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Racconti Cuckold

La fidanzata ninfomane

By 17 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Michela mi aveva confessato da subito la sua passione irrefrenabile per il sesso.
Dopo averla corteggiata per parecchi mesi, invitandola più volte ad uscire insieme, scrivendole lettere romantiche e facendole diversi regali, ero riuscito a baciarla e a fare l’amore con lei durante una notte così perfetta che non potrò mai dimenticare. Ma, il mattino seguente, mi aveva lasciato di sasso con la sua confessione:
‘Sto molto bene con te tesoro, sei così carino e dolce’, esordì. ‘Però non penso che dovremmo stare insieme.’
‘Perché mai?’, le chiesi. ‘Non ti trovi bene con me?’
‘Si, mi trovo benissimo! Ma non credo che riuscirei a rimanerti fedele”
‘In che senso?’
‘Ho già rovinato diverse relazioni in passato a causa dei miei tradimenti. Credo di essere malata’di sesso. A volte mi prende una voglia così forte di scopare che non riesco a pensare ad altro se non a soddisfare le mie pulsioni. Tu vorresti stare con una come me?’
Ero rimasto allibito. Non sapevo cosa risponderle. Sapevo bene che aveva avuto diversi amanti in passato e che era nota per la sua bravura a letto, che avevo verificato quella stessa notte. Ma mai mi sarei aspettato tanta schiettezza da parte sua. Cosa potevo fare? Io quella ragazza la desideravo fisicamente, mi piaceva caratterialmente, la amavo insomma! Mi illusi di poterla cambiare, così le dissi:
‘Ti prometto che farò di tutto perché tu pensi solo a me e a nessun altro. Ti renderò così felice che non desidererai altri che me!’
Lei sorrise, felice. ‘Che caro che sei’Va bene, proviamo allora, mi impegnerò al massimo a non farti mai del male!’
‘Sarai sempre sincera con me? Mi racconterai qualsiasi cosa accada?’
‘Si, te lo prometto!’
Dopo quel discorso facemmo l’amore per la terza volta, con un trasporto che mai avevo avuto in vita mia.

La nostra relazione filò liscia per un paio d’anni. Io e Michela formavamo una coppia perfetta, visto che non litigavamo mai seriamente ed eravamo sempre felici insieme. Inoltre, non ebbi mai occasione di dubitare della sua promessa.
Solo una volta accadde un episodio che mi fece sospettare di un suo possibile tradimento. In quel periodo si vedeva spesso con un collega di università per preparare un esame di gruppo. Dato che questo collega, di nome Enrico, abitava da solo in un appartamento vicino alla facoltà, dopo le lezioni Michela si intratteneva spesso a casa sua a portare avanti il progetto. Avevo avuto modo di conoscere Enrico, che mi era sembrato una persona sveglia e socievole, nonché un bel ragazzo. Per cui non potevo escludere che Michela potesse essere attratta da lui.
Una sera, però, rimase a casa sua più del previsto. La chiamai al cellulare, che però risultava spento. Dato che alle dieci non mi aveva ancora chiamato, telefonai a casa sua, e la madre mi disse che era appena rientrata e si stava facendo una doccia. Solitamente Michela, quando tornava a casa dall’università, si metteva addosso il pigiama senza lavarsi. Che quella doccia servisse per pulirsi di qualcosa che apparteneva ad Enrico? Dopo una decina di minuti mi chiamò, e il suo tono un po’ incerto mi fece dubitare di lei. Non le dissi niente, ma la rimproverai comunque per avermi lasciato in ansia per tutto quel tempo.
Fortunatamente, i giorni seguenti tutto tornò alla normalità, cosicché decisi di dimenticare quel fatto.

Qualche giorno fa, però, la minaccia si presentò di nuovo.
Michela era stata invitata alla festa di laurea di Enrico. Purtroppo io ero fuori per lavoro, così non potevo accompagnarla. Con un po’ di timore, la spinsi ad andare lo stesso e a divertirsi.
Durante la notte, ero rimasto in albergo a leggere, aspettando i suoi messaggini. Non riuscivo a dormire, preoccupato che potesse succedere qualcosa tra quei due. Lei comunque mi rassicurava con i suoi sms, tant’è che a un certo punto mi assopii, anche a causa della stanchezza di quella giornata.
Quando riaprii gli occhi erano le sei del mattino. Guardai il cellulare, ma non trovai nessun messaggio da parte di Michela. Il cuore prese a battermi velocemente e per la testa mi passarono le immagini più perverse di lei che si faceva fottere dal collega. La chiamai, ma non rispose. Così rimasi in attesa per altre due ore, finché mi arrivò un messaggino dove mi scriveva che era stanca e che stava tornando a casa a dormire.
Quel giorno vissi delle ore pessime. Durante il colloquio di lavoro non riuscivo a concentrarmi, ma fortunatamente il mio collega mi diede una mano. Rientrai a casa di sera e la chiamai, scoprendo che si era appena svegliata. Non volevo usare mezzi termini, così la accusai subito che qualcosa fosse successo. Michela rimase calma e fredda, poi mi propose di passare a casa mia e parlarne a quattr’occhi.
Quando aprii la porta, mi accorsi subito che aveva una faccia seria e un po’ triste. Mi abbracciò e mi baciò velocemente sulle labbra, poi mi chiese di andare in salotto a parlare.
Una volta seduta sul divanetto, disse: ‘Prima avevi ragione, ti ho tradito.’
Io la fissai adirato, tanto che lei fu costretta ad abbassare gli occhi.
‘Come hai potuto? Non ti posso lasciare sola, eh?’, urlai.
‘Ti chiedo scusa, mi pento di quello che ho fatto’purtroppo ho bevuto troppo e non riuscivo più a ragionare”
‘Sei proprio una troia! E io che mi fidavo di te!’
‘Te l’avevo detto che in certe occasioni non riesco a resistere! So che ho sbagliato, ma tu lo sapevi che sono fatta così!’
Non sapevo se mandarla via o picchiarla. Per fortuna riuscii a riprendere un po’ di calma.
‘Ora mi racconti tutto quello che è successo.’
‘Sei sicuro di volerlo sapere?’, mi chiese lei.
‘Certo. Parla ora!’
Così Michela mi confessò tutto: ‘Prima di iniziare, voglio dirti che erano mesi che Enrico mi faceva certe proposte, che non ho mai accettato”
‘Pensi che questo cambi qualcosa per me?’, esclamai furioso. ‘E quella sera in cui sei rimasta a casa sua fino a tardi allora? Vuoi dirmi che non è successo niente in quella occasione?’
‘No, non è successo niente! Ci siamo solo baciati, ma ci siamo fermati subito! Lui voleva fare qualcosa di più, ma io l’ho respinto, e non sai quanta fatica mi è costata”
‘Perché non mi hai mai detto niente?’
‘Perché non volevo farti preoccupare o arrabbiare, dopotutto è finito tutto là!’
‘Va bene, ora continua. Prima dimmi come ti sei vestita per andare alla festa.’
‘Questo che c’entra? Comunque ho indossato quel vestitino verde e scarpe col tacco, se proprio lo vuoi sapere.’
Il vestitino di cui parlava Michela era uno dei più sexy che avesse. Oltre a essere scollato davanti, era molto corto, e per di più si sollevava a ogni minimo movimento, mostrando anche l’intimo. Ripensando all’immagine di lei così provocante, il cazzo iniziò a indurirsi dentro i boxer.
‘Brava, proprio un vestito da mignotta! Lo sai che effetto mi fa quel vestitino! Credi che per gli altri sia diverso?’
‘Dai, era una festa in discoteca! Dovevo presentarmi in jeans? Comunque sono andata là con le mie migliori intenzioni, senza alcun secondo fine. Solo che gli alcolici iniziarono a circolare da subito e, senza rendermi conto, mi sono trovata brilla e indifesa’Poi Enrico mi stava addosso tutta la sera, strusciandosi mentre ballavamo e baciandomi sul collo appena poteva”
A quelle parole mi eccitai ancora di più. Pensare alla mia fidanzata così bella e porca circondata da maschi arrapati mi faceva andare il sangue alla testa, e non solo’
‘Io ero in preda all’ebbrezza e iniziavo ad eccitarmi’sentivo l’uccello di Enrico sulla pancia e il suo fiato sul mio collo’poi le sue mani mi stavano accarezzando dappertutto’Ti stai eccitando, vero?’
Ovviamente Michela si era resa conto della mia eccitazione, visto che il cazzo mi stava esplodendo dentro i pantaloni. Così si avvicinò, me lo tolse fuori e prese ad accarezzarlo come solo lei sa fare.
‘Mmh’il mio fidanzato si eccita proprio pensando alla sua ragazza così porcellina”
‘Smettila di fare la zoccola e continua a raccontare!’, le ordinai.
Mentre parlava non smetteva di segarmi. ‘Dopo aver ballato per parecchio tempo, Enrico mi prese da parte e iniziò a baciarmi in bocca e a toccarmi dappertutto. Avevo una voglia di scopare che non ti immagini. Per fortuna le mie amiche erano impegnate con i loro ragazzi o con qualcuno conosciuto quella sera, così nessuna badò a me. Enrico mi stava sditalinando con grande bravura, così gli venni nella mano inondandolo dei miei umori, che lui assaporò leccandosi le dita. Però io avevo troppa voglia del suo cazzone, che mi sembrava bello grosso e duro. Ma dovemmo aspettare la fine della serata, quando mi accompagnò a casa.’
‘Ma non dovevi tornare con una tua amica?’, dissi, mentre ancora mi godevo la sua sega.
‘Si, ma la mia amica era sparita con un tizio conosciuto là. E poi’lo sai’avevo voglia di cazzo”
Quella confessione mi stava facendo godere. In quel momento ero più eccitato che arrabbiato, per cui non le dissi niente, ma la invitai a proseguire.
‘Comunque, anziché accompagnarmi a casa andammo a casa sua. Ancora i fumi dell’alcol non erano svaniti, così non riuscii a trattenermi quando mi gettò sul letto, mi aprì le cosce e mi infilò quel bel cazzone tra le gambe. Mi prese prima alla missionaria, poi alla pecorina, facendomi avere due orgasmi pazzeschi. Poi mi sborrò in figa, riempiendomi tutta.’
A quel punto non riuscii più a trattenermi. La presi per i capelli e, gridandole ‘zoccola’ e ‘troia’, le infilai il cazzo in bocca e la riempii di sborra calda, che lei non mancò di ingoiare tutta.

Ero sudato e ancora eccitato. Michela mi guardava sorridendo in maniera molto maliziosa. Poi si abbassò i jeans e si mise a novanta, scostandosi il perizoma nero con la mano destra.
‘Che ne dici di scoparmi un po’ ora? Certi ricordi mi fanno venire una voglia”
Da quel giorno la nostra vita di coppia cambiò.

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