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Racconti CuckoldTrioVoyeur

STORIA IGNOBILE 5 I PENSIONATI (Amicizia morbosa)

By 25 Maggio 2023No Comments

SOMMARIO.
L’orgasmo femminile senile è il mistero più indecifrabile che ci sia nell’universo. Quando si pensa che a una donna non possa interessare o non lo possa più raggiungere, salta fuori all’improvviso con gioia … quasi sempre per merito di un altro e non del marito o compagno, imbarazzandoti e lasciandoti perplesso con l’amarezza in bocca…
Questa storia è la confessione inviatami da un marito e riguarda una coppia di coniugi sessantenni milanesi, che raggiunta l’età pensionabile dopo una vita lavorativa e dopo 40 anni di fedeltà, devozione e serenità coniugale, per circostanze improvvise e imprevedibili, alle porte della senilità con l’arrivo di nuove emozioni e sentimenti, quando più non se l’aspettavano, modificarono segretamente il loro stile di vita coniugale.
Tratta temi oltre che erotici, di impatto psicologico ed emotivo.
Un’amicizia casuale del marito, trasformatasi in simpatia e in seguito in affetto profondo e stima, lo portò al punto di acconsentire a condividere la moglie con lui, come già dividevano molte altre cose.
Quello che accadde, senza che nulla fosse concordato o scontato, portò scompiglio e sorpresa tra loro. Lei seppur contraria si concesse a lui tra la superficialità del marito…
…ma leggete da voi.
Buona lettura.
Educatore.

I PENSIONATI (Storia erotico-drammatica di coniugi in quiescenza)
Salve, mi chiamo Lorenzo, Renzo per gli amici e nel mio dialetto milanese Renss con due esse, ho 65 anni e sono un ex impiegato della Pirelli dove ho lavorato per 43 anni. Sono sposato da 40 anni con Carla, una donna meravigliosa ora di 63 anni, anche lei impiegata che ha lavorato per 35 anni alla Sip di Milano poi diventata Telecom Italia e ora pensionata come me.
Abbiamo due figli, maschio e femmina Luca di 37 anni Perito meccanico e Rosalba 35 anni
impiegata all’Ufficio delle Dogane di Milano due e in oltre quatto nipotini, due avuti da Luca di
9 e 6 anni Gisella e Mario e due di mia figlia Rosalba, anch’essi maschio e femmina, Gianni 7
anni e Giuliana di 5, tutti meravigliosi.
L’inizio di quello che sto per raccontarvi, accade tre anni fa.
Siamo nonni da molti anni e questa condizione assieme a un mio intervento alla prostata di qualche tempo prima, mi avevano procurato una sorta di calo sessuale sia psicologico che fisico e questo fece sì che mi allontanassi dal sesso ancora in età matura e fase attiva per altri uomini.
Non riuscivo più a tenere l’erezione, mi veniva duro, ma dopo una manciata di secondi mi ritornava mollo, ed erano più i rapporti di masturbazione reciproca che avevamo tra noi, che di sesso completo.
Io avevo 56 anni e Carla 53 quando smettemmo di avere rapporti sessuali completi con
penetrazione, ma in compenso iniziammo a coccolarci e masturbarci come due teneri e giovani amanti, ed era molto bello e soddisfacente anche quello per entrambi.
Eravamo soddisfatti della nostra intimità.
Non avevo mai avuto idee strane e strampalate di giocare con oggetti o altre cose sessuali, la rispettavo e mia moglie Carla più di una volta mi aveva detto e fatto capire che il sesso non le interessava più. Ci credevo, visto il suo carattere e la sua fedeltà per oltre 40 anni.
Il nostro cambiamento, coincise con il nostro invecchiamento. I nostri corpi iniziarono a variare e l’attività sessuale venne influenzata anche dal decadimento e trasformazioni fisiche, dalla soppressione del desiderio e della funzionalità sessuale.
Avevo perso l’attrazione e l’interesse sessuale non solo per mia moglie, ma per il sesso in generale.
Per avere e mantenere un’erezione, dovevo masturbarmi prolungatamente.
Infatti al mio cazzo, occorreva più tempo perché venisse quasi duro e si manteneva eretto sempre per minor tempo. Non solo, l’eiaculazione diventò meno potente e scarsa e anche i tempi del raggiungimento dell’orgasmo si allungarono molto e a volte pur masturbandomi non riuscivo ad averlo.
Per Carla, il nostro invecchiare, il mio calo sessuale e la scarsa attrazione nei suoi confronti associata alla sua secchezza vaginale, a qualche vaginite e come ogni donna verso la senilità ai suoi piccoli problemi di salute, accomunati a una visione della vita abitudinaria e tranquilla e ai suoi valori morali, la favorirono in una progressiva perdita del desiderio sessuale già a partire dai cinquant’anni, in coincidenza con il climaterio. GGGGGG
La sua rinuncia sessuale e del desiderio, come a molte donne era incominciata con la menopausa, influenzando fortemente la qualità della sua vita successiva, iniziando la cosiddetta mezza età che si manifestava anche con disturbi digestivi, di pressione arteriosa alta, mal di schiena e disturbi muscolo-articolari, che erano segnali di inizio d’artrosi e osteoporosi, che cercavamo di prevenire facendo spesso lunghe passeggiate.
Restarono però invariati, e anzi accresciuti in noi, la capacità d’amore platonico, di tenerezza, di dolcezza, di affetto e sollecitudine verso figli e nipoti, ma soprattutto tra noi, a coronazione di una vita serena e di un matrimonio riuscito.
Vivevamo uno stile di vita regolare e tranquillo anche se abitudinario, più a stretto contatto di prima, ed era bello per tutte e due addormentarsi assieme, svegliarsi assieme, mangiare assieme, uscire assieme… tutto assieme!
Si apriva un tempo nuovo, un inedito rapporto coniugale e intimo, non fatto più di sesso e senza più gli alibi del lavoro e dei figli. Solo noi due, senza difficoltà economiche, di comunicazione e differente visione della vita.
E mentre i nostri corpi si trasformavano consumati dal tempo, si scopriva la purezza del bacio e in me il diletto di trovare in mia moglie un corpo ancora piacevole da osservare, sensuale e desiderabile nel suo mutamento senile, da accarezzare e baciare anche se non avevo più la capacità e il vigore di possederlo.
Si rafforzò in noi con il pensionamento, il bisogno di relazione, affetto, tenerezza, riconoscimento e rassicurazione reciproche, che trovavamo nel contatto fisico anche senza sessualità, specie se accompagnato da condivisione confidenziale di pensieri, sentimenti ed emozioni, un’altra forma di attrazione intima.
Era un soddisfacimento e una piacevolezza insostituibile, un godimento più mentale che fisico il nostro. Toccarci con sensibilità, amore, tenerezza e passione, sempre con rispetto, era uno dei modi più efficaci per sentirsi ancora vivi, amati e godere di noi.
Ci faceva bene accarezzarci, guardarci e piacerci, anche se non si era più come una volta. Ci faceva bene ricordare come eravamo, cosa facevamo … e il sapere di essere ancora lì tutte e due e vederci e sentirci le stesse persone di 40 anni prima che si amavano e che avevano ancora voglia di stare assieme, era bellissimo.
Quando andammo in pensione, decidemmo di acquistare con le liquidazioni, un appartamentino al mare, un bilocale, all’ultimo piano con sopra la terrazza privata, che però per raggiungere bisognava dover uscire dall’alloggio e salire per la scala. Ma a noi andava bene e iniziammo a fare periodi di vacanze sempre più lunghi, fino a stabilirci definitivamente lì, in riviera.
Carla, mia moglie, scusate se mi soffermo un po’ di più nel descriverla ma è doveroso per apprendere il proseguo di questa confessione, era una bella signora di mezza età, lo era dentro e fuori, educata, pulita, timida, riservata e di bell’aspetto, aveva i suoi anni, ma era affascinante e fisicamente ancora attraente e l’età biologica non corrispondeva con quella anagrafica, sembrando più giovane.
Aveva un bel volto che aiutava con un leggero trucco sobrio, più per vanità che per ricerca di bellezza, non avendone bisogno. Era di bei lineamenti e anche se la pelle era curata e nutrita da creme idratanti e antirughe, mostrava un leggero rilassamento sul viso, nelle gote, guance e sottomento, dovuto a cedimenti muscolari, che evidenziavano il tempo trascorso, ma non sfiorivano la sua bellezza. Le piccole rughe d’espressione, quei lievi solchi superficiali frontali, laterali agli occhi, sopra e intorno alle labbra, esercitati sulla pelle dai muscoli mimici, assieme alle leggere borse sotto gli occhi, la rendevano più interessante e affascinante, non scalfendo la sua gradevolezza agli sguardi. Portava i capelli quasi a caschetto con la riga di lato, di un biondo tenue per celare il suo colore naturale che mostrava gli anni reali che aveva, dove a volte si evidenziava la ricrescita, che correva subito a ritoccare per nascondere. Naturalmente se non avesse avuto i capelli tinti come tutte le signore oltre i 45 anni, con il passare del tempo li avrebbe avuti completamente grigi, poi grigio chiaro o quasi bianchi, mostrando più anni di quelli che faceva apparire. I denti bianchissimi e regolari, frutto di protesi dentaria fissa posizionata alcuni anni prima per problemi di carie, assieme alle labbra le donavano splendore. Il fascino del suo sorriso perfetto e del suo sguardo profondo si perdevano sul collo aggraziato come quello di un cigno, ma punto debole di tutte le belle signore mature e oltre, accentuato da una lieve rugosità sulla gola.
Era seducente nonostante la cute del collo si presentasse poco tonica ed elastica e i muscoli sottostanti evidenziassero quegli anestetici cordoni centrali verticali che creavano la fossetta giugulare e si notavano sottopelle tendersi ai movimenti del capo. La cute delle parti intime, candida e delicata era sottile e fragile e a volte evidenziava venuzze azzurre sul seno, la pancia e le cosce rendendole marmoree, rivestendo il suo corpo da falsa magra del colore della luna e sotto gli abiti mostrava delle forme che anche se non più giovani e perfette, erano ancora desiderabili ed erotiche. Il seno, bello, grosso, pallido e tenero e leggermente pendente, con i capezzoli rosa imbruniti dal tempo, rivolti in basso, mostravano areole belle e circolari come medaglie appuntate alle mammelle in onore alla sua bellezza che iniziava a sfiorire.
Come tutte le signore di mezza età, aveva la sua bella pancetta globosa, un ventre da nonna, con l’ombelico profondo, che presentava segni di pelle lievemente grinza, dovuta al cedimento della stessa e alle due gravidanze avute; che si portava ai fianchi evidenziata di più dalla sua falsa magrezza, formando piccoli cuscinetti morbidi di adipe flessuoso che però nulla toglievano alla curvatura fisiologica dei fianchi, ma anzi li accentuavano eroticamente. Il fondoschiena seppur un po’ floscio era una meraviglia, alto, bello, morbido e pallido, rotondo e pieno, con un solco profondo al centro e ancora liscio, soffice come un cuscino e deformabile alla pressione delle dita, e si evidenziava sporgente anche da sotto gli abiti, attirando sguardi e desideri maschili.
Come scrivevo sopra sembrava più giovane dei suoi anni, sul lavoro vestiva quasi sempre con tailleur a gonna o pantalone, ma negli anni del pensionamento indossava abiti anche casual e sportivi con scarpe da ginnastica bianche che la rendevano giovanile, disinvolta e dinamica. Ma le mani come il collo tradivano la sua vera età avendo sul dorso alcuni inestetismi e segni lasciati dal tempo, che con l’assottigliamento della pelle e la perdita di tono ed elasticità avevano reso sul dorso visibili le vene e i tendini. Anche se le nutriva giornalmente con creme specifiche e cercava di abbellirle con degli anelli, a un buon osservatore non fuggivano. Era una sessantenne, una signora attempata, con il fisico ancora piacente e attraente per i suoi anni, con la vita stretta e un corpo armonioso che mostrava quasi dieci anni di meno, ed era motivo d’orgoglio per me avere la moglie ancora bella, accurata e osservata dagli uomini della nostra generazione, anche se io non ne potevo gioire carnalmente.
Io invece ero un uomo normale, mi definirei anonimo e comune, ma buono di carattere e lavoratore, dedito alla famiglia e a differenza di mia moglie che si teneva nel mangiare e nell’apparire, io amavo la buona tavola, non che fossi un ingordo, ma mi piaceva mangiare bene. Ero fuori peso e avevo la pancia e una iniziale calvizie in testa e quei pochi capelli rimasti sopra e intorno al capo erano tutti grigio chiaro, che mostravano inequivocabilmente i miei anni. Ero poco più alto di Carla, non bello fisicamente, non lo ero mai stato, ma simpatico e mi piaceva parlare il nostro dialetto, il milanese e a casa tra noi lo parlavamo sempre. Mi piaceva farlo anche in luoghi pubblici. Non avevo mai avuto hobby né amicizie intime nemmeno da giovane, solo superficiali e saltuarie, il mio tempo lo dedicavo tutto alla famiglia e al lavoro.
Come capita sempre ai neo pensionati, l’inizio fu pieno di euforia e gioia, finalmente in pensione e non lavorare più, ma poi con la monotonia sopraggiunse la noia e mi sentivo inutile nonostante Carla mi spronasse a divagarmi.
Non sapevo come passare le giornate e cosa fare, facevamo lunghe passeggiate e leggevamo il giornale o guardavamo la tv, ma soprattutto ci sentivamo veramente vecchi…e inutili.
Come scrivevo sopra, tra me e Carla, non c’erano più rapporti sessuali, il nostro vivere la vita
coniugale era ripetitiva e più da fratello e sorella che da marito e moglie. Dopo tutti quegli anni di astinenza Carla era come se fosse ritornata vergine nello spirito e nel fisico.
Una mattina che girovagavo solo sul lungomare, mi fermai ad osservare alcuni operai che facevano lavori nelle aiuole, sentii una voce dietro me che commentava quello fatto, dicendo che era sbagliato, inutile e uno spreco di soldi. Mi voltai e vidi un uomo della mia età circa, alto con una bici che scuoteva la testa esclamando in dialetto milanese:
“Tel lì!… Dove vanno a finire i nostri soldi! Negli spreghi!… E le pensioni non le aumentano
mai …!”
Mi voltai e sorrisi e lui continuò a parlare. Poi vedendo che gli rispondevo anch’io in dialetto
milanese, mi chiese:
” Anca lu le de Milan? “(Anche lei è di Milano?)
Annuii compiaciuto e allontanandoci assieme iniziammo a discutere nel nostro dialetto.
Tra le altre cose gli dissi che ero un neo pensionato e che non sapevo come passare le giornate.
“Te lo trovo io cosa fare! “Esclamò:” Vieni a pesca con me!”
Accettai quell’invito, mi piaceva quella persona e i suoi modi di fare decisi e ci presentammo. Si chiamava Renato, aveva 61 anni, il fisico gravato dagli anni, ma ancora dinamico essendo uno sportivo. Era snello e alto, con un po’ di pancetta e un pizzetto fine quasi bianco. I capelli li aveva ancora quasi tutti grigi. Era simpatico, eclettico, non stava mai fermo, cercava sempre qualcosa da fare, aveva mille hobby e passatempi e a sentire lui ci provava e riusciva ancora con le donne della nostra età.
Mi informò che era vedovo da molti anni con una figlia, anche lei come la mia Rosalba 35enne. Era pensionato anche lui e aveva lavorato a Milano alla…Breda costruzioni meccaniche e in altri posti simili. Era un operaio …e anche se non prendeva molto di pensione, viveva con filosofia e allegria, la stessa che contagiò prima me e poi Carla.
La prima volta andai senza canna da pesca a osservare, c’era altra gente, suoi conoscenti e amici che mi presentò, poi mi fece provare a tenere la canna in mano e scoprii che mi piaceva. Ma soprattutto mi piaceva essere lì con lui chiacchierare e passare il tempo.
Mi invitò ad acquistarne una e lo dissi a mia moglie che fu felice per me di questa nuova conoscenza:
” Sai ho conosciuto un tipo anche lui di Milano, è pensionato come noi e pesca con la canna, mi ha fatto provare e mi è piaciuto e mi ha consigliato di comprarmela.”
Carla fu felice, vedeva il mio entusiasmo nel parlare di questa persona e del pescare.
“Si compratela! Almeno ti divaghi e passi un po’ di tempo a distrarti e sarai meno nervoso e
più tranquillo. “
E così feci, Renato mi portò in un negozio specifico dove si servivano gli amanti della pesca con la canna, presentandomi al titolare:
“Questo è un mio amico che vuole comprare una canna da pesca, trattalo bene come se fossi io!” Gli disse mettendomi la mano sulla spalla.
Mi piacque quella presentazione di considerarmi un suo amico e anch’io da quel momento lo ritenni tale. Così iniziammo ad andare a pesca, sui moli o nelle spiagge vicino ai fiumi e chiacchierando mi parlò di lui, della sua vita, confidandomi dei problemi della vedovanza e del vivere solo, del perché non aveva più voluto nessun’altra donna che prendesse il posto di sua moglie, dicendomi che piuttosto quando aveva voglia o andava con qualche nostra coetanea vedova anch’essa, oppure a prostitute e lo diceva candidamente. Fui sorpreso dalle capacità sessuali che vantava alla nostra età, tant’è vero che all’inizio non ci credevo.
Comunque lui aveva molto carisma verso me, sapeva prendermi nel parlare e coinvolgermi e anche se spesso dubitavo della veridicità delle cose che mi diceva, specie quelle sessuali, mi
piaceva essere con lui e mi trovavo spesso d’accordo ai suoi discorsi.
Con il tempo, inspiegabilmente mi sentivo attratto da lui, mi piaceva avere la sua amicizia e
passare le giornate con lui e ascoltavo il suo modo di parlare anche scherzoso, il suo gesticolare e il suo atteggiarsi vanitoso, di un certo tipo di milanesi…
Non avevo mai avuto amici veri nemmeno da ragazzino, men che meno da sposato, né io né Carla avevamo amici intimi o d’infanzia da poterci confidare. I nostri amici erano stati i colleghi, ma era una amicizia blanda, dettata dal lavoro comune e dall’interesse con frequentazione saltuaria e motivata sempre da qualcosa, mai nata dal nostro interno come quello che mi successe con Renato.
Non so nemmeno io perché, ma a lui lo avvertivo amico vero.
Si era creato un legame tra noi, che andava oltre l’amicizia spicciola. Lo sentivo quasi come un
fratello della mia età.
La sua amicizia era una partecipazione di pensieri ed idee, uno stare bene insieme.
Sapeva ascoltarmi e io mi trovavo a mio agio a parlarle con lui, confidarmi. Mi aiutava ad
affrontare i problemi o semplicemente mi consigliava o dava il suo punto di vista, ma sempre
importante e sincero.
Era di compagnia e con lui parlavo di tutto e di nulla e il nostro legame d’amicizia diventò sempre più forte e intimo.
Mi piaceva imitarlo negli atteggiamenti e modi d’essere, con lui condividevo le gioie e le tristezze di quel periodo e anche i momenti di sofferenza quando fui ricoverato in ospedale. Divenne persona fidata, di famiglia.
Verso di lui avevo sentimenti affettuosi e familiari, di quelli che uniscono due persone in una sola e trasformano l’io in un noi. So che è strano e difficile da capire tra due amici, lo è stato anche per me quando ci ho riflettuto, ma era così, soprattutto il vivere l’amicizia e le sue emozioni a sessant’anni.
Per me quella situazione, l’aver trovato un’amicizia del genere, era un’esperienza esaltante, perché
c’era la gioia di ritrovarsi e condividere tutto, il piacere di stare insieme, il desiderio di volersi
bene. Forse era una carenza giovanile d’amicizia e affetto che si manifestava in me, non so! …So solo che la vivevo intensamente e piacevolmente.
Ne parlavo sempre a casa, aumentando anche la curiosità di mia moglie Carla per quella persona che mi riempiva le giornate, domandandomi spesso che tipo era o cosa avevamo fatto il tal giorno o quel pomeriggio o mattino. A volte io le dicevo che a tale ora non potevo andare a fare la spesa con lei perché andavo con Renato al caffè a giocare a carte o a pescare al molo. Parlavo di Carla anche con lui, descrivendola come buona e dolce. Finché decisi di farglielo conoscere.
Un giorno feci in modo di incontrarci per strada e glielo presentai a mia moglie:
“Piacere Carla!” Disse lei timida, squadrandolo dalla testa ai piedi.
“Renato piacere! Renè per gli amici…” Rispose lui stringendole la mano sorridendo e aggiungendo
subito in dialetto:
“Ueehhh Renss …! Ti me di no… che avevi per moglie una bella sciura così!”
Ridemmo della sua esternazione:” Ehhh si bella sciura…ma le tremend!” (è tremenda) Risposi
io ridendo.
Mia moglie si schernì, ma le fece piacere quel complimento e lui le fece una bella impressione, le piacque sia fisicamente che di persona e lo trovò socievole e simpatico oltre che di bell’aspetto.
“…Ho una figlia della età dei tuoi sai? ” Le disse lui.
Carla sorrise:” Ahh bene!! Allora abbiamo qualcosa in comune!” Rispose ridendo, dicendo la
prima cosa stupida che le era venuta in mente, non sapendo allora che con i mesi avremmo avuto altro e ben più intimo in comune.
Fu passando le mattinate e i pomeriggi insieme pescando uno accanto all’altro che entrammo in armonia e in affiatamento.
Come dicevo sopra mi piaceva come compagno di tempo libero, era la persona che fin da bambino avrei voluto avere come amico per giocarci assieme e che mai avevo trovato, mi piaceva il suo modo di esporre le cose, di considerami, di chiedere le mie idee e di divertirmi con lui.
Così uno accanto all’altro entrammo oltre che in sintonia, in confidenza anche intima e non ricordo più perché o per come, un giorno, forse parlando di sesso e di donne, dopo che lui mi aveva parlato della sua sessualità, il discorso passò alla mia e di conseguenza a quella di Carla.
“La Carla le una bella sciura!” Esclamò nel nostro dialetto.
“Si! E da giovane era ancora più bella!” Risposi io orgoglioso.
“Ha un bel portamento da vera sciura de Milan come piase a mi!” Esclamò. Sorrisi.
“Beato ti che la ciula!!” (Beato te che la chiavi!!” Esclamò con la sua faccia bonaria.
Sorrisi di più e le feci alcune mie confidenze, dicendogli delle mie limitazioni sessuali e lui mi
rispose serio e incredulo:
” Uhheee ! Ma davvero? E allora come fai ?!” Chiese.
“Ciulo no!” (Non chiavo!) Risposi.
Restò in silenzio quasi incredulo e poi esclamò ancora a voce bassa:
“Come ciuli… no! Ma davvero? …E Carla?” (Come non chiavi! Davvero? … E Carla?)
“Carla ciula no anche le!” (Carla non chiava neanche lei) Risposi ridacchiando.
Restò sorpreso di quello che le avevo detto e poi come a chiedere conferma ripeté:
“Ma veramente?”
“Ver! Mi tira no!” (Vero! Non mi viene duro!) Risposi, confidandomi contento…
“Oh ciumba!!” Esclamò incredulo ripetendosi da solo:
” La Carla ciula no!” Gli sembrava impossibile.
Poi dopo una breve riflessione silenziosa scherzando disse ridendo:
“Uè allora tienimi presente se hai bisogno di un sostituto!”
Mi aspettavo da lui quella battuta e non mi offese assolutamente:
“Va bene …” Risposi io stando al gioco delle battute:
“Le là le!” (È là lei!) Aggiunsi io sicuro di me.
“Guarda che me ci tent !!” Ribatté.
“Prova!” Risposi io ridendo con aria di sfida:
” Fa nient Carla, le piase no ciular!” (Non fai niente Carla, non le piace chiavare!) Aggiunsi
sicuro di me.
Quella fu la prima volta che parlammo di sesso in tono scherzoso riguardo a me e Carla e gli feci delle confidenze intime che nessuno sapeva e non so nemmeno io perché lo feci, ero sempre stata una persona discreta e riservata, specie su queste cose e non mi piaceva parlare delle mie intimità coniugali, ma farlo con lui e vedere le sue reazioni, mi dava un senso di affabilità…avendomi lui fatte le sue.
Intanto passavano i mesi e la nostra amicizia cresceva sempre più, non solo con me, ma anche con Carla che incontrava e frequentava assieme a me quando facevamo passeggiate o andavamo a fare acquisti. Si era entrati in affiatamento e in sintonia tutte e tre.
Capitava a volte, che il pescato, lo portavamo a casa mia e Carla c’è lo cucinava, pur non essendo una buona cuoca a preparare il pesce e così incominciammo a frequentarci di più. Per sdebitarci lui ci invitava qualche sera in pizzeria o al ristorante o a qualche sagra paesana vicina e noi lo invitavamo a pranzo o a cena da noi e la nostra amicizia e familiarità cresceva sempre di più diventando più profonda.
Mesi dopo.
Un giorno di maggio, dopo quasi un anno di conoscenza, mentre eravamo a pesca in una
spiaggetta vicino alla foce del torrente cittadino, come faceva spesso, ritornò sul discorso
sessuale, mi chiese non convito di quello che le avevo detto mesi, settimane e giorni prima, se
davvero io non avessi più rapporti sessuali con Carla e gli riconfermai per l’ennesima volta tutto.
Prendevo le sue richieste e curiosità come un divertimento e se devo essere sincero, mi piaceva che fosse attratto da mia moglie.
“Ma come fai?” Mi chiedeva stupito.” E Carla come fa? Non dice niente?” Domandava ancora.
Mi aprii di più in confidenze intime e personali dicendogli:
“Sai, non è che non facciamo sesso, ma la nostra sessualità quando lo facciamo… è centrata più
sulle carezze e la masturbazione che la penetrazione. Anche perché il rapporto completo non riesco più ad averlo te l’ho detto …” Precisando:” …anche se subito ho l’erezione, è quando lo metto dentro che sento il caldo della figa che …mi viene subito mollo.” Lui rise…
Non so perché gli raccontavo quelle particolarità, mi fidavo di lui, mi dava sicurezza ed avere un amico che sapesse le mie difficoltà sessuali mi confortava.
Lui mi confidava le sue, anche se erano diverse delle mie, lo faceva parlandomi delle sue avventure sessuali con vedove o prostitute.
A Carla alla sera raccontavo quello che accadeva con lui durante la giornata e le dicevo quello che mi confidava, omettendo naturalmente di dirle che anch’io gli confidavo le nostre intimità. Lei era ignara che lui sapesse come fosse e si svolgesse la nostra intimità coniugale e sessuale…
Un giorno Renato mi disse:
“Ma ti ha visto qualche dottore? …C’è il viagra!”
“Ah …sono tutte porcherie quelle cose lì!” Risposi serio aggiungendo:” Comunque no! …Non mi
ha visto nessuno e poi il viagra fa male al cuore e io queste cose non le prendo…per noi va bene così!” Gli dissi deciso:” Siamo soddisfatti e contenti così noi!” Ed era vero.
“Anche la Carla?” Mi chiese curioso e interessato.
“Si! Anche lei!” Risposi deciso e sicuro di quello che dicevo, aggiungendo:
” Ormai sono più di cinque anni che non lo facciamo più e anche per lei va bene così! Non ha più l’età per fare queste cose!” Puntualizzai ridendo.
“Come me!” Ribatté sorridendo lui, smorzando la sua curiosità:
” Anch’io sono cinque anni che non lo faccio più, ma con la mia povera moglie. Ma lo sai …io non resisto, a me viene ancora duro, anche al mattino quando mi sveglio e certe volte mi masturbo o vado a puttane, non riesco a stare più di due o tre giorni senza farmi una sega, anche se sono vecchio.” Mi confidò.
“Ehhh …ma va là!” Risposi ridendo in milanese:” Ti se un mandrill allora !!” E sorrise anche lui.
Aggiungendo io: “Di no vacade!” (non dire cazzate).
“Son no vacade è la verità” Rispose serio. Seguitando rivolto a me:
“Chi al pane non ha i denti…” Riferito al fatto che io avessi Carla, ma non potessi chiavarla.
Non credevo a quello che mi diceva, ma più avanti mi sarei reso conto che era vero.
Mi ripeté nel nostro dialetto che Carla era ancora una bella donna per gli anni che aveva;
“Le na bea fuinera!” (è una bella figa!) e quel giorno ammise apertamente e sinceramente che le piaceva, ma io questo lo avevo già capito dall’interesse e ricerca che aveva nel parlare di lei. Ma non ci facevo caso, reputavo il tutto come se fosse normale che le piacesse…piaceva anche a tanti altri uomini della nostra età.
Qualche pomeriggio o sera ci portò a ballare il liscio, nelle sagre o sale ricreative e d’amicizia
e qualche volta in sale da ballo vere e proprie.
Ci convinse. Noi non eravamo mai andati a ballare se non da giovani, io non sapevo ballare e non mi piaceva il liscio che avevo sempre odiato, così pure Carla, ma lui era un bravo ballerino e danzava con molte signore attempate e truccate presenti in sala e a Carla seppur contraria a ballare la convinse a provare e glielo fece apprezzare e timidamente le insegnò i primi passi del liscio, per poi insegnarle il resto nelle volte seguenti.
In pochi mesi apprese abbastanza in fretta e sotto la sua guida si perfezionò a ballare il liscio, a farsi “trasportare “, come diceva lui e alla fine quando andavamo a danzare, lei sostituì tutte le sue partner occasionali, divenendone con fierezza, la sua unica damigella fissa e lui il suo cavaliere.
Carla scoprì il piacere della danza folk romagnola a sessantuno anni perché c’era vita, movimento e dinamismo nelle persone che la praticavano, quasi tutta della nostra età e lei si poteva divertire.
La nostra amicizia, anche riguardo mia moglie era diventata un sentimento d’affetto, simpatia e stima e mai anche nella confidenza che si era creata tra noi, nei gesti o nel ballo trasportandola era stato sconveniente o volgare verso Carla, ci scherzava, ma la rispettava.
Avevamo ottimi rapporti e vivevamo serenamente la nostra nuova vita io e mia moglie, con la
sicurezza anche di avere una persona amica alle quale poter rivolgersi per ricevere aiuto se
avessimo avuto momenti difficili o darlo, ma soprattutto da condividere le nostre giornate, le gioie e i malumori.
Nella nostra amicizia c’era reciprocità e piacere di stare insieme, aspetti che nascevano dal riguardo, dalla considerazione e dalla comunanza di ideali e stili di vita e questo come dicevo sopra, mi portava a confidenze e rivelazioni di aspetti personali della nostra vita, che altrimenti sarebbero rimasti nascosti nel mio intimo.
Così le nostre giornate passavano tra passeggiate ed escursioni a tre, al cinema o qualche serata o domenica pomeriggio a ballare il liscio. Lui era davvero gentile e amico, ci accompagnava anche al super mercato a fare la spesa. Mi aiutò a tinteggiare casa, tutte le stanze una alla volta, mentre Carla dietro puliva e riordinava e non volle nulla, lo fece gratis per amicizia, anche se ci sentimmo in dovere di farle un presente (regalo), Carla le acquistò un maglione di marca. Oppure quando eravamo soli io e lui, giocavamo a carte al caffè o andavamo a pescare sul molo con la canna da pesca e quelli erano momenti di relax, pettegolezzi su amici, le loro mogli e i conoscenti oltre che di confidenze tra noi.
Un pomeriggio di giugno, decidemmo di prendere il sole sulla nostra terrazza in cima al palazzo visto che le spiagge erano diventate stabilimenti privati con ombrelloni e sdraio a pagamento e le poche libere erano assaltate dai turisti. Troppa gente per i nostri gusti.
Carla era timida e riservata anche nel mostrarsi in costume, aveva un due pezzi classico nero che faceva risaltare di più la sua pelle pallida e fine. Il pezzo inferiore era slip a mutandina a vita alta, sia sui fianchi che davanti che quasi le arrivava all’ombelico, premendo e contenendo la sua bella pancetta da signora di mezza età e dietro, coprendo tutto il sedere e la zona lombare, teneva su allo stesso tempo le natiche flosce e cadenti.
Il reggiseno era a coppa grande, copriva tutta la mammella, avendocele grosse e pendenti. Era
agganciato dietro la schiena e annodato dietro il collo.
Non era sexy, ma piacente, in un erotismo senile e si mostrava come una attraente signora
attempata, di quelle che a volte si incontrano in costume al mare ancora ammirabili.
Lui ci aiutò a portare le sdraio e gli asciugamani e quando fummo su, le aprì, una per me e una per mia moglie, mise un grosso asciugamano sul pavimento e si sdraiò sopra, accendendo la radio.
Era la prima volta che eravamo soli sulla terrazza, la giornata era calda e il sole scottava forte.
Carla aveva un grosso cappello di paglia a falde larghe per proteggersi il viso dal sole. Si alzò
dicendo che si sarebbe data la crema per evitare scottature alla sua pelle bianca e delicata, che arrossiva subito sotto il sole.
In piedi prese il tubetto e iniziò a spalmarsi la crema sul petto e sulla pancia, dietro non riusciva, si contorceva ma non arrivava e mi chiamò se l’aiutavo. Feci per alzarmi quando Renato veloce mi
precedette dicendo:
“Stai! …Faccio io!” Portandosi davanti a lei sorpresa, le prese il tubetto della crema dalle mani e le disse:” Voltati!”.
Lei imbarazzata e meravigliata da quella cortesia improvvisa, borbottò qualcosa come:
” No!… Non importa!”
Ma prendendola per il braccio la fece girare di spalle e messosi dietro lei con un po’ di crema sulle mani, iniziò a spalmargliela sulle spalle con movimenti circolari e lenti incurante del suo disagio.
Poi passò alla schiena.
Provavo una strana sensazione, un misto di eccitazione e gelosia a osservarli, mai uomo aveva
accarezzato la pelle di mia moglie, la sua schiena, ma feci finta di nulla e restai seduto sulla
sdraio a guardarli dietro gli occhiali da sole e lui proseguì.
Vedevo la sua grossa mano abbronzata e senile dal dorso rugoso e venoso, accarezzarle la pelle morbida e candida.
Ridendo e parlando le fece tirare su le braccia incurante della sua contrarietà e la passò sui
fianchi, su fino alle ascelle e alle braccia anche internamente e le cosparse tutte massaggiandole.
Mia moglie mi guardava disagiata che lui la toccasse, l’accarezzasse davanti a me ed era stupita che io lo lasciassi fare senza intervenire o dire nulla e aveva quel sorriso impacciato di chi per cortesia cerca di essere gentile, pur non gradendo quella disponibilità:
“Grazie Renato va bene …va bene così! “Mormorò.
“Aspetta ancora le gambe! “Rispose lui e abbassandosi rimise della crema sulle dita e iniziò a
spalmarla sulle cosce.
“Ma no!… Lì faccio da sola, ci arrivo grazie!” Disse sorridendo per non mostrarsi contrariata della sua eccessiva gentilezza, ma lui continuò incurante delle sue parole, dicendo:
“Una bella pelle così come la tua bisogna proteggerla… bisogna massaggiare per far penetrare la crema.” Accarezzandole con movimenti circolari anche l’interno delle cosce, imbarazzandola enormemente.
Carla mi guardava con disagio e turbamento, era sorpresa dalla mia non reazione a che permettessi che le accarezzasse le cosce. Cercava di essere indifferente al fatto che aveva le mani di Renato nel suo interno cosce e la spalmava quasi sugli inguini, dandole sensazioni non volute ma piacevoli.
Con un falso sorriso fastidioso, osservando in giro, cercava di minimizzare la situazione e il suo imbarazzo.
Lui guardava e toccava la sua pelle pallida e la sua carne tenera e fingendo di spalmare, palpava con energia le cosce molle, risalendole al loro interno fino ad arrivare al tessuto del costume che le copriva il sesso. Lo guardava fisso davanti ai suoi occhi, ero certo che avrebbe voluto abbassarlo…
Carla mi osservava… si vergognava che un altro uomo la toccasse e davanti a me, forse avrebbe voluto fermarlo o forse no, oppure si aspettava che lo facessi io e invece lui le accarezzò tutto il corpo con le sue mani grosse. Quando finì la parte posteriore delle gambe, si alzò dandole scherzosamente una patta sul sedere, come se tra loro ci fosse molta confidenza…
“Ecco sei pronta così va bene!” Esclamo, mentre lei mi osservava risentita da quello schiaffo sul gluteo e da come si permettesse quella libertà…
Carla mi riguardò con un mezzo sorriso infastidito e timoroso. Non sapeva come avrei preso io
quella disponibilità di Renato ad applicarle la crema, la sua passività cortese a lasciarlo fare e
anche quel gesto molto confidenziale, dello schiaffo nel sedere come alle donne facili.
“Grazie “Le disse e imbarazzata sempre osservandomi e si risedette sulla sdraio, mentre io facevo finta di leggere il giornale.
L’episodio finì lì e tutto tornò alla normalità, era la prima volta che un uomo che non ero io, la
toccava, accarezzava e palpava e per giunta davanti a me e lei lo sapeva.
La sera quando fummo a casa soli le dissi ironicamente:
“Ti è piaciuto come ti spalmava la crema Renato?”
“Ma hai visto? …Io non so cosa gli ha preso!” Rispose esitante:” Volevo che smettesse ma lui
continuava, mi imbarazzava …e non volevo essere scortese per questo lo lasciato fare!”
“Però ti è piaciuto farti e sentirti accarezzata da lui.” Aggiunsi io.
Era evidentemente impacciata e turbata. Balbetto qualcosa e arrossì:
“Io …. ma perché non sei intervenuto tu!?… Potevi dire qualcosa!” Rispose come a giustificarsi.
“Perché non c’era niente di male!” Risposi io facendo il superiore su queste cose:” Lui è un
amico …e poi le piaci, si vede che desiderava farlo.”
Rise…” Ma è pazzo!!…” E rise ancora di quella mia precisazione.
“E poi quello schiaffo sulla natica alla fine…” Aggiunsi.
“Ma si!!! Diooo …hai visto? …Non sai come mi sono sentita, come una donnaccia!”
È stato una patta d’amicizia, come quelle che si danno alle donne che piacciono e che hanno un bel culo …” Le dissi io.
“Ehhh siii!! Proprio …il miooo!!!…” Rispose vergognandosi.
“A lui piace!!” Dissi ancora.
“Ma va là!!” Rispose finendo la chiacchierata.
Ero emozionato, non lo ammettevo, ma il fatto che toccasse mia moglie davanti a me e lei pur non volendo provasse piacere a farsi toccare mi emozionava… eccitava…
Anche se era ancora sessualmente attivo come si vantava, non mi preoccupava e non davo
importanza a questo aspetto di lui, io non lo ero e lo sapevo e non provavo invidia e in quel
momento pensavo che esagerasse con le sue affermazioni.
Il piacere e turbamento, lo provavo proprio nel fatto di condividere mia moglie Carla
famigliarmente, come condividevamo tutto il resto, l’amicizia, il tempo libero i giochi, era questo che mi emozionava e non la sessualità.
Renato era un uomo generoso d’animo, disposto ad ascoltare e consigliare e sembrava capire i miei problemi, anche quelli intimi e sessuali. Così un giorno a pesca, in uno dei mostri momenti confidenziali, forse per aver sentito il corpo tenero di Carla nel suo massaggio e la sua pelle delicata sotto le dita spalmandole la crema, ritornò con il discorso su lei e mi chiese ridendo:
“Ma saresti geloso se te la ciulasse (chiavasse) qualcuno la Carla?”
“Ciulare? …E chi e perché qualcuno dovrebbe ciularla? …” Risposi indifferente nel nostro dialetto milanese proseguendo:
“Credo di no …non lo sarei, se vuole è li…, ma Carla non è il tipo di donna dedita al sesso …è
fedele e tranquilla. Non mi ha mai tradito in 40 anni di matrimonio.”
“ Ehh si….lo so ! Ma se qualcuno la corteggiasse?! …Ci tentasse!?” Continuò lui provocandomi.
“Qualcuno chi?” Chiesi, sapendo anche già a chi mi riferivo, a lui, ma continuai:
” No! Non sarei geloso, mi darebbe solo fastidio che vada con un altro. ”
“Anche se fosse un amico che te la volesse ciulare?” Domandò sorridendo e tenendo la canna da pesca con due mani appoggiata contro l’addome.
Capii subito il senso della sua domanda e gli chiesi ironico:
“Saresti tu l’amico che se la vorrebbe ciulare?”
Restò sorpreso e imbarazzato, ma sorrise ancora intuendo che avevo capito:
“Perché no! …Resterebbe tutto in famiglia.” Rispose riflessivo e cauto e attento a una mia
reazione.
“Ma va là matt…ti se matt…” Risposi senza offendermi, ma divertito da quella proposta e
provocazione e ridemmo entrambi della sua sortita che finì lì.
Ma con quella chiacchierata mi aveva fatto intuire che Carla le piaceva davvero anche se non lo aveva mai mostrato apertamente e sarebbe stato disposto anche a chiavarla. Ma nello stesso tempo mi faceva capire che avrebbe voluto il mio consenso per farlo e tutto sommato queste richieste fatte a me per lei, non mi dispiacevano. Sorrisi anch’io…e fui preso da una strana sensazione contrastante, un misto di contentezza che lei le piacesse e timore e gelosia perché me lo proponeva…
Con il tempo, nei momenti di relax, sapendo che poteva farlo senza che mi arrabbiassi,
furbescamente agganciandolo a qualche altro discorso, tirava fuori quello su Carla, riparlandone, ripetendomi scherzosamente e provocatoriamente in milanese:
“Ti la ciuli no! (Tu non la chiavi!) Perché non farla ciulare con un altro?”
Sorridevo sapendo chi fosse l’altro che intendeva lui e non le davo peso, finché un giorno lo esortai serio, sempre in dialetto quasi sfottendolo:
” Va! …Prova!… Ciulala se ghe riesc. Le là “(Va! …Prova! Chiavala se ci riesci. È la!).
“Davvero posso provare!? “Ribatté incredulo:” Ti offendi no? Sei no geloso?” Mi chiese.
“Prova!” Risposi ancora io aggiungendo solo:” Ma farai un buco nell’acqua perché lei non accetterà il tuo corteggiamento.” E lo dissi convinto.
Lui replicando divertito dal mio seguire il suo discorso, in tono spiritoso rispose convalidando e avvalorando la mia apertura scherzosa:
“Guarda che io ci provo davvero! Non ti offendere … non è mancanza di rispetto nei tuoi
confronti… Vedi!!… Te lo chiedo proprio perché ti rispetto!! “Precisò serio, continuando:
“Ma vorrei provare perché so che tu non lo fai più. Carla mi piace e poi anche perché vi voglio bene a tutte e due, siete un po’ come la mia famiglia.” Aggiunse e questo mi fece piacere e mi commosse, in fondo anche a lui lo consideravo più che un amico, come uno di famiglia, certo non fino al punto da concedergli mia moglie, ma di scherzare su di lei si. E poi a sessant’anni…
“Prova! Prova!” Risposi ancora sorridendo quasi a sfidarlo senza arrabbiarmi nel segno di quella strana amicizia che avevo e sentivo per lui.
Senza rendermene conto, inconsciamente gli stavo permettendo di corteggiare mia moglie e non ne ero geloso, ma anzi, avvertivo un brivido sottile di piacere che lo facesse davvero…un batticuore.
Sarà stupido, ma ero contento che le piacesse Carla, che la desiderasse. Sarebbe stata anche una condivisione virtuale di lei … forse ero pazzo e incosciente, ma mi dava una sorta di piacere interiore, non sessuale, ma cerebrale e fisico. Ero turbato non per il fatto in sé che la
corteggiasse, ma perché io glielo consentissi di fare, lo permettessi, che prendessi dentro di me in considerazione la possibilità di dividere anche lei, mia moglie con lui e non solo il mio tempo libero, i miei hobby e la mia casa, le passeggiate e il ballo … ma anche la mia Carla.
Mi sembrava tutto un gioco irreale, virtuale irrealizzabile davvero.
Non so cosa mi capitasse in quel periodo …L’amicizia con e per lui, sembrava essere diventata più forte e importante dell’amore che provavo verso mia moglie e prevalesse su tutto, anche su lei.
Dopo quella chiacchierata nei giorni seguenti, nei momenti che eravamo assieme in privato,
scherzando iniziò a farle dei complimenti, dapprima insicuri e timidi, poi sempre più audaci,
guardando sempre me che lo osservavo corteggiarla. Cambiò atteggiamento nei suoi confronti, non perdeva occasione per darle qualche bacino sulla guancia o camminando nelle passeggiate le posava il braccio sulle spalle, ma sempre con amicizia e affettuosità senza mai volgarità, mentre Carla mi osservava stupita che le permettessi certe libertà sotto forma di affettuosità.
“Se la lasci me la prendo io!” Arrivò a dire forte guardandomi e ridendo, facendo ridere anche lei di riflesso che ripeteva scandalizzata e divertita:” Le mat…le propri mat…Renè!!”
Carla a volte era imbarazzata del suo ardore e dalla libertà che si pigliava nello scherzare con lei anche in modo affettuoso-spinto davanti a me, a volte i suoi atteggiamenti sembravano dei veri e propri approcci e soprattutto era a disagio che io suo marito non dicessi nulla delle sue battute su lei e dei suoi ammiccamenti…
“Le fat così!” Le dissi un giorno che parlavamo di lui, dove lei criticava e disapprovava il suo
comportamento nei suoi confronti e davanti a me suo marito.
” Le piaci e ti corteggia, non è abituato a fare le cose di nascosto e le fa davanti a me, meglio così, è sincero.” Affermai: “Ma non credere che non dia fastidio anche a me. Vuoi che le dica qualcosa?”
Le chiesi. Pur giustificandolo era vero, infastidiva anche me. Esitò un attimo poi rispose:
” No! Per ora no, vedremo in seguito.” E la nostra reazione sul suo modo di fare finì lì.
La seconda volta che fummo nuovamente sulla terrazza, appena arrivata Carla, fui io a dire
provocatoriamente a Renato:” Spalmagli la crema prima che si scotti…” Lei si voltò e mi guardò sbalordita e incredula di quella mia richiesta, lui sorrise e non se lo fece ripetere, si alzò, si avvicinò a lei ancora in piedi e prendendo il tubetto della crema iniziò a cospargerla e nello stesso tempo ad accarezzarla tutta. Partì dalla schiena fino dietro alle cosce e poi passò davanti con lei rassegnata a quella situazione.
Fu lì guardandola mentre con il broncio mal sopportava ferma e passiva le mani di Renato sul suo corpo, lasciandosi spalmare da lui, imbarazzata e turbata al sentire le sue dita muoversi sulla pelle che mi venne l’idea strana e non so nemmeno io perché, ma esclamai:
“Perché non ti togli il pezzo di sopra e fai prendere un po’ di sole al seno?”
Renato mi osservò sorridente ammiccando, lei reagì scandalizzata dalla mia richiesta:
“Ma che dici Renss ???…Ti se maaatttt…!!!!” Rispose in dialetto seria e indignata guardandomi di storto, esterrefatta di quella mia proposta.
“Te la detto anche il dottore di farlo quando hai la possibilità, che fa bene alle mammelle.”
Aggiunsi vedendola frastornata e in difficoltà. Ed era vero che lo aveva detto.
Lei mi guardò confusa e risentita da quello che avevo detto davanti a Renato e rispose ancora di no:
“Ma ti se matt davverooo!!?? Fare vedere il seno a un estraneo.” Ma io insistetti:
“Non ti vergognerai mica di Renato? Lui è di famiglia oramai. Siamo solo noi tre e poi ha visto
tante di quelle donne nude e con mammelle fuori, anche più belle delle tue che non ci farà caso…”
Aggiunsi perfido ridendo .. .
Lei si risentì della mia ultima frase, che Renato ne aveva viste di più belle delle sue e mise il
broncio, facendomi il muso mentre io ridevo, sapendo bene che a sera, avremmo litigato per
questo.
Ma lui intervenne abbassando la tensione, dicendo provocatoriamente:
“Si ne ho viste tante, ma più belle delle sue non lo posso dire …dovrei vedere quelle di Carla, ma sono certo che ha un bel seno. Almeno io me lo immagino bello…come è lei.” Aggiunse con
galanteria guardandola negli occhi e turbandola.
“Si ha un bel seno! Te lo dico io!” Risposi divertito e con voce tranquilla rivolgendomi a lei
seduta sulla sdraio la sollecitai nuovamente: “Su toglilo Carla!”
“Ma Rensss…perfavur …ti se matt davverooo ???!!!” Mi rispose ancora incollerita e si sedette nella sdraio abbassandolo al limite dei capezzoli.
“Lo prendo così il sole!” Esclamò arrabbiata.
“Ma tira giù dai!!” La esortai in milanese:” Con tutte quelle anche della tua età che c’è l’hanno al vento, basta andare alla spiaggia per vederle e tu che c’è l’hai meglio di loro, non le abbassi
nemmeno in famiglia? Ti vergogni di Renato?” Ripetei:” Ma guarda che è come se le vedessi io o non le vedesse affatto …non ci farebbe caso. “Lui in silenzio ascoltava la nostra discussione.
Rossa in viso, non so se per sfida o per vanità, vergognandosi e senza guardare né lui ne me lo tirò giù poco, facendo uscire le areole dal costume, mostrando la parte superiore del seno bianca e grossi capezzoli rosa -bruno e restò ferma così, poi spinse il pezzo superiore sotto le mammelle, che sbordandoci sopra pallide, erotiche e morbide si portarono cadenti verso il basso sovrastandolo, coprendole per pudore con le mani. Si vergognava.
Lui si alzò e le andò dietro dicendole:
“Per restare così con le mammelle fuori e il costume sotto, toglilo!” E da dietro le sganciò il
fermaglio sulla schiena e il nodo dietro al collo, tirandoglielo avanti e sfilandolo dalle braccia.
Lei esclamò un:” Maaahhh!!” E ancora più rossa in viso se lo coprì subito di nuovo con le mani.
“Fa no la stupid!!” Le dissi io compiaciuto dall’esserci riuscito e dietro l’insistenza di Renato che la esortava:” Su dai toglile!!”
Abbassò lentamente le mani mostrando nudo il suo seno stagionato, grosso e cadente con i
capezzoli dritti e duri dall’eccitazione ed ancora erotico.
” Lui lo guardò come se osservasse il seno di un quadro rinascimentale, in tutta la sua senilità
erotica esclamando:” C’è l’hai bello davvero!”
Lei scosse le spalle sempre tenendo il broncio e mi guardò come a dirmi:” Hai visto!!” E le fece
piacere quella esclamazione e lui insistette:
” Si giuro…per avere sessant’anni è fantastico, sei una donna meravigliosa, hai un bel seno Carla e chissà come sarà il resto ?!” Disse ridendo.
Ma vedendola seria concluse: “Ma se ti vergogni di me coprilo pure…”.
Carla restò in silenzio ma non lo fece, ricordo ancora il suo sguardo irato di sfida verso me.
Scoprii che mi emozionava che a Renato piacesse osservare il suo seno nudo. Non so perché
provavo un piacere sottile, un turbamento strano, quasi sessuale. Ero giunto all’assurdo di me
stesso, ero contento che le guardasse le mammelle e le spalmasse la crema sul corpo. Sapevo che Carla era mia e mi sentivo un po’ come dividere un giocattolo con lui, anzi farlo giocare un po’ con esso quando volevo io, perché mi era amico.
Lei era seduta sulla sdraio imbarazzata con gli occhiali scuri e il seno fuori, senza più coprirlo, ma mostrandolo davanti a Renato che continuava ad osservarla.
Provava vergogna, ma non lo dava a vedere orgogliosa com’era, pensava che fosse brutto il suo seno e che i complimenti fatti da Renato fossero di circostanza.
Alla sera dopo cena e poco prima di andare a letto mi chiese:
“Perché hai voluto farmi vedere senza il reggiseno da Renato?? Mostrarle le mie
mammelle? …Mi hai messo in imbarazzo e fatta vergognare! È stato scandaloso e chissà cosa
penserà ora di me!”
“Non penserà niente!” Dissi: “L’unica cosa che penserà è che le piaci, me lo ha detto
apertamente e lo sai anche tu e anche lui ti piace e lo sappiamo tutte e due … “Restò in silenzio e io continuai:
“E poi lui lo considero un amico, quasi uno di famiglia e non sono geloso. Sai cosa mi ha detto
poi quando eravamo soli che tu sei scesa?”
“Cosa!?” Rispose curiosa.
“Che te le voleva baciare!”
“Ohh Diooo!!..Le matt…!!” Esclamò in milanese cercando di trattenere quel mezzo sorriso che le era venuto, gratificata dalla sua tentazione.
“E sai io cosa gli ho risposto? “
“No cosa?” Chiese ancora più curiosa.
“Che poteva farlo se voleva!”
Carla mi guardò in silenzio dicendo subito seria in dialetto:” Non ci credo!”
“Vuoi che glielo chiediamo? Chiamalo al cellulare!” Risposi io. Non lo chiamò ma mi guardava
fissa in viso, incredula che io gli avessi risposto davvero così, dandole il permesso di baciarle le mammelle.
“Davvero gli hai risposto questo?” Mi chiese seria con voce bassa.
“Si!” Ribattei io deciso.
” E perché lo hai fatto?” Chiese ancora lei risentita dal mio comportamento.
“Perché non ci trovavo niente di male se lo avesse fatto in quel momento, erano belle e
bianche, con i capezzoli rosa imbruniti e te le avrei baciate anch’io.” Il silenzio si prolungò e si
guardò in giro sconcertata, ma io la riportai al discorso dicendole:
“E sai cosa mi ha risposto lui?”
“No.…cosa?” Domandò ancora più interessata e piena di attenzione.
“Ahh!!…. Se lo sapevo gliele avrei baciate davvero! …Comunque buono a sapersi …” Aggiunse.
“Perciò preparati!” Continuai ridacchiando.
“Ma Renss …ti se matt davvero a dire queste cose a lui? Chissà cosa penserà dopo? È sempre un estraneo per noi …” Disse con tono preoccupato.
“Perché matt? Giochiamo un po’! Tu le piaci e lui ti piace lo so!”
Al ripetere quella frase diventò rossa in viso come se avessi scoperto chissà quale segreto e non rispose. Era vero, anche lui le piaceva. Restammo in silenzio e dopo una riflessione mi chiese risentita: “E con questo cosa vuoi dire?”
“Voglio dire che se lui ci prova io non mi opporrò dipenderà da te!”
“Ma cosa il dì!!… Ti se matt…? Ti è imbriagh ? Come fai a pensare queste cose? … Sono tua moglie, sono stata sempre e solo tua … figuriamoci se ti tradisco con lui e a sessant’anni.” Rispose offesa.
“E poi non sei geloso? “Aggiunse.
“No di lui no!” Ripetei pronto.
Uscì dal soggiorno scuotendo la testa e ripetendo:” Ti se matt!!…Ti se matt!!” Era visibilmente
turbata e sorpresa da quello che le avevo detto, soprattutto dal mio comportamento accomodante e accondiscendente verso Renato e al poter pensare certe cose su di lei.
Al mattino seguente ci vedemmo al bar io e lui, capii da come parlava del suo seno che era preso da mia moglie e ne ero divertito, ma non credevo a quello che mi aveva detto sulla sua
sessualità, io erroneamente lo paragonavo a me e quindi se non lo pensavo impotente, certamente lo immaginavo sessualmente svigorito, più parole che fatti.
“Allor Renss…” Mi disse serio.
“Se ghè!!” Risposi io.
“Posso pruvar con la tua sciura?”
“Prova! Se ghe sta le mi non dì de no!” Risposi emozionato e a modo mio eccitato.
Pensavo che la volesse solo baciare e accarezzare e non fare altro, ma come dice il proverbio, non bisogna mai fare previsioni, specie sulle donne.
Tutto precipitò inaspettatamente nel giro di una settimana, tra confidenza e amicizia quello che non era avvenuto in un anno, avvenne in pochi giorni. Renato si era fatto più audace, Carla era infastidita e contrariata dal suo nuovo atteggiamento nei suoi confronti, ma sapendo che tenevo molto alla sua amicizia non diceva nulla, accettava arrendevole e rassegnata. E io non pensavo mai che sarebbe accaduto quello che avvenne.
Verso fine giugno dopo aver pranzato andammo sulla terrazza a prendere il sole, dopo le due volte precedenti, non si fece più spalmare la crema da lui e alla sua disponibilità e cortesia declinava l’invito sorridendo, si sedeva subito sulla sdraio, accendeva la radio e se la spalmava da sola sulle braccia, l’addome e le gambe. Anche il seno dopo quella volta non lo mostrò più, si tenne sempre il pezzo sopra e lo tenne coperto, ma oramai come si dice …il danno era fatto. Pur nella nostra generazione e quasi senilità, Renato la desiderava e io mi dilettavo ad assistere alle sue avance e alle ritrosie gentili ed educate di Carla, signora di mezza età corteggiata da un coetaneo. Era tutto divertente.
Dopo mezz’oretta che prendevamo il sole, Carla si alzò borbottando che andava giù in bagno, prese le chiavi dell’appartamento sull’asciugamano vicino alla radio e scese sotto a urinare.
Lui mi guardò, era agitato quel giorno, dopo che lei era scesa osservava sempre la porta. Poi
all’improvviso si alzò, mi guardò mentre ero sulla sdraio, con la testa appoggiata sulla tela e gli occhiali scuri sugli occhi e sembrava che dormissi.
Prese la porta e scese e io insospettito dal suo comportamento, ma immaginando che andasse da Carla, a spiarla, a distanza e scalzo lo segui, andai dietro lui.
Quando scesi la prima rampa, c’era silenzio sul pianerottolo e la porta d’entrata era socchiusa con le chiavi sulla serratura probabilmente perché Carla pensava di tornare subito su, lui la spinse e lo vidi entrare, socchiudendola nuovamente.
Quando giunsi io sull’uscio, li sentivo nell’entrata vociare, guardai tra la porta e lo stipite. Lui
cercava di abbracciarla e tentava di baciarla, ma lei non voleva, lo allontanava spingendolo, non credo lo facesse per fedeltà in quel momento, ma probabilmente per timore, visto che io ero sopra e potevo arrivare in qualsiasi momento.
“Ma che fai sei pazzooo!!!Ti se matt anca ti!!?” Le diceva mia moglie cercando di svincolarsi da lui.
“Dai!! Lasciati accarezzare e baciare!” Le chiedeva sottovoce Renato in dialetto.
“No!… Non voglio!! Non faccio queste cose…C’è mio marito sopra! …Guarda che gridoo!!” La
sentii dire in un tira e molla che tra i suoi abbracci e suoi respingimenti dal corridoio li portarono in camera, dove lui stringendola a se in una morsa la baciò sulla bocca, non ricambiato da lei.
E mentre Carla si staccava dalle sue labbra gli diceva:
” Ecco ti ho baciato! Ora basta, non fare il pazzo? C’è mio marito sopra!”
Nel frattempo io entrai di nascosto nel corridoio e mi avvicinai nella semi oscurità alla porta della camera socchiusa.
“Si è addormentato al sole, riposa! Se no non sarei sceso!” Sentii dire a lui e così dicendo con una velocità inaspettata e una eccitazione frenetica e senile, la spinse gettandola sul letto e caddero quasi di peso su di esso, lui sopra a lei, iniziando a baciarla in bocca.
Lei dopo una prima esitazione, restò passiva e arrendevole al suo bacio.
Vedevo i loro corpi quasi nudi, consumati dal tempo, leggermente abbronzati stringersi.
Con la mano alzando il pezzo superiore del costume, le tirò fuori le mammelle pallide
e s i abbasso con le labbra tremanti su di esse a baciarle e leccarle freneticamente le areole e i
capezzoli turgidi; quel seno che lei gli aveva mostrato vergognosamente sulla terrazza, stringendo ora tra le dita, le sue mammelle bianche e flosce, deformandole sotto la presa.
Lei per un momento restò ferma a farselo leccare …le piaceva.
Poi con le dita prese il bordo superiore del costume, lo sposto deciso in giù e infilò un dito dentro, fino arrivare sulla figa e farle chiudere e piegare le gambe in alto per reazione, lasciandosi sfuggire dalle labbra quasi un gemito di piacere.
Tutto avveniva in una sequenza di respiri affannosi e sospiri piacevoli.
“Alza il sedere!” Le disse e alla suo farlo all’improvviso lui si tirò poco su, le prese il costume sui fianchi e inaspettatamente lo tirò giù con uno strattone alle ginocchia:
” No che fai? Non voglio!” Esclamò lei con un filo di voce tremante stringendo di più le gambe in atto di contrarietà. Ma lui le rispose per calmarla:
” Te la voglio solo baciare!… Non temere!” E con un colpo deciso tirò il costume ai piedi e glielo tolse, lasciandola nuda sotto, ricacciandosi immediatamente sopra lei e affondando il volto sulla
sua figa, tra i suoi peli radi e qualche filamento grigio.
Ero incapace di intervenire, mi piaceva osservare mia moglie cedere involontariamente alle sue insistenze. Come un forsennato, senza ritegno e preoccupazione igienica, iniziò a leccarle la figa, mentre lei ferma lo lasciava fare, probabilmente le piaceva sentire la sua lingua leccarle la fessura e lentamente senza quasi accorgersene allargò le gambe, permettendogli di leccargliela meglio.
Era oltre 30 anni che io non gliela leccavo, eravamo ancora giovani l’ultima volta che lo feci,
ricordo che era quasi subito dopo che era nata la ragazza, Rosalba, poi smisi perché non mi piaceva e per igiene, non mi era mai piaciuto leccare la figa, mentre invece lui, senza contegno, leccava che sembrava un cane che beveva nella ciotola.
Era incredibile, in quel momento non provavo gelosia, ma avvertivo uno strano calore in me misto a brividi salirmi dal basso ventre e mi succedeva sempre quando mi eccitavo.
Scuotevo il capo, ma il brivido e la leggerezza alla testa non andava via, mai avevo avvertito questa intensità nell’eccitazione negli ultimi anni.
Deglutii la saliva emozionato e presi tempo e cercai di realizzare, stava accadendo quello che
avevo creato io ma che non credevo e volessi che avvenisse. Involontariamente si era realizzata l’occasione, ed ero tormentato e intimorito del proseguo, ma contemporaneamente non volevo che tutto finisse.
Mi riportarono alla realtà le parole di lui che staccatosi dalla figa di mia moglie mentre la leccava e togliendosi con le dita qualche pelo dalla lingua, esclamò:
“…Mi ecciti da morire Carla …mi sei sempre piaciuta …” Seguite da quelle deboli e sussurrate di
mia moglie:
“Non dobbiamo…non è giusto… c’è Renss .” Per poi sentire solo fruscii di corpi e lenzuola, sospiri e nuove leccate di figa e il silenzio di Carla che definirei passivo, compiaciuto e complice.
All’improvviso si tirò su strisciando con il busto su di lei, portò la bocca insalivata verso le sue
labbra per baciarla e nel fare quella manovra, con il pollice tirò giù il suo costume facendo uscire il suo cazzo duro, dove sputandosi nella mano lo insalivò velocemente.
Avvenne in una sequenza rapida e naturale che quasi non me ne resi conto.
Gli allargò le gambe e lo puntò tra il rado grigiore nascente del suo pelo intimo, senza che lei lo
impedisse e premendo come un forsennato, sotto le sue spinte inserì la cappella.
”Aahhh!!!!… Fai piano! Mi fai male!” Sussurrò Carla.
E mentre lo diceva, lui spinse di più e la penetrò tutta fino in fondo, facendola sussultare e
inarcare. L’abbracciò baciandola in bocca e muovendosi lentamente ricambiato da lei che allargò di più le gambe e le mise le braccia intorno al collo, iniziò a chiavarla…
In quel momento avvertii come una vertigine, come se mi mancasse l’aria, era accaduto
inaspettatamente quello che mai avrei pensato che avvenisse e nel vederla stretta fra le sue braccia provavo piacere e gelosia assieme.
Mi sembrava impossibile, un sogno o peggio un incubo, da dietro vedevo il suo sedere peloso
muoversi avanti e indietro tra le gambe larghe di mia moglie. Renato la stava chiavando, c’era
riuscito, era avvenuto e mi sembrava assurdo che Carla dopo 40 anni di matrimonio, alla soglia della vecchiaia mi tradisse.
Li vedevo concitati abbracciarsi e gioire, baciarsi incuranti del resto e distinto andai avanti, fino a giungere sullo stipite della porta della camera e con il capo guardare dentro.
Dopo qualche secondo all’improvviso Carla mi vide. Tirò un urlo e sussultò spaventata da una mia possibile reazione negativa, cercando di sfilarsi da sotto il suo corpo per alzarsi e forse fuggire.
Renato si voltò mentre c’è l’aveva ancora dentro la sua figa e mi guardò negli occhi…come a
ricordarmi la nostra intesa.
Come un automa mi avvicinai al letto, voltai la testa verso loro e li osservai in primo piano, ero
come assente, sollevato, incredulo, geloso, contento, ma anche invidioso che lui fosse con mia moglie e la stesse chiavando. Che la “ciulava” come diciamo noi a Milano e mentre sbalordito la fissavo negli occhi, Carla era immobile e timorosa e a sua volta mi osservava angosciata e impaurita. Mi sedetti sulla sedia vicino al letto dicendo istintivamente con un filo di voce:
“Continuate pure!”
Lui non se lo fece ripetere due volte, si voltò con il viso verso Carla e baciandola continuò a
muoversi. Ma mia moglie non voleva, disse di no… voleva smettere, era tutto assurdo anche per lei quello che stava accadendo, essere a letto, nel nostro letto, a fare sesso con Renato il mio migliore amico e io suo marito seduto di fianco a loro che osservavo.
Aveva paura e si vergognava di me, di quello che stava facendo mentre io la guardavo in silenzio.
Ma Renato tenendola quasi incastrata con le braccia e con le gambe sotto di lui, continuò a
muoversi e a chiavarla davanti a me senza che lei si opponesse o protestasse.
La mia passività e la non reazione a quella situazione e il consentire a che continuassero a chiavare la rassegnavano a non reagire. La vedevo intimorita e sconvolta cercare con lo sguardo qualcosa nella stanza pur di non osservarmi e poi arrendevole chiudere gli occhi tra le sue braccia sotto i suoi colpi brutali e senili all’interno della sua vagina e lasciarsi piacevolmente andare.
Avevo il suo viso scompigliato in primo piano e osservavo le sue labbra che conoscevo bene,
appoggiarsi alla mascella e al pizzetto grigio di Renato, finché la vidi muovere il bacino e la sentii mugolare e poi godere in un orgasmo breve ma intenso, che lei stessa non pensava che avrebbe mai più avuto dopo tanti anni di rinuncia volontaria e quasi di scelta di castità.
Ma la sua astinenza e sessualità assopita, risvegliata prepotentemente dal rapporto sessuale con lui e da quel breve orgasmo, travolse i suoi propositi e stringendosi forte a lui che ansimando come un vecchio animale, tirandolo fuori all’improvviso dalla vagina, le sborrò poche gocce senili, sulla pancia pallida e crespa.
Pochi secondi e lui sudato si tolse da sopra lei coricandosi al suo fianco e dopo un attimo di
estasi, come riprendendosi improvvisamente nella realtà, Carla agitata con il corpo umido di
sudore, piena di vergogna si alzò velocemente e fuggì correndo in bagno, lasciandoci soli a me e Renato nella stanza, nella nostra camera, lui sdraiato nel mio letto, al mio posto e io seduto sulla sedia.
Osservavo confuso e incredulo il mio amico Renato che aveva appena finito di chiavare mia moglie.
C’era riuscito. Ma non ero stupito di lui, lui era un vedovo puttaniere e ci sapeva fare con le donne della nostra età, ma bensì di Carla, mia moglie, che aveva ceduto e si era concessa a un altro dopo 40 anni di fedeltà e felicità assieme.
“Sei arrabbiato? Deluso?” Mi chiese lui alzandosi dal letto.
Esitai: “Non so che dire!” Risposi scuotendo la testa.” Ma non pensavo che si arrivasse a questo!
Che Carla cedesse…”
È successo Renzo, è stata una combinazione di fattori che ci ha portato a questo.” Aggiunse in dialetto.
“Si!” dissi io uscendo dalla camera, mentre lui rimetteva il suo arnese ormai mollo dentro il
costume.
Andai in cucina e mi sedetti sconsolato su una sedia e lui mi seguì facendo lo stesso.
Eravamo uno di fronte all’altro, con la tavola tra noi . Non so quando tempo passò, so solo che
sentii aprire la porta del bagno e vidi lei uscire e passare di corsa a testa bassa con i capelli bagnati,
fasciata con un grosso asciugamano di spugna bianco e infilarsi in camera.
“Carla! …Carla!” Chiamai io d’istinto mentre Renato mi guardava attento e preoccupato.
“Cosa c’è?” Mi rispose poco dopo dalla camera, con voce insicura e timorosa.
“Quando sei pronta preparaci il caffè che io e Renato abbiamo voglia di berlo.” Esclamai.
Lui mi guardò e sorrise e dopo qualche minuto, lei uscì dalla camera, vestita e pettinata e senza nemmeno guardarmi in faccia e incrociare il mio sguardo, si diresse ai fornelli e lo accese prendendo in mano la caffettiera. Non aveva il coraggio di guardarmi, osservava nervosa dappertutto meno che me e Renato. Sapevo che si vergognava profondamente dell’accaduto e probabilmente aveva anche timore di me, di una mia reazione violenta, che non ci fu mai.
Ci servì il caffè e lo bevemmo, lei con gli occhi bassi e appena finito si alzò e ci voltò ancora subito le spalle mettendosi a lavare la caffettiera. Oramai il pomeriggio era passato ed erano quasi le sei.
C’era silenzio in cucina, una forte tensione e un intenso odore di caffè.
“Io non torno più a prendere il sole!” Disse Renato alzandosi:” Oramai è tardi!”
Mentre io ero sempre silenzioso e osservavo con sconforto la schiena di Carla, intenta per
estraniarsi e non guardarmi a lavare nel lavandino.
“Sapete cosa possiamo fare se ne avete voglia? “Disse Renato con enfasi come se volesse riportare tutto alla normalità precedente.
“Facciamo una passeggiata e poi andiamo a cenare con una pizza, offro io… se siete d’accordo?” E nel mentre mi osservava.
“Per me va bene!” Risposi, chiedendo:” E tu Carla?”
Senza voltarsi annui con il capo dicendo: “Anche per me va bene!”
Mi rendevo conto che quello non era un momento facile per tutte e tre, per Carla sorpresa a chiavare con il nostro amico, per lui lo stesso e per me, l’aver visto Carla chiavare con lui…
L’aria era tesa e incerta, ma quella proposta contribuì ad allentarla…
“Bene allora io mi vesto!” Dissi andando verso la camera, lo stesso fece Renato entrando in bagno pronunciando:” La Carla intanto è già pronta!”
Uscimmo tutte e tre, come avevamo già fatto centinaia di volte. Carla mise un paio di occhiali scuri per non incrociare il mio sguardo, camminammo tutte te tre per il lungomare e per il budello a osservare vetrine, con Carla sempre in mezzo a noi.
Mentre io e Renato passeggiando iniziammo a parlare del più e del meno, Carla era taciturna,
imbarazzata e dispiaciuta, percepivo dai suoi movimenti quel suo stato d’animo tormentato, si vergognava a ritornare a guardarmi negli occhi, perché mi voleva bene e non meritavo l’accaduto.
Comunque passeggiammo tutte e tre e quando furono le 19.30, ci sedemmo al tavolino di una
pizzeria del budello, eravamo i primi e ordinammo tre pizze margherita con della birra, solo Carla prese dell’acqua.
Per forza di cose a tavola, tra la gente e l’imbrunire si dovette togliere gli occhiali da sole e
finalmente i nostri sguardi si incrociarono, dapprima sfuggevoli con i suoi occhi timorosi e
continuamente bassi o girovaghi, poi sempre più ansiosi e preoccupati, fino a restare alcuni
secondi a osservarci intensamente. In quel momento mi passarono mille cose in testa e mi chiesi:
” Chissà lei a cosa starà pensando in questo momento?”
Era seria e spaventata da me, in un certo senso mi faceva pena la sua situazione di trovarsi tra noi.
Le abbozzai un sorriso con mezzo labbro che capii le fece piacere e le chiesi dei ragazzi, quando sarebbero venuti, rompendo il silenzio e la freddezza che c’era tra noi, iniziando a parlare come se non fosse successo nulla.
Con Renato era in programma la mattina dopo di andare al porto a vedere i pescatori arrivare con i pescherecci e con lui mi misi a parlare della mattina dopo, se saremmo andati a piedi o in bici.
“In bici, facciamo un po’ di moto!” Rispose lui ridendo.
Non riuscivo a odiarli, né lui né mia moglie, a lei volevo troppo bene e lui aveva un forte
ascendente su di me, nonostante avesse chiavato mia moglie mi piaceva come uomo e come amico e in fondo in fondo non mi dispiaceva che avesse avuto un amplesso con Carla.
Finita la serata, dopo un’altra passeggiata per digerire, alle ventidue tornammo a casa.
Quando ci salutammo, Renato mi tirò verso di lui, mettendomi il braccio sulle spalle e dicendomi sorridendo:
” Fa no il stupid Renso quando torni a casa …Guarda che io ti voglio bene sai! E anche Carla te ne vuole tanto! No star minga a farle una scenada per una ciulada! Lei vuole sempre bene a te , ti se su marì , me sono solo un amico !! …Mi raccomando…te aspett domani mattina!”
Lo tranquillizzai e ci salutammo e io e Carla ci dirigemmo a casa in silenzio, durante il percorso solo accenni alla serata e alla pizza che era buona, proprio per non parlare di quello che era accaduto.
Ma casa il letto era ancora da fare, disfatto dalla loro chiavata ed era lì con mezzo lenzuolo a terra come a ricordarci anche se non volevamo quello che era avvenuto. Lo guardammo tutte e due a luce accesa in silenzio, poi lei pronta disse:
“Ora lo rifaccio! Intanto guardati la tv. “E così feci, quando tornò mi fece la camomilla come al
solito, ne bevve un po’ anche lei e guardammo ancora un po’ di tv e poi andammo a letto.
Alla luce dell’abatjour la vidi spogliarsi e restare quasi nuda, solo con le mutandine, nella sua
bellezza decadente e senile e nella sua falsa magrezza. Le mammelle pallide e piene in contrasto con l’abbronzatura delle parti restanti della pelle, pendevano sotto il loro stesso peso morbide sul ventre globoso, che formava la sua pancetta da signora attempata e si evidenziava di più arrotondata e in contro luce sembrava una donna incinta dei primissimi mesi.
Piano sollevò il lenzuolo e si ci infilò con le sue cosce lisce e molli da donna di mezza età, ma
ancora piene di sensualità.
Solo dopo, quando fummo sdraiati tutte e due, a luce spenta, nella nostra intimità a guardare il buio del soffitto ebbi la forza di parlare dicendole nel nostro dialetto:
“Mi hai fatto cornudo oggi!”
“Io non volevo Renzo… ti giuro! “Rispose con voce rotta dall’emozione:
” Me lo sono trovato davanti appena uscita dal bagno che mi ha abbracciata.”
“Lo so!” Risposi allungando il braccio e accarezzandola sul ventre.” Ti credo Carla, ma intanto in qualsiasi modo sia successo … te a ciulada!”
A quelle parole non sapeva cosa dire, sentivo che era afflitta e dispiaciuta e a nulla servivano le giustificazioni.
Esclamò solo un.” Mi dispiace!” Allungando la sua mano sopra la mia.
“Io ti voglio bene, ti amo Renss…!” Esclamò ancora.
“Lo so!” Risposi ancora scherzando in dialetto milanese:” Anch’io ti amo !…Ma vedrai che lui non si fermerà lì , lo vorrà rifare ,tu gli piaci e ha il fucile carico da quando è morta sua moglie e parecchi colpi da sparare …” . Restò in silenzio.
“Cosa vuoi che faccia? “Mi chiese con una voce tenera e tremante, facendomi capire che
dipendeva sempre da me e si rimetteva alle mie decisioni come sempre.
“Niente!” Risposi io emozionato ed eccitato con voce rotta dal turbamento:
” Visto che lui piace anche a te, vorrà dire che ti farai anche tu qualche ciulatina e se vorrai io ti
starò vicino…” E non dissi più nulla, facendole capire che aveva il mio consenso ad accoppiarsi con lui.
A quelle parole nel buio fitto ci fu un silenzio siderale, penso non tanto perché io acconsentissi che la chiavasse ancora, che già la scandalizzava e mortificava essendo mia moglie, ma per il fatto che restassi vicino a lei a guardare, probabilmente si sentiva umiliata. Ma non disse nulla e il fatto che non replicasse e si opponesse era la conferma a quello che pensavo, che lui le piaceva e probabilmente anche lei lo voleva ancora.
Sempre con la mano sul suo ventre e la sua sopra la mia, la sentii avvicinarsi di più al mio fianco e appoggiare la testa sulla mia spalla. Spinse il suo corpo verso me aderendo al mio con il modo di fare di una ragazza innamorata che vorrebbe sentirsi dolce e coccolata, come facevamo da sposini.
Avremmo voluto che non fosse accaduto e che tutto continuasse come prima, ma era successo.
Senza dire parola, tolsi il braccio dal suo addome e silenziosamente lo allungai e lo portai tra il suo collo e le spalle e la tirai a me abbracciandola. Sentivo il suo profumo e il respiro regolare e nel buio le sue parole:
” Ti amo sempre Renzo ..Sei il mio unico uomo!” Sussurrò.
La strinsi ancora a me, fino a baciarla sule labbra, in quel momento avrei voluto chiavarla anch’io come aveva fatto nel pomeriggio Renato, ma sapevo che non ci sarei riuscito e ci addormentammo così, vicini, stretti, quasi abbracciati come due innamorati, come se nulla fosse successo.
La fine di quella giornata, segnò l’inizio della nostra nuova vita.
La mattina presto del giorno seguente ci incontrammo io e Renato per andare al porto come
programmato, mi salutò come se non fosse accaduto nulla:
“Ciao Renss ! Mi fa piacere vederti tranquillo! “Io sorrisi e lui continuò:
“Come ti senti? …Non è che è successo qualcosa ieri sera dopo che vi ho lasciato? Carla come sta?”
Domandò curioso e ironico: “Te le minga amassà?” Esclamò.
“Tranquillo, lo amassada no!” Risposi in milanese sorridendo anch’io della sua battuta stupida,
proseguendo: “Non sono il tipo, ci vogliamo bene, anche se quello che è accaduto ieri non è stato semplice da accettare…Io ho dormito poco, ma Carla dorme ancora …”
“Se vede che ha la coscienza tranquilla!! “Disse ridendo, diventando subito serio:
“Hai ragione! …Ti capisco, non è facile una situazione del genere, ma tu sei un uomo diverso dagli altri, buono e onesto…” Non finì la frase che aggiunsi sarcastico:
“E cornudo!!” E vedendo che la pigliavo in tono scherzoso continuò.
“Come ha reagito Carla quando siete restati soli? E tu? “
“Nulla!” Risposi:” Abbiamo parlato un poco prima di andare a letto, ma senza scenate ne litigi, da persone civili quali siamo.” Precisai continuando:
È restata sorpresa ed era impreparata al tuo comportamento, non se l’aspettava!… Ma nemmeno io per la verità!” Aggiunsi:” Un conto le il dir e un altro il far!” Esclamai.
Subito lui mi interruppe…
“Ti capisco… Anch’io stanotte ci ho pensato parecchio e sono restato sveglio, perché mi dispiaceva se la prendevi male, farti soffrire e perdere la tua amicizia, visto che sei più di un amico, un fratello. Non mi davo pace a pensare come reagissi tu a casa solo con lei. Carla non centra lo sai! “
Affermai, aggiungendo subito:
“Guarda che non è stato un comportamento o un gesto irriguardoso e contro di voi e soprattutto di te. È accaduto proprio perché vi voglio bene, lei mi piace lo sai ed è per questo che mi sono fatto avanti e non per mancarti di rispetto. Dopo i nostri discorsi, pensavo che tu acconsentissi…” E continuò sempre nel nostro dialetto:
“Non prenderla come un offesa o un affronto…se lo trovi così dimmelo pure, che ti chiedo scusa e sparisco.” Aggiunse.
Ero sconcertato, non sapevo nemmeno io cosa rispondere, che dire e fare:
”Ehhh scusa…offeso…mi hai chiavato la moglie ! Cosa dovrei dire?”
“Ma perché vi voglio bene! “ripeté domandandomi ancora:
” Ma le…cosa la dì dopo?” (ma lei cosa ha detto dopo?).
“Cosa la dì! …. Risposi:” Provava vergogna… e io le ho detto che certamente ti saresti fatto ancora avanti.”
Abbozzo un sorriso a quella frase:
“E cosa la di le?” (E cosa ha risposto lei?) Mi chiese agitato e curioso …
“Nient…le restada in silensio e poi la dormit ” ( Niente è restata in silenzio e poi si è addormentata).
Ci fu una gran calma tra me e lui, io non sapevo cosa dire, fu lui a rompere quell’atmosfera tesa alle sei e mezzo del mattino:
“Ma posso provare ancora o non vuoi più? …Ti offendi se lo rifacciamo?” Mi domandò deciso…
Il silenzio si protrasse, lo guardai negli occhi e replicai:
“Ti se un bel tip sai! …Ti me ciulada la moglie e ora mi chiedi de poder continuare? “Feci una pausa poi esclamai con indifferenza, arrendevole e rassegnato scuotendo le spalle:
” Per me…! Io non la ciulo più lo sai. per me prova! …Dipende da lei. L’importante che la tratti
bene e con rispetto.” Non finii la frase che mi interruppe:
“Ma certo!” Rispose con un sorriso di felicità sul volto:” Stai tranquillo, le voglio bene e la rispetto e nessuno saprà mai niente!” E la nostra discussione sull’accaduto finì lì, continuando a parlare di altro come se non avessimo detto nulla di Carla.
I primi giorni dopo quel fatto, per lei come per me, anche se lo mascheravamo furono giorni
difficili, di incredulità per quell’avvenimento e per la mia tacita approvazione all’accaduto. Dentro di noi eravamo amareggiati, ma non al punto di rompere l’amicizia con Renato, non lo sapevamo ancora, ma con il tempo sarebbe cambiato il nostro modo di pensare e di vedere quel rapporto.
Tutto continuò come prima, anche tra loro quando si rincontrarono, all’imbarazzo iniziale e a
qualche sguardo particolare, ci furono gli stessi atteggiamenti di prima, anche scherzosi, anche tra tutte e tre e giorni seguenti ci rincontrammo con lei per passeggiare, prendere il gelato o andare
alla spiaggia.
La seconda volta accadde circa una settimana dopo, un pomeriggio dopo aver pranzato da noi, come accadeva spesso era nostro ospite, vidi che a tavola osservava Carla servire e pranzare con noi in modo insolito, fissandola in continuazione e al termine del pranzo, dopo il caffè, si alzò spiritoso ed eccitato dal caldo e forse per il vino bevuto e scherzando andò dietro lei e la prese per mano dicendole:
” Ora un riposino ci starebbe proprio bene!”
Carla mi guardò sorpresa e incerta, aspettava che io dicessi qualcosa o intervenissi, ma io ripetei con scelleratezza senza guardarla, pervaso da una strana frenesia degenere:
“Si un riposino ci starebbe proprio bene!”
Lei mi fissò ancora sentendosi abbandonata da me, mentre lui tirandola per il braccio la invitò ad alzarsi:
” Ci andiamo un po’ a sdraiare?!” Disse.
Era attonita, non poteva credere che ancora per una seconda volta acconsentissi che si accoppiasse con Renato, anche se ne provava attrazione e probabilmente desiderio, non avrebbe voluto e la sua resistenza fu più fisica che verbale, restando seduta alle sue sollecitazioni e non dicendo nulla.
I nostri sguardi si incontrarono ancora, sapevamo tutti e due, sia io che lei cosa significasse il
“riposino”. Ma lui la tirò forte per il braccio facendola alzare, mentre remissiva mi osservava. In quel nostro sguardo c’era tutto, la sua resistenza, la mia approvazione, il peccato, il suo desiderio inconscio e la trasgressione, ma soprattutto il mio consenso a che si accoppiasse con lui.
Quando fu in piedi, osservandomi lo seguì docile ed ubbidiente e si avviarono in camera, lei tenuta per mano da lui come due amanti e li seguii anch’io.
In camera mi sedetti sulla poltroncina dove ero la volta precedente, adiacente ad un mobile a
cassetti grandi.
Lui all’improvviso con la mano la prese dietro il collo e la tirò a sé e con la lingua già fuori come un assatanato di sesso e quando fu vicino, come una lucertola spingendole la bocca sulla sua la introdusse con forza tra le sue labbra e le diede un bacio lunghissimo e molto profondo.
Lei si si staccò dal suo corpo spingendo con le braccia, voleva fermarlo…e non voleva essere
baciata, specialmente in quel modo osceno.
A quella scena, nuovamente mi prese l’agitazione e la sensazione di stordimento della prima
volta, cercai di controllarmi, lui si inginocchiò rapido sul pavimento davanti a lei, stringe le sue cosce con entrambe le mani e con il volto le sollevò la stoffa che lo separa dal suo sesso, mentre lei eccitata era diventata passiva e lo lasciava fare.
La osservavo, non era più lei, la mia Carla, dove era finita la sua personalità? Il suo pudore e il
rispetto per me? Avrei voluto che avesse resistito di più per poi lasciarsi andare come la prima
volta …e invece. Ogni tanto distoglievo gli occhi da lei e vagavo con lo sguardo nella camera, tra le nostre cose, osservando il suo comodino dove c’era un libro con dentro i suoi occhiali da lettura come per tenerne il segno. Una matita e un foglietto, oltre il bicchiere e la bottiglietta d’acqua, l’abatjour e la fotografia di tutti i nipoti e figli assieme.
Renato inginocchiato sul pavimento davanti a lei in piedi, con le mani laterali alle cosce, le tirò su fino ai fianchi tutto il vestitino leggero, fino all’ombelico, scoprendole le mutandine e prendendo l’elastico di esse tra i denti, le tirò giù quanto bastò a scoprire il suo sesso disusato e stagionato, con peli radi e alcuni grigi e appoggiando la lingua sulla fessura palpitante … la spinse forte tra essa.
Carla era completamente presa da quello che stava facendo…. riceveva da lui atti di libidine sul
sesso che io non le avevo mai fatto e ferma ed eccitata lasciava fare.
Quando Renato si staccava da lei per prendere fiato, passava volgarmente la lingua sulle labbra, come a gustarsi il sapore leggermente salato del sesso di mia moglie e quella visione con lei accondiscendente in piedi davanti a lui e vicino a me che li osservavo, mi stordiva ancora di più…
Intravvedevo il suo clitoride bagnato di saliva, gonfio tra i peli radi, preda della sua lingua insalivata e rugosa che ci ruotava sopra spingendolo, fino a prenderlo tra le labbra con aggressività, baciandolo, leccandolo …e succhiandolo.
Aveva portato le mani sui suoi glutei mentre gli leccava la figa, tastandone la quantità e la
consistenza soffice e venivano stretti e deformati con facilità dalle sue dita eccitate.
Vidi Carla socchiudere gli occhi e ansimare come dovesse svenire e con la voce roca e bassa
esclamare appena un “sì…ancora…” mentre i suoi denti e il labbro superiore andavano a mordere quello inferiore in una sorta di piacere intenso.
Notai che Renato, muovendo la mano sulla sua natica, portò in dito tra il suo solco gluteo
profondo e molle, spingendo volgarmente il medio tra esso, fino al suo orifizio anale.
Vidi Carla sussultare e spingersi avanti con il bacino portandole la figa di più contro la bocca, ma senza retrarsi e allontanarlo, ma godendo quasi gridando… trovandosi con la bocca di Renato sulla figa e il dito medio in culo.
Era una scena perversa, noi non avevamo mai fatto cose del genere nella nostra sessualità, volgari e oscene, ma erano nuove e sotto un certo aspetto eccitanti per lei ed emozionanti per me.
Lui la teneva ferma in quel modo indecente, dandole piccoli colpi di lingua sulla fessura, mentre lei di riflesso per il piacere le portava la mano sul capo, subito accarezzandolo, per poi cercare di spingerlo indietro e staccarlo con fatica dalla sua figa, mentre era ancora in preda alle ultime scosse di piacere che gli procurava la lingua viscida, consumata e vetusta di Renato.
Lui non voleva allontanarsi, ma lei gli spinse il capo indietro con forza, scostandolo un poco, quel tanto da poterlo io vedere con il viso bagnato di sudore, la bocca aperta e la lingua fuori, pregna di lei, del suo gusto e piacere sessuale e con l’altra mano lo allontanò di più, facendole togliere il dito dal suo ano…. mentre lui abbassandole, fece scorrere le mani sul retro delle cosce fino a lambire le caviglie con le dita.
Carla tremava e si sforzava a rimanere eretta. Lui si alzò in piedi e con le labbra insalivate e umide della sua figa senile, già con la lingua volgarmente fuori la baciò in bocca, introducendola e roteandola nella sua, riempiendola di carne viva e calda e del suo stesso umore preso tra le sue cosce, ricambiando lei eccitata, quel bacio scandaloso.
C’era un silenzio incredibile e si sentivano solo i respiri e i sospiri tagliare l’aria.
Lui non si fermò…e ridiscese in basso con le mani tastandole ancora i glutei soffici. Carla arrossata in viso, sudata, alla pressione e alla malleabilità delle sue natiche tra le dita di Renato, chiuse gli occhi di piacevolezza.
Lentamente iniziò a spogliarla, le tolse la gonna facendola cadere ai piedi, sfilando la maglietta dalla testa e dalle sue braccia tese, mentre lei passiva assecondava i suoi movimenti e di seguito il reggiseno, senza che lei lo impedisse, tuffandosi vorace e aggressivo sulle sue mammelle pallide e penzolanti a baciarle e leccarle sui capezzoli.
Chinandosi e prendendo per l’elastico le mutandine le portò con rabbia ai piedi e dandole un colpo con la mano tra le caviglie, gliele fece alzare una alla volta e le tolse, senza che lei dicesse nulla.
In piedi Carla, visibilmente eccitata nella sua nuova sessualità senile, mi osservava di sfuggita, tra desiderio e vergogna, chiudendo spesse volte gli occhi per estraniarsi da quella situazione e da me.
Quando fu nuda, lui si rialzò e la baciò nuovamente intensamente in bocca, abbracciandola.
Poi spingendola l’accompagnò trattenendola per le spalle e la fece sdraiare sul letto e si spogliò in fretta anche lui inginocchiandosi al suo fianco, sprofondando sul materasso.
Per la prima volta vidi il suo cazzo ,c’è l’aveva duro ,non so se avesse preso qualcosa , forse sì , ma in quel momento poco importava ,era rigido ed eretto rivolto in su , con la cappella sul rosa grigio .La volta precedente non lo vidi bene in quel chiaroscuro , ma questa volta si , anche il suo cazzo mostrava i segni del tempo , non era grosso ma di dimensioni normali, forse lo era stato , ma probabilmente anche a lui il tempo non facendo più giungere la giusta quantità di sangue lo aveva rimpicciolito .Sarà stato lungo 15 -16 centimetri , la differenza dal mio era che il suo era duro e dritto e poteva chiavare Carla e il mio invece no . A lui diventava ancora rigido ed eretto e questo sessualmente faceva la diversità tra noi, avendo ancora la capacità a 61 anni di chiavare, mentre io non ci riuscivo più.
Vicino a lei sorridendo come un bambino portò il medio alla bocca e lo inumidì di saliva e facendo le sue manovre libidinose esternamente al sesso di Carla, ci tenne quasi una lezione di anatomia e fisiologia erotica per farci capire quanto era bravo e come conoscesse bene le donne, specie quelle della nostra età.
“Carla dopo tutti questi anni di astinenza…” Iniziò:” …è come se fosse ritornata vergine, nello
spirito e nel corpo. Le si sono collabite e irrigidite le pareti vaginali afflosciandosi su sé stesse
perdendo elasticità e quindi devono essere nuovamente ampliate.” E sorrise mentre la sfiorò
sulla figa con il dito facendola sussultare.
Poi allungando il braccio prese dai pantaloni sul bordo del letto una bustina che aprì, mettendo il contenuto sulle dita, esclamando a noi che osservavamo curiosi:
È lubrificante! Un gel acquoso che ho usato con molte amiche…” Disse ridendo.
“Alla tua età bisogna lubrificarla bene Carla!” Affermò sicuro di sé:” La vagina se non usata…” E rise da solo continuando “…. si riduce di profondità e di diametro, per perdita di elasticità, al cui mantenimento giova molto la continuità dei rapporti sessuali.” Proseguendo nelle sue informazioni sessuali mentre gliela accarezzava e lubrificava esternamente:
“…e anche in età avanzata le donne possono avere diversi orgasmi, anche uno di seguito all’altro, sono meno intensi e più brevi, ma ci sono! E durante la fase di eccitazione, la donna anche se è anziana ha la risposta clitoridea e l’erezione dei capezzoli simile a quelle che si osservano nella donna più giovane…”
Lo ascoltavamo curiosi, ma anche interessati delle sue conoscenze sessuali senili. Probabilmente era vero quello che diceva e che aveva avuto altri rapporti sessuali con nostre coetanee.
Continuò:
“E poi…” Disse ridendo:” …se si hanno rapporti sessuali anche a sessant’anni e oltre, si evitano arrossamenti vaginali, si ha un minore aumento della tensione muscolare delle grandi e piccole labbra, si stimola la lubrificazione vaginale che è molto ridotta alla tua età e si aiutano le pareti vaginali ad espandersi durante la fase di eccitamento.”
Il suo discorrere informandoci mentre le accarezzava la figa, la esplorava sulle labbra vaginali
esternamente con il dito e la lubrificava era molto emozionante e piacevole per lei e le si leggeva in viso.
“Stai tranquilla Carla…” Aggiunse. “…nell’orgasmo la donna di mezza età ha le contrazioni
vaginali nello stesso modo della giovane, ma di minore durata. “
“E tu come sai tutte queste cose!” Chiesi d’istinto, mentre Carla era allettata dalle sue dita sul sesso e incantata dalla sua voce.
Sorrise:” Esperienza Renzo…esperienza…”: Ripeté vantandosi e facendoci capire che aveva avuto molte donne della nostra generazione.
Con le dita lubrificate dal gel le sfiorò il sesso anche con il dorso della mano, facendo attenzione a non asciugare il dito toccando altra pelle….
Piano le aprì le gambe, poi prendendo la sua rada peluria tra le dita, delicatamente ne saggio la consistenza. Spinse il medio sulla fessura da far aprire le sue labbra vaginali rosa, e lubrificando l’interno già umido della sua saliva e dal piacere delle leccate lo introdusse, infilandolo dentro la figa lentamente fino in profondità.
Carla trasalì appoggiando le mani sul suo braccio, come a volerlo fermare.
Vidi la carne pallida di mia moglie contrarsi e dondolare a quel gesto in un sussulto di resistenza e piacere, poi con un movimento rotatorio del dito all’interno, le esplorò la vagina lubrificandola.
Lei iniziò a respirare forte, quasi ansimando, mentre lui con l’altra mano rugosa le prese le gambe e le allargò piegandole verso l’alto, portando le ginocchia quasi vicino al suo seno.
Tolse le dita dalla vagina e si mise tra esse e si posizionò con il cazzo di fronte alla sua figa, si
portò con il corpo sopra al bacino di Carla e tenendo il il cazzo duro con la mano guidò la cappella contro la sua fessura, l’appoggio, la sfregò in tutta la sua lunghezza, premette e spinse.
Carla aprì la bocca in un sospiro, ebbe un sintomo di apnea ad avvertire la sua cappella allargarle le labbra vaginale e introdursi tra esse e strinse gli occhi, l’aveva penetrata di nuovo, questa volta con dolcezza senza agitazione, ma con passione e trasporto e la nostra accondiscendenza. Iniziò a muoversi dentro lei con delicatezza, tirando fuori la lingua volgarmente prima di arrivare alle sue labbra, introducendola e baciandola in bocca, accarezzandola sui fianchi molli e stringendola a sé.
Lei sul letto a gambe larghe e piegate era magnifica, con il retro coscia leggermente floscio e
pendente che oscillava ai suoi colpi profondi, piena di vergogna perché io la osservavo. Cercava di non guardarmi, mentre io eccitato più psicologicamente che sessualmente iniziavo a partecipare masturbandomi.
Il suo ritmo divenne veloce la lubrificazione faceva scorrere il cazzo in vagina senza attrito e
fastidio per Carla, che iniziò a godere scuotendosi, portando d’istinto le braccia sulla sua schiena, accarezzandola in una stretta piacevole, allargando di più le cosce e spingendosi in avanti con in bacino contro lui.
La stava chiavando di nuovo e questa volta con sua partecipazione e mio consenso.
In quei momenti mi sentivo accaldato e sudavo nel vedere mia moglie concedersi volontariamente e con la mia approvazione a quel nostro nuovo amico, suo amante.
Continuò a chiavarla o a “ciularla” come diciamo noi a Milano, finché Carla emise un mugolio
continuo, simile a un lamento piacevole, eccitante, rauco e infinito…
“Renatoooo!!!” Esclamò godente mentre lo abbracciava.
“Si! Sono dentro di te! …” Rispose lui sussurrando:” Godi Carla…godi …che tra poco anch’io ti
godrò dentro…. Sento che ti piace!”
Il corpo flessuoso di Carla tremava tutto dal piacere, ondeggiando la sua carne floscia sotto la pelle crespa, come onde lunghe del mare.
Le mammelle quando non erano strette dalle mani di Renato o baciate da lui e le sue grosse areole leccate e i capezzoli turgidi dal piacere succhiati, pendevano molle dal torace, portandosi di lato, quasi a volere scivolare di fianco.
Il sudore e la contrazione del viso, accentuavano l’espressione di Carla, sia nel piacere che nella tensione, mostrando di più sotto il godimento e l’eccitazione, la cedevolezza dei muscoli mimici sottopelle e le rughe formarsi profonde per poi sparire. Il collo sotto la tensione dell’eccitazione tendeva e allungava i muscoli, mostrando i tendini e le vene, per poi nel godere rilasciarsi evidenziando maggiormente la sua mollezza e grinzosità.
Non avevo mai visto nemmeno da giovane in qualche filmino , fare sesso due persone attempate ed era qualcosa di erotico e sconvolgente vedere quei corpi senili e logori dal tempo ,svigoriti e flosci , abbracciarsi e baciarsi come se fossero giovani , con i loro tremolii e sospiri ansiosi, quasi senza fiato , da apnea; in baci morbosi ricchi di saliva con le loro mezze lingue fuori dalle labbra ,l’una a cercare l’altra incrociandole esternamente tra esse , impregnando l’aria circostante del loro intenso odore corporale di fiato caldo ,di sesso ,dei loro sospiri rauchi e sudore senile.
Era impressionante…
Carla sotto la sua penetrazione sempre più rapida, si inarcò e godette facendo uscire fuori da lei assieme ai gemiti, tutta la sua signorilità ed educazione repressa, insieme ai 40 anni di fedeltà matrimoniale.
“Oooohhhhh!!!…Oooohhh!!!” Gemeva.
Muovendo sudata e quasi inconscia il bacino verso di lui per farsi penetrare di più …a fondo,
ritmando con i movimenti della pelvi, il cazzo duro e teso dentro lei.
Mentre io con le dita, stupendo me stesso, mi masturbavo veloce il tratto di cazzo tirato fuori dai pantaloni, senza però raggiungere mai la rigidità che aveva il suo.
La vedevo dietro le sue spalle guardarmi in volto in un misto di vergogna, imbarazzo e desiderio.
Eccitata, era una maschera di sudore… notai che mi osserva le mani, vide e capì cosa stavo
facendo.
Renato mi lanciò un’occhiata strana, che non capii se di amicizia, di sfida o superiorità o per farmi capire solo:
“Guarda come sto facendo godere tua moglie…la Carla!”
Io curvo su me stesso nella poltroncina da camera li guardavo. Venni con poche gocce sulla mano, con piacere, ma senza passione, meccanicamente e mi pulii subito con il fazzoletto.
Vedevo sul letto da dietro, i suoi glutei e il suo cazzo dentro mia moglie muoversi avanti e indietro, sempre con più rapidità e con una velocità incredibile la portò ancora all’orgasmo… lasciandosi andare a volgarità …indicibili … che lei ascoltò gemente e godente.
Non mi aspettavo che mia moglie rispondesse con il corpo e con i sensi a quelle sollecitazioni
sessuali, non così come stava facendo, godendo e provando piacere anche nella volgarità. L’avevo sempre vista come una signora di mezza età, dedita alla famiglia, anche perché non era mai stata una donna che mostrava interesse al sesso, nemmeno da giovane, era sempre stata passiva più che attiva sul lato sessuale.
Intanto che pensavo, lo vidi fermarsi all’improvviso, inarcarsi con la schiena mentre lei lo
stringeva forte a se per i lombi e sborrarle dentro con un rantolo, esplodendo in una eiaculazione povera di sperma, ma intensa di desiderio.
“Ooooohhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Gemette assieme a Carla.
Poi si lasciò andare sudato con il cazzo ancora dentro, sdraiato sopra lei che lo abbracciava, con il volto ansimante a pochi centimetri dal viso sudato di mia moglie, baciandola per poi appoggiarlo sul cuscino.
Gli aveva sborrato dentro, sapevamo tutte e tre che non sarebbe restata incinta, ma era sempre un atto sconveniente e scorretto. Lo vedevo come un affronto e un oltraggio a Carla.
In quel momento pensavo al suo seme dentro mia moglie, che solo per fecondare i ragazzi si era lasciata eiaculare da me. Certo ora non c’erano più rischi di gravidanze…ma…
Erano tutte e due in un momento d’estasi, lui si girò a fianco a lei, si distese a faccia in su, spinse il suo corpo lateralmente contro quello di Carla e porto il braccio sotto la sua vita e la strinse a sé, come se fossero ragazzi in amore, come se fosse la sua di moglie.
Li vedevo sdraiati uno a fianco all’altro , oramai la mia presenza era inopportuna e imbarazzante per me , mi alzai dicendo che preparavo il caffè e invece mi fermai a spiarli fuori dalla camera e vidi lui portare il capo sul suo seno , le cui mammelle morbide cadevano lateralmente e baciarle, e lei stringerlo amorevolmente e quello fu un gesto a cui non avrei voluto assistere , che mi diede gelosia e tristezza ,vedere la tenerezza di mia moglie nei suoi confronti dopo aver fatto sesso con lui.
Mentre ero in cucina con la caffettiera in mano, sentii Carla passare veloce e chiudersi in bagno e l’acqua della doccia iniziare a scorrere forte, lui alzarsi mettere gli slip e venire da me in cucina.
Ci guardammo e non dicemmo nulla, mi poggiò la mano sulla spalla in segno di amicizia o
fratellanza come erroneamente l’avevo intesa io:
“Guarda che non è una cosa sporca …” Mormorò dietro le spalle:” E nemmeno un tradimento di
Carla nei tuoi confronti, perché lei ti vuole bene e ama solo a te, noi ci vogliamo bene tutte e
tre …” Aggiunse per correggersi.
In fondo era vero quello che diceva, a modo mio gli volevo bene anch’io e il fatto che possedesse mia moglie a sessant’anni non mi ingelosiva ma mi dispiaceva, mi davano fastidio le effusioni e in quel momento avevo il magone ad averli visti abbracciati teneramente. Avrei dovuto reagire, ma non ne ero capace, non ero il tipo da scenata e poi mi dispiaceva rompere con Renato.
Pensandoci mi si chiudeva la gola bloccandomi anche il fiato, provai di nuovo, sensazione di
stordimento.
Anche lei conoscendola nei miei confronti si sentiva a disagio, solo guardandola negli occhi capivo che si interrogava dentro sull’accaduto e su quello che sarebbe avvenuto ancora. Mi amava lo sapevo, ma dal suo sguardo intuii che provava delusione per il mio comportamento, il mio non intervenire a che lei non lo facesse più sesso con lui e che lui non ci provasse più con lei.
Avvertivo che provava trascuratezza e un senso di abbandono per come avevo gestito la situazione, anche precedentemente sulla terrazza, per la mia indifferenza o superficialità, per quello che si era ripetuto …e nei suoi occhi e nella mia mente ci chiedevamo, perché e succederà ancora? …Quando finirà?
Era un comportamento che se al momento era bello, allegro e piacevole, poi finito il rapporto e restati soli, ci rattristava. Lo capivo io e lo capiva anche lei, ma per la nostra educazione, il nostro modo di vivere il matrimonio, non avevamo il coraggio di affrontare appieno e direttamente la situazione, parlarne guardandoci negli occhi. Ci vergognavamo di noi stessi, ma lo mascheravamo non ammettendolo reciprocamente quanto accaduto. E questo fu il mio errore più grande, lasciare che le cose scorressero, come se non accadessero.
La nostra reazione a quel nuovo modo di vivere, il nostro confronto, fu il silenzio, il non parlare, l’accettare come se fosse una cosa naturale, normale, che avessimo sempre fatto e che facevano tutti e che sarebbe terminata da sola come era nata.
Continuammo a vivere come se non fosse accaduto nulla, invece di discuterne tra noi come
avevamo accennato di fare la notte del primo fatto. Invece scansavamo il problema.
Superavamo l’imbarazzo, raggirando l’ostacolo, senza mai affrontarlo, ma andando sempre avanti, anche sapendo che si sarebbe ripetuto il loro accoppiamento, ma non pensavamo che sarebbe diventata una cosa naturale, abituale e normale per noi che lui chiavasse Carla una volta alla settimana.
Nessuno dei due lo ammetteva anche se era immorale, a lei piaceva e lo sapeva, piaceva lui e
piaceva il rapporto sessuale con lui dopo tanti anni di astinenza e a me soddisfaceva ed emozionava condividerla e sapere che anche lui le voleva bene.
La vergogna, l’imbarazzo di quello che si faceva dopo 40 anni di matrimonio, i figli, i nipoti erano tutti fattori che ci impedivano di affrontare il problema serenamente e realmente e quindi in un certo senso lo subivamo. E così lui oltre l’amicizia, la famigliarità che le avevamo dato, si prese anche l’intimità di mia moglie. Lo fece ancora una volta e poi un’altra e poi dopo una settimana ancora una, finché divento consuetudine possederla ogni sette, otto giorni.
La mia indifferenza e incapacità a reagire e la passività e arrendevolezza di Carla, fu presa da lui come un consenso dato tacitamente da noi a che potesse proseguire in quel ménage a tre e
continuasse ad accoppiarsi Carla.
A volte venivo preso dai morsi della gelosia nel vedere Carla chiavare con lui come se fosse suo marito, una sera decisi di provare anch’io. Presi il viagra che mi feci prescrivere dal medico.
“Se ci riesce lui! Posso benissimo riuscirci anch’io.” Mi dissi e iniziai ad accarezzarla.
“Che fai!” Mi chiese lei sentendo la mia mano toccare delicatamente il corpo e sfiorarle la figa.
“Sssshhhhh!! “Mormorai io:” Voglio provare!”
“Ma se non riesci!” Esclamò ironica facendomi sentire umiliato anche se era la verità.
“Chi te lo ha detto? Forse stavolta riesco. Se ci riesce Renato, posso riuscirci anch’io!” Risposi.
Lei non disse più nulla. Si lasciò toccare e accarezzare, le salii sopra, ma niente, era sempre
semirigido, forse un po’ più duro del solito, ma nulla di più. Glielo misi contro la fessura e
spinsi, ma si piegò, non entrava, riprovai spingendo con forza e con rabbia tenendolo con le dita come faceva lui, ma non entrava, si piegava diventando sempre più mollo.
Così dopo vari tentativi deluso desistetti.
Lei mi accarezzo con dolcezza e tenerezza e mi baciò sulla guancia sussurrando:
” Non preoccuparti, ti voglio sempre bene!” Ma d’improvviso mi venne di dire:
” Già… però chiavi con Renato. “
Lei si fermò e mi guardò, staccò la mano dal mio corpo come offesa.
Capii che ero stato cattivo e mi scusai, così mi rassegnai e lei continuò ad avere rapporti sessuali con Renato.
In seguito all’ingestione del viagra non stetti bene, mi venne la pressione alta e il viso rosso, male ai reni e urinavo poco e scuro, ma non dissi nulla e il giorno dopo mi passò e non lo presi più.
Si dice che da vecchi non si è gelosi, ma non è vero, anzi è peggio, si finge di non esserlo, si tiene tutto dentro e si sopporta. Sentivo i morsi della gelosia inconscia, ma per orgoglio non lo davo a vedere né a lui né a lei, mi tenevo tutto dentro come se quello che accadeva a noi fosse una cosa naturale.
“Ma come si può non essere gelosi della propria moglie dopo 40 anni di fedeltà e a 60 anni d’età, nel vederla e saperla posseduta da un altro, anche nuovo amico…?” Mi chiedevo, eppure era così e mi struggeva di più sapere che ero io la causa involontaria di quella condizione.
Se i primi tempi non avvertivo la gelosia e lo accettavo, in seguito lo subivo silenziosamente,
specie quando scoprii la sua attrazione per lui.
Non so come facesse ad averlo così duro e a essere così attivo a 62 anni, a fare godere ancora mia moglie, lo ammiravo e lo invidiavo e mi faceva rabbia. Forse inconsciamente anch’io ero attratto da lui, dai suoi modi di fare, non sessualmente ma amichevolmente. Certamente pigliava qualcosa per essere così vigoroso sessualmente, probabilmente il viagra, ma a lui faceva l’effetto giusto rendendolo più vigoroso. Come dicevo sopra anch’io avevo provato a prenderlo senza dire niente a nessuno, ma non ci riuscii lo stesso e stetti male e di quel malore a Carla dissi che la colpa era della pressione arteriosa alta.
Nei giorni la nostra “amicizia” chiamiamola così si approfondì e divenne più intima, soprattutto nei confronti di Carla e nelle settimane seguenti iniziò il nostro ménage a tre e Renato si chiavava mia moglie una volta la settimana regolarmente.
Spesso si fermava a pranzare o cenare con noi, la nostra amicizia divenne se così si può dire
intensa. Durante le cene e i pranzi, si ci confidava dei nostri segreti, problemi, gioie e figli e i loro bisogni. Iniziammo a parlare di tutto , anche Carla seppur timida si lasciò andare e coinvolgere nelle discussioni e raccontare delle sue gravidanze e dei parti avuti , dei suoi gusti ,dei figli e di noi ; e lui si aprì alle confidenze della sua povera moglie , alla sua esigenza di andare a donne , quelle che aveva avuto e anche della frequentazione di puttane ,che se all’inizio scandalizzavano Carla ,poi finirono per eccitarla nel sapere che con lei faceva le stesse cose che con loro, escluso solo che pagarla .E spesso al termine dei pranzi o delle cene ,si finiva in camera tutte e tre , io a fare da spettatore e loro da amanti . L’intesa tra loro crebbe molto, Carla iniziò a subire anche lei il fascino di Renato, che la volle per così dire personalizzare come piaceva a lui e così com’era prevedibile, più aumentava la confidenza e l’intimità tra noi, più lui la sentiva anche sua e lei come me non era
capace di reagire, nei suoi confronti era diventata arrendevole, capendo solo in seguito il perché.
Così un pomeriggio dopo averne parlato nei giorni precedenti la convinse a depilarsi la figa, cosa inusuale per noi, non avendolo mai fatto se non quando aveva partorito.
Carla dopo vari tentennamenti quel giorno acconsentì.
Lui andò in bagno e uscì con la mia crema da barba spray, un rasoio normale usa e getta e un panno umido ed esorto a Carla di sdraiarsi sul divano in soggiorno.
“Si però non farmi male!” Rispose lei tra il curioso, il turbato e il timoroso, essendo la prima volta che la rasava.
Le fece tirare su la gonna fino all’ombelico, togliere le mutandine e sedere sul divano con una
asciugamani sotto, mostrando i peli della figa radi, qualcuno ancora scuro ma con qualche
filamento grigio.
“Sdraiati e allarga bene le gambe!” Le disse ancora.
Lei ubbidiva e io osservavo. Ci informò che lo aveva già fatto ad altre signore e che era pratico.
Carla si sdraiò allargando le gambe, lui gliele aprì bene mettendole in mostra volgarmente la figa, con lei a disagio e imbarazzata per quella posizione sconcia e le bagnò i peli con lo panno umido.
Poi le getto sopra la schiuma a spray, e con le dita l’amalgamò con i peli ridendo e toccandole la fessura, fino a farsi dare per scherzo uno schiaffo sulla mano perché smettesse di cercare di infilare il dito pieno di schiuma dentro. Prese il rasoio e in poco tempo gliela rasò tutta davanti a me, che l’aiutavo a passargli gli strumenti per la rasatura, lasciandogliela senza un pelo, depilandola completamente.
“Almeno non si vedono più quei peli grigiastri che non mi piacevano e ti invecchiavano e non è più spelacchiata, ma bella, liscia, gonfia ed erotica. Vedrai come godrai quando te la leccherò così! “
Aggiunse volgarmente ridendo.
Quando io la vidi a gambe larghe, con la figa nuda e glabra, senza un pelo, rimasi impressionato.
Sembrava enorme con le grandi labbra evidenti, gonfie, piene e molle e quelle piccole pendenti e corrugate uscivano un poco da esse. La sua fessura era lunga e appariscente, grossa e dischiusa.
La osservavo sorpreso, quasi incredulo che quella figa depilata e grossa fosse di mia moglie.
Lei vide il mio stupore e tirando sul capo, mi chiese:” Cosa c’è?!”
“Nulla!” Risposi io.
Era la prima volta che la vedevo così, grande, nuda e volgare, con qualche plica cadente. Non che prima la guardassi molto, ma quelle poche volte che succedeva quando era nuda, era sempre semi coperta dai peli e mi faceva un altro effetto, più famigliare, da moglie e da nonna, invece ora….
In seguito, la volle caratterizzare anche esteriormente ai suoi gusti, io non dicevo nulla, in fondo mi piaceva vederla cambiare e lei, diventata vanitosa, accettava le sue richieste.
Le fece tingere i capelli di un colore biondo ossigenato, più vistoso e caldo di quello che aveva, con colpi di sole meshati color platino. Dovette farli crescere, le piacevano lunghi e a volte raccolti tutti in un chignon dietro la nuca, come li portava sua moglie. Le fece fare una pettinatura giovanile e mettere qualche riga di rossetto color pastello sulle labbra.
Le mani magre e senili con dita lunghe, diventarono curate con unghie laccate di rosso, come
quelle ai piedi e con grandi anelli. Il collo grinzoso, fu mascherato da nastri o grosse collane di
pietre e inoltre le fece acquistare e indossare biancheria intima più sexy e giovanile, facendole
dismettere le sue mutandine a vita alta.
Lentamente praticamente l’aveva cambiata e stranamente a Carla sembrava che da quel momento le piacessero tutte le cose che prima non sopportava e criticava. Lui la voleva signora, vera signora erotica e giovanile e lei ed io ci eravamo prestati ai suoi desideri.
Aver riscoperto il sesso e la sua sessualità, la facevano sentire ancora giovane e piacente e d’istinto a quelle nuove emozioni che provava, iniziò a seguire i suoi consigli e curarsi di più nell’aspetto.
Si piaceva con il nuovo look consigliato da lui, anche se era più audace e trasgressivo per una
signora sessantenne, di mezza età. Ricordo che quando la vide la prima volta nostra figlia, esclamò sorpresa:” Ma mamma che hai fatto!?”
Ma lei diede la responsabilità a me, non poteva certo dire che era Renato che la voleva così e io
stetti al gioco.
“Ma non è troppo trasgressiva papà!” Mi disse un giorno Rosalba quando fummo soli.
“Ma no, siamo al mare e poi qui non conosciamo nessuno a parte Renato.” Risposi.
Già Renato, l’amico di famiglia a cui avevamo aperto la casa e non solo quella da parte di mia
moglie. L’avevamo presentato anche ai figli e ai nipoti come amico del nonno e non amante della nonna…
Nonostante tutto sentivo forte la sua amicizia e anche Carla la sentiva quell’amicizia- relazione che io non volli mai chiamare tale e credere passione tra di loro, ma solo attrazione fisica.
Lui con noi era sempre disponibile e al di là di quello che avveniva quando chiavava Carla, fuori non trapelava niente. Si comportava da amico e gentiluomo e non accennava mai a situazioni sessuali, se non quando eravamo tutte e tre a casa mia, nel fare qualche battuta o nel darle qualche pacca sul sedere facendola sobbalzare e sorridere.
La sua gentilezza e disponibilità erano veramente encomiabile, di qualsiasi cosa avessimo bisogno, lui c’era, dall’accompagnarmi all’ospedale a farmi gli esami o andare insieme a Carla a fare la spesa al super mercato.
I mesi passavano e la relazione a tre continuava. Era diventata la normalità e routine che lui oltre a venirci a trovare, chiavasse Carla…
Ma come accade sempre nella comunanza sessuale e del convivere a tre, un giorno all’improvviso mentre eravamo in soggiorno a vedere la tv e lei era seduta a fianco a lui, forse allegro per il vino o per altro, chiese a Carla di avere un rapporto orale con lui.
“Dai prendilo un po’ in bocca!” Le chiese sorridendo.
“No! Non mi va, non mi piace! …E poi non ho mai fatto queste cose! Sono sporche! “Rispose lei.
Indignata. Ma lui insistette e allora io, mi intromisi nel discorso, dicendo:
” Guarda che ha repulsione per i rapporti orali, non li ha mai avuti neanche con me, solo qualche volta da sposini, poi basta ha chiuso!”
Ma lui insistette ancora come un bambino:
“Dai Carla! Io te la lecco sempre. Prova almeno una volta! Ricambia!” E mentre diceva così, si
alzò in piedi mettendosi davanti a lei e abbassò la cerniera dei pantaloni tirandolo fuori mezzo duro.
Ma lei era sempre contraria:” Non hai sentito cosa ha detto mio marito!” Esclamò.
E io in quel momento, che provavo una forma di piacere inconscio nel vederla degradare, quasi sentissi dentro il desiderio sottile di umiliarla, un bisogno interiore di punirla, ritenendola inconsciamente e a torto responsabile della nostra situazione e colpevole dei rapporti sessuali che aveva con lui, aggiunsi:
“Prova! Non c’è niente di strano. Tu non lo hai mai fatto, ma lo praticano quasi tutte le donne!”
A quelle parole mi guardò sorpresa.
E mentre parlavo, lui le posò la mano sui capelli e tirandoglieli dolcemente la portò con la testa e la bocca vicino al suo cazzo:
” Su dai solo qualche linguata! Fai finta che sia un gelato!” Disse volgarmente ridendo.
Era già varie volte che ci provava, ma quel giorno ci riuscì, forse la curiosità o la voglia di provare a fare qualcosa che aveva dimenticato o forse le mie parole istigatrici, la vidi tirare fuori la lingua e leccargli la cappella. Ero strabiliato e incredulo oltre che eccitato, glielo leccava davvero, piegata verso le sue cosce, mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli e il televisore trasmetteva un film. Lo aveva fatto! Diede più di una linguata, poi si tirò indietro e lui lo rimise dentro felice.
“Cosa hai provato? ” Le chiese Renato divertito.
Lei rise quasi imbarazzata di rispondere:
” Una sensazione strana, sembra velluto!” Disse continuando a sorridere.
“Ma ti è piaciuto?” Chiese lui.
Lei appoggiandosi allo schienale rispose: “Si mi piace! “E rise ancora stupidamente, deludendomi.
Dalle linguate le volte successive passò a farsi fare dei veri e propri pompini, che lei su sua
spiegazione imparò a praticare e li faceva senza opporsi, lei, che le avevano sempre fatto schifo.
Se lo chiedeva lui glielo succhiava, arrivando nei mesi, come era prevedibile fino a lasciarsi
eiaculare sul viso o in bocca, quella poca sborra che aveva.
Nel tempo, vedere mia moglie leccare e prendere in bocca compiaciuta il cazzo di un altro, anche se di Renato, fu una scossa per me, non la vedevo più come prima, non era più la mia dolce Carla piena di attenzioni e premure per me. Quando lo faceva, la osservavo leccare e succhiare il suo cazzo e sembrava che la cosa le piacesse, mi accorgevo che non lo faceva solo per compiacerlo, ma per gusto. Ed era vergognoso per me che una donna come lei facesse certe cose.
L’ultima volta che la vidi leccarglielo, ero come ipnotizzato da ciò che le stava facendo.
Lui era in piedi sul letto e lei in ginocchio davanti a lui, in una posizione di sottomissione con i
loro corpi sfioriti, lui con la sua pancia molla e un ciuffo di peli bianchi sul torace, lei con la pelle floscia e cedente. Ma c’è l’aveva duro.
” Apri la bocca ora…prendilo dentro! ” Le disse. E lei come una professionista di quella specialità se lo mise in bocca e succhiò, finché un fiotto di sperma le arrivò sulla lingua facendola irrigidire.
Aprì la bocca e lo sputò su un panno, mostrando i suoi denti perfetti e bianchi, restando, senza che se ne accorgesse con nel margine labiale destro, con un rivolo di sborra appiccicosa e densa a formare una pallina … e, con le labbra un po’ aperte e con quella particella biancastra nella commensura labiale mentre gocce di sudore le percorrevano la pelle del volto svigorita,
oscenamente sorrideva. Un rivolo di sudore su di un lato raggiunse il trucco degli occhi…Un altro scese verso il décolleté, sulla collana.
Vedere la sua partecipazione e forse passione a quella pratica mi sconvolse, non riuscivo a
giustificarla con la ragione. Lei era immobile sorridente con un’aria stravolta guardando verso me senza vedermi, sempre con quella pallina biancastra di sperma sul lato delle labbra che mi faceva senso. Non si era mai comportata così e mai fatto una cosa del genere.
Disgustato le porsi un fazzoletto facendole segno con il dito la congiuntura delle labbra:” Hai una goccia bianca di sperma!” Le dissi. Lo prese e si affrettò a pulirsi, asciugandosi anche il sudore.
Era passato poco più di un anno e alla mia emozione era sopraggiunta la rassegnazione e
accettazione e poi il dispiacere per quel ménage a tre che se all’inizio mi suscitava eccitazione e turbamento, in seguito mi stimolava solo sentimenti di delusione verso tutte e due, ma soprattutto verso Carla, mia moglie.
Quel rapporto e in parte il vivere comune, risvegliò in lui con il tempo, come doveva essere, i suoi istinti più bassi avendo a disposizione una bella signora come mia moglie e iniziò la depravazione di Carla, portandola alla immoralità e dissolutezza esponenziale, alla libidine e lussuria senile, a praticare cose che non avevamo mai fatto e nemmeno mai immaginato noi.
Era diventato come se fosse lui il marito di mia moglie e io il loro l’amico, come se Carla fosse un suo giocattolo sessuale, così volle provare su di lei tutte le sessualità pornografiche e alle sue iniziali resistenze seguiva sempre un accomodamento e consenso di lei e cosi un giorno, sapendo che non aveva mai avuto rapporti anali, volle provare ed essere il primo.
“Non è mai troppo tardi!” Diceva ridendo in dialetto milanese e riuscì anche in quello, a incularla, da li capii che il rapporto con mia moglie aveva varcato i confini della sola attrazione e sessualità.
Per concedersi analmente a lui, probabilmente c’era qualcosa di più passionale che la rendeva
accondiscendente, forse la paura di perderlo o che la lasciasse e così accontentandolo sottostava a tutte le sue voglie libidinose.
Con me si giustificava dicendo che non c’era nulla di male, che Renato lo faceva anche a sua
moglie e anche ad altre donne con cui si era accoppiato. Io soprassedevo, pervaso da un sottile piacere inconscio di punirla che si realizzava nel vederla depravare e come un bambino pensavo:
” Hai visto? …Vai con lui? Così impari… ti fa anche il culo come le donnacce…”
Renato voleva avere un rapporto anale con Carla, chiese a me se ero contrario, apprezzai il suo considerarmi ancora e gli risposi sinceramente:
“Guarda Renato, che tutto quello che vuoi fare con mia moglie, non devi chiederlo a me, ma a
lei, anche se sono cose che io non condivido o disapprovo, se lei accetta, per me vanno bene…il culo e suo! A me interessa solo che la rispetti, poi per accoppiarvi sessualmente fate come volete,
come più vi piace. “
“Sul rispetto puoi stare certo! “Mi rispose:” E te lo dimostrato in questo anno, le voglio bene
anch’io e lo sai, come ne voglio anche a te e comunque se accetterà, sarà solo un gioco sessuale e non una sua umiliazione o sottomissione e ci sarai anche tu. “
Avuta la mia neutralità, nel gestire la sua libidine, non perse tempo a tentare l’opera di
convincimento di Carla, che subito era contraria, ma un pomeriggio a casa parlandone, lui tirò dentro anche me.
“Anche tuo marito è d’accordo se vuoi tu!” Disse.
Lei si voltò e mi guardò, poi si rigirò verso Renato:
“Ma io ho paura, non l’ho mai fatto niente del genere, non è morale, è contronatura e ho il timore di sentire male.”
“Guarda!!” Rispose lui, cercando di convincerla:” Paura non devi averne perché sai che ti voglio bene e non farei mai niente che farebbe male sia a te che a tuo marito, il fatto che sia amorale …lo fanno migliaia di donne ..proviamo anche noi !” Ripeté. Le parlava come se fosse sua moglie.
Carla mi guardò come a domandarmi cosa pensassi realmente e come a chiedermi il consenso, per quello che valeva ormai, era curiosa di quella pratica anale di cui aveva spesso sentito parlare ma mai fatto. E io le risposi con un filo di voce:” Se vuoi tu…se ti senti, puoi provare. Lo fanno
migliaia di donne!”
Accettò per le sue assicurazioni di attenzione e di non farle provare dolore e per il suo
convincimento morale, ma non solo per quello purtroppo .. e così Renato decise il pomeriggio
dopo di provare.
Vidi in seguito, che tutte le porcate pornografiche dei sexy shop, lui le comprava per usarle con mia moglie, oltre all’uso del viagra e cialis che gli aveva dato il suo medico da prendere due volte alla settimana, usava anche un anello di lattice che metteva alla radice del pene quando era duro, la quale funzione era quella di prolungare l’erezione e di renderla più vigorosa, grazie alla leggera costrizione che l’anello esercitava alla base del pene impedendo il reflusso venoso del sangue.
Quel pomeriggio Carla, indossava solo una mia T shirt bianca che le andava molto grande e le
copriva i fianchi e le mammelle pendenti, arrivando fino ai glutei e sotto era completamente nuda.
Quando su suo invito la tolse, il suo corpo svigorito, ma non per questo non attraente ci apparve in tutta la sua età e sensualità.
La leggera abbronzatura mascherava i difetti della pelle e del corpo, mostrando il pallore delle
mammelle traballanti, del sesso depilato e vistoso e del sedere proporzionato e tenero, ondulante ai movimenti. Ma non era assolutamente sgradevole, anzi…. il candore di dove indossava il costume, le mammelle e il culo bianchissimi, la rendevano più erotica.
Il sesso rasato ed evidente, risaltava la lunga fessura centrale, mostrando due grandi labbra
voluminose ma flosce e due piccole labbra cascanti uscire da esse con al centro delle due
escrescenze l’inizio del foro vaginale dischiuso.
Era tutto pronto, c’era tensione e ansietà tra noi, lei di farsi sodomizzare per la prima volta
sperando di non sentire dolore, io che scelleratamente assistevo alla perdita della verginità anale di mia moglie e lui con la tensione e l’incertezza di non riuscire a penetrarla analmente, dubbio che avevo anch’io e che speravo dentro di me che si avverasse, che facesse la sua grande e brutta figura con Carla.
In silenzio la fece voltare piano con gentilezza…
“…Renato! Lorenzo! “Esclamò Carla come a cercare sicurezza.
” Appoggiati al tavolo con le mani… e piegati in avanti con il busto.” Le disse Renato, pratico di
queste cose, mostrandole la posizione che doveva mettersi.
Carla eseguì docile, era in piedi leggermente flessa in avanti, una posizione che non mi aspettavo, pensavo che l’avrebbe fatta inginocchiare a carponi o nel letto o sul divano oppure sedere sopra lui e invece preferì così.
Aveva il cazzo duro e tozzo, con la cappella rosa-grigiastro. Vidi che prese una delle solite bustine di acqua gel lubrificante che usava regolarmente nei rapporti vaginali con lei e se la passo sul cazzo, coprendo bene la cappella, poi ne versò ancora sulle dita le portò verso il suo solco gluteo.
Lo vedevo appoggiare la sua grossa mano sulla natica pallida di mia moglie, palparla e tirarla su nella sua mollezza erotica, grossa, piena, soffice e deformabile dalla pressione delle dita su di essa, per cercare l’ano. Trovarlo e accarezzarlo con il dito pieno di lubrificante, spingendo insieme ad esso, la prima falange bagnata all’interno dell’ano, facendola sussultare in avanti, preludio della prossima e vicina penetrazione sessuale …dell’inculata.
” Agevolami un po’!!…Allarga un po’ di più le gambe!” La esortò indaffarato. Cosa che mia moglie fece, proseguendo subito in silenzio come se stesse facendo una pratica impegnativa.
La tensione era a mille.
“…Cosa penserebbero di te i conoscenti a vederti così esposta…? ” Mormorò Renato a mia moglie sorridendo e osservandomi, rispondendosi da solo:
” Che sei una donna facile…io credo penserebbero questo…”
Vidi Carla voltarsi verso lui e sobbalzare indignata.
“…Si lo penserebbero…” Ripeté lui osservandola e ridendo.
Mi piaceva il modo in cui la trattava, illustrandole senza riguardo quello che era e faceva in
quella posizione. La stava umiliando.
” Dimmi cosa. Penserebbero …dimmelo tu! “Ripeté Renato sudato ed eccitato dietro a lei
, puntando la cappella nel suo solco gluteo e nel contempo accarezzandole con una mano la nuca.
” Penserebbero io sia una donnaccia…!!” Esclamò Carla eccitata da quella condizione e trascinata dal gioco, osservandomi. Ed emise un gemito.
“Ti ha mai preso il culo tuo marito? ” Chiese volgarmente ben sapendo già dalle mie confidenze che non lo avevamo mai avuti quei generi di rapporti.
Ci fu silenzio.
” Ti ho chiesto se ti ha mai inculato Renss!” Ripeté.
Lei respirava forte…non riusciva a parlare, lo sentiva spingere nel solco, sapeva che non serviva dirlo, lui lo sapeva e lo avrebbe visto e sentito da sé.
” Te lo hanno mai fatto sentire dietro? ” Chiese ancora eccitato.
” No!!!…” Rispose lei agitata mentre le sfiorava affondando nei glutei cedevoli e molli il glande
ormai gonfio.
Giocava davanti a me e mi piaceva e anche a lei visto che stava al suo gioco.
“Quindi sei arrivata a sessantuno anni senza che nessuno ti abbia mai violato dietro?” Chiese
ancora per provocarla e indispettirla.
” È così Renato… credimi.” Risposi io avvinto da quella situazione e venendole in soccorso.
Senza darmi retta, concentrato, con le dita le allargò i glutei in profondità e scoprì il punto che
eccitava la mia e sua fantasia…lo vidi chinarsi e guardarlo come se cercasse una conferma alla sua verginità.
Carla tremava come una foglia in quella posizione già scandalosa di per sé, attendeva ansiosa, ma non era paura, era eccitata anche lei dal provare qualcosa che non aveva mai fatto ma ne aveva sempre sentito parlare dalle amiche, dalla gente o dalle esclamazioni volgari, come “prenderlo in culo” o come diciamo nel nostro dialetto …”va a dar via le ciap!!”
Ecco ora lei era li, pronta, per donare o come diciamo noi nel nostro dialetto…” a dar via le sue ciap “a Renato e a sessantuno anni.
Lui giocoso, non so se per timore di fare cilecca e non riuscirci o di suo, parlava in continuazione con lei provocandola sempre.
“Mi concedi di prenderlo per primo?” Diceva:” Sei felice di farti sverginare dietro da me Carla …e davanti a Renss…?” Le chiese con voce ferma.
” Ti prego Paolo….non dire queste cose!!” Sussurrò lei a un certo punto piena di vergogna per quel gioco di parole sconvenienti, di quella posizione umiliante e della mia presenza.
Alla sua prima spinta con forza, a Carla dalla gola le uscì un suono simile a un grido soffocato… e distinto portò il sedere avanti contro il tavolo per fuggire, ma trattenuto e tenuto fermo dalle sue mani.
Aveva difficoltà a penetrarla e interiormente ne gioivo, ero felice, sperando che non ce la
facesse, ma vidi che spinse il cazzo tenendolo fermo con una mano, affondandolo tra i glutei,
mentre con l’altra la teneva ferma per il fianco. Immaginavo la sua cappella incontrare e allargare le pareti interne del suo buchino vergine.
La prima volta non c’è la fece, ma tenendo sempre il cazzo tra le dita riprovò e piano lo spinse
ancora premendo sull’ano di Carla. Probabilmente riuscì a fare entrare la cappella, perché al suo urlo di dolore, sussurrò tenendola ferma sofferente in quella posizione:
” Tranquilla. Ora basta una spinta Carla! Mia in avanti o tua indietro… ed entra tutto.” Le disse.
” Ho paura! Ho paura…!! “Esclamò lei con voce rauca e tremante:” Smettiamo!!!”
Ma lui incurante del suo timore proseguì sorridendo e parlando:
” Una spinta e dopo sai cosa potrei andare a raccontare in giro agli amici del bar o alle tue amiche, vero? …Oppure potrai dirti tu, che finalmente sei una donna completa sessualmente? ” Si divertiva e anche a me piaceva quel tenerla in bilico tra farla sentire la signora per bene che era e una donnaccia.
Era sospesa tra la paura che spingesse e le sue parole mortificanti, mentre lui continuava a
umiliarla:
“Potrei dire in giro che ti sei fatta rompere il culo da me.
“La sciura Carla mi al dunà le ciap!” Esclamò ridente.
E mentre diceva così, all’improvviso spinse in avanti il bacino e con una mano sotto il suo addome spostò indietro il corpo di Carla verso lui.
Vidi piegarsi il suo pene come se non riuscisse a entrare, come se il destino volesse che la mia
Carla restasse vergine analmente e invece tenendolo stretto con una mano, all’improvviso con un urlo di Carla lo vidi lasciare dalle sue dita e sparire e affondare tra i suoi grossi glutei molli.
Era entrato …. era entrato… il suo sfintere aveva ceduto, seguito da un silenzio improvviso.
Renato restò fermo, non si muoveva come se in quella penetrazione, non solo lei ma anche lui
avesse avvertito dolore. Ed era così.
Avere un rapporto anale verginale a sessant’anni, con una signora della stessa età, non è come
averlo a 20 o a 40 anni. Probabilmente nell’introdurlo aveva sentito male anche lui e la rigidità del cazzo anche con il viagra non era tale da penetrarla con facilità.
Passato l’attimo di sofferenza, iniziò a muoversi lentamente avanti e indietro, con lei sempre in piedi con le gambe leggermente piegate e le braccia tese sulla tavola e i muscoli flosci di esse traballanti ai movimenti del corpo, come il ventre globoso pendente e oscillante sotto di essa, assieme alle grosse mammelle penzolanti che dondolavano come due campane sotto il torace, ai suoi respiri ansimanti e ansiosi e alle spinte in avanti di Renato nell’incularla.
Una volta che lo ebbe bene dentro al retto, Renato affondò le dita sui suoi fianchi carnosi e teneri e continuò a muoversi avanti e indietro.
La stava inculando e lei non aveva più l’espressione sofferente di quando l’aveva penetrata, ma restava silenziosa e ferma come se lo apprezzasse. Iniziava a piacerle.
Il godimento nuovo e diverso che gli regalava quel movimento all’interno del suo retto, era intenso come non aveva mai provato.
Lo invidiavo …invidiavo Renato per quello che riusciva ancora a fare a sessantaduenni e perché inculava mia moglie, anch’io tante volte guardandole il culo anche da giovane lo avevo desiderato, ma non c’ero mai riuscito, lei non aveva mai voluto, lui invece…
Quel rapporto anale, oserei dire animale di mia moglie in cucina in quella posizione da prostituta da strada non so quanto durò , vidi solo lui portarle le mani dai fianchi sulle mammelle ciondolanti , fermarle e stringerle forti ,quasi a volerle sgonfiare e afflosciarle tanto erano morbide e soffici e lei inarcandosi dal piacere, spingere più indietro il culo e gemere forte… in un orgasmo anale e senile mai provato , che faceva traballare e ondeggiare tutta la carne molla del suo corpo ,dalle cosce al viso, in un dondolio ritmico ,trasferendolo alla tavola in cui era appoggiata . E quasi simultaneamente lui fermarsi ed esplodere tremante in una eiaculazione misera dentro lei.
Aveva finito di incularla e dopo il piacere dell’orgasmo, tenendolo sempre con le dita lo tirò fuori sporco e dolorante per lo sforzo e la resistenza trovata del suo ano stretto, toccandosi i testicoli e il pene come a lenire la sofferenza che provava.
Come lo ebbe fuori dal retto, lo vidi svigorire, fino ad afflosciarsi tra le sue gambe in pochi
secondi, mentre Carla ancora in quella posizione, con il culo aperto e sverginato era bellissima ed erotica nonostante i suoi sessant’anni passati e il corpo sfiorente.
Aveva un respiro affannoso, che cercava di lenire portando la mano prima sul petto e poi sul sesso, in un sospiro dal suono dolce e perverso allo stesso tempo.
Poi stremata si gettò sul divano vicino, così com’era, nuda senza preoccuparsi di
macchiare il tessuto ruvido dei cuscini dall’aria densa e sporca che usciva dal suo ano dilatato.
Poco dopo si alzò sudata e andò sotto la doccia. Il fiato era tornato regolare, ma le gambe le
tremavano ancora.
La raggiunsi, si stava insaponando il corpo e il sedere dolente, mi guardò e assieme allo sguardo abbozzò un sorriso timido che io ricambiai, sentendomi ridicolo ai suoi occhi di essere felice che lui l’avesse inculata.
Tornai in cucina, Renato si era pulito con i fazzolettini umidi e rivestito:” Mi lavo dopo a casa!”
Disse.
Mi sedetti sul divano e lo steso fece lui e non dicemmo niente. Carla tornò dopo qualche minuto avvolta nell’accappatoio chiaro. Si sedette accanto a me, mi accarezzò il torace e il viso e mi baciò sulla guancia, osservandomi, ma rimanendo in silenzio
” Come stai Carla? Ti fa male? ” Le chiese superbo Renato.
” Solo un po’ indolenzita.” Disse imbarazzata.
Lui orgoglioso sorrise felice:” Ti è piaciuto vero?! Non ti ho fatto male? ” Chiese ancora.
” Poco … solo all’inizio” Rispose mia moglie.
“Vedrai che le prossime volte non sentirai più nessun male ma solo piacere. Io invece un po’
si! …Lo sentito” Sostenne ridendo portandosi la mano sul cazzo.” Era stretto e poi a sessant’anni non è facile sverginare nel culo una donna…” Aggiunse ridendo.
La osservavo e la vedevo tranquilla, io invece ero dispiaciuto d quello che era accaduto.
L’averla inculata per lui era solo un trofeo, non lo avrebbe più fatto, ma se voleva poteva vantarsi di averla sverginata in culo e psicologicamente su di me, ma soprattutto per Carla aveva il suo valore di sottomissione.
Era cambiato tutto…
La mia delusione si presentò quando iniziò ad avere rapporti orali con lui, vederla sdraiata al suo fianco rannicchiata con il viso sul suo sesso o inginocchiata davanti a lui in piedi, leccarglielo, succhiarglielo e prenderglielo in bocca, tramutandosi il mio piacere visivo in amarezza e sconforto.
Ma soprattutto quando accettò e si concesse a lui analmente, donandole il suo pallido e verginale culo. Vederla in quella posizione …godere… era stato emozionante ma …devastante.
Da quei momenti capii che tutto era cambiato, non era più come prima, che io ero solo un terzo incomodo.
Contribuì anche la sua lenta trasformazione dalla donna che era casa e famiglia e moglie seria e serena, ad avere un amante fisso. La sua accettazione nel fare sesso in una determinata maniera, diversamente dalle regole morali che conoscevamo, contribuì nella mia delusione verso lei. Ma l’amavo, l’amavo sempre e seppur non chiavandola più e sapendola fisicamente di un altro non potevo stare senza di lei.
Avere un amante e fare sesso con lui seppur saltuariamente, alle porte della senilità, non è come farlo da giovani o da adulti. Il loro, non era un rapporto sessuale come il nostro quando c’era, platonico, fatto solo di baci, carezze e belle parole. La loro era una passione fisica, sessuale, fatta d’abbracci, strette e trasporto erotico ed emozionale.
Il rapporto che aveva con Renato era carnale, con penetrazione e passione senile e mi struggevo sapendo che lei ne provava ancora piacere e godimento nonostante l’età che aveva.
Il nostro ménage continuò ancora altri mesi, con le ricorrenze festive i compleanni e gli onomastici, ci scambiavamo regali, alcuni da parte di mia moglie verso lui anche costosi. Alcune sere andavamo tutti e tre a ballare, lei ne approfittava per mettersi in mostra, evidenziarsi nell’aspetto, nel trucco e negli abiti
Una sera che andammo a ballare, si vesti con un abito molto bello, tutto in tinta a parte le
calze…velate di grigio con delle piccole grinze sulle caviglie…e le scarpe con tacco medio.
Fu una serata divertente, diversa dal solito, in quel locale non ci conosceva nessuno e quindi
nessuno sapeva chi era il marito e giocando si fece passare per la moglie di Renato.
Comunque passammo la serata allegra, io seduto ad ascoltare musica e osservare loro ballare.
Carla aveva imparato bene a danzare il liscio.
Vedere il braccio di Renato, intorno alla sua vita stringerla con passione contro sé stesso …mi fece battere forte il cuore… e forse batteva anche quello di mia moglie, imbarazzata perché tutti i clienti pensavano che fosse davvero la moglie di Renato.
La loro simpatia e affiatamento, lentamente si sviluppò in tutti i settori, non solo in quello
sessuale. Quando uscivamo e camminavamo in luoghi dove non ci conoscevano, Renato iniziò a tenerla per mano, lo fece senza chiedermi nulla e io non mi opposi pur non gradendolo.
L’importante per me era che fossimo in cittadine limitrofe dove non ci conoscessero.
Lei a quell’atto affettuoso e da innamorati, con gli occhiali scuri e lo sguardo oltre la gente attorno, camminava con disagio, ma senza lasciargliela.
Ricordo un episodio, dove Renato vedendola rigida e imbarazzata le chiese:
“Se vuoi ti lascio la mano! ”
“No.…!!” Rispose lei tenendola nella sua.
” Mi sembri impacciata, lo sento da come tieni la mia!”
” No, non lo sono.” Rispose:” È per me una sensazione nuova camminare tra la gente mano nella mano con te e con mio marito vicino, ma ho paura di incontrare qualcuno che ci conosce.” Disse.
E la vidi sorride sotto le lenti scure.
Quel pomeriggio passeggiammo per la via centrale e principale di quel paesino limitrofo a 10 km dal nostro, osservando le vetrine che si succedevano, gli abiti, le scarpe, i monili…
All’improvviso avvertii che prese anche la mia di mano e la strinse forte guardandomi tra le lenti scure, sorridendomi, come a farmi capire che io per lei ero sempre importante…suo marito.
Passeggiammo tutte e due tenendola per mano, incuranti della gente, acquistò qualcosa e
rivolgendosi a me, mi chiese se volessi fare qualche acquisto, ma declinai sorridendo.
In alcuni momenti mi sentivo un idiota ad essere con lei e con Renato il suo amante in giro per le strade mano nella mano, in altri ero felice della nostra condivisione di Carla. Mai più avrei pensato in vita mia che durante la vecchiaia e il pensionamento, avrei vissuto una situazione simile, un triangolo amoroso, un ménage a tre, dove lei avrebbe avuto due uomini d’amare, uno sessualmente e l’altro (io) sentimentalmente.
Quella condivisione continuò, a volte con me osservatore dei loro incontri sessuali , dove anch’io trovavo una sorta di piacere tardivo e senile nella masturbazione asciutta , senza erezione completa e senza eiaculazione , ma avvertendo una sorta di piacere genitale ma soprattutto di orgasmo cerebrale nell’osservarla posseduta da lui .Ma con il tempo la nostra frequenza a tre intima ed erotica ,anche per altri motivi al di fuori da quelli sessuali , perse il mio interesse ,l’attrazione e il desiderio di osservarli mentre amoreggiavano . Mentre avvertii quasi contemporaneamente che anche loro provavano il mio stesso fastidio ad avermi presente e notai che mi allontanarono e si appartarono sempre più da soli nei momenti intimi. Capii che per loro non era più solo un fare sesso
per il piacere di farlo, ma c’era altro nelle paroline bisbigliate.
Diventai malinconico. Quando capitava che andavano in camera da letto dopo il pranzo o la cena, non li seguivo più, li lasciavo appartare da soli a chiavare e restavo a guardare la tv. Da amanti, iniziarono a vedersi anche a casa di lui, senza me…. a parlarsi e mandarsi messaggini con il cellulare, come ragazzini. Era patetico vedere lei spettinata, con gli occhiali da vista, in vestaglia o mutandine in piedi in cucina che leggeva o scriveva lentamente messaggini al telefonino, quasi come la nostra nipotina Gisella e non mi interessava cosa si scrivessero …
Ma andava bene tutto, quel ménage a tre lo vivevo o forse sarebbe meglio dire lo subivo e
sopportavo con dignità, volevo sempre bene a Carla e in fondo anche a lui e li giustificavo pensando che visto che io non riuscivo a ad avere rapporti completi con lei, mi dicevo:
“Meglio lui che un altro! Lui in fondo è un amico vero, uno di famiglia.” E se anche sessualmente si era preso mia moglie lo accettavo… la condividevo con lui.
Tutto proseguiva segretamente e io e lui ci vedevamo sempre e passavamo giornate assieme
chiacchierando, giocando a carte o pescando e ogni volta che ci incontravamo mi chiedeva sempre di Carla e io mi premuravo di dirle come stava, come si sentiva quel giorno, se aveva mal di pancia o di testa, se era andata di corpo, se avesse dormito o no o cosa aveva intenzione di fare
durante la giornata, anche se era superfluo sapeva già tutto, sentendosi spesso al cellulare con lei già al mattino presto. Era come se avessimo una moglie in due, dal lato affettuoso e coniugale era mia e da quello sessuale e passionale sua.
Così credevo, ma non fu sempre così.
Come era prevedibile, come tutte le amicizie o le passioni alla fine anche quella di mia moglie
verso di lui si trasformò in qualcosa di differente, lo avevo intuito da tempo che c’era qualcosa di diverso tra loro più che semplici rapporti sessuali, ma ne ebbi la conferma quando iniziò a
comportarsi verso lui in modo differente, a domandare cosa facesse quando non era con noi, dove andasse, con chi e mostrava una certa possessività verso di lui che rasentava l’assillo.
Lui alle sue richieste rideva e la rassicurava a volte mentendo Ma intuii che era gelosa che andasse con altre donne.
Una sera che era ospite da noi, durante la cena lei era taciturna e scontrosa con lui, senza rendersene conto parlando lo offendeva. Al termine per una futilità ci fu un piccolo litigio con scenata da parte sua nei confronti di Renato, che alterato dal suo comportamento e dai suoi modi di fare, si alzò e se ne andò dicendo che era stufo.
Quando fummo soli io e lei invece di essere felice di essermi liberato di lui, la ripresi dicendole che non era un comportamento da tenere quello, che non l’aveva mai avuto e non era da lei e che Renato era un uomo libero di fare quello che voleva. A quelle parole scoppiò a piangere e si accasciò sulla mia spalla come una bambina.
Le chiesi il motivo del suo piangere e tra le lacrime mi confidò staccandosi da me:
“Ho sempre paura che non torni più, che mi lasci!”
“Calmati!” Le dissi d’istinto cercando di rasserenarla:” Non è successo niente anche se è andato via…non è mica il tuo innamorato!”
Al suo silenzio seguì un abbassamento dello sguardo che in un colpo solo assieme al pianto, mi fece capire mille cose.
Un conto è intuirle o pensarle certe cose, un altro è scoprire che sono vere.
“Sai cosa significa questo tuo atteggiamento?” Dissi timoroso.
“Si!” Rispose annuendo con il capo.
“Sei innamorata di lui ?!!” Chiesi incredulo.
Alla sua conferma tra le lacrime mi crollò il mondo addosso, avevo intuito che c’era qualcosa di forte tra loro, ma non questo, non me l’aspettavo. Tutto era andato oltre l’immaginabile, pensai a lei, a me, ai figli, ai nipoti, alla nostra vecchiaia. Com’era possibili che si fosse innamorata di un altro e a sessantuno anni con una famiglia sulle spalle? …E ora cosa sarebbe successo, mi avrebbe lasciato per lui?
Fui preso dall’angoscia. Mi sedetti e riflettevo mentre lei in lacrime mi diceva:” Fallo tornare!!”
“Ma come si ci può innamorare a sessant’anni suonati! “Mi chiedevo.
Va bene una relazione intima e amichevole anche i rapporti sessuali e l’amante, ma l’amore,
quello no, non ero pronto, non l’accettavo, non doveva esserci, lei in fin dei conti era mia moglie e io l’amavo.
In quarant’anni non era mai accaduto niente del genere, era sempre stata seria, posata e
coscienziosa e ora all’improvviso in due anni me la ritrovavo posseduta e innamorata di un altro, un nostro nuovo amico e tutto dopo i sessant’anni.
Era tutto così assurdo e incredibile. Non ci volevo credere mentre lei continuava a ripetermi con la voce rotta dal pianto:” Fallo tornare ti prego!” E lo chiedeva a me, suo marito…di far tornare il suo amante, il suo innamorato…
Quella notte lei la passò nel letto agitata a piangere, io sveglio e angosciato a pensare.
Nel buio, mi si avvicinò, mi strinse e baciò, pregandomi di andarlo a cercare e dirle di perdonarla, di tornare che voleva riprendere il rapporto di prima, come prima tutti e tre e non lo avrebbe più tormentato con la gelosia.
Mi trovavo dentro a delle assurdità, io che dovevo andare a cercare l’amante di mia moglie e
convincerlo a tornare assieme a lei e nonostante tutto l’amavo sempre e ci pativo a vederla in quello stato piangere.
Ma invece di essere felice, inspiegabilmente anche a me dispiaceva che Renato era andato via, mi sarebbe mancata la sua amicizia e il trascorrere del tempo con lui a pescare o a giocare a carte al caffè. Sentivo come un vuoto. Carla probabilmente lo avvertiva sessualmente e sentimentalmente, visto che ne era innamorata, io invece dal lato affettivo dell’amicizia e famigliarità.
Oramai ci eravamo abituati a vivere in quel modo, in tre, a condividere Carla e lei ad amare tutte e due.
La tranquillizzai dicendole di dormire che appena sveglio sarei andato a cercarlo.
Così il mattino dopo, alzatomi presto che albeggiava, presi la bicicletta e andai al porto. Lo trovai là, al solito posto, mattiniero come sempre, chiacchierare con i pescatori e conoscenti comuni. Ci salutammo e lo invitai da parte a parlare e le dissi nel nostro dialetto la verità, non potevo fare altrimenti:
“Carla le innamorada de te!! Le ‘ tutta la not che piange …” E oltre che di lei, lo informai
delle mie paure. Lo pregai di non portarmela via visto che si era innamorata di lui e probabilmente l’avrebbe seguito se lui glielo avesse chiesto, ma di continuare a vivere così tutte e tre, come avevamo fatto in questi due anni, che in fin dei conti lui oramai era nella nostra famiglia.
Vista la schiettezza del mio parlare e la richiesta quasi supplicante di ritornare a casa nostra, rispose:
“Io le voglio bene davvero…” Proseguendo con un sorriso scherzoso:” … ma voglio essere anche libero e non essere assillato così.” E nel nostro dialetto mi chiese:
” Ma tu come hai fatto a vivere quarantanni così?”
“Eh..ma non le mai stada così con me ! È sempre stata tranquilla …” E aggiunsi spiritoso:” …forse de mi non era innamorada..”
Sorrise anche lui, ma pose delle condizioni anche a me, di poter uscire anche solo con lei qualche volta, portarla a ballare o al cinema o in qualche città vicino anche solo a passeggiare.” Non sempre!! “Precisò:” Ma qualche volta si…!! “
Cosa che accettai dicendole che capivo quale fosse il suo ruolo ora.
“Ti capisco!” Gli dissi.
“Ma ora vieni a casa da noi per favore, le là che te spett.…!”
Si fece pregare un po’ , ma poi venne, tornammo a casa insieme .
“Dove vai Renato?” Gli gridò l’amico con cui era giunto al porto vedendolo allontanare con me.
Ma noi eravamo ormai già a una certa distanza per raggiungere le bici e mormorò sorridendomi e mettendomi il braccio sulle spalle in segno di amicizia sincera:
“Andiamo dalla nostra moglie!” Tristemente lo guardai e sorrisi, non potevo fare altro.
Giunti a casa, quando lei lo vide lo abbracciò baciandolo e stringendolo e piangendolo le
mormorò:” Scusami per il mio comportamento, ma lo sai che sono gelosa!”
Ci sedemmo in soggiorno mentre lei in mutandine ci preparava il caffè, informandola delle
richieste di Renato. Gli si avvicino e lo abbracciò intorno al collo da seduto bisbigliandogli, non credo volutamente che io sentissi, ma accadde:
“Faccio tutto quello che vuoi, ma non mi lasciare!” Lui sorrise, prendemmo il caffè e
chiacchierammo come se non fosse successo nulla. Quella mattina si vestì e poi andammo tutti e tre al mercato ambulante a fare la spesa e curiosare.
Tutto era tornato come prima e sta durando ancora ora che sono passati più di tre anni e mezzo.
La nostra vita coniugale e di coppia è cambiata radicalmente e si svolge a tre, all’infuori di quando arrivano i figli. Sessualmente ha diradato gli incontri, ma la chiava ancora ….
Forse qualche conoscente sospetta qualcosa, ma a noi non interessa più.
Questa condivisione di mia moglie tra noi due, comportò anche un cambiamento di stile di vita e una comunanza e promiscuità nel vivere. Lei iniziò anche a farle il bucato assieme al nostro, a lavargli la biancheria, stirargli le camice assieme alle mie. Praticamente anche lei accettò di vivere con due uomini, marito e amante e di essere segretamente bigama.
E io…per amore o incapacità ho accettato tutto.
Incoscientemente e senza volerlo per stupidità ho creato i presupposti affinché tutto avvenisse e ora pago la mia superficialità e il mio carattere di uomo buono e mite. Ma da un lato sono soddisfatto di vivere in tre, Carla è contenta e Renato compiaciuto di lei. E comunque siamo felici tutte e tre e continuiamo a vivere così, non so per quanto
Grazie di aver letto la mia storia.
Renzo.

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Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche, scrivere a:
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Grazie.

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