteralmente spaccato il culo. Ad un certo punto non ha più potuto resistere e le ha sborrato nel culo. Non posso giurarlo, ma direi che ha lavato l’intestino di tua moglie con almeno mezzo litro di sperma. Grazie al Viagra, in pochi minuti eravamo ancora con l’arma pronta per darle il battesimo della doppia penetrazione. Su, non fare quella faccia. Pensavi che non lo avremmo fatto? Due uomini sono in un salotto con una donna nuda e secondo te non glielo piazzano in tutti i buchi possibili? Che uomo di mondo sei!? Comunque lei ha goduto moltissimo. Io mi sono seduto sul divano, l’ho fatta mettere a cavalcioni su di me e ‘ poiché Maurizio glielo aveva spanato ‘ gliel’ho messo molto agevolmente nel culo. Maurizio si è piazzato davanti a lei e le ha ficcato nella figa quel tronco che si ritrova. Col culo occupato le sensazioni sono molto più intense, anche lei se n’ è accorta e si è lasciata andare completamente. Dopo una impressionante serie di ‘AAAHHH, Sììì’. Sììì’ a dimostrazione di quanto gradisse il trattamento, ha cominciato ad incoraggiarci apertamente:
‘Ah, si sfondatemi tutta, sìììììì, così, così’. Ah, si sono la vostra troia! Datemi i vostri cazzi fino in fondo, ancora, ancora, più forte sìì, dai dai’.’.
Non l’avresti riconosciuta. Una vera cagna in calore. Sono molto soddisfatto del fatto che fosse giunta al turpiloquio senza che dovessi né insegnarglielo, né costringerla. Segno che la sua disinibizione sessuale era a buon punto e aveva intrapreso un percorso autonomo: come una pallina sul piano inclinato. Tua moglie stava diventando troia e i passi successivi avrebbe potuto anche farli da sola. Anche noi l’abbiamo insultata, d’altronde lo desiderava’
‘Certo che sei la nostra troia, porcona! Adesso che ti sei abituata a prendere cazzi in tutti i buchi non dovrai più occuparti di un solo cazzo!’
‘Troiona ‘ rincara Maurizio ‘ con quella fregna sfasciata che ti ritrovi il minimo è di prendertene due: ma come cazzo fai ad averla così larga?’
‘Sai, il marito della signora ce l’ha piccolo ed è anche un cornuto virtuale, o meglio lo era perché adesso’ così l’ha abituata a provare cazzi finti di proporzioni disumane’.
‘Perché usare cazzi finti, bastava chiamare me e provvedevo in tutti i modi e in tutti i buchi’.
Tua moglie, non rispondeva, ma mostrava di gradire le oscenità che le rivolgevamo. Dopo un gigantesco orgasmo collettivo, l’ho invitata a consegnarmi il cazzo gonfiabile che doveva portarmi. Il mio amico Maurizio, osservando quell’aggeggio di gomma nera dotato di un tubo e di una pompetta, ha esclamato: ‘Ecco svelato l’arcano di questa figa permanentemente dilatata: un formidabile cazzo gonfiabile’. Ho invitato tua moglie a mostrarcene l’uso. Lei si è sdraiata sul divano e ha cominciato a pomparlo per dargli una certa consistenza. Poi se lo è infilato nella figa e ha iniziato a menarselo dentro e fuori. è inutile che te lo spieghi, tu sai bene come lo usa tua moglie. Però vorrei che tu ci pensassi. Quell’affare quanto è lungo?’
La domanda è rivolta a me, ma io taccio. Sono sconvolto. Tutti i miei segreti sono stati svelati, sono rosso di vergogna ed eccitato al tempo stesso. Il cazzo nelle mutande mi scoppia.
‘Dai, non fare il timido. In fondo sei di fronte all’uomo che ti ha disinibito la moglie!’
‘Venticinque centimetri’ rispondo con un soffio di voce.
‘E quanto diventa largo?’
‘Non lo so’.
‘Beh, avresti dovuto vedere: all’inizio sarà stato sei centimetri di diametro, ma a furia di gonfiarlo lo abbiamo portato ad otto centimetri. Maurizio, mentre io schiacciavo la pompetta per farlo ingrossare, glielo infilava dentro e fuori. Sadicamente, glielo sfilava quasi tutto e poi glielo ricacciava dentro con un colpo secco. Quella vacca di Pina non si lamentava, anzi. Con le mani libere le strizzavamo i capezzoli, mentre lei si occupava dei nostri cazzi. Era uno spettacolo stupendo. Maurizio sudava a furia di spingerglielo dentro e fuori. Quella troia di tua moglie era infoiatissima. Ci menava i cazzi alla disperata e a ritmo con i movimenti di Maurizio. Riusciva a dire soltanto: ‘Sì, così,’. sì così’.’, ansimando sempre più forte. Siamo andati avanti fino all’orgasmo collettivo, e ti posso garantire che il nostro sperma ha voluto berlo lei. Eravamo prosciugati. Sai l’età è quella che è. Dopo che ci siamo ripresi, le ho dato appuntamento per giovedì sera. Poi Maurizio l’ha riaccompagnata all’automobile. Se sia accaduto qualcosa tra loro, non saprei, ma non me ne stupirei conoscendo il mandrillo’.

CONTINUA 13. Vedere Tutto
Non ne posso più. Chiedo se posso andare in bagno. Devo masturbarmi. Angelo mi consiglia di attendere ancora un po’, che deve mostrarmi l’atto finale dell’imputtanimento di mia moglie. ‘Se hai un po’ di pazienza, potrai spararti una sega di fronte a ciò che sto per mostrarti. Però, prima di riavviare il lettore Dvd devo fare una premessa. Tua moglie, giovedì, mi ha raggiunto alle nove, siamo tornati nel locale africano della Barona. Lì abbiamo rivisto Robert. Era molto contento di vederci e voleva invitare Pina a ballare con il fermo proposito di scoparsela ancora. L’ho fermato e gli ho spiegato che non eravamo lì per ballare e nemmeno per una sveltina in piedi in un corridoio. Gli ho chiesto di trovare due amici, gente fidata, da portare con noi a casa mia. Naturalmente gli ho detto che dovevano avere un bell’attrezzo tra le gambe. Pina era allibita, ma non fiatava. Siamo usciti e ci siamo accomodati nella mia auto in attesa. Dopo qualche minuto un’auto con Robert e altri due neri si è affiancata alla nostra. Cos’è accaduto lo vedrai’. Angelo riavvia il dvd e appare la ripresa di giovedì 29 ottobre. La videocamera indica le dieci e mezzo. Giovedì 29: la sera in cui mi sono imbarcato a Tunisi per tornare a casa. Io sul ponte mentre la nave salpava, e mia moglie si avventurava in qualche nuova performance erotica, che tra poco vedrò.
Questa volta la telecamera riprende una vasta parte della camera da letto della casa di Angelo. Pina entra con il reggicalze e le calze nere, in piedi vicino al letto ci sono tre maschi di colore già nudi. So che uno di loro se l’è già chiavata in un corridoio buio, in una situazione di forte promiscuità. I tre maschi hanno cazzi minacciosi, pur essendo ancora semi eretti. Lei si inginocchia davanti a loro e inizia a succhiarli a turno. In un battito di ciglia le tre mazze nere sono perfettamente erette e lucide di saliva. Entra in scena Angelo. Ha in mano una vaschetta piena di schiuma di sapone. Nell’altra mano un pennello da barbiere. Il primo maschio la solleva per la gamba destra, l’altro le prende la sinistra, il terzo la prende sotto le ascelle. La fanno stendere sul letto. Lei dapprima scalcia e strepita per sottrarsi al trattamento, poi visto che i suoi sforzi sono vani, cede, si arrende, si consegna ai maschi che la sottomettono. Angelo si avvicina e mentre i tre la tengono ferma, le insapona la figa, con il pennello da barbiere. Pina si era già depilata parzialmente, ma a quanto pare Angelo vuole completare l’opera. E vuole che io lo veda. Il rituale somiglia a quello di uno stupro. Tre uomini che bloccano un corpo femminile e un quarto che ne approfitta. Terminato di insaponarla, tra le mani del settantenne appare un rasoio monouso. Lentamente, metodicamente, scientificamente, le mani di Angelo guidano il rasoio e, facendo attenzione a non procurarle né piccole escoriazioni, né piccole ferite da taglio, la depilano tutta. Ora Pina sembra più nuda che mai. Non c’è più nulla a difenderla. Non certo le calze o il reggicalze.
Poi il vecchio, con passo rapido lascia la stanza. Sento la sua voce fuori campo che dice: ‘è tutta vostra. Fatene ciò che volete e che sapete. Fate ben cornuto quel bravo maritino’.
‘Come vedi, li ho lasciati soli. ‘ mi dice Angelo ‘ Volevo che fosse in balia di tre stalloni senza che la mia presenza li inibisse. In ogni caso li avevo già istruiti su ciò che desideravo le facessero’. Come cani lasciati liberi i tre si avventano su mia moglie. Chissà da quanto tempo non fottono una donna, a parte Robert che se l’è scopata pochi giorni fa. Dal modo di coordinarsi capisco chi è Robert, perché si comporta come un capobranco. è quello che ha il cazzo più grosso, ma non il più lungo. Uno di loro si sdraia di schiena sul letto, Pina viene sollevata di peso dagli altri due e impalata su questo maschio, il cui cazzo sembra un obelisco d’ebano. Quello con il cazzo più lungo si mette in piedi, con le gambe divaricate all’altezza della testa del chiavatore e le infila tutto l’uccello in bocca. Robert, manco a dirlo, si toglie la soddisfazione di essere il suo primo inculatore. Per pietà della sua vittima, prende dal comodino del lubrificante e poi appoggia la cappella tra le natiche di mia moglie. Pina molla la presa labiale del cazzo lungo e si volta per capire cosa sta succedendo. Per un momento vedo il suo viso, con un’espressione preoccupata. Direi che ha paura di prenderlo nel culo da Robert. Sa quanto ce l’abbia grosso e ha paura. Robert comincia a spingerle la cappella nel culo. Lentamente, ma inesorabilmente. Il maschio in piedi le blocca le spalle e, non solo le impedisce la fuga, ma addirittura la spinge verso Robert. Lei urla. Effettivamente, quel cazzo è troppo grosso per il suo povero culo, che anche se è già stata inculata può considerarsi semivergine. Robert le allarga le chiappe e spinge continuamente. La penetrazione sembra non dover mai finire, finché lei crolla con la testa sul petto del suo chiavatore. è vinta, aperta tutta, in tutti i buchi, da cazzi enormi. Le viene infilato nuovamente in bocca l’uccello lungo. L’inculatore e il chiavatore coordinano il movimento e il ritmo. Quando entra uno, l’altro si sfila in parte e viceversa. Tutto questo avviene nel corpo di mia moglie, che ormai non mugola più. Era questo l’obiettivo di Angelo. Mostrarmi mia moglie posseduta contemporaneamente da tre maschi superdotati. Pina comincia a gemere.
Non è più dolore, il suo. Riconosco i suoi gemiti di piacere. Per trent’anni li ho avuti nelle orecchie. Il video non è montato, perciò seguo la sequenza per intero e mi pare eterna. Robert ha una resistenza pazzesca e stantuffa Pina con vigore. Lei ora incita i suoi maschi. Dice loro che è la loro troia, la loro rotta in culo. Robert accondiscende:’Hai ragione. Sei la mia rotta in culo. Ce l’hai bello stretto, ma a furia di andare avanti e indietro te lo slabbrerò tutto. Dopo di me potranno infilarti anche un braccio nel culo. Troia’. Le riprese continuano per oltre un’ora. I tre stalloni si alternano in tutte le posizioni. Quando le entra nel culo il cazzo più lungo, ho la sensazione che la cappella formi una protuberanza nel suo ventre, per quanto è entrato in profondità. Le frasi sconnesse di Pina si confondono con i mugolii in lingua incomprensibile dei suoi stalloni. Il sonoro del video è pieno di ‘Aaaaahhh, sììì”, di singhiozzi, di suoni strozzati: ‘Mfp’urgh’ooh ooh”. Una delle poche frasi comprensibili è ‘Sì, no’. dai’ basta’. ancora”. Pina è scatenata. Non sembra più lei la vittima. è una belva affamata di cazzo. Io non resisto più. Tiro fuori il cazzo dai pantaloni e comincio a masturbarmi. Non mi importa che Angelo possa deridermi oltre. Tanto ha già sufficienti motivi per farlo. Da tre ore sono qui a farmi raccontare la verità sui giorni di mia moglie mentre ero in viaggio. Non sarà questa sega in più a peggiorare la situazione. Mentre tutto procede sullo schermo e io mi sparo una frenetica sega. Improvvisamente sullo schermo esplodono le urla di godimento dei quattro protagonisti. La mia mano, che non ha mai smesso di massaggiare vigorosamente il cazzo, ora accelera il movimento fino all’orgasmo. Sborro, con fiotti tremendi, dimenticati da tempo, e mi sporco pantaloni e camicia di sborra. Ma godo, a dispetto di ogni convenienza. Come sono caduto in basso. Come siamo caduti in basso io e mia moglie. Per fortuna che in fondo a questo abisso c’è il piacere. Per un attimo, mentre osservo le ultime immagini sullo schermo, tutto mi sembra così reale che temo che mia moglie e i suoi tre maschi possano uscire dalla camera e trovarmi lì, con i pantaloni, la camicia e la mano imbrattati di sborra. Sento lo sguardo di Angelo, sento che mi osserva. Potrebbe approfittare della mia debolezza e ferirmi ancor di più, ma non lo fa. Poi senza dire una parola si allontana. Gliene sono grato.
Io, come inebetito, continuo ad osservare il susseguirsi delle immagini sullo schermo. Poco dopo, i tre neri scompaiono dall’inquadratura fissa. Probabilmente sono usciti dalla stanza. Pina fatica ad alzarsi: è distrutta. Barcollando esce di scena, credo vada in bagno a farsi una doccia. Il video si conclude così.

Continua 14. Epilogo
Mentre torno a casa, ripenso a tutto ciò che ho visto, letto ascoltato e scoperto. La vera Pina non è la donna che conosco io. Ripenso anche alle ultime parole di Angelo: ‘Volevi una moglie diversa, ora l’avrai’. Spero che la sua nuova vitalità sessuale sia destinata anche a me, che certi giochi sessuali con gli altri maschi li faccia anche in mia presenza, altrimenti perché accettare tutto quello che è accaduto? Lasciando casa di Angelo a tarda notte, lui le ha detto che era diventata un’altra donna, finalmente capace di prendere e dare piacere senza più inibizioni. Pina ha risposto: ‘è proprio quello che mio marito ha sempre desiderato, quindi”. Effettivamente, la mia docile mogliettina in poco più di una settimana è diventata una troia, consapevole di esserlo, e il suo nuovo modo di vestirsi e truccarsi ‘ rossetto, con tacchi alti, abiti con spacchi e decolté, calze e reggicalze ‘ ne sono la prova. La sua vita sessuale si è notevolmente arricchita, ne ha combinate più negli ultimi dieci giorni che nei trent’anni precedenti: si è fatta sborrare in bocca, rompere il culo, cacciare dentro una mano intera fino al polso, si è fatta scopare da Angelo e da quattro perfetti estranei di cui tre negri, che l’hanno pure posseduta contemporaneamente, e infine ha imparato ad usare un linguaggio pieno di oscenità. Angelo è soddisfatto del risultato ottenuto: ritiene di averla risarcita di trent’anni e più di frustrante vita sessuale, e di averla resa una moglie disinibita e disponibile a tutto. Spera che io gli permetta di averla ancora come compagna di giochi e mi ha offerto la possibilità di assistere alla mia cornificazione. Anch’io dovrei essere contento e soddisfatto per come Pina ha partecipato al corso di imputtanimento rapido cui l’ha sottoposta Angelo: ciò che doveva accadere è accaduto, ciò che desideravo si è realizzato. Tuttavia, provo il gusto un po’ amaro di una realtà da cui sono stato escluso. Avrei voluto che tutto questo accadesse in mia presenza, con una solida complicità tra me e Pina, con noi al centro della scena. Così, mi sono sentito messo ai margini. Ma tra poco, quando sarò tra le braccia di Pina, le dirò che so tutto, che ho letto il suo diario, che ho visto i video e che voglio far diventare nostra la vita sessuale dell’ultima settimana. Saremo una coppia finalmente trasgressiva. La spierò mentre altri maschi la prenderanno in tutti i modi, lei mi racconterà i complimenti che le fanno gli uomini quando sono assente. Insomma, io e la mia Pina ci prenderemo quella felicità sessuale che per trent’anni ci è mancata.

Fine

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