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Racconti Cuckold

Una coppia quasi per bene: il ritorno a casa

By 19 Ottobre 20222 Comments

Il ritorno a casa da quelle lunghissime vacanze mi creava una strana sensazione ambivalente, alla nostalgia del dolce far niente, del sole, del mare e del relax si univa uno strano piacere dell’inizio. Il ritorno alle abitudini, alla quotidianità e al tempo stesso la novità per il trasferimento, la casa nuova, nuove amicizie e nuovi incontri. Perché di questo parlammo a lungo io e Daniele in vacanza, del nostro desiderio comune e condiviso di riprendere alcuni discorsi e situazioni interrotti bruscamente più di vent’anni fa, con la nascita delle ragazze. Per vent’anni ci eravamo comportati proprio come una coppia per bene, tutta lavoro, casa e famiglia, relegando alle fantasie della camera da letto i nostri reali desideri. Non che rimpiangessi questi venti anni, erano stati scelti e voluti da entrambi, ero ancora innamoratissima di mio marito come durante la nostra prima pazza vacanza e mi stava bene anche la fedeltà reciproca che ci eravamo scelti. Così come ora però mi stava bene la sua proposta di riprovarci, di vedere che effetto ci avrebbe fatto dopo così tanto tempo, di sapere se eravamo in grado di mischiare passione e fantasie con qualcosa di più reale e di scoprire come sarebbe stato oggi che non siamo più i ventenni a cui tutto è concesso. In fondo in fondo ce lo meritavamo pure, il cosiddetto premio fedeltà consisteva nella libertà del suo contrario. Daniele rivoleva la sua moglie infedele e me lo fece capire in tutti i modi quell’estate, finché anche io dovetti ammettere che non mi sarebbe dispiaciuto ora che le ragazze erano grandi e avremmo avuto più libertà di movimento. Una sola grande questione ci portammo irrisolta da quell’estate: con chi?
Se Daniele dal canto suo insisteva sulla riservatezza, sul fatto che dovesse essere un piacere solo nostro io, dal mio, insistevo che non sapevo quanto sarei stata a mio agio con un perfetto sconosciuto.
“E poi uno sconosciuto che garanzie ci darebbe rispetto a privacy e riservatezza? Ci hai pensato? Con tutto quello che si sente in giro…ci manca solo che becchiamo un maniaco che ci ricatta o peggio che finisca a letto con una delle nostre figlie, o entrambe”
“Mi sembra tu stia davvero esagerando, nel 2022 non è più una cosa tanto strana che una coppia sposata voglia qualcosa o qualcuno di più, la gente si è evoluta, ci sono mille siti specializzati e singoli che conoscono le regole…è un gioco, bisogna pur rischiare per vincere”
Ogni volta che il discorso passava agli aspetti pratici della faccenda finiva in questo vicolo cieco, come fu anche quella mattina in macchina durante il viaggio di ritorno.
“Tutta questa contrattazione però mi fa calare l’eccitazione…è vero che dobbiamo lanciarci se vogliamo farlo ma ricorda che non sono in gioco solo le tue corna”
La decisione sul quando e come iniziare veniva continuamente rimandata e lo sarebbe stato anche quella mattina, se non fosse che quel ritorno a casa sapeva di troppe novità tutte insieme.
Al nostro arrivo la casa era vuota, le ragazze probabilmente all’università, eppure tutto intorno comunicava che qualcosa di molto intrigante era successo durante la nostra assenza. Nulla di preciso e certo ma le sensazioni di una madre che ha lasciato campo libero a due ragazze nel pieno della loro potenza ormonale non potevano sbagliarsi. Mentre Daniele faceva la doccia passai a ispezionare la casa, più per cercare indizi che per preoccupazione. La camera di Diana era stranamente sottosopra, il letto in particolare oltre a non essere rifatto aveva proprio l’aspetto di un campo dove si era consumata un’intensa battaglia sessuale, anche il divano in soggiorno a suo modo confermava la stessa cosa e uno slip di Serena finito tra i cuscini ne era la conferma. Daniele probabilmente da padre ne sarebbe stato più geloso ma per me sapere che le nostre ragazze approfittavano della libertà per fare quello che avrei fatto io era motivo di approvazione se non proprio di orgoglio. Mi sorpresi perfino a immaginare chi fossero i loro compagni di giochi, qualche giovane collega di corso, un amico di vecchia data o magari qualche nuova conoscenza con cui non avevano perso tempo con i corteggiamenti. Un fidanzato tendevo ad escluderlo non avendone mai sentito parlare e magari non era nemmeno uno solo a testa. Quei pensieri stranamente mi eccitarono, forse perché mi stavo veramente rivedendo nella loro situazione ma da adulta e sposata. La loro libertà dovuta alla casa vuota diventava la mia dovuta a un marito consenziente e decisamente porco e magari anche per me ci sarebbe stato qualche collega della scuola nuova, o qualche sconosciuto come voleva Daniele o, meglio ancora, qualche nostro amico di vecchia data, due in particolare, Piero e Luigi. Pur non avendoli mai nominati esplicitamente durante le nostre conversazioni, sapevamo entrambi che il mio insistere per qualcuno di veramente affidabile aveva solo due nomi precisi, i nostri testimoni di nozze, i padrini delle nostre figlie e i suoi migliori amici da più di venti anni.
Daniele aveva appena finito di indossare i boxer dopo la doccia ma non gli diedi il tempo di finire di vestirsi, le mie fantasie erano già andate troppo oltre.
Una decisione difficile quella che ci separava dal metterle in pratica. Desideravo ardentemente tradirlo fino al punto di acconsentire alla sua richiesta dello sconosciuto? Oppure desideravo di più farmi scopare dai suoi amici perché sapevo di poter violare tutte le regole? A chi sarebbe stato più giusto offrire il buco del culo di una donna sposata?
Oppure desideravo essere scopata in entrambe le varianti?
Preferivo seguire le sue perversioni difficili da immaginare, oppure imporre di scegliere io a chi concedere quella sessualità così poco comune?
Quando è troppo difficile scegliere c’è solo una cosa possibile, non scegliere affatto. E intanto la mia fica pulsava, di fronte alla vista del corpo di mio marito ancora seducente, arrapante e innocentemente appena uscito dalla doccia.
Gli impedii di continuare a vestirsi, avevo voglia di guardarlo come se questo mi aiutasse a riflettere. Lo stavo ammirando, quel corpo così familiare, quel petto nudo semplice eppure ancora tonico, quei capezzoli virili e al tempo stesso invitanti.
Il culo tosto, con cui negli anni avevo giocato spesso, sperimentando fantasie inusuali, a volte buffe altre volte decisamente porche.
Il cazzo, totalmente coperto dalla stoffa e ancora a riposo, che adesso avevo bisogno di vedere ancora.

“Bene… hai vinto tu. Lo faremo con chi vuoi… avremo entrambi ciò che vogliamo, tu la tranquillità e la riservatezza, io il nostro sesso diverso e sempre nuovo. Ma a una condizione. Voglio almeno la possibilità di provarci con Piero e Luigi”
Finalmente avevo detto quello che lui temeva di sentirmi dire, avevo fatto i nomi più pericolosi e mi sentivo liberata. Sarei potuta finire lo stesso a letto con i suoi amici se avessi voluto, magari di nascosto, ma quello che volevo davvero non era solo sesso, volevo spingere oltre le cose, vederlo rosicare al pensiero di sapermi proprio con loro due e godermi tutti i suoi sforzi per farmi godere tanto da farmi diminuire l’interesse per loro e se pure ci fossi riuscita, magari dirgli “mi è piaciuto, ma con te di più”.
“Ma provarci in che senso? Fino a che punto?”
“Fino al punto di scoprire se sono più amici tuoi o miei, anzi se sono più amici o maschi. Non è detto che funzioni, ma metterli in tentazione è quello che più mi divertirà”
“Messa così potrebbe essere interessante, ma loro non dovranno mai sapere che io so, sarai solo tu la puttana e non io il cornuto anche se mi dovrai raccontare sempre tutto”
“Se le regole sono state chiarite, io ci sto, qualsiasi cosa esso comporti.
E ora… se non ti dispiace… sdraiati sul divano… devo fare una cosa…”
Daniele si sdraiò sul divano e attese che mi avvicinassi a lui. Divaricò le gambe, intuendo cosa volessi fare.
“Possibile che da stamattina non te lo abbia mangiato come si deve?” gli domandai.
“Questo perchè lo vuoi sempre nel culo. Ti perdi tutto il resto” disse lui, tirando fuori il cazzo già durissimo.
“Leccamelo e fammi venire in fretta… che potrebbero tornare le ragazze”

Mi fiondai con tutta la faccia. Aprii la bocca al massimo e accolsi la sua cappella ingrossata dentro.
Con la lingua la percorsi tutta intorno, iniziando nervose leccatine costanti, umide e rumorose.
Mugolavo con la bocca piena. Aveva un sapore deciso, più aspro del solito, come di chi non se lo aspettava e non si era preparato del tutto, molto invitante comunque.
Mi ricordai anche del suo culo andando a poggiare la lingua sopra l’ano così sottovalutato nella maggior parte dei rapporti orali.
Tornai ancora a immergere il suo cazzo roseo quasi completamente in bocca e il suo sapore caldo e acidulo mi ricordò qualcosa di altrettanto inusuale ai più.
Continuai a leccare vigorosamente, aiutandomi col movimento di un dito che scivolava nel suo culo senza forzare.
Un paio di dita stimolavano il contorno del buco e l’altra mano massaggiava saldamente l’asta quando usciva dalla mia bocca senza smettere di pomparla.
Lo sentivo ansimare in risposta ad ogni mio movimento. Lo tenevo in pugno, letteralmente, e lo vedevo vibrare per questo. Gli accarezzai le palle per fargli capire che mi interessavano anche loro.

Sputavo, leccavo, penetravo, annusavo, spostavo per leccare meglio e anche mordere ogni tanto, ingoiavo, mugolavo, masturbavo, ci soffiavo sopra e lo stringevo, allargavo le dita, lo incitavo e poi ingoiavo ogni umore, fino a che il suo urlo e i primi schizzi non mi informarono del completato orgasmo, che bevvi con passione.
Fu la sostituzione del pranzo che non avevo fatto in tempo a preparare.

Quando si fu ripreso attirai nuovamente la sua attenzione divaricandomi le chiappe per mostrargli, con uno sguardo un po’ diabolico, il buco del culo, offerto con esplicita oscenità, e lui capì subito a cosa mi stavo riferendo. Pur avendomi sodomizzata tante volte negli anni, entrambi non potevamo dimenticare che non era stato lui il primo e che il nostro gioco delle corna era partito proprio da quel piacere sessuale che un altro mi aveva fatto scoprire prima di lui.

Avevo sposato l’uomo che traeva piacere dalle stesse mie perversioni. Me l’ero portato in casa, spinti principalmente da un desiderio incontrollabile, quasi istintivo, che quella parte del mio corpo produceva nella sua mente e sul cazzo di un altro uomo.

Il mio culo aperto davanti alla sua faccia era talmente esplicito che gli scappò spontanea qualche parolaccia. Non per offendere, ma per rispondere a tutta quella oscenità arrapante con altrettanta oscenità.
Avevamo appena deciso di trasformare il nostro rapporto in qualcosa di sporco, lurido. Volevamo che la nostra relazione andasse molto aldilà del luogo comune del matrimonio fatto di fedeltà o tradimenti nascosti, contemplando le infinite perversioni, che ne potevano conseguire. Per uscire vivi dai nostri stessi desideri bisognava immergersi in essi completamente, senza porre alcun limite.
L’ano contratto in bella vista, che si apriva e chiudeva come un invito, la fica bagnata e grondante, e la mia faccia da porca maiala ansimante e desiderosa, furono la conferma che avevamo aspettato fin troppo ed eravamo intenzionati a sfruttare la nostra complicità come mai avevamo potuto finora.

ll cazzo nel culo mi ha sempre appagata fin da quella prima esperienza interessante, probabilmente anche di più del sesso tradizionale.
Fin da quando sento poggiare la cappella sopra il rigido ingresso anale, entro in contatto con un mondo altro, tutto mio.
Il contatto della morbida pelle della cappella con quella dura e ruvida del buco contratto è un contrasto sublime.
Mi capita di bagnarmi solo a pensare a quei momenti iniziali. Praticamente il paese dei balocchi della mia porcaggine.
Quando l’asta dura fa in modo che la pressione dell’ano venga vinta, spingendo in modo costante la punta del cazzo al centro esatto del buco so che per il mio orgasmo non ci sarà scampo.
Tutta la pratica matrimoniale aveva consolidato il nostro rituale, Daniele era diventato esperto nel predisporre l’apertura del culo in modo graduale. Avevamo iniziato con i lubrificanti in abbondanza, poi passati alla saliva e spesso anche a qualche giocattolo che ne stimolava il rilassamento.
Le sue dita e la sua lingua conoscevano fin troppo bene la strada da seguire e questo è uno dei vantaggi principali della monogamia.
Quando perde interi minuti a leccare il buco del culo lo fa principalmente perché gli piace farlo e io potrei stare lì sotto le sue leccate per giorni interi, neanche la sua lingua fosse inesauribile.
Lui adora il sapore in bocca, io le vibrazioni che provoca una sua leccata su per il culo partendo dalla schiena.
Lui adora aprire le chiappe per rivelare quel punto segreto e io lasciarmi fare tutto questo e lo facciamo entrambi per il proprio godimento oltre che per il piacere altrui.
Con un cazzo dentro al culo, si percepisce nettamente la differenza.
La vagina è calda, accogliente, soffice, le sue pareti aderiscono in maniera naturale. Accarezzano la pelle del cazzo e lo seguono nei movimenti. Si contraggono nel modo più appropriato e garantiscono un piacere equilibrato ad entrambi se lui si sposta io lo avverto, se mi contraggo io lo avverte lui.
Nel culo è tutto completamente diverso. Il culo non è adatto per accogliere.
Eppure, stranamente nel culo provo esattamente lo stesso piacere.
Quando il cazzo è dentro al culo, sento stringere la base del cazzo dal mio buco. Il resto dell’asta invece lo sento meno è come se il mio buco si stringesse attorno alla minchia e la iniziasse a masturbare. Quando mio marito mi incula in realtà sono io che lo sto masturbando col mio culo. Oppure, a volte è lui che si masturba non usando le sue mani ma il mio buco.
In genere ci vuole poco perché la stretta del buco di culo si sincronizzi alla perfezione con i miei gemiti.
Ogni millimetro che fa avanti o indietro diventa una scarica di calore per me, è come se mi penetrasse il cervello.
La minchia dentro al culo non è soltanto sesso. E’ un modo di essere, il mio stile di vita.
Gli dico quanto sto godendo solo stringendo il buco e lui me lo dice andando avanti e indietro.
E poi ci sono le chiappe al cui centro si inserisce il cazzo che Daniele ammira, tocca, afferra e sculaccia nel mentre.
Ogni tanto gli capita di dare schiaffi poderosi a quelle chiappe, ma io sono talmente presa dal riceverlo tutto dentro che non me ne preoccupo.

Accadde anche tutto questo non appena Daniele si riprese dal pompino e venne una seconda volta perché da porca stavo aumentando vertiginosamente i miei movimenti sopra il suo cazzo. Si ritrovò letteralmente risucchiato da quel buco.
Ogni tanto sputava, per lubrificare. Era arrivato praticamente senza più saliva. L’aveva fatta colare tutta sopra il mio culo per cercare di durare più a lungo.
Alla fine venne, dentro di me. Senza nemmeno preoccuparci di spostarci in camera da letto fu tutto troppo intenso, troppo osceno. Troppo perverso, per potersi fermare a pensare che sarebbe potuto tornare qualcuno all’improvviso.
Esplose dentro di me ancora più sborra di quella prodotta poca prima.
Fu una delle sborrate più intense e copiose che ricordi.
Forse lo aveva stimolato molto la leccata di palle che gli feci per tirarlo su.

Mi stava fissando, esausta e soddisfatta, quando si accorse che tenevo il suo cellulare, che nella foga era finito per terra. Non era una cosa stranissima, ma la mia espressione incuriosita dovette insospettirlo più del solito.

Quello che lo fece allertare, più tardi in quella giornata, fu il fatto che non lo trovò più. Quel cellulare sembrava scomparso.
Mi domandò se lo avessi visto. Lo guardai con un certo imbarazzo e risposi di no.
Mentivo, e lui lo sapeva.

Rimasi in silenzio, per il resto della giornata mentre cercavo furtivamente di trafficare con il suo cellulare.
Mi venne a cercare in cucina mentre stavo sgranocchiando qualcosa. Mi trovò con il culo piegato a novanta quasi a provocarlo nuovamente.
“Ehi” Mi disse venendo dietro di me.
“Ehi” risposi io.
“Hai visto il mio cellulare, per caso?” domandò avvicinando il pacco al mio culo piegato.
“Me lo hai già chiesto. Non so di che parli” dissi, voltandomi.
“Lo so di avertelo già chiesto. Ti chiedo di sforzare la memoria…” rispose, sfiorandomi i jeans con i suoi pantaloni.
Lo avvertii e lo guardai maliziosa.
“C’erano cose urgenti da controllare?” chiesi.
“Dimmelo tu… credo tu sappia se c’era qualcosa!” rispose.
“In effetti qualcosa c’era…” dissi facendo finta di niente e appoggiandogli il culo sul pacco.
Daniele impazzì.
“Dammi il cellulare…”
“Altrimenti, che fai?”
“Dammi il cellulare, non farmelo ripetere…”
“Il tuo cellulare serve a me…” risposi lei senza smettere di sbattergli con il culo sul pacco, strusciandomi.
“Ah si?”
Uno schiaffo, forte, violento, rumoroso, colpì la mia chiappa destra.
Gridai più di sorpresa che di dolore.
“Dammi il mio cellulare, stronza.”
“No.”
Altro schiaffo, stavolta sulla chiappa sinistra.
“Dammi il mio cellulare, stronza e puttana.”
“Fottiti cornuto”
Schiaffo ancora più forte a destra. Urlai aprendo la bocca e sgranando gli occhi.
“Cosa ci fai con il mio cellulare, eh?” disse mentre si slacciava i pantaloni.
“Io non so cosa voglia tu da me…” risposi.
Daniele si abbassò i pantaloni e li tolse con gran furia. Si sfilò anche i boxer buttandoli a terra.
“Dimmi un po’…ti piace…?” mi chiese esibendo il cazzo.
Chiusi gli occhi e tastai per verificare la nuova completa erezione. Era la terza in poche ore, ne ero ipnotizzata.
Lui intanto mi aveva già sfilato i jeans, il suo cazzo strofinava già in mezzo alle mie chiappe.
Era chiaro che ne voleva ancora e anche io.
Mentre mi inculava più a lungo per la seconda volta era iniziato il nostro gioco. Sforzandomi di non perdere il controllo e allo stesso tempo di godermi la sua carne dura che spingeva sempre più in fondo al mio culo rileggevo il messaggio che avevo trovato sul suo telefono proveniente da un sito e un mittente che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Un certo Maritino92 scriveva:
“Ciao, lo sai che mi devi una birra per il bidone dell’altra sera? Dai scherzo, ho capito che è successo qualcosa di più importante altrimenti sono certo non ti saresti perso l’occasione. Spero comunque nulla di grave. A me non è nemmeno andata male, la serata ha avuto ottimi risvolti. Ma più che altro mi spiace non averti conosciuto, sono certo che ci saremmo fatti una bella chiacchierata e magari avremmo già organizzato il modo per far felice tua moglie. Che dici, vogliamo riprovarci?”
La sorpresa superò pure la scomodità della posizione e le spinte del cazzo di Daniele sempre più insistenti.
E così quel cornuto di mio marito stava tramando alle mie spalle, proprio come ora sempre alle mie spalle…voleva fottermi in tutti i sensi. Essendo alla terza sborrata le cose dietro di me andavano per le lunghe e con il culo indolenzito ebbi anche il tempo di aprire il profilo di questo maritino. Effettivamente dovevo riconoscere che dopo tanti anni mio marito conosceva alla perfezione i miei gusti. Un ragazzo semplice, tanto da apparire quasi innocente, più giovane, un bel fisico normale, senza eccessi e anche un discreto cazzo che seppure presentato a riposo prometteva molto bene. Ma quello che attirò la mia attenzione in modo particolare furono le sue labbra, piene, carnose e grandi che iniziai ad immaginare anche molto calde e golose. Se questo era lo sconosciuto che aveva in mente la situazione si faceva interessante. Certo il fatto che avesse agito in segreto, accordandosi perfino per una birra era eccitante ma anche fastidioso. Aveva già deciso lui per me prima di me, era salvo solo perché aveva scelto bene. Riuscii non so come a rispondere al messaggio prima che l’ennesima sborrata mi invadesse il culo.
“Hai perfettamente ragione e ti devo una birra, sentiamoci a questo numero” e naturalmente gli lasciai il mio.
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Per sapere come continua passa a trovarmi sul mio blog https://lenottidisanlorenzo.wordpress.com/

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