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Racconti Cuckold

Questo piccolo grande Agosto

By 13 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono trascorsi già due giorni da quando hanno avuto inizio queste “vacanze”. A me sembra ne siano passati mille… Ho dovuto seguire il Direttore durante interminabili e noiosi ricevimenti nelle ville di ricchi signori; assisterlo durante le interminabili partite a ventuno, a chemin… assecondarlo durante i suoi scaramantici rituali e superstizioni!

Molti dei miei ruffiani colleghi avrebbero fatto carte false per essere al mio posto: una settimana a Saint Tropez per assistere il Direttore durante la sua vacanza. Ovviamente, tutto spesato e conteggiato in busta paga.

Per questo la mia ragazza, forse un po’ per farmi pagare di averle rovinato i progetti per l’estate, ha preteso di seguirmi, soggiornando nel bungalow di un camping sulla costa azzurra. La raggiungo ogni notte, rinunciando alla comoda camera dell’hotel messa a mia disposizione dalla ditta e rischiando di essere scoperto dal Direttore, che per fortuna ha il sonno pesante e la notte dorme tranquillo. Così, pur sacrificando qualche ora di sonno, riusciamo a dormire uno accanto all’altro, dopo aver passato la giornata io in un angolo del jet set, aspettando il nuovo ordine del Direttore; e lei vivendo la vita che il villaggio le offre, provando nuovi sport e conoscendo gente nuova.

Il Direttore &egrave seduto a un tavolo del bar dell’hotel, leggendo i quotidiani italiani e internazionali, mentre i suoi segretari gli si avvicinano e allontanano, comunicandogli l’andamento di tutti i suoi affari.

“Signor Direttore, ce l’ha! L’ha trovata!” Uno di loro &egrave arivato correndo da noi.

Cerco di capire di che si tratta.

“Ma se la sta già facendo?”

“No, Direttore, va tutto secondo i piani, se la deve ancora cucinare; &egrave il tipo di donna che lei ha richiesto, una che non la dà facilmente”

“Oh, finalmente, ero stufo di questi giochetti d’azzardo ripetitivi e senza il reale piacere del rischio…”

Ci dirigiamo verso una destinazione a me ignota; uno dei segretari, intanto, mi spiega il gioco estivo preferito dal Direttore: “La grande proletaria va a farsi fottere”.

Si svolge su una delle spiaggie della costa azzurra. Ogni hanno viene contattato uno dei dipendenti della struttura balneare scelta, possibilmente italiano e che ci sappia fare con le donne. Il suo compito &egrave quello di sedurre una delle tante donne che, dopo un anno di lavoro noioso e frustrante, decide di dare una “botta di vita” andando in vacanza sulle spiaggie di Saint Tropez o qualsiasi altra spiaggia dalla fama internazionale.

Scendiamo dall’auto e mi rendo conto che siamo nello stesso camping della mia ragazza. Inizio già a pensare in quali momenti della giornata posso svignarmela per raggiungerla.

Il responsabile della struttura ci viene incontro con un gran sorriso. Parla in francese, dice che tutto &egrave pronto, che possiamo andare nella nostra camera, che lui definisce “speciale”.

“Ora entra in gioco lei, giovanotto…” mi dice uno dei segretari.

Entriamo nella “stanza speciale”… incredibile! Ci sono tre monitor; da quel che ho intuito, sono collegati alle telecamere di sorveglianza sparse nel camping. Non nego che la cosa abbia un non so che di eccitante, ma mi rimane comunque qualche perplessità: si tratta sempre di una donna ignara, che viene usata come un oggetto. Solo che rifiutarmi, significa il licenziamento… ehi, che vuol dire che io entro in gioco?

“Cosa crede, che il direttore abbia bisogno di una badante? Lei &egrave quì perch&egrave il Direttore si aspetta che lei faccia “il tifo” per la donna del suo ceto; come ha sempre fatto, incomincierà a scommettere anche con lei”

Io e il segretario siamo in un angolo, il Direttore &egrave occupato a seguire i preparativi per “lo spettacolo”. “Certo, &egrave un po’ bizzarro tutto questo…”

“La capisco, ma bisogna anche capirlo: &egrave annoiato dai tavoli da gioco, dove la maggior parte dei suoi sfidanti sono milirdari che giocano solo per passare il tempo. Cerca un gioco d’azzardo più realistico, con avversari sinceri”

“Eh, ma anch’io non sento il bisogno di scommettere…”

“Suvvia, cerchi di tenerlo contento, le sarà riconoscente…”

Non mi resta che accettare.

“Allora, procediamo?”

“Si, eccoci direttore…”

Il direttore &egrave su una poltrona davanti ai monitor, io seduto su una sedia affianco a lui. Alle nostre spalle, i suoi segretari.

Visualizziamo la zona dei campi sportivi. La telecamera zoomma oltre una lunga siepe. Oltre la siepe, il reticolato che circonda il campo da tennis. Sul campo, alcune persone.

“eccolo, Direttore, &egrave già all’azione”

“Ma chi &egrave?” Ce lo indicano. Cavolo…

Spero di aver capito male; perch&egrave l’uomo che mi indicano si sta “cucinando” la mia ragazza.

“Cosa sta facendo?”

“Si sta di nuovo spacciando per istruttore di tennis, signor Direttore”

Gli altri segretari bisbigliano [ahahah] [non sa nemmeno tenere la penna in mano quando deve fare la sua firma, figurati se sa giocare a tennis!] [ahahah]

Che cavolo di situazione! Ci voleva pure il coro dei simpatici, dietro di me…

E’ dietro la mia ragazza, con il suo petto attacato alle spalle di lei. E non solo i busti sono uniti… Penso stia cercando di insegnarle a tenere la racchetta. Sembra la posizione del tango, solo che lui &egrave dietro la mia donna, mentre lei gli da le spalle. Gli tiene la mano con la racchetta, mimando di colpire la pallina, mentre l’altro braccio lo cinge alla vita di lei. Ovviamente sono vicinissimi anche sotto la cintura…

“Ha visto, giovanotto? Le sta facendo sentire il pacco!”

“Si, ho notato…” Trattengo la rabbia, fingendo di godermi lo spettacolo.

[ahahah]

Mentre portano la racchetta in avanti, per colpire l’inesistente palla, ho l’impressione che lui dia un piccolo colpetto di reni, ruotando per un attimo il bacino in avanti. La mia ragazza sembra non accorgersene. Anzi, ridono, scherzano. Sembrano proprio due che si stanno divertendo.

Per quanto mi dia la nausea, non riesco a fare a meno di usare l’immaginazione: rivedo il bacino della mia ragazza, le sue natiche. Tra le sue chiappe, sulle lombari, lui le starà strofinando il cazzo; immagino il suo cazzo in erezione, il frenulo che gode sul corpo della mia donna, lo scroto che si delizia col suo calore e la sua morbidezza. Con una mano le tiene il polso, ma con l’altra? La mano del braccio attorno alla sua vita si bea del ventre di lei, sul suo ombellico; e fugacemente sfiora un po’ più giù…

“Cosa pensa, giovanotto, a quella donna le sta piacendo oppure non si accorge di nulla?”

“Sono sicuro che non si accorge di nulla, anzi, dal suo volto mi sembra una ragazza per bene”

“Bravo, giovanotto, vedo che lei ha una buona considerazione per le donne del suo ceto…”

Che devo fare?!? Forse dovrei andare lì, tirargli un cazzottone… o prima tirare un cazzotto a tutti i presenti, Direttore in Primis… anzi no, non c’&egrave bisogno della violenza, sono una persona per bene, non un porco troglodita. Si, ma comunque che figura ci faccio? Per ora &egrave meglio se sto al gioco… Ma se lei dovesse vedermi? Incontrarmi fuori da questa stanza e venirmi incontro sorridente chiamandomi per nome, in presenza di direttore e segretari? Non devo mai farmi vedere da lei. O meglio, non farmi vedere fino a quando la mia ragazza non lascerà tutti a becco asciutto, dimostrandosi quello che &egrave: una donna pulita e fedele.

[Gli va bene quest’anno al Direttore, questa mi sembra proprio una di quelle che ci sta] [già, l’ho notato anch’io, ingenua e gatta morta come le altre!] [mi sa che anche quest’anno ci godiamo un bello spettacolo] [cazzo, non vedo l’ora, chissà che bel figone peloso che c’ha!] [Ahahah]

Cretini, quest’anno ci rimarrete di stucco! …o no?

((non così… le dita non così avanti…))

((&egrave che non sono abituata!))

La sua voce! Com’&egrave possibile? Esce da due casse poste sotto i monitor…

((Te lo ripetuto tante volte! La mano che tiene la racchetta devi tenerla a martello… guarda che ti sculaccio!)) neanche il tempo di finire la frase, che l’animatore, con la mano del braccio intorno alla vita, tira un “simpatico” schiaffetto sul fianco sinistro della mia ragazza. Per me, un lampo: non ho mai visto nessuno permettersi certe “libertà” con lei. E la cosa mi riempe di rabbia; anche se non posso negare che l’immagine del sedere della mia ragazza che per un attimo ha tremolato sotto l’urto del colpo &egrave stata un’immagine molto eccitante.

((ahahah… che maestro severo!)) e poi la risata di lei; fresca, quasi isterica, con la voce alta, acuta: non l’ho mai sentita ridere e parlare così.

[severo… vedrai quando te lo schiafferà in culo!] [ahahaha]

“Mmm, un ceffone sulle chiappe e lei se la ride… &egrave sicuro che sia indifferente?”

“Certo!” mi viene quasi da urlare, ma mi sforzo ancora di essere disinvolto “&egrave solo un po’ ingenua, ma sono certo che non si spingerà oltre”

“ci scommetterebbe?”

“Lo stipendio di questo mese!”

“Se ha ragione lei, glielo pago due volte!”

((non alzare troppo il polso, tieni la mano bassa… più bassa…))

Ogni volta che ripete “più bassa”, la mano di lui, poggiata sul ventre della mia ragazza, si abbassa di millimetro in millimetro verso il suo pube.

((maestro… così mi distrai… ahahaha)) ha detto lei, afferrando la mano di lui e riportandola più su.

Lui fa lo gnorri ((oh, scusami, non era mia intenzione…))

[la mano morta!] [ahahaha]

((si, non preoccuparti…))

Vorrei guardare il direttore con aria sorniona, di chi sa di aver vinto. La mia ragazza tiene alto il mio onore!

“L’ho capita, sa, giovanotto! Non le sottovaluti le donne… ci tengono a mostrarsi serie, ma se poi gli viene la voglia…”

“Non tutte, Direttore. Sono certo che questa donna &egrave qui solo per divertirsi, ma senza andare oltre. Potrei scommetterci i miei stipendi fino a Dicembre!”

“Andata, giovanotto…”

Solo ora ripenso alla sua ultima frase… non preoccuparti… ma &egrave veramente così ingenua?!? E questi cretini alle mie spalle… in questo momento sento di odiarli. Ma li guardo, e penso che se quella lì non fosse la mia ragazza, in questo momento sarei tranquillamente unito a loro, a ridere alle loro battute cretine…

((… adesso porta la mano avanti… più avanti, così prendi la palla…)) Gli altri devono essere distratti da qualcos’altro, perch&egrave sembra che solo io mi sia accorto che su “prendi la palla” lui sta dando una “botta” a la mia donna, portando il bacino velocemente avanti e indietro. Non voglio far vedere che sono turbato, e lo faccio notare agli altri.

[già, &egrave vero; starà usando il metodo… dell’ipnosi!] [ahahah]

“Cos’ha, giovanotto… forse, paura?”

“Ma di cosa, signor Direttore?!? Per me, mi gioco gli stipendi fino a Pasqua!”

“Ah Ah Ah, giovanotto, non vorrà mica diventare mio dipendente gratuitamente!”

Incrocio per un attimo lo sguardo del segretario con cui ho parlato. Mi fa un occhiolino, come per dirmi che vado bene. Mi sento un pappone…

((ehi, maestro… ma gioca anche lui?)) dice lei, con un sorriso malizioso. Io e gli altri non abbiamo dubbi: si sta riferendo al cazzo in erezione. La mia ragazza sente il cazzo turgido sulla sua schiena. Lui le bisbiglia qualcosa nell’orecchio, e noi rimaniamo perplessi.

“Signor Direttore, credo di conoscere il suo trucco; gli avrà detto di rimanere un po’ in quella posizione, finch&egrave non gli passa l’erezione, e che non &egrave dovuto a lei ma a qualcun’altra”

“Ah Ah Ah, e lei le tiene il gioco! si rende conto, giovanotto?”

“Un anno di stipendio, mi gioco i miei stipendi fino al prossimo agosto!”

“Giovanotto, se va avanti così, la posta diventerà troppo alta anche per me!”

Il segretario e il direttore hanno ragione, lei gli sta coprendo l’erezione. Si vede che non stanno realmente impegnandosi nello “studio” del tennis, ma stanno facendo finta. Parlano con meno entusiasmo, sono un po’ più seri. Ma c’&egrave stato un attimo; la mia ragazza ha portato per un attimo la testa leggermente all’indietro, gli occhi socchiusi, un lieve sorriso, un’espressione gioconda, come quando respiri a pieni polmoni l’odore di un prato nel mese di giugno.

Si stanno salutando. Si stanno dicendo qualcosa, ma non si capisce. Non avevo mai visto la mia ragazza ridere così tanto, sembra una ragazzina. Si scambiano dei baci sulle guance, ma lui, per fare il simpatico, cerca di baciarle le labbra. Lei si scansa, ride forse perch&egrave lo prende per un semplice scherzo e si allontana.

“Ma cosa crede, giovanotto, che la cosa sia finita qui? Rimaniamo che le raddoppio lo stipendio per un anno, ma domani avrò la rivincita!” …domani?! Non &egrave ancora finita?!

Passano alcuni minuti, quando sentiamo bussare alla porta.

“mb&egrave, ha visto, direttore, che le ho rimediato quest’anno?”

Il segretario lo accoglie “La prego, si spogli e ci dia il microfono, ha dato un po’ di problemi e bisogna cambiarlo…”

“Ok… me la sto lavorando bene, no, direttore?” Sbruffone, lo riempirei di cazzotti “E’ una tipa che non ha mai vissuto certe esperienze, probabilmente pensa che stia solo scherzando. Insomma, &egrave una preda facile!”

“In questa stanza c’&egrave il bagno, nel caso abbia bisogno di una doccia”

E’ talmente sbruffone che tiene la porta aperta e parla anche dal bagno.

Il direttore gli parla “Ah, Ragazzo, io so bene che a tutte le donne piace il membro, anche se non tutte lo sanno. Un certo tipo di educazione, magari un marito con poca fantasia possono far sopperire certi normali istinti e voglie”

Guardo un attimo fuori dalla finestra. Penso a lei, e al resto del mondo fuori di quì che cerca di vivere l’estate come può.

“Infatti &egrave fidanzata; penso sia il solito borghesuccio noioso” Si spoglia, ha solo le mutande “Ma la signora può stare tranquilla” si batte con una mano sul fianco e mima una scopata portando il bacino avanti e indietro un paio di volte “glieli assesto io due bei colpi, la faccio tornare a vivere!”

Gli altri segretari, se potessero, scoppierebbero a ridere…

Si cala le mutande. E’ impressionante. Mai visto un coso così lungo, e sinceramente credevo fosse possibile vederli solo nei porno. E’ barzotto, n&egrave in erezione n&egrave a riposo.

Ho un flash: rivedo lui e la mia ragazza di nuovo sul campo da tennis, esattamente come li ho visti alcuni minuti fa. Stesso punto, stessa posizione, stessa gente. Ma li vedo nudi, completamente e tranquillamente nudi. Lei con la racchetta in mano, che finge di “studiare” per non dare nell’occhio, per non far capire a chi &egrave in giro che lui ha il cazzo duro, bello lungo; la punta le arriva quasi sotto le scapole. Lui le strofina la base del cazzo tra le natiche, i testicoli che penzolano solleticano l’ingresso dell’intimità più segreta di lei, che ora lascia andare liberamente la testa all’indietro, occhi socchiusi, ad inspirare l’aria calda e dolce della vita. Anche lei, lentamente, segue il lento ondeggìo del bacino di lui; sembra quasi voler sporgere il sedere verso di lui, per agevolargli l’operazione. E iniziano a baciarsi, sempre in quella posizione, la mia ragazza ruotando la testa verso di lui, lui sporgendola verso di lei…

“Adesso la lasciamo, lei faccia pure con comodo, la stanza &egrave anche sua”

Il direttore &egrave il suo segretario più fedele escono per primi, poi io, che mi accorgo, con la coda dell’occhio e dell’orecchio che gli altri segretari salutano in modo molto “confidenziale” l’istruttore… [ciao, cazzone!] [alla prossima!] [Mi raccomando, siamo con te!] Mentre lui canticchia, sotto la doccia “ahahaha, mi faccio una bella figa, e mi danno pure una bella cifra…”

Nel letto mi giro e mi rigiro. Non riesco a prendere sonno. Sarà il caldo; o molto più probabilmente il turbinio di emozioni della giornata trascorsa.

Che farà la mia ragazza? Che sarà del nostro rapporto? Ho cercato una scusa per farla andare via, per salvarci, ma non ho trovato nulla. E poi se le chiedessi di andarsene, potrebbe prenderla male…

Non sono il solo che non riesce a dormire. Anche lei si rigira nel letto…

“cara, sono stanco…”

“dai, &egrave da un po’ che non lo facciamo…”

Non l’ho mai sentita così eccitata. E lo trovo preoccupante…

Lei mi si strofina contro, sotto le lenzuola, respira profondamente, mi sembra anche di sentire qualche rumore… liquido.

“che hai? non sei mai stata così…” “non ti piace?” “no, no, accarezzami…”

Meglio accontentarla. D’altronde, &egrave il mio dovere!

Se potessi vedermi. Immobile, sdraiato pancia in su, con lei cavalcioni su di me. Non ci &egrave mai capitato di farlo in questa posizione, di solito lei &egrave più passiva. Le sono dentro.

Vedo il lenzuolo che sale e scende, spostato dal suo bacino. Fulmineo, inaspettato, rivedo lei e l’istruttore. Immagino che sia lui a scoparla, che le riempe la figa con quel mostro che ha tra le gambe. Non riesco a frenare l’orgasmo…

“aah, sii”

“no, aspetta, ancora un po’…”

“non resisto… ooohhh…”

Sono venuto, e non riesco più a farlo diventare duro. I rumori delle lenzuola lentamente svaniscono, l’energie calano quasi di colpo. La mia ragazza si arrende, sente che i suoi baci, la sua passione non riescono a risvegliarmi. Si gira verso il suo lato del letto; sembra emettere un forte sbuffo.

Siamo fritti.

La mattina &egrave trascorsa come al solito, noiosamente. Il direttore legge i suoi giornali, incontra qualche suo amico industriale e di quel momento non se ne parla più, e io mi metto un po’ l’anima in pace, pensando che forse la cosa &egrave svanita nel nulla.

Finch&egrave questo pomeriggio &egrave arrivata la notizia che temevo.

“Signor Direttore, fra trenta minuti lui &egrave al nascondiglio”

Ci precipitiamo nella “stanza speciale”. Il cuore mi batte all’impazzata, mentre il segretario mi spiega cos’&egrave il nascondiglio. E’ una delle stanze degli animatori, abbastanza grande, con una scrivania, delle sedie e un armadio con dei costumi e altre cose strane. In questa stanza gli animatori usano fare runioni e prove degli spettacoli.

Nel nascondiglio ci sono le telecamere, nascoste in modo da garantire le migliori riprese possibili. Peccato che lo spettacolo potrebbe non essere di mio gradimento!

“Allora, giovanotto, pronto per la rivincita?”

Non &egrave mica detto che verrà la mia donna; potrebbe anche essere che lei l’ha madato in bianco e l’animatore si &egrave scelto un’altra pollastra da cucinarsi. Dico al direttore ciò che penso.

“Giovanotto, mi congratulo, lei &egrave uno dei migliori giocatori che abbia mai incontrato. Si giocherebbe due anni di stipendio che sarà di nuovo quella donna?”

Ripenso un attimo a quello che &egrave successo ieri sera. Ma mi riprendo subito, lei non mi farebbe mai una cosa del genere.

Si sta aprendo la porta. Vedo l’animatore ((Dai, entra))

Non ci sono più dubbi: dopo l’animatore, ecco entrare lei.

“Ah Ah Ah, &egrave ora, cosa si gioca, giovanotto?”

Ho l’amaro in bocca. “Facciamo pure tre anni di stipendio, signor direttore!”

Loro due chiudono la porta.

((qui possiamo allenarci con calma))

((ma di che si tratta? Ho capito che si tratta di qualcosa di trasgressivo, ma non credo sia il caso di spingerci in qualcosa di pericoloso. D’altronde, non voglio mica diventare una tennista professionista!))

Brava, tienigli testa a questo sbruffone [… così fan tutte!] [ahahahah] Il solito coro di cretini….

“Non stia tanto tranquillo, giovanotto, quella donna &egrave un osso duro, ma alla voglia di maschio non si resiste…”

“Ho piena fiducia in qualla donna” comunque, seguo il suo consiglio, e non sto tranquillo…

((Tranquilla, non facciamo nulla di male. Si tratta solo di usare una persona come se fosse lo strumento del gioco))

[il solito trucco!] [già, &egrave gli funziona sempre!] Questi commenti iniziano a preoccuparmi…

((Tu saresti la racchetta?))

((Esatto! Per tenere la racchetta, bisogna tenere l’impugnatura giusta. Non troppo dura, non troppo morbida. Un maestro non può vedere ad occhio l’intensità con cui stringi, n&egrave la rachetta può parlarti. Ma un maestro-racchetta può parlarti!))

La mia ragazza sembra un po’ turbata; lo sguardo spento, un po’ verso il basso. Il direttore la guarda, con il fiato sospeso. ((ma devo toccarti per forza… lì?))

((E’ il punto più sensibile del corpo umano. E si può impugnare))

Attimi di silenzio. Subito rotti dal direttore “Quella li si lascia andare, giovanotto…”

“NO… emh… ma no, non credo…”

((non credo sia il caso…)) Dai amore, fagli vedere chi sei!

((no, no, no, no… non devi preoccuparti. Non stiamo facendo nulla di sporco, non stai tradendo tuo marito. Stai tranquilla. Guarda, prendimi la mano)) Lei un po’ attonita allunga la sua mano verso l’istruttore ((Senti? &egrave solo una parte del corpo. Sali verso la spalla))

La mia ragazza e l’istruttore sono in piedi, uno di fronte all’altro. Tra di loro, meno di un metro di distanza. Intorno a loro, si sta creando quell’atmosfera particolare di timore ed eccitamento.

((Toccala. Senti la mia spalla?)) lei tocca in maniera molto superficiale, quasi con timore. Guardo i segretari con la coda dell’occhio; qualcuno ha un sorrisino, come divertito. Il direttore pure ha un sorrisino, ma quello stesso sorriso di chi sente che sta per vincere; i suoi occhi sono fissi sui due amanti, come quando si fissa la roulette che gira.

Non posso però fare a meno di notare che i segretari si massaggiano il pacco… ((non preoccuparti, stringi un po’ più forte)) la mia ragazza sembra imbambolata, quasi scioccata, ad ogni modo inizia a stringere un po’ più forte, aprendo e chiudendo la mano, cercando di mostrare sicurezza ((senti? &egrave solo una parte del corpo. Anche dove mi toccherai tra un po’, laggiù, pensa solo che &egrave una parte del corpo, niente di più))

[certo che dire niente di più… con quella mazza che si ritrova!] [ihihihih] Io non so che fare; la mia ragazza &egrave ormai in balìa di quell’uomo. Vorrei uscire da questo stanzino-armadio e riempirlo di cazzotti; ma nei momenti di lucidità mi rendo conto che &egrave della mia ragazza la scelta. Sono certo che al momento giusto saprà tirarsi indietro. Altrimenti, che faccio?

((che faccio?))

((porta le mani lì. La racchetta &egrave nella custodia, estraila))

Lei ha sempre quell’aria astratta. Non parla e sembra tremare, in certi momenti. Con movimenti molto lenti e pieni, delicati e decisi, porta le mani sulla cinta di quell’uomo, la slaccia. Stacca il bottone e abbassa la zip. Porta le mani sui suoi fianchi, infila i pollici nei bordi dei pantaloni e li tira giù fino alle caviglie. Per fare questo, si &egrave dovuta abbassare, piegando le ginocchia e di conseguenza sporgendo il culo; l’idea del culo della mia ragazza, anche se coperto, ma ammirato da tutti i presenti mi ha riempito di rabbia. Non so dove guardare: se vedere con la coda dell’occhio i segretari, se le fissavano il culo, o se prestare attenzione agli occhi lascivi dell’istruttore.

La mia ragazza &egrave li, quasi in ginocchio, mani all’altezza delle caviglie di lui; improvvisamente sembra essersi resa conto che il pacco dell’istruttore &egrave a pochi centimetri dal naso di lei. Il grosso pene dev’essere n&egrave in erezione n&egrave a riposo, perch&egrave &egrave ben evidente, tutto spostato da un lato nelle mutande. Anche così coperto, &egrave evidente che si tratta di un pene di notevoli dimensioni.

[non ha l’aria di essere sorpresa] [con tutte le volte che glielo ha strusciato addosso… sa già che cosa le aspetta!] [pffahahhpfff]

In effetti &egrave ridicola mentre finge indifferenza; non riesce a staccare gli occhi dal pacco di lui, non si &egrave nemmeno rialzata. Porta le mani davanti al pacco, infila le dita nei bordi anteriori delle mutande e inizia a calarle. Il cazzo, libero dalla pressione delle mutande, scatta di colpo in avanti, come una molla, colpendola in pieno viso. Lei, come spaventata, tira la testa verso dietro, chiudendo gli occhi.

I segretari si contorcono per non farsi sentire, per non scoppiare in una fragorosa risata.

L’istruttore allunga una mano verso il viso di lei, accarezzandola come per tranquillizzarla. Lei sforza un sorriso e lentamente riprende le sue operazioni. Finisce di calare le mutande; le sfila insieme ai pantaloni, facendogli alzare prima un piede, poi l’altro. Delicatamente, sposta gli indumenti un po’ più in là.

((Bisogna aver cura degli strumenti, anche delle custodie)) e la mia ragazza, sempre con quell’aria imbambolata e imbarazzata, raccoglie gli abiti, si alza in piedi, li piega con cura e li poggia su una sedia. Sento montare la gelosia; rivedo quegli stessi gesti che lei usa per me, per i miei abiti. Ora lo fa per un altro uomo, un uomo che vuole solo possederla, e lei glielo sta permettendo.

“Aaahh… sta cedendo, giovanotto, sta cedendo…”

Il cuore batte all’impazzata, la testa annebiata. Non ragiono più. “… cinque anni di stipendio…”

“… contro una delle mie imbarcazioni…”

Mi viene il dubbio che lei forse non pensa assolutamente a me in questo momento, ha testa solo per lui, per la sua virilità, per il suo cazzo. Io non esisto più.

Ritorna verso l’istruttore. Il suo cazzo &egrave ora a un buon punto della sua erezione. E’ impressionante. Lungo e anche con una circonferenza non indifferente. La mia ragazza si rimette in piedi davanti a lui, evidentemente impacciata e frastornata, non sa che deve fare. Lui allora si tiene il cazzo con una mano, mentre con l’altra afferra la mano di lei. Lei segue il suo movimento, tiene la mano morbida e se la lascia mettere sul cazzo. Come intuendo, inizia a muoverla, portandola lentamente su &egrave giù.

((si, così va bene… si…))

Non c’&egrave più nulla da fare. Ora appartiene a lui, io non esisto più. Adesso per lei c’&egrave solo quell’uomo.

Vanno avanti così per un po’. I segretari sono presi dallo spettacolo che si stanno godendo. Qualcuno a volte sibila un [dai] [succhiaglielo] [spogliati].

((no, non va bene, devi mettere più forza nella punta delle dita. Senti…)) Il suo non &egrave stato un gesto lento, ma le sensazioni intense di rabbia ed eccitamento che mi ha causato mi ha permesso di vedere il movimento in modo lucidissimo, in ogni singolo dettaglio. Mentre la mia ragazza continuava a masturbarlo, lui ha allungato la mano destra verso il suo ventre; con la punta delle dita, ha sollevato la maglia quel tanto che basta per scoprire il bordo dei pantaloncini di lei. Ha ruotato il palmo verso l’alto, puntando le dita verso il basso, in direzione del pube, e ha infilato la mano nei pantaloncini e sicuramente nelle mutande. Guardando la mano sparire dentro, ho immaginato la punta delle dita premere sul basso ventre della mia ragazza, in modo da superare agevolmente il bordo delle mutandine. Ho immaginato le dita scorrere tra i peli del suo pube. Deve aver raggiunto il clitoride, perch&egrave lei, di scatto, ha lasciato un po’ crollare le gambe, piegando leggermente le ginocchia, curvando un po’ le spalle e la testa verso il basso, mentre sul volto un espressione che sembrava di dolore, accompagnato da un breve ma intenso “aahh…”. Le sta piacendo…

Immagino le dita dell’animatore sgrillettare la figa della mia ragazza, vedo la forma della mano dell’animatore nei suoi pantaloni, vedo la stoffa muoversi mentre l’animatore la masturba, dicendogli ((senti? Questa &egrave l’intensità giusta…)) La mia ragazza sembra stia combattendo con il piacere che prova nella sua intimità. Finge, devo dire inutilmente, di accettare la cosa normalmente; cerca di portare la testa in su, annuendo dei “si” con la testa.

Per lei &egrave ormai uno sforzo continuare la masturbazione “Vede, giovanotto, che le dicevo. Ha trovato il maschio giusto, e ormai manca poco…” … se la scopa?!?!

“No, non lo farà, mi ci gioco dieci anni!!!”

“Si Arrenda, giovanotto. Quella donna sta cedendo, mi gioco anche una delle mie ville…”

L’animatore sfila la mano dalla mia ragazza ((che stupido, devo estrarre anch’io la racchetta…))

((no, meglio di no. Magari puoi continuare così…))

((Ma dai, stai tranquilla…))

Possibile che ci sia ancora una piccola speranza? Si accontenterà di questa piccola trasgressione? Sono sempre in piedi, uno di fronte all’altro. Mentre la mia ragazza continua la sega, lui le slaccia i pantaloni e, poggiando le mani ai fianchi di lei, glieli cala. La mia ragazza, per non perdere la presa della “racchetta” dell’istruttore, si piega sulle gambe, permettendo comunque all’istruttore di abbassarle l’indumento. Si rialzano e stesso discorso per le mutandine.

I segretari, sempre alle nostre spalle, si fanno più vicini e quasi si alzano sulle punte dei piedi per poter ammirare meglio la sua figa, che viene ripresa dalle telecamere in tutto il suo splendore, da tutte le angolazioni. [che fessa!] [come glielo schiafferei in culo!]

L’istruttore, riallungata la mano, riprende a masturbarla.

Sento come se hanno finito di giocare al maestro e l’allieva: si stanno semplicemente masturbando. Tutti intorno a me sono presi dal piacere di possedere: l’istruttore &egrave tutto preso dalla sua preda, dimenticando, o meglio, fregandosene dei clienti del villaggio, e del fidanzato di lei; la mia ragazza, sulla soglia forse mai varcata della trasgressione e del piacere sessuale sfrenato e fine a se stesso, sente la mano di lui tra le sue cosce, mentre stringe uno scettro che forse non si &egrave mai resa conto di apprezzare, assaporando il piacere di possedere un uomo che la possegga per bene, dimenticando l’uomo a cui ha promesso fedeltà; il direttore, che possiede già tutto, più di quello di cui ha bisogno, che si gode il potere di mettere in piedi un gioco del genere, il potere di stare per vincere, per poter dire che lui &egrave il più forte: il troppo avere gli ha fatto dimenticare il suo senso di essere umano; i segretari che si godono lo spettacolo, forse immaginando di infilare il loro pene dentro la mia ragazza, nella bocca, nella figa, nel culo, dimenticando che quella potrebbe essere la loro di moglie, o la loro sorella, la loro madre. E io guardo tutto intorno a me in maniera lucida, nuova. Cosa sto dimenticando, io? Forse il mio &egrave un posto riservato, da cui vedere tutto l’universo fuori dalle sue forme: marito, moglie, padrone, servo, amico, amante, estate, inverno…

Il pene dell’istruttore &egrave molto lungo, la mano della mia ragazza &egrave appena sotto i suoi seni. Il piacere del ditalino le fa tenere gli occhi socchiusi, la testa rivolta verso il basso, le spalle curve e la bocca socchiusa. E’ un attimo: l’istruttore scatta il bacino in avanti mettendosi in punta di piedi, centrando in pieno la bocca della mia ragazza con il cazzo. Lei subito porta la testa indietro, estrendosi il glande dalla bocca, mollando la presa dal cazzo. Forse metterà fine a questa lucida follia?

Si porta le mani alla bocca, gli occhi sbarrati, fissi nel vuoto; ha l’espressione di chi ha scoperto qualcosa di terribile. “… cederà, mi ci gioco altre due ville e tutte le mie navi…”

“…vent’anni di stipendio…”

Lui si muove verso la mia ragazza, la mano verso il viso; l’accarezza ((ehi, scusami, non volevo spaventarti…)) avvicina il viso a quello di lei; si fissano per alcuni secondi.

Lei getta le braccia intorno al suo collo e iniziano a pomiciare con passione. [si vedeva che era troia…] commenta qualcuno. E non si può dargli torto. La mia ragazza &egrave nuda dall’ombellico in giù, abbracciata ad un uomo altrettanto semivestito. Vedo le bocche unite, le mani che accarezzano le nuche. Le bocche si staccano, ma non il loro legame. Lui tira fuori la lingua e la passa sulle labbra della mia ragazza; lei ricambia, e vedo le loro lingue che si leccano.

“Finiamo di spogliarci?”

Si dividono, il tempo di sfilarsi le magliette, gettarle chissà dove e subito si riabbracciano. Si baciano, le mani scorrono dietro le schiene, si palpano i glutei. L’istruttore, continuando a baciare la mia ragazza, passo dopo passo, la fa indietreggiare, avvicinandola lentamente al tavolo che &egrave alle spalle di lei. Lei sente il bordo del tavolo sui suoi glutei e un po’ trasale. Lui subito la prende per le cosce e la fa sedere sul tavolo. Le bacia la bocca, pian piano scende con le labbra giù per il collo, quindi i seni. Vedo la lingua che rotea sui capezzoli, li succhia e provo una forte invidia, vedendo la mia ragazza scossa dai brividi e sentendo lo “smack” della bocca di lui mentre si stacca dal capezzolo. Non riesco a fare a meno di pensare che fino a ieri solo la mia bocca aveva il diritto di stare lì; io e la creatura che avremmo avuto. Io ora non esisto più, lei concede i suoi seni ad un altro uomo, perch&egrave la natura, nel suo inconscio, la prepara all’eventuale creatura che potrebbe nascere nove mesi dopo quel momento.

La sua bocca riprende a scendere, le bacia il pancino, quindi lei allarga un po’ più le cosce, permettendo al suo uomo di leccarle la figa. Non ha interesse che per quella lingua che le sta scorrendo sulle labbra, sul clitoride.

((gemi senza problemi, qui non ci sente nessuno…)) per lei &egrave come se finalmente le avessero tolto un tappo dalla bocca ((aaaahh…. siiii… continua così… siiii…))

L’istruttore si solleva dalla sua figa, prende il cazzo in mano e lo scuote leggermente, come per offriglierlo ((vuoi riprovare?))

“…aggiungo le mie auto, i miei quadri, le mie sculture…”

“…quarant’anni di stipendio…”

La mia ragazza, sempre seduta sul tavolo, curva il busto sul membro di lui, tenendo un braccio intorno al suo collo, forse per non cadere in avanti. Socchiude gli occhi, le labbra appena aperte e prende in bocca il suo cazzo, per quello che può. Si lascia andare, porta la testa su e giù, gustandosi il frutto proibito ((ah, si, succhia… hai visto che ti piace? aahh…))

Questa “stanza speciale” ormai &egrave una sauna. Il sudore scende copioso dalla fronte di ognuno di noi. Attorno a me, sento, energicamente, che i presenti desiderano una cosa sola: vedere la figa della mia ragazza ben riempita, che avvenga la scopata. La mia energia, che desidera il contrario, &egrave troppo sola, piccola e debole per vincere la loro…

L’istruttore indietreggia, estraendo il pene dalla bocca della mia ragazza. Credo che stia arrivando il momento che tutti aspettano; e che io temo.

“…tutto! Mi gioco tutto, anche la mia azienda…”

“…tutta la mia vita…”

La mia ragazza guarda lui negli occhi, come chiedendo perch&egrave ha smesso. Lui le ricambia lo sguardo.

Finalmente, una parola dell’istruttore mette fine all’insostenibile tensione: ((Allargatela!))

((Si, mettimelo, ti prego, non ce la faccio più…))

E il gruppo si scioglie in dei [siii] [e vai] [si vedeva la faccia della bagasciona…] [quasi, quasi, ci provo anch’io…]

La mia ultima speranza svanisce guardandola mentre si sdraia; la sua figa a bordo-tavolo. Mette i piedi vicino alle sue natiche, con le piante poggiate sul bordo del tavolo, ginocchia che puntano verso l’alto e gambe ben larghe. Allunga le mani verso la sua intimità e con la punta delle dita tira verso l’esterno le labbra vaginali, esponendo in maniera oscena il suo ingresso.

L’istruttore si afferra il cazzo. Lo punta verso di lei. Alle mie spalle, sento chiaramente sussurare [dai, dai…].

Il glande dell’istruttore &egrave poggiato sull’orifizio della mia ragazza; lentamente, lo vedo scorrere dentro. [ssii!!]

Lui le prende i fianchi con le mani. Ora vedo solo l’animatore di spalle, e le gambe di lei che si stendono oltre di lui. Vedo il culo di lui che fa avanti e indietro, avanti e indietro.

((ah, si, così…))

((ti piace, eh?))

((sii, questo si che &egrave un cazzo…))

Ah, allora un po’ a me ci pensa. L’amplesso va avanti da un po’. Lui si sbatte la mia ragazza, senza mai rallentare il movimento del bacino, anzi, aumentando gradualmente la velocità. Lei geme molto; il pene, scorrendo in maniera regolare e via via sempre più veloce fra le sue pareti vaginali, sta facendo bene il suo lavoro. Lo si capisce anche perch&egrave lei, riuscendo a controllare lo “sconquasso” del suo corpo tra una botta e l’altra, porta i suoi piedini sulla schiena di lui, accarezzandolo dalle scapole ai glutei, scendendo oltre, dietro i suoi polpacci, e quindi tornando su…

Tutto qui? Volevano semplicemente questo? Imbrogli, recite, bugie, inganni… Tanto impegno, per cosa? Per qualche secondo di piacere intenso? Non può essere solo questo. Cosa c’&egrave dietro il piacere sessuale? Dietro il gioco? Dietro l’avere? Perch&egrave ci danniamo tanto per farci una scopata, per riempirci la casa di cose che non ci serviranno mai, per sprecare la propria vita davanti a una macchinetta del video-poker?

L’istruttore inclina la testa all’indietro. Il momento &egrave arrivato. ((oohhh, oohhh, vengo…))

((No, non dentro! Escilo, escilo… ooohhh….))

Bastardo! Le &egrave venuto dentro… Immagino il cazzo dell’istruttore in figa alla mia ragazza, che gli innonda l’utero di sperma. Sento il calore dello sperma, il suo odore, e immagino quello che ora allaga lei. L’istruttore finalmente si ferma, si allontana da lei e vedo il suo cazzo che, sgusciato fuori dalla mia ragazza, punta verso il basso, mentre un filo liquido lo unisce ancora alla figa. Lei balza giù dal tavolo. Subito si accovaccia per terra, cercando di cacciare fuori lo sperma. Lo vedo colare giù dalla figa, a terra si crea una bella pozza. Ne ha schizzato parecchio.

Il direttore balza in piedi “Ah Ah Ah… ho vinto, giovanotto. Mi deve parechi anni di dipendenza gratuita!”

L’istruttore guarda la mia ragazza ((scusami…)) Lei gira la testa dall’altro lato. Non gli risponde. Prende i suoi fazzolettini e si pulisce la fessa, gettandoli sul tavolo. Prende le mutande e se le infila, lasciando un fazzolettino asciutto e non aperto, piegato, fra l’apertura vaginale e le mutandine.

Alle mie spalle, i segretari sono scoppiati in un applauso, andando verso il direttore, che porta una mano verso l’alto, come per dire che non &egrave il caso di festeggiare tanto. Io non mi sono mosso dalla sedia. Sono rimasto così, senza inghiottire n&egrave sputare.

I due amanti si rivestono.

((stai bene?))

((Si…)) Dice lei, a voce bassa, senza alzare lo sguardo. Si dirige verso la porta.

((ci vediamo dopo))

((ok)) dice lei, dandogli un bacio sulle labbra.

Lei esce dalla stanza, mentre lui, ripreso il suo carattere di buffone, alza i pollici verso una delle telecamere.

“Coraggio, giovanotto, si riprenda. Vada ad aiutare quel bravo ragazzo, a rimettere in ordine il nascondiglio” La rabbia in me &egrave molto forte. Devo anche ripulire i resti di questa scopata. La scopata che ha riempito di orgoglio questi palloni gonfiati, che ha fatto sentire donna la mia ragazza, che ha “educato” i segretari al sesso senza scrupoli, che mi ha fatto sentire inutile la vita.

Ma l’erezione che prepotente spinge nei miei calzoni, come me la spiego? Dovrei ammettere, in fondo a qualche parte di me, che mi &egrave piaciuto? Le due di notte. Sto vagabondando ormai da ore. Non so come riuscirò a guardarla in faccia, a starle accanto. Ieri sono riuscito a non tornare da lei, nel bungalow; le ho detto che avrei passato la notte con il direttore, a una festa.

Ma non posso più rimandare oltre; il tempo di prendere qualcosa al bar, e la raggiungerò. Cercherò di sentire se il suo corpo &egrave cambiato, se c’&egrave ancora qualcosa che ci può tenere uniti. …Una voce, qualcuno mi chiama.

“Ma cosa fa quì?!? Il direttore la cercava, perch&egrave non era nella sua stanza?”

“Emh… mi era piaciuto il villaggio, volevo darci un’occhiata…”

“Sa bene che il direttore non lo consente! Comunque &egrave fortunato, ha marinato il suo lavoro proprio nel posto giusto…”

Mi preoccupo… “Di nuovo quella donna?”

“Si, il direttore non riusciva a prendere sonno, allora gli andava di giocare. Io sono quì per organizzare la cosa…”

“Cavolo! Il direttore sarà su tutte le furie…”

“Abbastanza. Guardi, lei sta facendo comunque un ottimo lavoro, e le verrò incontro. Contatterò il direttore e dirò che lei si era allontanato dalla sua stanza, ma non dall’hotel. Che era stato informato del gioco e che ha creduto che fossimo già qui, raggiungendo il villaggio con un taxi.”

“Farò la figura del cretino…”

“Suvvia, regga la scusa, magari dia la colpa alla stanchezza, alla sonnolenza; lei sa recitare bene… e poi lo consideri come un colpo di fortuna, ha parecchi milioni da recuperare…”

“Giovanotto, ma cosa diamine ha fatto? Capisco la stanchezza, il debito contratto” sento un pizzico di vanto nelle sue parole… “ma stia più attento, cribio!”

La situazione ora &egrave questa: l’istruttore ha contattato la mia ragazza, ha organizzato un incontro con lei; fra i cespugli vicino ai campi da tennis.

“Lui sarà nascosto tra i cespugli, lei dovrà avvicinarsi al cespuglio, magari fingendo di orinare, nel caso dovesse vederla qualcuno”

La cosa sta degenerando. Devo fargli cambiare idea; raggiungo il mio posto, accanto alla sua poltrona.

“Ma… ha già avuto un incontro ieri, e dopo l’orgasmo non mi sembrava contenta di essere stata con quell’uomo…”

“Giovanotto, cerca forse di fare il doppio gioco? Di intimorirmi? Non ci casco a questi bluff! Ricordi che le donne cedono sempre alla voglia di uomo…”

E’ acceso un monitor solo. La telecamera tra i cespugli &egrave una di quelle che permette di riprendere anche al buio. Ora bisogna solo aspettare, capire se la mia ragazza prenderà parte a quest’ennesima pazzia.

“A che pensa, giovanotto?”

“Non credo che verrà. Mi sembrava pentita del suo gesto; e poi non mi sembra una donna che lo fa all’aperto, in piena notte…”

“Io invece sono certo che si presenterà. Sarà pure come dice lei, ma siamo pur sempre in estate; &egrave una stagione che fa perdere i freni inibitori… mi ci gioco i guadagni degli affari dei prossimi tre mesi, oltre ai miei averi. Se ha ragione lei, le dimezzo il debito…”

Mi guardo intorno; nella stanza, nulla sembra cambiato: i monitor, anche se spenti sono sempre lì; dietro di me, i segretari. Eppure, sento come se manca qualcosa…

Trasaliamo sentendo dei fruscii provenire dalle casse. ((Ci sei?)) &egrave la voce della mia ragazza, che parla bisbigliando. Il direttore ha il volto raggiante, come per dire “vittoria!”.

Vedo l’istruttore che allunga una mano oltre i cespugli; gli starà facendo qualche cenno per farle capire che &egrave lì.

Qualche secondo, ed ecco apparire, tra le foglie, il sedere nudo di lei (e non solo il sedere…). Immagino fuori dal cespuglio la mia ragazza che, rassicurata dalla mano dell’istruttore, si alza la gonna, si sfila le mutande e, curvandosi come per fare la pipì, ma senza abbassarsi troppo, introduce il suo sedere e le gambe fra i cespugli. In poche parole, lei &egrave a novanta gradi, dal bacino in giù dentro il cespuglio, dall’ombellico in su fuori il cespuglio, in attesa di essere posseduta.

Ho il cuore ormai a pezzi. E’ più disinibita, disinvolta: farmi le corna &egrave ormai una cosa naturale, per lei. Ma perch&egrave non l’ho raggiunta, ieri notte? Potevo parlargli, cercare di rimediare e recuperare i cocci del nostro amore, ormai infranto.

((Ti va prima di toccarmelo?))

Lui ha una voce strana, o almeno me la ricordavo diversa. Si sbottona i pantaloni e se li sfila. Non ha le mutande. Il suo cazzo svetta duro. Non ha cambiato solo voce… Non &egrave lui! Questo &egrave il cazzo di un normo-dotato! Non riesco a nascondere lo stupore…

“Sorpreso, giovanotto? Uno dei miei segretari mi ha consigliato una variante interessante, si &egrave sostituito all’istruttore” Bastardo… “Sono certo che quella ninfomane non si farà problemi!”

Il segretario, tra i cespugli, se lo impugna delicatamente, e lentamente inizia a menarselo, su e giù.

Non so cosa mi prende. E’ come un fuoco che brucia giù, nella pancia. Ho paura che mi piaccia, vederla scopata da un altro…

La mia ragazza esce dal cespuglio, vedo rientrare solo il suo braccio. Mi fa sempre tanta tenerezza.

((Dai, smanettalo…))

Lei allunga il braccio, appoggia la mano sulla gamba del segretario. Tastando, cerca di capire cosa sta toccando. Inizia a salire su, trova i testicoli. Vedo la sua mano che tocca i testicoli di un altro uomo. Ora non ha più dubbi, deve solo salire un po’ più su per masturbarlo.

“Pensa che lei se ne andrà inviperita, dopo essersi accorta dello scambio?”

Ormai non so più cosa pensare. Per un attimo, incrocio lo sguardo del segretario che prima mi ha aiutato. Mi incoraggia, con lo sguardo mi invita a stare al gioco.

“Sono certo che lei non sopporterà l’inganno” gli rispondo, anche se dentro di me non ne sono affatto convinto.

“I miei guadagni del prossimo anno contro i suoi debiti?”

Non ho più energie, annuisco soltanto un si.

La mia ragazza affera il cazzo del segretario. Vedo le sue dita avvolgere il suo membro e cominciare a menerglielo. Porta la mano un po’ più su, cercando “il resto” del cazzo, che non c’&egrave…

Lui subito le afferra il polso. Ho quasi la sensazione che stia usando anche un po’ troppa forza.

((ehi, ma chi sei?!))

Inaspettatamente anche per me, lui inizia a fare subito la voce dura ((stai zitta, so chi sei, dirò tutto al tuo ragazzo))

((Cazzo!)) non avevo mai sentito una parolaccia da parte della mia ragazza.

L’uomo tra i cespugli tiene il polso di lei stretto. La mia ragazza non ha mollato la presa… lui ne approfitta; muovendo la sua mano, che le stringe il polso, muove la mano di lei, che continua così a masturbarlo.

Il direttore continua a seguire l’andamento del gioco, occhi fissi sul monitor e leggero sorriso di godimento. Io lo guardo con la coda dell’occhio, alternandolo con la visione dolorosa e ahim&egrave eccitante delle immagini che scorrono sullo schermo.

Il silenzio fra i due amanti &egrave irreale. Sento che si sta creando tra loro un legame di complicita; si stanno studiando, cercano di capire e di capirsi fra di loro. ((Lo vuoi in bocca?))

Una domanda che mi spiazza. Il direttore ora ruota leggermente gli occhi verso di me, per vedere le mie reazioni.

Lei, con la voce bassa, cavernosa, chiaramente eccitata, emette un ((si…))

“Vede, giovanotto! Tutte uguali! Tutte felici di farsi fottere!”

Mentre vedo la mia ragazza entrare fra i cespugli, inginocchiata per avvolgere tra le sue fauci il membro del segretario, io, con il cuore a pezzi, cerco di farmi forza, di non mostrarmi distrutto e di dare una risposta al direttore. “Non si spingerà oltre”

Non ci credo nemmeno io. Lei &egrave lì; vedo il suo faccino che sale e scende sul cazzo di quell’uomo, che geme ((siii, brutta troia, succhia. Ti piace il cazzo, eh?))

Men di tutti, ormai, ci crede il direttore “Giovanotto, lei non ha più nulla da giocare, ormai la partita &egrave persa per lei! Guardi…”

Ora la mia ragazza &egrave a novanta gradi; dal bacino in su &egrave fuori dai cespugli, mentre il suo sedere &egrave piazzato lì, davanti al naso di lui, che non sa neanche dove cominciare. ((Dai, sbrigati, non ho molto tempo…)) Vedo lei che sculetta per invitare il suo amante a scoparla il più presto possibile, probabilmente prima che io torni e non la trovi in camera. Il segretario non se lo fa ripetere due volte. Lo vedo inginocchiarsi davanti a tanta meraviglia, poggiare le mani sui glutei e leccare l’intimità della mia ragazza, che incomincia già a emettere i primi versi di piacere.

Sente che non può aspettare oltre. Afferra il cazzo e lo poggia sulla vagina di lei. Lo vedo mentre cerca di dare il primo “colpo”, ma evidentemente non deve essere entrato bene. Qualche secondo di “lotta”, e finalmente la penetra. Io assisto impotente alla scena.

Muove veloce il bacino avanti e indietro, mi sembra quasi di vedere un cane che monta la cagna. E mi sale un po’ di rabbia quando penso che la cagna, sotto, &egrave la mia ragazza.

((uuh… uuuuhhh…)) gemono senza ritegno. Malgrado il segretario non sia all’altezza dell’animatore, lei sembra gradire il trattamento.

((fatti toccare le tette…)) la mia ragazza inizia a indietreggiare. Lui non riesce più a muovere il bacino, quindi indietreggia insieme a lei e si stacca. Vedo il cazzo che sguscia fuori dalla figa, &egrave bagnatissimo. Ora anche il busto di lei &egrave fra i cespugli; solo la testa rimane fuori.

Lui riappoggia il ventre sul sedere e i reni di lei. Lo vedo mentre infila le mani sotto la sua maglietta. Allunga le braccia e raggiunge i suoi seni. Sotto la stoffa, vedo la forma delle sue mani che palpano con energia, con voglia, con curiosità. Lo guardo, un po’ rabbioso, mentre si appropia di quelli che erano i miei soli seni, fonte di nutrimento dei nostri futuri figli.

Le bacia la parte alta della schiena, il cazzo svetta duro tra le gambe della mia ragazza. E lei, provocandomi un brivido di rabbia ed eccitamento, senza cambiare la sua posizione a “120 gradi”, allunga il suo braccio verso il bacino di lui, prendendogli il cazzo in mano e infilandoselo nella figa.

Riprendono la cavalcata, lui continua a palpare le tette della mia ragazza.

((ti sta piacendo, troia?))

((uuh… non preoccuparti, stai andando bene… aahh…))

La mia ragazza parla come un’esperta di cazzi. Il direttore esulta, anche lui gode, ha vinto la partita. Il più porco dei segretari si &egrave pappato in un sol boccone la sua preda, mentre i suoi colleghi, dietro di me, massagiandosi il pacco, si godono lo spettacolo. Ma come &egrave stato possibile?

((Si… si… fottimi… sto godendo come una troia… ooohhh…))

((ah, ah, tu sei una troia! ah, aaahhh!!!))

E’ arrivato al limite, ormai non resiste più. Muove avanti e indietro il bacino il più veloce che può, porta le mani sui fianchi di lei, ed ecco che libera il suo piacere nell’utero della mia ragazza.

((No, no, fuori… schizza fuori… ooohhh…))

Sento che tutto &egrave perduto. Penso allo sperma che pochi attimi prima era nei testicoli di lui ed ora si trova nel ventre di lei. Hanno il fiatone, il segretario gradualmente rallenta la scopata. Fermandosi del tutto, sfila il pene dalla mia ragazza, che, come dopo aver scopato con l’animatore, si accovaccia e incomincia a cacciare fuori lo sperma.

Vedo il suo uccello penzolone, gocciolante ancora della sua virilità. Si ripulisce con dei fazzolettini e si rimette i pantaloni. Mette dei fazzolettini puliti nella mano di lei, che usa per risistemarsi l’intimità.

Passando il fazzoletto sulla figa, la mia ragazza emette ancora qualche gemito.

((non sei venuta?)) che intenzioni ha, fare il “bis”? Mi volto per capire cosa stia succedendo, e mi accorgo solo ora che il direttore e i suoi segretari sono già andati via.

((mmm… non preoccuparti… sono abituata!)) stronzetta… ((dovevi solo resistere di più… mmm… ma sei stato bravo… tanto ora ci penserà il mio ragazzo a finire il lavoro!))

Ma come parla?!? Non l’avevo mai sentita parlare così nei miei confronti. Si, avevamo litigato tante volte, ma mai avevamo smarrito la bussola del cuore. E adesso?

Mi muovo come in trance. Non sono nel presente, i mille pensieri che mi stritolano la mente mi portano a compiere i movimenti come un automa. Il segretario mi ha avvisato che il direttore &egrave crollato dal sonno, che sono tornati in albergo e di raggiungerli al più presto. Io rientro nel bungalow, mi abbandono sotto le lenzuola immobile, rigido, senza saper che fare. Lei &egrave già nel letto.

Si sente che ha ancora voglia. Sento la sua energia sessuale, anche senza toccare il suo corpo, che si trasmette dai suoi genitali ai miei, e scorre per tutto il corpo, e fin fuori ai nostri corpi; anche nella stanza, intorno a noi.

Per quanto l’immagine del suo didietro sia eccitantissima, e il mio cazzo bussi prepotente nei calzoni, mi rendo conto che qualcosa si &egrave rotto, lei non &egrave più lei. Forse ora &egrave consapevole del suo potere sugli uomini, e del potere che gli uomini hanno su di lei; e il piacere di esercitare e subire questo potere le ha fatto smarrire il cuore. E che ne sarà di noi, dopo questa vacanza? Torneremo a volerci bene come prima? Non ce la faccio…

((E allora?))

Non ce la faccio…

((mi sa che ti piace il cazzo, amore mio…))

La pugnalata al cuore della buonanotte.

Sono dietro la sbarra del passaggio a livello. Incredibile che al giorno d’oggi ce ne siano ancora. Sto fermo qui, insieme a una donna anziana che aspetta il momento in cui passerà il treno e finalmente si alzerà la sbarra.

L’estate &egrave bella e lontana, siamo in autunno inoltrato. A quest’ora &egrave già buio, e il freddo mi fa sentire che l’inverno sta cominciando a bussare.

Poche ore fa, lei mi ha confessato tutto. Non solo quello che già sapevo.

Fisso i binari davanti a me. Ripenso all’ultimo giorno al villaggio. Seduti al tavolino facevamo colazione insieme, prima che io andassi dal direttore; un momento trascorso non senza il timore che qualcuno avesse potuto vedermi in compagnia di lei. La paura di essere riconosciuto come il “fidanzato di puttana” non mi aveva mai abbandonato. Soprattutto se ripenso ai racconti del segretario, su quello che era successo nei giorni successivi all’avventura tra i cespugli.

Un uomo si avvicina e aspetta come noi che si alzi la sbarra. Guardo i nostri cappotti e penso all’estate che &egrave soffiata via. Come tutti gli altri anni, &egrave stato un po’ morire e un po’ rinascere. Anche io, come la mia ragazza, mi sento diverso, ma non più forte; sento che l’infanzia ormai &egrave finita. La vita mi ha trascinato violentemente nel mondo adulto, e non riesco a smettere di chiedermi cosa ci sia di buono.

Anche in quell’ultimo giorno al villaggio provavo il disagio di questa nuova condizione; non vedevo l’ora di andarmene da quel villaggio, ma c’era una strana parte di me che avrebbe voluto restare, provare a fare di quest’estate una stagione migliore di quello che &egrave stata, più simile a come la desideravo. L’infanzia non vuole proprio morire.

La mia ragazza, seduta al tavolo del bar, aveva più semplicemente il magone. Stava dando l’addio a un momento della sua vita nuovo ed eccitante, senza sapere se si sarebbe ripetuto. Sfuggiva sempre il nostro sguardo, guardando lontano, chissà dove…

Ma mentre la guardavo, mi sembrava di leggerle negli occhi…

Pensavo all’animatore che, forse ridendo, gli chiede come &egrave andata tra i cespugli. Chissà come avrà reagito lei! Avrà riso, si sarà un po’ incavolata? Fatto sta che gli &egrave piaciuto…

E chi se la dimentica l’euforia degli altri segretari quando seppero che lei voleva farlo con più maschi! Sentivo la terra mancarmi sempre più sotto i piedi, arrivando alla conclusione che l’incontro avuto con due maschi diversi in meno di due giorni doveva avergli acceso qualche desiderio morboso…

Da un altro tavolo cadde un bicchiere, e per un attimo mi ripresi dai miei pensieri. Solo ora mi accorsi che la mia ragazza aveva girato il volto verso di me. Mi guardava, con un sorriso appena accennato tra le labbra. Io, con un grandissimo sforzo, le ricambiai un piccolo sorriso.

Subito portai lo sguardo altrove. Cavolo, non riesco più a guardarla. Finsi di essere interessato a qualcosa e guardai un po’ più in là. I suoi occhi… cercavano il coraggio di guardare, ma dov’era questo coraggio mentre si godeva la sua gang?

Il segretario me le raccontava. Lei era bendata, i segretari intorno a lei; non mi era difficile immaginarli in cerchio, intorno alla mia ragazza, nudi, mentre se lo menavano a pochi centimetri dalla testa di lei inginocchiata. Immaginavo un cazzo che si strusciava tra i suoi capelli, uno nella sua bocca, due tra le sue mani; ma subito le mani liberavano la presa per due altri cazzi, così la bocca. Qualche altro uccello, prepotente, colpiva ripetutamente le sue guance, come per ricordargli che c’era anche lui. E lei subito si liberava la bocca per il nuovo ospite. Mani, bocca, bocca, mani, mani, bocca, bocca, bocca…

Finalmente, qualcuno un po’ più intraprendente la prendeva per i fianchi, mettendola a pecorina. Si posizionava dietro di lei e con un colpo di reni dava inizio alla danza delle scopate.

La mia ragazza, accavallando le gambe sotto il tavolino, guardando di nuovo lontano, cercando chissà chi, mi mostrava involontariamente il culo. L’immagine del suo sedere mi martellava nella testa; non riesco a non immaginarla nella gang, mentre a pecorina portava il suo sedere avanti e indietro, seguendo il movimento di chi le aveva infilato il cazzo in figa. Un movimento che l’aiutava anche a farsi meglio il cazzo che aveva in bocca. E qualcuno non sarà più riuscito a trattenere lo sperma, schizzandogli fiumi di lava calda e biancastra sulla schiena, sui seni, nella bocca…

“Le venivamo anche nella figa!” mi precisava il mio “amico” segretario… Il desiderio di metterla incinta… la necessità di imporre la propria virilità per sentirsi più forti, quasi per dare un senso alla propria vita.

La donna anziana sbuffa, appoggiata alla sbarra. Inizia a lamentarsi delle cose che non vanno. Ma saranno realmente questi i suoi problemi? Un passaggio a livello? Il mal governo? Gli extracomunitari? O forse anche lei, ex grande proletaria, ha passato una vita a farsi fottere dal potere, a farsi illudere dalle gioie infime e bugiarde del piacere, e ora cerca un qualsiasi pretesto per sfogare la frustrazione di essere stata sedotta e abbandonata?

Il treno starà facendo ritardo, e stare fermo qui mi porta inevitabilmente a pensare alla sua confessione, a quello che non sapevo.

Era terminata l’ultima gang bang. Lei era rimasta nella camera presa dai segretari per farle la festa. Seduta sul letto, ancora nuda, gomiti puntati sulle ginocchia, volto ricurvo sulle mani, piangeva sommessamente. “Casualmente”, entrò il direttore.

Lui finse sorpresa, quasi rabbia, lei era imbarazzata. “Calmatosi”, il direttore le si avvicinò, prendendole una mano: “Perch&egrave piangi, piccina?”

Lei riabbassò la testa, non riuscendo a parlare. “I tuoi amici ti hanno fatto qualcosa di male?”

“non… non lo so… io invece ho fatto del male, di sicuro! Sono andata a letto con loro, e sono una donna sposata…” “oh… perch&egrave dici questo?”

“li ho seguiti… penso sia una cosa sbagliata” La mano del direttore ora le accarezzava il petto, all’altezza del cuore. L’altra mano, attorno alla sua spalla.

“oh, mb&egrave… vedi… il matrimonio &egrave un impegno serio, che merita rispetto. Ma alle volte veniamo travolti da forze che sono più grandi di noi…”

In quel momento le mancava un po’ d’amore, o forse una figura paterna. Fatto sta che provò i brividi per la morbidezza delle sue mani; e non riuscì a fare a meno di socchiudere gli occhi, far ricadere la sua testa sulla spalla di lui, abbandonandosi al piacere del suo tocco “ma allora, di chi &egrave la colpa? dei miei amici? del mio uomo?”

La mano del direttore scese sul suo ventre “nessuno! Non &egrave colpa di nessuno…” Gli diede dei baci sulla testa, mentre la mano scendeva più giù ” …i tuoi amici non hanno colpa…” Delicatamente, allontanò la spalla dalla sua testa e si sedette accanto a lei, che restava come in trance, con gli occhi chiusi “… il tuo uomo non ha colpa…” sentiva le sue labbra che le baciavano il petto, scendendo piano piano, delicatamente; la baciò sulla bocca dello stomaco, l’ombelico, il ventre “…nessuna colpa…” Avrebbe voluto ribellarsi, ma il piacere &egrave più forte. E lui sa che non doveva chiederle nulla; sentiva che ricambiava la sua voglia, sentiva la sua che, prepotente, tornava a bagnarla tra le gambe…

Si sbottonò i calzoni, se li calò giù fino alle caviglie, e la stessa cosa fece con le mutande. Il cazzo si ereggeva maestoso davanti a lei. Dolce e famelica, chinò il viso sul pezzo di carne e iniziò ad amarlo con la bocca. Lui sentiva le labbra che scorrevano, la lingua che avvolgeva il glande. Lei ormai &egrave esperta di cazzi; capiva quando era troppo, quando doveva allontanare la bocca dall’uccello, affinch&egrave il gioco non finisse troppo presto. Ma lei faceva buon viso a cattivo gioco, e approfittava delle pause per sentire con le dita la consistenza di quell’uccello, per sentire nella bocca il sapore che le ha lasciato.

Il gioco andava avanti da un bel po’, quando una voce la fece trasalire “signor direttore”

Ero io, che mi chiedevo come mai avevo dovuto raggiungerlo in quella stanza.

Lo spavento intanto l’aveva svegliata, strappandola dallo stato di trance. Tutto &egrave di nuovo chiaro, lucido; anzi, molto più chiaro di prima. Lei era inginocchiata davanti al direttore del suo fidanzato, con il suo cazzo nella bocca e gli stava facendo un pompino. Gli occhi erano aperti, si fissavano; l’improvvisa coscienza accende dentro di lei le prime sensazioni, sentimenti contrastanti. Com’&egrave stato possibile? Come ha fatto a spingersi fin li? Ma la voglia e l’energia la sovrastavano, per questo non cambiò nulla, il rapporto riprese come prima, arricchito dal pregio della consapevolezza.

“Seguimi”

Il direttore, mettendole una mano sulla testa, si alzò e si mosse verso il bagno. La mia ragazza, senza togliersi il cazzo dalla bocca, portò le mani ai fianchi di lui, camminando quasi in ginocchio; “Entri pure, giovanotto!” mi disse il direttore, prima di chiusersi nel bagno insieme a lei.

Lui era in piedi, lei in ginocchio continuava a fargli il lavoretto con la bocca. “Sono nella toilette! La prego di controllare quella fattura!”

Un incosciente, stanco di aspettare, passa sotto la sbarra, attraversa di corsa i binari e raggiunge l’altro lato del passaggio a livello. Mi passa accanto, io cerco di mascherare le perplessità che mi ha suscitato. Conviene rischiare? Buttarsi in un pericolo simile per arrivare prima? Aveva realmente la neccessità di correre altrove o semplicemente non sopportava di dover aspettare? E’ così insopportabile stare fermi, aspettare, anche a costo di perdere qualche istante di piacere o soddisfazione?

Ora capisco il perch&egrave di quella richiesta. Non si era mai preoccupato più di tanto delle fatture, gli scontrini. Lui era lì, che godeva nel parlarmi mentre la mia donna gli faceva un bocchino. Lei mi raccontava e a me sembrava di vedere la sua nuca, la testa che si portava avanti e indietro, su e giù; mentre lui mi domandava del prezzo di quel primo, del secondo.

Solo allora lei prese la base del suo cazzo con la mano destra, se lo sfilò dalla bocca per dire ((non &egrave giusto…))

“ok, lasci pure la fattura sul tavolo, giovanotto! ((Piccina mia, noi esseri umani siamo fatti così, passiamo il giorno a pentirci di quello che abbiamo fatto la sera prima. E di chi &egrave la colpa?))”

Lei pendeva dalle sue labbra, lo fissava a bocca aperta, la mano ferma che ancora le teneva il cazzo. Lui le porta la punta del piede sulla figa, senza togliersi la scarpa, masturbandola.

((Della morale cattolica, bimba mia! L’abbiamo subita per secoli, &egrave ci ha lasciato dentro quel senso di colpa che &egrave contro natura, non ci permette di vivere a pieno il nostro corpo))

“Direttore, le ci vuole ancora molto?”

“Eh, un po’… ma lei mi aspetti quì, caro giovanotto!”

Lei &egrave tornata in trance, persa nel piacere provocato dal direttore ((Stia tranquilla, il suo partner ha dimostrato a tutti di essere un uomo; dopo quest’ultima prova avrà una bella ricompensa))

Lei non pot&egrave indugiare oltre. Fu un attimo. Si alzò in piedi, il direttore le prese le mani e la tirò verso di lui. Lei completamente nuda, lui con i pantaloni calati intorno alle caviglie.

I loro genitali nudi, uno di fronte all’altro; il suo uccello a pochi centimetri dal suo pube. Lei cercò subito la posizione per essere scopata meglio; mise le mani sulle sue spalle, portò il bacino all’altezza del suo cazzo, mettendosi appena sulle punte e allargando le gambe, mentre lui fletteva un po’ le ginocchia.

Il suo cazzo puntava verso la sua figa; lui sentiva l’odore della sua intimità. Si afferrò il cazzo; sentivano che era arrivato il momento; lo appoggiò sotto il pube e cercò di entrare. Lei mise il palmo della sua mano sinistra sul suo pube, le dita rivolte verso il basso. La mano era nella stessa posizione del ditalino. Puntò l’indice e il medio ai lati del clitoride e tirò su le labbra della figa per agevolargli l’entrata. Lui le appoggiò il glande alla sua apertura vaginale, ma si bloccò un attimo; forse l’immagine di lei, nuda, che con le dita si allarga la figa era troppo arrapante e doveva far calare l’eccitamento, per evitare di venire subito.

Lei gli diede appena il tempo di riprendere il controllo; subito portò la mano libera dietro la schiena di lui, all’altezza dei reni, e tirandolo a s&egrave, lo obbligò a penetrarla.

“((oh… si… uh)) Bravo, giovanotto, lei sta facendo un ottimo lavoro”

Io, dietro la porta di quel bagno, pensavo fossero i complimenti che, dalla bocca del segretario, ora passavano dalla bocca del capo. Mentre il suo cazzo entrava veloce dentro di lei, io gli risposi “La ringrazio, signor direttore”

((aahh… il mio cazzo avvolto dalla tua carne, umida, calda, morbida. Il tuo uomo farà una grande carriera… ahh)) Lei iniziò a muovere il bacino, come per fargli una sega con la figa. La sensazione per lui fu molto intensa, sentendo le pareti vaginali scorrere sul suo cazzo.

Lei portò le braccia attorno al suo collo. Bisbigliava il piacere nel suo orecchio ((aahh… si… &egrave per lui… ooh… &egrave solo la morale cattolica… aahh)) I loro genitali sembravano di fuoco; faceva caldo, e il sudore iniziò a scorrere dai loro corpi, dalle ascelle, il collo, il corpo, le chiappe…

((Forse abbiamo bisogno di una doccia, bambina mia!))

Senza uscire da lei, il direttore la portò sotto la doccia. Lei lo seguì imbambolata, come fosse un automa. Intorno a loro c’era un’atmosfera strana, come in un sogno, irreale.

Lui aveva comunque un certo controllo della situazione; riuscì a togliersi i vestiti, lasciandoli lì per terra. Lei pensò, per un attimo, “ma che sto facendo?” c’era una parte di lei che ancora trovava tutto sbagliato, ma era anche tutto troppo eccitante… I loro odori, forse sgradevoli in altri momenti, ora avevano un non so che di afrodisiaco; un senso di repulsione ed attrazione che rispecchia perfettamente i desideri che abbiamo dentro.

Lui aprì il rubinetto; un po’ di tempo per abituarsi al getto dell’acqua, e subito riprese a far scorrere il suo cazzo nella figa della mia ragazza, nella stessa posizione di prima, in piedi, abbracciati.

I loro bacini si muovevano uno verso l’altro, e poi si riallontanavano, e si riincontravano, e si riallontanavano; i loro pubi, incontrandosi e dividendosi infinite volte, compivano un gesto compiuto non pensando, ma in una condizione di abbandono della mente a favore del corpo, ascoltandosi e intuendosi inconsciamente. E questo senso di accordarsi naturalmente, la sensazione che i respiri, anche se affannosi, siano in perfetta sincronia che mi fanno pensare che l’atto sessuale sia uno dei momenti più alti della vita di un essere vivente. Nel momento in cui un essere vivente fa l’amore, dietro di lui ci sono tutti i rapporti avuti dagli altri esseri viventi che sono esistiti. C’&egrave tutta la storia della vita, dalle origini all’ultimo istante in cui ci sarà l’amore nell’universo. Bisognerebbe valutare bene la persona che si sceglie di amare; ci si potrebbe sporcare in maniera irrimediabile.

((ah… ah… oh… che bello)) ((si, si, si, così… oohhh…))

“uuff… Non si preoccupi dei suoi debiti, giovanotto… oooh…” Il direttore, dal bagno, continuava a parlare a me, nella stanza affianco. Solo ora mi rendo conto che era anche un espediente, insieme al getto della doccia, per gemere più liberamente.

Arrivarono al limite, lui non resisteva più… I movimenti dei loro bacini si fecero più rapidi ((adesso… finalmente… ooohhh…))

Eruttò dentro di lei una quantità impressionante di sperma. Non riusciva più a muovere il bacino, teneva il cazzo spinto tutto dentro di lei, mentre l’orgasmo lo sconquassava. Anche lei raggiunse l’orgasmo; non terminarono i gemiti a parole, ma baciandosi con la forza, lui prendendogli la testa fra le sue mani e portando la sua bocca a quella di lei.

Eiacularono, entrambi al culmine dell’orgasmo, e le lingue, attorcigliandosi e vibrando per via dei loro gemiti ((mmmm…)), moltiplicarono il piacere.

Il piacere, pian piano, svanì. Rimasero ancora abbraciati, le bocche sono ancora unite, come i loro genitali. Le lingue tornarono a posto, permettendogli di riprendere fiato. Rimasero così per un po’, l’acqua continuava a scrosciare su di loro, fino a quando, lentamente, si allontanò da lei, che portava la testa verso il basso, guardando i suoi piedi.

Il piacere e il desiderio hanno lasciato ora il posto al senso di colpa.

Lui approfittò dell’acqua per sciacquarsi il cazzo, lo scroto, le ascelle e vari punti del corpo. La mia ragazza, come sempre, si accovacciò per cacciare fuori lo sperma, agevolata questa volta dall’acqua della doccia. Adesso lui chiuse l’acqua.

“Giovanotto, mi passa degli abiti puliti e un accappatoio?”

Io, che fino a quel momento ero rimasto ignaro, seduto su una poltrona, quasi felice pensando che forse le cose stavano mettendosi per il meglio, presi quello che mi aveva chiesto e glieli passai dallo spiraglio che il direttore mi aprì.

In silenzio, senza che lei avesse il coraggio di guardarlo, uscì dalla doccia. Il direttore indossò l’accappatoio che era nel bagno, e avvolse dietro le spalle di lei quello che le avevo passato io, incominciando ad asciugarla. Lei era davanti a lui, con la testa bassa, rincoglionita, che si lasciava asciugare inerme da quell’uomo, come una bambina che si fa asciugare dal papà dopo il bagnetto. Forse rimpiangeva anche lei le illusioni dell’infanzia?

((Adesso vado avanti io, piccina. Quando saremo usciti, chiama uno dei miei segretari, chiedigli quello che ti serve))

Tornati in città, il rapporto fra noi due &egrave tornato, apparentemente, normale. Abbiamo sbalordito le nostre famiglie, decidendo di colpo di convolare a nozze: tra qualche mese saremo genitori. E l’infanzia mi sembra lontana millenni.

Con gli occhi fissi sui binari, rivedo la mia ragazza; la sua pancia cresciuta, anche i seni sono già un po’ più floridi. Noi abbiamo ripreso tranquillamente a recitare i ruoli della coppia felice; ma, senza confessarcelo prima di oggi pomeriggio, sapevamo già dal primo giorno in città che &egrave solo una recita, che &egrave tutto falso. Le sue frequenti uscite, gli impegni improvvisi; tutte cose che mi fanno supporre che abbia un amante.

Mentre davanti ai miei occhi scorrono le immagini di lei, le parole del mio “amico” segretario mi martellano la testa “gli sono venuto dentro!” “l’avrò messa incinta?” “Le venivamo anche nella figa!”. Il mio amico… era contentissimo quando mi annunciava che ero stato promosso di livello; non più un semplice impiegato, ma un ruolo di maggiore responsabilità: mi si sta preparando una grande carriera.

Da lontano, si vede una luce. Il treno sta per arrivare.

Pericolosi questi passaggi a livello… la gente &egrave impaziente, inconscientemente oltrepassa la sbarra per passare subito dall’altra parte, e spesso si ritrova sotto le rotaie. Sono notizie che ci sbalordiscono sempre, leggendole in fondo a qualche pagina sul giornale. Eppure, accadono abbastanza frequentemente.

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