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Racconti Cuckold

La perversione di Claudia

By 13 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Claudia arrivò dopo Laura.

Meglio sarebbe dire che la sostituì la sera stessa in cui misi Laura nella condizione di provare sulla sua pelle ciò che mi aveva fatto subire nei lunghi anni del nostro rapporto.

Claudia era completamente diversa da Laura benché simile sotto molti aspetti. Come lei non riusciva a sentirsi pienamente soddisfatta da un rapporto esclusivo, meglio sarebbe dire che non riusciva a darsi esclusivamente ad un solo uomo. Si ricaricava con la trasgressione e nutriva la sua naturale passione con l’eccitazione ricavata dai giochi proibiti. La consapevolezza di vivere una situazione che possiamo definire “fuori della norma” le dava la sensazione d’essere una donna in grado d’esprimere la propria sessualità liberamente, la faceva sentire femmina, spregiudicata, disinibita, realizzata e libera. La libertà era il valore al quale teneva di più, non ammetteva alcun’intrusione e nessun limite. Al contempo rispettava la libertà degli altri, bisogna ammettere la sua coerenza, non chiedeva mai quello che sapeva di non poter o voler dare.

Laura non chiedeva la libertà, se la prendeva; pretendeva anche ciò che non dava, il concetto d’equilibrio di coppia era rappresentato da una bilancia con il baricentro del braccio spostato dalla sua parte. Non era solo questione d’egoismo o egocentrismo, ma semplice ignoranza. Termine forte, &egrave vero, ma come si può definire una persona d’indole naturalmente buona, generosa in molti aspetti della vita, che però ritiene tutto dovuto dal partner e quasi nulla dovuto a lui?

Io credo che il suo comportamento fosse determinato da una mancata conoscenza delle più elementari regole di buona convivenza; ignoranza, in una sola parola!

Tornando a Claudia, notai sin dall’inizio quella che era la maggiore differenza tra lei e la mia ex compagna: lei voleva condividere con il suo uomo le esperienze che viveva, sentiva il bisogno di rafforzare la trasgressione con la presenza, attiva o passiva, del suo compagno. Mai si sarebbe concessa un’avventura senza la presenza del suo uomo, quando la conobbi da sola era libera in quel momento.

Con il tempo imparai a conoscerla meglio e allora capii cosa la spingeva a coinvolgermi: a lei non era sufficiente il sesso, non le bastava la pura trasgressione fisica, voleva il coinvolgimento di tutti i sensi nei suoi giochi. L’amore non poteva rimanere fuori, doveva per forza entrare, agire, ed assumere il suo ruolo di sublime condimento. Poiché lei amava un solo uomo alla volta, ne va da se che il suo uomo doveva essere presente durante l’esplosione della passione folle e trasgressiva. Una spiegazione forse contorta, ma tremendamente sincera. Mi sono chiesto più volte come si potesse parlare di sincerità applicando il termine ad una donna come Claudia, in effetti, lei non aveva mai nascosto la sua passione per il tradimento, il suo bisogno di infrangere le regole del comune senso del pudore e della fedeltà. Era sincera con se stessa e con gli altri, pochi conoscevano il suo lato passionale, il concetto di vita di coppia che seguiva, il modo d’intendere il sesso, ma il suo uomo non n’era certo all’oscuro. Ecco un’altra differenza sostanziale con Laura.

Un ultima cosa la distingueva da lei. Se Laura cacciava, inseguiva i suoi amanti, aveva funzione attiva nel gioco di seduzione, prendeva sempre l’iniziativa, Claudia era piuttosto passiva sotto quest’aspetto. Lei si donava come solo una vera femmina sa darsi, non prendeva quasi mai l’iniziativa. Piuttosto stimolava al punto giusto la fantasia degli uomini, spingendoli a farsi avanti senza che lei non avesse mosso nulla verso di loro. Coinvolgeva il suo compagno anche nella pianificazione dell’incontro che l’avrebbe vista sottoposta alle attenzioni di un altro uomo.

Se verso di Laura avevo provato, inizialmente, una forma di gelosia; con Claudia non poteva capitare. Riusciva a rendermi complice al punto di desiderare io per primo la realizzazione del suo gioco.

Claudia mise in chiaro il suo carattere sin dall’inizio; non mi nascose nulla, nemmeno quello che s’aspettava da me. Mi sconvolgeva positivamente, lo ammetto, ed iniziai a giocare con lei quando notai che la novità del nostro rapporto non era più di grande stimolo alla sua passione, capii in quel momento che se volevo tenermela dovevo farla sognare. Il problema era quello d’inventarsi qualcosa in grado di stupirla, impresa non facile con lei che aveva già provato diverse esperienze.

La prima occasione si presentò, inaspettata, una sera come tante. Dopo una buona cenetta a due al ristorante c’eravamo recati in uno dei tanti locali della città per terminare la serata in compagnia di una bevanda alcolica e la musica di un pianoforte. Claudia pareva normale, ma avevo imparato a conoscerla già in pochi mesi. Notavo il suo sguardo vagare per il locale e focalizzarsi sulle coppie in atteggiamento intimo, le guardava intensamente studiandone i particolari. Dialogava in modo naturale con me ma la sua voce diveniva sempre più calda ed evitava ogni allusione al sesso, evidentemente si stava eccitando seguendo la sua fantasia; forse s’immaginava al posto di questa o quella donna mentre veniva accarezzata e stuzzicata in pubblico. Tentai, allora, di soddisfarla e di lenire la sua voglia, ma non voleva me; in quel momento si era liberato del tutto il suo vero animo.

Ero indeciso sul da farsi, desideravo soddisfare i suoi desideri, ma non volevo proporle niente di scontato. Sarebbe stato facile trovare qualcuno disposto a giocare con noi, l’abbigliamento e il modo di porsi di Claudia avevano attirato l’attenzione di parecchi uomini non accompagnati. Lei continuava a lanciare messaggi di disponibilità, ammiccava con gli occhi e il resto del corpo ora ad uno, ora ad un altro. Vedevo i loro sguardi fissi su di lei, alcuni spudorati altri timidi tutti, però sfrontati. Claudia veniva sistematicamente valutata, partivano dai dettagli del corpo per analizzarne le forme per giungere al viso in modo da valutarne il desiderio e la disponibilità.

Lei respirava sempre più veloce, gonfiava il seno mentre il colorito del viso prendeva quella tonalità rosata che denunciava la crescita del desiderio. Decisi di agire, non riuscivo più a sostenere l’attesa, persi per mano la mia donna e uscimmo dal locale. Raggiunta l’auto, posteggiata nell’ampio piazzale, le aprii la porta per farla accomodare sul sedile. Claudia seguì il mio invito mentre mi lanciava un’occhiata mista di delusione e rabbia. Credeva che io non volessi inseguire la sua perversione ma si sbagliava; invece che salire al posto di guida mi accomodai nel sedile posteriore, proprio dietro di lei, accarezzandole i capelli le domandai:

Cosa hai? Mi hai lanciato uno sguardo ‘ tenebroso!
Niente! Solo che speravo in una serata particolare ‘ era nata bene: il ristorante, il locale ‘ la gente!
Cosa intendi per “particolare”?
Lo sai!
No. Non lo so! Dimmelo tu!
Sai benissimo cosa mi piace, sai che lo voglio da te e per te!
Conosci la mia sessualità, conosci il mio desiderio ‘.conosci me!

Ti mi hai sempre detto di essere mia e solo mia, di seguire sempre e solo la mia volontà!
O sbaglio? ‘ era un gioco di parole o poco di più, sapevo che lei aveva pronunciato quelle frasi nella consapevolezza che io ero più che disposto a consentirle le sue trasgressioni.

Non ti sbagli, ti ho detto questo.
Allora cosa vuoi da me ‘ adesso?

Dammi le mani!
Le mani?
Sì, passale dietro al sedile ‘ così brava!
Ed ora?
Ferma così! ‘ Presi un cordino di passamaneria da tende che mi ero procurato alcuni giorni prima, nella convinzioni che fosse più facilmente giustificabile di un paio di manette, durante un eventuale controllo, e legai le mani di Claudia dietro il sedile.
Lei mugolò soddisfatta poi chiese ‘ Che cosa hai in mente?

Lo capirai! ‘ dissi enigmatico.

Terminata l’opera discesi dall’auto per tornare davanti, aprii la sua portiera e mi chinai verso di lei. La guardai a lungo negli occhi, poi lentamente iniziai ad accarezzarle le gambe spingendo sempre più su l’orlo della gonna. Lei mi aiutò sculettando in modo da non bloccare con il suo peso il vestito. Portai il tessuto sin oltre il limite delle calze, quindi spostai la mano sul pube. Claudia era caldissima, un profumo intenso si levava dalla sua intimità mentre una chiazza umida si andava allargando sugli slip neri. Mentre accarezzavo i delicati e sottili peli del pube gli sfilai via la biancheria, quindi mi misi in tasca gli slip, la baciai sulla bocca e richiusi la porta allontanandomi. Voltandomi verso la macchina notai, divertito, la sua espressione interrogativa. Stranamente non dimostrava alcuna preoccupazione, in fondo era legata al sedile di una macchina aperta, con la gonna sollevata a scoprire il bordo delle autoreggenti e senza biancheria intima! Era evidente che si fidava di me, oppure la voglia di trasgredire era più forte d’ogni timore.

Entrai nel locale, subito scorto dai ragazzi che prima ci osservavano in coppia, e mi diressi verso l’uomo che mi pareva il più ammirato da Claudia. Attaccai discorso con lui al bancone del bar, subito gli altri si voltarono verso nuovi obbiettivi, avevano capito d’essere esclusi dal nostro gioco. Lui era evidentemente avvezzo a queste situazioni inusuali per me, infatti dialogò tranquillamente con me riuscendo a infondermi un senso di fiducia tale da spingermi a posare nelle sue mani gli slip di Claudia ed indicargli la vettura dove si trovava. Lui restò ancora un po’ con me, terminò di bere poi, salutandomi come un vecchio amico, uscì.

Ero indeciso, non sapevo se uscire pure io o se era meglio restare lì. Mi voltai verso i tavoli, ma nessuno mi degnava della sua attenzione, allora guadagnai l’uscita. Non volevo raggiungere la mia vettura, ma desideravo capire cosa stesse accadendo al suo interno. Oltre al resto, lei, aveva sempre affermato di desiderare la mia presenza, attiva se lo desideravo, durante i suoi amplessi con gli altri uomini. Mentre camminavo verso il luogo dove era ferma la macchia meditavo sul fatto che, la situazione, non era cambiata molto dalla mia precedente relazione, solo che ora mi piaceva e mi eccitava la consapevolezza dell’infedeltà della mia donna. Riuscivo a formare, nella mia mente, l’immagine di Claudia presa in quel modo, la vedevo spingere il pube verso l’uomo impedita dai legacci sulle mani, mi pareva di sentire i suoi gemiti. Mano a mano che mi avvicinavo vedevo una figura indistinta attraverso il finestrino che si muoveva con moto alternato. Stranamente l’auto non ondeggiava e tutto era avvolto dai soli rumori della notte cittadina. Allungai la mia rotta, in modo da raggiungerli da un lato non visibile da loro, camminavo lento e silenzioso. Giunto a pochi metri deviai verso un angolo oscuro, non illuminato dai lampioni, ero ad una distanza sufficiente da consentirmi di notare l’ombra di lui che iniziava a muoversi sempre più veloce e sentire i gemiti soffocati dal finestrino chiuso di Claudia. All’improvviso un urlo di piacere segnalò il raggiunto orgasmo della mia donna, lui rallentò visibilmente il ritmo sino a fermarsi dopo pochi minuti. Alla fine uscì dall’automobile e si diresse, dopo un cenno di saluto verso il locale. Pensai che ora era giunto il momento di raggiungere Claudia. Entrai in macchina dal lato guida e volsi lo sguardo verso di lei. Era ancora legata al sedile, sul viso un’espressione di beatitudine testimoniava ciò che aveva appena fatto. Non disse nulla, si limitò ad abbassare lo sguardo sulla sua vulva indicandomi dove appoggiare il mio. Vidi,allora, una chiazza biancastra che si allagava dalla fascia delle autoreggenti sino ai peli pubici e il ventre di Claudia che ancora si muoveva in preda agli ultimi spasmi. La sciolsi liberandole le mani, in silenzio avviai il motore e mi avviai.

Claudia rimase seminuda con lo sperma che diveniva sempre più liquido senza preoccuparsi di poter essere vista da altri. Con calma prese un fazzoletto di carta per ripulirsi alla meglio, al termine depose nella borsetta anche gli slip, non capivo quella sua mossa ed il suo significato intrinseco, tentava forse di dirmi che non n’aveva ancora abbastanza? Aspettai una sua parola che non arrivò sin sotto casa dove mi sussurrò un grazie con una voce così calda che ancora ricordo.

Una volta entrati si precipitò in bagno, subito potei sentire l’acqua che scorreva nella doccia, io mi accomodai in sala in attesa della sua uscita e dell’inevitabile seguito. Infatti lei mi raggiunse poco dopo, nuda ed ancora gocciolante.

Mi aspettavo che tu entrassi in macchina con lui!
Non sapevo che fare, questa volta ho preferito lasciarti sola!
Però eri lì, ci hai visti .. vero?
Sì ‘ e ti ho sentita!
Grazie!
Nessuno mi aveva mai fatto un regalo così!

&egrave stato magnifico sentirsi legata in quel modo e sapere che tu sceglievi l’uomo che mi avrebbe fatto godere!

Mentre lui mi prendeva ‘ ti sembrerà strano, impossibile, ma mi sentivo tua. Profondamente tua. Tu mi avevi legata lì, tu avevi scelto l’uomo &egrave come se tu mi avessi ordinato di farmi scopare da quello ‘ ed io ‘ ho eseguito!

Ti &egrave piaciuto vedo!
Sì!
Ed ora?
Voglio te!

Così dicendo Claudia mi salì a cavallo delle ginocchia, senza attendere altro iniziò spogliarmi dei pantaloni estraendo subito il membro eretto dall’inizio del nostro gioco. Lei non si stupì affatto di trovarmi già pronto e si sistemò in modo da farlo entrare. La trovai molto eccitata e, subito, arrivai in fondo al suo ventre. Claudia aveva già goduto e aveva deciso di dedicarsi totalmente al mio piacere, si mise a muovere le anche in un modo magnifico, quasi impossibile da resistere a lungo. Presi forte i glutei e strinsi le natiche sino a farle male, a lei piaceva! Era difficile seguire le sue evoluzioni quindi mi ritrovai a sfiorare il suo ano, fu in quel momento che desiderai prenderla totalmente. La sollevai di peso sino ad uscire da lei, quindi tentai di posizionare l’ano sul membro ma non era impresa facile, fortunatamente lei capì.

Le dissi che volevo vederla impalarsi su di me, che se lei si era sentita mia quando l’avevo legata ora doveva sentirsi in mia totale balia dandomi le sue viscere. Claudia apprezzava a fondo tutte le implicazioni psicologiche del rapporto anale, anche quelle fisiche. Senza che dovessi dire altro lei si alzò, mi volse la schiena e dilatandosi le natiche scese verso di me. Non l’avevo mai presa in quel modo senza una preventiva lubrificazione, ma il recente orgasmo l’aveva tanto eccitata da dilatare anche l’ano. La penetrai con fatica, ma incredibilmente senza alcuna preparazione. Lei scese più cauta questa volta, si muoveva in modo da farmi conquistare centimetro dopo centimetro le sue viscere, saliva e scendeva ogni volta di più. Quando riuscì ad appoggiare le natiche su di me ero completamente in lei, allora si calmò e attese che l’ano si adattasse. Passai, in quel momento, le mani sulla vulva alla ricerca del clitoride. Il mio stimolo la spinse a muoversi. Sentivo che godeva nuovamente ma io percepivo troppo lo stimolo che mi dava, non avrei retto a lungo. Ci tenevo a regalarle un altro orgasmo allora le sussurrai nell’orecchio:

La prossima volta vediamo di metterne anche uno qui dentro! ‘ dicendo questo le infilai un dito nella vagina.

Claudia ansimò più forte ed urlò subito dopo. Il suo orgasmo mi colse di sorpresa, rilasciai ogni controllo e mi faci guidare verso il piacere dai suoi movimenti convulsi. Venni in lei, iniettandole il seme nelle viscere. Lei continuava ad ansimare in preda ad un orgasmo lunghissimo, con un ultimo colpo di reni si sollevò in piedi, facendomi finalmente uscire da lei, poi crollò sul divano al mio fianco. Non resistette seduta quindi si voltò in modo da non appoggiare il peso sul sedere e terminò di languire in quella posizione.

Dopo quella sera il nostro rapporto, per certi aspetti, migliorò. Lei si sentiva legata a me, oltre che dal sentimento e dall’attrazione, da una complicità che prima non c’era. Non eravamo più dei semplici amanti vincolati nel nostro menage da quelle regole stabilite da altri ma ci stavamo trasformando in una coppia di perversi adoratori del piacere. Sapevo che lei si aspettava molto da me e questo metteva a dura prova la mia fantasia. Lasciai passare almeno un mese e mezzo prima di riproporle un nuovo gioco, anche perché lei appariva tranquilla sotto questo punto di vista; il lavoro con i suoi problemi aveva risucchiato tutte le sue energie privandola della voglia di giocare. Era un periodo passeggero, lo sapevo, ma iniziavo a sentire la mancanza di quelle sensazioni piccanti, piacevoli e dolorose al contempo, che solo una donna come Claudia sapeva dare.
Organizzai quindi un fine settimana “distensivo” lontano da casa e dai pensieri di lavoro. Il posto in cui avevo prenotato era splendido: immerso nei boschi delle nostre montagne era dotato di tutto ciò si poteva desiderare, dalla piscina alla sauna. In più, il che non guasta, la cucina era ottima.

Avevamo solo tre giorni per distenderci ed ero intenzionato a sfruttarli sino in fondo, Claudia non sospettava minimamente che non ambivo al solo riposo, infatti mancava nei suoi occhi quella luce particolare che sempre li illuminava quando era eccitata.

Alla sera del primo giorno facemmo l’amore nella nostra camera tranquillamente e finalmente ritrovai la donna di sempre; dimenticate le tensioni quotidiane aveva ripreso a darsi completamente. Non che nelle settimane precedenti si negasse, ma sentivo in lei qualcosa di diverso, il cervello era preda di continui pensieri che la distraevano dal sesso, solo il suo istinto le permetteva di godere dei momenti d’intimità. Qui, abbandonati in città detti problemi, Claudia si stava riprendendo magnificamente. Il primo passo era fatto.

Il mattino seguente ci svegliammo tardi, lei languiva nuda nel letto coperta solo da un lembo del lenzuolo e insisteva per rimanere lì. Le proposi di bere solo un caff&egrave, dopo la doccia, e di recarci nella sauna per distenderci del tutto. Accettò di buon grado e verso le undici entravamo nella camera piena di vapore. Eravamo soli, d’altronde non c’erano molti ospiti in quel periodo, quindi mi levai l’asciugamano che pudicamente ricopriva le mie nudità subito imitato dalla mia donna. Quello che Claudia non sapeva era che avevo scelto quel posto dopo un fitto scambio di corrispondenza elettronica con il proprietario e alcune telefonate. La particolarità che mi aveva attirato lì era la possibilità di avere in esclusiva l’uso di certe zone: come la piscina, la sauna, la sala bigliardo e così via, per intraprendere dei giochini particolari.

Feci accomodare Claudia su di una panca in posizione quasi centrale nella sala, quindi mi portai alle sue spalle per poterla accarezzare, mi piaceva scorrere la sua pelle umida di sudore e resa ancor più morbida dal vapore. Lei apprezzava le mie attenzioni, sentivo infatti i muscoli rilasciarsi, era duro evitare le zone erogene dello splendido corpo che avevo davanti ma volevo portarla verso un eccitazione profonda e non immediata quanto superficiale. La sciolsi nel vero senso della parola, quando lei si abbandonò contro di me iniziai a sfiorarle il pube mentre osservavo con occhio clinico i capezzoli per giudicarne la turgidità. Lei emise un leggero mugolio di soddisfazione, segno che iniziava a considerare l’ipotesi di terminare la sauna con un amplesso, allora decisi che era pronta a soddisfare la mia fantasia.

Presi dalle pieghe del mio asciugamano, dove era rimasta nascosta sino ad ora, una fascia di tessuto leggero e delicatamente la passai sulla sua fronte. Claudia non protesto quando la bendai privandola della vista, la sua eccitazione aveva raggiunto quel livello tale da spogliarla d’ogni volontà di resistere. Ora desiderava unicamente godere ed era disposta a tutto pur di appagare i sensi.

Restava in silenzio, non chiedeva nulla, accettava dimostrando di gradire tutto quello che avevo intenzioni di farle. Quando mi allontanai dalle sue spalle rimase seduta con le gambe leggermente aperte e la mani appoggiate sulla panca, le girai intorno focalizzando il mio sguardo sul ventre scosso da un respiro sempre più veloce, quindi la presi per le ginocchia e la spostai su di un lato esterno della panca, quello rivolto verso la porta d’ingresso, in modo che si potesse sdraiare su di essa in seguito. Appoggiai, quindi, le mani sulle gambe per accarezzarle e aprirle con dolcezza, lei seguiva senza opporre resistenza le mie silenziose richieste, si aprì e spinse in avanti il pube come per attirare la mia attenzione lì. L’invito era esplicito e troppo allettante per essere ignorato, mi tuffai con la lingua sulla leggera peluria alla ricerca del clitoride. Claudia sobbalzò ed emise un lungo ansimo nel preciso istante che sfiorai con la lingua la morbida carne della vagina, mi concentrai meglio attuando tutte le pratiche che sapevo lei adorava. Passavo dal buchino al clitoride disegnando delle figure impossibili con la lingua, la penetravo fin che riuscivo poi succhiavo forte. Con le mani appoggiate sul suo ventre sentivo le ritmiche contrazioni dei muscoli interni e questo mi diceva che Claudia stava cercando l’orgasmo. Normalmente si sarebbe rifiutata di venire in quel modo, lei amava sentirsi “piena” durante l’esplosione del piacere, dal suo comportamento intuivo che ora era decisa a provare più orgasmi, quindi poteva “sprecarne” uno raggiunto grazie alla semplice stimolazione orale.

Purtroppo per lei le mie intenzioni erano altre, il piano che avevo preparato con cura prevedeva una situazione più trasgressiva di un normale amplesso in un luogo pubblico com’era la sauna. Come mi avvidi che era orami prossima ad esplodere, ma non troppo avanti da procurarle un dolore, mi fermai allontanandomi da lei. Claudia non protestò più di tanto, si limitò a trasformare un gemito di piacere in uno di delusione, quindi rimase ferma nella sua posizione in attesa. Era uno spettacolo tremendamente eccitante il suo corpo, bendato, che ancora godeva. Il bacino si muoveva al ritmo delle contrazioni precedenti mentre il respiro non accennava a calmarsi. La tensione erotica e il vapore della sauna l’avevano ricoperta di uno strato di sudore che luccicava su di lei, cangiando a seconda di come si muoveva. Sarei restato lì ad osservarla per ore, ma quello che potevo scorgere del suo viso mi spinse ad agire, volevo trasformare quell’espressione di sottile piacere in una di assoluto godimento, il suo corpo doveva essere scosso dalle convulsioni dell’orgasmo tanto da lasciarla distrutta e dolorante ma, al contempo, felicemente appagata.

Forse lei sospettava o forse lo desiderava tanto da non stupirsi quando quattro mani si posarono sul suo corpo. Mentre la osservavo avevo lanciato un segnale ai due ragazzi che sino a quel momento si erano tenuti in dispare in un angolo oscuro della sauna, aiutati dalle nuvole di vapore. Come d’intesa uno di sedette sulla panca alle spalle di Claudia mentre l’altro si poneva tra le sue gambe per continuare quello che io avevo interrotto. Lei non poteva vedere nulla e non aveva la minima idea di chi potessero essere quei due, nonostante tutto si lasciava prendere da loro e seguiva i silenziosi ordini delle mani strette sul seno. Focalizzai la mia attenzione sul viso per cogliere almeno nella curva delle labbra un dubbio, un esitazione, ma vidi solo piacere ed eccitazione. Claudia socchiudeva le labbra per ansimare mentre si appoggiava sempre di più al ragazzo dietro di lei. Li raggiunsi e mi portai sopra il viso della mia donna, le sue labbra erano troppo invitanti e vi appoggia contro il membro. Non penso che in quelle condizioni fosse in grado di riconoscermi, ma lei allargò le labbra e ingoiò lentamente il mio pene. Contrariamente al suo solito non adoprò la lingua per stimolare il glande, era troppo concentrata nel sentire cosa saliva dalla sue parte bassa per controllare anche la lingua, si limito a succhiare forte ogni volta che mi spingevo in lei. Guardavo il seno stretto dalle mani del ragazzo e il pube ricoperto dal viso dell’altro, intanto mi muovevo nella sua bocca. La situazione era troppo eccitante e nonostante il delicato stimolo che mi dava rischiavo di venire, stavo per ritirarmi quando lei spalancò la bocca e gridò segnalando il suo primo orgasmo. Claudia voltò il viso dalla parte opposta alla mia e continuò a godere, vedevo il braccio del ragazzo inginocchiato davanti al pube che si muoveva veloce, intuii dalla sua angolazione la posizione della mano: stava spingendo almeno un dito dentro Claudia mentre continuava a leccarla senza perdere il ritmo. La lasciammo venire completamente poi ci allontanammo tutti da lei, abbandonandola sulla panca. Claudia si distese sul legno e lasciò cadere le braccia ai due lati, in quella posizione terminò d’assaporare ciò che le avevano appena regalato e dava uno spettacolo stupendo di se. Il ventre incavato raccoglieva i rigoli di sudore e vapore condensato sulla sua pelle; condensa che partiva dal seno per colare lentamente verso il basso ed allargarsi sul ventre. Subito mi immaginai l’effetto di una eiaculazione sul seno ed il cammino del seme guidato dalle forme del suo corpo, stavo per indicare ai due cosa avevo in mente ma poi decisi di lasciare liberi gli eventi. Aspettammo, non per molto, che il suo respiro si regolarizzasse. Quando notammo che iniziava nuovamente a muovere lenta il pube, agitandolo verso l’alto ed il basso a mo’ di richiamo, tornammo da lei.

Ora che Claudia aveva provato un orgasmo intenso ma superficiale senza dubbio ambiva a sentire qualcosa di solido dentro di se, si capiva da come si muoveva e da quanto aveva spalancato le gambe al primo rumore. Con molto piacere notai che non aveva fatto alcuna mossa verso la benda sugli occhi, aveva accettato il mio gioco ed era decisa a seguirlo sino in fondo, dove le modalità ed il termine gli avrei dettati io. Anche se era al centro dell’attenzione, anche se era lei come unica femmina la fonte e la dominatrice dei nostri piaceri, si dava completamente a me e solo a me in un gioco che vedeva sì altre comparse, attori del piacere, ma dedicato solo a noi. Lei metteva tutto il suo corpo e tutta la sua femminilità a disposizione delle mie perversioni e questo gioco sarebbe durato sin quando le mie perversioni coincidevano con le sue. Lo sapevamo entrambi. Lei non riusciva a tradire senza la mia complicità ma doveva tradire per sentirsi completa.

Lascia i due giovani andare avanti, in modo che si disponessero secondo le loro abitudini, li avevo già visti in azione con un’altra coppia durante un mio sopralluogo in quella tenuta, in quell’occasione mi chiesero di partecipare con loro al gioco in quanto il marito della donna non voleva prendere parte attiva. Accettai, conscio della silente approvazione di Claudia, e potei conoscere meglio il loro modo di agire e creare una sorta d’intesa tra di noi. Il marito si dichiarò felice del fuori programma, spingere la sua donna tra tre uomini lo eccitava oltre ogni misura ed io lo capivo molto bene, la donna gradì molto più fisicamente di lui e si appagò di tre membri. Fu in quell’occasione che provai la mia prima penetrazione vaginale mentre un altro si spingeva nelle viscere della donna. Oggi avevo intenzione di riprovarla con Claudia, se il gioco ci avrebbe portato a quello.

I due si disposero ai lati della panca, all’altezza del grembo della mia compagna, poi mi guardarono. Volevano da me le istruzioni su come prenderla ora. Feci cenno ad uno di loro prepararsi a penetrarla ed all’altro di portare il suo membro sulle labbra di Claudia. Quindi mi avvicinai a lei e appoggiai entrambe le mani sul suo ventre, massaggiandola scesi ai lati della vagina e la divaricai offrendola al ragazzo. Lui non attendeva altro, guidò il pene in posizione quindi la penetrò. Sentii un mugolio strozzato provenire dalla sua bocca, mi voltai e vidi che era già piena del membro dell’altro. A questo punto lascia fare ai due limitandomi a scorrere il corpo di lei lungo l’asse che andava dal ventre al seno. Il ragazzo si muoveva lento e spingeva sino in fondo, entrava completamente in lei dandole ancora una spinta supplementare quando era contro. Claudia muoveva il bacino seguendo il pene, si apriva quando lo sentiva arrivare e spingeva verso il basso il pube quando lui usciva. Era fantastico sentire i suoi muscoli del ventre guizzare sotto le mie mani, mi pareva addirittura di percepire la presenza del pene quando lei si stringeva forte su di lui.

Un rantolo improvviso richiamò la mia attenzione sull’altro ragazzo, vidi il suo viso distorto dal piacere, allora abbassai lo sguardo e notai che stava copiosamente eiaculando sulle labbra e nella bocca di Claudia. Lei tentava di prenderlo tra le labbra per succhiarlo ancora, ma lui si teneva a debita distanza i modo da far cadere lo sperma dentro la bocca aperta e sul viso. Claudia raccoglieva con la lingua quello che riusciva a raggiungere e deglutiva. Quella scena eccitò ulteriormente il ragazzo tra le sue gambe, tanto da rischiare di fargli perdere il controllo. Lo vidi uscire precipitosamente da lei e, trattenendo il pene con una mano, quasi correre verso il suo viso. Claudia continuava a muovere il pube come se lui fosse ancora dentro, sapevo che quando faceva così era troppo prossima all’orgasmo per fermarsi, quindi presi il posto del ragazzo e penetrai la mia donna.

La conoscevo bene oramai, sapevo come muovermi e dove stimolarla per farla impazzire di piacere. La trovai enormemente dilatata e lubrificata, scivolai in lei sino in fondo senza quasi sentire nulla tranne un intenso calore. Claudia mugolò soddisfatta e m’incitò a muovervi rendendo disponibile il pube, lo sollevò sin che mi sentì perfettamente allineato, quindi si aprì. Iniziai a masturbarla con i pollici che si muovevano all’unisono sul clitoride e ad entrare ed uscire da lei con un ritmo consono al suo stato. Il ragazzo di prima appoggiò il pene alle sue labbra ancora macchiate dal seme dell’altro, ma lei era prossima ad esplodere quindi non riusciva a coordinare le labbra. Le fugaci leccate e i malriusciti tentativi d’ingoio furono però sufficienti a spingere verso l’orgasmo il ragazzo. Proprio nell’attimo in cui lui iniziò ad eiacularle sul viso, Claudia inarcò la schiena e spalancò la bocca in un lunghissimo ansimo. Sentivo il suo ventre scosso dalle ritmiche contrazioni che seguivano fedelmente la cadenza delle ondate di piacere. Era così presa da tutto questo da non rendersi conto di cosa accadeva attorno a lei, non sentiva il seme del ragazzo colarle nella bocca spalancata o non se ne curava. Continuava a boccheggiare lasciando che lo sperma le riempisse le labbra sino a colare sui lati della bocca. Quella visione mi fece perdere del tutto il controllo e venni in lei, non per scelta ma perché non feci in tempo ad uscire. Quando percepii l’orgasmo arrivare mi spinsi profondamente nel suo ventre e l’afferrai per i fianchi, trattenendola. Claudia non poteva sapere che ero io a riempirla, sapevo che prendeva precauzioni ma mi sconvolse il fatto che si mise a muovere il pube in modo da “aspirare” il mio seme. Le piaceva sentire un membro pulsare dentro e non si faceva scrupoli al riguardo.

Eravamo tutti e quattro appagati e affaticati da quell’incontro, ma con ancora qualche fantasia da realizzare. Cercammo di recuperare le forze ed il desiderio dedicandoci al corpo di Claudia. La accarezzammo a lungo, prima dolcemente poi sempre più sensualmente. Il tempo, però, era passato troppo velocemente, non saremmo riusciti a riconquistare le forze e il conseguente turgore prima che i morsi della fame s’impadronissero di noi. Ci guardammo e silenziosamente rimandammo a più tardi ogni eventuale sviluppo, questo avrebbe permesso di creare una situazione diversa da questa appena vissuta e quindi più eccitante per tutti, ma soprattutto per Claudia. Lei, ignara delle nostre decisioni, pareva facesse le fusa stimolata dalle nostre carezze. Lentamente i due ragazzi ritirarono le loro mani e si allontanarono uscendo dalla sauna. Claudia non disse nulla, non emise neppure un sospiro di disappunto, era appagata sino in fondo e stava bene così. La coccolai sin quando il suo respiro tornò regolare, tanto cadenzato e leggero da farmi supporre che si fosse appisolata. La sbandai delicatamente e mi ritrovai davanti i suoi occhi spalancati che mi fissavano grati. Lentamente si alzò dalla panca e, senza dire una parola si diresse verso la doccia. Mi aspettavo un commento, una frase di circostanza, pensavo che la sua curiosità la spingesse a domandarmi dell’identità degli altri due, ma non riuscì a dire una parola. Dai suoi occhi emergeva un desiderio non ancora del tutto appagato; nonostante i tratti del viso dimostrassero l’intenso piacere appena provato, lei aveva ancora voglia. Sicuramente ero riuscito a centrare in pieno una sua fantasia mai confessata; una fantasia in grado di eccitarla tanto da rendere insufficienti i due orgasmi.

Claudia rimase fuori dal mondo per buona parte del primo pomeriggio. Le proposi, quindi, di distenderci in piscina in modo da recuperare le forze in vista della serata. Come comprese il significato della mia affermazione s’illuminò di speranza e con movimenti automatici si preparò per il bagno di Sole che amava tanto. Rimasi ad osservarla mentre si spogliava del vestito leggero per indossare il bikini, notai il due pezzi sul letto e mi domandai cosa potessero coprire quei ridottissimi pezzi di stoffa. Mi piaceva guardarla anche mentre si vestiva, indossando il costume riusciva a muoversi sensualmente come quando se lo toglieva davanti a me.

Trascorremmo un pomeriggio di tutto riposo, lei pareva sonnecchiare al sole tanto che dovevo richiamarla periodicamente per evitarle dolorose ustioni. Claudia permaneva nel suo stato di etereo languore, non aveva voglia di fare altro che socchiudere gli occhi ed abbandonarsi al calore del Sole, del tutto inutili furono i miei tentativi di instaurare qualsiasi genere di discorso. Ammetto che il suo comportamento mi stupiva lei era sempre pronta al dialogo, parlava anche troppo secondo i mie gusti, ora la vedevo persa nei suoi pensieri e non sapevo che conclusioni trarne. Era la prima volta che creavo per lei una situazione altamente trasgressiva, l’occasione precedente non era paragonabile a questa, quindi immaginavo che Claudia sentisse la necessità di assimilare sino in fondo quello che aveva vissuto nella mattinata. La lasciai ai suoi pensieri, rispettando le sue silenziose richieste e mi dedicai alla lettura.

Quando tornammo in camera per prepararci alla cena Claudia aveva ripreso il suo consueto modo di fare, si era evidentemente rinfrancata nel corpo e nello spirito tanto da renderla nuovamente pronta a vivere il sogno erotico che avrei voluto farle interpretare. Cenammo senza mai accennare a quello che sarebbe seguito, non mi domandò se avevo dei piani o dei desideri nascosti. Pareva che si mettesse a mia totale disposizione, se io le parlavo di un ipotesi d’amplesso trasgressivo le mi guardava con i suoi occhioni e mi diceva che quel corpo, che avevo davanti, era mio e potevo disporne come meglio credevo. Questa sua ipotetica totale sottomissione iniziava a darmi fastidio, sapevo benissimo di doverle crearle delle situazioni sempre più eccitanti, sempre più al di fuori della norma se volevo continuare la nostra relazione. Lei, in realtà, non si donava al suo uomo ma richiedeva a lui di organizzarle il tradimento, in modo da non soffrire di alcun senso di colpa. Lei riusciva a vivere sino in fondo ogni situazione trasgressiva godendone solo degli aspetti positivi, eliminando con il consenso del suo compagno ogni aspetto negativo. Claudia stava un passo avanti a Laura, la quale si limitava a tradire senza nascondere. Laura viveva le sue storie al di fuori della coppia oppressa da un latente senso di colpa, il suo piacere era offuscato dalla consapevolezza che al suo uomo quei tradimenti facevano male. Claudia aveva superato questo spingendo il suo compagno a metterla tra le braccia di un altro, sicura che lui godesse di questo, lei non provava rimorsi o altre sensazioni negative. Occorreva essere più perversi di lei per viverci insieme.

Iniziavo a conoscere Claudia e quello che scoprivo di lei mi piaceva sempre di meno, soprattutto il suo egocentrismo mascherato da generosità. Insieme a questo mi chiedevo spesso sin dove potesse spingersi nella sua ricerca del piacere. Mi affascinava ed al contempo mi spaventava la sua teoria del “piacere assoluto”; era convinta che esistesse un tipo di piacere sessuale tanto intenso da rendere del tutto insignificanti le modalità con cui era stato raggiunto, una versione del più famoso: ” Il fine giustifica i mezzi” distorto da una mente ninfomane. Poiché questo era Claudia.

Inutile negarlo o mascherarlo sotto false identità, Claudia non poteva fare a meno di godere sempre più intensamente. Lei non cercava la quantità degli orgasmi, poteva rimanere anche per intere settimane senza avere un rapporto, ma ogni volta che si univa ad un uomo doveva eccitarsi e godere più della volta precedente. La mente aveva un ruolo di primo piano in questa ricerca, lei cercava le situazioni intriganti piuttosto che il piacere fine a se stesso. Non era importante quanti orgasmi raggiungesse ma come li conquistava.

Quella sera non avevo in mente un piano particolare, anzi il piano era di lasciarla libera di agire. Volevo scoprire quali erano i suoi veri sogni segreti, quelli che non osava confessarmi nonostante la trasgressione insita nel nostro rapporto. Il problema era di trasformare i suoi desideri nei mie, almeno ai suoi occhi. Dovevo farle intendere che lasciandola libera di agire e decidere realizzavo un mio sogno, lei doveva sentire la mia complice approvazione anche in questo caso. Claudia era contorta, non seguiva mai una linea retta nei suoi pensieri , ma io non ero da meno.

Per spingerla ad agire di sua volontà le dissi che era senz’altro piacevole sentirla a mia completa disposizione, disposta ad interpretare qualsiasi ruolo pur di soddisfare la mia innata perversione, ma ancora non conoscevo tutti i suoi aspetti. Soprattutto mi mancava quella donna che avevo visto in azione all’inizio della nostra storia, quella che aveva guidato la mia precedente compagna verso un rapporto a tre. Quella donna che agiva dimostrando una determinazione estremamente eccitante in quanto testimone della volontà di trasgredire e di godere di quella trasgressione. Le dissi che volevo vederla in azione mentre ricercava scientemente il piacere, mentre seduceva con uno scopo preciso, durante i preparativi per realizzare la fantasia creata dalla sua mente.

Claudia seguiva con interesse il mio discorso, pareva accettare quelle che volevo lei credesse fossero le mie reali intenzioni. Certo non potevo adottare la tattica più semplice: quella della sincerità. Lei avrebbe trovato la verità poco eccitante e pericolosa. Non amava dimostrarsi per quello che era realmente, temeva di aprire un varco attraverso il quale era possibile colpirla nell’intimo. Non intendeva rendere noti i suoi punti deboli e lei considerava tali anche i sogni nascosti in fondo all’anima.

Sta di fatto che io non cercavo i suoi punti deboli, intendevo solo conoscere a fondo la mia donna.

Lei accettò di agire da sola per quella sera solo dopo averle assicurato che io sarei stato comunque presente nell’attimo culminante, durante l’amplesso!

Si alzò dal tavolo e si diresse al bar dopo avermi lanciato una lunga occhiata d’intesa. La vidi camminare sicura di se, con delle movenze sensuali. Ancheggiava con classe, senza alcuna volgarità, ma riusciva a far danzare il tessuto della leggera gonna dell’abito in modo da far scoprire ampie porzioni delle sue lunghissime gambe. Con la schiena eretta e le braccia allineate con il corpo puntava verso uno dei due ragazzi miei complici della mattinata. Riuscivo ad immaginare lo spettacolo del suo seno spinto in avanti da quella postura e sapevo quanto riuscisse ad essere attraente. Non mi spiegavo, però, perché avesse scelto proprio quel ragazzo come prima vittima dei suoi tentativi di seduzione. Non poteva averlo riconosciuto, durante il multiplo amplesso del mattino era sempre stata bendata, evidentemente quel tipo la attraeva segno che una forma di extrasensorialità univa Claudia con quel ragazzo che l’aveva fatta godere al mattino.

La osservai mentre si accomodava vicino a lui per incantarlo con le sue grazie. Quindi, certo della naturale evoluzione di quelle manovre mi alzai per cercare l’altro complice. A lui raccontai quello che cercavo e cosa intendevo scoprire su Claudia; lui capì al volo ed insieme stabilimmo lo svolgersi della serata. Mi procurò le chiavi di un bungalow libero e posizionato in una zona tranquilla della tenuta insieme alle istruzioni per raggiungerlo velocemente, quindi si recò al bar con l’intenzione di raggiungere i due.

Lo seguii a debita distanza, Claudia doveva avere l’impressione di agire liberamente. Lui raggiunse la mia donna e il ragazzo che lei pensava di aver ormai sedotto, inconsapevole del fatto che lui l’aveva già conosciuta carnalmente il mattino stesso, e rimase in disparte. Intendeva anche lui lasciarla libera di decidere i dettagli della serata.

Claudia era già molto eccitata, si intuiva da come si muoveva e da quanto parlava vicina al viso del ragazzo. Pareva che tutti i suoi sogni trasgressivi si limitassero ad un semplice incontro con un bel giovane, infatti non faceva altro che rivolgere a lui tutte le sue attenzioni, quando il ragazzo, con un gesto, chiamò l’amico vicino a loro. La mia attenzione si risvegliò, ora Claudia si divideva equamente fra i due ragazzi: mostrava il suo corpo esponendo ora all’uno, ora all’altro il seno o le gambe sempre più scoperte. Ordinarono ancora da bere mentre lei diventava sempre più disinibita.

Dopo circa un’ora di convenevoli si alzarono e il secondo ragazzo lanciò un segnale nella mia direzione, allora raggiunsi il luogo previsto per la via indicatami.

Entrai nel Bungalow conscio di avere poco tempo a disposizione per trovare una sistemazione, non volevo essere visto da Claudia, non subito almeno. Lei doveva pensare di essere sola con quei due e agire di conseguenza. Mi sistemai nella piccola cucina, sicuro che lì non sarebbero entrati e da dove potevo dominare con lo sguardo l’intera costruzione.

Di li a poco sentii le loro voci, sopra tutte dominava quella di Claudia che rideva e scherniva i ragazzi. Armeggiarono con la serratura poiché avevo avuto l’accortezza di chiudere la porta come l’avevo trovata, quindi entrarono. Il primo fu quello con cui avevo preso accordi, infatti mi cercò con lo sguardo, stavo per farmi vedere da lui indicandogli dove mi trovavo ma gli altri erano troppo vicini. Claudia entrò barcollando stretta tra le braccia dell’altro ragazzo e lo stava baciando con passione, il suo vestito era già calato sino in vita e lasciava il busto scoperto. Come al solito lei non indossava il reggiseno e le mani del ragazzo potevano scorrere sulla sua schiena libere senza incontrare ostacoli. Claudia premeva forte contro di lui in modo da far aderire il suo corpo perfettamente a quello del ragazzo, lo si capiva dal seno schiacciato sulla camicia. Lui tentava di guidarla a fatica verso il letto nell’altra stanza ma lei, dopo aver dato una rapida occhiata in giro, disse che lo voleva fare lì, in quel salotto, sul pavimento; quindi si staccò di poco da lui e lenta s’inginocchiò ai suoi piedi. Armeggiando con la lampo dei Jeans lo denudò di quel tanto sufficiente ad estrarre il membro già pronto del ragazzo, quindi vi si tuffò contro con la bocca aperta. Non lo ingoiò subito come pareva intenzionata a fare dalla partenza, ma prima lo leccò a lungo seguendone il contorno, scorrendo l’asta per tutta la lunghezza. Mentre faceva queste mosse si guardava in giro, notavo che forzava la vista verso gli angoli bui del locale, forse cercava me o semplicemente tentava di rendersi conto di dove si trovava, magari cercava un luogo dove l’accoppiamento con in due avrebbe eccitato di più la sia fantasia. L’altro ragazzo si avvicinò a Claudia e la osservò mentre stimolava l’amico, lei appena si rese conto della sua presenza lo fissò negli occhi mentre ingoiava il membro che teneva tra le mani. Spalancò la bocca e s’infilò quel pene sino in gola, poi richiuse le labbra e succhiando forte da incavare le guance iniziò a muoversi su di lui. Soddisfatta dai gemiti di piacere del ragazzo lo face uscire ed a beneficio di tutti e sue fece notare la sua lingua che scorreva sul glande come impazzita.

L’altro ragazzo, escluso per il momento dal gioco, si spogliò senza staccare gli occhi dal viso di Claudia, quindi si portò alle sue spalle. L’intesa tra i due maschi era notevole, appena il primo notò che l’amico era nudo si lasciò cadere sulle ginocchia seguito dal viso di Claudia che pareva intenzionata a non mollare la presa sul membro. Abilmente il ragazzo si mise in modo da costringere la mia donna ad assumere una posizione favorevole all’amico.

Lei era a novanta gradi appoggiata sui gomiti e teneva il sedere ben sollevato, troppo invitante per non prenderla così! L’amico si inginocchiò dietro a Claudia e le sollevò la gonna del vestito scoprendole le natiche, come me rimase piacevolmente stupito dal fatto che non indossava biancheria. In quel momento realizzai che per tutta le cena Claudia era stata senza slip eppure non lo aveva dato a vedere. Normalmente avrebbe pubblicizzato a me il suo stato di nudità per eccitarmi e per iniziare a giocare con le nostre sensazioni, quella sera però aveva taciuto su questo particolare.

Il ragazzo ne approfittò subito, senza dare il tempo alla mia compagna di realizzare cosa stava accadendo alle sue spalle, prese il membro con la mano destra e lo guidò abilmente verso la vagina, quindi spinse con un colpo secco di reni. Entro in lei senza apparente difficoltà, sino in fondo facendola sobbalzare per la spinta. Claudia stacco le labbra dall’altro ragazzo e voltò lo sguardo al soffitto reclinando la testa completamente all’indietro ed urlò. La vidi sistemare meglio le gambe, aprendole per favorire i movimenti del giovane, quindi spostare il corpo in vanti e subito all’indietro più volte e velocemente, invitando il ragazzo a prendere quel ritmo mentre lei tornava a far godere l’altro con la bocca. Le spinte che riceveva erano tanto forti da renderle difficoltoso mantenere l’allineamento con il pene che aveva davanti, ma la sua abilità dovuta all’esperienza riuscì a portare presto all’orgasmo il ragazzo. L’altro continuava a muoversi in lei tentando di variare l’angolazione d’ingresso alla ricerca dei punti interni che più davano piacere a lei; Claudia mugolava ingoiando tutto ciò che usciva dal membro del ragazzo contratto dal piacere. Continuarono in quel modo sin quando lei non ritenne di aver dato il massimo al giovane, di averlo fatto venire in un modo che avrebbe conservato per sempre nella memoria, quindi con una rapida mossa si sottrasse alla penetrazione dell’altro. Ruotando sulle ginocchia si rivolse al giovane in ginocchio come lei, abbasso lo sguardo sul pene che aveva avuto dentro il ventre sino a quel momento come per valutarne il piacere che poteva trarne, poi avvicinò il viso a quello del ragazzo e lo bacio con la bocca ancora piena dello sperma dell’altro. La vidi allungare la lingua ricoperta di un fluido biancastro verso di lui, poi spingerla nella sua bocca. Provai un improvviso senso di nausea, non mi era mai piaciuta l’idea di assaggiare il seme di un altro uomo, sapevo che Claudia amava baciare un uomo nell’istante immediatamente successivo al suo orgasmo nella propria bocca. Con me lo aveva fatto più volte ma si trattava del mio seme, inoltre avendo capito che la cosa non mi faceva impazzire provvedeva ad ingoiare tutto quello che poteva prima di baciarmi. Questa volta aveva tenuto quasi tutto in bocca ed ora lo stava riversando in quella del ragazzo. Questo la eccitava oltre ogni misura, lo sapevo. Quindi mi aspettavo di vederla presto perdere ogni controllo di se.

Sazia del bacio spinse il ragazzo con una mano sulla fronte sino a farlo cadere sulla schiena, quindi sollevò il busto e si sfilò del tutto il vestito rimanendo finalmente nuda ed iniziò a posizionarsi su di lui. All’inizio parve che intendesse cavalcarlo nella posizione classica, poi ebbe un ripensamento e si sistemò su di lui volgendogli la schiena. Evidentemente sentire il suo membro con la stessa angolazione di prima, era molto più stimolante per lei. Claudia si sistemò con cura, allargò le gambe sino a sentire il pene puntare sulla vagina, quindi lo afferrò con una mano le lo guidò dentro si sé, a questo punto iniziò a scendere lentamente su di lui. Il pene affondava nel suo ventre poco alla volta ma senza incontrare alcuna resistenza, era lei a farlo entrare così lento per riuscire a coglierne al meglio la sua forma e la consistenza. Il viso della mia donna si stava trasformando passando da un espressione di grande eccitazione ad una di piacere. Aveva la bocca dischiusa in un lungo e silenzioso ansimo durante la discesa poi lasciò uscire tutta l’aria dai polmoni quando percepì d’essere arrivata in fondo. Abbassò, allora, lo sguardo sul proprio pube per gustare anche con gli occhi ciò che sentiva dentro, non parca si accarezzo il ventre con un mano insistendo nel punto in cui immaginavo dovesse trovarsi la punta di quel pene dentro di lei. Era un immagine estremamente erotica, se non fosse che conoscevo bene quella donna potevo quasi immaginarla alla sua prima esperienza carnale, mentre stupita constatava quanto potesse entrare un pene in lei.

Claudia iniziò a muoversi, prima angolata in avanti, verso i piedi di lui, salendo e scendendo in modo da far scorrere per tutta la lunghezza il membro in lei, poi si raddrizzò e, spinta completamente contro di lui, si limitò ad un ampio movimento di anche. Era decisamente eccitata, lo si capiva dal suo respiro e dal lucido segno che lasciava sul membro, ma stranamente non la vedevo godere come il solito. Chiaramente le piaceva quello che stava facendo, notavo che il ventre si contraeva quando scendeva su di lui per sentire meglio il membro e, da come muoveva le anche, capivo che il piacere nasceva in lei partendo dal basso ma evidentemente non raggiungeva l’alto. Claudia godeva coinvolgendo la mente, lasciando che il piacere nato nel ventre le esplodesse nel cervello, quando ciò avveniva si trasformava perdendo ogni inibizione e qualsiasi controllo, il suo viso dimostrava tutto il godimento e presto raggiungeva l’orgasmo. Ora era bloccata nella fase iniziale e non riusciva a spingersi oltre, sapevo che avrebbe raggiunto comunque un orgasmo ma non sarebbe stato intenso quanto quello totale. Non afferravo quale fosse il problema, il blocco che non riusciva a superare. Claudia non era donna da avere problemi di questo tipo, l’avevo sempre vista cogliere sino in fondo tutto il piacere che poteva nascere da ogni singolo gioco trasgressivo e non che avevamo messo in atto.

Sicuramente il ragazzo non poteva intendere lo stato d’animo della mia donna, lei si muoveva sopra di lui in un modo tale da parere pienamente partecipe all’amplesso: si manteneva aderente a lui con il membro completamente inserito in lei, quindi muoveva il bacino seguendo un tracciato chiaro solo alla sua mente ma, indubbiamente, efficace. Quello che appariva fuori luogo in quella situazione era l’espressione del suo viso: gli occhi, invece di essere chiusi per cogliere meglio le sensazioni che provava esploravano in continuazione la stanza e, nonostante la distanza, riuscivo a cogliervi uno strano senso d’insicurezza. Iniziavo a pensare che sentisse il bisogno della mia presenza, forse non riusciva liberare del tutto i suoi freni se non avvertiva quel senso di protezione che solo il suo compagno poteva darle; oppure, molto più semplicemente, le mancava quella componente d’esibizionismo che riusciva sempre portare all’estremo la sua eccitazione.

Uscii dall’ombra, oltrepassando la porta della cucina per avvicinarmi a loro. Appena Claudia mi vide capì che avevo assistito a tutto quello che le era accaduto sino ad allora, seppe che io ero stato sempre lì pronto ad intervenire in suo favore. Subito la sua espressione dimostrò un certo stupore poi passò, quasi immediatamente, ad esprimere una maliziosa intesa tra noi due. Con un cenno della testa la incitai a muoversi e lei mi obbedì felice, riprese a salire e scendere sul membro del giovane con rinnovato vigore. Finalmente il piacere riuscì ad espandersi e raggiungere la mente. Claudia godeva con tutta la sua essenza e lo si capiva dalla sensualità dei suoi movimenti, i quali erano solo in apparenza simili a prima, ma tutta una serie di piccoli dettagli che andavano dai gemiti al guizzare di certi muscoli o all’intensità intrinseca in ogni mossa dimostravano la sua partecipazione.

Ero io la chiave di volta del suo stato d’animo, prima era preoccupata per la mia assenza. Restava solo da capire, ora, se era preoccupazione reale o l’assenza del destinatario del suo esibizionismo a bloccarla. Da quello che potevo osservare ero tentato di escludere la componente esibizionistica, in quanto lei si muoveva in maniera seducente ma non mi lanciava occhiate o segnali di altra forma, tesi ad attirare la mia attenzione su questo o quel particolare del suo corpo. Semplicemente cercava il piacere ed iniziava a godere intensamente. Per lasciarsi andare doveva sentire la presenza di una persona fidata, necessitava di sapere che qualcuno vegliava su di lei durante la fase in cui non aveva il controllo delle sue azioni. Questa era una forma d’insicurezza che mai mi sarei aspettato in una donna come Claudia.

La lasciai seguire il suo istinto per un lungo tratto di tempo senza interferire, ogni tanto lei alzava lo sguardo nella mia direzione per sincerarsi della mia presenza, poi tornava a socchiudere gli occhi concentrandosi sul piacere che nasceva in lei. Godeva sempre di più, capivo dai suoi movimenti che era molto prossima all’orgasmo. Si sollevava completamente da lui lasciando che il pene rischiasse di uscire del tutto dal suo corpo, poi ridiscendeva a volte lenta, a volte decisa. Durante le fasi di completa elevazione potevo notare quanto fosse eccitata dallo strato di muco che lasciava sul pene. Era una situazione troppo eccitante per lasciare che si esaurisse così semplicemente con quel tipo di accoppiamento. Decisi di intervenire assecondando una mia idea che da tempo mi girava per la testa.

Mi avvicinai a Claudia e, dolcemente, le accarezzai la nuca attraverso i capelli. Lei mi rivolse uno sguardo carico di piacere ed emozione, voleva parlare, comunicarmi qualcosa ma non riusciva a formulare alcuna parola. Passai le mie mani sotto le ascelle e per un po’ la guidai nei suoi sali scendi poi, all’improvviso, la sollevai di più in modo da far uscire il pene da lei. Claudia mi guardò con un espressione tra il deluso e l’interrogativo, ma non protesto si lasciò guidare nella realizzazione della mia fantasia di quel momento. Le sussurrai solamente la parola: “dietro!” e lei capì cosa volevo, quindi fece forza sulle gambe e posizionò il sedere sopra il membro del ragazzo mentre si apriva le natiche con le mani. Non era stata preparata a questo, il suo ano era ancora stretto e asciutto, ma la sua forte eccitazione l’aiutò, determinante fu il lubrificante vaginale che aveva lasciato abbondante sul pene del ragazzo sotto di lei. Claudia si sistemò e appena sentì il membro nella giusta posizione iniziò a scendere lenta, con prudenza. Questa volta mi guardò negli occhi mentre si impalava da se sul ragazzo, vidi le sue pupille dilatarsi dal dolore ma lei non sembrava decisa a fermarsi. Spinse sin quando sentì le mani del ragazzo contro le natiche quindi attese che il fuoco che sentiva dentro le viscere si calmasse prima d’iniziare nuovamente a muoversi.

Sapevo che lei amava quel tipo di rapporto, avevo notato da tempo che i suoi orgasmi più intensi derivavano dal rapporto anale. Claudia amava i rapporti canonici, culminanti in una penetrazione vaginale, per il significato intrinseco dell’atto, ma godeva immensamente dei rapporti anali.

Finalmente inizio a muoversi. Saliva e scendeva come prima, solo molto più lenta anche per non stimolare troppo il ragazzo, mentre con una mano si stuzzicava il clitoride, forse per aumentare il piacere e quindi la dilatazione anale. In breve tornò a godere, il suo viso era ancora più trasformato di prima, era quasi irriconoscibile tanto i lineamenti erano distorti dal piacere. In breve tempo la vidi ansimare sempre più forte sino al punto di bloccarsi completamente seduta su di lui e contrarre solo i muscoli del bacino mentre lasciava uscire l’urlo finale. Inseguì l’orgasmo senza muoversi come al solito ma restando immobile per cogliere sino in fondo tutte le sfumature di piacere. Il ragazzo la assecondò con delle lievi spinte del bacino.

Eravamo tutti e tre lì fermi ad osservarla, scrutando i dettagli del suo corpo che godeva, era bellissima con i capelli arruffati sul viso. Quando sentì scemare il piacere decise di far venire anche lui e tornò a muoversi decisa. Stabilii che era giunto il momento di realizzare sino in fondo la mia fantasia: appoggiai le mani sulle spalle di Claudia e lentamente la spinsi indietro sino a farla sdraiare di schiena sul ragazzo, con tutte le attenzioni del caso per non far uscire il pene dal suo ano, lei mi lasciò fare senza mai aprire gli occhi. Il ragazzo capì le mie intenzioni e aprì le sue gambe per farmi spazio. Mi sbottonai i jeans e quindi m’inginocchiai davanti a loro, liberato il mio pene lo posizionai contro la vagina della mia donna e la penetrai con un colpo secco e deciso. Lei era talmente eccitata da accettare subito il mio membro nel ventre, spalancò solo gli occhi per la sorpresa nata dal mio intervento.

Il corpo di Claudia era “strano”, conoscevo molto bene il suo ventre ma in quella posizione e con un altro pene nelle viscere la sentivo diversa. Mi piaceva lo stimolo che ne ricavavo ed iniziai a muovermi con mille difficoltà. La mia posizione non era delle migliori, inoltre il ragazzo sotto di lei non poteva fare nulla. Lei provava un certo piacere, era chiaro, ma il nostro impaccio non ci consentiva di darle il meglio di noi. Inutile, una doppia penetrazione funzionale deve avvenire in una altro modo: lei deve cavalcare nel modo canonico uno dei due ed offrire il sedere all’altro.

Oramai avevo realizzato il mio sogno di prenderla in quel modo, quindi uscii da lei e le sussurrai di assumere una posizione più consona. Claudia si sollevò animata da una forza inusuale per lei dopo un orgasmo e si sistemò a cavallo del ragazzo, presto guidò il suo pene nel ventre, si sistemò per bene poi mi offrì le natiche. Il suo ano era dilatato al massimo quindi la penetrai immediatamente scambiandomi di ruolo con in ragazzo. Restammo fermi tutti e due lasciando a lei il compito di muoversi come meglio credeva, noi ci limitammo ad assumere di volta in volta l’angolazione migliore per lei. Claudia si allontanava dai nostri membri poi tornava contro di noi facendosi penetrare nelle due vie. Quando spingeva la sentivo contrarre forte i muscoli del bacino e sentivo pure una presenza dura dentro di lei. Non riuscivo ad immaginare cosa provasse ad essere presa in quel modo, ma la sentivo ansimare sempre più forte sin quando il suo ritmo aumentò notevolmente. Si muoveva contro di noi con una furia tale da farci temere di procurarle delle fitte di dolore se solo ci fossimo posizionati male rispetto a lei. Tentai di assecondarla spingendo a mia volta con un moto contrario al suo, questa mia mossa fu determinante per il suo piacere, infatti dopo pochi colpi la sentii venire nuovamente. Il ragazzo non poteva più resistere, era ormai da tempo che si trovava dentro di lei e venne insieme a lei, probabilmente furono i rantoli di piacere o le contrazioni involontarie del ventre a farlo esplodere. Sta di fatto che colsi attraverso il mio pene quello del ragazzo che pulsava nel ventre della mia donna. Mi lasciai andare, allungando la corsa del mio membro per pochi colpi, raggiunsi pure io l’orgasmo. Nell’attimo che lo sentii arrivare mi spinsi completamente in lei e venni.

Lentamente e con grande cautela ci districammo da quella posizione. Appena libera, Claudia raggiunse il divano e si lasciò crollare scomposta sui cuscini. I due ragazzi la raggiunsero e si dedicarono ricoprendola di carezze. Io mi sistemai alla meglio ed uscii cercando di non farmi vedere da lei, volevo che nel momento in cui avrebbe riaperto gli occhi fosse colta dal dubbio della mia reale presenza durate il suo multiplo amplesso.

Mentre mi dirigevo verso la nostra camera feci il punto della situazione, di quello che avevo scoperto su di lei, guardai l’orologio: incredibilmente erano solo le ventitré meno dieci minuti. Il tutto era durato poco meno di un ora!

Claudia arrivò poco dopo di me, perfettamente vestita nulla lasciava intendere ciò che aveva appena fatto. Mi rivolse un saluto poi si diresse subito sotto la doccia.

Al mattino, mentre ero ancora in stato comatoso la sentii salire su di me e, approfittando di una mia erezione involontaria, guidarsi il mio pene nel ventre. Poi si sdraiò contro il mio corpo e lasciò alle anche ed al bacino il compito di portarci verso il piacere. Fu un amplesso molto lungo e molto piacevole, carico di tenerezza oltre che della solita passione.

C’&egrave ne andammo da quel luogo con l’intenzione di tornarci al più presto, questo almeno leggevo negli occhi della mia donna mentre uscivamo dalla stradina privata che conduceva alla statale.

Claudia non cercò altre situazioni trasgressive per lungo tempo, evidentemente ero riuscito a soddisfarla in pieno. In quel periodo si dedicò al sesso sperimentando su di me le sue fantasie: non potevo che compiacermene!

Claudia mi aveva stupito durante quel fine settimana trasgressivo con la sua insicurezza dimostrata nell’ultimo incontro della serie, ma ancor più m’incuriosiva il suo comportamento negli ultimi tempi. Non solo non accennava mai a quell’esperienza ma, neppure ne chiedeva altre sul genere, pareva costantemente soddisfatta dai nostri “semplici” rapporti a due. Iniziavo a pensare che avesse deciso di giocare da sola, di cercare la carica vitale della trasgressione senza il mio aiuto. Non era nel suo stile, lo sapevo, ma tutto questo tempo passato come una coppia normale m’insospettiva. In quanto non era possibile che lei riuscisse a vivere felice senza i giochini cui, ormai, era abituata. Tentai più volte di affrontare il discorso, provai a stuzzicarla portandola nei locali che già l’avevano vista in azione, ma lei evitava accuratamente d’impegolarsi nel discorso.

Una sera, dopo cena, stavo appunto meditando su queste cose quando lei entrò in sala dopo aver riassettato la cucina. Notai che ancora indossava l’abito con cui aveva passato il pomeriggio, contrariamente alle sua abitudini non si era cambiata con il comodo abito da casa. La guardai incuriosito, la sua tenuta non passava inosservata nonostante il rigore del tailleur grigio fumo, sforzai lo sguardo per cogliere qualche dettaglio significativo ma nulla mi lasciava supporre cosa avesse in mente. Stavo per chiederle se aspettavamo qualcuno o se intendesse uscire, quando lei mi mostrò, senza parlare, un paio di manette che aveva tenute nascoste dietro la schiena. Me le porse con il dito indice infilato in uno degli anelli mentre, con il movimento del polso, imprimeva loro un moto alternato da destra verso sinistra e viceversa. Il mio sguardo fu attirato da quel pendolo improvvisato e rapito dai giochi di luce che le lampade alogene generavano sul freddo metallo. Poco alla volta misi fuori fuoco Claudia per concentrarmi solo sulle manette mentre la mia mente iniziava a generare tutta una serie di pensieri. Finalmente si era decisa a movimentare un po’ la nostra vita sessuale, mi spiace dirlo ma ultimamente mi mancavano le nostre solite perversioni. Restava da capire ora cosa avesse in mente. Dubitavo, a ragione, che il suo piano per la serata prevedesse solo un gioco tra noi; quando diedi voce al dubbio di prima e le domandai se aspettavamo qualcuno lei, per risposta, indicò con lo sguardo il termosifone all’altro lato della sala e si diresse in quella direzione. Giunta nei pressi attese sin che la raggiunsi e mi porse nuovamente le manette, quindi con delle mosse aggraziate si sollevò la gonna, scoprendo le calze autoreggenti, e si sfilò gli slip gettandoli sulla poltrona. Sistemata la sottana s’inginocchiò davanti a me, per poi lasciarsi cadere sul seduta contro il termosifone con le gambe, pudicamente, raccolte da un lato. Claudia aveva eseguito tutte queste mosse senza dire una parola, ora che era a terra davanti a me si limitava a guardarmi intensamente persistendo nel silenzio. Mi chinai davanti al suo busto e le sbottonai la camicetta, la giacca se la era già tolta appena entrata in casa prima di cena, sfilai l’indumento dalla gonna per poterlo aprire meglio e scoprire del tutto il seno a stento rinchiuso nel reggipetto semitrasparente. La osservai, studiai l’immagine del suo corpo semi nudo in quell’angolo della casa e trovai l’insieme molto eccitante. Sapevo cosa voleva da me ora, il suo sguardo rimbalzava dai miei occhi al termosifone, quindi presi le manette e la imprigionai ad un tubo. Mentre le chiudevo notai che non erano manette normali, o meglio quelle che io credevo normali, non vi era un buco per la chiave, ma l’apertura si otteneva spostando una comoda levetta posta su di un lato; lei avrebbe potuto liberarsi quando voleva. Inutile domandarle dove le avesse trovate o da quanto tempo n’era in possesso, una donna deve mantenere qualche piccolo segreto in modo conservare quell’aura di mistero in grado di renderla sempre interessante agli occhi del suo uomo.

Ora che avevo compiuto il rito iniziale di quella serata mi stavo domandando cosa avesse in mente quella donna ai miei piedi. Sì, poiché anche se era legata e seminuda, apparentemente, indifesa ed in mia totale balia, sapevo che tutto si sarebbe svolto secondo i suoi piani. Non era sua abitudine lasciare l’evoluzione dei nostri giochi al caso, in un modo o nell’altro, predisponeva le cose in modo che tutto si svolgesse lungo le linee di un piano precedentemente stabilito. Ero sicuro del fatto che presto avrebbero suonato alla porta gli altri attori della serata, naturalmente m’immaginavo che a presentarsi fosse un uomo. Non conoscevo ancora bene la mia donna.

Lei era troppo invitante e nell’attesa mi dedicai a lei, accarezzandola e baciandola nei luoghi che sapevo avrebbero stimolato la sua voglia di muoversi, mi piaceva stuzzicarla in quel modo. Impossibilitata nei movimenti stava, evidentemente, soffrendo per l’eccitazione crescente e non placata dagli stimoli fisici. Claudia, però, accettava tutto senza emettere un solo lamento, aprendo il suo corpo alle mie mani. La sua vulva era caldissima e incredibilmente bagnata; avevo infilato una mano aperta tra gli slip e la sua pelle, nel ritrarla il liquido che ormai ricopriva i peli pubici aveva lasciato una scia umida sul ventre. Ero io in difficoltà, non resistevo quasi più alla tentazione d’infilarmi in quel corpo così palesemente accogliente. Mi posi innanzi a lei e iniziai a slacciare la cintura del tutto intenzionato a piazzarle il mio membro davanti alla bocca quando suonò il campanello.

Con un lieve sentimento di stizza mi alzai per andare ad aprire, tutto sommato l’ospite poteva aspettare ancora un quarto d’ora!

Senza chiedere chi fosse aprii la porta di sotto con il pulsante sul citofono, quindi aprii pure la porta di casa e mi posi innanzi all’apertura. Sentivo l’ascensore salire, dai rumori noti riconoscevo il piano che oltrepassava nella sua corsa; sapevo che mancava poco al suo arrivo, avrei finalmente conosciuto il piano di Claudia. Quando la porta si aprì vidi prima le gambe poi il corpo con il viso di una donna a me conosciuta; un amica di Claudia. Lei si affacciò alla porta di casa e mi salutò prima di entrare. Mi aspettavo anche il suo uomo, infatti, appena l’avevo vista immaginai che la serata si sarebbe svolta con un’altra coppia, ma non c’era nessun altro nell’ascensore. Mi voltai verso la donna con aria stupita, lei intese e mi confermo d’essere sola.

Chissà cosa aveva in mente Claudia? Questo mi chiedevo mentre l’aiutavo a togliersi la giacca.

Avevo visto poche volte Sonia, in quelle rare occasioni in cui Claudia mi aveva presentato i suoi vecchi amici. Una stupenda ragazza, molto alta, circa 10 cm più della mia donna che già si faceva notare per l’altezza. Bionda, che poi ho scoperto essere il suo colore naturale, con un seno non enorme ma che non sfigurava sul suo corpo magro e slanciato dalle lunghe gambe sottili. Nonostante l’altezza appariva una donna minuta in piacevole contrasto con la marcata latinità di Claudia. Anche la pelle sottolineava questo contrasto e già m’immaginavo la pelle chiara di Sonia contro quella scura e perennemente abbronzata di Claudia.

Sonia mi chiese dov’era la sua amica ed io le indicai con lo sguardo la sala. Lei lanciò un occhiata esplorativa dalla porta poi si diresse verso di lei. Non la salutò neppure, notai solo lo sguardo di Claudia che s’incontrava con il suo. La ragazza controllo, strattonandole, la tenuta delle manette poi si allontanò di qualche passo da lei, verificò che io mi trovassi nella stanza quindi iniziò a spogliarsi. Lentamente, sempre fissando Claudia negli occhi, si levò il vestito e, dopo averlo piegato con cura, lo appoggiò sulla poltrona vicina. Indossava una biancheria molto seducente composta da un reggipetto delicatamente traforato e un tanga color grigio perla. Una tinta che magnificamente s’intonava sulla sua pelle e che richiamava l’azzurro tendente al grigio degli occhi. Le calze autoreggenti, di un colore molto chiaro, sottolineavano la lunghezza delle gambe terminando a metà coscia. Era veramente molto attraente, sapeva come porsi per mettere in risalto gli aspetti positivi del suo fisico. Sonia, però, non si stava spogliando per me ma per Claudia. Non credevo che la mia donna trovasse quello spettacolo eccitante, Claudia non era propriamente bisex. Lei non aveva problemi a dividere il suo uomo ed il letto con un’altra donna, non disdegnava neppure le carezze femminili, in un’occasione l’avevo vista baciare la mia ex; ma non cercava mai un rapporto saffico. Per quel che ne sapevo anche Sonia era così, quindi il suo spogliarsi davanti a Claudia assumeva un significato più simile ad una sfida che al gioco erotico di un’amante. Se guardavo con attenzioni gli occhi della ragazza vi leggevo, infatti, una durezza ed una determinazione tale da lasciarmi immaginare la silenziosa competizione in atto tra le due donne. Non mi erano chiari, invece, i motivi di tale tenzone. Loro due erano da sempre grandi amiche, Claudia mi parlava spesso della loro forte intesa e di come l’amore per lo stesso tipo di giochi le avesse unite. Se analizzavo tutti questi elementi riuscivo ad immaginare il gioco in atto tra le due amiche.

Sonia si sfilò il tanga dopo aver fatto scorrere con malizia le mani sulla pelle appena sopra l’elastico, quindi lo abbasso quel tanto sufficiente a lasciarlo cadere scivolando sulle gambe. L’indumento che cadeva aveva scoperto una vulva completamente depilata, quelle labbra glabre su quel corpo quasi acerbo e dalla pelle levigata le davano un’aria d’innocenza in netto contrasto con le sue azioni. Sonia era una donna che basava la seduzione sui contrasti e sulle armonie. Accentuava i contrasti tra il corpo e il suo modo di agire mentre studiava con cura le armonie tra l’abbigliamento e la sua figura. Una donna perfettamente in grado di competere con Claudia.

Il tanga aveva appena raggiunto il tappeto che, Sonia, dopo averlo afferrato con le dita dei piedi piegò la gamba per portarselo all’altezza delle mani, quindi lo getto sulla poltrona a fianco del vestito. Ora lasciò stare Claudia e si rivolse verso di me mentre slacciava il reggiseno, se lo tolse con pochi e aggraziati movimenti rimanendo vestita solo delle calze. Butto anche il reggipetto sulla poltrona mentre si posizionava di fronte a me con le gambe aperte e le mani appoggiate aperte sul grembo, senza attendere altro salì a cavallo delle mie ginocchia lasciando scivolare il pube sin contro il mio membro che premeva contro il tessuto dei pantaloni. Sonia mi fissò mentre i suoi occhi s’illuminavano di una luce tutta particolare accentuata dalla dilatazione delle pupille, segno di grande eccitazione. La ragazza spinse le sue labbra sulle mie e al primo tocco le aprì offrendomi la sua lingua. Un bacio avido e passionale fu il nostro primo contatto, mi ritrovai a pensare che se quello era un anticipo di ciò che m’aspettava, allora non avrei resistito a lungo. Senza staccare le labbra dalle mie, Sonia, tentò di alzarsi in piedi in modo da poter agire liberamente sulla mia cintura. La lasciai fare, mi eccitavano le sue mani che armeggiavano sui pantaloni alla cieca. Riuscì nel suo intento ma ancora insoddisfatta mi prese le mani invitandomi ad alzarmi. Una volta in piedi mi potei spogliare davanti a lei. Il suo sguardo scorreva il mio corpo alla ricerca di quei sintomi d’eccitazione che io potevo scorgere sul suo. I capezzoli erano perfettamente eretti nel loro turgore, su quel seno minuto parevano enormi ed estremamente invitanti, avrei voluto prenderli subito tra le labbra per succhiarli e leccarli ma lei si allontanava da me giocando con la mia voglia. Sfilai i pantaloni già aperti e li lasciai cadere in terra mentre spiavo i suoi occhi per avere la gratificante conferma che si posassero sul mio membro. Lei, infatti, stava studiano con freddo interesse la zona genitale, non mi diede il tempo di terminare di spogliarmi: infilò una mano negli slip e mi afferrò il membro con forza. Mentre stringeva si avvicino a me e mi baciò ancora una volta, quindi si inginocchiò ai miei piedi mentre le mani facevano scorrere le mie mutande verso il basso. Il pene si trovò, quindi, dinanzi alla sua bocca senza che lei facesse nulla se non osservarlo. Sonia spostò lo sguardo su Claudia e si posizionò in modo da consentirle di vedere bene la sua lingua che scorreva sul mio pene. Aveva un tocco leggero e delicato, scorreva la lunghezza del membro dai testicoli al glande con la sua lingua umida. Le sensazioni che mi dava erano stupende nella loro dolcezza ma mi ritrovavo a desiderare l’interno della sua bocca. Ero troppo eccitato per sopportare a lungo quello stimolo troppo leggero, guardai nella direzione di Claudia in cerca dei suoi occhi. La mia donna sembrava soffrire della sua prigionia. Conoscendola m’immaginavo il desiderio nascente in lei di occupare il posto dell’amica. Certamente pensava che, al suo posto, mi avrebbe fatto godere molto di più, sicuramente voleva sentire il mio sapore in bocca.

Preso da questi pensieri non mi accorsi che Sonia aveva spalancato la bocca e si preparava ad accogliermi dentro. Notai gli occhi di Claudia spalancarsi e le pupille dilatarsi nell’attimo che provai un forte calore sul glande; non vidi altro. Sonia, dopo avermi ingoiato per buona metà il membro, succhiò forte provocandomi una fitta d’inteso piacere tale da costringermi a chiudere gli occhi. Era abilissima in questo gioco. Dopo aver stuzzicato il glande con la lingua all’interno della bocca mi fece uscire lentamente, molto lentamente, accompagnando il movimento con la lingua. Subito lo ingoiò nuovamente per ripetere ancora il rito di prima. Quando riuscii a dominare le sensazioni che mi dava tornai ad osservare le due donne: Sonia aveva gli occhi chiusi mentre scivolava in avanti con il viso ad ingoiare il mio pene, poi gli apriva per guardare Claudia mentre lo faceva uscire. La mia donna fissava intensamente il viso dell’amica, pareva seguire con le labbra quelle dell’amica, infatti, le apriva o richiudeva come lei faceva su di me ed il suo respiro si era uniformato a quello di Sonia. Claudia era chiaramente eccitata dallo spettacolo, lo coglievo dai tanti segni che, ormai, sapevo decifrare. Non mi aspettavo questo da lei; avevo sempre pensato che lei godesse solo ed unicamente quando era al centro dell’attenzione, protagonista unica del piacere, vittima e dominatrice delle voglie mie e degli altri uomini. Ora si stava eccitando alla vista di un mio incontro con un’altra donna, questo la faceva sempre più apparire simile a me. Capivo ora quanto lei mi capisse e approvasse la mia perversione, proprio perché era stata lei a farmi diventare così. Avrei voluto avvicinarmi a lei in modo da avere un qualche contatto fisico con la mia donna in quel momento, ma Sonia mi bloccava con il piacere che mi dava.

La ragazza era certamente conscia del mio stato d’animo, molto probabilmente aveva colto la lotta interiore tra ciò che desideravo e ciò che avrei voluto fare. Il desiderio di godere, e di far godere, la donna ai miei piedi lottava con la voglia di coinvolgere fisicamente Claudia. Sonia risolse la situazione alzandosi in piedi dopo aver interrotto, con mio disappunto, il suo gioco di labbra sul mio pene. Salendo fece in modo da far scivolare il seno lungo il mio busto poi aderì con tutto il corpo al mio stringendosi a me con una mano. Mi impressionava molto favorevolmente la sua altezza, era raro per me trovarmi a guardare negli occhi una donna senza dover reclinare il capo. Stupenda era la sensazione del suo pube contro il pene eretto, potevo cogliere il suo respiro che diveniva piano, piano, sempre più veloce. Sonia stava pensando a ciò che sarebbe presto seguito, pareva che tentasse di anticipare attraverso la pelle del bacino la sensazione del mio membro dentro di lei. Notavo dai suoi occhi una crescente eccitazione e un forte desiderio, mi persi in quel grigio macchiato d’azzurro e per un istante dimenticai il verde degli occhi di Claudia. Rapito dalla femminilità prorompente di quella donna che avevo contro la pelle iniziai a camminare lentamente all’indietro verso il divano, seguito da lei. Mi sedetti mentre le mie mani scivolavano verso i suoi glutei. Sonia attese che il mio sguardo percorresse ogni centimetro del suo corpo, voleva darmi la possibilità di apprezzare appieno il corpo con cui stavo per unirmi, quindi salì a cavallo delle mie ginocchia. Mi spinse verso lo schienale e risalì verso di me per posizionarsi sopra il membro. Si sollevò in modo da consentirmi di guidarmi dentro di lei, appena sentì il pene sistemato correttamente iniziò a scendere. Entrai in lei lentamente, guidato dai movimenti del suo pube. Sonia si apriva dolcemente, calda e morbida. Avevo gli occhi puntati sul suo bacino affascinato dalle curve armoniose e dal gioco dei muscoli che intravedevo sulla pelle sin che un gemito richiamò la mia attenzione sul suo volto. Non mi aspettavo di vederla già preda del piacere, il suo volto testimoniava una soddisfazione profonda. Sonia iniziò a muoversi con ampi giri del bacino rafforzati dal gioco delle natiche, mi pareva che la sua vulva si chiudesse su di me e ripetesse il risucchio che già mi aveva fatto provare con la bocca. Si muoveva ispirata immagino più dall’esibizione verso l’amica che dal reale piacere provato, sapeva di avere gli occhi di Claudia addosso e faceva di tutto per dimostrarle quanto si stava godendo il suo uomo. Pensai di aiutarla nella sua rappresentazione stimolandole il clitoride con una mano. Appena percepì il mio tocco cambiò qualcosa in lei, i suoi movimenti divennero meno perfetti ma più intensi, ora sollevava il corpo in modo da far uscire ed entrare il mio pene in lei ed i gemiti che sentivo parevano sinceri. Sonia si posizionò in modo da favorire il lavoro della mia mano senza però rinunciare a prendere completamente il pene dentro. La sentivo dilatarsi sempre di più mentre con la mano percepivo i suoi umori. Iniziai a spingere con il bacino, quel poco che potevo, in modo da farmi sentire meglio da lei. Le contrazioni interne della vagina mi dicevano che lei stava scientemente cercando il piacere, fortunatamente era già tanto dilatata da ridurre la mia percezione. Il suo corpo davanti ai miei occhi era già uno stimolo più che sufficiente.

Mentre lei godeva e trasmetteva a me parte del suo piacere tentai di guardare nella direzione di Claudia, ma poiché era seduta in terra non riuscivo a vederla. Provavo ad immaginarla, tentavo di realizzare nella mia mente cosa stesse provando la mia donna in quel momento ma non vi riuscivo. Sapevo perfettamente cosa provavo io quando era lei a godere sotto i colpi di un altro uomo ma non potevo conoscere i suoi sentimenti. Senza dubbio una donna non provava ciò che sentivo io e mi sarebbe piaciuto conoscere cosa le passava per la mente e come il suo corpo reagiva in quel momento. Avrei soddisfatto la mia curiosità più tardi, lo sapevo, ma in quel momento avrei dato qualunque cosa per entrare nella sua mente. Sonia si muoveva sopra di me ed io la stimolavo con la mano oltre che con le mie spinte regolari ma il cervello era con Claudia, con la mia donna. Forse era così anche per lei quando si dava ad una altro con me presente?

Il corpo di Sonia era davvero stupendo e lei sapeva muoverlo bene, mi faceva godere ma io pensavo continuamente a cosa stava provando Claudia e mi ritrovavo a sperare che lei godesse con noi.

Succedeva anche a lei quando apriva il suo ventre ad un altro uomo?

Iniziai a muovermi per lei e non più per Sonia. Mentre agivo sulla donna con cui ero unito nell’amplesso tentavo di mostrarmi alla mia donna in tutta la mia mascolinità, volevo farle vedere dall’esterno come ero con lei quando facevamo l’amore, speravo che lei cogliesse dalle mie mosse, dai movimenti che solitamente non poteva vedere, come ero quando la facevo godere. Ero sicuro che lei mi desiderasse di più ora che mi vedeva in azione, ora che sapeva come il mio corpo agiva con il suo.

Pensava a questo pure lei quando trasgrediva dinanzi a me?

Mi si aprivano muovi orizzonti di comprensione. Due erano le cose meravigliose che stavo apprendendo quella sera: cosa provava veramente Claudia durante i suoi giochi e che lei aveva programmato la serata per insegnarmelo.

La mente impegnata mi aveva permesso di resistere a Sonia, l’istinto mi aveva permesso di farla godere. Lei venne contraendo forte il ventre mentre spalancava la bocca in un lungo ansimo. Il suono del suo piacere mi riportò alla realtà, concentrai la mia attenzione su di lei e seguii il suo orgasmo in modo da accentuare le sue sensazioni di piacere. Sonia era bellissima mentre sospirava e saltellava sul mio membro al ritmo delle ondate di piacere. Inarcava la schiena trattenuta dalle mie mani e spingeva il pube contro di me facendosi penetrare sino in fondo, avevo la sensazione che volesse sentirsi aprire dal mio pene, riempire il ventre completamente. In quel momento mi ricordava come veniva Claudia, anche lei voleva percepire quella sensazione nell’attimo culminante.

Sonia, lentamente, si rilassò. Rallentò i movimenti sino a fermarsi contro di me. Sentivo ancora, attraverso il membro, delle lievi contrazioni interne mentre il suo respiro si regolarizzava. Appagata mi baciò ancora molto intensamente, nella bocca percepivo ancora il mio sapore e la sua lingua si muoveva sulla mia come prima si era mossa sul glande. Ora toccava a me, lo sapevo. Pensavo che la ragazza intendesse portarmi all’orgasmo con la sua abile bocca, davanti agli occhi sognanti di Claudia, ma lei si alzò per dirigersi subito sulla poltrona vicina al termosifone dove lei era imprigionata. Si sedette aprendo le gambe invitante. Guardai Claudia negli occhi per tentare di decifrare cosa le passasse per la mente ma la sua espressione era indecifrabile. Le pupille dilatate mi parlavano solo della sua eccitazione.

Raggiunsi Sonia e mi inginocchiai davanti a lei, vicinissimo a Claudia. Mi sporsi verso la mia donna per scambiare un bacio con lei e finalmente la sua espressione mutò. Claudia mi baciò con ancora più passione di Sonia, la sua bocca conosciuta era un porto dove le mie labbra trovano sicurezza e calore, ma lei riuscì a sussurrarmi: “Riempila!”.

Guardai negli occhi Claudia per essere sicuro del suo invito molto simile ad un ordine, quindi mi posizionai davanti a Sonia ed entrai in lei. La ragazza mi accolse con un calore inaspettato, chiaramente aveva sentito la richiesta di Claudia e si stava preparando ad accogliere il mio seme. Mi mossi in lei aiutato dai movimenti del suo pube e del ventre. Sonia ansimava eccitata dall’idea di sentirmi pulsare dentro era evidente che questo stimolava la sua fantasia.

Spostavo il mio sguardo da quello di Sonia a quello di Claudia. Nella prima vedevo eccitazione e piacere mista ad un etereo senso di attesa, nella seconda vi scorgevo un’inquietante serietà e concentrazione. Sapevo che la mia donna assumeva quell’espressione, a volte, mentre ascoltava ogni singolo dettaglio degli stimoli di piacere che riceveva; era sconcertante vederla passare dall’assoluta meditazione alla trasfigurazione del piacere nell’attimo dell’orgasmo, ma mi attraeva anche per questo. Ora, lei, stava osservano i nostri corpi uniti tentando di cogliere l’attimo esatto in cui il seme sarebbe passato da me al ventre della ragazza. Notavo, infatti, i suoi occhi fissati sul nostro punto di unione. Iniziavo a pensare che, anche lei, sarebbe stata invasa dallo stesso piacere perverso che avevo provato io quella volta in cui l’avevo trattenuta contro un altro uomo nell’attimo della sua eiaculazione. Ricordo ancora l’espressione di stupore misto a profondo piacere nei suoi occhi mentre il seme s’espandeva in lei. Le parti si erano invertite per sua volontà. Claudia, benché legata, non subiva ciò che i suoi occhi vedevano. In un certo senso lei si stava comportando come me in quell’occasione citata.

Più che lo stimolo fisico, più che l’immagine del corpo affascinate ed erotico di Sonia davanti a me fu l’eccitazione dovuta alla nuova conoscenza che avevo appena appreso a portarmi in uno stato estatico propedeutico l’orgasmo. Quando venni sentii chiaramente il mio seme percorrere l’organo ed insinuarsi nel corpo di Sonia. Ad ogni pulsione sapevo che stavo dando a Claudia un piacere maggiore di quello provato dalla donna che materialmente stavo prendendo.

L’intensità del mio piacere era tale da non consentirmi di aprire gli occhi per puntarli su quelli della mia donna, avrei voluto assimilare dal suo sguardo ciò che provava. L’avevo vista impegnata fisicamente in quella che credevo fosse la massima espressione della sua perversione, ma in quel momento lei stava provando il piacere generato da una depravazione ancora più grande. Legata al termosifone, prigioniera dello spettacolo del mio corpo unito a quello dell’amica, provava finalmente ciò che sentivo io quando era lei ad agire.

Terminato il mio orgasmo riuscii finalmente a spostare il mio sguardo su di lei. Claudia aveva un’espressione indecifrabile sul viso, capivo che era eccitata, vedevo il piacere sottile ma intenso appena provato, gli occhi lucidi testimoniavano una forte emozione; ma le labbra erano serrate in una smorfia più simile al dolore che al piacere. Non capivo se soffriva per il desiderio di agire o se per i fatti appena accaduti. Forse lo spettacolo era stato troppo forte per lei, probabilmente si era fatta ammanettare per resistere alla tentazione di fermarci all’ultimo istante. L’ultimo dei miei desideri era di procurarle un dolore di qualsiasi forma.

Ero in procinto di raggiungerla dopo essere uscito dal corpo di Sonia quando lei mi precedette. La ragazza si sistemò a gambe larghe sopra il viso di Claudia e le porse il pube umido dal nostro accoppiamento. Sonia fletté le gambe in modo da consentire a Claudia di annusare la pelle che profumava di noi. Non ero in grado di fare altro che osservare le due donne, lo spettacolo offerto aveva un che di erotico e perverso ma dolce allo stesso tempo. Vidi la lingua della mia donna raggiungere le grandi labbra di Sonia e leccarle dolcemente. La ragazza spalancò ancora di più le gambe aprendosi la vulva con le mani in modo da consentire al mio seme che non aveva raggiunto l’utero di colare sulla lingua di Claudia.

Pensavo di aver scoperto tutto della mia donna e mai avrei immaginato di vederla bere il mio seme dalla vagina di un’altra donna. L’immagine non &egrave facilmente descrivibile, anche perché in quel momento ero talmente rapito dal loro spettacolo da non riuscire a memorizzarlo nella sua totalità. L’eccitazione sessuale si era trasformata, durante il corso della serata, in una forma di esaltazione mentale dovuta alla comprensione di ciò che spingeva Claudia ad agire. Ora, questa esaltazione, si univa ad una nuova eccitazione sessuale nata dai corpi delle due donne. L’unione delle due forze era troppo intenso per il mio povero intelletto che ora riusciva solo recitare mentalmente, in un circolo vizioso di parole, la frase: ” Ciò ch’&egrave in alto &egrave come ciò ch’&egrave in basso e ciò ch’&egrave in basso &egrave come ciò ch’&egrave in alto”. Ed ancora: “Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente ridiscende in Terra, per ricevere la forza dalle cose superiori ed inferiori”. Parimenti il mio intelletto era sottoposto ad una doppia sollecitazione, lo stimolo che ricavava da queste era troppo intenso per poterlo reggere senza un’adeguata preparazione, per questo conservo un ricordo sbiadito di quella notte. Credevo d’essere stato già iniziato ai piaceri della perversione sessuale dalla mia donna, ma ora era proprio lei a dimostrarmi quanto ero ancora indietro nel percorso del mio cammino. Claudia assumeva sempre più il ruolo di maestro piuttosto che quello di compagno di cammino.

Questi pensieri mi distraevano dall’aspetto puramente fisico del nostro gioco a tre, rimandi ulteriori elucubrazioni a dopo e mi concentrai su di loro. Sonia era in equilibrio instabile sulle gambe divaricate, la sentivo ansimare sotto i sapienti colpi della lingua di Claudia, con le mani appoggiate al muro tentava di mantenere il pube fermo su di lei. La mia compagna tentava di spingere il volto più in alto possibile nel tentativo di far godere Sonia, le sue gambe erano scompostamente aperte nello sforzo e potevo vedere il pube ricoperto dalla leggera peluria nera apparire ogni tanto.
Il mio membro era nuovamente pronto, grazie allo stimolo visivo dei corpi delle due donne. Volevo partecipare al loro gioco, l’unico dubbio era di decidere su quale delle due agire. Nessuna delle due era posizionata in modo da favorire un mio intervento. Avrei potuto scivolare sotto le gambe di Sonia per aggiungere la mia lingua a quella di Claudia, oppure potevo dedicarmi alla mia donna, le gambe semiaperte di Claudia erano davvero molto invitanti.

Mi alzai e raggiunsi le donne, appena appoggiai le mani sulle spalle di Sonia lei inarcò la schiena, allora le feci scivolare sino in vita, molto lentamente, percependo i brividi da cui era scosso il suo corpo. Sonia tentava di comunicarmi il suo non completo appagamento spingendo verso di me il sedere sino a spingere contro i miei genitali. La lingua di Claudia l’aveva eccitata generando in lei la voglia di qualcosa di più concreto, con il pene appoggiato nel solco delle natiche la presi per le anche e la trassi a me con ancora più forza, allora indietreggiai e la tirai verso il basso. Sonia intuì subito quello che avevo in mente e si mise carponi in modo da avere il viso alla giusta distanza dal pube di Claudia, poi aprì le gambe. Senza attendere la mia mossa lei si tuffò tra i peli della mia donna ricambiandole il piacere di poco prima. Claudia serrò forte gli occhi al primo tocco ed emise un lungo sospiro, poi si lasciò andare per cogliere sino in fondo quel delicato stimolo donatole da una lingua sicuramente più esperta della mia. Il viso di Claudia testimoniava il piacere da cui era invasa e il sedere di Sonia si muoveva lento e sensuale dinanzi al mio membro. Con una mano divaricai le labbra della vagina mentre, con l’altra, tenevo il pene guidandolo verso di lei. Appena lo appoggiai, con un colpo di reni deciso, Sonia mi catturò. Ero indeciso sino all’ultimo se tentare di entrare nel suo ano così ben esposto, ma non sapevo se lei amava come Claudia quel tipo di rapporto. Certamente anelava qualcosa nel ventre, lo s’intuiva da come si muoveva ora. Liberatomi da ogni dubbio iniziai a muovermi secondo il ritmo che lei stessa mi dava con le sue contrazioni. Vedevo solo la sua testa muoversi a tempo delle mie spinte tra le gambe di Claudia ma intuivo dall’espressione della mia donna con quanta intensità si muovesse la lingua. Entravo nella ragazza facilitato dalla grande dilatazione che ancora, o nuovamente, dimostrava l’eccitazione di cui era preda, in quella posizione potevo facilmente osservare il mio membro ricoperto di uno strato lucido e vischioso tanto era lubrificata. Quel segnale di piacere mi eccitava ulteriormente, spostavo lo sguardo dai glutei perfetti di Sonia alla massa di capelli biondi sulla schiena, poi saltavo al viso di Claudia, al suo seno scosso dal respiro affannato, al ventre teso in cerca di piacere. Era tutto molto bello ed eccitante, lasciai libera la mente da ogni pensiero e ascoltai cosa saliva dai miei lombi. Ero deciso a lasciarmi andare, senza controllare il mio piacere. Le due donne sapevano come godere tra di loro e io volevo per una volta arrivare ad un egoistico orgasmo. Senza più pensare a loro iniziai a muovermi secondo la cadenza a me più confacente, ma Sonia era un lago, una piccola caverna accogliente e morbida, troppo morbida per darmi uno stimolo adeguato. Aumentai quindi la velocità e l’intensità dei miei colpi, sentivo l’imminenza dell’orgasmo ma rimanevo sempre su questo limite.

Qualcosa cambiò, all’improvviso, nel corpo di Sonia. L’angolazione diversa che aveva assunto il suo pube mi stimolava alla perfezione, con un lampo di lucidità la vidi crollare nel mezzo delle gambe di Claudia e ansimare sul suo pube. Le contrazioni che percepivo dentro di lei mi dicevano che stava nuovamente godendo. Rinunciai ai miei propositi egoistici e tentai di incrementare il suo piacere penetrandola con movimenti lunghi e intensi. Le stringevo forte le anche guidando il suo corpo in un moto alternato e contrario al mio.

Un grido rauco di Claudia attirò la mia attenzione su di lei, la vidi mentre reclinava la testa indietro e spingeva in fuori il busto. Dalla bocca spalancata emetteva dei rantolanti ansimi di piacere, era in preda ad un orgasmo lento e delicato, armonioso nella sua varietà di sensazioni. Il viso non era tirato nella sua solita smorfia di piacere ma appariva disteso in una espressione di beatitudine.

I miei affondi nel ventre di Sonia la facevano gemere sulla vulva di Claudia, in questo modo il piacere che davo a lei si trasmetteva alla mia donna, questa consapevolezza incrementava la mia esaltazione. Mi avvicinavo ad un nuovo orgasmo, un esplosione che ora ritardavo scientemente a causa dell’indecisione. Non sapevo se spargere il mio seme, nuovamente, nel corpo di Sonia o se affondare il membro nella bocca aperta ed invitante di Claudia. Rallentavo sempre più i miei movimenti, tanto che Sonia intuì qualcosa dei miei pensieri. Fu lei a scivolare lentamente via da me liberandomi, esausta scivolò di lato lasciando libera la strada verso Claudia.

La mia compagna mi fissò ancora ansimante; nella foga del suo recente piacere aveva tirato forte le mani imprigionate ed un segno rossastro le marcava i polsi. Le labbra della bocca, inturgidite dall’intenso afflusso di sangue, mi apparivano estremamente invitanti mentre i suoi occhi erano fissi sul mio membro. Mi avvicinai a lei e le offrii il pene all’altezza della bocca; non attendeva altro, aprì le labbra per accogliermi. Provai una forte scossa che si espanse in tutto il corpo, la sua bocca era l’unica che sapeva darmi queste sensazioni. Claudia succhiava forte e non lesinava gli sforzi per portarmi subito verso un orgasmo. Sapevo portare indosso l’odore di Sonia, dei suoi umori miscelati al mio seme, finalmente anche Claudia poteva provare qualcosa di simile a ciò che nutrivo io quando la prendevo subito dopo ad un suo rapporto con un altro uomo. In quelle occasioni la trovavo calda, dilatata e umida, profumava di sesso e la sua pelle era più morbida del solito; raggiungeva l’orgasmo molto lentamente e con evidente fatica fisica, tanto era già provata. Ora ero io quello esausto, mi appoggiai al muro e spinsi con il bacino verso di lei, mi muovevo nella sua cavità orale come se fosse il suo ventre. Improvvisamente un ostacolo si pose tra me e Claudia: era la testa di Sonia che tentava di raggiungere i miei testicoli. Mi fermai ed attesi. Le due donne si dedicavano al mio membro spartendoselo in buona amicizia: mentre Claudia stimolava il glande, Sonia leccava l’asta ed i testicoli. Non resistetti a lungo ed esplosi con un urlo. Sentivo Claudia aspirare il primo getto di seme, poi non intesi più cosa stava accadendo la sotto. Ad occhi chiusi mi lasciai invadere dal piacere.

Quando spostai lo sguardo verso il basso vidi le labbra delle sue donne contendersi i rimasugli della mia eiaculazione, mi ritirai da loro crollando seduto sulla poltrona prima occupata da Sonia e mi soffermai a spiarle. Le donne si scambiavano delle sensualissime attenzioni, una ripuliva il seme dal viso dell’altra con la lingua e spesso incrociavano le labbra in un fugace bacio.

Sonia accarezzo ancora a lungo Claudia, senza accennare mai a liberarla. Quando si ritenne soddisfatta e ritemprata si alzo per rivestirsi. In tutto questo tempo non aveva scambiato alcuna parola con la mia compagna. Solo i loro occhi mutavano repentinamente espressione dialogando in un linguaggio noto solo a loro. Aiutai la ragazza a ricomporsi, l’accompagnai in bagno e rimasi ad osservarla mentre si sistemava i capelli e le labbra, quindi l’accompagnai alla porta. Sonia mi gratificò di una intensa occhiata seguita da un altro bacio altrettanto energico. Sulla porta dell’ascensore mi sussurrò solamente: ” A presto!” e se ne andò.

Incuriosito da quel saluto ero deciso a chiedere delucidazioni a Claudia. Quando entrai in sala fui immediatamente attratto dal suo corpo scompostamente adagiato in terra. I vestiti ricoprivano a stento i suoi punti erogeni e la pelle nuda era un richiamo irresistibile, mi avvicinai intenzionato a scaricarle addosso i rimasugli della tensione erotica accumulata in tutta la serata. Lei si limitò a guardarmi con aria fintamente sottomessa, i suoi occhi nascosti dai capelli arruffati mi chiedevano ancora piacere. Considerai la possibilità di farla mettere in ginocchio, le manette consentivano questo movimento, e di prenderla subito in quella posizione. Con grande stupore sentivo un nuovo vigore nelle zone basse. Solitamente dopo quella serie di orgasmi così trasgressivi anelavo solo un languido riposo. Claudia, però, era dotata di una sensualità innata esaltata in quel momento dalle manette sui polsi. Dopo averle appoggiato le mani sui fianchi stavo per guidarla nella posizione che avevo immaginato, ma lei mi sussurrò: ” Fottimi!”.

Lei usava sempre i termini a proposito, se avesse agognato essere penetrata dal mio membro avrebbe chiesto di essere “presa” o ” scopata”, il termine “fottimi” indicava il suo desiderio di essere penetrata da qualcos’altro. Non le era sufficiente il gioco appena terminato, evidentemente intendeva continuare ad interpretare il ruolo di donna prigioniera e sottomessa, in completa balia delle mie perversioni. In realtà la situazione era molto più complessa, io non avrei mai fatto nulla contro la sua volontà, ora mi ritrovavo a ricoprire il ruolo che lei mi aveva assegnato per quella sera.

Il nostro rapporto era un costante equilibrio tra i desideri di uno o dell’altro con la complicazione dell’intreccio dei ruoli; quando uno pareva sottostare alle fantasie dell’altro, in realtà, dirigeva il gioco. Ero io a dirigere le trasgressioni di Claudia con altri uomini e lei a dirigere le mie.

Senza darle il tempo di raffreddarsi andai a prendere uno dei falli sintetici di Claudia, ne aveva una piccola collezione accumulata nel tempo, e ritornai da lei. Appena mi vide raccolse le gambe e le aprì nella mia direzione indicandomi silenziosamente quale doveva essere il mio obiettivo. Mi inginocchiai nuovamente davanti a lei, con il simulacro fallico percorsi l’interno delle cosce divertendomi a contare i suoi fremiti. Il reggipetto che ancora ricopriva il suo seno mi disturbava, senza slacciarlo lo feci saltare sopra le mammelle liberandole quindi mi dedicai a mordicchiare e succhiare i capezzoli. Claudia ansimava impaziente, non resisteva più al desiderio di sentire qualcosa di solido nel vuoto che turbava il suo ventre, afferrai meglio il fallo di gomma e lo avvicinai alla vulva. Mentre la baciavo sulle labbra cercai la sua lingua, lei si aprì e mi lasciò entrare completamente nella sua bocca: un chiaro invito a fare altrettanto in basso. Continuai a baciarla mentre mi preparavo a spingere dentro di lei anche il fallo, volevo sentire sulla sua lingua gli spasmi di piacere quando l’avrei penetrata. Cercai con un dito di aprirle le grandi labbra della vulva, era umidissima e aperta: l’oggetto che sospirava entrò in lei con estrema facilità e lo spinsi più in fondo che potevo. Claudia ora riusciva solo più a rantolare mentre muovevo il fallo dentro di lei. Non mi diede nemmeno il tempo di scivolare giù con la testa in modo da leccarle il clitoride per stimolarla di più che la sentii ansimare ritmicamente e spingere il pube verso il basso. Claudia aveva raggiunto l’orgasmo in pochi istanti, raramente l’avevo vista così eccitata.

Tutto questo, però, aveva eccitato me oltre misura; se già prima intendevo prenderla ora non riuscivo a pensare ad altro. Lasciai il fallo dentro di lei e l’aiutai a girarsi per mettersi sulle ginocchia. L’oggetto nel ventre doveva renderle molto difficoltoso muoversi ma lei riuscì a sistemarsi come volevo. Sollevai completamente la gonna che era caduta sul sedere e divaricai le sue natiche. Il buchino era già dilatato, forse lei aveva intuito cosa volevo da lei ora e si era già preparata psicologicamente. Le manette trattenevano le sue mani verso l’alto, in questo modo non poteva sostenersi bene, tentai di liberarla ma una sua occhiata fu sufficiente a farmi desistere. Puntai il pene sull’ano, Claudia era avvezza a quel tipo di rapporto e angolò il sedere alla perfezione. Mi chiedevo se sarei riuscito ad entrare in lei senza procurarle troppo dolore visto che la vagina era già occupata dal fallo sintetico di generose dimensioni. Lei risolse ogni dubbio spingendo verso di me il sedere invitante, a questo punto spinsi pure io ed iniziai a sodomizzarla. L’ingombro dell’oggetto disturbava l’operazione, in fondo la doppia penetrazione non l’avevamo provata a sufficienza, estrassi il fallo dalla vulva e continuai nella sodomia. Claudia sottolineava ogni centimetro conquistato con un singulto e presto mi ritrovai dentro di lei per oltre metà del membro. Non volevo insistere di più quindi iniziai a muovermi verso la direzione opposta. Lentamente entrai ed uscii da lei sino a che percepii l’ano completamente dilatato e rilassato, allora aumentai il ritmo stuzzicandole al contempo il clitoride con una mano. Non speravo in un nuovo suo orgasmo ma intendevo darle più piacere possibile. Claudia aveva intuito cosa passava per la mia mente e si muoveva per il mio piacere senza più cercare il suo. In ogni caso la sentivo gemere, forse più per il significato della mia azione che per il reale piacere. Presto raggiunsi il mio ultimo orgasmo della serata eiaculando per metà dentro le sue viscere e per l’altra su quelle bellissime natiche che vedevo davanti a me.

Completamente esausto liberai, finalmente, la mia compagna e crollai a terra al suo fianco. Lei mi abbracciò forte e rimase a lungo vicino a me. Quando si alzò per dirigersi in bagno tentai di comunicare con lei ma una sua tenera carezza mi disse che non era il momento. Andammo a letto senza avere la forza o la voglia di parlare, ciò che avevamo provato quella sera andava assaporato con la giusta calma e a lungo. Parlare ora significava rovinare l’atmosfera che avevamo creato, meglio dormire e sognare. Sapevo che il giorno seguente avremmo avuto modo di confrontarci a lungo, di descriverci a vicenda cosa avevamo provato. Era sempre così.

Mentre mi coricavo al suo fianco, osservandola, mi domandavo cosa si sarebbe inventata la prossima volta. Claudia era una continua fonte di sorprese trasgressive ed erotiche. Dovevo contenermi, anche perché il fisico non mi avrebbe certo seguito, ma se osservavo la mia donna sdraiata nel sonno sul letto ero tentato di prenderla ancora una volta. In fondo non mi bastava mai ‘ almeno a livello fantastico.

La serata con Sonia e Claudia mi aveva lasciato carico di curiosità, oltre che di piacere!

Il comportamento della mia compagna, rimasta volontariamente legata per tutta la serata, mi aveva stupito in un verso ed eccitato a dismisura nell’altro. Ora volevo capire perché aveva agito così e cosa aveva provato mentre Sonia ed io eravamo uniti nel nostro amplesso. Avevo immaginato, pensato d’intuire cosa le passasse per il cervello, ma ora avevo bisogno di una conferma alle mie supposizioni. Non dimenticavo neppure il suo comportamento con Sonia, come aveva leccato la sua vagina e come aveva goduto quando la ragazza aveva ricambiato il piacere. Sapevo della sua leggera bisessualità, in alcune occasioni l’avevo vista scambiare dolci carezze e fugaci tocchi di labbra con un’altra donna, però non aveva mai raggiunto un orgasmo grazie alla lingua di una donna. Intendevo scoprire se questo era sintomo di una sua recente evoluzione sessuale o se era già radicata da tempo in lei questa componente omosessuale che non mi dispiaceva per niente.

Inoltre Sonia mi aveva colpito con il suo comportamento, oltre che con il corpo e la forte sensualità di cui era dotata. Ricordavo molto bene il netto contrasto tra l’esterno del suo corpo tonico e magro, reso duro dalla vicinanza delle ossa alla pelle e l’estrema morbidezza del suo interno, la bocca e la vagina accoglievano il mio membro avvolgendolo in un completo abbraccio in cui coglievo ogni singolo muscolo interno. Muscoli che lei sapeva muovere, nelle contrazioni volontarie ed involontarie, stupendamente. Quella ragazza mi stupiva con la sua apparente durezza iniziale, mentre si spogliava di fronte a Claudia legata e con la dolcezza con cui mi aveva portato all’orgasmo. Un contrasto crescente di sensazioni che poche donne sapevano dare. Se mentre era sopra di me, e mi cavalcava decisa in cerca del suo piacere, dominava il nostro amplesso, quando era sotto, in attesa di ricevere il mio seme nel ventre, si dimostrava assolutamente sottomessa, ma mai passiva. Un solo termine poteva definirla interamente con la sua semplicità: “femmina”. Sonia &egrave una femmina come tale &egrave pure Claudia, ognuna a suo modo, con le singole varianti, &egrave femmina.

L’essere femminile completo, la dolcezza e la decisione, la sensualità e la disinibita sessualità, la sottomissione e la dominazione, madre e compagna, la prima e l’ultima. Infiniti sono i termini in contrasto tra loro che possono aiutare a definire l’essere femminile completo, la vera Donna. Inutile tentare una descrizione. L’essere femminile completo non ha definizioni certe ma solo sicure influenze sul suo uomo. Ella continua, come amante, il lavoro iniziato dalla madre: prende l’uomo e l’aiuta ad evolversi, spingendolo a conoscere ed accettare la sua parte femminile. Noi rifiutiamo spesso questo nostro aspetto naturale, non vogliamo riconoscere quella che crediamo una fonte di debolezza. Dimentichiamo che la completezza non può fare a meno d’ogni nostro aspetto e spesso riteniamo l’uno come il semplice insieme delle parti. Una Donna, una femmina, c’insegna che l’uno &egrave molto di più che il semplice insieme delle parti. Lei ripaga i nostri sforzi donandoci il piacere sottile ma profondo della conoscenza e il piacere spesso dell’appagamento sessuale. Sta a noi separare il sottile dallo spesso.

Scaricai tutta la mia tensione nata dalla curiosità, dalla bramosia di apprendere, su Claudia subito dopo colazione. La domenica ci aveva sorpresi ancora addormentati a tarda mattinata, esausti dopo la serata con Sonia eravamo rimasti a letto a lungo nel dormiveglia. Subito dopo colazione ci ritrovammo ad oziare sul divano mentre, distrattamente, ascoltavamo cosa ci propinava il televisore. Claudia pareva aver notato il mio stato, sfogliando una rivista lanciava continuamente occhiate nella mia direzione: un silenzioso invito a parlare.

Presi fiato ed iniziai a domandarle maggiori informazioni sulla ragazza della sera prima: Sonia.

Sai, Sonia &egrave una ragazza molto carina ‘ ma ‘ ecco, mi pare un po’ strana. Meglio direi “particolare”. ‘ introdussi in questo modo banale l’argomento.
In che senso “strana”? ‘ domandò Claudia abbassando sul seno la rivista.
Non &egrave facile da spiegare! Sono le contraddizioni che dominano in lei a farla apparire costantemente fuori luogo o perfettamente ambientata in ogni situazione. Tieni presente che ho avuto la fortuna di conoscerla in un’occasione molto particolare, ma ho notato in lei questi contrasti. Dei disaccordi armonici che la rendono molto interessante ed attraente. ‘ continuai
Capisco cosa vuoi dire. Tutti notano questo suo aspetto ‘, infatti, tutti tentano inevitabilmente di renderla “coerente” senza capire che lei &egrave coerente così! ‘ mi rispose lei complicando ancora di più la mia mente.
In che senso lei &egrave coerente così?
Nel senso che lei &egrave così! ‘ disse Claudia sorridendo.

Claudia aveva voglia di giocare. Avrei dovuto lavorare a lungo per arrivare farle descrivere le sue emozioni della sera precedente. Pensavo che partendo da Sonia sarei giunto facilmente al punto, ma mi sbagliavo. Decisi di approfondire la mia conoscenza della sua amica venni così a conoscere alcuni aspetti di quella ragazza che me la fecero apparire sempre più interessante.

Sonia intendeva il rapporto di coppia come esclusivo, a differenza di Claudia non avrebbe mai cercato di soddisfare i suoi sensi al di fuori del rapporto con il suo uomo, anche se amava profondamente i giochi trasgressivi. Come la mia compagna aveva provato molteplici combinazioni d’amplesso ed era alla costante ricerca di una maliziosa situazione trasgressiva in grado di donarle un’eccitazione sempre nuova. Amava ogni coinvolgimento erotico, le piaceva giocare con il suo corpo eccitando sia gli uomini sia le donne e non aveva limiti: una volta in preda all’esaltazione erotica andava sempre sino in fondo. Era in grado di assumere qualsiasi ruolo; poteva essere sottomessa o dominatrice, dedicarsi ad un uomo o ad una donna indifferentemente. Il suo concetto di coppia le aveva sempre impedito d’esprimersi, la naturale fedeltà verso il suo uomo l’appagava quanto la trasgressione, se non fosse stato per due tradimenti subiti non avrebbe mai espresso a fondo la sua sessualità.

Claudia continuava a raccontare di lei. Questo non appagava la mia sete di sapere ma stuzzicava la curiosità, Sonia era una donna dai moltissimi aspetti e tutti molto interessanti. Secondo la mia compagna quello che la eccitava oltre la norma era il mettersi in mostra, il farsi guardare, dagli altri. Le piaceva sentirsi gli occhi addosso mentre esprimeva il massimo del suo erotismo, in quelle occasioni faceva l’amore con tutti i presenti e non solo con l’uomo, o la donna, di turno. La sua era una forma d’esibizionismo ristretta solo all’ambito del rapporto sessuale. Si vestiva sempre elegantemente, con generose porzioni del suo corpo esposte nel modo giusto, ma per il piacere che provava ad indossare un bel vestito, non per farsi notare. Gli occhi gli voleva addosso solo quando era impegnata in un rapporto. Le bastava questo per godere, infatti, raramente si concedeva alle attenzioni di due uomini contemporaneamente. Li voleva presenti, anche più di due, ma solo uno per volta contro il suo corpo. A differenza di Claudia, la quale amava sentire il calore fisico di più uomini, Sonia cercava il coinvolgimento cerebrale.

Claudia sottolineò queste sue affermazioni con un esempio: una delle storie finite male, Sonia, l’aveva avuta con un proprietario di un albergo della riviera ligure. Scoperta la sua infedeltà, lei lo aveva lasciato immediatamente senza ascoltare le sue preghiere e le richieste di perdono.

&egrave una donna determinata. ‘ disse Claudia ‘ Pensa che, per vendicarsi di lui, prenotava ogni settimana una camera nel suo albergo, per i fine settimana, e ci portava sempre un uomo diverso. La storia &egrave andata avanti a lungo, sino al giorno in cui si &egrave accorta che lui iniziava a soffrire di meno ogni volta che la vedeva con un altro. Il bello &egrave che sceglieva sempre una camera con la finestra sul lato interno, allo stesso piano ed in faccia a quella del suo ex. Tutte le notti lasciava questa finestra aperta in modo che lui potesse vederla impegnata in giochi erotici sempre più spinti.
&egrave in quest’occasione che si &egrave accorta d’eccitarsi enormemente con la consapevolezza d’essere osservata, spiata, da un altro uomo. Godeva della vendetta ma più ancora del fatto di esibirsi. Da allora ha sempre cercato situazioni come queste. Infatti, avrai notato che ieri sera faceva di tutto per consentirmi di vedere bene cosa le stavi facendo!

Claudia fece una pausa per riprendere fiato e per consentirmi d’assimilare le nozioni appena apprese su Sonia. N’approfittai per introdurre il tema che mi stava più a cuore.

Sì, ho notato il suo modo di porsi di fronte a te. Ora, però, vorrei sapere cosa hai sentito e provato tu.
Sai mi sono immaginato, almeno ci ho provato, i tuoi pensieri e le sensazioni che potevi provare ieri sera; ma vorrei che tu mi raccontassi!

Malizioso. Ti senti malizioso ‘sta mattina, vero?!
No, cio&egrave ‘ un po’!
Vorrei proprio sentire dalla tua voce cosa hai sentito ieri sera.

Tu cosa pensi che io abbia provato? ‘ domandò Claudia giocando con la mia curiosità e con una crescente eccitazione nata dal discorrere di certi argomenti.
Non vale! La domanda l’ho fatta io a te. Inoltre sei stata tu ad organizzare la serata ‘ senza dubbio lo hai fatto con uno scopo preciso e ‘ mi piacerebbe conoscerlo!

Claudia rimase in silenzio per un tempo che mi parve infinito. I suoi occhi vagavano per la stanza sfuggendo i miei mentre le mani s’intrecciavano in figure sempre più complesse. Ormai la conoscevo bene, almeno credevo di conoscerla, quindi non colsi in quell’atteggiamento la difficoltà che provava in quel momento. Stava per confessarmi un suo aspetto a me ancora sconosciuto, un particolare di lei che non avrei mai sospettato.

Volevo soffrire! ‘ sussurrò Claudia.
Soffrire? ‘ le domandai stupito.
Sì, soffrire. Rodermi nella gelosia, affannarmi nel mio stato di prigionia, agognare il tuo corpo che in quel momento usavi con un’altra. Provare l’umiliazione di vederti riempire un’altra donna, invadere il suo ventre davanti a me; desiderare d’essere al suo posto e subire il fatto di non esserlo. Sentire le manette stringere i polsi mentre cercavo la libertà ‘ subire &egrave l’unica parola giusta, quella che rende chiaro ciò che cercavo.

Le parole uscivano dalla bocca di Claudia come un fiume in piena, non prendeva neppure il fiato e continuava a formulare i suoi pensieri. Pareva in preda ad un estasi fabulatoria, in quel momento si liberava di un peso tenuto dentro per troppo tempo.

So che tu non mi puoi capire. Non &egrave un offesa, credimi!
Mi hai raccontato più volte cosa provi tu quando sono io ad intrattenere altri uomini ‘ per me &egrave diverso. Vedere te con Sonia &egrave un emozione dolorosa, molto dolorosa ‘ ma molto piacevole.

Quel dolore che sta al confine col piacere, una sofferenza in grado di darti forti emozioni quanto il puro piacere. In fondo il dolore non &egrave altro che il piacere visto dall’altra parte.

Non ti aspettavi questo mio aspetto. Lo vedo nei tuoi occhi!

Ti ho nuovamente stupito!

Mi piace soffrire, a volte, ma il dolore deve essere generato in modo da corrispondere alla mia fantasia erotica di quel momento. Come vedi tutto gira intorno al sesso ed al piacere. Solo che io, forse grazie al fatto che sono una donna, so godere anche con il dolore.

Aspetta ‘ fammi finire!

Un dolore non fisico, sia chiaro!

Se &egrave fisico deve essere molto limitato, come quelle manette ad esempio .. nulla di più. &egrave la mente che deve subire l’attesa, il desiderio non soddisfatto, l’umiliazione, la violazione delle sue attese.

Capisci?

Forse! ‘ me la cavai con un enigmatico forse, una risposta tipicamente maschile.
Devi capire! O meglio, devo aiutarti a capirlo, poiché a me piace questo tipo di dominazione sottile e cerebrale ‘ non sapevo come spiegartela, ho pensato di dartene un esempio.
Ok ‘ ci lavorerò sopra. ‘ speravo di cavarmela così, tentavo di prendere tempo per assimilare il tutto ma lei insistette.
Non &egrave una risposta! Risparmiati le frasi di circostanza, almeno con me! Lo so che la tua mente malata al pari della mia sta già elaborando possibili strategie per farmi godere sempre di più. Lo sai che ti amo anche per questo!
La butti sul sentimentale?
Scemo!
Fammi elaborare questa novità. Sinceramente non lo avrei mai sospettato questo tuo aspetto. Come al solito sei piena di sorprese: ti amo anche per questo. ‘ dissi rifacendole il verso.
Ancora più scemo! ‘ disse lei ridendo.
Vediamo! ‘ ti piace, a volte quando non vuoi dirigere tu il gioco, sentirti presa, dominata e vittima di ogni mio desiderio, anche il più umiliante per te. Dico bene?
Sì!
Vuoi godere del desiderio, della voglia d’essere presa, penetrata, e portata verso l’apice del piacere ‘ ma senza che questo accada.
Sì!
Vuoi essere “usata”!
Sì! Ti prego “usami” ora!

Così dicendo Claudia abbandonò la rivista in terra e si sollevò in ginocchio sul divano, quindi mi salì a cavallo. La vestaglia da notte che ancora indossava non lasciava molto da scoprire e presto ebbi la sua pelle sotto le mani. Era calda e morbida, aveva ancora addosso il profumo del sonno ed un tenero languore che contrastava con i movimenti del suo pube. Mi baciava teneramente mentre strofinava vogliosa la vagina sui miei boxer.

Vuoi essere presa? ‘ le domandai a fatica
Sì, prendimi ora! ‘ rispose lei sfiorando le mie labbra.
Vuoi essere umiliata ‘ trasformandoti nell’oggetto del mio piacere?
Oh! Sì! Ti prego! ‘ Disse ansimando.

In realtà stavo tentando di prendere tempo. A differenza di Claudia, la quale raggiungeva il culmine della sua potenzialità sessuale al mattino, io mi attivavo verso il tardo pomeriggio. Questa discrepanza d’orario non ci aveva mai impedito di trarre il giusto piacere dai nostri rapporti, ma in questo caso dovevo sforzarmi d’attivare la mia naturale perversione con grande anticipo. Lei mi conosceva e sapeva di non doversi aspettare il massimo da me a quell’ora; il suo piano era di portarmi a conoscenza dell’aspetto masochistico della sua sessualità, non prevedeva un’immediata realizzazione.

Comunque qualcosa dovevo inventarmi. Sul momento tutto quello che riuscivo a fare era godermi il suo corpo tra le mani, ascoltare con i palmi le dolci onde prodotte dai suoi fianchi, respirare il suo profumo e analizzare con cura i movimenti del pube contro il mio membro. Mi piaceva quella situazione ed ero tentato di penetrarla subito, godermi l’amplesso che sarebbe seguito ed esploderle dentro. Nulla di più! Però volevo dimostrarle che qualcosa avevo appreso dal suo discorso sul dolore dell’attesa e sulla trasformazione in oggetto. Inoltre dovevo staccare il mio cervello in modo da non subire l’influsso negativo della delusione provata una volta venuto a conoscenza dei reali motivi che l’avevano spinta ad invitare Sonia, così diversi dai miei quando la spingevo tra le braccia di un altro uomo. Io volevo vederla godere, lei voleva sentire dolore. La stessa differenza che c’&egrave tra altruismo ed egoismo. Se io cercavo principalmente il suo piacere lei cercava una forma, forse perversa, del proprio piacere. Nulla aveva detto del mio piacere con Sonia, la sera prima, se non che aveva generato in lei quelle forti emozioni contrastanti e dolorose: quelle che cercava. In cosa differiva, allora, Claudia da Laura, la mia ex?

Tutte e due trasgredivano per il proprio piacere, il mio veniva come sottoprodotto desiderato ma non necessario. Ero io che dovevo saper trarre piacere dalle loro trasgressioni in modo aiutarle, supportarle, giustificarle ed incitarle; in caso contrario loro avrebbero trasgredito lo stesso, forse con meno gusto, ma lo avrebbero fatto comunque. Chi era a questo punto l’oggetto?

Claudia voleva sentirsi tale, ma non s’accorgeva che anche ora chiedeva a me d’essere l’oggetto del suo piacere. Un oggetto pensante e creativo ma pur sempre un coautore dell’obbiettivo principale: il loro piacere. Ora avrei dovuto trasformare l’oggetto che io rappresentavo nel fruitore dell’oggetto che Claudia voleva incarnare, essendo ben conscio della diversa realtà.

Ma cos’&egrave reale?

Il mio punto di vista o quello della mia donna?

Mi odio quando faccio così, la tentazione &egrave di prendere a testate un solido muro in modo da bloccare le rotelle impazzite nel loro vorticoso moto. Impedire, quindi, ai due neuroni solitari d’incontrarsi per generare questi pericolosi pensieri.

Dal discorso sugli oggetti e la loro reale dislocazione all’interno della nostra coppia nacque una forma di rabbia blanda ma incontenibile. Quel sentimento ostile verso di lei mi stava, in realtà, aiutando ad assumere l’identità che lei s’aspettava da me. Non me ne resi conto subito, come al solito, ma lei m’aveva caricato al punto giusto per farmi diventare un utilizzatore d’oggetti.

Guardavo fisso il suo seno nudo sotto la vestaglia che lo ricopriva solo in parte, attirato dalla macchia scura dei capezzoli: si muoveva spinto in avanti dal respiro e ondeggiava dall’alto al basso seguendo armonicamente le mosse delle anche. Era così che si muoveva quando faceva l’amore. Scesi con gli occhi sul ventre, in quel momento, completamente incavato, richiamato da lei in tale posizione nel tentativo di colmare il vuoto che sentiva dentro di esso. Il gioco di ombre generato dalla vestaglia aperta amplificava i suoi movimenti nascondendo nel buio il pube. Potevo facilmente proiettare quelle immagini completandole nella mia fantasia, Claudia stava già facendo l’amore con me: si muoveva come se mi avesse già dentro ed anche i suoi gemiti avvaloravano questa sensazione. Tutto questo era indice della sua voglia, evidentemente la serata appena trascorsa l’aveva lasciata con molti desideri insoddisfatti, con il ventre vuoto.

Era sempre più disinibita e lasciva, non intendeva andare oltre nelle sue iniziative ed aspettava che fossi io a prendere in mano il membro per guidarglielo dentro. Pensai d’accontentarla, la rabbia si mischiava con la voglia e la delusione con il desiderio. “Adesso t’impalo!” pensai mentre spingevo verso il basso i miei boxer con violenza e puntavo il pene verso di lei. Claudia gemette di sollievo mentre si sollevava quel tanto necessario a consentirmi di puntarla per bene, quindi iniziò a scendere su di me. Scivolai dentro di lei quasi risucchiato dal suo corpo; era umida e calda, incredibilmente dilatata. Claudia reclinò la testa all’indietro e spinse il seno verso di me scendendo sino in fondo, sin quando sentì d’essere arrivata contro i testicoli, allora aprì ancora di più le gambe iniziando allo stesso tempo a muovere ritmicamente le anche. Mi piaceva sentirla così premuta contro di me e così “intorno” a me, le appoggiai le mani in vita e la lasciai muovere come voleva. Dovevo combattere con la tentazione di crogiolarmi nella passiva contemplazione del piacere che lei generava in me attraverso tutto il suo corpo ed il bisogno di sfogare la rabbia che era montata dentro di me.

Scivolai con le mani sui glutei afferrandoli con forza, stringendoli e dilatandoli come piaceva a lei. Claudia, supponendo un mio intervento più attivo nell’amplesso, sospirò rumorosamente e amplificò l’ampiezza delle sue evoluzioni, ma la mia intenzione era un’altra: la sollevai da me sin quando non fui fuori, con suo grande disappunto. La spinsi delicatamente in fondo sulle mie ginocchia quindi le aprii in modo da farle allargare le gambe. Lei mi guardava ansiosa e stupita, certo non s’aspettava che io la interrompessi. Ricambiai il suo sguardo tentando di mantenere un’aura d’impassibilità ma non era facile, il corpo di Claudia mi attirava con una forza più intensa della rabbia che covavo dentro. Lei non parlava, non ne aveva bisogno, il suo corpo ansimante parlava per lei. Avvicinai una mano al pube per accarezzarle la morbida peluria poi le infilai un dito dentro spingendolo più che potevo. Tra i suoi sospiri le domandai:

Vuoi qualcosa di più grosso qui dentro, vero?
Ridammelo! ‘ mi pregò lei.
Ma ‘ non volevi “soffrire”?
Non ora, ti prego, ridammelo! ‘ disse mentre tentava di riconquistare la posizione di prima.

La trattenni lontana da me, lottando con i suoi tentativi d’avvicinarsi. Claudia usava degli espedienti illeciti per convincermi a prenderla senza attendere altro tempo: ammiccava con gli occhi mentre spingeva in avanti il pube, esponendo in tal modo la vagina aperta e lucida di umori; tentava di baciarmi ma io resistevo. Ora che un idea s’era finalmente affacciata alla mia mente non resistevo più al desiderio di realizzarla. Spostai, quasi in malo, modo la mia donna; lanciandola sul divano al mio fianco, quindi mi alzai in piedi. Lei mi lanciò uno sguardo interrogativo ma subito la rassicurai, dicendole che sarei tornato presto con una sorpresa e la pregai di non lasciar attenuare la sua eccitazione. Dopo essermi sistemato alla meglio la biancheria che lei aveva spostato nella foga di prendermi dentro mi diressi subito in cucina per verificare se disponevo di tutto quello che mi occorreva. Soddisfatto del risultato di questa esplorazione preventiva corsi in camera per procurarmi un preservativo. Tornato in cucina presi il panetto di burro dal frigorifero, alla meglio tentai di dargli una forma vagamente cilindrica. Il calore delle mie mani era sufficiente a modellarlo e presto riuscii nel mio intento, soddisfatto della mia opera infilai il cilindro nel profilattico che in seguito annodai per bene dopo averlo srotolato tutto. Osservai la mia creazione: non era del tutto soddisfacente ma, premendo verso la punta riuscii a formare un rigonfiamento di diametro opportuno. Infilai la mia opera nel congelatore per compensare il calore che il burro aveva assorbito dalle mie mani e tornai in camera a prendere il resto. Mi procurai una sciarpa di seta nera, poi dopo averci pensato un attimo presi pure una sciarpa più lunga e di materiale meno pregiato. Passai dalla cucina per prendere la mia scultura e felice mi diressi in sala.

Claudia mi aspettava seduta in modo da esporre tutte le sue grazie, sicuramente aveva sistemato con cura la vestaglia in modo da scoprire le giuste porzioni del suo corpo senza, però, mostrare troppo. Nascosi dietro di me il nuovo fallo studiato per lei e m’avvicinai giocherellando con la sciarpa nera.

Lei sorrise a quella vista intuendo un gioco più complesso del semplice rapporto in cui sperava, porsi a lei la striscia di tessuto e le chiesi di bendarsi. Appena ebbe terminato la presi per le mani e la feci alzare in piedi, passai dietro di lei la legai in modo che non potesse muovere le mani. Claudia si lamentò quando strinsi forte il nodo, ma l’iniziale grido di dolore si trasformo presto in un gemito di piacere. Mi allontanai da lei in modo da poterla osservare nell’insieme: benché legata e bendata manteneva una dignità ed un’aria di sfida che la facevano apparire molto desiderabile. Mentre pesavo allo scherzo che avevo in mente trattenni a stento la mia ilarità, raggiunsi il divano posizionandomi come prima d’interrompere il nostro incontro, quindi appoggiai le mani suo suoi fianchi e la guidai nuovamente sulle mie ginocchia. Le seguì obbediente le mie mani e non protestò quando la mantenni lontana dal mio membro; ora il suo corpo era di fronte a me, completamente a mia disposizione. Iniziai ad accarezzarla dolcemente, dapprima sfiorando i suoi punti erogeni, poi sempre più mirato su di loro. Tastai il suo stato d’eccitazione penetrandola con un dito, l’attesa non l’aveva raffreddata, anzi la trovai ancora più calda di prima se mai era possibile. Tutto era pronto per iniziare il gioco, Claudia non proferiva parola: attendeva e basta, si godeva le mie mani sospirando e gemendo ogni volta che le procuravo un impulso di piacere.

Con la mano sinistra aprii le sue grandi labbra mentre con la destra impugnavo, con molta attenzione, il fallo che avevo creato per lei. Claudia intuì qualcosa; le mie mosse preludevano una penetrazione e lei si dispose in modo da facilitarmi, assumendo una posizione che la faceva apparire quasi sfrontata nell’esposizione del suo corpo. Spinsi l’oggetto dentro di lei, dapprima lentamente temendo di deformarlo nello sforzo, poi con più forza penetrandola con tutta la lunghezza. Lei sospirò di sollievo più che di piacere, finalmente sentiva soddisfatto il suo desiderio. La lasciai sistemarsi al meglio poi iniziai a muoverlo dentro di lei, lo tiravo fuori e quindi lo riportavo dentro, avendo cura di non lasciarlo troppo dentro il suo ventre, temevo che il calore sciogliesse il burro al suo interno troppo presto. Claudia iniziava a godere, il suo desiderio era tanto intenso da spingerla subito verso il piacere. Io l’aiutavo con l’altra mano, stimolando le labbra intorno al fallo artificiale senza trascurare il clitoride. Oramai conoscevo bene il suo corpo e sapevo cogliere dal respiro, dai movimenti del ventre, dai suoni emessi dalle labbra, il suo stato. Riuscivo a stabilire esattamente quanto le mancasse per raggiungere l’orgasmo. Quello che non sapevo era la durata allo stato solido del burro sottoposto al calore crescente nell’interno di quel corpo che stava fremendo davanti a me, dovevo fare in modo che durasse sino al punto che mi ero prefissato. Era più questione di fortuna che di calcolo, quindi lasciai all’istinto il compito di guidare la durata della permanenza del fallo in lei, e non mi sbagliai.

Claudia era sempre più concentrata, si muoveva determinata a raggiungere il piacere contraendo ritmicamente i muscoli del pube, al momento giusto allontanai la mano sinistra da lei interrompendo lo stimolo. Lei non protestò, ora le bastava l’oggetto che sentiva dentro per godere. Il burro, però, iniziava a risentire del calore emanato da quel corpo in piena estasi e stava inesorabilmente perdendo consistenza. Poco alla volta mi accorgevo che il fondo del profilattico si stava riempendo di liquido, quindi il diametro e la durezza del resto stava diminuendo. Claudia non se ne rese subito conto, infatti non accennava alcuna variazione al suo ritmo. Le mancava poco, poco ad esplodere, il suo corpo era ricoperto da un velo di sudore e lei ansimava sempre più forte, quando il fallo uscì da lei ridotto ad un palloncino informe ripieno di una sostanza lattiginosa. Lei tentò di muovere le mani ma era legata, con il pube cercò l’oggetto senza trovarlo. Non poteva godere a fondo senza qualcosa dentro. Provai un moto di compassione per lei e le liberai le mani, subito cerco le mie per guidare nuovamente dentro di se ciò che aveva prima. Non dimenticherò mai la sua espressione quando tastò il profilattico floscio tra le mie mani. Non riusciva a capire cosa fosse successo, continuava a premere l’oggetto stupendosi della sua consistenza. Il suo respiro non accennava a calmarsi. Era ancora guidata dall’istinto quando la sbendai, ora quella limitazione alla vista non aveva più senso, e grugnì disperata appena vide cosa tenevo tra le mani.

Ma cosa &egrave questa roba? ‘ mi domandò
Burro! Burro ricoperto di lattice. &egrave con questo che ti ho penetrata. Bello no?
Ma ‘ ?!
Non eri tu quella che voleva soffrire nel desiderio, nell’attesa?
Ma ‘ ?!
Cosa si prova a mancare un orgasmo per così poco?
No! Non puoi farlo!
Sì, invece. Me lo hai chiesto tu ‘ con l’aggiunta dell’umiliazione.

Claudia mi fissava incredula. Pareva non riuscire accettare quello che le stava accadendo, eppure era il suo desiderio!

Forse mi ero sbagliato, avevo interpretato male le sue parole?

Non era così che amava “soffrire”?

Eppure, qualcosa d’indefinibile nel suo sguardo mi diceva che ero sulla strada giusta. Riposi con cura il profilattico pieno di burro, ormai inservibile, sul divano; studiai bene i tempi in modo da attirare la sua attenzione sulle mie mani, volevo non darle il tempo di pensare. Lasciai scivolare le mani sulle sue gambe salendo sino all’inguine, molto lentamente, assaporando la sua espressione d’attesa e speranza. Raggiunsi nuovamente la vagina intrufolando un dito tra le labbra per masturbarle, Claudia gemette mentre contraeva forte tutti i muscoli del corpo in uno spasmo di piacere, poi tentò in ogni modo di convincermi ad infilarle almeno un dito dentro quella caverna umida e vogliosa. Strofinava il pube contro la mia mano lanciando un messaggio inequivocabile, più volte tentò di afferrare il mio membro ma la respinsi sempre. Alla fine l’accontentai, la penetrai con due dita e le ruotai al suo interno in modo da spingere con forza la dove sapevo avrei generato un forte piacere. Lei mugolò e portò il viso verso di me per baciarmi.

Succhiamelo! ‘ la mia non era una dolce richiesta ma un ordine.

Claudia si bloccò all’istante, percepii chiaramente la sua vagina contrarsi intorno alle mie dita, poi lentamente scivolò giù dalle mie ginocchia per sistemarsi ai miei piedi. Appena fu in posizione liberai il membro dai boxer e lo tenni puntato verso le sue labbra. Claudia appoggiò le mani sul divano e scese con la bocca aperta su di me. Me lo ingoiò subito ed iniziò il suo solito movimento con la lingua. Succhiava, aspirava, leccava il glande, scorreva con le labbra tutta la lunghezza ‘ mi faceva impazzire di piacere. Non potevo resistere a lungo a quello stimolo, sentivo il piacere montare irrefrenabile. La situazione in cui avevo messo la mia donna m’eccitava più del solito e non riuscivo più a contenermi; riuscii solo a dirle, con un tono di voce secco più di quanto volessi: “in faccia!”. Claudia sollevò lo sguardo verso di me, poi lasciò uscire il membro dalla bocca e si limitò a leccare sotto il glande mentre lo teneva stretto tra le mani. Lei assunse un’espressione di profondo piacere, del tutto inaspettata, mentre la lingua continuava a stimolarmi senza tregua. Finalmente sentii il piacere partire verso la sua vetta e subito dopo esplosi tutto ciò che avevo dentro su di lei. Il primo getto non riuscii a vederlo, la forte sensazione di piacere mi aveva fatto chiudere gli occhi, poi con grande sforzo riuscii ad aprirli in tempo per vedere le successive spruzzate di sperma colpire il viso di Claudia. Lei non si era ancora fermata, durante tutto il mio orgasmo continuava a leccarmi, in questo modo il mio seme s’era allargato dappertutto: sulle guance, sul naso, le ciglia, sulla lingua e nella bocca; ora iniziava a colarle giù dalla gola, molto lentamente e lei continuava a leccare. Quando fu sicura che non c’era più niente in me m’ingoiò nuovamente a fondo e succhiò forte mentre scorreva il pene con le mani come per mungermi anche le ultime gocce. Ero combattuto tra sensazioni contrastanti provenienti dalle mia parti basse: il forte piacere provato mi spingeva al languido rilassamento con conseguente afflosciamento del pene, ma il comportamento della mia donna e la consapevolezza del suo stato di desiderio mi spingevano ad eccitarmi nuovamente. Il pene, nel dubbio, rimase a metà. Né completamente eretto né finalmente rilassato. Il problema fu che Claudia intese quella mia semi erezione come un sintomo di voglia insoddisfatta e continuò imperterrita a succhiarmi. La sensazione che provavo era quasi dolorosa, il glande, reso sensibilissimo dal recente orgasmo, coglieva le sue labbra amplificandone all’estremo lo stimolo. Era troppo intenso quello che provavo, ma non riuscivo a parlare, ad ordinarle di smettere. La mi stessa posizione, completamente spinto contro lo schienale del divano, m’impediva di fuggire da lei. Mi contorcevo dimenando il bacino, ma Claudia intese questo come un profondo apprezzamento della sua opera e continuò sempre più intensamente. Provavo un piacere stranissimo, intenso sino al dolore ma stuzzicante nella sua novità, sin che Claudia strinse forte le labbra sul glande e tentò d’intrufolare la lingua dentro, allora provai una fitta di puro dolore. Immediatamente lei addolcì la presa e mi fece nuovamente provare piacere, mi rilassai all’istante e mi godetti il suo morbido stimolo. All’improvviso percepii i suoi denti strisciare sul glande, guardai meglio e constatai che era proprio così: una profonda sensazione d’orrore s’impadronì di me a quella vista. Potevo fuggire da lei, potevo allontanarla di forza, ma sapevo dentro di me che mai nulla di male mi sarebbe arrivato da lei e rimasi fermo ad ascoltare il leggero dolore che mi procurava. Claudia sorrise soddisfatta, aveva intuito i miei pensieri, quindi mollò la presa dei denti per scorrere il punto morso solo con le sue morbidissime labbra, continuò così sino a procurarmi un nuovo e piacevolissimo orgasmo. Un piacere che m’esplose nella testa tanto intenso che temevo di impazzire dal dolore. Bevuto il poco succo uscito in questa ripresa si sollevò in piedi dopo avermi baciato sul petto e mi disse:

Adesso hai capito cosa voglio?

Non riuscivo a parlare tanto ero ancora sconvolto da quello che m’aveva fatto, sentivo un languore stranissimo dentro di me, diverso dal solito. Mentre mi crogiolavo in quella sensazione lei di distese sul divano per pormi la testa in grembo e rimase lì sin che non mi ripresi. Quando riuscii a parlare finalmente le risposi.

Credo di sì. Il problema &egrave che non saprei proprio come farti provare tutto questo!
Non ti preoccupare, ho fiducia nella tua perversione! ‘ disse lei sorridendo.

Tornai al mio silenzioso languore mentre pensavo come potevo renderle tutto ciò che m’aveva appena dato. Innanzi tutto, considerando fatto che lei non aveva raggiunto alcun orgasmo durante questo incontro, decisi di lasciarla così, senza la sospirata conclusione; quindi chiusi gli occhi e mi assopii gratificato dal calore emanato dal suo corpo.

In realtà non dormivo, pensavo a possibili scenari di depravazione e feci il punto di ciò che avevo appreso. Claudia si era spiegata benissimo, voleva provare un dolore tanto sottile da poter essere trasformato in piacere nella sua mente, in pratica il dolore diveniva una nuova forma di stimolo sessuale per lei. Questo patimento doveva nascere prima nella mente, grazie ad una situazione adatta, ed in seguito sarebbe dovuto derivare da qualche stimolo fisico, ma molto blando. Non era per niente facile da organizzare!
Nel primo pomeriggio, approfittando di un suo lungo bagno nell’acqua caldissima, telefonai a Sonia, sul momento non mi venne in mente un complice migliore di lei.

La ragazza intuì subito quello che volevo, in fondo conosceva Claudia da molto tempo prima di me, e mi propose immediatamente tutta una serie di possibili situazioni atte a soddisfare la mia donna. Sonia mi stupiva sempre di più ed allo stesso tempo iniziava a piacermi molto. Mi resi conto di immaginarmela come l’avevo vista la sera precedente e il suono della sua voce, che raccontava i possibili piaceri di Claudia, mi stava eccitando. Dovemmo concludere presto la telefonata, non potevo correre il rischio d’essere scoperto dalla mia donna mentre le organizzavo un gioco come questo. Rimanemmo comunque d’accordo di vederci quella stessa sera, sia io sia lei desideravamo rivederci presto. Claudia uscì dal bagno senza sospettare nulla ed io non le prospettai di certo il programma della serata. Il pomeriggio trascorse tranquillo tra le pagine di un libro e della buona musica, fuori pioveva ed il clima non invitava ad uscire; in ogni caso tutti e due sentivamo il bisogno di non fare assolutamente nulla per qualche ora.

Cenammo leggeri, un pasto preparato con cura ma povero di portate, sfizioso senza essere eccessivo: l’ideale per predisporre il corpo ad un dopocena dedicato ai sensi. Al termine mi alzai per ripulire il tavolo dai resti, appena m’incominciai Claudia tentò di fermarmi dicendo di lasciare a lei l’incombenza visto che io avevo già cucinato. Continuai imperterrito nel lavoro iniziato senza badare alle sue parole, alla sua successiva offerta di occuparsi del lavoro le dissi, con voce secca e tendenzialmente autoritaria, d’andare in camera a cambiarsi e d’indossare quello che avevo preparato per lei sul letto. Lei mi fissò per un istante nel tentativo di cogliere qualcosa dal mio sguardo, poi si diresse camminando con calma verso la camera. La osservai sin quando sparì dietro l’angolo, camminava decisa senza mai voltarsi indietro per cercare qualche spiegazione. Mi piaceva molto questo sua aspetto e mi gratificava la fiducia in me che dimostrava in queste occasioni. Terminai il mio lavoro poi l’attesi in sala. Quando arrivò da me indossava l’accappatoio ed il viso dimostrava la cura che aveva dedicato al trucco.

Hai freddo? ‘ le domandai.
No, non in modo particolare.
Vorrei sapere cosa devo mettere qui sopra, se vuoi uscire ‘ o vuoi rimanere in casa?

Fammi vedere come stai.

Claudia sciolse l’accappatoio, lo aprì per farlo scivolare dalle spalle e rimase ferma per consentirmi di vedere.

Lascialo cadere del tutto!- le ordinai rivolto all’accappatoio.

Lei obbedì sensualmente, rimanendo finalmente con indosso solo quello che avevo previsto io: le calze nere, ed una gu’piere nera molto alta invita e chiusa sul davanti da un gran numero di lacci, molto sensuale, e nient’altro. La adoravo quando indossava quella biancheria, il taglio della gu’piere valorizzava i suoi fianchi stringendole le vita e spingeva in alto il seno facendolo apparire ancora più grosso e prorompente. Le ordinai d’avvicinarsi, forse pensava che avevo intenzione di far l’amore subito, quindi camminò verso di me con un andatura sensuale e maliziosa. Purtroppo la mia intenzione era solo quella di ripiegare all’interno delle coppe il tessuto che copriva le mammelle, per scoprire del tutto ogni suo punto erogeno. Claudia mi lasciò fare mentre un espressione innocente si delineava sul suo viso. Trovavo estremamente eccitante il contrasto tra quel suo atteggiamento e la biancheria che indossava: l’innocenza che spariva nel pizzo nero della gu’piere trasformandosi in malizia sui suoi fianchi.

L’allontanai da me per poterla osservare meglio, le indicai quali posizioni assumere; come porre le gambe, le mani e come angolare il busto. Le feci cambiare più posture come se i miei occhi fossero l’obiettivo della macchina fotografica di un professionista. Claudia, quella sera, doveva appagare tutti i miei sensi, iniziando dalla vista.

Era lei, in fondo, a chiedere d’essere usata per il mio piacere!

Sembrava una cosa facile soddisfarla, ma pensate ad un sistema per far sentire un umile oggetto una donna che della trasgressione ha fatto ragione di vita!

Nei suoi giochi la forza dominante era stata la ricerca del piacere, sotto ogni forma in cui si manifestasse. Sino ad oggi aveva ottenuto il puro piacere fisico condito da una ricercata eccitazione nata dalle situazioni che sapevamo creare. Pensai, quindi, come prima cosa di eliminare il suo piacere questa volta. Se lei voleva sentirsi un oggetto, ebbene gli oggetti non godevano.

Già, ma questo lo avevo già sperimentato al mattino!

Ordinavo a lei come muoversi mentre pensavo a cosa farle.

Quando ritenni che il gioco era durato troppo mi alzai in piedi e la condussi in camera. Lei mi seguì senza protestare nemmeno quando le dissi di prendere una delle sedie della cucina, quindi le ordinai di posizionare la sedia davanti al letto e di sedercisi sopra. Lei obbedì.

Cosa mi vuoi fare? ‘ mi domandò con la voce già rotta dall’eccitazione.
Legarti, per ora! ‘ le risposi con la voce un po’ troppo dura, chiaramente artificiale.
Fammi quello che vuoi! Solo una cosa ti chiedo ‘ non ti fermare solo perché mi vedi soffrire!

Dopo quella frase il mio membro stava per esplodere, se non mi fossi trattenuto avrei avuto un orgasmo solo guardando i suoi occhi. Era incredibile il potere che la mia donna aveva su di me, più tentavo di dominarla più mi accorgevo di quanto fosse grande lei.

La costrinsi a portare le mani dietro la sedia e la ammanettai in modo che la catenella girasse intorno alla struttura della sedia. Ora per Claudia era impossibile muovere le mani o sollevarsi, poteva però aprire le gambe e muovere bene il pube spingendolo sin sull’orlo della seduta. Mi sedetti sul letto per osservare meglio i dettagli della scena, pensai di legarle pure le caviglie una per gamba anteriore della sedia. Sì, l’idea era buona, lei sarebbe stata in grado di aprire di più le gambe se avessi desiderato penetrarla, ma non avrebbe potuto chiuderle completamente per sentirsi meno esposta e più protetta. Legai le sue caviglie con una nastro recuperato da un pacco regalo, prestai la massima attenzione a non stringere troppo ma quel tanto sufficiente a farle sentire i legacci. Il dolore fisico non era contemplato nel nostro gioco. Una volta terminato il mio lavoro non resistetti più alla tentazione e mi posi dinanzi a lei con le gambe aperte e armeggiai per tirare fuori il mio membro. Una volta raggiunto lo scopo lo presentai alle sue labbra ordinandole di succhiare. Claudia obbedì solerte, aprì la bocca e si lasciò spingere dentro il pene sino in gola, mi mossi come se mi trovassi in un’altra parte del suo corpo stuzzicato dalla lingua. Era piacevolissimo quello che mi faceva e non mi sarei fermato sino alla fine se non avesse suonato il campanello. Era senz’altro Sonia che giungeva con un tempismo degno di lei. Mi ritrassi dalla bocca di Claudia e, senza darle il tempo di formulare la minima domanda, andai ad aprire. Mentre attendevo vicino alla porta mi sistemai alla meglio, era inutile tentare di nascondere la vistosa erezione quindi lascia che il membro spingesse contro i pantaloni in modo inequivocabile.

Sonia si affacciò alla porta con un sorriso che non mi aspettavo, era chiaramente felice di tornare nella nostra casa, evidentemente ne serbava un buon ricordo!

Questo &egrave l’amico di cui ti ho parlato al telefono. ‘ disse mentre mi presentava Davide, un ragazzo molto giovane ma con uno sguardo intenso, alto quasi come me e ben fatto.

Lui si presentò subito con un’ottima stretta di mano, non solo forte ma anche molto calda. Ottimo, era l’uomo che speravo lei portasse. Ormai avevo imparato a riconoscere i complici in grado di sviluppare a pieno la loro sensualità da un semplice gesto come la stretta di mano. M’informai se Sonia gli aveva spiegato cosa avevamo in mente e se aveva qualche idea originale atta a raggiungere lo scopo. Parlammo subito con una gran complicità sotto lo sguardo divertito di Sonia, ad un certo punto, incuriositi dalla sua espressione le domandammo cosa aveva da ridere.

Nulla, nulla! Solo ‘ lo sapevo che vi sareste subito trovati simpatici ed intesi a meraviglia. Sorrido sempre quando scopro di aver imparato a conoscere le persone!
In fondo era ora! ‘ rispose lei.

L’ilarità generale si smorzò di colpo quando lei si avvicinò a me per dirmi, a pochi centimetri dal viso, che era venuta qua per uno scopo preciso. Sensuale come non mai mi baciò aderendo completamente a me.

L’atmosfera si era riscaldata in un istante grazie alla esuberante sensualità di Sonia. Era chiaro che la ragazza intendesse ripetere l’esperienza con me della sera prima, infatti consigliò all’amico di andare in camera ad occuparsi dell’altra donna presente in quella casa.

A proposito, dov’&egrave Claudia? ‘ mi domandò Sonia.
&egrave legata ad una sedia vicina al letto! ‘ le risposi con aria di sufficienza, come se quella fosse una cosa normalissima.
Ma bravi! Iniziate senza di noi! ‘ si lamentò
Non abbiamo iniziato, l’ho solo preparata per la serata!
Quella ragazza inizia a sconvolgermi. Sai che non l’avrei mai detto che amava questo tipo di gioco erotico? Eppure, ieri sera, l’ho sentita eccitata come non mai ‘ ha sempre un buon sapore, vero?

Immediatamente si formò nel mio cervello l’immagine del viso di Sonia premuto nel mezzo delle cosce di Claudia che gemeva con il viso distorto dal piacere. Quel ricordo diede un forte impulso alla mia erezione che nel frattempo si era calmata, il singulto dei miei genitali fu colto dal ventre di Sonia premuto contro di me ed i suoi occhi s’illuminarono.

Davide?
Come d’accordo ora vai di la, non dirle nulla, non parlare con lei, dalle solo degli ordini. ‘ disse lei rivolta all’amico incitandolo ad andare.

Falle cosa vuoi, ma ricorda ‘ non deve godere troppo, non deve venire per ora! ‘ aggiunsi io.
Ed ora ‘ a noi due!- disse felice Sonia.

Lei si distaccò da me per togliersi la giacca che indossava, poi iniziò a sbottonare la camicetta aiutata da me.

Ma ‘ non dovremmo andare di là? ‘ le domandai.
Prima ‘ rinnova il ricordo che ho dell’altra sera, ti prego! ‘ sospirò Sonia.
Qui? Adesso?
Sì! Adesso.

Afferrai i suoi glutei per trascinarla sul divano, la sollevai nella foga di soddisfare il desiderio di prenderla nuovamente. Lei gemette per la stretta troppo forte delle mani, ma non mi fermò quando, una volta seduta, tentai di sfilarle la gonna. Lanciai la sottana sul divano e terminai di sbottonarle la camicetta aprendola completamente. Sonia non mi lasciò il tempo di denudarla completamente, sollevò il sedere e si sfilò gli slip da sola aprendo, poi, le gambe a me. Mi tuffai sulla sua vulva con il viso, volevo sentire ancora il suo dolce sapore prima di deturparlo con il mio. Mentre tentavo di penetrarla con la lingua sbottonai alla meglio i miei pantaloni per spingerli giù con violenza, quindi liberai il membro. Appena lo ebbi in mano mi sollevai per posizionarlo la dove prima stava la lingua. La ragazza sospirò felice appena lo sentì puntare sulla pelle e spinse in alto il pube invitante, insoddisfatta della sua naturale dilatazione si aprì con le mani in modo da facilitarmi la prima spinta dentro di lei. La penetrai senza esitazioni, senza alcun timore di farle male, il mio membro entrò senza alcuna fatica e spinsi sin che non potei più avanzare. Sonia rilasciò il fiato svuotando completamente i polmoni, poi inspirò a fondo prima d’iniziare a muovere circolarmente il bacino. Tentai di prendere il suo ritmo entrando in lei quando sentivo il suo interno chiudersi, allora spingevo forte dandole dei colpì tanto intensi da farla sobbalzare. Lei gemeva sempre più forte e ansimava urlando. Sapevo che non stava godendo tanto da giustificare quei suoni, il suo era uno spettacolo di soli suoni a vantaggio di Claudia nell’altra stanza.

Quando il piacere iniziò ad impadronirsi di lei inarcò la schiena spingendo in alto il seno, allora ne approfittai per farle saltare le coppe del reggiseno al di là delle mammelle liberandole. I suoi capezzoli, spettacolarmente turgidi, erano una calamita che attiravano le mie mani: ne presi uno tra indice e pollice per strizzarlo poi, timoroso di procurare del dolore a quel corpo dall’apparenza così esile, mi chinai per baciarli. In quella posizione, senza staccare le mie labbra dai capezzoli, feci scivolare una mano sotto i glutei della ragazza, quindi la spinsi sino a raggiungere il punto d’unione dei nostri sessi. Dilatai ancora di più le sue labbra sul contorno del mio pene e tentai di far scivolare un dito dentro di lei. Sonia questa volta urlò veramente di piacere e iniziò a muoversi in preda al orgasmo. Mentre godeva lasciai il seno per raggiungere la sua bocca, ho sempre adorato la stupenda sensazione ricavata dal baciare una donna mentre gode.

Sonia m’invitò a seguirla nel piacere, a lasciarmi andare in quel momento mentre ero dentro di lei. Ero molto tentato di soddisfarla, ma pensai che questo doveva avvenire ancora una volta sotto lo sguardo di Claudia. A fatica uscii da lei, vincendo la forte attrazione che il suo corpo aperto davanti a me esercitava sui miei sensi. Lei subito assunse un’espressione delusa, poi capì le mie intenzioni e sorrise mentre si sollevava. Mi richiamò ancora una volta a se per avere una lunga serie di baci, poi ci alzammo dal divano e mentre lei si slacciava del tutto il reggiseno io mi spogliai completamente. Sonia restò con indosso solo le calze autoreggenti, mi guardo per domandarmi se togliere anche quelle.

Le indossa anche Claudia, ma nere! Tienile ‘ ti fanno delle gambe stupende! ‘ le dissi.
Io ho delle gambe stupende! ‘ Sottolineò, fintamente stizzita lei ‘ poi so che a voi uomini piace sentire, con le mani o con i fianchi, la setosità della Lycra per trovare improvvisamente la pelle nuda, segno che la meta dei vostri sogni &egrave vicina!
Questa frase non mi &egrave nuova, lasciami indovinare chi te l’ha detta!
La tua donna, mio caro. Lo so che &egrave una frase tua e ‘ se hai notato, quando vengo da te indosso sempre le calze!
Sei una donna perfetta! Impossibile negarlo. ‘ la blandii
Come la tua donna che sta di là! ‘ aggiunse lei.
Hai ragione, andiamo a vedere come se la cava e a finire ‘ !
Quello che ho iniziato con te! ‘ terminò la frase al posto mio con un tono di voce e degli occhi in grado di procurare un orgasmo immediato.

Ci recammo in camera tenendoci per mano, ogni volta che l’avevo vicina mi impressionavo per la sua altezza!

Come entrammo volgemmo subito gli occhi verso Claudia, la vidi nel posto in cui l’avevo legata. Il ragazzo stava alle sue spalle, contro la sedia, e lei aveva la testa reclinata e rivolta completamente alla sua destra. Non capivamo cosa stesse facendo quindi avanzammo. A dire il vero l’espressione goduta di lui avrebbe dovuto metterci sulla buona strada. Il ragazzo aveva appoggiato il pene sulla spalla destra di Claudia e lei stava tentando in tutti i modi di raggiungerlo con le labbra, ma in quella posizione riusciva solamente a baciarlo e leccarlo. Stupenda e carica d’erotismo era quell’immagine, soprattutto a causa dell’espressione di piacere dipinta sul volto della mia donna. Insospettiti dal troppo godimento dimostrato da lei osservammo meglio la scena e capimmo cosa stimolava Claudia: aveva un fallo di gomma piantato per metà della sua lunghezza nella vagina e lei muoveva il pube in modo da spingerlo contro la seduta della sedia, nel tentativo d’infilarselo sempre di più.

Sonia si avvicinò a lei in silenzio, sino a quel momento Claudia non ci aveva ancora scorti tanto era concentrata:

Ti piace? ‘ le domandò Sonia.

Claudia rispose con un lungo mugolio affermativo.

Allora ‘ godi! ‘ la incitò Sonia con un tono di voce duro e determinato.

Mentre proferiva quelle parole, prese il fallo e lo spinse con forza dentro il ventre di Claudia facendolo entrare completamente in lei. Claudia gemette abbandonando il pene del ragazzo, raddrizzò la testa per poi spingerla indietro con la bocca spalancata. Sonia estrasse il fallo e poi lo spinse nuovamente in lei più volte con un espressione indescrivibile sul volto, pareva che partecipasse al piacere della mia donna. Appena si accorse che Claudia iniziava ad apprezzare troppo quello stimolo estrasse il fallo per portarlo all’altezza del suo viso quindi disse rivolta a lei.

Mi hai sentita godere, prima?
Sì! ‘ gemette Claudia ‘ ma continua, ti prego!
Mi ha fatto venire in un attimo ‘ e sai come?
Mi ha infilato un dito insieme al suo pene, mi ha sfondata!

Rimettimelo dentro o fallo mettere da lui ‘ la pregò Claudia.
No! Ora devi guardare mentre mi riempie un’altra volta! ‘ terminò Sonia, quindi si diresse verso il letto.

Eravamo in gioco e tanto valeva giocare bene. Andai verso Claudia e le posi il pene davanti alle labbra.

Lo senti il suo sapore? ‘ le domandai mentre entravo sin nella sua gola.

Mi rispose con un gemito.

Allora preparami affinché possa riempirla con una sola penetrazione. Succhia!

Claudia sollevò gli occhi verso i miei, quindi iniziò a scorrere il mio pene con la sua solita abilità. La lasciai fare sin che riuscii a reggere il forte stimolo che mi dava, sin quando lei poté percepire il sapore della prima fuoriuscita di seme annunciatrice dell’imminente orgasmo. La illusi di aver cambiato idea e di voler venire nella sua bocca. Sottrassi il membro dalla sua bocca e, tenendolo stretto con una mano, andai verso il letto. Sonia mi aspettava distesa con le gambe raccolte, aperte verso Claudia. Quando mi vide allargò anche le braccia invitandomi. Mi sistemai sopra di lei e la penetrai con un colpo secco tra i suoi gemiti d’approvazione, furono sufficienti poche mosse per raggiungere il pieno orgasmo. Contrassi i muscoli dei glutei e della schiena mentre pulsavo in lei dopo essermi spinto il più possibile dentro il suo ventre. Non riuscii a trattenere un urlo liberatorio, il corpo di Sonia e le labbra di Claudia m’avevano fatto sospirare tanto l’orgasmo da farmi perdere il controllo delle mie corde vocali. Al termine crollai sulla ragazza baciandola mentre lei mi avvinghiava con le gambe, trattenendomi dentro. Pareva intenzionata a non lasciarmi più uscire e muoveva ritmicamente il pube come se stessimo iniziando un amplesso piuttosto di averlo appena concluso. Era comunque una sensazione piacevole quella che mi dava e non feci nulla per andarmene. Rimanevo dentro di lei e la baciavo mentre ascoltavo il suo corpo muoversi sotto di me, percepivo chiaramente l’interno della vagina, il bacino, il seno; lentamente sentii anche il mio membro riprendere forza e vigore nonostante il recente orgasmo. Il massaggio portato avanti dai muscoli pubici di Sonia aveva un ché di miracoloso, inoltre la mia pelle a contatto della sua riusciva a percepire ogni singolo movimento di quel corpo così eccitante.

Sonia si attivò nell’istante in cui iniziai nuovamente a muovermi in lei, si aprì a me e m’incitò con le parole ed i gemiti ad aumentare il mio ritmo. Mi appoggiai sulle mani e sollevai il busto in modo da poter spingere meglio con le reni, ad ogni colpo affondato lei chiudeva gli occhi e schiudeva la bocca in un gemito. Per un istante pensai intendesse nuovamente cercare il piacere in quel modo, ma dopo un occhiata d’intesa uscii da lei per consentirle di girarsi ed offrirmi le terga. Sonia si bilanciò sulle mani, poi aprì meglio le gambe e fece assumere al suo corpo un’inclinazione tale da esporre sia la vagina che l’ano. Aspettò che io decidessi dove penetrarla poi chiamò il suo amico, che nel frattempo stuzzicava Claudia accarezzandole il seno mentre lei gli leccava languidamente il membro, indicandogli il posto davanti a lei. Quando lui si fu sistemato in modo da consentire a Sonia d’ingoiargli il pene io spinsi il mio nel ventre della ragazza. Sonia inarcò la schiena e sollevò i viso verso il soffitto, poi tornò giù per dedicarsi all’amico.

Lanciai un occhiata a Claudia, i suoi occhi erano spalancati come la sera prima mentre ci osservava; senz’altro, la vista dell’amica impegnata con due uomini le consentiva di rivivere le sensazioni di tutte quelle volte in cui si era trovata al suo posto. Solo che questa volta lei non poteva intervenire, non erano per lei quei due membri che godevano del corpo della ragazza. Lei era legata a quella sedia a pochi centimetri da noi, nuda o quasi, eccitata, assetata di piacere e ‘ a nostra disposizione.

Sonia riceveva i miei colpi riversandoli, tramite la bocca, sul membro di Davide; più spingevo più lei lo faceva affondare nella gola e più la stimolavo con le dita della mano più lei stuzzicava il glande con la lingua. Questo fece nascere un idea perversa nella mia mente: chissà cosa avrebbe fatto a quel pene se l’avessi sodomizzata?

Le mie mani abbandonarono il clitoride per dirigersi sull’ano per iniziare ad eccitarlo sino al punto giusto. Mentre agivo spostai lo sguardo sulla mia donna e notai che lei aveva capito le mie intenzioni. Claudia amava quel tipo di rapporto ed era stata proprio lei ad insegnarmi come preparare l’ano alla penetrazione, suo era il consiglio di utilizzare gli umori della vagina per lubrificarlo in modo naturale. Ora mi stava osservando con acuto interesse mentre preparavo Sonia. La ragazza intuì cosa stavo per farle e tentò di migliorare la sua posizione aprendosi ancora di più, vedevo il buchino allargarsi lentamente. Stavo perdendo il controllo davanti a quelle natiche perfette e così disponibili, le infilai l’indice dentro mentre le spingevo anche il pene nel ventre, Sonia urlò abbandonando Davide poi mi pregò:

Sfondami! Ti prego mettici il tuo ‘

Non la lasciai terminare la frase. Spostai il membro dalla vagina all’ano facendolo scivolare tra i due, lo puntai e spinsi con dolcezza. Nonostante le mie cautele mi ritrovai dentro di lei senza difficoltà quindi assunsi un ritmo consono allo stato della sua eccitazione.

Claudia non sbatteva neppure le palpebre, aveva gli occhi arrossati e secchi, tanto era attenta a non perdere un istante del nostro accoppiamento.

Ripetemmo la scena di prima con Sonia che stimolava Davide tanto più io la facevo godere, sentivo le sue contrazioni interne farsi sempre più veloci tanto da farmi supporre che ben presto, l’avrei sentita urlare. Cercai di amministrare il mio piacere in modo da riuscire a mantenere il ritmo sino alla fine per poterle regalare l’orgasmo che meritava. Allo stesso tempo tenevo la mente impegnata in mille proiezioni delle situazioni in cui avrei coinvolto Claudia successivamente; erano pensieri pericolosi per il mio controllo e dovetti abbandonarli repentinamente per non correre il rischio di rovinare tutto con un orgasmo improvviso. Finalmente Sonia si contrasse e urlò il suo piacere, con il viso rivolto verso di me m’incitò con gli occhi a muovermi sempre più veloce. L’accontentai sin quando anche io non riuscii più a trattenermi e le inondai le viscere.

Sonia crollò sul letto esausta e languidamente soddisfatta, in un attimo di lucidità si ricordò di Daniele che aveva lasciato sul più bello. Lo raggiunse trascinandosi sul materasso e, dopo averlo baciato e leccato intorno alla zona genitale, riprese il suo membro tra le labbra. Si muoveva lenta e con evidente sofferenza, era chiaro che, in quel momento, desiderava solamente rilassarsi e godersi il languore dopo il piacere. Mi avvicinai alla sue orecchie per chiederle un ultimo sforzo e d’intensificare il suo stimolo sul ragazzo. Lei, eccitata, dalle mie parole migliorò l’azione delle labbra sul membro di Davide. Era quello che lui aspettava per lasciarsi finalmente andare. Attesi sin che notai in lui l’espressione annunciante l’imminenza dell’orgasmo, allora presi Sonia per i capelli e le sollevai il viso dai genitali di lui. Dissi solamente rivolto a lui:

Valla a riempire! ‘ spostando al contempo lo sguardo verso Claudia.

Davide contrasse il viso in un’espressione d’intensa concentrazione, nonostante l’interruzione dello stimolo da parte di lei le mie parole rischiavano di dargli il colpo di grazia. Guardò Claudia intensamente poi girò gli occhi su di me come per ringraziarmi dell’offerta, quindi si diresse verso di lei tenendo il membro stretto tra le mani.

Claudia lo osservò mentre si avvicinava, nel suo sguardo leggevo il piacere che iniziava a pregustarsi. Lei, dalla sua posizione, non aveva potuto intuire quanto poco mancava a lui prima d’esplodere e già s’immaginava una profonda e lunga penetrazione.

Come Davide si fu sistemato tra le gambe di Claudia lei spinse in avanti il pube invitandolo dentro, lui la penetrò subito, senza preamboli e senza esitazioni. Si mosse una due volte dentro di lei poi contrasse i glutei spingendosi sino in fondo al suo ventre ed urlò di piacere. Claudia spalancò gli occhi dalla sorpresa, non riusciva a credere che lui stesse già pulsando dentro di lei. Davide si ritrasse da lei appena terminò il suo orgasmo lasciandola lì con le gambe aperte e carica di voglia insoddisfatta. Mi procurava un forte senso di tenerezza il viso della mia donna che guardava, esterrefatta, il suo pube aperto da cui colava lento un rigolo del seme di Davide.

Sonia, nel frattempo, si era ricaricata grazie allo spettacolo offerto dai due; si alzò dal letto per portarsi dinanzi a Claudia e s’inginocchiò davanti a lei dopo aver preso il simulacro fallico che ancora giaceva sul copriletto. Accarezzò a lungo le gambe e poi il ventre di Claudia prima di penetrarla con quell’oggetto procurandole un sospiro di liberatorio piacere. Pareva che Sonia fosse intenzionata a portare finalmente Claudia all’orgasmo dalla foga con cui la stimolava, univa al membro sintetico guidato dalla sua mano la lingua abilmente mossa sulle zone più ricettive dell’esterno della vulva.

Claudia godeva, ansimava e contraeva il ventre a ritmo delle spinte di Sonia. Ad un certo punto la ragazza si sollevò per arrivare a baciarla sulla bocca, nel farlo spinse il suo ventre contro quello di Claudia e, tenendo il fallo con la mano, lo spingeva in lei guidandolo con il pube. Dall’esterno sembrava quasi che quell’oggetto fosse parte integrante del corpo della ragazza, lei si muoveva infatti con le stesse movenze di un uomo in quella posizione.

Era giunto il momento di regalare alla mia donna le stesse emozioni che m’aveva dato quel pomeriggio con il suo delicatissimo morso post coito. Andai di corsa in cucina e dopo aver aperto il congelatore presi il profilattico pieno di giaccio che avevo preparato. Tornai in camere giusto in tempo per assistere all’orgasmo di Claudia: un piacere smorzato dai legacci che le impedivano di muoversi come voleva. Delicatamente spostai Sonia per prendere il suo posto, m’impadronii del fallo e iniziai a muoverlo come sapevo piacere a lei, avrei usato il mio al posto di quello sintetico ma il recente rapporto anale con Sonia mi faceva temere eventuali infezioni interne. Guidai Claudia negli ultimi spasmi di piacere, la penetrai sin che non la sentii rilassarsi. Allora estrassi il fallo da lei e, senza alcun avviso, la penetrai con il profilattico ghiacciato.

Il piacere che genera dolore o il dolore che genera piacere? ‘ le domandai mentre lei strabuzzava gli occhi.

Doveva essere terribile sentire un oggetto gelato lì dove il calore dell’orgasmo si stava espandendo. Penetrai Claudia più volte con quel blocco di ghiaccio dalla forma vagamente fallica, ammetto che nel dubbio avevo abbondato con le sue dimensioni, ma pareva che lei non faticasse affatto ad accoglierlo.

Con mio estremo stupore notai che, ben presto, lei iniziò a godere. Non riuscivo a spiegarmi come potesse trovare piacevole un oggetto gelato nel ventre, ma continuai a stimolarla; in fondo, ero curioso di vedere sino a che punto era coerente con le sue stesse fantasie erotiche.

Claudia gemeva, ansimava e spingeva in avanti il pube offrendolo spudoratamente al blocco di ghiaccio. Stavo pensando che, ora, sarebbe stato molto interessante vedere le sue reazioni all’introduzione di qualcosa di caldo, molto caldo, quando lei raggiunse un sospirato secondo orgasmo. Questa volta il suo viso non dimostrava puro piacere, come il solito, ma una leggere smorfia di sofferenza a causa di un vago dolore tracciava il suo viso. Il piacere durò a lungo, mi parve per un tempo infinito, più muovevo l’oggetto fredde in lei più lei si contraeva e gemeva. La sfiancai, non le diedi tregua sin quando non mi chiese per la terza volta di fermarmi. Allora la lasciai accasciata sulla sedia, senza liberarla e mi rivolsi agli altri due attori della serata: Sonia era sconvolta da quanto aveva visto, anche lei non riusciva a credere al piacere provato da Claudia, mentre Davide era assorto nei suoi pensieri.

Claudia non accennava a muoversi, si crogiolava nel languore disinteressandosi a quanto accadeva intorno a lei, quindi fui io solo a salutare i due amici di quella notte. Sull’uscio domandai a Davide cosa frullasse nel suo cervello subito dopo il secondo orgasmo di Claudia.

Nulla! ‘ mi disse ‘ &egrave che non pensavo di vedere una donna godere grazie al dolore. Un sottile e delicato dolore .. come piace molto anche a me!

L’affermazione del ragazzo mi turbò e non poco. Dopo aver provato qualcosa del genere grazie a Claudia quel pomeriggio non riuscivo a credere che un uomo potesse apprezzare quel tipo di stimolo. Evidentemente non conoscevo a fondo la sessualità maschile come credevo pur essendone un rappresentante.

Avevo l’impressione che avrei avuto modo di colmare le mie lacune grazie a Claudia nell’immediato futuro.

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