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Capitolo 1

Un attimo di distrazione, solo un attimo di distrazione e… Paf!

Il tipo è sceso subito, con la faccia incazzata, per valutare i danni ed io, ovviamente, son sceso prontamente anche io, chiedendogli scusa, cercando di placarlo, giurando che avrei pagato tutti i danni e lui che invece comincia ad insultarmi, forse -ma questo è uno dei pensieri che fai dopo, quando ripassi alla moviola della mente tutti gli accadimenti- perchè la mia arrendevolezza, il mio sapermi dalla parte del torto, aveva scatenato la sua voglia di sopraffarmi.

Lo guardai: vestito con disinvolta eleganza, era più alto di me di almeno quindici centimetri, due spalle larghe e la vita stretta, ricci capelli ovviamente neri e pelle molto scura.

L’occhiata intensa che mi scoccò con i suoi occhi rabbuiati, mi provocò uno strano rimescolamento.

«Ecco, per colpa TUA (direttamente con un tu ed un tono oltraggioso!), ho il parafango e la portiera da risistemare!»

«Sa… mi scusi… mi son distratto un attimo… non volevo…»
Lui che mi guardò con uno sguardo da squalo davanti ad una foca e poi, con l’ombra di un sorriso cattivo sulla bocca: «Sali in macchina… sulla mia!»
«Ma…»
«Sali, ho detto! Chiudi il tuo catenaccio e sali… non farmi perdere tempo!»

Ero schiacciato dalla sua personalità e obbedii, come un automa. Partì come mi fui seduto e poi guidò con abile velocità attraverso strade e stradette e alla fine una sterrata, verso il greto del fiume.

Alla fine infilò l’auto tra degli arbusti e spense il motore. Mentre lo guardavo interdetto, non sapendo cosa aspettarmi mentre lui rovistò un pochino, si aprì i pantaloni e alla fine tirò fuori un notevole cazzo scuro, che sembrava un serpente addormentato.
«Avanti, succhia!!! Lo vedo che te lo stai guardando e pregustando… Succhialo, troia!»
Per “convincermi”, mi aveva afferrato per un orecchio e mi aveva pilotato col viso sul suo arnese…
Lo guardai un attimo, mentre mi sembrava che si stesse rialzando, come un gatto che si stiracchia dopo il pisolino: era anni che segretamente frequentavo cine porno per cercare uomini -maschi!- da succhiare… Ma ero IO che gestivo la cosa, che andavo quando lo decidevo nel cinema, che sceglievo il maschio, che facevo l’approccio, che alla fine lo spompinavo, magari scostandogli le mani se cercava di… frugarmi e che alla fine, quando lo avevo fatto venire, mi alzavo e me ne andavo senza una parola, rifiutando qualunque contatto che non fosse tra la mia bocca ed il suo cazzo.
E adesso questo tipo, questo africano di evidentemente stato agiato e bell’aspetto che mi aveva soggiogato, per un errore mio!, con uno sguardo mi aveva pesato, capito e… utilizzato.

All’inizio leccai, ma poi subito imboccai la cappella che si stava gonfiando ed ingrandendo e cominciai a succhiare il notevole attrezzo.

«Come ti chiami, baldracca?» mi chiese, torcendomi l’orecchio e scostandomi dal suo stupendo cazzo…

«Pa… Patrizio… signore» risposi, ormai soggiogato (Perché lo avevo chiamato “signore”, poi???)

Lui rise forte: «Ma dai! Patrizio? Pensa, io sono Patrick! Ahahaha.
Uhmm… per evitare confusioni, d’ora innanzi tu sei Patty, va bene?» Mi chiese trionfante.

Annuii.

MI torse l’orecchio: «Non ho sentito… Dimmelo bene!»
«Sì, Patrick… va bene… d’ora innanzi io per te sarò… Patty»

«Ecco, brava! Non te lo dimenticare!!!
Adesso continua a succhiare, troia! Leccami anche i coglioni che mi piace tanto!»
E io, servizievole, lo feci…

Ormai non mi teneva più per l’orecchio: vedeva che mi davo spontaneamente da fare e si godeva la fellatio.
«Sei sposata, Patty?» Doveva aver notato la fede al dito. Annuii.
«Sei brava! Dai, leccami ancora le palle… Come si chiama tua moglie???»
«Mo… ehm… Monica…» Cosa c’entrava Monica adesso? Stavo facendo quello voleva, mi impegnavo a farlo… volevo che piacesse a lui quanto stava -che vergogna!- piacendo anche a me… E allora, perché tirare in ballo mia moglie?
Mi bloccò, col suo cazzo in gola, fermandomi la testa con la sua manona e intanto sentivo che mi frugava nelle tasche…
Il cellulare! Me lo aveva tirato fuori dalla tasca… «Dai, sblocca questo affare, voglio vedere tua moglie, che faccia ha una che sposa una checca sfigata come te…
Scommetto che è un cesso, grassa e sfatta, magari con un sopracciglio unico e i baffi come un maresciallo dei carabinieri!
Dai, fammela vedere!»
Ma come si permetteva? Monica è ancora adesso una appetitosa donna e ne son molto orgoglioso!
Toccai la sequenza dei puntini (una M come Monica, ovviamente!) e come sfondo apparve lei, col suo bel sorriso, il suo nasino sottile, i suoi occhi brillanti, i suoi capelli morbidamente ad incorniciarle il viso.

«Ma che pezzo di fica, la Monica! Davvero un figone come lei ha sposato una checchina sfigata come te?»
Provai ad allungare la mano per togliergli il cellulare, ma lui lo allontanò: «No, aspetta! Scommetto che hai altre foto della tua bella mogliettina!»
Oddio… no!!! Ma lui stava già sfogliando le foto del cellulare e trovò subito quelle fatte al mare, mesi prima…

«Ma come sta bene, la Monica, in bikini al mare!!! Bel corpicino!!! E come riempie bene gli slippini del bikini…» Oddio, QUELLE foto!
Pregai dentro di me che si accontentasse di quelle già viste e non continuasse a gaurdae quelle, che avevamo fatto alla fine di una giornata al mare, dopo avere bevuto un pochino troppo e quando la convinsi a posare un po’ osé…
I suoi commenti entusiastici mi dicevano che le aveva trovate: Monica col dietro dello slip del costume tirato tra le natiche e la schiena non attraversata dal reggiseno del costume… e poi una foto davanti, da mezza coscia all’ombelico, dove lei tirava in alto sui fianchi la cintura delle mutandine… e poi una sequenza dove slacciava, scostava, staccava, abbassava e infine toglieva il reggiseno.

«Belle tette, la Monica! Dì, la verità, Patty: non ti piacerebbe avere un bel paio di tette come tua moglie??»
Mi sembrava una domanda assurda, stupida e continuai senza dire nulla a succhiarlo… Lo sentivo sussultarmi in bocca, segno che ormai c’era quasi…
«Allora, finocchietto, rispondi! Ti piacerebbe avere un bel paio di tette come tua moglie Monica per fare le spagnole ai cazzoni? Dai, ripeti la frase, che ci sono!!!»
Qualunque cosa, per arrivare in fondo! Lasciai il cazzo e senza volergli dare troppa soddisfazione, ripetei la frase: «Sì… vorrei avere un bel paio di tette… come quelle di Monica… mia moglie»
«Per fare cosa, succhiacazzi?»
Ah, già… «Per… per fare le spagnole… ai cazzoni!»

«Visto che non le hai, continua a succhiare, Patty!»

E io continuai a succhiare, a testa bassa… Poi come una sensazione: girai la testa e lui mi stava inquadrando col suo cellulare!!!

Se ne accorse: «Continua a succhiare, troietta che sto per sborrarti in gola! Voglio che ingoi tutto!!!»
Io adoro ingoiare e quindi non avevo problemi ad accontentarlo, ma lui mi stava sicuramente filmando! Che fare?
I sussulti del suo cazzo mi fecero capire che stava per venire a aumentai la leccata del filetto con la lingua e lui… eruttò nella mia gola! Quattro, cinque potenti getti densi che ingoiai a fatica.
Avevo un piccolo rivolo del suo sperma che mi colava dall’angolo della bocca e stavo per toglierlo col dito, ma «Fermo così! Sei bella, con la mia sborra che ti è colata fuori! Fammi vedere come ti ripulisci!»
E io, col dito, la tolsi e poi, naturalmente, lo misi in bocca e lo succhiai per ripulirlo.
Mentre ci rilassavamo… «Sei stata brava! Ci dobbiamo rivedere -Beh, perché no? In fondo era stato piacevole ed il suo cazzo era meglio e ben più pulito di quelli ce trovo nei cinemini…- e poi, voglio chiavare tua moglie, la burrosa Monica!»
Ah no! Questo no! Maffiguriamoci!!! Non se ne parla neanche!!!

Stavo per controbattere, quando vidi le sue dita danzare rapidamente sullo schermo del mio cellulare e poi il suo che diede uno squillo, subito abortito.
Ero basito! Sicuramente aveva memorizzato il mio cellulare, con quella chiamata. Non sapevo proprio cosa fare…
«Scendi!» mi ingiunse. Avevo paura che mi abbandonasse lì, come un coglione, ad almeno due chilometri dalla mia auto…

Lui capì perché esitavo: «Non ti lascio qui, zoccoletta, ma voglio che tu faccia ancora qualcosa per farmi contento, se no davvero ti mollo qui!» disse con un ghigno divertito.

Così scesi, passai davanti alla sua portiera, feci scendere calzoni e mutande al ginocchio, poi alzai bene la camicia e ruotai su di me lentamente(«Hai un discreto culetto, Patty!») e poi cominciai a masturbarmi, con lui che mi incitava oltraggiandomi.

Dopo un pochino, quando raggiunsi la piena erezione… «Fermo! Leva la mano, fammelo vedere bene!»

Obbedii e lui rise:«Ma davvero riesci a soddisfare Monica con quel cosino?»

Ci rimasi male: d’accordo che non sono un superdotato, ma ho sempre considerato le mie dimensioni tranquillamente dignitose e anzi, da ciò che ho potuto vedere negli anni, ne ero quasi orgoglioso… e adesso arriva questo qui, che lo definisce cazzetto solo perchè ha una vera proboscide nei boxer!!!

«Vedrai quanto godrà, con un vero maschio che le allarga fica e culo…» ghignò.

«No! Lei non lo vuole, nel culo!»
Ma cosa stavo dicendo? Una risposta negativa sul culo della mia Monica, poteva fargli credere che ero d’accordo su tutto il resto!
Ma figuriamoci! Monica a letto con lui! A prendere quella proboscide nella sua fica… E lui che magari le dà dei colpi lunghi, profondi e lei che perde il controllo e… Avrei voluto farlo tacere, ma invece i pensieri che mi erano sfrecciati nella mente me lo avevano fatto diventare durissimo e Patrick se ne accorse! «Ma guarda come ti è diventato duro! Pensavi al culetto della tua dolce mogliettina allargato dal mio cazzone?, Ammettilo!»
Feci cenno di no, ma era difficile mentire sulla questione, col pisello nudo in piena vista.

«Ammettilo, baldracca o ti mollo qui come uno stronzo!»
Oddio, no!
«Beh sì… è vero…»
«No, no… non va bene! Non mi hai detto cosa è vero… Adesso rifacciamo: tu mi devi dire che ti eccita pensare al mio grosso cazzone che sprofonda nella fica e nel culo di tua moglie Monica, hai capito?»
Annuii ed aprii la bocca per ripetere ciò che aveva detto lui di dire.
«No, aspetta! Facciamolo bene! Ti riprendo col cellu, ma tu dovrai parlare bello forte… forte e chiaro e no!… -stoppò il mio movimento- … lasciati pure calzoni e mutande intorno alle caviglie, che vai benissimo così: nudo dalla vita in giù e col cosino dritto!
Avanti, attacca!»

E io, schiacciato dalla sua personalità, ripetei: «Mi eccita molto pensare al grosso cazzo di Patrick…» «SIGNOR Patrick!!!» «Ehm… del signor Patrick che sprofonda nella fica e nel culo di… » «Avanti! Fica e culo di chi???» «Ehm… Monica…» «E chi cazzo è Monica? Cosa ha a che fare con te??? Spiega! Anzi, ricomincia!!!» Mi veniva quasi il groppo alla gola «Mi eccita molto pensare al gran cazzone di… del signor Patrick che slarga e sprofonda nella fica e nel culo di mia moglie Monica…»
«Stop! Fermo lì! Andava benissimo, salvo per una cosa: adesso prendi il tuo cellulare, visualizzi la foto di Monica… uhmmm, non ti spostare, fammi vedere da lì: voglio quella dove sorride e guarda in basso, mentre si sta abbassando il reggi con i capezzoli già fuori… ecco, quella, perfetto!
Adesso, quando ti do il via, alzi la mano col cellu e mi mostri la foto: siccome però sei lontano, ti avvicini, no, sempre coi pantaloni attorno alle caviglie e mostri al mio cellulare la foto dicendo «Questa è mia moglie Monica… Uhmm… -sorrise tra se, perfido-… Ma sì! E finisci dicendo: e non vedo l’ora di saperla montata dal signor Patrick! Tutto chiaro???»
Annuii e feci come detto, dicendo ciò che voleva: «Mia moglie Monica è questa e… e non vedo l’ora di sapere che il signor Patrick se la monta… -colsi il labiale e aggiunsi- … regolarmente»

Abbassò il cellulare e fece un sorriso dei suoi, da squalotigre.

«Perfetto! Sei stata brava!»

Riflettei che oramai ero in trappola e che, per giunta, mi ero attorcigliato la rete addosso quasi da solo…

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